Resoconto stenografico dell'Assemblea
Seduta n. 24 del 26/7/2001
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(Esame dell'articolo 1 - A.C. 1036)

PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 1 e delle proposte emendative ad esso presentate (vedi l'allegato A - A.C 1036 sezione 1).
Nessuno chiedendo di parlare, invito il relatore ad esprimere il parere della Commissione.

NITTO FRANCESCO PALMA, Relatore. Signor Presidente, esprimo parere contrario sull'emendamento Boato 1.6 (Nuova formulazione), mentre esprimo parere favorevole sull'emendamento 1.23 della Commissione nonché sull'emendamento Boato 1.1 nel caso in cui venga riformulato aggiungendo dopo le parole «di tipo mafioso» le parole «e similari». Esprimo parere favorevole sull'emendamento Sinisi 1.19 se viene riformulato eliminando le parole «nel contrasto della criminalità mafiosa». Esprimo parere contrario sugli emendamenti Bielli 1.20, Boato 1.2 e 1.5; parere favorevole sull'emendamento 1.24 della Commissione; parere contrario sugli emendamenti Sinisi 1.21 e 1.22; parere favorevole sugli emendamenti Boato 1.3 e 1.4.

PRESIDENTE. Il Governo?

GIUSEPPE VALENTINO, Sottosegretario di Stato per la giustizia. Il parere del Governo è conforme a quello del relatore.

PRESIDENTE. Passiamo alla votazione dell'emendamento Boato 1.6 (Nuova formulazione).
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Boato. Ne ha facoltà.

MARCO BOATO. Signor Presidente, il relatore ha espresso parere contrario sul mio emendamento 1.6 di nuova formulazione. Non ne faccio una questione di divaricazione frontale ma vorrei attirare l'attenzione dell'Assemblea su un errore che, a mio parere, si sta commettendo in merito all'alinea del comma 1 dell'articolo


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1 della proposta di legge in esame, di cui sono primo firmatario. Si tratta quindi di provvedimento che condivido e che voterò favorevolmente. Tuttavia, è mio interesse migliorarla nel migliore dei modi, anche se non è bella questa espressione.
Il comma 1 dell'articolo 1 recita: «nonché su altre associazioni criminali, anche di matrice straniera, che siano comunque di estremo pericolo per il sistema sociale, economico e istituzionale ...». È vero che con l'emendamento 1.23 della Commissione, che abbiamo concordato, aggiungeremmo nel corpo del testo prima dell'espressione «altre associazioni criminali» l'aggettivo «similari» e ciò rende meno grave la mia preoccupazione. Tuttavia, credo - e desidero che resti traccia della mia obiezione anche eventualmente per i colleghi del Senato - che sia sbagliato scrivere in un testo di legge che l'obiettivo di una Commissione è quello di fare un'inchiesta su altre associazioni criminali anche di matrice straniera (e fin qui va tutto bene) che siano comunque di estremo pericolo per il sistema sociale, economico e istituzionale.
L'espressione «di estremo pericolo», signor Presidente, utilizzata nel testo, che individua i compiti della Commissione d'inchiesta, ha una formulazione talmente vaga, talmente generica, perfino sul piano «ideologico», talmente indeterminata che in essa vi rientra tutto. Chi deciderà che cos'è di estremo pericolo? Qual'è la connotazione tecnico-giuridica di questa espressione? Qual è la rilevanza rispetto ai compiti della Commissione della finalità di contrastare associazioni che siano di estremo pericolo per il sistema sociale, economico e istituzionale, cioè tutto?
Colleghi, all'interno di un testo legislativo che pure condivido, che - ripeto - reca la mia prima firma e sul quale esprimerò un voto favorevole - non ho mai avuto dubbi in merito a ciò, mentre altri li hanno avuti - credo dovremmo cercare di apportare alcune correzioni a una distorsione che mi pare di sapore ideologico. Ho affermato, in sede di discussione generale - e concludo - che, se c'è stato un momento di difficoltà nella Commissione antimafia, è stato quando sui compiti istituzionali delle Commissioni, della Commissione pro tempore, sono, a volte, prevalse contrapposizioni, teoremi di carattere ideologico e politico. Ciò ha portato fuori strada la Commissione, creando divisioni, che non dovrebbero esserci nel contrasto alla criminalità organizzata di tipo mafioso, e a volte a degenerazioni. Introdurre per la prima volta - non era mai avvenuto - in testo istitutivo della Commissione un espressione di tale tipo, può portare all'interpretazione che, a bassa voce e non cito la fonte, mi ha dato un esponente del Governo: «Sì, è vero, hai ragione, in passato ci sono stati teoremi e deformazioni ideologico-politiche, però adesso siamo noi in maggioranza e così le governeremo noi queste cose di carattere ideologio-politico». Cito a bassa voce questa interpretazione e non chi l'ha fatta perché sarebbe scorretto violare un colloquio informale. Tuttavia, vi faccio capire quale sia la spia che c'è dietro questa formulazione sbagliata del testo. L'indizio, direbbe Carlo Ginzburg, che sta dietro questa formulazione tecnicamente sbagliata, fortemente caratterizzata sul piano ideologico e politico, è tale da prospettare la possibilità in Commissione, in circostanze di divisione politica, di introdurre qualunque argomento, qualunque proposta, qualunque tema di indagine, vanificando così le finalità istitutive specifiche della Commissione che stiamo giustamente ricostituendo.
Per tale motivo, chiederei ai colleghi della maggioranza di ripensare la loro posizione in merito, perchè francamente non vedo quale rilevanza abbia ciò dal punto di vista delle finalità dell'istituzione della Commissione, e di accogliere il mio emendamento 1.6, che ho voluto riformulare per andare incontro alle varie preoccupazioni. Secondo tale emendamento, la Commissione deve indagare anche su altre associazioni criminali similari di matrice straniera, senza far riferimento all'estremo pericolo per il sistema sociale, economico e istituzionale.
Questa è la ragione per cui ho presentato il mio emendamento 1.6, in una


