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PRESIDENTE. Passiamo alle dichiarazioni di voto.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Pagliarini. Ne ha facoltà.
GIANCARLO PAGLIARINI. Signor Presidente, la Lega nord voterà a favore, ma - vorrei precisare - non perché ci sono simpatici i questori Colucci, Ballaman e Manzini. Ci sono simpatici, ma non voteremo a favore per questa ragione, bensì
perché ci sembra che la qualità in effetti sia migliorata rispetto al passato, anche per la sintesi più significativa.
Tuttavia, anche per le società quotate in borsa ci sono le certificazioni con riserva e mi permetto di sollevare due riserve (fermo restando che la Lega nord voterà a favore). Le due riserve riguardano forse dei guai - non è mica detto, non lo so - che sono stati fatti prima che voi diventaste questori.
Due anni fa era stato accettato un ordine del giorno che impegnava l'Ufficio di Presidenza a presentare alla Camera dei deputati una memoria dettagliata sugli aspetti finanziari dei quattro contratti di affitto con la società Milano '90. Le ricordo, in estrema sintesi, di cosa si tratta. Per il Palazzo Marini 4, la Camera dei deputati avrebbe speso, per l'intera durata del contratto d'affitto, oltre 233 miliardi, più l'incremento Istat e via dicendo. Avevamo appurato, tuttavia, che quel Palazzo era stato acquistato esattamente il giorno dopo la firma del contratto d'affitto con la Camera dei deputati ad un prezzo di 64 miliardi che risultavano dal rogito. Ci siamo sorpresi; non era stato acquistato da noi. La faccenda non era molto chiara. Abbiamo chiesto, quindi, di investigare, controllare e presentare alla Camera dei deputati una memoria dettagliata. Sicuramente la cosa è sotto controllo, vi è l'approvazione, tuttavia, non dico di rendere pubblica questa memoria dettagliata, ma sarebbe giusto presentarla alla Camera dei deputati, anche perché questo ordine del giorno era stato accettato due anni fa.
La seconda riserva riguarda, in realtà, una preghiera. So che voi siete in grado di farlo e mi auguro che lo farete l'anno venturo. Questo bilancio è perfetto, rispetto alla legge, al mille per mille, tuttavia il gruppo della Lega, tutti gli anni - quindi anche quest'anno - chiede di procedere, per via volontaria, oltre la legge e presentare, in sintesi, la situazione del patrimonio della nostra Camera, indipendentemente dalla legge. Noi, per esempio, quest'anno abbiamo la spesa del TFR dei dipendenti della Camera. Benissimo, ma a quanto ammonta il fondo TFR maturato? Questa è una passività in capo alla Camera che non emerge dal bilancio fatto secondo la legge. Quindi, vi chiediamo di presentare - l'anno venturo o quando volete - anche una sintesi che superi la legge e che fornisca quelle informazioni indicative e sicuramente interessanti. Facciamo delle spese in conto capitali? Benissimo, ma a quanto ammonta il totale relativo, ossia la somma negli anni delle spese in conto capitale che abbiamo effettuato? Sarebbero informazioni interessanti che la legge non dà. Quindi l'approvazione c'è, è assoluta, tuttavia se potete andare oltre la legge ed integrare l'informativa sarebbe senz'altro apprezzato (Applausi dei deputati del gruppo della Lega nord Padania).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Palma. La facoltà.
NITTO FRANCESCO PALMA. Signor Presidente, intendevo ringraziare il Collegio dei questori per le parole di elogio che hanno inteso esprimere nei confronti del lavoro della commissione giurisdizionale. Tale lavoro si è concretizzato statisticamente secondo i seguenti numeri: la commissione è stata interessata a 658 ricorsi nella presente legislatura e ne ha definiti 476: 327 con sentenza di rigetto del ricorso e 85 con sentenza di accoglimento.
Alla luce delle impugnazioni presentate avverso le decisioni della commissione giurisdizionale, ritengo di poter dire che questa giurisdizione domestica è stata condivisa dai dipendenti che hanno inteso ricorrere ad essa, se è vero, come è vero, che meno del 9 per cento delle sentenze risultano impugnate.
Sicuramente non è una giurisdizione domestica addomesticata, se è vero che oltre il 45 per cento delle sentenze di accoglimento dei ricorsi presentati dai dipendenti della Camera è stato impugnato dall'amministrazione. Ritengo doveroso, signor Presidente, affermare che il lavoro della commissione giurisdizionale è stato possibile grazie all'abnegazione del personale in servizio presso la commissione stessa.
Ciò detto, signor Presidente, vorrei sottoporre all'attenzione sua ed a quella dell'Assemblea alcuni problemi che riguardano il mondo dell'autodichia.
L'istituto trova avallo nella sentenza n. 154 del 1985 della Corte costituzionale. Orbene, signor Presidente, sono assolutamente convinto che l'autodichia, proprio per le ragioni storiche che l'hanno determinata, sia un bene da tutelare all'interno dell'amministrazione della Camera, anche se non posso tacere né a voi né a me stesso che tale sistema è presente solo nel Parlamento finlandese. Tanto ciò è vero che, in tutti gli altri parlamenti europei, i dipendenti delle amministrazioni parlamentari si rivolgono al giudice ordinario o a quello amministrativo.
Prendo atto, sulla base delle dichiarazioni rese nella relazione del Collegio dei questori, che ci si sta muovendo per introdurre modifiche di natura regolamentare anche sulla base della contrattazione collettiva. Mi auguro che esse possano andare a toccare i diversi punti di sofferenza della legislazione settoriale interna rispetto a quella generale e, ciò che più importa, rispetto a quella costituzionale. A mio avviso, una riflessione appare ancora più opportuna ove si consideri che, presumibilmente, entro la fine del prossimo anno, i ricorsi pendenti presso la Commissione giurisdizionale saranno sostanzialmente azzerati.
