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II Commissione
di tutti gli impegni derivanti dal decreto legislativo n. 230 del 22 giugno 1999;
in data 8 agosto 1997, alle ore 11 circa, a seguito di incidente aereo sul Monte Lupone, in provincia di Latina, perdeva la vita il capitano dell'Aeronautica Militare Maurizio Poggiali di 32 anni;
da qual momento vi è stata un'alternanza di conferme e smentite in merito alla morte del capitano Poggiali, all'ora esatta in cui è avvenuto l'incidente, ai gravi ritardi con i quali è stata data la notizia e sono state avviate le ricerche dell'aereo precipitato, alla pericolosità del velivolo SIAI 208 e alla carenza del suo equipaggiamento;
in seguito all'incidente furono aperte due inchieste, una da parte della Procura della Repubblica di Latina ed un'altra da parte della stessa Aeronautica Militare;
il sostituto procuratore della Repubblica di Latina, dottor Vincenzo Saveriano come atto di indagine nominò due consulenti nelle persone del dottor Fortunato Lazzaro e del dottor Francesco Martone, rispettivamente consulente medico e consulente tecnico;
il consulente medico, dottor Lazzaro, nella relazione autoptica effettuata sul corpo del capitano Poggiali, avrebbe dichiarato che lo stesso era deceduto nelle prime ore pomeridiane (l'aereo è precipitato alle ore 11), mentre in una seconda versione, richiesta dal pubblico ministero dottor Saveriano, con un post scriptum modificava la prima versione affermando che il capitano Poggiali era morto subito dopo l'impatto del velivolo. In tal modo il pubblico ministero escluse qualsiasi responsabilità dell'Aeronautica Militare per il ritardo con cui si diede inizio ai soccorsi -:
se i Ministri in indirizzo non ritengano necessaria una ulteriore inchiesta ministeriale per permettere ai familiari di conoscere finalmente la verità sul decesso del capitano Maurizio Poggiali, le responsabilità del ritardo nei soccorsi e, se non intendano assumere informazioni circa l'attuale stato del procedimento giudiziario in corso.
(5-01167)
nel 1989 la pretura di San Bartolomeo in Galdo (Provincia di Benevento), istituita nel 1860 per servire la circoscrizione dei cinque Comuni fortorini (Baselice, Castelfranco in Miscano, Foiano di Valfortore, Montefalcone di Valfortore, San Bartolomeo in Galdo), viene soppressa ed accorpata a quella del capoluogo;
San Bartolomeo in Galdo, dunque, rimane per anni dotato soltanto dell'ufficio del conciliatore, poi giudice di pace, gravato da notevole carico di lavoro;
successivamente, con decreto del Presidente della Repubblica emanato in data 2 marzo 1998 (e pubblicato in Gazzetta Ufficiale n. 97 del 28 aprile 1998), inspiegabilmente anche l'ufficio del giudice di pace del comune di San Bartolomeo in Galdo viene soppresso ed accorpato a quello di Colle Sannita;
al di là della mole del ruolo, il dato che più colora negativamente tale situazione è la disastrosa condizione della viabilità tra i due comuni, entrambi mal collegati al capoluogo ed ancor peggio tra di loro;
come l'interrogante ha più denunciato, il Fortore è zona già penalizzata dalla mancanza di arterie stradali di collegamento con il capoluogo, di strutture sanitarie, di servizi di pronto soccorso;
la notevole distanza e la mancanza di mezzi di collegamento di linea con il comune di Colle Sannita aggravano la situazione degli operatori, ed evidenziano l'irrazionalità totale del provvedimento dell'allora Ministro della giustizia Flick -:
se il Governo non intenda provvedere affinché al più presto venga ripristinato l'ufficio del giudice di pace nel comune di San Bartolomeo in Galdo.
(5-01168)
il decreto legislativo n. 230 del 1999 recante «Riforma della medicina penitenziaria», prevede il trasferimento al servizio sanitario nazionale, e per esso alle regioni, delle competenze sanitarie attualmente esercitate dal ministero della giustizia;
con la scadenza del 30 giugno 2002, prevista dal decreto legislativo n. 433 del 22 dicembre 2000, si è conclusa la sperimentazione delle regioni, sulla base del progetto obiettivo approvato;
è urgente e necessario modificare e migliorare le prestazioni sanitarie negli istituti penitenziari mediante la programmazione
si ritiene che debba essere superata rapidamente la prolungata fase di transizione che determina stati di precarietà nella condizione di salute dei detenuti e nello stato di servizio del personale -:
con quali provvedimenti e con quali scadenze temporali si intenda provvedere al completo e definitivo trasferimento alle regioni italiane delle competenze sanitarie attualmente gestite dal ministero della giustizia e, in conseguenza di ciò, con quali scadenze si intenda convocare la Conferenza Stato-regioni per concordare il trasferimento alle regioni delle risorse finanziarie attualmente impegnate, del personale sanitario e amministrativo interessato, delle strutture sanitarie e delle attrezzature impiegate nel funzionamento attuale della sanità penitenziaria, garantendo il coinvolgimento delle organizzazioni sindacali maggiormente rappresentative nelle decisioni che si assumeranno, con particolare riguardo a quelle relative al personale, e realizzando una piena e sistematica collaborazione tra l'amministrazione penitenziaria e il servizio sanitario nazionale a tutti i livelli istituzionali e per tutte le tipologie penitenziarie.
