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PRESIDENTE. Dichiaro aperta la discussione congiunta sulle linee generali.
Ha facoltà di parlare il deputato questore, onorevole Colucci.
FRANCESCO COLUCCI, Questore. Signor Presidente, onorevoli colleghi, la presente relazione riprende ed integra quella che accompagna i documenti del progetto di bilancio per l'anno 2001. Nel presentare questo progetto di bilancio, con l'allegato bilancio triennale 2001-2003, il Collegio dei Questori ha inteso aggiornare il progetto di bilancio deliberato dagli organi collegiali uscenti nella scorsa legislatura, precisamente nella riunione dell'Ufficio di Presidenza del 5 aprile 2001.
Alla luce degli andamenti finanziari dell'anno in corso e degli oneri conseguenti all'attuazione delle deliberazioni assunte, sempre in data 5 aprile 2001, da parte dello stesso Ufficio di Presidenza uscente, si rendeva necessaria una reintegrazione, per l'intero triennio 2001-2003, dei fondi di riserva, scesi ad un livello assai modesto. Tale livello si palesava senz'altro insufficiente a far fronte alle necessità della gestione nello scorcio finale dell'esercizio, come anche, a maggior ragione, all'esigenza di disporre di risorse in grado di consentire un'efficace programmazione delle azioni che questo collegio ha già cominciato ad avviare, ma che si ripromette di sviluppare ulteriormente, al fine di migliorare la condizione del parlamentare e la visibilità della sua complessiva attività politica di fronte alla pubblica opinione.
In tale spirito, su proposta del Collegio al Presidente della Camera, è stata, quindi, rappresentata al Ministero dell'economia e delle finanze l'esigenza di integrare di 25 miliardi l'importo della dotazione per l'anno in corso e di aumentarla, altresì, per il 2002 ed il 2003, nella misura di 50 miliardi per ciascun esercizio. Una volta recepite tali indicazioni nei documenti del bilancio dello Stato, è stato, quindi, possibile procedere ad una manovra di assestamento dell'originario progetto di bilancio, il che spiega anche il motivo per cui la discussione sul bilancio interno avviene, pressoché, alla vigilia della chiusura dell'esercizio finanziario. Il collegio dei questori ritiene, peraltro, doveroso assumere in questa sede l'impegno, per quanto di sua competenza, affinché in futuro la discussione sul bilancio preventivo e sul rendiconto avvenga entro i tempi stabiliti dal regolamento.
Considerato anche il momento assai avanzato dell'esercizio 2001, con la presente manovra non si sono, quindi, toccate le scelte fondamentali operate nella passata legislatura, limitandosi, come detto, a creare le condizioni finanziarie per la gestione della parte finale dell'esercizio 2001 e per l'avvio, negli anni successivi al 2001, di alcune importanti progetti sui quali avrò occasione di soffermarmi più avanti.
Ciò si è ottenuto attraverso la rideterminazione delle dotazioni per quanto attiene alle previsioni degli anni 2002 e 2003 del bilancio triennale e con l'assegnazione all'esercizio 2001 di una quota maggiore di economia, accompagnata da una pari riduzione delle assegnazioni di economie nel biennio successivo.
Quanto ai dati finanziari del progetto di bilancio 2001, per grandi aggregati, essi possono essere così sintetizzati. Nel loro complesso, le entrate e le spese effettive, vale a dire al netto delle partite di giro, rispetto al 2000, aumentano del 4,04 per cento. La dotazione cresce di 14,07 punti percentuali, cifra che, peraltro, si attesterà al 16,06 per cento, per effetto dell'integrazione di 25 miliardi, richiesta per l'esercizio, in ragione del minor apporto delle disponibili economie di esercizi precedenti. Le spese di parte capitale crescono invece del 9,68 per cento, in conseguenza, in particolare, degli investimenti per la manutenzione straordinaria dei fabbricati e degli impianti, e per l'acquisto di impianti di sicurezza. Il comparto delle spese correnti cresce invece del 3,79 per cento. Tale trend risente degli effetti del cambio di legislatura, per gli assegni vitalizi, oltreché della spesa per il personale in servizio ed in quiescenza, nonché dell'incremento di spesa per l'acquisto di beni e servizi, riferibile principalmente al potenziamento degli interventi di manutenzione ordinaria, agli oneri derivanti dai servizi relativi a personale non dipendente che effettua prestazioni per la Camera, al rafforzamento dei servizi accessori, alle
locazioni ed alle iniziative di comunicazione e di informazione. Il fondo di riserva di parte corrente ammonta a lire 14.102 milioni, mentre quello per interventi straordinari, di parte capitale, è pari a lire 3.800 milioni, risorse finanziarie adeguate alle esigenze della gestione dello scorcio finale dell'anno.
Nel biennio 2002-2003, considerato nel bilancio pluriennale, il fondo di riserva di parte corrente ammonta a lire 30.080 milioni per ciascun esercizio. Risultano, altresì, accantonati 5 mila milioni per ciascun anno, sia nel fondo di riserva per spese impreviste di parte capitale, sia nel fondo di riserva per interventi di carattere straordinario, importi che, nel loro complesso, mirano a garantire spazi per la copertura dei programmi del prossimo futuro. Si prevede che nello stesso biennio le entrate e le spese aumentino del 2,58 per cento nel 2002 e del 2,18 per cento nel 2003. In tale quadro la dotazione si attesterà, rispettivamente, a lire 1.518 mila milioni e a lire 1.578 mila milioni.
In relazione alla situazione che si determinò nella scorsa legislatura per quanto concerne gli ordini del giorno accolti ed approvati dal Collegio dei Questori, si dà conto dello stato di attuazione riguardante la precedente discussione del bilancio.
Sull'ordine del giorno Volonté ed altri n. 9/doc. VIII, n. 9/1, accolto dal Collegio, che impegnava l'Ufficio di Presidenza a valutare le forme di pubblicità dell'attività amministrativa della Camera dei deputati, nell'ambito della riforma del regolamento di amministrazione e contabilità, questo ha avuto nel corso del 2001 ampia attuazione. Con la riforma del regolamento di amministrazione e contabilità, approvata dall'Ufficio di Presidenza con delibera del 5 aprile 2001, sono state espressamente regolate le forme di pubblicità per i lavori di importo più rilevante. Oltre a quanto specificatamente previsto nel regolamento di amministrazione e contabilità, l'amministrazione ha provveduto a dare pubblicità, nel sito Internet, alla voce «Licitazioni», alle licitazioni private concernenti l'acquisizione di beni e servizi, che si svolgono mediante avviso pubblico su quotidiani nazionali. È stato altresì inserito nel sito «Regolamento dei servizi e del personale» il regolamento per l'ammissione del pubblico alla biblioteca.
Si ricorda infine che la Camera dei deputati, unico organismo costituzionale, pubblica sul sito il bilancio interno della Camera stessa. Sul sito è altresì disponibile la relazione sullo stato dell'amministrazione. Inoltre, anche nel concorso per l'ammissione di 130 commessi parlamentari, si è fatto ampio uso di strumenti tecnologici.
Per quanto riguarda l'ordine del giorno Cutrufo ed altri n. 9/doc. VIII, n. 9/2, accolto dal Collegio, che impegnava l'Ufficio di Presidenza a disporre, su proposta degli uffici di presidenza delle Commissioni, la pubblicità - anche attraverso Internet - delle sedute di maggior rilievo delle Commissioni stesse, l'istruzione tecnica, in fase avanzata, ha evidenziato difficoltà tecniche e finanziarie che dovranno essere adeguatamente valutate.
In relazione all'ordine del giorno Teresio Delfino ed altri n. 9/doc. VIII, n. 9/4, accolto dal Collegio, che impegnava l'Ufficio di Presidenza ad assumere ogni tempestiva, opportuna iniziativa, al fine di assicurare alla Camera dei deputati collegamenti on-line sulle entrate fiscali, nonché a realizzare il collegamento telematico, al fine di avere la piena disponibilità dei risultati sulle dichiarazioni dei redditi e sull'elaborazione, garantendo l'anonimato dei dati, ricordo che nella fase finale della precedente legislatura, a seguito di un'intesa intercorsa tra il Ministero delle finanze e l'omonima Commissione, è stata avviata una più puntuale trasmissione con cadenza bimestrale dei documenti cartacei relativi al gettito delle entrate tributarie erariali. Nell'attuale legislatura la Commissione finanze ha ribadito al Governo la validità dell'iniziativa in questione.
L'ordine del giorno Michielon n. 9/doc. VIII, n. 9/5, accolto dal Collegio, ha impegnato l'Ufficio di Presidenza a verificare i numeri dei personal computer che hanno avuto necessità di interventi e di manutenzione, e le ragioni per le quali si sono
verificati guasti; ad avviare un corso rivolto ai parlamentari, mirato a poter sfruttare al meglio i servizi informatici offerti dalla Camera dei deputati; ad attivare, entro la prossima legislatura - cioè questa - un meccanismo di comunicazione interna alla Camera dei deputati attraverso l'esclusivo utilizzo della posta elettronica, in modo da eliminare la duplicazione delle convocazioni ed abbattere i relativi costi. A riguardo sottolineo che si è provveduto ad eliminare, di volta in volta, gli inconvenienti denunciati. Per le altre questioni poste dall'ordine del giorno, talune possono considerarsi superate, altre sono in fase di superamento nell'ambito di un più ampio progetto già approvato e che si svilupperà attraverso le singole deliberazioni del Collegio.
Per la parte che riguarda la richiesta di impiegare, quale esclusivo strumento di comunicazione interna, il sistema di posta elettronica, va osservato come ciò potrà essere previsto solo a seguito della prossima introduzione del PKI che, tra le altre cose, renderà certa e sicura la trasmissione telematica delle comunicazioni, consentendo di fornire servizi di firma digitale e di cifratura-decifratura ai deputati, oltre che al personale della Camera.
L'ordine del giorno Pagliarini n. 9/doc. VIII, n. 9/6, del quale l'Assemblea ha approvato solo la parte del dispositivo accolta dai Questori, impegnava l'Ufficio di Presidenza a valutare se fosse possibile modificare i termini dei contratti e negoziare canoni d'affitto più convenienti per la Camera; a presentare all'Ufficio di Presidenza una memoria dettagliata sugli aspetti finanziari dei quattro contratti d'affitto con la società Milano 90. La questione dei contratti di locazione è stata la prima ad essere affrontata da questo Collegio, anche sulla base della documentazione acquisita nella passata legislatura. Abbiamo ritenuto, di intesa con il Presidente della Camera, di acquisire una consulenza legale affidata al professor Natalino Irti, ordinario di diritto civile presso l'università La Sapienza di Roma, facoltà di giurisprudenza, coadiuvato dal professor Massimo Confortini, ordinario di diritto privato presso l'università La Sapienza di Roma, facoltà di economia, sulla situazione attuale e le possibili iniziative.