Quali sono i punti di riflessione? Sono sostanzialmente due.
In primo luogo, è davvero ancora percorribile la tesi, espressa dalla Corte costituzionale nella richiamata sentenza del 1985, secondo la quale i regolamenti interni della Camera, che sono deliberati dall'Ufficio di Presidenza e trovano la loro forza nell'articolo 12 del regolamento della Camera - questo sì approvato dalla maggioranza assoluta ai sensi dell'articolo 64 della Costituzione -, non sono atti con forza di legge e, in quanto tali, sono sottratti al sindacato della Corte costituzionale?
In altri termini, mi chiedo e chiedo anche a voi: quando una disposizione interna della Camera, che regola il rapporto tra l'amministrazione ed i dipendenti, è in netto contrasto con la Carta costituzionale, chi è il giudice delle leggi? Né mi soddisfa, sul punto, la strada indicata dalla precedente Presidenza della Camera, secondo la quale anche gli organi dell'autodichia interna sono tenuti ad interpretare le norme in conformità alla giurisprudenza della Corte costituzionale, per il semplice motivo che un'interpretazione siffatta è possibile qualora verta su una norma che non appaia in contrasto con la stessa Corte costituzionale. Questo è un primo problema sul quale credo che dobbiamo riflettere.
Vi è, poi, un secondo problema, già sollevato dal collega Acquarone nello scorso mese di novembre. Esso riguarda la sezione giurisdizionale dell'Ufficio di Presidenza, la quale rappresenta il giudice di appello per le controversie devolute all'autodichia. La predetta sezione è un'articolazione dell'Ufficio di Presidenza, essendo presieduta dal Presidente della Camera ovvero da un Vicepresidente dallo stesso delegato ed essendo composta da quattro membri dell'Ufficio medesimo.
Orbene, se ciò è vero, mi chiedo: ma questa sezione articolata, questa sezione dell'Ufficio di Presidenza non è partecipe di quello stesso Ufficio di Presidenza che emette gli atti amministrativi nei cui confronti vengono per l'appunto presentati ed avanzati ricorsi da parte dei dipendenti? Siamo cioè in presenza di un giudice terzo, così com'è disegnato dall'articolo 111 della Costituzione, o siamo invece in presenza di un giudice che decide in causa propria? Credo che su questo debba necessariamente attivarsi una forte riflessione all'interno dalla Camera dei deputati, anche perché non posso tacere che presso il Senato la Repubblica la regolamentazione è del tutto dissimile e, sicuramente, almeno a mio modestissimo avviso, più confacente ai principi generali dell'ordinamento costituzionale, con particolare riguardo all'articolo 111, che richiede un giudice terzo, quindi un giudice diverso dalle parti in causa. Al Senato della Repubblica il giudice di appello è costituito da un consiglio di garanzia, composto da
cinque senatori esperti nelle materie giuridiche e nominati secondo tecniche assolutamente simili, ad esempio, alle tecniche che presiedono alla nomina della commissione giurisdizionale. Questi sono i problemi che ho inteso sottoporre all'Assemblea, consapevole della necessità di dover conservare il regime della autodichia alla Camera dei deputati, ma consapevole anche che, se il sistema che regola l'autodichia è scarsamente trasparente e per di più in contrasto con l'ordinamento costituzionale, questo sistema non trasparente porterà alla morte della autodichia (Applausi dei deputati del gruppo di Forza Italia).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Cima. Ne ha facoltà.
LAURA CIMA. Signor Presidente, speravo che l'onorevole Boato intervenisse, perché la mia è un'annotazione particolare che volevo agganciare all'intervento dell'onorevole Sterpa. Per quanto riguarda la parte relativa all'informatica, la revisione di Internet e l'utilizzo delle nostre e-mail, riscontro una grossa difficoltà che voglio segnalare ai questori, perché è una difficoltà di lavoro per esempio del rapporto tra gli uffici nei collegi e l'ufficio presso la Camera. Sovente, soprattutto nel week end, è impossibile inviare e-mail al nostro sito. Mi rendo conto che questo non è un intervento complessivo - speravo di poterlo inserire nell'intervento dell'onorevole Boato, che non vedo - , però è un gravissimo (per me almeno) limite al lavoro. Infatti, se devo scrivere risoluzioni, atti Camera, quando sono nel mio ufficio a Torino (perché qui è impossibile con il regolamento che abbiamo), mando gli atti nel mio ufficio attraverso e-mail e non arrivano mai. Forse è un problema di server che non è sufficientemente veloce; e lo stesso succede con i portatili che ci avete dato. Se noi utilizziamo Internet, con i portatili che la Camera ci ha fornito, noi abbiamo dei tempi spaventosi. Non so se questo problema sia già stato sollevato da qualcun altro, perché non ho seguito tutto il dibattito sul bilancio, però credo che questi strumenti di lavoro indispensabili per noi, che sono l'uso di Internet e l'uso di e-mail, attualmente non funzionano, e non so se sia un problema di server, non so quale sia il problema, però vi chiedo veramente di porvi attenzione. Sono d'accordo con l'onorevole Sterpa per quanto riguarda il collegamento satellitare, ma questi sono strumenti molto più immediati, e se abbiamo un server non sufficiente bisognerà fare qualcos'altro per poter garantire il collegamento costante con i nostri strumenti di lavoro e con i nostri uffici.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione voto l'onorevole Deodato. Ne ha facoltà.