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nuova formulazione, anche per tentare di venire incontro a preoccupazioni che erano state avanzate da altre parti.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Cristaldi. Ne ha facoltà.

NICOLÒ CRISTALDI. Signor presidente, la questione è già stata sollevata dall'onorevole Boato sia in Commissione sia nel Comitato dei nove. Abbiamo percorso una strada che ci ha condotto ad alcune considerazioni. In primo luogo, limitare, anche soltanto sotto l'aspetto della denominazione, l'attività della Commissione soltanto alle indagini su organizzazioni di tipo mafioso avrebbe di fatto portato alla possibilità, per la stessa Commissione, di estendere l'indagine ad organizzazioni anche internazionali che non fossero chiaramente individuabili come organizzazioni di tipo mafioso.
E chiaro che l'organizzazione criminale mafiosa ha organizzato la propria attività, ha connessioni con organizzazioni di tipo criminale, anche se prive di cultura mafiosa; pertanto, abbiamo voluto insistere sulla nostra posizione affinché le organizzazioni internazionali, in qualche maniera connesse all'ambito di attività della Commissione, potessero diventare argomento di indagine.
Del resto, mi permetto di sostenere con umiltà che l'onorevole Boato commette un errore allorquando ritiene che con tale denominazione la Commissione possa fare indagini su tutte le organizzazioni criminali del mondo, stante l'esistenza di precisi limiti contenuti nello stesso articolo, alle lettere a), b), c), d), e), f), g), h), che individuano argomenti ben precisi entro i quali l'attività della Commissione può esercitarsi. Essa non può andare oltre.
Per quanto concerne lo stesso concetto di estremo pericolo, insistiamo perché l'onorevole Boato rifletta su questo punto. La Commissione, pur avendo il potere dell'autorità giudiziaria, non condanna nessuno; essa fa indagini. Quando essa estende la propria azione verso altre organizzazioni criminali connesse con la vicenda criminale mafiosa, devono essere previsti in qualche modo dei limiti. Evidentemente, se la Commissione decide di approfondire la situazione delle organizzazioni similari a quella mafiosa, ciò deve in qualche modo costituire un pericolo. Si tratta di un'affermazione di tipo politico, ma del resto la Commissione antimafia, pur fornita di poteri giudiziari, rimane organo politico.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Sinisi. Ne ha facoltà.

GIANNICOLA SINISI. Signor Presidente, devo dire che, come ha riferito l'onorevole Boato, l'emendamento 1.23 della Commissione su cui voteremo successivamente, corregge parzialmente il tiro rispetto a quella che era una indicazione talmente generica da condurre una Commissione parlamentare d'inchiesta completamente fuori pista. L'indicazione «estremo pericolo per il sistema sociale, economico e istituzionale» ci avrebbe portato ad indagare, come ho fatto riferimento, al terrorismo politico giapponese che compie avvelenamenti di tipo alimentare o inquina la metropolitana di Tokio. Certamente ritengo che ciò non sia oggetto né delle nostre intenzioni, né della volontà che ciascuno di noi sta portando nel dibattito in Assemblea. La discussione già c'è stata ed è stata compiuta.
Non vorrei approfittare della rendita di posizione, per intervenire dopo il collega Cristaldi, per affermare che le sue affermazioni, già portate in Commissione, sono state da me espressamente rintuzzate - se mi permette l'espressione non felicissima - facendo presente che, se quelli sono i compiti, l'oggetto rimane definito nella prima parte del comma 1.
Quindi anche organizzazioni del tutto estranee alla concezione mafiosa sarebbero divenute autonomo oggetto di una relazione che la Commissione avrebbe dovuto rendere al Parlamento.
Una cosa è l'oggetto della Commissione, altra cosa sono i compiti con cui quell'oggetto e le sue finalità vengono perseguiti.


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Insisto con la maggioranza perché si faccia ulteriormente chiarezza su quello che sarà l'indirizzo della Commissione e, mi auguro, dell'Assemblea, escludendo quelle parole che comunque ingenerano un equivoco, anche se riconosco il buon lavoro della Commissione nell'aver voluto ricondurre l'oggetto e i lavori della Commissione d'inchiesta alle organizzazioni mafiose o a quelle che comunque alla mafia si ispirano o ad essa sono riconducibili. Pertanto, prego nuovamente il relatore di rivedere il proprio parere contrario sull'emendamento Boato 1.6 (Nuova formulazione).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Lumia. Ne ha facoltà.