Il parere è stato reso nei giorni scorsi ed il Collegio sta ora valutando le conseguenti iniziative, anche di carattere legale, che saranno sottoposte all'esame dell'Ufficio di Presidenza.
Desideriamo però assicurare che il Collegio, d'intesa con il Presidente della Camera e l'amministrazione, sta approfondendo con i legali il percorso più produttivo da intraprendere per meglio tutelare l'interesse della Camera con la massima trasparenza e concretezza.
Il Collegio intende dar conto dell'attuazione dell'ordine del giorno Guerra ed altri 9/doc., VIII n. 9/8, anche se presentato fuori termine, che impegnava l'Ufficio di Presidenza a definire, entro il 31 dicembre 2000, un piano volto ad assicurare ai gruppi parlamentari, anche tenendo conto delle particolari esigenze del gruppo misto, ed ai loro presidenti gli spazi necessari adeguatamente attrezzati all'espletamento delle loro funzioni istituzionali, garantendo, altresì, ai gruppi parlamentari risorse tecniche, professionali e finanziari, per corrispondere alle proprie attività istituzionali.
In coerenza con gli indirizzi tesi all'incremento ed alla riqualificazione degli spazi utilizzati dai deputati e dai diversi soggetti che svolgono la loro attività nelle sedi della Camera, la situazione dei gruppi parlamentari registra un apprezzabile miglioramento.
Inoltre, è stata avviata una progressiva opera di ammodernamento dell'impiantistica nel palazzo dei gruppi ed in altre sedi che maggiormente risentono della vetustà delle strutture dell'edificio.
Si ritiene, inoltre, opportuno dare conto, in questa sede, di talune altre questioni di rilievo poste nel corso del dibattito del 9-10 ottobre 2000 che, tuttavia, non sono state oggetto di specifici ordini del giorno.
Quanto alla revisione della struttura del bilancio, l'amministrazione ha dato luogo ad approfondimenti tuttora in corso, anche con l'ausilio di tecnici esterni, il cui
esito potrà tradursi in progressivi e mirati interventi di riforma, a partire dal prossimo progetto di bilancio in ordine all'inventariazione. Già nel corso del 2001 si procederà ad attivare le procedure per realizzare l'inventario generale dei beni della Camera, anche usufruendo di una consulenza per la individuazione e valutazione dei vari cespiti.
Vogliamo, infine, ricordare quanto ebbe a dichiarare, al termine della discussione in Assemblea del progetto di bilancio per il 2000, l'allora Presidente, onorevole Luciano Violante: egli sottolineò l'esigenza di cogliere il senso delle osservazioni formulate nel corso di quella discussione, ponendo mano ad una riforma del regolamento di amministrazione e contabilità, volta a fissare misure di garanzia di tipo preventivo quando vi sono impegni di spesa rilevante.
In relazione a questo indirizzo, l'Ufficio di Presidenza, il 5 aprile 2001, ha deliberato modifiche di quel regolamento volte a riconoscere, in capo al medesimo Ufficio di Presidenza, una specifica competenza per spese elevate, definite anche in base alla loro natura.
Nell'ambito di queste modifiche è stata, altresì, introdotta una innovativa disciplina della realizzazione dei lavori che recepisce, adattandole, le modifiche intervenute nella legislazione comunitaria e nazionale, con particolare riferimento alla legge quadro in materia di lavori pubblici e al relativo regolamento di attuazione.
Passando ora ad esaminare le linee di intervento di questo Collegio, va innanzitutto chiarito che la manovra di bilancio descritta all'inizio ha mirato, come già accennato, non solo a conseguire disponibilità finanziarie nell'immediato, tali da poter far fronte alle esigenze della gestione dello scorcio finale dell'esercizio in corso, ma anche a disporre, nei fondi di riserva degli anni successivi, di risorse ad un livello quantitativo in grado di garantire spazi per la copertura dei programmi del prossimo futuro; programmi che si incentrano sull'incremento di servizi ai deputati, con il fine, peraltro condiviso da tutti i membri dell'Ufficio di Presidenza, di migliorare le condizioni per l'attività del parlamentare e per la comunicazione della sua attività all'opinione pubblica.
In questa direzione si pongono le decisioni già adottate da questo collegio, di intesa con il Presidente della Camera, nei prossimi mesi della sua attività.
Il primo profilo attiene alla dotazione informatica dei deputati: agli inizi di questa legislatura, il collegio ha deciso di dar luogo ad una licitazione privata per la fornitura, alla luce delle richieste formulate dai deputati, di personal computer portatili e relativi accessori. La procedura di gara è in fase di espletamento ed auspichiamo che la fornitura possa essere effettuata entro la fine dell'anno.
Più di recente, il collegio ha inoltre deciso di dotare gli uffici assegnati ai deputati di postazioni informatiche fisse, con relativi servizi di supporto. Nell'ottica del potenziamento dei servizi ai deputati, è stato anche attivato il presidio sanitario per i palazzi Marini; il collegio, nel disporre il rinnovo della convenzione con l'ASL di Roma, per l'impiego di medici e di infermieri professionali presso palazzo Montecitorio, ha deliberato di istituire, mediante un'estensione della predetta convenzione, un presidio sanitario nell'indicato complesso immobiliare.
In tema di comunicazione all'esterno, va ricordato che il collegio ha autorizzato la prima fase di un progetto per la pubblicazione sul sito Internet della scheda dei deputati. Il progetto persegue l'obiettivo di arricchire sensibilmente l'attuale scheda personale dei deputati, dalla quale dovranno, in futuro, risultare gli incarichi assunti nella legislatura, nonché l'attività svolta alla Camera in termini di iniziativa legislativa e di altra natura, gli interventi in Assemblea, in Commissione e presso altri organismi.
Il Collegio ha poi approvato il piano degli interventi da effettuare o da completare durante la sospensione estiva dei lavori parlamentari. Con il piano si sono intese soddisfare le esigenze di manutenzione e funzionali, manifestatesi all'inizio della legislatura, in seguito all'insediamento dei nuovi organi ed uffici. Tra i
lavori maggiormente significativi, vogliamo ricordare la riqualificazione delle Commissioni difesa, politiche europee e bilancio, gli interventi di adeguamento del palazzo dei gruppi e gli interventi concernenti l'aula dell'Assemblea finalizzati ad accrescere la qualità dell'impianto acustico e di ripresa.
Infine, va sottolineato che nei primi mesi del prossimo anno sarà completata la nuova sede per le agenzie di stampa realizzata nella ex salone della Cit.
In materia di distribuzione degli spazi di palazzo Montecitorio, va poi segnalato che ragioni connesse al miglioramento della sicurezza del lavoro hanno consigliato di decongestionare il quinto piano di palazzo Montecitorio, con il decentramento di parte degli uffici che attualmente operano in quei piani in strutture più adeguate.
Il Collegio, come detto, ha dedicato particolare attenzione al potenziamento e alla razionalizzazione del settore informatico, per garantire, specie ai deputati, servizi qualificati, affidabili e sicuri, da attivare, di norma, dopo una sperimentazione da parte di campioni di utenti.
Tale obiettivo richiede che nel 2002 si consolidino le nuove tecnologie introdotte nel corso della XIII legislatura e siano acquisiti nuovi sistemi elaborativi centralizzati e nuovo software.
Tra le nuove iniziative deliberate, oltre a quelle già citate, vi è quella che consente ai singoli deputati e ai gruppi parlamentari di istituire archivi condivisi ad accesso riservato. Ciò rappresenta una delle attività del progetto della PKI che persegue due obiettivi: erogare servizi di firma digitale e cifratura/decifratura ai deputati ed al personale della Camera; costituire le infrastrutture di supporto della sicurezza informatica della Camera. È stata completata la prima fase del progetto, ed entro gennaio 2002, terminerà la sperimentazione delle funzionalità di firma digitale e di crittografia.
Si dà inoltre luogo ad un progetto pilota riguardante la comunicazione verso gli elettori tramite strumenti telematici: e-mail, sms e messaggi vocali.
Per facilitare l'utilizzo del computer, sarà attivato un progetto di dettatura automatica dei testi, mediante un prodotto analogo a quello utilizzato per la resocontazione dei lavori dell'Assemblea. Il Collegio sta valutando l'opportunità di un servizio di newsletter, che, attraverso posta elettronica, renda disponibile ogni giorno collegamenti ai principali atti parlamentari in versione elettronica (ordini del giorno, resoconto stenografico dell'Assemblea, bollettino delle Commissioni, e così via). Il Collegio ha altresì deliberato di razionalizzare i servizi su Internet o su CD-rom, con l'obiettivo di uniformare, senza costi aggiuntivi, lo standard delle banche dati. I gruppi, che ora accedono solo alle Gazzette ufficiali on-line, potranno consultare le banche dati, Il Sole 24 Ore e servizi Ancitel; i deputati, che già accedono a queste ultime banche dati, potranno, invece, consultare le Gazzette ufficiali on-line.
Infine, saranno aumentati gli accessi per la consultazione on-line delle opere della De Agostini professionale (Leggi e codici d'Italia) per le esigenze di deputati, gruppi e amministrazione. In tempi assai ravvicinati saranno, inoltre, portate a realizzazione iniziative in settori di indubbia rilevanza per la vita quotidiana dei deputati, concernenti la razionalizzazione e l'implementazione dell'ufficio viaggi e dei servizi di banca e di ristorazione, anche attraverso una ridefinizione degli spazi a disposizione di tali strutture.
Per quanto concerne le Commissioni parlamentari, si procederà ad una razionalizzazione e ad un assestamento degli spazi a loro disposizione, perseguendo, nel contempo, anche l'obiettivo di introdurre forme di pubblicità più avanzate (ad esempio, attraverso la diffusione via Internet dei lavori delle Commissioni medesime). Nel prossimo futuro, sarà possibile dare maggiore impulso e sviluppo ad iniziative, da intraprendere anche con l'intesa del Senato della Repubblica, per assicurare sia una migliore visibilità dell'istituto parlamentare nel suo complesso di fronte all'opinione pubblica, sia una maggiore razionalizzazione delle strutture già esistenti.
Viene qui inoltre alla mente il progetto di creazione di un unico grande centro bibliotecario in comune tra i due rami del Parlamento, di cui il nostro Presidente si è fatto carico presso il Presidente del Senato. Tale progetto, tecnicamente realizzabile in considerazione della contiguità delle sedi, consentirebbe di evitare la duplicazione di strutture tra Camera e Senato, costituendo, nel contempo, un centro in grado di rappresentare un fondamentale punto di riferimento unitario, utile sia per il necessario supporto all'attività parlamentare, sia per lo sviluppo della conoscenza che di quest'attività può avere ogni cittadino. Né può essere sottaciuta l'esigenza di valutare con attenzione un lavoro, del resto già positivamente e significativamente portato avanti dopo i fatti dell'11 settembre 2001, e che ha già comportato riflessi finanziari sul presente esercizio, anche in ragione della centralità, non da ora riconosciuta, da comparto, di tutti i possibili miglioramenti attinenti alle procedure e alle strutture di sicurezza, un tema la cui rilevanza e la cui delicatezza non sfuggono a nessuno.