GIOVANNI DEODATO. Signor Presidente, desidero fare alcune considerazioni molto brevi relativamente al concetto di autodichia che è stato posto, in modo molto garbato, nel corso di questo dibattito dall'onorevole Palma. Si tratta di un problema certamente non nuovo relativo all'assetto della tutela giurisdizionale alla Camera dei deputati con riferimento alla previsione di una sezione giurisdizionale dell'Ufficio di Presidenza. Questa sezione, come si sa, è presieduta dal Presidente della Camera che può delegarne la funzione ad un Vicepresidente. Essa giudica, in via definitiva, sulle impugnazioni contro le sentenze di primo grado della Commissione giurisdizionale, cioè quelle riguardanti le controversie relative al personale dipendente, e del Consiglio giurisdizionale, riguardanti, invece, i giudizi che concernono i terzi a meno che il Presidente della Camera non decida di rimettere la questione al plenum dell'Ufficio di Presidenza medesimo per la particolare rilevanza della materia.
Questa competenza dell'Ufficio di Presidenza è prevista, espressamente, dal terzo comma dell'articolo 12 del regolamento della Camera che assegna all'organo, non soltanto attribuzioni di carattere normativo ed amministrativo, ma anche funzioni di natura giurisdizionale, ri
ferite proprio all'esercizio dell'autodichia, quale organo di appello. Da questa previsione, regolarmente, discende che l'Ufficio di Presidenza svolge un ruolo di organo, per così dire, di chiusura dell'ordinamento parlamentare, a tutela delle prerogative costituzionali di autonomia e di indipendenza riconosciute alla Camera. Gli organi di tutela giurisdizionale operano, infatti, in forza di una speciale autonomia di cui godono le istituzioni parlamentari che, in più occasioni, la Corte costituzionale ha evidenziato delineandone il livello di sovranità e la derivata funzione di autodichia e che trova, naturalmente, generale ed esplicito fondamento nel primo comma dell'articolo 64 della Costituzione. Dunque io non direi giustizia poco trasparente.
In particolare nella sentenza n. 154 del 1985 sono fissati i principi cardine che devono presiedere all'attuazione di questa guarentigia costituzionale, sulla base di convenzioni internazionali oltre che della Costituzione assicurando, quindi, indipendenza ed imparzialità dell'organo giudicante - desidero sottolineare questi due requisiti importantissimi -, garanzia di difesa e tempo ragionevole del processo. In attuazione di questi principi, nel 1988, con un apposito regolamento approvato dall'Ufficio di Presidenza, sono stati istituiti gli organo di tutela giurisdizionale citati prima (per il personale dipendente) e questo sistema si è poi arricchito, nel 1999, con la previsione di organi per la trattazione e la decisione anche dei ricorsi presentati da soggetti esterni avverso gli atti dell'amministrazione della Camera dei deputati. L'esercizio di questa funzione viene svolto in costante sintonia con l'ordinamento della Repubblica, ed anche questo è bene ribadirlo, tenendo conto di tutte le evoluzioni giurisprudenziali, civile, amministrativa e, segnatamente, anche costituzionale, e con quel carattere di terzietà (ed anche questo è opportuno che venga rimarcato) che strutturalmente la connota a tutti livelli degli organi, nell'ambito del peculiare contesto normativo e organizzativo dell'istituzione parlamentare.
Dunque, ritengo che i rilievi mossi nel corso del dibattito al sistema di tutela giurisdizionale presso la Camera meritino, sì, una dovuta attenzione ma nulla esclude che l'articolo 12 del regolamento della Camera possa essere modificato, nella parte che attua il principio costituzionale dell'autonomia, e che possano essere avviate le procedure di contrattazione collettiva come previsto, peraltro, dal protocollo delle relazioni sindacali alla Camera, rivedendo alcune disposizioni dei regolamenti interni in materia.
Ciò anche tenendo conto di quanto è stato prospettato dalle associazioni sindacali.
Allo stato degli atti - signor Presidente, mi avvio a concludere - credo si debba ribadire la piena legittimità del sistema della tutela giurisdizionale attualmente previsto e dell'attività svolta dai diversi organi, già istituiti, in questo ambito.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Boccia. Ne ha facoltà.
ANTONIO BOCCIA. Signor Presidente, Democrazia e Libertà voterà a favore del bilancio predisposto dai deputati questori e riconosce che il documento da essi predisposto dà conto di una gestione oculata che, in continuità con l'azione svolta nella passata legislatura, ha consentito un complessivo miglioramento nella gestione.
Sebbene nutra qualche dubbio, ma solo perché non ho l'elenco delle voci di spesa ed i tempi degli impegni, sulla soppressione dei capitoli 230 e 275 concernenti residui perenti, le novità introdotte nella struttura espositiva sono certamente valide e positive. Le azioni compiute in questi ultimi 12 mesi hanno favorito complessivamente la migliore operatività dei diversi organi camerali, dei singoli deputati, del personale e delle strutture. I propositi esposti nel bilancio di previsione appaiono tutti encomiabili e conseguibili. Segnalo la positiva scelta di coprire il leggero sbilanciamento con l'avanzo di amministrazione, senza ricorrere ad un ripiano attraverso maggiori assegnazioni; si tratta di una scelta di rigore, di responsabilità, una connotazione ed un esempio di buona
amministrazione. È giusto dire, dunque, una parola di apprezzamento per i colleghi Colucci, Manzini e Ballaman, che hanno reso un ottimo servizio alla Camera ed a noi.
Contribuisce a costruire un quadro di positivo riferimento l'azione svolta dall'Ufficio di Presidenza, per le parti di propria competenza. Le decisioni assunte e gli indirizzi dati per il buon funzionamento dell'amministrazione e per la sua direzione sono in linea con i programmi e le riforme avviate nella scorsa legislatura ed hanno ammodernato la struttura e reso più efficiente ed efficace l'impiego delle risorse umane e strumentali.
