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Farnese, principe del neonato ducato farnesiano che in Piacenza aveva la sua prima capitale;
conformi alla definizione di «restauro scientifico», secondo definizione e norma dell'articolo 47 della legge regionale n. 47 del 1978;
legge finanziaria 1996 «per il recupero e la conservazione dei beni culturali, archeologici, storici». Infatti, nel caso in questione sono stati realizzati nuovi volumi difformi rispetto ai preesistenti per quote, sagoma, colore (coperture curve in lamiera colorata) e tessitura muraria (corsi di laterizio «a graticcio», su modelli dell'architettura rurale), sono stati costruiti nuovi corpi d'impianto totalmente estraneo all'architettura del bastione (torrini a pianta poligonale) ed infine le coperture dei corpi minori sono state rifatte con materiali totalmente nuovi;
è in corso il riordino del ministero beni culturali e organi periferici (Soprintendenze) ai sensi del decreto legislativo 368/1998 e del decreto del Presidente della Repubblica 441/2000;
con appositi decreti del Ministro (già registrati alla Corte dei conti) sono state costituite molte nuove Soprintendenze ed altre sono state soppresse in tutto il territorio nazionale;
in Friuli-Venezia Giulia esiste un'unica Soprintendenza che raggruppa tutti i settori culturali (Archeologia, Architettura, Storia, Ambiente, Arti) con sede a Trieste;
attualmente è stata istituita, ai sensi del decreto legislativo 368/1998, regolamentato dal decreto del Presidente della Repubblica succitato, la Soprintendenza Regionale del Friuli-Venezia Giulia, anch'essa con sede in Trieste;
ora è in fase di istituzione una Soprintendenza Archeologica che purtroppo sembra anch'essa abbia sede a Trieste;
Trieste si trova in una posizione decentrata rispetto all'intero territorio friulano (il pordenonese, la Carnia, l'Udinese, il Tarvisiano, eccetera);
Aquileia sembrerebbe più adatta ad essere sede della soprintendenza archeologica in quanto rappresenta il polo storico archeologico più importante del Nord Est italiano;
ad Aquileia infatti c'è una realtà storico-archeologica molto vasta composta da due grosse realtà museali: il Museo Archeologico Nazionale e quello Paleocristiano di Monastero; da quasi trenta ettari di terreno demaniale in parte scavato e soprattutto non scavato; da aree archeologiche visitabili quali quelle dei fondi ex Cossar, ex CAL, ex Pasqualis, del Foro romano, del Porto fluviale, del Sepolcreto romano;
i fabbricati demaniali ristrutturati ed utilizzati, oppure in corso o in attesa di ristrutturazione sono: ex Essiccatoio, ex Pasqualis, ex Brunner, ex Violin, Casa Bertoli, ex Barberi, ex Buzzin, la Direzione Museale con gli uffici ed altri immobili ancora -:
se non ritenga di dover istituire la soprintendenza archeologica del Friuli-Venezia Giulia con sede di Aquileia, favorendo e stimolando una maggiore funzionalità (con ricaduta turistica ed economica) della conservazione e soprattutto valorizzazione dei beni storico-archeologici dell'agro aquileiese, con ricadute importanti anche per gli aspetti umani, turistici, sociali ed economici e lo sviluppo della zona.
(3-00765)
nel 1998 il ministero per i beni e le attività culturali indisse con decreto alcuni concorsi, tra i quali 9 posti a collaboratore (VII qualifica) e 18 posti di bibliotecario (VIII qualifica funzionale);
al termine della selezione concorsuali risultarono idonei rispettivamente 33 candidati per la prima qualifica e 14 per la seconda;
in seguito all'assunzione dei vincitori il ministero ha provveduto alla pubblicazione dell'elenco dei relativi candidati risultati idonei;
con decreto del 17 dicembre 2001 il ministero per i beni e le attività culturali ha proceduto all'assunzione di 182 persone di varie professionalità, onde evitare di incorrere nel blocco delle assunzioni previste dall'articolo 19 della legge 28 dicembre n. 448;
la condizione di permanente carenza di personale delle biblioteche pubbliche statali è largamente nota -:
per quale motivo all'interno delle assunzioni effettuate in data 17 dicembre 2001, avendo potuto procedere all'assunzione di 209 unità, il ministero per i beni e le attività culturali non abbia previsto alcuna riferita all'elenco dei candidati risultanti idonei nel predetto concorso di bibliotecario.