Infine, onorevoli colleghi, mi sia consentito rivolgere, a nome del Collegio dei questori, un sentito ringraziamento al Segretario generale, ai Vice Segretari generali, ai capi servizio, agli uffici ed al personale tutto dell'amministrazione, per l'impegno che costantemente profondono per il buon andamento dei lavori dell'istituzione parlamentare. Il Collegio è ora attento al contributo che i colleghi ed i gruppi vorranno dare, nel corso del dibattito che seguirà, al fine di poter orientare ancora di più il nostro lavoro alle esigenze dei colleghi e dell'istituzione parlamentare (Applausi).
PRESIDENTE. Ringrazio l'onorevole questore per la relazione svolta.
È iscritto a parlare l'onorevole Gerardo Bianco. Ne ha facoltà.
GERARDO BIANCO. Signor Presidente, onorevoli questori, sono stato sempre convinto dell'importanza di questo appuntamento.
Durante la mia, ahimè, lunga vita parlamentare ho spesso sollecitato i colleghi, anche quando ricoprivo la funzione di capogruppo, ad intervenire in queste occasioni rilevanti non solo per esaminare la struttura, l'organizzazione dei lavori e lo sforzo compiuto per dotare i parlamentari e l'istituzione di robusti strumenti operativi, ma anche per compiere, dal punto di vista politico, un esame di coscienza sull'andamento dei lavori parlamentari e per interrogarsi sul clima, sull'atmosfera che regola la vita parlamentare.
Signor Presidente, devo darle atto di aver sottolineato, con la sua presenza, l'importanza di quest'occasione anche se, ahimè, non mi sembra che tale consapevolezza sia diffusa tra i nostri colleghi e tra i gruppi parlamentari. Tuttavia - lo ripeto - la sua presenza è la dimostrazione del rilievo che la stessa conferisce a quest'occasione.
Spero si comprenda - la speranza non può mai morire - che tale appuntamento può consentire anche ciò che definirei un esame di coscienza della vita del Parlamento e della nostra Camera dei deputati. La relazione presentata dal collega Colucci è eccellente, proiettata, con serietà di dati, nel futuro e punta a dotare il nostro Parlamento, la nostra Camera dei deputati, di strumenti sempre più adeguati. Sotto certi aspetti, è la ripresa, con un nuovo slancio, di un antico impegno del questore Colucci; abbiamo collaborato, in tempi passati e in quell'occasione si operò con lo stesso entusiasmo - si vede che gli anni non ne spengono lo slancio - gettando le basi di questo processo positivo.
Oggi, indubbiamente, il Parlamento è ben diverso da quello che abbiamo conosciuto, signor Presidente, quando eravamo nel sottoscala e dovevamo utilizzare i telefoni esterni perché non disponevano di strutture all'interno. I nostri giovani parlamentari queste cose non le sanno: eravamo nel sottoscala, al pianterreno. Per merito anche dell'opera di Colucci e per l'azione svolta dalle varie attività, questo processo si avviò. Oggi, tale processo viene
portato avanti dai suoi collaboratori, dai due questori che voglio ringraziare in questa sede.
La relazione è proiettata nel futuro in modo molto positivo. Ho apprezzato, in maniera particolare, per esempio, l'ultimo richiamo, quello di unificare i punti di documentazione tra la Camera ed il Senato. Mi pare una proposta di grandissimo interesse che può dotare, non solo i parlamentari, ma anche i cittadini di una conoscenza diretta e rilevante dell'attività politico-parlamentare (una richiesta sempre più frequente). Prendo atto dell'impegno serio, positivo, di dotare i parlamentari di strumenti sempre più adeguati, come la fornitura di un computer.
Non voglio, tuttavia, entrare nel merito di questi problemi, perché condivido la relazione presentata da lei, onorevole Colucci, e dagli altri due questori. Credo che, sugli aspetti di carattere tecnico, forse potremmo solo ribadire qualche punto.
La questione che, in pochi minuti, signor Presidente, vorrei porre è, invece, quella del clima, dell'atmosfera. I predetti strumenti - essere dotati di computer, avere a disposizione, ormai, stanze ben attrezzate e telefoni che ci consentono di collegarci con l'esterno - sono tutti di tipo materiale e rischiano di costituire un'apparecchiatura pressoché inutile se non si crea un clima politico parlamentare che consenta, veramente, l'apertura di un dialogo.
Mi sono spesso domandato, in questi mesi, quale clima sia andato creandosi; quale atmosfera si sia determinata tra maggioranza e minoranza per costruire qualcosa di positivo. Mi sono interrogato per cercare di capire se tutte le parti fossero realmente animate da una volontà dialogica e volessero tentare di comprendersi reciprocamente. Da questo punto di vista, debbo dire, però, signor Presidente, che malgrado i suoi sforzi di determinare un processo di colloquio e di dialogo reale, tale dialogo in questa Camera non si è realizzato; a riprova di ciò, vi è un'intervista ad uno dei presidenti di gruppo della maggioranza che ho conservato perché mi ha colpito. Dopo alcuni mesi di battaglie su temi rilevanti trattati in quest'aula - che non occorre certo ricordare perché tutti li conosciamo - dopo tutto l'impegno che i colleghi della minoranza hanno profuso per argomentare la necessità di correzioni agli orientamenti presi dalla maggioranza (impegno serio ed argomentato), il capogruppo della maggioranza in parola ha risposto in questi termini: «Nessuna disponibilità quindi al confronto. Il vero problema della legislatura è che il centrosinistra è veramente diviso e non riesce quindi a produrre un momento propositivo. Nessuna disponibilità quindi al confronto sulle cose sulle quali noi ribadiamo invece il nostro consenso».
Ebbene, credo che questo atteggiamento - come dire? - di incapacità a comprendere posizioni che pure sono state argomentate celi una sorta di «fine di non ricevere» e rappresenti una manifestazione di quella tendenza, molto presente all'interno della maggioranza, di «scomunicare», di ritenere le argomentazioni dell'opposizione assolutamente inaccettabili per principio. Questo è un aspetto che altera moltissimo la dialettica parlamentare.
Qualche giorno fa, signor Presidente, con una citazione elegante, il ministro Martino ha evocato Aristotele a conclusione del suo intervento. Nonostante questo sia un momento particolare, vorrei leggere, a proposito di come si dovrebbe dialogare, una pagina di Platone tratta da un celebre dialogo: Gorgia; non leggerò, ovviamente, l'intera pagina, ma soltanto un punto che, a mio avviso, potrebbe essere utile, per esempio, all'onorevole Vito, per prendere atto di come si dovrebbe dialogare all'interno della nostra Assemblea. Dice Socrate nel dialogo citato: «Io sono uno che con piacere mi lascio confutare se non dico la verità, che con piacere confuto se altri non dice il vero e che senza dubbio accetto di essere confutato con un piacere non minore di quello che provo confutando; infatti ritengo l'essere confutato come un maggior beneficio, tanto maggiore quanto è meglio essere liberati dal male più grande che liberarne altri».
Ecco, questo è l'invito che desidero rivolgere. Abbiamo gli strumenti che i questori - tutti li ringrazio - ci metteranno a disposizione; c'è il suo impegno a dare ulteriore slancio all'attività organizzativa della nostra Assemblea; i deputati dispongono oggi, indubbiamente, come ho già detto, di strumenti che ieri non avevano; abbiamo ogni cosa che serve a colloquiare con l'esterno e ad avere le informazioni di cui abbiamo bisogno. Tuttavia - e se fossimo stati qui presenti, l'occasione sarebbe stata ancora più proficua - forse un passo avanti per far sì che questa Assemblea non sia l'Assemblea dei sordi che non ascoltano e di coloro che parlano sapendo di non essere ascoltati cambierebbe il clima. Non si tratta di cedere una posizione o l'altra. Si tratta, però, di vincere su un punto: si deve colloquiare per cercare il giusto e non per vincere.
Quando una posizione viene sostenuta in termini discorsivi per vincere comunque, vi è un elemento di ingiustizia che prima o poi determina la squalificazione dell'Assemblea. In questo momento particolare, noi qui abbiamo un problema delicato. Ognuno ha le proprie posizioni, ma quell'unità che si invoca, signor Presidente, non nasce dal fatto che tutti quanti stanno insieme; l'unità vera nasce dal fatto che si sappia dialogare, perché con la capacità di dialogo si possono trovare le soluzioni giuste. In questo momento particolare, in cui altre preoccupazioni incombono nelle nostre menti, in cui si stanno vivendo ore drammatiche, non solo nel nostro paese ma in tutto il mondo, credo che la forza dei Parlamenti, espressione del sentimento popolare, stia proprio in questa capacità di saper cercare il giusto attraverso il dialogo.
Grazie a lei, onorevole Colucci, grazie, signori questori, per il contributo che state dando per rafforzare questa nostra struttura. È importante guardare avanti, avere gli strumenti della new economy a disposizione, avere gli strumenti che voi ci fornite, ma credo che sia molto importante se i colleghi parteciperanno in maniera più attenta alla vita del Parlamento, comprendendo che è nel dialogo la forza del Parlamento stesso. Il Parlamento non è un luogo di cause, non è un luogo per collegi difensivi di una tesi, ma è il luogo della grande integrazione che nasce dal colloquio reciproco e dalla capacità di saper dire - ripeto le parole di Platone - il vero e il giusto (Applausi dei deputati dei gruppi della Margherita, DL-l'Ulivo e dei Democratici di sinistra-l'Ulivo).
PRESIDENTE. È iscritto a parlare l'onorevole Patria. Ne ha facoltà.
RENZO PATRIA. Signor Presidente, anche io intendo ringraziare il Collegio dei questori per l'esauriente relazione che ha presentato. Al mio già presidente Gerardo Bianco devo dire che ero convinto che il dibattito fosse solo sugli atti di bilancio, ma mi pare di comprendere che il suo intervento, in qualche modo, abbia inteso estenderlo. Credo che ci saranno sedi politiche idonee per raccogliere anche la sua provocazione e il suo stimolo. Torno quindi all'argomento all'ordine del giorno.
Il bilancio 2001 è un bilancio di raccordo tra la XIV e la XIII legislatura - come è stato ricordato - e, pertanto, il ritardo con il quale oggi è in Assemblea è giustificato. Intendo, peraltro, apprezzare da subito l'impegno - ribadito qui dal questore Colucci - manifestato dal nuovo Collegio dei questori, che, alla pagina 6 della propria relazione, afferma che per gli anni a venire intende essere rispettoso del termine regolamentare previsto. Il bilancio 2001 rappresenta pertanto un ponte verso il futuro. Esso è già, rispetto ai miei ricordi passati, largamente migliorato sul piano della sua lettura, visto che oggi è possibile avere il parallelismo tra le previsioni di competenza e la previsione di cassa. Intendo dare merito di ciò anche al ruolo determinante che ha svolto l'amministrazione. Oggi possiamo certamente parlare di bilancio integrato.