Il bilancio è accompagnato dalla relazione puntuale sullo stato dell'amministrazione presentata dal Segretario generale dottor Zampetti. Dovrebbero leggerla tutti i colleghi per avere l'esatta cognizione di una organizzazione modello, che si capisce e si vede essere guidata con autorevolezza, competenza, senso delle istituzioni e cultura del risultato, un'organizzazione che si distingue per spirito di servizio, lealtà istituzionale, dedizione, preparazione professionale, con un personale che sente la responsabilità di chi, con lo svolgimento del proprio lavoro, contribuisce a migliorare, attraverso la qualità delle leggi, le condizioni di vita e di civiltà degli italiani. Rivolgiamo a tutti il nostro plauso ed il nostro sentito ringraziamento.
Ho presentato un ordine del giorno per dare un contributo costruttivo: qui segnalo solo un'esigenza a tutti, Ufficio di Presidenza, Collegio dei questori, Segretario generale, apparato: la gestione degli affari della Camera deve essere assolutamente trasparente ed in essa non vi devono essere dubbi né nelle procedure né nelle decisioni.
Detto questo, colleghi, vorrei approfittare di questa appropriata circostanza per svolgere qualche riflessione un po' più generale sul funzionamento della Camera.
Signor Presidente, mi rivolgo in particolare a lei. Si dice che la parola Parlamento si trovi per la prima volta nella Chanson de Roland. In effetti, il concetto di Parlamento come istituzione collegiale intermedia tra il popolo, costitutivo di una comunità, e coloro che di questa comunità hanno la direzione, è un dato comune di antropologia culturale. Dice Hegel che è il porticato tra lo Stato e la società civile, deve cioè sapere e poter svolgere la sua missione di organo della società e di organo dello Stato, irriducibile politicità ed irriducibile giuridicità. Se perde la prima, perde i contatti con la società; se perde la giuridicità smarrisce le procedure dell'ordinamento ed il ruolo che lo stesso ad esso attribuisce. Sul crinale di questo difficile equilibrio - sostiene Andrea Manzella - si gioca l'efficacia di funzionamento di ogni Parlamento.
Signor Presidente, purtroppo, da un anno a questa parte, si è intrapresa una strada che sta facendo correre il rischio di compromettere questo equilibrio e, di conseguenza, il ruolo costituzionale del Parlamento e la sua funzione nell'architettura della democrazia italiana.
Questa Camera ha approvato leggi sul conflitto di interessi, sulle rogatorie internazionali, sul falso in bilancio con una maggioranza vergognosamente appiattita nella protezione degli interessi personali del suo capo. Da un anno abbiamo prevalentemente convertito decreti-legge con contenuti di cui era dubbia la straordinaria necessità ed urgenza ed approvato numerose leggi di delega, con una maggioranza che supinamente ha approvato i primi in modo blindato e le seconde senza l'indicazione di limiti e criteri stringenti.
La maggioranza di quest'Assemblea ha approvato una legge finanziaria basata sul falso dato dell'aumento del 2,3 per cento del PIL ed ha respinto, indistintamente, tutte le questioni pregiudiziali di incostituzionalità da noi presentate, pur quando erano palesi le violazioni soprattutto del nuovo titolo V della Costituzione. Ha approvato provvedimenti senza copertura finanziaria, in dispregio dell'articolo 81, comma 4, della Costituzione. Sempre a maggioranza, sovente sono state respinte le condizioni e le osservazioni del Comitato per la legislazione. Ieri, la maggioranza ha operato un vero e proprio colpo di mano della Giunta per le elezioni,
scostandosi dalle leggi e dalle prassi, per imporre soluzioni di parte e di comodo in proprio favore (Applausi dei deputati dei gruppi della Margherita, DL-l'Ulivo, dei Democratici di sinistra-l'Ulivo e Misto-Comunisti italiani).
Quando la democrazia si riduce alla sola conta dei voti e la regola dei numeri viene ideologizzata, anche per coprire abusi e soprusi, si hanno - come diceva Tocqueville - forme di dispotismo dolce. Non si azzardi la maggioranza ad accaparrarsi i 12 seggi mancanti, perché questo sarebbe un furto di regime, che ci costringerebbe ad una risposta istituzionale e politica di straordinaria portata civile...
PRESIDENTE. Onorevole Boccia, lei ha capito cosa le vorrei dire! Lei sta parlando della legge finanziaria, il che è perfettamente nelle corde del suo sentire politico, ma stiamo esaminando il bilancio della Camera.
ANTONIO BOCCIA. Signor Presidente, ricordi che il Presidente del Consiglio, chiamato da questa Camera a riferire sulla situazione in Israele, con un comunicato stampa definì ridicola la nostra richiesta e che lo stesso si sottrae, in dispregio del nostro regolamento, a venire a rispondere il mercoledì alle interrogazioni a risposta immediata (Applausi dei deputati dei gruppi della Margherita, DL-l'Ulivo e dei Democratici di sinistra-l'Ulivo - Commenti dei deputati del gruppo dei Forza Italia)! Non ricordo una sola volta, dopo il suo insediamento, in cui in quest'aula sia stato fatto un confronto serio con il Presidente del Consiglio.
LUIGI OLIVIERI. È vero!
ANTONIO BOCCIA. Quante volte nei banchi del Governo si è aperto un dialogo costruttivo con le opposizioni? Eppure, per nostra scelta e per spirito pubblico abbiamo concorso sovente a mantenere il numero legale. Per avere la presenza del ministro competente in aula, magari silente, abbiamo dovuto elevare barricate.
