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F)
I sottoscritti chiedono di interpellare il Ministro delle attività produttive, per sapere - premesso che:
negli anni settanta nella città de L'Aquila si sviluppava un insediamento legato alla telefonia con circa 5000 dipendenti. L'insediamento, noto come «polo delle telecomunicazioni», prendeva dapprima il nome di Sit-Siemens e successivamente Italtel e si occupava prevalentemente della realizzazione di centrali telefoniche elettromeccaniche, con principale ed unico referente di mercato costituito dalla Sip;
agli inizi degli anni ottanta, l'Italtel subiva la prima grande ristrutturazione tecnologica, passando nel settore elettronico, ristrutturazione che comportava una contrazione occupazionale con perdita di circa 2000 unità, attraverso lo strumento del prepensionamento, della mobilità verso la Sip e la nascita di nuove aziende: l'attuale Alenia, con successivi risvolti che conducevano successivamente alle drammatiche esperienze dei tentativi di ristrutturazioni di Ada e Calzaturificio aquilano;
nei fatti, l'azienda negli anni ottanta subiva tutta una serie di ristrutturazioni fatte di tagli e ridisegni della dislocazione dei nuovi prodotti che, nel 1996, dopo un tentativo di alleanza con At&T, la portava ad allearsi strategicamente con Siemens, che veniva a possederne il 50 per cento del pacchetto azionario;
si avviava un nuovo piano di ristrutturazione, con ricorso a cassa integrazione e mobilità, e si procedeva ad un importante processo di outsourcing dei servizi;
alla fine degli anni novanta, il sito industriale Italtel, dopo il processo di ristrutturazione che lo aveva ormai ridotto a 1700 unità (in un comprensorio che iniziava a subire un netto declino economico), conosceva una nuova severa crisi legata al processo di privatizzazione delle telecomunicazioni; si consumava il fallimento dell'alleanza con Siemens, per cui si andava ad una «separazione consensuale» per la quale Siemens acquisiva, come controvalore dell'iniziale investimento, lo stabilimento Italtel de L'Aquila;
la nuova proprietà dello stabilimento, Siemens information and comunication networks (Icn), presentava un piano industriale fatto di tagli industriali e di smembramento delle attività, con dichiarazione di 800 esuberi (simile piano era stato già in precedenza ventilato da Italtel);
tale proposta provocava sconcerto e preoccupazione in tutta la città de L'Aquila e vedeva la mobilitazione di tutti i 1700 lavoratori con 10 giorni di sciopero e blocchi delle merci;
dopo il coinvolgimento della regione Abruzzo e delle istituzioni locali, si giungeva ad una mediazione ministeriale che produceva un accordo nel quale la Siemens Inc si impegnava:
a) a qualificare ulteriormente la sua presenza a L'Aquila, sia nella ricerca che nella produzione;
b) ad operare, attraverso l'uscita di 240 persone (in effetti licenziate), un significativo cambiamento del mix occupazionale con 120 nuove assunzioni (queste ultime mai avvenute);
c) a verificare tutte le possibilità di investimento sul territorio, anche utilizzando gli strumenti finanziari resi disponibili nel comprensorio dall'intervento pubblico (contratto di programma, eccetera);
d) ad operare in partnership con una azienda di fornitura, tale da attivare anch'essa un percorso di ulteriore qualificazione attraverso investimenti, assunzioni ed allargamento a nuovi mercati, con produzioni specifiche del partner individuato;
e) pertanto, dal complesso di queste operazioni gli organici concordati sarebbero stati saturati da produzioni Siemens;
subito dopo la firma di tale intesa, la Siemens Icn cedeva tutte le aree manifatturiere produttive del radiomobile, con circa 1000 unità a Flextronix, multinazionale americana, che si impegnava, in cambio di un accordo di forniture con Siemens Icn, ad uno sviluppo manifatturiero autonomo per l'insediamento aquilano, mentre acquistava nel frattempo dalla stessa Siemens l'intero complesso immobiliare produttivo;