GIUSEPPE LUMIA. Signor Presidente, ho ascoltato le motivazioni dell'onorevole Cristaldi su questo argomento. È noto che vi è una piccola contraddizione, nel senso che il testo tradisce le spiegazioni e le motivazioni che egli ha dato.
Sicuramente - è scontato - noi ci dobbiamo occupare delle organizzazioni mafiose secondo l'articolo 416-bis del codice penale. Nel frattempo, nel nostro paese sono presenti altre organizzazioni similari, che hanno cioè caratteristiche simili alle nostre organizzazioni mafiose: usano la violenza, sono organizzate - e quindi hanno una caratteristica associativa fortemente vincolante per chi aderisce -, tentano di corrompere e, nello stesso tempo, vogliono conseguire arricchimenti illeciti spaventosi. Tuttavia, non presentano alcune caratteristiche, ad esempio il radicamento territoriale che, invece, caratterizza le nostre organizzazioni mafiose. Però sono similari, sono estremamente pericolose, sono una sfida che dobbiamo accettare e con cui dobbiamo confrontarci - la mafia cinese, albanese, russa -, ma comunque non sono organizzazioni criminali generiche.
La recente iniziativa dell'ONU - che ha avuto luogo, come lei sa, in Sicilia, a Palermo - ha definito questo un campo che accomuna, purtroppo tristemente, l'attuale globalizzazione: tutti si devono confrontare con queste organizzazioni. Ecco perché dobbiamo fare un salto di qualità: aggiungere questo settore al campo tradizionale di inchiesta della Commissione antimafia, ma senza scantonare in un'analisi astratta o a tutto campo che ci porterebbe lontano dalle sfide, anche nuove, con le nuove organizzazioni di tipo mafioso, di origine straniera, che dobbiamo affrontare nel nostro paese. Ecco perché condivido le sue motivazioni nelle argomentazioni, ma il testo letterale può dare adito ad un'altra interpretazione, perché parla di altro. Già nell'emendamento 1.23 della Commissione vi è la correzione, ma essa deve essere piena e credo che il relatore, in questo caso, possa modificare il suo parere e accogliere l'emendamento Boato 1.6 (Nuova formulazione).

NITTO FRANCESCO PALMA, Relatore. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

NITTO FRANCESCO PALMA, Relatore. Non posso aderire al garbato invito rivoltomi dal collega Sinisi a modificare il parere sull'emendamento Boato 1.6. Posso motivare questa rigidità di posizione con le valutazioni che sono state espresse dal collega Lumia, il quale nella realtà è il padre della formulazione che qui si intende emendare e che sicuramente è ispirata alle ragioni - assolutamente condivisibili - che egli ha inteso esporre in aula e non a quelle questioni di tipo ideologico o sociologico cui faceva riferimento, invece, l'onorevole Boato.
Sono assolutamente convinto della necessità di mantenere il testo originario, per due ragioni. Per quanto riguarda la prima, ritengo che, se non avessimo inserito nel testo il riferimento ad associazioni criminali di estremo pericolo per il nostro paese, difficilmente potremmo lavorare e prestare la nostra attenzione a forme di criminalità organizzata, sicuramente importanti ed esistenti nel nostro paese, come, ad esempio, nel passato, la cosiddetta banda della Magliana, che, pure, fu


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oggetto di interesse ed attenzione da parte della Commissione parlamentare. Oggetto ed attenzione che sarebbero stati preclusi secondo la formulazione proposta dall'emendamento.

MARCO BOATO. Questo non credo! La banda della Magliana, legittimamente...

NITTO FRANCESCO PALMA. Relatore. La banda della Magliana non è un gruppo criminale strutturabile secondo i dettami normativi dell'articolo 416-bis...

MARCO BOATO. Aveva connessione con la mafia!

NITTO FRANCESCO PALMA. Relatore. Seconda ragione: l'emendamento imporrebbe l'allargamento dell'indagine a segmenti di criminalità organizzata straniera, anche scarsamente interessanti per il nostro paese, perché non operanti. Nel leggere l'emendamento, infatti, apprendo che l'inchiesta dovrebbe vertere su altre associazioni criminali similari di matrice straniera e ciò indipendentemente da una loro valenza criminale all'interno del nostro paese. Mi chiedo, quindi, se questo emendamento non aprirebbe la strada a quell'indagine sulla Jakuza o sui fatti della metropolitana giapponese cui faceva riferimento in precedenza il collega Sinisi.

MARCO BOATO. Se è la matrice straniera, vuol dire che la matrice straniera riguarda l'Italia.

PRESIDENTE. Avverto che il gruppo dei Democratici di sinistra-l'Ulivo ha chiesto la votazione nominale. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Boato 1.6 (Nuova formulazione), non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti 368
Votanti 367
Astenuti 1
Maggioranza 184
Hanno votato
163
Hanno votato
no 204).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 1.23 della Commissione, accettato dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).

