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firme di lavoratrici e di lavoratori che si dichiarano contrari all'accordo; che chiedono di indire un referendum sullo stesso; che reclamano nuove regole di democrazia sindacale;
che ha inciso pesantemente sui conti economici delle aziende stesse, e senza alcun vantaggio reale per l'INPS;
l'accordo contrattuale dei metalmeccanici è stato firmato con le organizzazioni sindacali che rappresentano la minoranza degli iscritti della categoria;
la riuscita dello sciopero e la straordinaria manifestazione del 16 novembre 2001 indicano la volontà della maggioranza dei lavoratori di rifiutare quell'accordo;
sono state consegnate al ministero del lavoro e delle politiche sociali 351 mila
quelle firme rappresentano la stragrande maggioranza del numero di coloro che hanno votato la piattaforma iniziale per il contratto;
se dovesse proseguire l'attuale situazione, si corre il rischio di arrivare alla prossima vertenza contrattuale sulla base di diverse piattaforme -:
se il Ministro interrogato non ritenga necessaria ed urgente la convocazione ufficiale delle parti presso il ministero del lavoro e delle politiche sociali e se non ritenga necessario favorire la determinazione anche per legge di nuove regole certe di rappresentanza e democrazia sindacale.
(3-00452)
in data 15 novembre 2001, la rappresentanza sindacale unitaria della «Sasib Ricciarelli Srl» di Pistoia, appartenenti al gruppo finanziario Cir, unitamente ai sindacati territoriali, aveva indetto, secondo le norme contrattuali, una assemblea all'interno dello stabilimento alla quale erano stati invitati il sindaco di Pistoia e il Presidente della provincia;
l'assemblea era stata organizzata per un confronto sulle prospettive occupazionali derivanti dalla decisione annunciata dall'azienda di messa in mobilità di 60 lavoratori dei 146 attuali dipendenti per crisi di mercato, calo di commesse ed esuberi strutturali del personale rispetto alla produzione;
la direzione aziendale ha negato l'accesso ai locali dello stabilimento ai rappresentanti delle istituzioni locali;
nel 1999 l'azienda si è aggiudicata un bando per l'acquisto di un'area, beneficiando di uno sconto del 30 per cento sull'acquisto del terreno dove ha realizzato il nuovo stabilimento, stabilito dal comune di Pistoia nel quadro di un Regolamento per lo sviluppo delle attività produttive riservato ad aziende in possesso di determinati requisiti tra i quali vi era quello della presentazione di un piano occupazione, certificato da Confindustria e organizzazioni sindacali, che determinasse un aumento della forza occupazionale assunta a tempo indeterminato;
in base a tali norme, l'azienda presentò un piano di sviluppo aziendale che prevedeva la creazione di 22 nuovi posti di lavoro (pari ad un aumento del 15,5 per cento dell'organico) in un periodo di 10 anni dalla pubblicazione dell'avviso del bando di gara, garantititi, nella loro totalità, da contratti a tempo indeterminato;
tale vertenza è caratterizzata da un clima di tensione derivante dall'atteggiamento di chiusura e di disprezzo delle relazioni con le rappresentanze dei lavoratori e dei sindacati e dal comprensibile e legittimo stato di ansia e di preoccupazione esistente tra i lavoratori e nella comunità pistoiese -:
quali iniziative intenda assumere per stigmatizzare l'inaccettabile comportamento dell'azienda che si configura come lesivo delle prerogative di coloro che sono investiti di una responsabilità pubblica e comunque rappresenta una grave ed inaccettabile limitazione del libero confronto democratico all'interno dell'impresa, per di più, nella fattispecie, beneficiaria di agevolazioni dalla parte pubblica;
quali iniziative intenda assumere per organizzare al più presto un tavolo di confronto al Ministero del lavoro che riunisca le parti per individuare una possibile soluzione alla vertenza tale da salvaguardare i livelli occupazionali esistenti e, in questo modo, far rispettare gli impegni assunti dall'azienda sull'aumento dell'organico.