Sono uno che con piacere si lascia confutare, qualora io non dica la verità. Lo dice Socrate, nella traduzione di Gerardo Bianco: con piacere confuto se altri non dice il vero e senza dubbio accetto di essere confutato con piacere non minore di quello che provo confutando. Infatti, ritengo l'essere confutato come un maggior beneficio, tanto maggiore, quanto è meglio essere liberati dal male più grande che liberarne altri.
Qui, purtroppo, non si confuta niente. Prevale il dialogo tra sordi e il Governo, per lo più, non parla, non sente...
LUIGI OLIVIERI. E non vede!
ANTONIO BOCCIA. ...e vede soltanto i voti sul tabellone. Stiamo diventando un «votificio» di ratifiche e di decisioni prese altrove. Il Presidente del Consiglio ha conosciuto il Parlamento solo quando, con il consueto passo da elefante, si è arbitrariamente intromesso nella elezione dei membri della Corte costituzionale e sulla nomina del consiglio di amministrazione della RAI.
Eppure, questo dovrebbe essere il luogo dell'integrazione democratica che nasce dal confronto delle opinioni e dalla capacità di saper dire - ripeto le parole di Platone - il vero ed il giusto. Si sta perdendo questa connotazione. Altro che creare uno spazio per la discussione come unico modo per riconoscersi in un'etica pubblica della quale parlava Bianco!
Concludo, signor Presidente, dicendo che in questo quadro è logico chiedere: che fine ha fatto la previsione del regolamento di assegnare nel calendario dei lavori un quinto dello spazio degli argomenti all'opposizione? Che fine ha fatto la previsione del comma 3 dell'articolo 24 che prevede di mettere al primo punto dell'ordine del giorno della seduta gli argomenti non legislativi presentati dall'opposizione? Perché stiamo registrando punte bassissime di risposte concernenti l'attività di sindacato ispettivo?
Vi è una brutta china e vorrei essere chiaro e schietto, signor Presidente. Vi è un'intollerabile prevalenza, al limite della
prevaricazione, dell'esecutivo sul legislativo. Vi è un ingombrante Presidente del Consiglio che pervade con i suoi tentacoli tutti i settori, che denigra e minaccia, per sottometterle, altre istituzioni dello Stato come la magistratura, che divide al medesimo fine le forze sindacali, che mortifica le autonomie locali (Vivi commenti dei deputati dei gruppi di Forza Italia e di Alleanza nazionale)...
SANDRO DELMASTRO DELLE VEDOVE. Buffone!
PRESIDENTE. Onorevoli colleghi, vi prego! Non siamo allo stadio, queste urla non possono risolvere il problema.
Onorevole Boccia, concluda perché ha già esaurito il suo tempo.
ANTONIO BOCCIA. Concludo, signor Presidente. Con cautela e con prudenza vi è il pericolo di una deriva plebiscitaria. Riconosco che lei, in diverse occasioni, si è opposto a questo andamento. Tuttavia, ora c'è bisogno di una risposta alta, chiara e forte. Già in altra circostanza le ho chiesto solennemente il suo impegno affinché la Presidenza della Camera assumesse un ruolo di contrappeso costituzionale. Glielo richiedo nuovamente oggi. Lo sforzo che si sta facendo è nelle sue mani ed io la individuo come il garante di questa tenuta democratica del Parlamento italiano (Applausi dei deputati dei gruppi della Margherita, DL-l'Ulivo e dei Democratici di sinistra-l'Ulivo - Congratulazioni).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Detomas. Ne ha facoltà.
GIUSEPPE DETOMAS. Signor Presidente, intervengo molto brevemente per anticipare il voto favorevole della nostra componente del gruppo Misto al bilancio della Camera e per ringraziare i colleghi questori che hanno bene operato tracciando un bilancio che condividiamo.
Devo, però, anche sottolineare un fatto emerso nel corso del dibattito. Mi riferisco al problema, che molti nostri colleghi non conoscono, del giudice di secondo grado di questa Camera. L'onorevole Palma ha sollevato un problema del tutto condivisibile: bene ha fatto a sollevarlo ed a porlo all'attenzione di tutta l'Assemblea. Il giudice di secondo grado, dunque il giudice che decide definitivamente, è lo stesso organo che prende le decisioni, quindi è il giudice stesso. Credo che tale problema debba stare all'attenzione dell'Ufficio di Presidenza per vedere se sia il caso di modificare radicalmente questa impostazione. Ciò anche perché, ed anche in questo caso condivido le osservazioni dell'onorevole Palma, il problema dell'autodichia regge nel momento in cui questa è fondata su presupposti e criteri seri. Credo, infatti, che, se della questione si dovesse occupare, non dico la Corte che ha tutto l'interesse a salvare la sua autodichia, ma organi di giustizia internazionali, probabilmente qualche problema potrebbe nascere.
Detto ciò, vorrei anche sottolineare, peraltro, come l'Ufficio di Presidenza, quando ha avuto modo di occuparsi delle questioni in appello, si sia comportato, fino ad ora, in maniera ineccepibile garantendo trasparenza ed equilibrio. Mi riferisco, ad esempio, alla prima sentenza del consiglio di giurisdizione che l'Ufficio di Presidenza ha confermato dimostrando, in tal modo, di avere il coraggio di contraddire gli organi decisionali della Camera. Tuttavia, il problema non scompare e credo che una riflessione profonda sia alquanto opportuna.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Innocenti. Ne ha facoltà.
RENZO INNOCENTI. Vorrei, in primo luogo, annunciare il voto favorevole del gruppo dei Democratici di sinistra-l'Ulivo, alle proposte che sono state presentate alla nostra attenzione, relativamente al conto consuntivo del 2001 e al progetto di bilancio della Camera per il 2002. Nel fare ciò, vorrei cogliere l'occasione per effettuare alcune brevissime riflessioni con riferimento
al modo e al contenuto dei documenti presentati ed anche alcune proposte finali riguardanti gli impegni di lavoro per il prossimo anno.