L'impegno degli onorevoli questori Colucci, Ballaman, Manzini, che si promettono di intervenire ulteriormente - è presente a pagina 7 questo mio richiamo - sulla struttura espositiva del bilancio interno
della Camera allo scopo di migliorare la leggibilità ed incrementare la trasparenza, è per noi un motivo in più per sostenere il lodevole lavoro che l'attuale Collegio dei questori ha già dimostrato di saper fare in questi pochi mesi trascorsi dal suo insediamento. Il fatto che l'attuale Collegio dei questori e l'attuale Presidenza della Camera abbiano chiesto ed ottenuto l'integrazione della dotazione per l'anno in corso (ma soprattutto per l'intero triennio) viene da noi interpretato come la ferma volontà della Camera di intervenire, a cominciare dal bilancio 2002, con nuove scelte strategiche per la vita di Montecitorio - per dirla ancora con le parole dei questori - ovviamente confermando ed aggiornando il programma deliberato il 28 marzo 2001 per l'intero triennio 2001-2003.
Su questo programma di oltre 135 miliardi per il triennio mi permetto di segnalare la necessità che l'attuazione dello stesso sia costantemente sottoposta al riscontro del cosiddetto principio costi-benefici. Per cui, in sede di consuntivo 2001 è opportuno che l'amministrazione ed il Collegio dei questori relazionino, puntualmente, sullo stato di ogni singolo progetto, come, in parte, ha fatto poc'anzi il questore Colucci, più sugli intendimenti che sullo stato dei progetti stessi, e sull'argomento, nonché sulle eventuali modifiche ed integrazioni dello stesso.
Tornando alle previsioni del bilancio 2001, intendo apprezzare l'entità degli scostamenti delle stesse previsioni, rispetto al 2000, per la loro modestia, certamente sostanzialmente in linea con le esigenze della finanza pubblica. In particolare, è significativo il fatto che, continuando il trend in corso da anni di riduzione del contributo Camera al fondo di solidarietà fra i deputati, il bilancio 2001 non prevede alcuna erogazione al fondo stesso, evidenziando, così, l'autosufficienza finanziaria del fondo (ancora nel 2000 erano stati erogati 10 miliardi).
Le spese correnti per il 2001 sono previste in 1.519 miliardi e 813 milioni, comportanti una variazione in aumento rispetto al 2000 del 3,79 per cento a fronte dell'incremento delle spese in conto capitale pari al 9,68 per cento. Le spese previste in conto capitale sono da apprezzare specie se lette in modo disaggregato. Infatti, per beni immobiliari sono stanziati 40.600 milioni; per beni durevoli 23.000 milioni; per il patrimonio artistico, bibliotecario e archivio storico 2.682 milioni; per altri beni 6.619 milioni.
Tornando alle spese di supporto all'attività legislativa, è evidente che lo sforzo intrapreso può rendere possibile un forte impulso dei servizi erogabili dall'amministrazione, in uno con i servizi di diretto utilizzo da parte dei deputati. La relazione del Collegio dei questori, su questo punto era, a mio avviso, esaurientissima. Per questi ultimi servizi ai deputati, mi permetto di segnalare l'urgenza, in uno con l'opportunità di farne precedere l'introduzione da una congrua fase di sperimentazione (credo che in alcuni casi sia bene, come d'altro canto si evince in qualche passaggio della relazione del questore Colucci di quest'oggi, dare luogo a delle sperimentazioni), sempre, a mio avviso, cercando di coniugare il principio costi-benefici. Le esigenze dei deputati, oggi che è stato pressoché risolto il problema dei posti di lavoro, è sintetizzabile, come del resto ha fatto il questore Colucci: nella dotazione di personal computer mobile e personal computer fisso, corredati, ritengo, da adeguati servizi di assistenza, nonché dalla necessaria attività di formazione e possibilità di condivisione di documenti, postazioni mobili e postazioni fisse; nell'arricchimento dell'attività della scheda personale dei deputati presente su Internet con le informazioni inerenti all'attività istituzionale svolta, come qui è stato ricordato; nella fornitura di un servizio di comunicazione verso gli elettori; nel servizio news letter con riporti dei link quotidiani ai nuovi testi pubblicati sul sito.
La figura del deputato in carica, nonché quella di chi in carica non è più, dovrebbe, a mio avviso, essere onorata anche sul territorio in occasione delle pubbliche manifestazioni. Cito, per tutti, un esempio: sono reduce dalla giornata nazionale del ringraziamento tenutasi ieri
ad Alessandria: soltanto la sensibilità istituzionale e la cortesia del prefetto e del questore hanno evitato che il presidente della Commissione agricoltura della Camera e i parlamentari locali restassero senza posto.
Amici questori - mi riferisco in particolare al questore Colucci, che ha già provato il fatto di essere «ex» -, ritengo che il parlamentare in carica, come anche il parlamentare che ha cessato la funzione, in considerazione dell'attività resa debba avere sempre il rispetto del rango che gli compete nelle pubbliche manifestazioni, così come peraltro accade quando responsabile dell'organizzazione è il cerimoniale del Quirinale. Con il cerimoniale del Quirinale non sono mai sorti problemi di rispetto della funzione del parlamentare o dell'ex parlamentare; in molte, moltissime altre occasioni, sovente vi è invece il caos totale. È troppo chiedere che la Presidenza della Camera intervenga nelle dovute sedi competenti affinché, da questo punto di vista, sia assicurato il rispetto della funzione del parlamentare? Sicuramente otterrebbe attenzione presso la Presidenza del Consiglio, in quanto il capogruppo di Forza Italia, onorevole Vito, ha avuto più volte occasione di ascoltare l'affermazione del Presidente Berlusconi per cui, quando era imprenditore e selezionava i suoi manager, riteneva fosse sempre titolo di merito l'essere stato deputato. Credo, quindi, che un'azione nei confronti della Presidenza possa trovare il necessario ascolto.
Soffermandomi ancora su temi minori, ritengo opportuno segnalare un'aspettativa dei colleghi cessati dal mandato parlamentare: questore Ballaman, questore Colucci, questore Manzini, come peraltro avviene già in alcuni paesi - anche europei - essi vorrebbero essere identificati (o identificabili) in modo diverso dall'attuale qualifica di «ex». Forse qualcuno ambisce alla qualifica di «emerito»: ritengo che sarebbe accettabile anche la qualifica di «anziano», già utilizzata in alcuni paesi europei. Sicuramente ed oggettivamente, a chi è un «ex», tale termine lascia l'amaro in bocca.
In un intervento sul bilancio non si può non ricordare, così come lodevolmente è stato già fatto dal Collegio dei questori, che beneficiamo nel nostro lavoro della collaborazione leale, intelligente e generosa del personale Camera, a cominciare dal Segretario generale per finire ai commessi ed agli operai. A tutti dobbiamo sempre il nostro grazie. Perché il grazie sia sincero e reale - l'argomento sarà trattato con diversa autorevolezza dall'ex Vicepresidente Acquarone - dobbiamo, o meglio, gli organi di Governo della Camera devono attivarsi affinché con le procedure interne previste dai nostri regolamenti siano decisi tutti i ricorsi ancora attualmente pendenti. Riterrei che non dovrebbe fare velo l'eventuale onerosità degli stessi: la giustizia esige ciò.
Continuando sempre a trattare argomenti di minore profilo, credo che il Collegio dovrebbe porsi il problema degli operai; è davanti agli occhi di ognuno di noi il fatto che più di un'officina non dispone delle unità di personale sufficienti per far fronte agli obblighi e agli adempimenti cui dovrebbe rispondere. Il grande dibattito culturale che verte sul produrre o acquistare i servizi è andato avanti per anni anche alla Camera: in alcuni casi può essere sicuramente conveniente acquistarli, in altri, probabilmente, è opportuno produrli. Comunque, quando si decide di produrli, occorre avere a disposizione la forza lavoro necessaria per garantire i servizi in questione. Credo non sfugga neanche a voi, se si è verificata nel vostro ufficio la necessità di cambiare una lampadina, il meccanismo perverso che si mette in moto per la sostituzione di quella lampadina: è distinto chi la compra da chi la monta, e non è chiaro chi deve tenere la scala!
In barberia si verifica analogo problema, nel senso che il numero attuale dei barbieri non è più in grado di garantire il servizio all'utenza. Se non si vuole più produrre e si vuole acquistare all'esterno tale servizio, vi è una strada da percorrere, che conoscete tutti benissimo. Ritengo, personalmente, che le regioni per cui il servizio di barberia è stato in origine così
strutturato siano ancora valide; attualmente il settore, nella fretta della prestazione, fa però «correre qualche rischio in più» , poiché non vi è solo il problema dello shampoo ma anche quello della barba. Credo che il questore Colucci non dovrebbe correre rischi di questo genere.
Lodevolmente è stato ricordato che nella megastruttura del complesso «Marini» è stato istituito un presidio sanitario. Mi pare che fosse opportuno che ciò avvenisse e mi sembra che i primi giorni di operatività del presidio abbiano dimostrato l'evidente necessità di questa struttura in quella sede.
Per quanto riguarda il conto consuntivo del 2000, rassegnato dal collegio dei questori della XIII legislatura, a fronte di un fondo di cassa inizialmente ammontante a lire 425.311 milioni, quello alla fine dell'esercizio, per effetto della gestione, risulta pari a lire 394.762 milioni, regolarmente applicato al bilancio del 2001 (pagina 13 del conto consuntivo).
L'allegato n. 1 del documento VIII, n. 1 contiene il conto consuntivo per l'anno 2000 del fondo di solidarietà dei deputati. Il conto del fondo si chiude al 31 dicembre 2000, quanto alla gestione ordinaria, con una disponibilità ammontante ad oltre 367 miliardi. Lo ricordo nuovamente, perché ritengo che l'autosufficienza finanziaria raggiunta dal fondo di solidarietà fra gli onorevoli deputati sia una dimostrazione dell'oculatezza con cui è gestito il fondo e sia anche una delle migliori risposte possibili da fornire all'esterno nei confronti delle accuse di parassitismo rivolte alla nostra istituzione e, comunque, nei confronti delle critiche mosse alla classe parlamentare con riferimento a condizioni di possibile privilegio.
Ricordo a me stesso che per questo fondo è prevista una gestione ordinaria e un ulteriore gestione relativa al sistema di assistenza sanitaria integrativa. Entrambi questi fondi nel bilancio consuntivo del 2000 presentano non solo una posizione di equilibrio, ma anche una disponibilità superiore ai 300 miliardi.
GERARDO BIANCO. Molto merito va all'onorevole Patria!