(Presenti 362
Votanti 360
Astenuti 2
Maggioranza 181
Hanno votato
358
Hanno votato
no 2).

Passiamo alla votazione dell'emendamento Boato 1.1.
Chiedo l'onorevole Boato se accetti la riformulazione proposta dal relatore.

MARCO BOATO. Sì, signor Presidente, accetto la riformulazione, che, del resto, avevamo concordato in Commissione.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indico la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Boato 1.1, nel testo riformulato, accettato dalla Commissione e dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).
(Presenti 370
Votanti 369
Astenuti 1
Maggioranza 185
Hanno votato
369).


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Passiamo alla votazione dell'emendamento 1.19.
Chiedo all'onorevole Sinisi se accetti la riformulazione proposta dal relatore che consiste nel cassare la frase «che nel contrasto della criminalità mafiosa».

GIANNICOLA SINISI. Sì, Signor Presidente.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Sinisi 1.19, nel testo riformulato, accettato dalla Commissione e dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).
(Presenti 380
Votanti 379
Astenuti 1
Maggioranza 190
Hanno votato
378
Hanno votato
no 1).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Bielli 1.20, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti e votanti 387
Maggioranza 194
Hanno votato
171
Hanno votato
no 216).

Passiamo alla votazione dell'emendamento Boato 1.2.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Boato. Ne ha facoltà.

MARCO BOATO. Signor Presidente, l'emendamento che ci accingiamo a votare riguarda una questione delicata, sulla quale richiamo la sua attenzione e quella dei colleghi. Nel testo dell'articolo 1, lettera c), si fa riferimento al compito di «accertare la congruità della normativa vigente e della conseguente azione dei pubblici poteri». Con l'emendamento in votazione o, in alternativa, con l'altro mio emendamento 1.5 - sollecito al riguardo l'attenzione del relatore e dei colleghi - suggerisco una formulazione che sia meno equivoca. Più specificamente, mentre con il mio emendamento 1.2 propongo l'inserimento della locuzione: «anche in riferimento al ruolo dei pubblici», anziché «e della conseguente azione», con il mio emendamento 1.5 - che voteremo successivamente e del quale chiederò l'approvazione subordinatamente alla mancata approvazione di questo emendamento 1.2 - più esplicitamente propongo l'inserimento, dopo le parole «pubblici poteri», dell'espressione «nel pieno rispetto dei principi costituzionali di autonomia e indipendenza della magistratura».
Dico questo perché nel corso del dibattito svoltosi in Commissione, allorquando è stata inserita l'espressione «conseguente azione dei pubblici poteri», alcuni colleghi - cito per tutti il collega Anedda - si pronunciavano a favore dell'inserimento di quella formula affermando esplicitamente che, richiamandosi ad essa, la Commissione avrebbe potuto indagare anche sulla magistratura, sull'autorità giudiziaria.
Non so se con un relatore appartenente all'ordine giudiziario, sia pure parlamentare pro tempore, abbia senso accettare l'inserimento in un testo del Parlamento di un'espressione di tale ambivalenza da consentire di immaginare che la Commissione di inchiesta parlamentare indaghi anche, in generale, sui pubblici poteri. Se con l'espressione «pubblici poteri» ci si vuole riferire ai corpi di polizia, ai servizi segreti, agli apparati amministrativi, allora nulla quaestio: anzi, un tale controllo è doveroso. Ove, invece, con quell'espressione si intendesse chiamare in causa anche la magistratura, credo che rischieremmo di provocare un conflitto - assolutamente da evitare - tra il potere legislativo


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e l'ordine giudiziario che, ai sensi dell'articolo 104 della Costituzione, è autonomo ed indipendente, come il collega Biondi, sa perfettamente.
Pertanto, o si accetta la riformulazione da me proposta, insieme al collega Soda, con l'emendamento 1.2 , oppure - e forse quest'ultima soluzione è migliore - lasciamo la formulazione che c'è, ma inseriamo l'inciso «nel pieno rispetto» (ma la parola «pieno» si può anche togliere in quanto ridondante), e quindi: «nel rispetto dei principi costituzionali di autonomia e indipendenza della magistratura».
Desidero rimarcare che si tratta di una questione rilevante e delicata: nell'inserire una formulazione nuova rispetto alla legge istitutiva del 1996, che non conteneva tale formulazione, non possiamo dare luogo a forme di conflitto; dobbiamo, al contrario, agevolare la leale collaborazione tra gli organi parlamentari e gli organi giudiziari, nel pieno rispetto dell'autonomia e dell'indipendenza del Parlamento - a cui io sono assolutamente attentissimo -, ma anche nel pieno rispetto dell'autonomia ed indipendenza della magistratura.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Sinisi. Ne ha facoltà.