Vorrei innanzitutto esprimere una valutazione positiva sull'azione svolta dal Collegio dei questori e dall'Ufficio di Presidenza, relativamente al lavoro svolto nell'anno trascorso, che ha visto il mantenimento di un impegno su vari temi che erano stati oggetto delle decisioni assunte dalla Camera, in occasione della precedente sessione nella quale abbiamo esaminato i documenti di bilancio interni; anche altri colleghi lo hanno fatto (lo stesso questore Colucci lo ha fatto nel presentarci i documenti, che peraltro apprezzo - vorrei sottolinearlo - anche per la compiutezza, la trasparenza, la semplificazione di argomenti non sempre facili quando si parla di bilanci e quindi per averli resi comprensibili a noi tutti).
Vi è la necessità di affrontare però alcuni problemi che sono legati all'azione che dovrà essere ancora svolta. Il primo è quello di un'azione compiuta, che deve essere ancora più stringente, di valorizzazione dell'azione dei gruppi parlamentari. Già in fase di discussione generale il nostro gruppo ha riflettuto ed avanzato alcune proposte con riferimento al ruolo che sempre di più i gruppi parlamentari assumono a seguito delle modifiche regolamentari intervenute, ma vorrei dire, in termini più complessivi, a seguito anche di un concetto, che definirei - scusate un po' la rozzezza e soprattutto la semplificazione del termine - come parlamentarizzazione della politica: sempre di più i gruppi parlamentari sono punti di riferimento importanti nel paese per le forze economiche e sociali, in termini di interlocuzione, di studio, di approfondimento dei fenomeni e di proposizione. Per fare ciò - altri colleghi, ad esempio, hanno sottolineato ciò che ne deriva in termini di aggiornamento, di informazione, di approfondimento e di ricerca (aggiornare il nostro lavoro di legislatore per quanto riguarda, per esempio, le modifiche della Costituzione in ordine al titolo V) - vi è la necessità di attrezzare sempre di più i gruppi parlamentari, proprio per affrontare tali compiti e tali sfide importantissime. Non è un concetto che esaurisce l'impegno politico nel paese, ma sicuramente vi è una funzione nobile, importante e costituzionalmente garantita da parte dei gruppi parlamentari e dunque a tale funzione dobbiamo corrispondere sempre di più in termini di progressione nelle risorse da destinare, che non sono solo risorse finanziarie (perché non è questo il punto, cioè quello di dare maggiori finanziamenti ai gruppi parlamentari). Abbiamo avanzato una serie di proposte, che sono contenute in un ordine del giorno - sul quale ho sentito anche un parere favorevole da parte del Collegio dei questori e questo non può che far piacere a me, come agli altri sottoscrittori dell'ordine del giorno -, che segna una direttrice verso cui procedere. Ritengo questo sia un punto importantissimo.
Un ulteriore aspetto che vorrei sottolineare è quello relativo alla necessità di procedere alla creazione di quella che abbiamo definito, come proposta: realizzazione di un'unica responsabilità della logistica.
Nella risposta, il questore Colucci ha evidenziato come questo sia un punto di riferimento sul quale avanzare proposizioni successive e momenti di raccordo; dunque, ha evidenziato comunque un elemento, vale a dire la necessità, vista la crescita delle risorse e delle responsabilità in termini di investimenti, di fornire risposte tempestive alle modificazioni infrastrutturali (da quella dell'informatica a quella relativa alle infrastrutture murarie, alle sedi, alle attrezzature), che ormai sono sempre più vicine ai compiti di un'azienda di vaste dimensioni.
I numeri, le dimensioni quantitative dimostrano come sia necessario, su questo versante, cercare di andare oltre - mi permetto di affermare - anche rispetto alla replica svolta dal questore Colucci con riferimento a questa proposta. Ciò in quanto ritengo - e non è una critica rispetto all'operato dei responsabili e di chi segue tali materie in questo momento - che si debba procedere ad un coordinamento.
Infatti, in un palazzo come questo, vi è la necessità di assicurare sempre maggiore trasparenza.
È importante che siano stati recepiti, attraverso un protocollo aggiuntivo, anche i presupposti della legge Merloni; tuttavia, ciò accresce la responsabilità. Vi è la necessità di fornire garanzie sempre e comunque, di essere veloci e tempestivi nella realizzazione delle opere e non sempre questo si è verificato, soprattutto per questo secondo aspetto. Dunque, credo si debbano cercare di aumentare queste professionalità e queste competenze, che possono essere dirette o anche esterne ma che, comunque, devono far riferimento ad una responsabilità unica, anche perché ciò ci viene richiesto sempre di più da una cultura manageriale. Trasparenza e garanzia significano anche responsabilità e individuazione certa delle stesse.
Ritengo, quindi - e questo è un invito che rivolgo al Collegio dei questori -, di poter andare oltre anche rispetto alle conclusioni e alle repliche che sono state svolte in quest'aula. Ci saranno, poi, altre sedi nelle quali cercare di confrontarci.
Inoltre, vi è un aspetto importante della logistica e delle strutture riguardo alla certezza e all'individuazione degli standard qualitativi per i gruppi parlamentari. In questo ambito vi è la necessità di uscire da una logica secondo la quale è sempre materia da negoziato quella dell'opportunità di avere attrezzature e strutture da parte dei gruppi.