alla fine di tutti questi processi, l'originale stabilimento Italtel de L'Aquila, cosiddetto «ex recinto Italtel», risultava «smembrato» in cinque distinte aziende, quattro delle quali integrate e dipendenti da commesse Siemens (come dall'accordo sottoscritto in sede ministeriale nel dicembre 1999 e nel novembre 2000):
Siemens Icn: 500 unità, di cui 200 nel settore ricerca e sviluppo, 300 in produzione;
Flextronix: 1000 unità;
Lares Tecno: 230 unità;
Marconi: 90 unità (non dipendente da Siemens);
Policarbo servizi: 40 unità
vi erano, inoltre, alcune unità già scorporate con le precedenti operazioni di outsourcing, come il settore imballi, il servizio mensa, il servizio sorveglianza;
nonostante gli accordi sottoscritti, Siemens Icn si disimpegnava ben presto, dichiarando tra l'altro l'assoluta indisponibilità ad investire avvalendosi degli strumenti della programmazione negoziata, locale e nazionale, e degli altri incentivi a sostegno dello sviluppo, arrivando addirittura, nel luglio 2001, ad attivare per ben 4 settimane la cassa integrazione anche per i ricercatori del laboratorio di sviluppo e ricerca dell'insediamento aquilano, secondo centro di ricerca della stessa azienda;
nel contempo la Flextronix, dopo aver smantellato le aree delle lavorazioni meccaniche dell'elettronica (distruggendo un grande patrimonio di professionalità e tecnologia), nel febbraio 2001 presentava un piano industriale che non prevedeva alcun incremento occupazionale e costruito solo sulle commesse Siemens, delle quali dall'aprile 2001 la stessa società ne denunciava una netta contrazione;
ad oggi, il risultato di queste vicende vede la situazione del «polo delle telecomunicazioni» e del più ampio polo elettronico aquilano configurata ormai non più come una crisi congiunturale, ma strutturale poiché infatti:
la Siemens Icn sta presentando continue richieste di cassa integrazione guadagni
ordinaria e ritarda invece la presentazione del piano industriale;
la Flextronix da oltre 12 mesi applica la cassa integrazione guadagni al 50 per cento degli addetti, strumento ormai vicino alla scadenza, ed è assolutamente priva di un chiaro piano industriale per il ruolo che vuole assegnare allo stabilimento aquilano;
la Lares Tecno, azienda di circuiti stampati, sembra essere assolutamente incapace dl sostenere con proprie risorse sia l'attività produttiva che programmi di riorganizzazione ed investimento, avendo così l'attività produttiva completamente ferma e la cassa integrazione guadagni ordinaria in scadenza nel mese di giugno, facendo temere ormai una crisi irreversibile;
la crisi delle aziende del «recinto ex Italtel» si sta ripercuotendo pesantemente su altre piccole aziende dell'indotto, cominciando dalla Policarbo (oggi Cofathec) e da Acronintercopel;
la Marconi sta vivendo una complessa situazione di riorganizzazione societaria, le cui conseguenze per lo stabilimento aquilano non sono chiare;
pertanto, dall'insieme di questi elementi si deduce che il comparto industriale aquilano sta vivendo una gravissima crisi che pone a rischio il lavoro di circa 2400 unità, considerando complessivamente anche quelle impiegate nell'indotto;
sinora il Governo, attraverso il ministero delle attività produttive, è intervenuto nella drammatica situazione organizzando solo un incontro in data 21 dicembre 2001, alla presenza del Sottosegretario, onorevole Giovanni Dell'Elce, nel quale si è rinviata qualsiasi discussione e trattativa all'indomani della presentazione, da parte di Siemens Icn, di un piano industriale «entro e non oltre il mese di febbraio 2002», ma che tale piano ad oggi ancora non è stato proposto;