GIANNICOLA SINISI. Signor Presidente, onorevoli colleghi, la discussione apertasi su questo emendamento segue un'analoga discussione che è stata fatta in Commissione e, probabilmente, non avrebbe avuto ragion d'essere se la prima non vi fosse stata.
È chiaro a tutti che la norma, così come viene proposta, è perfettamente in linea con le precedenti leggi istitutive della Commissione parlamentare di inchiesta sul fenomeno mafioso.
In quelle occasioni, la formula in questione era già stata utilizzata, ma nessuno pensò mai che potesse essere in qualche modo equivocato il compito, nel senso di investigare all'interno dei pubblici poteri per verificare se vi si annidasse qualche fenomeno mafioso. Invece, la proposta che viene formulata è sempre stata intesa nel senso, che poi viene chiarito dalla stessa lettera che è in discussione, di andare a rafforzare i pubblici poteri, verificando non solo la congruità della normativa, ma anche la piena attuazione di quello che la normativa prevede, cioè che gli stessi siano messi nella piena capacità di agire nel contrasto alla criminalità mafiosa.
Se non ci fosse stata questa discussione, questo emendamento non avrebbe avuto ragion d'essere; ma alla luce della discussione che c'è stata in Commissione, voglio chiarire fino in fondo il mio pensiero, che è nel senso di andare a trovare la mafia lì dove c'è, senza fermarsi dinanzi a nulla, non certamente partendo dai luoghi che tradizionalmente dovrebbero essere deputati al contrasto della criminalità mafiosa. Chiarito ciò, credo che si potrebbe ragionare diversamente. Allo stato della discussione e al solo fine di chiarire questo equivoco che si è ingenerato, prego la Commissione ed invito l'Assemblea a votare a favore dell'emendamento proposto dall'onorevole Boato.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Violante. Ne ha facoltà.

LUCIANO VIOLANTE. Signor Presidente, colleghi, vorrei chiedere innanzitutto al relatore e ai colleghi di valutare con attenzione l'emendamento Boato 1.5, se è possibile, perché non si esclude - come è giusto non escludere - che si indaghi su tutti i pubblici poteri e, naturalmente, anche nei confronti dell'ordine giudiziario, salvaguardando però l'autonomia e l'indipendenza.

GIUSEPPE VALENTINO, Sottosegretario di Stato per la giustizia. È implicito!

LUCIANO VIOLANTE. Credo che sia un principio giusto. Infatti, non si prevede un pubblico potere indenne dalle valutazioni e dai giudizi della Commissione parlamentare, visto il primato che il Parlamento ha nei confronti degli altri organi dello Stato, ma si stabilisce che tali giudizi


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e tali valutazioni vengano espressi mantenendo ferme le caratteristiche costituzionali di autonomia e di indipendenza. Mi pare che sia un buon equilibrio quello raggiunto dai colleghi Boato e Soda su questo punto; mi permetterei di proporre al collega relatore e ai colleghi della maggioranza di valutare con attenzione questa formulazione, che sembra che possa essere accolta.

PRESIDENTE. Ricordo che stiamo discutendo l'emendamento Boato 1.2.

MARCO BOATO. Signor Presidente, lo stiamo discutendo insieme all'emendamento Boato 1.5.

PRESIDENTE. Sì, li stiamo discutendo insieme, ma, nello specifico, siamo in fase di votazione dell'emendamento 1.2.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Anedda. Ne ha facoltà.

GIAN FRANCO ANEDDA. Signor Presidente, credo che possano non esservi difficoltà ad approvare l'emendamento Boato 1.2, con un chiarimento però, in quanto occorre leggere la norma e la parola che regge la frase. La lettera c) attribuisce alla Commissione il compito di accertare la congruità della normativa vigente e della conseguente azione dei pubblici poteri. Quindi, si tratta di valutare la congruità, non di valutare l'azione di per se stessa, e di valutare la congruità in relazione alla normativa vigente, cioè di accertare ad esempio se, essendo vigente una determinata normativa, quella normativa sia stata per un verso sufficiente e per un altro verso correttamente applicata da chi avrebbe dovuto applicarla. Avrebbero dovuto applicarla sia le forze della polizia sia, ovviamente, la magistratura.
Non vi è quindi assolutamente interferenza, nemmeno nella formulazione attuale, con l'attività e con l'indipendenza della magistratura. Dico inoltre due parole sul successivo emendamento Boato 1.5. Secondo me, esso è pleonastico e pericoloso; infatti, affermare in una legge, con atto di diffidenza verso l'organo che si istituisce, che questo organo debba rispettare i principi costituzionali, mi pare un fuor d'opera, perché qualunque legge deve rispettare i principi costituzionali, a maggior ragione un organo istituito per legge.
Quindi, sono contrario all'emendamento Boato 1.5 per le ragioni che ho detto, mentre, fatte salve le valutazioni del relatore e della Commissione, ritengo che si debba valutare con attenzione l'emendamento Boato 1.2.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Filippo Mancuso. Ne ha facoltà.