Ritengo debba essere definito uno standard qualitativo e quantitativo da parte dei gruppi, in seguito al quale deve svolgersi una procedura che non può essere burocratizzata; in altre parole, non vi possono essere più livelli che decidono per intervenire quando vi è la necessità di determinate attrezzature e strumentazioni, dal campo dell'informatica a quello delle apparecchiature telefoniche e così via. Infatti, tali procedure burocratizzate creano solo disfunzioni e diseconomie. Dunque, ritengo che la certezza e la definizione degli standard abbiano quale presupposto la creazione di una struttura che abbia un coordinamento unico. Credo che, in questa direzione, si debbano fare passi in avanti.
Infine, con riferimento alla terza questione, vorrei rivolgere un apprezzamento - che non è rituale né finalizzato ad atteggiamenti di piaggeria - nei confronti del personale dell'amministrazione della Camera. Noi abbiamo modo, quotidianamente, nel nostro lavoro di parlamentari, di apprezzare la competenza e la disponibilità del personale, nei confronti del quale, come ho visto, sono in cantiere progetti di ulteriore affinamento, di approfondimento, di aggiornamento e di qualificazione permanente, come il nostro mondo ormai ci impone.
Mi rivolgo anche al Presidente: vorrei che si cercasse di superare alcune difficoltà emergenti, determinate dal modo di lavorare in questo ramo del Parlamento. Credo che, a questo proposito, si debbano sollevare due questioni. La prima, che non attiene direttamente all'argomento, riguarda la certezza nelle deliberazioni dell'Assemblea. Noi chiediamo che si risponda ad una esigenza importante di definizione delle responsabilità nella rilevazione del sistema di voto: troppe volte, a proposito delle votazioni, abbiamo vissuto in aula anche momenti difficili e di tensione. Quindi, credo che debbano essere colti i momenti di sospensione dell'attività parlamentare nelle prossime settimane per installare un sistema di verifica delle votazioni nominali, che accerti la responsabilità individuale dei singoli parlamentari per consentire chiarezza di rapporti.
La seconda questione riguarda la regolamentazione dei nostri lavori. Signor Presidente, se fosse possibile, vorrei anche la sua attenzione; capisco che il Presidente ha tanto da fare, ma ritengo opportuno cogliere quest'occasione per ripetere richieste che io e altri colleghi abbiamo già avanzato in aula. Si tratta di uscire dalla fase, che vorrei definire emergenziale, nella quale siamo costretti a lavorare: cominciano ad avvertirsi problemi nel funzionamento dei lavori di questo ramo del Parlamento. Alle Commissioni viene dedicato sempre meno tempo per istruire i provvedimenti e questo crea problemi
nella definizione dei provvedimenti che giungono all'esame dell'Assemblea; infatti, in aula abbiamo problemi che, molte volte, sono legati alla comprensione dei testi od alla loro mancata definizione. Credo ciò dipenda molto dal fatto che i provvedimenti non vengono istruiti sufficientemente e a dovere, non per responsabilità o per mancanza di volontà: molte volte non c'è tempo. I nostri lavori sono regolamentati sempre come se ci fosse una situazione di emergenza. Credo, invece, si debba recuperare la certezza nella regolamentazione dei lavori: questo consentirebbe ad ognuno di noi, ed anche all'amministrazione, di svolgere compiutamente il proprio lavoro.
Signor Presidente, come lei stesso ha sottolineato, ieri si sono registrati alcuni momenti di difficoltà in occasione delle votazioni. Io non credo che questi episodi si verifichino per caso: sono il frutto di una tensione esistente. Se noi riuscissimo ad individuare un sistema di lavoro che riporti un po' più di pacatezza, almeno nei modi, il risultato sarebbe sicuramente molto più proficuo per tutti. Così facendo, si riuscirebbero a cogliere anche gli altri obiettivi che sono stati indicati: attribuire spazi adeguati all'attività di sindacato ispettivo, per consentire il puntuale svolgimento di tali atti, evitando di rinviarli da una settimana all'altra; consentire alle Commissioni di lavorare; accordare allo status del parlamentare anche la possibilità di programmare i propri impegni e le proprie attività con un po' più di certezza. Ciò non è indifferente rispetto anche alla qualità degli interventi (Applausi dei deputati del gruppo dei Democratici di sinistra-l'Ulivo).
PRESIDENTE. Colleghi, prima di passare ai voti sul conto consuntivo della Camera per l'anno finanziario 2001, desidero, com'è tradizione, fare alcune riflessioni.
La discussione sul bilancio interno della Camera coincide con lo scadere del primo anno della legislatura. In questi 12 mesi è stato fatto molto per migliorare le condizioni di lavoro dei singoli deputati e della Camera nel suo complesso. Siamo grati ai questori per il loro eccezionale impegno, testimoniato dall'ampia relazione scritta e qui illustrata dall'onorevole Colucci, anche a nome dei colleghi Ballaman e Manzini.
L'Ufficio di Presidenza ha saputo esprimere decisioni e indirizzi di politica istituzionale comuni a tutte le componenti politiche, secondo la più alta tradizione di questa Camera, che accanto alla logica di parte, del tutto fisiologica in Parlamento, non ha mai fatto venire meno l'intesa sulle regole di funzionamento della casa comune. Di questa tradizione è frutto e parte integrante un'amministrazione capace e imparziale come la nostra, che è considerata tra le più avanzate, come ho potuto più volte constatare di persona parlando con interlocutori stranieri. Intendo ringraziare tutti i dipendenti della Camera e, in particolare, il Segretario generale, dottor Zampetti, a cui rivolgo e rinnovo la mia fiducia e la mia considerazione per il suo alto lavoro, ringrazio lui e suoi più stretti collaboratori (Applausi).