RENZO PATRIA. Vorrei ricordare un passo della relazione dei questori della XIII legislatura, che riguarda la gestione ordinaria, in cui si dice che in base alle evidenze contabili, a chiusura dell'esercizio 2000, la gestione ordinaria presenta entrate per lire 28.869.496.430 ed uscite per lire 7.974.565.408, con un saldo positivo di lire 20.894.931.022.
A tale saldo, si sommano le disponibilità di lire 302.103.980.926 esistenti ad inizio dell'anno 2000 sul conto corrente n. 20/2 aperto presso il Banco di Napoli, Agenzia n. 1 ed il valore degli investimenti mobiliari (costituiti da titoli di stato) di lire 44.216.154.673, risultanti alla data del 31 dicembre 2000, di cui alle gestioni fiduciarie del San Paolo IMI e del Banco di Napoli (i cui mandati furono sottoscritti nell'aprile 1994 per lire 15 miliardi ciascuno).
Pertanto, le disponibilità complessive della gestione ordinaria, a chiusura dell'esercizio 2000, ammontano a lire 367.215.066.621.
Il conto del fondo - come ho ricordato - si chiude, quindi, al dicembre del 2000, quanto alla gestione ordinaria, con una disponibilità di oltre 360 miliardi.
Anche la gestione speciale del sistema di assistenza sanitaria integrativa si chiude con un saldo positivo di lire 1.834.276.921.
Onorevole Colucci, mi consenta di ricordarle che lei ricopriva il ruolo di questore, insieme all'onorevole Montecchi ed al sottoscritto, quando con coraggio venne indicata la strada della gestione fiduciaria che i fatti hanno dimostrato essere la via da seguire per meglio impiegare le giacenze del fondo di solidarietà, giacenze che oggi, ancora più di ieri, per la loro entità superiore ai 300 miliardi, meritano di essere impiegate (se è vero che un conferimento in gestione di 30 miliardi dall'aprile 1994 al 31 dicembre 2000 era diventato superiore a 44 miliardi).
So, per questi pochi mesi di attività dell'attuale collegio, che sicuramente saprà porre mano, se non lo ha già fatto, per
impiegare utilmente questa giacenza consistente - lo si comprende dai numeri - nella sua entità, fatto per il quale è facilmente possibile alla struttura individuare quel minimo di disponibilità con tutte le cautele del caso. Ho parlato di 300 miliardi lasciando fuori decine di miliardi ulteriori. Quindi, in sostanza, vi è uno zoccolo di una consistenza così rilevante che è largamente superiore alla consistenza dell'epoca in cui si era dato luogo a quella forma di investimento.
Onorevoli colleghi, il nuovo ed accresciuto ruolo del parlamentare collegato alla legge elettorale maggioritaria; il nuovo ruolo dei gruppi parlamentari, oggi più di ieri punti di riferimento politici; la costante e perenne esigenza di assicurare l'indipendenza e la trasparenza dell'attività del parlamentare durante e dopo la cessazione dal mandato; l'accresciuta esigenza di presenza del parlamentare ai lavori di Commissione ed Assemblea da coniugarsi con il ruolo di ascolto della società civile, specie nel proprio collegio elettorale; la necessità di una costante comunicazione dell'attività parlamentare verso la stessa società civile da parte dei gruppi e dei singoli parlamentari devono impegnare l'amministrazione della Camera e dei suoi organi di Governo a continuare, intensificandola, l'azione di ammodernamento della stessa. Occorre dotare i parlamentari - come è stato già ricordato in questa sede - di ogni supporto informatico e di ogni ausilio di comunicazione. Lo status giuridico ed economico del deputato deve essere armonico e sinergico con quello del collega senatore. Il parlamentare era, è, e deve restare il primo servitore della nazione nei doveri e nei diritti.
Consentitemi, in conclusione, un riferimento. Il Presidente della Repubblica ha auspicato che in tutte le famiglie possa esservi una bandiera, un nostro tricolore. È proponibile - lo chiedo soprattutto al collegio dei questori - che per tutti gli uffici della Camera sia accolto l'invito che il Presidente ha rivolto alle famiglie italiane? In questa sede dipende solo da noi accogliere tale invito (Applausi).
PRESIDENTE. Constato l'assenza dell'onorevole Dario Galli, iscritto a parlare: si intende che vi abbia rinunciato.
È iscritto a parlare l'onorevole Ruzzante. Ne ha facoltà.
PIERO RUZZANTE. Signor Presidente, desidero innanzitutto manifestare apprezzamento al collegio dei questori per i documenti di bilancio che sono stati sottoposti alla nostra attenzione. In particolare, partirò dai documenti di bilancio consuntivo perché penso rappresentino e testimonino il lavoro svolto in questi anni.
Il gruppo dei DS-l'Ulivo ritiene che nella XIII legislatura sia stato svolto un lavoro importante, volto a rendere la macchina complessiva dell'amministrazione, delle strutture e dei servizi più efficace, più adeguata e capace di rispondere alle mutate esigenze dell'attività parlamentare, del ruolo e della funzione della Camera dei deputati. Lo hanno ricordato altri colleghi prima di me, lo ha ricordato anche il questore Colucci.
È innegabile, infatti, che oggi il ruolo dei parlamentari sia profondamente mutato rispetto al passato, ad esempio nel rapporto con il collegio e con gli elettori. È mutato persino il rapporto con la società: la rivoluzione tecnologica ha velocizzato i tempi della politica e costringe tutti noi a dare risposte in tempi più brevi specializzando, forse, di più rispetto al passato il nostro lavoro, sia in termini di competenza, sia in termini territoriali. Ad esempio, è fortemente mutata la domanda di conoscenza e partecipazione ai lavori ed all'attività parlamentare proveniente dal paese, dai cittadini, dalle imprese, dal mondo dell'associazionismo, del terzo settore e delle diverse aggregazioni sociali. Quanto tempo è passato rispetto all'epoca in cui era il parlamentare ad informare la società civile su quanto avveniva nei lavori di quest'Assemblea?
Oggi, spesso accade, purtroppo, che le aggregazioni sociali siano informate in tempi più rapidi rispetto al parlamentare
sui lavori dell'Assemblea, della Commissione e dell'altro ramo del Parlamento e, quindi, tutto ciò ha richiesto forti mutamenti nel funzionamento e nell'organizzazione della struttura e nei servizi.
Voglio sinteticamente sottolineare gli aspetti che più abbiamo apprezzato nell'opera di modernizzazione attuata negli anni precedenti, in particolare nell'ultima legislatura, perché penso siano utili nel determinare poi le linee di indirizzo a partire dal 2002. Innanzitutto, l'investimento che ha garantito a ciascun deputato, finalmente, un ufficio decoroso, a differenza di quelli da condividere tra più parlamentari, come accadeva all'inizio della XIII legislatura.
Con l'assegnazione avvenuta la settimana scorsa dell'ultima tranche di uffici nel complesso di palazzo Marini, abbiamo completato questa operazione immobiliare volta a garantire standard adeguati e funzionali alle esigenze di ogni singolo deputato; pensiamo poi alle postazioni informatiche offerte a tutti i seicentotrenta deputati, allo sviluppo del sito Internet della Camera che risulta, oggi, essere uno dei più consultati e dei più apprezzati tra quelli istituzionali.
I dati del collegio dei questori dell'ultimo bilancio evidenziano che nel giugno 2000 sono avvenuti 12 milioni di contatti in un solo mese - domani nel corso del dibattito mi piacerebbe sapere quanti siano tra il 2000 e il 2001 - e sono il doppio rispetto a quelli del giugno 1999. Ritengo che tali dati dimostrino e forniscano la sensazione di quanto e come siano cambiati i tempi e le modalità di rapporto con i cittadini, i quali, all'interno dei nostri siti, si informano direttamente sulle leggi approvate, sul dibattito in aula e posso vedere in tempo reale i nostri lavori.
Pensiamo alla ristrutturazione della sala del Mappamondo, oggi diventata una moderna sala tecnologica decisamente competitiva e all'avanguardia con ciò che, oggi, viene offerto dal mercato privato. Il nostro sito - voglio ricordarlo perché la ritengo una scelta di qualità oltre che di quantità - possiede anche una versione dedicata ai disabili ed è la prima volta che un sito istituzionale offre questa possibilità di accesso ai propri atti a soggetti che, proprio per loro le difficoltà anche in termini di mobilità, rischiano di essere tagliati fuori da informazioni per loro fondamentali, che magari li riguardano in prima persona.
Non voglio fare un lungo elenco - è già stato realizzato dal questore Colucci e lo condivido - sugli aspetti importanti ottenuti nel corso di questi ultimi anni, come le questioni della messa a sicurezza, della prevenzione incendi ed infortuni, del sistema elettrico, della ristrutturazione di alcune Commissioni che, oggettivamente, necessitavano di tali operazioni per consentire alle stesse di svolgere un lavoro più adeguato.
Credo dobbiamo riconoscere che in questi ultimi anni si sono compiuti molti passi in avanti e, soprattutto, abbiamo saputo imporre un metodo di lavoro capace di guardare avanti, al di là dell'ordinaria amministrazione.
Mi auguro e auguro al nuovo collegio dei questori di saper proseguire in quella direzione, cercando di evitare di rincorrere le emergenze, imponendoci una capacità di programmazione in grado di prevenire le stesse e prevedere per tempo i passaggi e gli sviluppi futuri della nostra funzione. Infine, vorrei rilevare che tutti questi passaggi, che hanno garantito più efficienza, più servizi e più modernità alla Camera, sono stati effettuati - come è stato rilevato in ordine del giorno che ho sottoscritto insieme ai colleghi degli altri gruppi parlamentari di maggioranza e di opposizione - riducendo l'incidenza delle spese per i deputati in carica rispetto alle spese correnti della Camera, perché sono passate dal 22,3 per cento del bilancio per il 1994 al 19,8 per cento del bilancio per l'anno 2000: ritengo che anche ciò vada sottolineato.
Voglio ora soffermarmi sulle prospettive future indicate nelle relazioni, alle quali voglio aggiungere qualche riflessione personale e del nostro gruppo parlamentare.
Al primo posto - come ha ricordato il collega Patria - pongo le esigenze dei gruppi parlamentari e, su questo specifico aspetto, abbiamo presentato un ordine del giorno.
È, infatti, innegabile che, in questi anni, sono aumentate le funzioni dei gruppi parlamentari sia quelle interne, dettate dal regolamento approvato nella XIII legislatura, sia quelle esterne, nel rapporto con la società. Dobbiamo riconoscere che i gruppi parlamentari diventano sempre più un punto di riferimento politico generale.
In questo ultimo decennio, sono avvenute trasformazioni profonde nel sistema dei partiti e sempre più i gruppi parlamentari rispondono a funzioni che tradizionalmente non erano loro, ma appartenevano ai partiti. Non è un caso che, in moltissimi settori, i responsabili tematici dei singoli partiti coincidano sempre di più con i responsabili parlamentari di Commissione, dei vari settori di Camera e Senato. Ecco perché, oggi, diventa urgente programmare un intervento di ristrutturazione complessiva del palazzo dei gruppi che, ritengo, necessiti, come altre sedi parlamentari, di una ristrutturazione adeguata. Ecco perché ritengo vadano ripensate le risorse a disposizione di tutti i gruppi parlamentari, compreso il gruppo misto che, per la sua composizione, merita da parte di questa Assemblea un'attenzione particolare.