FILIPPO MANCUSO. Signor Presidente, aderisco al concetto dell'emendamento in esame, ma dissento dal suo contenuto. Pubblico potere è qualsiasi formale esplicazione di una autorità collegata all'autorità dello Stato e degli altri organi pubblici. La magistratura è un pubblico potere e come tale non può essere esclusa dalla fenomenologia che interessa la legge; ma la magistratura è anche un ordine autonomo all'interno del quale è immune dalla possibilità di essere oggetto di qualsiasi altra indagine che non sia interna al suo stesso essere.
Se noi diciamo «pubblico potere», già con questa sola dizione abbiamo delimitato l'ambito di ingerenza della Commissione di inchiesta che stiamo per istituire, nel senso che essa può attingere al fatto cui dà corpo l'attività del pubblico potere quale anche è la magistratura; non può invece attingere all'attività che l'ordine costituito dalla magistratura può porre in essere in quanto tale. La distinzione che noi introdurremmo, con intenti rafforzativi secondo i proponenti di questo emendamento, in definitiva, limiterebbe il concetto stesso che sta alla base della distinzione stessa. Se noi considerassimo, inoltre, la ultroneità sospettabile del dire che un certo svolgimento di attività deve essere conforme alla Costituzione, commetteremmo due errori: uno concettuale, cioè che una legge qualsiasi possa violarla; in secondo luogo, l'introduzione di una distinzione che crea il sospetto della possibilità


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che un pubblico potere, in questo caso la Commissione di inchiesta, possa attribuirsi l'arbitrio di violare la Costituzione.
Le formule legislative devono essere sintetiche e devono includere quanto basta a rappresentarne la volontà e la finalità. Lasciamo le cose come stanno: la Commissione avrà la sensibilità sia di non porsi in contrasto con la Costituzione sia di non ingerirsi in poteri che non la riguardano (Applausi dei deputati dei gruppi di Forza Italia, di Alleanza nazionale e del CCD-CDU Biancofiore).

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Boato 1.2, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti 406
Votanti 404
Astenuti 2
Maggioranza 203
Hanno votato
176
Hanno votato
no 228).

Prendo atto che il dispositivo di voto dell'onorevole Mario Pepe non ha funzionato.
Passiamo all'emendamento Boato 1.5.

MARCO BOATO. Chiedo di parlare per motivarne il ritiro.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

MARCO BOATO. Signor Presidente, prendo atto che l'onorevole Anedda si è espresso a favore del mio emendamento 1.2 e poi, insieme a tutto il suo gruppo, ha votato contro. Pensavo che il dialogo parlamentare servisse, qualche volta, almeno ad articolare le posizioni. Avevo preso atto positivamente della sua posizione, ma poi una dichiarazione di voto a favore del mio emendamento 1.2 si è tramutata in un voto contrario, compatto. Non è un bel modo di dialogare in Parlamento!
Inoltre, non ho nessuna difficoltà a prendere atto delle dichiarazioni unanimi che sono state fatte, anche dall'onorevole Anedda, sul mio successivo emendamento 1.5, che conferma (forse in modo ultroneo, presidente Mancuso, ma forse non era male che venisse riconfermata) l'interpretazione data. L'inserimento della clausola che veniva proposta con l'emendamento da me presentato è nuovo, relatore Palma, rispetto alla legge del 1996 e non è un caso che nel 1996 non si introdusse questa espressione, già contenuta in leggi precedenti. Nel 1996 si era innovato, a mio parere, opportunamente. Oggi si torna al testo originario con un equivoco che, purtroppo, l'onorevole Anedda ha creato nel corso del dibattito in Commissione dichiarando che questo voleva dire indagare sulla magistratura. Oggi, col dibattito parlamentare, grazie alle dichiarazioni del presidente Violante, dello stesso onorevole Anedda e di altri colleghi, l'equivoco mi sembra chiarito.
Per questo motivo, poiché non sono ideologicamente ostinato sulle questioni, mi dichiaro soddisfatto di aver proposto la questione al Parlamento. Gli atti parlamentari, che rimarranno come atti preparatori quando la legge sarà approvata dal Parlamento, chiariranno, quando sarà necessario interpretare la legge, che in nessun modo si può - ovviamente, direbbe il presidente Mancuso - ledere il principio di autonomia e indipendenza della magistratura.
Pertanto, signor Presidente, ritiro il mio emendamento 1.5, confermando tuttavia il mio rammarico per aver aperto un dialogo e, dopo aver trovato un ascolto formale, aver poi ottenuto un voto contrario, che non fa onore a chi l'ha espresso.

PRESIDENTE. Sta bene, onorevole Boato, il suo emendamento 1.5 si intende pertanto ritirato.
Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento


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1.24 della Commissione, accettato dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).

(Presenti e Votanti 413
Maggioranza 207
Hanno votato
408
Hanno votato
no5).

Passiamo alla votazione dell'emendamento Sinisi 1.21.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Sinisi. Ne ha facoltà.

GIANNICOLA SINISI. Signor Presidente, onorevoli colleghi, l'emendamento era già stato proposto in Commissione e respinto. Lo riproponiamo all'Assemblea perché il suo spirito credo che debba essere in qualche modo posto all'attenzione di tutti. Abbiamo cercato di tradurre la questione della modernità della mafia in due emendamenti, questo e il seguente (se mi consentirete, intendo trattarli congiuntamente per ragioni di celerità). Deve essere chiara quale fosse la nostra intenzione: al di là della criminalità mafiosa che aggredisce le persone, le offende, le sottrarre agli affetti familiari, le uccide, vi è anche una mafia che si organizza in una maniera assai diversa e che cerca di lucrare profitti inserendosi nel tessuto legale della società.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Lumia. Ne ha facoltà.