Non entro nel merito delle singole iniziative adottate, ma tengo tuttavia a sottolineare che esse rispondono a talune strategie di politica istituzionale, secondo una linea di continuità, ma anche di forte innovazione, verso le esigenze di un'istituzione che per la sua natura politica e rappresentativa è massimamente esposta alle dinamiche del cambiamento. In primo luogo, il continuo adeguamento dei mezzi e dei supporti tecnici per i singoli deputati che sono protagonisti e motori fondamentali del lavoro parlamentare. Vi è la consapevolezza che le nuove forme della politica accrescono enormemente il carico dei compiti individuali dei deputati, i quali sostengono, in modo più diretto che in passato, il rapporto tra le istituzioni e le comunità che li hanno eletti e, nel contempo, sono chiamati a trattare temi sempre più complessi in campo internazionale ed interno. Al riguardo, viene in evidenza il nuovo ruolo dei Parlamenti nelle relazioni internazionali, che va oltre un concetto tradizionale di diplomazia parlamentare per configurare nuove sedi, procedure
di conoscenza e azioni comuni tra le classi dirigenti dei diversi paesi. In particolare, penso al lavoro comune nella Convenzione per la nuova Costituzione europea ed alle iniziative di sostegno ai processi di pace e di democratizzazione nelle aree meno favorite della terra, in primo luogo, in quelle più vicine a noi. A mio avviso, sono esempi molto validi le iniziative adottate verso il Medio Oriente e i Balcani e quelle con i Parlamenti dei paesi africani riuniti in maggio a Montecitorio.
Sul piano del rapporto con i cittadini, siamo consapevoli che non basta una politica di immagine. Solo attraverso la ricchezza dei contenuti informativi possiamo rendere comunicazioni circa un'istituzione complessa come la nostra. Attraverso Internet, il canale satellitare, la messa in rete dell'enorme patrimonio della nostra biblioteca e dell'archivio storico, stiamo mettendo a punto una serie di strumenti e di iniziative atte a promuovere una maggior attenzione alla cultura ed alla storia del Parlamento, nonché al funzionamento del sistema democratico. Dobbiamo comunicare con chiarezza l'idea che il lavoro del Parlamento e quello dei parlamentari è essenziale per il paese e merita di essere adeguatamente conosciuto ed approfondito. Al tempo stesso, la Camera può diventare sempre di più un punto di riferimento quotidiano per moltissimi cittadini per la qualità delle informazioni che riesce a offrire.
Vengo ora ad alcune brevissime considerazioni sul funzionamento istituzionale della Camera. Innanzitutto, devo rilevare che, in questo primo periodo della legislatura, essa si è concentrata su provvedimenti e dibattiti di grande rilevanza politica. Ricordo anche il grande lavoro in corso per l'attuazione delle riforme del titolo V della Costituzione e per lo sviluppo dei rapporti con le autonomie territoriali.
Nel corso del dibattito, da parte dell'opposizione, da ultimo dall'onorevole Innocenti, è stata lamentata la ristrettezza e, a volte, l'aleatorietà dei tempi attribuiti al lavoro delle Commissioni. Lo hanno sottolineato, con il Presidente della Camera, anche gli stessi presidenti di Commissione. Si tratta di questioni di cui si è occupata più volte la Conferenza dei capigruppo. Per porvi rimedio la Presidenza della Camera ha bisogno di un grande sforzo di collaborazione da parte dei gruppi e dei singoli deputati, ai fini dell'uso pieno dei tempi di lavoro.
È stato, altresì, lamentato un funzionamento non adeguato dell'interrogazione a risposta immediata, il cui dibattito avviene, troppo spesso, in un clima di grande disinteresse. Sul punto, fermo restando che il regolamento in vigore va rispettato e che i rilievi alla presenza del Governo sono fondati, appare necessario un ripensamento complessivo di tale strumento, soprattutto nel senso di recuperare e di potenziare, quanto più possibile, anche a garanzia del ruolo dell'opposizione, quelle caratteristiche di immediatezza e di vivacità del confronto tra Parlamento e Governo che furono all'origine della sua introduzione.
Nella Giunta per il regolamento, nel settembre 2001, ho già indicato alcune possibili linee di riforma che dovranno essere senz'altro approfondite. In genere, devo comunque rilevare che Governo, maggioranza ed opposizione, ciascuno nei rispettivi ruoli, hanno fatto in pieno la loro parte. In proposito, devo sottolineare che, nel corso dei dibattiti sulle materie più controverse, penso ad esempio alla fecondazione assistita, sia pure nell'ambito di un confronto politico che talvolta ha assunto toni molto aspri, ho osservato una grande correttezza e responsabilità nei rapporti tra maggioranza ed opposizione.
Il Parlamento, come si sa, è lo specchio del paese, riflette le divisioni, i contrasti, le contrapposizioni, talvolta molto dure, che in esso si verificano. Ciò nonostante, la forza e la massima funzione del Parlamento, che credo si siano manifestate ampiamente in questa legislatura, si riscontrano nella capacità di tutti i soggetti che ne fanno parte di rappresentare il conflitto, ma anche di segnare e di riconoscere reciprocamente i limiti entro i quali lo stesso deve essere contenuto.
In particolare, ritengo sia importante, nell'epoca del bipolarismo caratterizzato da una dinamica tra due aree politiche, preservare la neutralità tecnico-politica di alcuni organi di garanzia della Camera, la loro dimensione di terzietà. Credo che questo sforzo di tenere al riparo dai colpi di maggioranza e dalle polemiche dell'opposizione alcuni organi di garanzia, sulla scorta dell'esempio della stessa Presidenza della Camera, sia un atto di intelligenza e risponda agli interessi fondamentali delle istituzioni. Questo modo di lavorare credo renda vero e credibile agli occhi dell'opinione pubblica il confronto dialettico in Parlamento e rafforzi sensibilmente l'immagine ed il ruolo effettivo di ciascuno dei soggetti, singoli deputati, gruppi, maggioranza ed opposizione che operano al suo interno (Applausi).
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