il comprensorio aquilano sta ormai attraversando una preoccupante fase di declino economico, occupazionale e demografico, per cui non potrebbe assolutamente assorbire una seppur minima contrazione occupazionale nel polo delle telecomunicazioni, dal quale anzi attende un rilancio di investimenti;
l'altra importante azienda del polo elettronico aquilano, l'Alenia Spazio, che attualmente occupa 360 addetti, nel denunciare di avere 400 esuberi fra tutte le sedi italiane, ne ha individuati il maggior numero, ben 63 (pari al 17,5 per cento), nello stabilimento aquilano, rispetto al 6 per cento per ciascuno degli stabilimenti di Torino e di Roma;
il futuro dello stabilimento aquilano di Alenia dipende in gran parte dalla realizzazione dei progetti dell'Asi e dell'Esa, in particolare del progetto Cosmos Sky-Med;
a questo si aggiunge:
la crisi di Optimes, «costola» di Finmeccanica, fabbrica di cd, con 120 unità;
la crisi di Mazzoni (ex Alcatel Sielte), istallazioni telefoniche, con circa 80 unità;
il fallimento di Ada e Calzaturificio aquilano, con circa 80 lavoratori, che non hanno raggiunto l'età per la pensione e sono ormai fuori dalla mobilità;
la situazione complessiva sta creando viva preoccupazione, sconcerto e rabbia tra i lavoratori ed i cittadini tutti, che vedono, in un comprensorio di circa 100.000 abitanti, su quasi 5000 dipendenti del settore metalmeccanico ben 3000 lavoratori toccati da processi di cassa integrazione, di cui solo una minima parte - 150 - legati alla congiuntura negativa;
la complessiva situazione occupazionale della provincia aquilana che già nella sola valle Peligna conosce una disoccupazione pari al 24 per cento;
l'emergere minaccioso di un clima di evidenti e preoccupanti segnali di diffidenza
e perdita di fiducia nelle istituzioni democratiche e nelle forze politiche e sociali d'Abruzzo -:
se, quando e quali iniziative intenda assumere il Governo per intervenire nella pesante e complessa situazione di crisi dell'intero compartimento industriale del cosiddetto polo elettronico aquilano, al fine di assicurarne un effettivo, efficace e duraturo rilancio strutturale;
se il Governo, riconoscendo la incontrovertibile validità degli accordi sottoscritti da Siemens Icn, con la garanzia del ministero delle attività produttive, preso atto del ruolo cardine che essa svolge nel complesso del polo delle telecomunicazioni de L'Aquila, chiedendo preliminarmente al gruppo Siemens un chiaro e forte impegno diretto nel territorio aquilano, non ritenga finalmente giunto il momento di riaprire immediatamente il tavolo ministeriale delle trattative fra le aziende interessate, la giunta regionale d'Abruzzo e le organizzazioni sindacali, al fine di ottenere il rispetto degli impegni assunti dalla società tedesca e dalle società interessate dai processi di outsourcing avvenuti;
per quale motivo non sia stato ancora approvato il contratto di programma proposto per la città de L'Aquila, considerando che il ritardo nella sua approvazione sta rendendo ulteriormente complessa la situazione occupazionale aquilana, impedendo l'avvio di progetti di sviluppo ed innovazione tecnologica, che tra l'altro interessano due aziende del «recinto ex Italtel»: Lares Tecno e Marconi;
quale sia oggi la situazione relativa all'esecuzione dell'accordo italo-francese (osservazione della terra) ed alla progettazione della fase dei servizi connessi con l'avvio della rete satellitare Cosmos Skymed.
(2-00312)
«Cialente, Adduce, Albertini, Amici, Bellillo, Bellini, Benvenuto, Borrelli, Buffo, Buglio, Chianale, Maura Cossutta, Di Serio D'Antona, Duca, Gasperoni, Alfonso Gianni, Giordano, Giulietti, Grillini, Guerzoni, Lettieri, Lulli, Maran, Marini, Mariotti, Marone, Martella, Maurandi, Mazzarello, Nigra, Pappaterra, Piglionica, Pisa, Pistelli, Rizzo, Sandi, Sciacca, Tanoni, Vendola, Zanella, Zunino, Burtone, Crisci, Titti De Simone, Deiana, Gambini, Lolli, Mantini, Mosella, Motta, Nieddu, Pennacchi, Pinotti, Quartiani, Realacci, Reduzzi, Ruggeri, Ruggieri».
(23 aprile 2002).