GIANNICOLA SINISI. Signor Presidente, mi sono interrotto perché sentivo un grande brusio nell'aula.

PRESIDENTE. Onorevole Sinisi, mi sembra che vi sia un silenzio quasi tombale rispetto al solito.
Prego, prosegua il suo intervento.

GIANNICOLA SINISI. Signor Presidente, si vede che allora sono io che questa mattina sono po' suscettibile. Mi sono svegliato presto per i lavori della Commissione!
Stavo dicendo che abbiamo voluto introdurre un tasso di modernità negli accertamenti da affidare alla Commissione parlamentare di inchiesta. Siamo preoccupati non soltanto di quello che accade nei luoghi in cui si uccide, ma anche di ciò che accade nei luoghi in cui una finanza legale cerca di dare uno sviluppo, appunto legale, al nostro paese. Siamo preoccupati di ciò che accade nel mercato finanziario, in Borsa, in una competizione internazionale in cui le borse stesse devono essere sempre più attrezzate e sempre più trasparenti. Siamo preoccupati di ciò che accadrà nel tessuto del mercato mobiliare, che è sempre più vasto e che potrebbe essere aggredito da questo fenomeno. Siamo inoltre preoccupati del fatto che alcune società, che hanno una proprietà ben definita ed un assetto assolutamente legale, possano essere, attraverso un meccanismo estorsivo, di prevaricazione e di prepotenza, addirittura modificate nei propri assetti societari. Abbiamo chiesto che la Commissione parlamentare antimafia si occupasse di questi problemi in maniera specifica, al di là delle indicazioni che sono state date sull'oggetto generico e sulla possibilità di indagare anche su questo.
Signor Presidente, aggiungo - non perché voglio cogliere questa occasione per introdurre un argomento in modo surrettizio - che in questo momento si sta svolgendo in Parlamento un grande dibattito sulla questione del falso in bilancio. Abbiamo chiesto che la Commissione parlamentare antimafia suggerisca gli strumenti di chiarezza e trasparenza che possano difendere le società da queste forme pervasive e da queste infiltrazioni mafiose. Crediamo inoltre che si debba andare oltre nel garantire quella trasparenza che sta proprio a presidio della sicurezza delle società e di uno sviluppo legale del nostro paese. In mancanza di chiarezza e di trasparenza, tutto ciò potrebbe essere pesantemente


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inquinato. I casi in cui la mafia oggi non soltanto si infiltra, non soltanto esercita violenza, ma addirittura acquisisce pacchetti azionari attraverso azioni intimidatrici, sono ormai una parentesi della nostra storia. Vogliamo che questa parentesi si chiuda e vogliamo che si chiuda attraverso il lavoro della Commissione parlamentare antimafia. È per questo che ancora adesso non capiamo la ragione per cui la Commissione parlamentare di inchiesta oggi, in una società moderna, dove la finanza e l'economia assumono un ruolo sempre più rilevante, non debba occuparsi di tali questioni in modo specifico. È per questi motivi che chiediamo all'Assemblea un voto favorevole ed, al relatore, un ripensamento.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Lumia. Ne ha facoltà.

GIUSEPPE LUMIA. Signor Presidente, ritengo che sull'emendamento Sinisi 1.21 il relatore possa dare una valutazione diversa dal parere contrario. Le indagini antimafia di questi ultimi anni hanno ormai, con estrema oggettività e serietà, accertato che tutte le forme di accumulazione (dal racket alla droga, dall'usura al contrabbando) hanno un terminale: il riciclaggio. Solo una quota di tali ricchezze rimane sul territorio e viene investita in appartamenti e in terreni, mentre una parte consistente prende le vie dei circuiti finanziari e dei mercati mobiliari.
Ecco perché è importante il lavoro che è stato svolto dall'autorità giudiziaria, ma anche il lavoro della Commissione parlamentare antimafia: cito, per tutte, una relazione molto importante che abbiamo approvato all'unanimità riguardante proprio il contrabbando e da cui si desume che i Prudentino ed i Cuomo investivano in questo campo.
Di recente sono state compiute indagini, anche a livello internazionale: pensate al tentativo di Cosa nostra a Wall street o al tentativo da parte delle nostre mafie in Italia di introdursi all'interno del circuito della nuova economia! La frontiera della globalizzazione finanziaria immobiliare delle mafie è stata ormai ben organizzata.
Sarebbe strano che le istituzioni e con esse la Commissione parlamentare antimafia non inseguissero, anzi non provassero ad anticipare, ciò che le mafie già da anni organizzano. Dico «anticipare» perché nella formulazione dell'emendamento in esame vi è un'espressione positiva dell'interesse della Commissione parlamentare antimafia. Si parla, cioè, di accertare le modalità di difesa del mercato. Non vi sono, dunque, solo valutazioni e letture negative del mercato finanziario e mobiliare, ma vi è anche un'attenzione preventiva, in grado di consentire lo svolgimento di quella funzione importante che è il tentativo di una diversa regolazione di questi meccanismi; tutto ciò per evitare che le mafie diventino, esse stesse, soggetti di regolazione di questo sistema e per non scoprire ciò fra alcuni anni, quando ormai sarà troppo tardi e sarà difficile invertire la tendenza e, addirittura, sostenere un'idea di protezione e di fiducia nei confronti di questi settori.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Sinisi 1.21, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti 408
Votanti 408
Maggioranza 205
Hanno votato
182
Hanno votato
no 226).