(5-00702)
Piacenza è una delle poche città capoluogo ad aver conservato la cinta muraria bastionata del XVI secolo. Costruita a partire dal 1525 per volontà del papa Clemente VII, in un ampio programma di rinnovo delle fortificazioni delle città dello Stato Pontificio, affidato ad alcuni tra i più grandi architetti ed ingegneri militari del rinascimento - fra i quali Giuliano da Sangallo, Francesco Peruzzi e lo Stesso Michelangelo - fu completata sotto nel 1548 con la costruzione della cittadella pentagonale di Pier Luigi
le mura di Piacenza, esempio tra i più significativi dell'architettura militare cinquecentesca, hanno conservato tre quarti del loro sviluppo, il tratto nord-orientale essendo stato demolito per costruire la stazione ferroviaria, nel secondo Ottocento. Per decenni, dalla fine del XIX secolo al primo dopoguerra, sono sfuggite al pericolo di demolizione integrale che le amministrazioni comunali avrebbero voluto attuare. Per altri decenni sono sopravvissute all'incuria e all'abbandono. Negli anni cinquanta alcune porzioni di esse, come il bastione di Borghetto di cui si parla (bene demaniale), sono state occupate - si ritiene, previa concessione - da piccoli capannoni per rimesse e laboratori artigianali, cresciuti come vere superfetazioni sulle strutture rinascimentali;
dagli anni Ottanta cresce nella città un interesse sempre maggiore sulle mura, sulla loro storia, sul loro possibile restauro. Si sviluppano ricerche storiche, tesi, convegni, pubblicazioni. Si costituisce un'associazione per la realizzazione di un «Parco delle Mura». L'Ente per il Restauro di Palazzo Farnese e delle Mura Farnesiane si attiva per il reperimento dei fondi necessari per l'opera di conservazione del monumento;
nel giugno 1996 ha inizio il restauro con un primo intervento diretto dall'architetto Rainone, funzionaria della Soprintendenza per i beni e le attività culturali dell'Emilia (finanziamento per 1,3 miliardi su fondi ordinari in tre annualità);
nel luglio 2000 un secondo intervento riguarda la Porta Borghetto e il bastione omonimo per complessivi 4,8 miliardi finanziati con i fondi straordinari derivati dal gioco del lotto (legge finanziaria 1996) destinati «alla conservazione e al recupero di beni storici». Il 1o stralcio di quest'intervento prevede 2,2 miliardi di lavori: progetto e lavoro sono affidati direttamente dal Soprintendente ai beni e le attività culturali dell'Emilia, Elio Garzillo, ai professionisti esterni Marco Dezzi Bardeschi e A. Lalatta;
nessun progetto è presentato al Consiglio Comunale né portato a conoscenza degli Uffici comunali competenti in materia edilizio-urbanistica;
nel luglio 2001 dal cantiere emergono forme e colori completamente estranei all'architettura del bastione cinquecentesco e alle sovrastanti strutture edilizie destando stupore e preoccupazione nella realtà politica, sociale e culturale della città. Al Presidente dell'Ente per il restauro di Palazzo Farnese e delle Mura farnesiane, che visita il cantiere, si spiega che i nuovi volumi con la copertura in lamiera curva e azzurra sono «ali che vogliono ricordare la postazione contraerea collocata sul bastione in tempo di guerra»;
ne deriva una accesa discussione critica nei confronti dell'intervento di restauro che vede protagonisti la commissione consiliare comunale competente, il consiglio della prima circoscrizione, l'Ente per il restauro di Palazzo Farnese e delle Mura farnesiane, l'Associazione per il Parco delle Mura di Piacenza, la sezione piacentina della Deputazione di Storia Patria per le province Parmensi, Italia Nostra, autorevoli protagonisti della vita culturale piacentina nonché comuni cittadini;
il 12 novembre 2001, a seguito di un sopralluogo, i consiglieri membri della Commissione «Assetto del territorio» pongono una serie di quesiti agli uffici comunali competenti per conoscere le prescrizioni di Prg nell'area interessata dall'intervento, nonché le procedure seguite nei confronti del Comune di Piacenza da parte della Soprintendenza per i beni Architettonici e il Paesaggio dell'Emilia. I responsabili degli uffici comunali rispondono il 28 novembre, parlando di «assoluta mancanza di informazioni», ribadendo che non esistono agli atti richieste di pareri né trasmissioni di procedimenti e sottolineando che - da quanto è possibile verificare informalmente - le opere non sono