(4-01425)
la legge n. 833 del 1978, all'articolo 36, trasferiva gratuitamente alle regioni ed ai comuni gli stabilimenti termali con relative pertinenze già di proprietà dell'INPS;
tale trasferimento intendeva evitare, nel quadro del rassetto della materia sanitaria, la gestione diretta di detti stabilimenti da parte dell'INPS, i cui costi peraltro risultavano esorbitanti ed ingiustificati, anche per la obsolescenza dei beni patrimoniali e strumentali;
tale trasferimento previsto dalla legge non fu mai perfezionato, in quanto la vetustà delle strutture avrebbe richiesto da parte degli enti locali investimenti non possibili;
con la legge n. 412 del 1991, articolo 15, il patrimonio costituito dai n. 5 stabilimenti (Terme Tommasini di Salsomaggiore, Terme Barduzzi di San Giuliano, Terme della Fratta di Bertinoro, Terme Dei Lavoratori di Viterbo, Terme Pietro d'Abano di Battaglia Terme) venne riacquisito alla proprietà dell'INPS, che nel frattempo aveva proseguito la propria gestione diretta con notevole dispendio di risorse, che pesava per circa 80 miliardi di lire l'anno nei conti economici dello stesso istituto;
il 5 aprile 1992 l'allora Commissario Straordinario dell'INPS Mario Colombo, dispose la chiusura unilaterale di tutti e cinque gli stabilimenti, che rappresentavano e rappresentano elemento fondamentale nell'economia dei rispettivi territori, e ciò per evitare gli inutili sprechi che vedevano molto più competitive le strutture private in convenzione, che costavano ben dodici volte meno di quanto sostenuto dall'istituto, il quale peraltro erogava servizi molto più scadenti;
a seguito delle pressanti richieste degli enti locali e delle organizzazioni sindacali, l'INPS promulgò un bando ad evidenza pubblica, che portò all'affidamento in gestione provvisoria di quattro delle cinque strutture a società private e privato-pubbliche, mentre le terme dei lavoratori di Viterbo furono mai affidate;
che dopo un anno di esperienza le terme Pietro d'Abano di Battaglia Terme furono restituite dai privati all'INPS per l'eccessiva onerosità del rapporto mentre, nonostante questo, brillanti risultati furono conseguiti dalle Terme di San Giuliano, dalle Terme Tommasini di Salsomaggiore e dalle Terme della Fratta di Bertinoro che conobbero dal 10 giugno 1994 una stagione di rilancio nonostante la grave crisi nazionale del settore;
che il 31 dicembre 1998 arrivò a scadenza l'affidamento temporaneo ai privati e privato-pubblici senza che l'INPS avesse maturato una soluzione in grado di delineare un progetto strategico in grado di contribuire al rilancio dell'economia e dell'occupazione delle realtà di che trattasi;
che le società di gestione, che nel frattempo hanno creato dal nulla circa duecento nuovi posti di lavoro senza alcun onere a carico del bilancio dello Stato, ottennero una proroga dell'affidamento fino al 31 dicembre 1999;
che nel luglio 1999 l'INPS costituì la Geti spa, dallo stesso, istituto controllata al 100 per cento, con lo scopo di riprendere la gestione diretta degli stabilimenti, e per giunta nominando negli organi societari consiglieri di amministrazione dell'INPS, nonostante la direttiva del Ministro del lavoro, che vietava esplicitamente tale eventualità;
la Geti spa, non disponendo né di risorse economiche per effettuare gli investimenti richiesti né del know-how necessario, affidò alle stesse Società di gestione le aziende fino al 31 dicembre 1999, pretendendo un corrispettivo esorbitante
le società di gestione accettarono tale proroga unicamente per salvaguardare i duecento posti di lavoro e non vanificare la bontà del lavoro svolto dal 1994;
il Parlamento, con la legge n. 323 del 2000 e del 24 ottobre 2000 all'articolo 5, comma 4, approvata all'unanimità dei voti ha disposto il trasferimento a titolo gratuito di detti stabilimenti alle regioni ed ai comuni, senza alcun onere aggiuntivo a carico dello Stato, e ciò per favorire il rilancio degli stessi, dell'occupazione e dell'economia territoriale, con le modalità previste dalla legge n. 59 del 1997, articolo 22;
che le regioni Toscana, Veneto, Lazio, Emilia Romagna e di comuni di San Giuliano Terme, Battaglia Terme, Viterbo, Salsomaggiore, Bertinoro hanno redatto ed approvato i piani di rilancio prescritti dalla legge ai fini del trasferimento, approvandoli nei rispettivi organi collegiali e trasmettendoli ai Ministeri dell'economia e delle finanze e del lavoro e politiche sociali;
i Ministeri suddetti, esaminati i piani e dopo aver raccolto gli ulteriori chiarimenti, hanno emanato i relativi Decreti Ministeriali assunti di concerto e pubblicati dalla Gazzetta Ufficiale del 27 ottobre 2001, con i quali la piena proprietà degli stabilimenti ed ogni relativa pertinenza sono stati trasferiti a titolo gratuito a regioni e comuni;
l'INPS, nonostante le ripetute richieste delle regioni e dei comuni, non ha ancora provveduto alla messa in liquidazione della Geti spa, dallo stesso istituto interamente posseduta, che oltre a non aver mai svolto alcuna attività, rappresenta, ad avviso degli interroganti, un inutile dispendio di risorse, oltre a non consentire la piena godibilità dei beni trasferiti in quanto, sia pure in presenza dell'iter legislativo della legge n. 323 del 2000, l'INPS aveva conferito alla stessa Geti spa un diritto di usufrutto novennale -:
poiché il 31 dicembre 2001 e Società che attualmente gestiscono le Terme di San Giuliano, le Terme Tommasini di Salsomaggiore, le Terme della Fratta di Bertinoro, in assenza di un definitivo trasferimento a regioni e comuni, si vedranno costrette a cessare l'attività con il conseguente licenziamento di circa duecento lavoratori e l'inevitabile negativo contraccolpo sulle economie territoriali;
gli interroganti ritengono altresì che l'unica funzione fino ad oggi svolta dalla Geti spa sia stata quella di distribuire emolumenti aggiuntivi ai consiglieri di amministrazione INPS nominati all'interno dei suoi Organi, nonché l'affidamento di consulenze e progetti sui quali anche la Corte dei conti ha sollevato più volte notevoli contestazioni e perplessità -:
quali provvedimenti intendano assumere affinché l'INPS, a seguito del trasferimento degli stabilimenti alle regioni e ai comuni, ponga in liquidazione la Geti spa, consentendo l'attuazione di una legge unanimemente votata dal Parlamento, in grado di consentire l'effettivo rilancio delle realtà di che trattasi.
(4-01426)