Il secondo aspetto che va affrontato con attenzione - abbiamo appena concluso il dibattito relativo al decreto-legge volto a reprimere e a contrastare il terrorismo internazionale - è quello della sicurezza. Certo, non è facile affrontare questo tema in un palazzo che - come veniva ricordato nella precedente legislatura dal Presidente Violante - consta di 25 ingressi e che, nel 1999, ha visto l'ingresso di 210 mila cittadini, esclusi ovviamente i parlamentari.
Tuttavia, ritengo che sempre più - purtroppo - dovremo fare i conti con il tema della sicurezza. Certo ciò non deve andare a scapito dell'apertura di questo palazzo ai contatti con la società esterna. Non dobbiamo, comunque, dimenticare che oggi dobbiamo anche garantire il ruolo costituzionale dell'istituzione che tutti noi qui rappresentiamo e, dunque, ritengo che questo tema della sicurezza, dopo i fatti dell'11 settembre, meriti un'attenzione particolare da parte del collegio dei questori e di tutta la Camera.
Per quanto concerne il terzo aspetto, ritengo sia positivo sottolineare l'importanza della pubblicità dei nostri lavori, che ha avuto un grande sviluppo nel corso di questi ultimi anni, anche attraverso il canale televisivo satellitare, che trasmette tutti i lavori dell'Assemblea. Credo si debba investire proprio in questa direzione, perché oggi le trasmissioni satellitari arrivano in molte case.
In alcuni casi di una certa importanza sarebbe utile riuscire a trasmettere anche alcune sedute che vedono impegnate le Commissioni parlamentari, magari quando sono riunite congiuntamente quelle di Camera e Senato. So che, in alcuni casi, c'è già stata la trasmissione delle sedute di alcune Commissioni parlamentari riunite nella sala del Mappamondo.
Il nostro gruppo ritiene centrale il lavoro di Commissione - e qui mi rivolgo anche al Presidente - e non possiamo non rilevare che, in questo avvio di legislatura, troppo spesso le emergenze o il protrarsi dei lavori d'aula hanno fatto saltare la programmazione dei lavori delle Commissioni, lo svolgimento di alcune audizioni importanti e, comunque, hanno compresso i tempi di lavoro e di discussione nelle stesse.
Credo, invece, sia necessario, proprio al fine di assicurare l'importanza del lavoro che si svolge in Commissione, garantire spazi orari precisi e tempi certi alle discussioni che devono svolgersi in tale sede.
Lo stesso discorso vale per gli atti di sindacato ispettivo le cui risposte, spesso, non sono attese solo dal deputato presentatore, ma anche dai cittadini che hanno sollecitato quell'atto parlamentare. Non fornire risposte o fornirle con grave ritardo è un problema di dignità e qualità del nostro lavoro.
Credo si possa fare uno sforzo, da parte di noi tutti e, in primo luogo, da
parte del Governo, per rendere più efficace questo strumento nei lavori di Commissione e d'Assemblea.
Dobbiamo proseguire nell'opera di modernizzazione e di informatizzazione; positivi, in tal senso, sono gli impegni che il Collegio dei questori si è assunto, in particolar modo per quanto riguarda la fornitura di postazioni fisse, in tutti gli uffici e per ogni singolo deputato.
Come ha rilevato il questore Colucci nella sua relazione, credo sia utile coordinare le banche dati, sia quelle nazionali, sia quelle a livello europeo, come servizio offerto ai deputati per migliorare la qualità del lavoro. Credo anche che, a fianco degli utilissimi corsi di lingua straniera, oggi necessari per svolgere bene il nostro lavoro nelle sedi europee ed internazionali, vadano previsti corsi di alfabetizzazione informatica, rivolti, oltre che al personale della Camera, anche ai singoli deputati; ciò sarebbe importante, in particolar modo per quei colleghi che, per età o per professione, non hanno acquisito competenze e conoscenze adeguate. In varie relazioni ho letto che riceviamo oggi oltre 1.400 e-mail, in gran parte a disposizione di ogni singolo deputato. Nel corso della passata legislatura, è stata condotta un'inchiesta da un mezzo di comunicazione, forse da un giornale: si è rilevato come solo pochi di noi abbiano risposto ad e-mail trabocchetto, inviate dai giornalisti per verificare quanti deputati dessero una risposta immediata ed utilizzassero questo strumento che io reputo, fra l'altro, fondamentale per il rapporto con i cittadini e con gli elettori. Credo, quindi, che questo tema vada affrontato per migliorare la qualità del nostro lavoro.
Infine, vorrei preannunciare un argomento che, prima o poi, dovremo affrontare, seriamente e collegialmente. Lo affronto in questa discussione perché esso ha anche una rilevanza di carattere economico. I moderni strumenti tecnologici, che contribuiscono a migliorare la qualità del lavoro, ci consentirebbero, oggi, di affrontare un aspetto che, spesso, per colpe reciproche di maggioranza e di opposizione, rischia di screditare l'istituzione che noi tutti rappresentiamo. Mi riferisco al sistema di votazione che potrebbe essere reso certo, evitando di costringere i segretari dei gruppi ed i segretari d'Assemblea a svolgere una funzione che non ritengo né utile né degna del nostro ruolo istituzionale. Ripeto: ho voluto accennare all'argomento, benché non sia questa la sede appropriata, perché potrebbe anche comportare un costo per l'adeguamento del sistema di voto. Credo che il problema vada affrontato, in qualche modo, per dare maggiore dignità all'Assemblea che noi tutti rappresentiamo.
In conclusione, chiedo scusa per aver aggiunto alcune considerazioni personali ed integrative rispetto al dibattito che si è svolto in quest'aula.
Naturalmente, ringrazio il Collegio dei questori per l'importante lavoro svolto e per la relazione che ci è stata presentata. Vorrei associarmi anch'io - è una delle rare occasioni in cui ciò è possibile - nel ringraziare l'amministrazione della Camera e tutti i dipendenti, dai resocontisti, ai commessi, agli operai, ai segretari di Commissione, alla segreteria generale, perché il loro lavoro di qualità è prezioso per svolgere al meglio le nostre funzioni. Dunque, li ringrazio per il lavoro che viene svolto, quotidianamente, al servizio dei deputati ed al servizio dell'istituzione che qui rappresentiamo. Grazie (Applausi).
PRESIDENTE. È iscritto a parlare l'onorevole Nespoli. Ne ha facoltà.
VINCENZO NESPOLI. Signor Presidente, Collegio dei questori, credo che un dibattito sul bilancio consuntivo e di previsione della Camera sia argomento intorno al quale non si verifichi una divisione tra maggioranza e minoranza. La Camera dei deputati è un'istituzione che ci vede, alla pari, tutti presenti e che rappresenta la cittadella della libertà; la gestione economica di questa istituzione prescinde, quindi, dalle divisioni tra maggioranza e minoranza.
Serve entrare nel merito della qualità dell'azione che ha saputo mettere in campo l'amministrazione delle Camera, e
quindi per essa, l'Ufficio di Presidenza e, all'interno di questo, il Collegio dei questori: in sostanza, un giudizio di merito sull'amministrazione che, certamente, non rappresenta una maggioranza, ma, in quanto organismo istituzionale, ci rappresenta tutti quanti.
Detto questo, io posso essere considerato una testimonianza vivente di come la Camera si sia trasformata in questi anni. Essendo stato eletto deputato nel 1994, ma non nel 1996, sono stato rieletto nel 2001 e ho potuto notare (l'ho fatto, rapidamente, anche nei primi giorni) come sia cambiata la Camera dei deputati, come siano cambiati dei servizi, come sia cambiato l'approccio e il lavoro del parlamentare rispetto alla struttura, che nel frattempo si è modernizzata. Come ricordava il collega poc'anzi, nella XII legislatura, ero uno di quelli che divideva l'ufficio con un altro collega e che all'epoca fu costretto a comprarsi un supporto informatico per avere una possibilità di lavoro più veloce. Quindi, la Camera, in questi anni, ha affrontato anzitutto la sfida informatica, il che era doveroso e necessario, e dovrà affrontarla ancor di più nei prossimi anni, perché la società, all'esterno di quest'aula, di questo Palazzo, di questa città, sempre di più si adegua alla sfida informatica, per cui noi dobbiamo stare al passo con i tempi.
Per essere dentro ai problemi che negli ultimi anni quest'aula ha vissuto sul bilancio di previsione e di quello consuntivo, ho riletto i dibattiti degli ultimi due anni. Ho potuto notare come nella relazione del questore Colucci, alcune questioni poste, ad esempio l'anno scorso con alcuni ordini del giorno e con certi interventi, siano state puntualmente seguite dall'attività del Collegio dei questori e come sulla questione che fu al centro dei dibattiti degli ultimi due anni, riguardante il rapporto contrattuale con la società Milano 90, quindi la dotazione degli uffici a Palazzo Marini per tutti i parlamentari, ci siano state delle incomprensioni. Oggi, il collega Colucci, con la sua relazione, annuncia all'Assemblea che il parere è stato richiesto e che vi è una sorta di consultazione su questo parere per assumere determinati atteggiamenti. Noi saremmo grati al Collegio dei questori se domani, nel corso della fase di votazione di questi due importanti documenti, saranno forniti elementi di chiarezza aggiuntiva, perché non vorremmo che si ripetessero delle dietrologie, che pure negli anni scorsi sono state avanzate in quest'aula.
Quindi, sulla sfida informatica l'intervento che mi ha preceduto ricordava come anche noi parlamentari siamo forse lontani da un approccio formativo, di livello, con i sistemi informatici. Credo sarebbe opportuno verificare l'opportunità di un aiuto, da questo punto di vista, con corsi di formazione per i deputati, collegati anche alla necessità, attraverso gli uffici di ogni singolo parlamentare sul territorio, di creare di fatto una rete civica di collegamento tra la Camera dei deputati e gli uffici dei parlamentari sul territorio, per trasferire in periferia, sui singoli collegi elettorali, le banche dati e i servizi che i parlamentari hanno all'interno del Palazzo.
In questa sede, non volendomi addentrare nelle cifre del bilancio, che sono state ricordate a grandi linee dall'intervento del questore Colucci, mi preme sottolineare un dato importante. È già stato detto che, in rapporto alla spesa complessiva, quella riguardante i deputati va riducendosi, in percentuale non esagerata, ma che nel complesso indica una linea di tendenza, il che credo sia anche nel rispetto del ruolo del parlamentare nel paese, che deve dare delle risposte.