Passiamo alla votazione dell'emendamento Sinisi 1.22.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Sinisi. Ne ha facoltà.

GIANNICOLA SINISI. Signor Presidente, con estrema brevità ricordo che con


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l'emendamento Sinisi 1.22 si chiede che la Commissione parlamentare di inchiesta sul fenomeno mafioso si occupi, in buona sostanza, dei paradisi fiscali. Oggi l'Unione europea prende iniziative in questa direzione indicando cinque paesi nei quali il regime del segreto bancario ed il regime giuridico privilegiato di natura fiscale sono un impedimento alla trasparenza dei mercati e costituiscono nicchie nascoste per le infiltrazioni mafiose.
Non comprendiamo perché, dinanzi ad un'iniziativa dell'Unione europea, la Commissione parlamentare d'inchiesta sul fenomeno mafioso - che in Italia ha una lunga tradizione di successi per le proposte avanzate ed è diventata una guida a livello internazionale proprio per i suggerimenti che è stata capace di dare - non se ne debba fare carico espressamente.
Signor Presidente, anche per queste ragioni, crediamo che sarebbe un atteggiamento non moderno da parte di questa Assemblea non approvare l'emendamento in esame; chiediamo, pertanto, un voto favorevole che vada oltre il parere espresso dal relatore e dalla Commissione.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Bielli. Ne ha facoltà.

VALTER BIELLI. Signor Presidente, onorevoli colleghi mi rivolgo al relatore ed a tutta la maggioranza. Nell'ambito del lavoro importante che abbiamo svolto in Commissione e nel Comitato dei nove vi è stata, da parte di tutti, la volontà di pervenire a soluzioni unitarie e pienamente condivisibili.
Abbiamo fatto, credo, anche un ottimo lavoro, frutto soprattutto di un orientamento che ha sempre prevalso nella discussione: fare in modo che si definissero bene i compiti, fare in modo che non si parlasse della mafia come se fosse il tutto, perché alla fine sarebbe stato il nulla, fare in modo che fossero definiti bene i compiti per le caratteristiche che deve avere la lotta contro il fenomeno mafioso. In quest'ambito di discussione seria e responsabile abbiamo cercato di definirne i compiti. Il rischio di questa discussione è stato che non si definissero anche i compiti rispetto ai fenomeni nuovi con cui si manifesta il fenomeno mafioso. Da parte di tutti, infatti, si è convenuto che ha caratteristiche diverse rispetto al passato, che i mercati finanziari esteri ci riguardano.
Viene proposto un emendamento che ha un unico obiettivo: fare in modo che, rispetto agli obiettivi che ci siamo dati e ai paletti che vogliamo definire, si sappia con precisione dove pervenire. Perché si deve dire «no» ad un emendamento siffatto dopo che abbiamo detto che era opportuno definire questi compiti? Credo, allora, che se si guarda con spirito aperto, come abbiamo cercato di fare, si coglie un dato: questo non è un emendamento strumentale, ma un emendamento che cerca di andare incontro alle esigenze che tutte le forze politiche in Commissione hanno portato avanti.
Per questo invito l'Assemblea ad esprimere un voto favorevole su questo emendamento.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Boato. Ne ha facoltà.

MARCO BOATO. Signor Presidente, solo per ragioni di brevità prima non ero intervenuto sull'emendamento Sinisi 1.21, che è stato purtroppo respinto, ma condividevo totalmente le motivazioni espresse dai colleghi Sinisi e Lumia. Adesso, sempre per ragioni di brevità, mi richiamo agli interventi svolti dagli onorevoli Sinisi e Bielli al riguardo: condivido le loro motivazioni e non le ripeto.
La pregherei, signor Presidente, di aggiungere la mia firma all'emendamento Sinisi 1.22, sul quale invito l'Assemblea a votare a favore.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento


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Sinisi 1.22, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti e votanti 415
Maggioranza 208
Hanno votato
188
Hanno votato
no 227).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Boato 1.3, accettato dalla Commissione e dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).
(Presenti 414
Votanti 413
Astenuti 1
Maggioranza 207
Hanno votato
413).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Boato 1.4, accettato dalla Commissione e dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).
(Presenti e votanti 421
Maggioranza 211
Hanno votato
421).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 1, nel testo emendato.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).
(Presenti e votanti 427
Maggioranza 214
Hanno votato
427).

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