il 15 novembre 2001 il Consiglio della Circoscrizione I (Centro Storico) invita il Sindaco a richiedere un'ispezione ministeriale. Stessa richiesta è fatta da alcuni consiglieri comunali di minoranza e maggioranza;
il 20 novembre 2001 si svolge un pubblico dibattito, con la presenza del sottosegretario onorevole Vittorio Sgarbi (che aveva precedentemente fatto un sopralluogo), del Soprintendente per i beni e le attività culturali della regione Elio Garzillo e del progettista architetto Marco Dezzi Bardeschi. In questo contesto il sottosegretario propone la rimozione delle «orripilanti volte» della copertura, lasciando intendere, invece, la disponibilità ad accettarne la sottostante muratura poiché è ormai costruita;
il 29 novembre 2001 gli uffici comunali competenti in materia urbanistica documentano alla Regione Emilia-Romagna e al Ministero delle infrastrutture, le difformità dell'intervento rispetto alle norme del piano regolatore nonché le omissioni procedurali da parte della Soprintendenza. Nella relazione si afferma esplicitamente che «le opere in corso di realizzazione in Piacenza, Bastione di Porta Borghetto, sono in contrasto con quanto previsto dal Prg vigente... ed inoltre le opere realizzate sono in contrasto con l'articolo 36 legge regionale n. 47 del 7 dicembre 1978 e successive modificazioni poiché sono state alterate le quote delle coperture oltre ad aver apportato modificazioni volumetriche»;
il 19 dicembre 2001 il Ministero delle infrastrutture e dei trasporti chiede alla Regione Emilia-Romagna di riferire in merito ai lavori in corso di realizzazione sul Bastione di porta Borghetto per i quali il Comune ha rilevato difformità dalle prescrizioni del Piano Regolatore;
alla luce di quanto esposto, l'interrogante rileva che non risulta si sia adempiuto alle prescrizioni del decreto-legge n. 490 del 1999, articolo 46 (Restauro dei beni dello Stato in uso ad altra amministrazione) e articolo 29 (Vigilanza sui beni culturali), secondo il quale l'approvazione del progetto e la vigilanza sui lavori è di competenza del Ministero per i beni culturali che deve trasmettere il progetto al Comune e comunicare allo stesso l'inizio dei lavori. Inoltre: quando i lavori sono in contrasto con lo strumento urbanistico locale (Prg), non sussistendo alcun autonomo potere di deroga da parte dello Stato sugli strumenti urbanistici comunali, siano attivate le procedure già stabilite dal decreto del Presidente della Repubblica n. 616 del 24 luglio 1977, modificato dal decreto del Presidente della Repubblica 383 del 18 aprile 1994 secondo il quale (articolo 2) «l'accertamento della conformità alle prescrizioni delle norme e dei piani urbanistici ed edilizi...è fatto dallo Stato di intesa con la Regione interessata, entro sessanta giorni dalla richiesta da parte dell'amministrazione statale competente»;
relativamente al fatto che si dovessero attivare tali procedure si consideri come il Prg in vigore all'epoca della progettazione prevedeva che una parte degli edifici presenti sul Bastione di Borghetto, precisamente individuata, in caso d'intervento fosse assoggettata a restauro scientifico secondo le modalità comprese nell'articolo 31, comma c) della legge 457 del 1978 e successive modificazioni e integrazioni, mentre la rimanente parte di volumi, identificata con specifica simbologia grafica, dovesse demolirsi;
in evidente difformità con previsioni e disposizioni di Prg l'intervento in corso di realizzazione ha demolito alcune delle componenti edificate per le quali era previsto il restauro scientifico ed ha ricostruito, variando quote e sagome, alcuni dei volumi per i quali era prevista la demolizione;
infine l'interrogante rileva che è stata tradita la finalità per la quale era stato erogato il finanziamento stanziato dalla
ciò è in evidente difformità con i criteri che definiscono il recupero e la conservazione -:
se non ritenga di verificare la correttezza della procedura per l'approvazione del progetto in base alle disposizioni vigenti;
se non ritenga di accertare, tramite ispezione ministeriale, la corretta applicazione dei princìpi del restauro monumentale contenuta nel richiamato testo del decreto-legge 490 del 1999;
quali misure intenda adottare qualora siano accertate violazioni di legge relativamente all'intervento in oggetto.
(4-02364)