In conseguenza, molto spesso, con campagne di informazione che servono a delegittimare il ruolo del parlamentare, si rappresentano taluni status del parlamentare come dei benefici impropri rispetto al ruolo che lo stesso esercita. Non credo che questa sera sia il caso di soffermarsi su alcuni paragoni, che pure andrebbero fatti. Conosco consigli regionali che hanno introdotto meccanismi in forza dei quali il consigliere regionale riceve indennità, indennità di missione, diarie, spese a sostegno delle proprie segreterie, che, complessivamente, sono superiori a quelle che oggi
percepisce un parlamentare. Lo dico per esperienza diretta; conoscendo queste situazioni, molto spesso mi indignano talune battaglie che alcuni organi di stampa attuano nei confronti dei parlamentari.
Credo che, per mettere in condizione tutti quanti noi di operare al meglio, si debba proseguire sulla linea che negli anni scorsi ha portato ad una modernizzazione complessiva della Camera; sono stati introdotti elementi di innovazione e di informazione anche all'esterno. Bisogna anche saper utilizzare al meglio taluni servizi di cui già disponiamo. Ad esempio, credo ci sia la necessità di potenziare l'uso del canale satellitare di cui la Camera dispone. Vi è una spesa fissa di noleggio e noi possiamo notare molto spesso che il canale porta la dicitura «la Camera è convocata...» trasmettendo, di fatto, quello che trasmettono le televisioni che noi abbiamo a disposizione negli uffici. Credo che bisogna soffermarsi invece sulla possibilità di utilizzare i voti che abbiamo replicando ad alcuni dibattiti importanti. Servirebbe quindi una Commissione che valuti questa ipotesi, introducendo un nostro centro di produzione che porti all'esterno tutta una serie di attività attualmente poco conosciute: il rapporto che abbiamo con il mondo scolastico, le continue visite all'interno del Palazzo, le impressioni del mondo studentesco rispetto al rapporto con l'istituzione Camera dei deputati. Le attività culturali e di pubblicazione svolte dalla Camera potrebbero trovare uno strumento utile - non dico di pubblicità , non ne abbiamo bisogno - di informazione rispetto alla nazione intera, perché oggi i canali satellitari rappresentano la nuova frontiera della comunicazione, hanno un'utenza sempre più vasta; credo che non possiamo limitarci alla semplice messa in onda dei lavori dell'Assemblea, per cui dovremmo potenziare questo aspetto.
Essendo la Camera dei deputati un'istituzione pubblica nella quale si legifera, dovremmo essere i primi ad osservare e rispettare le leggi.
Credo sia urgente quanto prima definire spazi per i fumatori, facendo sì che tutto il resto sia ad uso dei non fumatori. Lo dico con la tranquillità del non fumatore - il quale, comunque, è soggetto troppo spesso al fumo passivo - ed in funzione della dignità che questo istituto deve avere.
Avviandomi alla conclusione, credo ci siano due questioni che ancora oggi sono all'attenzione del Collegio dei questori e che già l'anno scorso furono al centro del dibattito che si tenne in aula. Tali questioni riguardano il contributo ai gruppi per la stabilità del posto di lavoro dei propri dipendenti. Ancora oggi alcuni gruppi non hanno interamente a disposizione la dotazione prevista dai parametri e dai regolamenti vigenti. Anche in merito a ciò, sarebbe necessaria una riflessione: capisco bene la difesa dei livelli occupazionali, la necessità di mantenere il posto di lavoro per chi, nel tempo, ha lavorato presso i gruppi, ma si avverte anche l'esigenza di una qualificazione del personale.
Da questo punto di vista, quindi, bisogna trovare un meccanismo equo che risponda, da una parte, alle esigenze dei gruppi di dotarsi di personale capace di affrontare le sfide che si presentano ad ogni gruppo ogni giorno e, dall'altra, alla necessità di mantenere, quanto più possibile, i livelli occupazionali.
Credo, inoltre, e concludo, signor Presidente, che in Italia lo status parlamentare tra i componenti della Camera dei deputati e quelli del Senato debba essere equiparato. L'anno scorso, nel corso del dibattito sull'approvazione del bilancio, fu annunciata, ad esempio, l'equiparazione del meccanismo di spesa per le segreterie dei deputati, con la esatta dizione di rimborso forfettario delle spese sostenute per mantenere il rapporto tra eletti ed elettori - così veniva indicato -, a quello approvato dal Senato già da qualche mese, se non da qualche anno.
Riteniamo sia urgente mettere in moto meccanismi - a tal proposito abbiamo sottoscritto un ordine del giorno che domani sarà portato all'attenzione dell'Assemblea - che portino ad una equiparazione reale dello status dei parlamentari
tra Camera e Senato, affinché non vi sia una discriminazione di trattamento fra i due rami del Parlamento.
Lo diciamo con forza, consapevoli anche che questa dichiarazione o, comunque, il consequenziale adeguamento che si metterà in atto potranno suscitare - come già anticipato da qualche news magazine - una nuova campagna stampa denigratoria nei confronti del Parlamento. Dobbiamo saper difendere il nostro lavoro e la nostra istituzione; lo status del parlamentare ci deve dare anche la forza di contrastare certe menzogne.
PRESIDENTE. È iscritto a parlare l'onorevole Acquarone. Ne ha facoltà.
LORENZO ACQUARONE. Signor Presidente, onorevoli questori, si parva licet componere magnis - la presenza del latinista, collega onorevole Bianco, mi induce ad una citazione colta - vorrei ricordare un intervento di Piero Calamandrei; egli, ai tempi della Costituente, mentre si discuteva in ordine a questioni politiche di Governo nel pomeriggio e costituzionali al mattino, affermava che era strano parlare di fronte ad un banco, senza che vi fosse presente un ministro da criticare o un sottosegretario da svillaneggiare, ma solo facce amiche. È quello che ora avviene soltanto in questa occasione.
Anche per noi, che oggi ci troviamo all'opposizione, è difficile parlare, vedendo tutte facce amiche. Tuttavia, come è stato da più colleghi riportato, qui, siamo tenuti insieme da una cosa che ci lega: dall'affetto per questa nostra istituzione. È tale affetto che mi induce, sulla base di qualche riflessione che ho avuto modo di compiere nelle funzioni svolte durante le precedenti legislature, anche in seguito alla mia attività di studioso, a svolgere considerazioni in ordine ad un pericolo reale che può correre questa nostra amata istituzione.
Badate, la forza del Parlamento si trova soprattutto nella sua autonomia, in tutte le manifestazioni della sua autonomia.
L'altro giorno a Genova, tenendo una lezione all'università, il presidente Violante ha illustrato, con dovizia di argomenti, che il carattere dell'autonomia finanziaria ha attribuito al Parlamento prestigio, proprio perché è una delle poche istituzioni che non dipende dall'autorità governativa, bensì è libera di determinare da sé il proprio bilancio e le proprie attività. Quindi essa difende la propria autonomia in tutte le sedi.
Badate, non l'autonomia «grande», quella legislativa, bensì altre forme di autonomia rischiano di essere lese. Non è senza significato che negli ultimi tempi la Corte costituzionale abbia dato avvio ad una diversa giurisprudenza in ordine all'articolo 68 della Costituzione: probabilmente, ce la siamo anche cercata! Infatti, approvando in questa sede talune determinazioni della Giunta per le autorizzazioni a procedere, abbiamo introdotto un primo principio di vulnerabilità a quella immunità che io considero fondamentale per l'esercizio e lo svolgimento dell'attività parlamentare, ovvero all'insindacabilità delle opinioni espresse. Certo che, se l'opinione espressa non ha nulla a che fare con l'attività parlamentare, noi legittimiamo la Corte costituzionale ad emettere sentenze come quelle degli ultimi tempi, in tal modo adottando un indirizzo che può portare verso strade pericolose.
Di tanto in tanto qualche organo dello Stato tenta di minare questa autonomia della Camera: ricordo per esempio - come lo ricorderà l'amico e collega Colucci che già allora aveva responsabilità di governo di questa nostra Assemblea - che la Corte dei conti intendeva esercitare il giudizio di conto sul rendiconto della Camera. La Corte costituzionale, con una sentenza del luglio del 1981, si espresse negativamente. Lo fece, non affermando che questa autonomia è regolata normativamente, ma rifacendosi alla tradizione parlamentare e al ruolo del Parlamento in uno Stato pluriclasse e democratico.
Personalmente scorgo un pericolo reale, rappresentato dalla possibilità che venga lesa, in qualche misura, da organi sovranazionali o sovrastatuali l'autonomia in ordine alla cosiddetta giurisdizione domestica, normalmente definita autodichia.
Vedete, onorevoli colleghi, noi abbiamo una serie di organi giurisdizionali in ordine ai quali la comunità scientifica non si è espressa in modo molto favorevole: basta sfogliare le riviste di diritto pubblico e vedere che in esse vi sono contenuti giudizi generalmente contrari a questa forma di giurisdizione interna. Quando la questione fu portata dinanzi alla Corte costituzionale, quest'ultima si espresse in maniera assai dura con la sentenza n. 154 del 1985: in quanto al dubbio sulla compatibilità della autodichia delle Camere con i principi costituzionali e in tema di giurisdizione, non può non convenirsi con la Cassazione, anche sulla base di principi contenuti in convenzioni internazionali - dovrò tornare su quest'aspetto relativo ai principi contenuti in convenzioni internazionali - che indipendenza e imparzialità dell'organo che decide, garanzia di difesa, tempo ragionevole, in quanto essenziale al concetto stesso di un'effettiva tutela, sono indifendibili sulla definizione di qualsiasi controversia. La Corte costituzionale ha ritenuto che il sistema dell'autodichia sarebbe di per sé contrario agli articoli 24, 103 e seguenti della nostra Costituzione. Tuttavia, non ha pronunciato una sentenza di legittimità costituzionale perché ha «svicolato». Essa, in pratica, ha affermato: dovrei sindacare un regolamento parlamentare ma, in base all'articolo 134 Costituzione, non ho il potere di farlo.
Ed è solo per questa ragione, vale a dire una ragione di difetto di competenza, che la Corte costituzionale ha salvato l'autodichia. Tuttavia, corrono insistenti voci - che raccolgo anche nella mia attività professionale, parlando con i colleghi professori di diritto amministrativo e avvocati amministrativisti - che la questione sia stata già portata o stia per essere portata davanti alla Corte europea dei diritti dell'uomo di Strasburgo. Come insegnano recenti sentenze, in cui sono state condannate la Corona inglese e il Governo belga su una questione simile a questa, la Corte dei diritti di Strasburgo non valuta se può o non può sindacare il regolamento, ma se i principi generali, in tema di garanzia di difesa, di terzietà dell'organo giudicante e di lunghezza dei processi siano stati o meno rispettati.
