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nei primissimi giorni del settembre 1943, il sommergibile britannico Shakespeare, incrociava le nostre coste, con il compito di segnalare aree eventualmente minate dalla Marina Italiana e di agire da radiofaro per i convogli d'assalto in avvicinamento dal Nord Africa e dalla Sicilia, per il programmato sbarco angloamericano nel golfo di Salerno;
il sommergibile britannico, il giorno 7 settembre 1943 stazionava nel tratto di mare antistante Punta Licosa, a circa 5 miglia a ovest del promontorio. Alle ore 19.53 due sottomarini italiani, diretti verso sudovest, naviganti in emersione ed alla distanza di circa un miglio l'uno dall'altro, gli passarono accanto, uno per lato. Dei due sottomarini italiani, quello ad est dello Shakespeare, il Benedetto Brin, non si distingueva sullo sfondo ormai scuro della costa, non così il Velella, che da lato occidentale si stagliava contro gli ultimi bagliori del crepuscolo;
alle ore 20.03, il sommergibile inglese, secondo il resoconto del suo comandante, scagliò contro il Velella ben sei siluri, quattro dei quali colpirono l'obiettivo disintegrandolo. Nessuno dei 51 uomini dell'equipaggio, comandati dal tenente di vascello Mario Patané di Acireale, ebbe scampo;
quanto alle circostanze dell'affondamento, esistono più versioni, in particolare riguardo ai numeri dei siluri che l'avrebbero colpito: uno, secondo le fonti italiane, seguito da una deflagrazione successiva all'affondamento, forse per cortocircuito delle batterie di bordo, quattro, come già detto, secondo documenti ufficiali inglesi, raccolti da studiosi campani;
ilVelella, che era lungo 63,15 metri largo 6,39 metri per 794 tonnellate in superficie e 1018 in immersione, o ciò che di esso resta, probabilmente in più frammenti, giace oggi ad una profondità che alcuni danno sugli 80 metri, altri sui 125, tutti sulla base di resoconti di pescatori le cui reti si sarebbero impigliate nel relitto. Sta di fatto che, a tutt'oggi, non è stata ancora effettuata una ricognizione del Velella per accertare l'ubicazione esatta dello scafo, il suo stato di conservazione, la sua consistenza, e soprattutto la presenza e la conservazione o meno di resti umani al suo interno -:
se, data la logistica in apparenza abbastanza difficoltosa, e previo debito approfondimento di quanto consta sia alla Marina italiana e inglese che ai pescatori del posto, ritenga necessario e rispettoso verso la memoria dei 51 caduti e delle famiglia nonché verso la nostra patria, condurre un'indagine preliminare finalizzata all'accertamento dei dati di cui sopra, per poi procedere a un eventuale recupero del relitto e delle salme dei marinai in esso contenute, il cui elenco nominativo completo è già agli atti del ministero della difesa.
(4-03402)
l'appuntato scelto dei carabinieri Valerio Mattioli, denunciava nel maggio 2000, al Garante della privacy, l'esistenza di decine di milioni di schedature negli archivi dell'Arma dei carabinieri, nonché l'esistenza di una pubblicazione di polizia militare, non riservata, distribuita a circa 5.000 comandi dei carabinieri che delineava compiti molto più ampi e sollecitava l'uso della forza nella considerazione che non esiste una legge che ne specifichi in dettaglio i compiti;
l'Arma, puniva l'11 ottobre 2001 scorso, l'appuntato scelto dei carabinieri Valerio Mattioli con dodici giorni di consegna di rigore in un procedimento disciplinare che ad avviso dell'interrogante gettava una luce sinistra circa l'esistenza dell'ordine di far fuoco sui dimostranti in occasione del G8 di Genova, avvenuto nello scorso mese di luglio 2001. Lo stesso Mattioli, pur chiedendo al comandante di corpo, che lo stava punendo, di denunciare all'Autorità Giudiziaria di Genova quanto di sconcertante andava emergendo, si vedeva opporre un netto rifiuto;
lo stesso appuntato scelto Valerio Mattioli consegnò nel gennaio 2002, alla procura di Genova, prima, ed alla procura militare di Roma, il 15 maggio 2002 scorso, una serie di dossier intesi a dimostrare la messa in atto preventiva e concordata internamente ed a tavolino, dai comandanti dell'Arma direttamente responsabili, di procedure per l'apertura del fuoco sui dimostranti, con tutti quegli accorgimenti tecnici intesi a superare anche l'eventuale opposizione dei funzionari di polizia che, secondo la legge, hanno il comando effettivo della piazza -:
se corrisponda al vero che il 3 luglio 2002 l'appuntato Mattioli riconsegnerà tesserino e pistola perché «radiato» definitivamente dall'Arma dei carabinieri per «scarso rendimento» e se, come ritiene l'interrogante vi sia una correlazione tra le attività di denuncia del Mattioli e la sua «radiazione»;
quali provvedimenti si intenda prendere nei riguardi dei responsabili del provvedimento che, ad avviso dell'interrogante, appare assurdo e provocatorio, di cui è rimasto vittima l'appuntato Mattioli, poiché è indubbio che l'allontanamento dello stesso dall'Arma per «scarso rendimento» dopo aver reso un grande servizio al Paese con le denunce più sopra citate, gli avrebbero meritato ben altri riconoscimenti;
se intenda il ministero della difesa, esercitando il diritto di autotutela nei confronti di atti amministrativi dallo stesso emanati, annullare il provvedimento con cui lo stesso fa cessare l'appuntato Mattioli dal servizio nell'Arma, per ricollocarlo nei ruoli, anche dopo il 3 luglio 2002.
(4-03416)