(5-01169)
da parte del personale di polizia penitenziaria della casa circondariale delle «Vallette» e delle «Nuove», e dalle organizzazioni sindacali che li rappresentano sono arrivate segnalazioni per la mancata distribuzione di vestiario, mostrine, gradi e cinturoni;
in alcuni casi, addirittura, il personale non può portare in lavanderia l'uniforme perché non possiede un ricambio, altri invece sono costretti a rammendare i propri indumenti benché abbiano, da tempo, avanzato richiesta di fuori uso dell'uniforme in possesso;
tutto ciò nonostante le disposizioni previste dal decreto ministeriale 24 gennaio 2002 in ordine alle disposizioni concernenti l'uso, la durata e la foggia del vestiario e l'equipaggiamento del Corpo di polizia penitenziaria;
a questo si aggiunge, nella casa circondariale delle «Nuove», le condizioni igieniche scadenti con le quali sono custoditi i giubbotti antiproiettile (in un box metallico privo di sistema di aerazione e ventilazione idonea) e lo stato di usura evidente di molti di essi;
altra grave carenza che viene denunciata è lo stato di vetustà in cui versano gli automezzi in dotazione del personale in servizio in Piemonte e in Valle d'Aosta -:
se non ritenga gravi le situazioni denunciate dal personale di polizia penitenziaria del Piemonte e della Valle d'Aosta e come intenda intervenire per cancellare questa situazione di evidente carenza e consentire al personale in questione di operare in maniera dignitosa ed efficiente;
se tali situazioni siano riscontrabili in altre strutture carcerarie nel resto d'Italia e se non ritenga che tale comportamento nei confronti degli agenti di polizia penitenziaria possa generare un clima di sfiducia in questa categoria che, troppo spesso, viene trascurata e che, giustamente, lamenta un trattamento estremamente diverso da quello riservato ad altri corpi di polizia.
(5-01171)
nel corso di un convegno organizzato dalla Confartigianato è emerso che i cittadini italiani devono attendere, in media, 6 anni e 5 mesi tra il primo e il secondo grado di un giudizio civile e che una causa di lavoro si conclude mediamente dopo 4 anni, mentre si sfiorano i 7 anni per una procedura fallimentare;
le disfunzioni della giustizia civile non sono più ulteriormente tollerabili -:
se e quali iniziative intenda assumere al fine di superare l'attuale situazione di denegata giustizia.
(4-03612)
un giovane detenuto - appena trentenne Fabio Benini - per una condanna a 16 anni per omicidio è morto pochi giorni or sono presso il centro clinico del carcere delle Vallette di Torino, ivi trasferito dal carcere di Forlì in data 13 luglio 2002 a seguito della gravità del suo stato di salute (anoressia che lo aveva fatto dimagrire di oltre 50 chilogrammi e collassi che si susseguivano ad intervalli sempre più frequenti);
la stampa locale riporta le notizie secondo la quale a detta della madre, il figlio detenuto in isolamento sarebbe stato lasciato senza cure adeguate e sarebbe morto senza che nessuno se ne accorgesse, nella più completa solitudine -:
se sia a conoscenza del tragico episodio;
quale assistenza sociale e sanitaria sia stata prestata;
quali iniziative avrebbero potuto essere prese, nella salvaguardia della necessità di scontare la pena per il reato commesso, atte ad arginare le conseguenze di una malattia nota da tempo;
se sia stata aperta una inchiesta amministrativa sul tragico episodio.
(4-03619)
il 3 giugno 2002 l'OSAPP (organizzazione sindacale autonoma polizia penitenziaria), con atto n. 3222, ha segnalato le gravi condizioni in cui versano gli Istituti penitenziari di San Michele e di Don Soria nella città di Alessandria, dovute ad una carenza di organico che determina una pericolosa situazione di ingovernabilità di quelle strutture, con conseguenti minacce e tentativi di aggressione nei confronti del personale di polizia penitenziaria;
non avendo ricevuto alcuna risposta dalle autorità interpellate (Presidente del dipartimento dell'amministrazione penitenziaria, Ministro della giustizia, Presidente della Commissione giustizia della Camera dei deputati, provveditore regionale dell'amministrazione penitenziaria del Piemonte, responsabile delle relazioni sindacali del DAP, segretario regionale OSAPP Piemonte, vice-segretario regionale Piemonte, direzione della casa di reclusione di Alessandria) il 9 luglio 2002 l'OSAPP ha nuovamente inviato una lettera alle autorità sopracitate sollecitando un loro intervento per ripristinare le condizioni minime di sicurezza per il personale dei penitenziari e per gli stessi detenuti -:
se il Governo sia a conoscenza della grave situazione appena descritta e, in caso affermativo, come intenda procedere per garantire al personale di polizia penitenziaria condizioni lavorative sicure e meno pressanti da quei problemi che subentrano in ogni luogo di lavoro dove esiste una carenza di organico.
(4-03624)