Alla luce di questo rischio effettivo, qual è la situazione che ci troviamo di fronte, e non certo per colpa dell'attuale amministrazione e degli attuali organi, dato che si trascina nel tempo? Abbiamo organi giurisdizionali di primo grado, uno dei quali competente per l'attività svolta da terzi nei confronti dell'amministrazione (per quanto mi consta, sono due i ricorsi pendenti). Le conseguenze possono essere conseguenze importanti; mi riferisco alla questione a cui accennava l'amico questore Colucci. Quando sento fare riferimento ai pareri giuridici di illustri colleghi - alcuni dei quali, come Natalino Irti, sono tra i miei più cari amici -, il preludio qual è? Che o si trova un accordo o si va in causa, una causa che, eventualmente, verrà portata di fronte a questo organo di giurisdizione che, per ora, non si può dire che abbia casi arretrati o sia particolarmente oberato di lavoro; per quanto mi consta, sono solo due i ricorsi pendenti.
Sarebbe allora opportuno - se posso permettermi di dare un consiglio - approfittare di questo tempo per cercare di portare qualche cambiamento alla riforma del processo, che nelle grandi linee è un processo copiato - signor Presidente, lei è del nostro mestiere, appartiene alla nostra corporazione - dal giudizio impugnatorio di fronte al giudice amministrativo. Sappiamo tutti che di fronte al giudice amministrativo ormai le cose sono mutate: c'è ancora il giudizio di impugnazione, ma è prevalente sempre più, con l'estensione della giurisdizione esclusiva, il giudizio di accertamento, il giudizio sul rapporto. In questo caso, essendovi un giudice solo e quindi non essendovi il problema del conflitto tra giudice dei diritti e giudice degli interessi, forse sarebbe interessante studiare ed approfondire i principi della piena giurisdizione del giudice, come avviene nei confronti della pubblica amministrazione nella juridiction de pleine juridiction, nella giurisdizione di piena giurisdizione, attribuita al giudice amministrativo nell'ordinamento francese.
Cosa mi preoccupa di fronte all'eventualità di un giudizio portato dinanzi alla Corte dei diritti di Strasburgo? Mi preoccupano gli altri organi di tutela giurisdizionale, quelli che interessano il personale. Se le mie notizie sono esatte, di fronte all'organo di primo grado sono pendenti qualcosa come 470 ricorsi. Mi sono informato di quanti, tra questi, riguardassero la causa di servizio e ritengo che 40- 45 ricorsi in materia di presunte - vere o false che siano, lo vedrà il giudice competente - cause per invalidità contratta durante il servizio sono molti. Tutti gli altri sono relativi a normali cause di pubblico impiego, concernenti mansioni superiori svolte, cioè cause che ineriscono la normale vita di una pubblica amministrazione. Molti di questi ricorsi sono risalenti nel tempo, alcuni sono del 1981. Se la Camera dovesse essere portata di fronte alla Corte di giustizia di Strasburgo, effettivamente, come potremmo dire che abbiamo un organo giurisdizionale rapido nella decisione, noi che abbiamo parlato, in sentenze della Corte costituzionale, del giusto processo?
Allora, qualcosa bisogna fare. Ma cosa? Mi permetto di dare qualche suggerimento.
Nell'ambito del giudizio del lavoro ormai esiste il giudice monocratico unico; i casi, dunque, potrebbero essere affidati ad uno dei giudici, ordinari e supplenti, della Commissione giurisdizionale per il personale che potrebbe rimettere la questione al collegio solo quando si tratta di decidere su principi che possano riflettersi su molti altri casi, creare un precedente.
Se le mie notizie sono esatte, devo dare atto all'attuale Commissione giurisdizionale per il personale - presieduta, non a caso, da un magistrato, abituato, quindi, a tenere udienze - che sta lavorando; ma anche pronunciando venti sentenze al mese, con l'arretrato esistente e con tutte le cause nuove nate dopo ogni concorso - noi che svolgiamo il mestiere di avvocato sappiamo che ad ogni concorso seguono tanti ricorsi - non si risolve il problema. Occorre, dunque, trovare qualche via. Una potrebbe essere quella del giudice unico. Un'altra, potrebbe essere di affidare ai supplenti, visto che la Commissione è composta da tre membri effettivi e tre supplenti, le cause stralcio. Oramai le cause stralcio vanno avanti nel giudizio civile; perché non introdurle nel giudizio amministrativo?
Ma qui subentra un problema delicato. Questa litispendenza è antica. Nel 1977 si è pensato di eliminare l'arretrato attraverso l'istituzione di una Commissione arbitrale che avrebbe dovuto decidere con molta velocità, tant'è vero che la norma istitutiva prevedeva che, ove la stessa non avesse deciso sui ricorsi entro 90 giorni, sarebbe decaduta. Un determinato numero di dipendenti - credo una cinquantina - ha rinunciato al ricorso di fronte al giudice naturale, ossia alla Commissione giurisdizionale, per rivolgersi a quella arbitrale. Adesso, sembrerebbe che l'Amministrazione non voglia ripristinare la Commissione arbitrale. Avrà le sue buone ragioni. Però, quei dipendenti che, invitati a suo tempo ad optare tra il già pendente giudizio davanti alla Commissione giurisdizionale e quello veloce, e forse con meno garanzie, davanti alla Commissione arbitrale, avevano scelto questa seconda ipotesi, oggi si trovano senza giudice, sulla base di una norma regolamentare. La proposta allora è di ricostruire la Commissione arbitrale per un periodo limitato, di sei mesi, il tempo necessario alla chiusura delle pendenze. Ma che non ci si trovi in una situazione nella quale vi siano dei nostri dipendenti senza giudice! Un conto è, infatti, avere un giudice più o meno parziale, un altro è trovarsi, come in questo caso, di fronte ad un novero di dipendenti che, attualmente, è senza giudice perché ha optato per una soluzione arbitrale prevista e - se mi consentite - forse, anche suggerita da questa nostra Amministrazione.
Esiste poi un problema più grande e più delicato. Tutti gli studiosi - non è più un problema di richiamo alle sentenze della Corte costituzionale - che si sono occupati di autodichia hanno censurato il fatto che il giudice dell'appello sia l'Ufficio di Presidenza, ossia lo stesso organo che,
in qualche misura, ha adottato il provvedimento impugnato. Ve lo dico io che sono stato delegato da due Presidenti della Camera, Irene Pivetti e Luciano Violante, a presiedere la sezione giurisdizionale. Effettivamente, sono attribuiti poteri giurisdizionali al medesimo organo già titolare di poteri amministrativi.
Se condividiamo che la connotazione tipica del giudice è la sua terzietà, effettivamente lascia molto perplessi l'affermazione che sia terzo un giudice che giudica in causa propria. Di qui il suggerimento - se è consentito darlo - di modificare la norma regolamentare base istituendo un giudice di secondo grado. Si potrebbe benissimo prevedere un giudice monocratico per le questioni di pubblico impiego, per le controversie di lavoro in primo grado, riservando alla cognizione di un organo collegiale il giudizio di secondo grado.
Con un po' di fantasia e con un minimo di cultura giuridica si possono trovare molte soluzioni. Personalmente, penso che qualcuna la si debba trovare.
Sulla questione da me sollevata - vale a dire sul fatto che giudice d'appello è l'Ufficio di Presidenza - punta il dito tutta la dottrina giuspubblicistica. In una sua pronuncia, che mi ha fatto riflettere, la Corte costituzionale ha affermato che a questa nostra autodichia mancano i tempi ragionevoli, mentre so per esperienza personale non mancano le garanzie di difesa. Ho avuto, infatti, l'occasione di presiedere la sezione giurisdizionale ed ho potuto constatare che tali garanzie sono assicurate, poiché dinanzi al collegio si sono presentati illustri avvocati a plaider, come si dice nel gergo di noi della basoche. Anche l'indipendenza e l'imparzialità del giudice sono assicurate, perché ho avuto occasione di rendermi conto che i membri del collegio della predetta sezione giurisdizionale hanno deciso con imparzialità. Ma qualche pressione - nel senso di domandarsi quanto costa alla Camera l'accoglimento di un ricorso - la si è avuta, mentre un giudice indipendente non dovrebbe mai porsi il problema di quanto costi la sua decisione. Si sente dire molto spesso che i dipendenti della Camera, rispetto a tanti altri pubblici dipendenti di pari grado, vengono pagati meglio; ma ciò non implica che, se essi hanno ragione, bisogna dargli torto perché, dandogli ragione, prenderebbero più quattrini. Mi pare che questo ragionamento urti contro ogni elementare principio di buon senso e di diritto!
Ognuno cerca di parlare degli argomenti che conosce. Cercando di attenermi a tale regola, anch'io evito di addentrarmi nei discorsi di contabilità, già illustrati con mirabile maestria dagli amici questori Colucci, Manzini e Ballaman. Ebbene, ho qualche preoccupazione per le cose sulle quali pretendo - e forse la mia è una presunzione senza fondamento - di poter dire una parola non priva di una qualche serietà. Ho l'impressione che se vogliamo seriamente imporre all'esterno il giusto processo, dobbiamo assicurarlo anche ai nostri dipendenti, quale che sia la loro retribuzione. Se hanno ragione, questa deve essere loro riconosciuta da un giudice che sia imparziale, che appaia imparziale e che, soprattutto, decida in tempi ragionevoli. Vent'anni per decidere un ricorso in primo grado alla Camera dei deputati non è, onorevoli colleghi, tempo ragionevole!
Mi sono permesso anche di presentare un ordine del giorno con cui invito il Collegio dei Questori a farsi parte diligente presso l'Ufficio di Presidenza della Camera affinché vengano adottate le misure più idonee. Non ho voluto indicare io...
PRESIDENTE. Onorevole Acquarone...
LORENZO ACQUARONE. ...quali siano le misure più idonee - perché l'esperienza di altri può concorrere meglio ad individuarle - ma ho voluto dare un modesto concorso di idee, poiché una certa esperienza ce l'ho.
Vi siete già rivolti a eminenti giuristi come il collega Irti e potete farlo anche a tal fine, ma una qualche soluzione va trovata, perché nell'ipotesi (quod avertat Deus! Ho iniziato con il latino, finiamo con un'altra citazione latina) che si dovesse
presentare veramente una grossa questione tra dipendenti della Camera ed Amministrazione, o tra la società Milano 90 e la Camera dei deputati, ed il giudice fosse un giudice interno, i ricorrenti andrebbero di certo dinanzi alla Corte di Strasburgo, e noi dobbiamo garantire un giudice che risponda ai principi fondamentali del giusto processo.
Ecco perché all'inizio ho detto che avrei parlato questa volta nell'interesse comune, e penso di averlo fatto. Signor Presidente, mi scuso per il tempo che le ho rubato, ma ho cercato di portare modestamente il mio contributo a questa istituzione, visto l'affetto che io e tutti noi abbiamo per il nostro Parlamento (Applausi).
PRESIDENTE. Professor Acquarone, la ringrazio per questa lezione, che certamente sarà utilissima a tutti noi.
Non vi sono altri iscritti a parlare e pertanto dichiaro chiusa la discussione congiunta sulle linee generali.
Il seguito del dibattito è rinviato ad altra seduta.
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