Resoconto stenografico dell'Assemblea
Seduta n. 15 del 12/7/2001
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Svolgimento di interpellanze urgenti.

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca lo svolgimento di interpellanze urgenti.


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(Attività professionale del sottosegretario onorevole Taormina n. 2-00022)

PRESIDENTE. L'onorevole Bonito ha facoltà di illustrare la sua interpellanza n. 2-00022 (vedi l'allegato A - Interpellanze urgenti sezione 1).

FRANCESCO BONITO. Signor Presidente, potrei sapere chi risponderà alla mia interpellanza a nome del Governo?

PRESIDENTE. Per il Governo risponderà il ministro Giovanardi.

FRANCESCO BONITO. Mi riferisco, evidentemente, all'interpellanza pubblicata negli atti parlamentari e, prima di illustrarne i contenuti di merito e di porre i nodi politici che, a mio avviso, emergono dalla vicenda, mi sembra giusto ricordare, ancorché rapidamente e sinteticamente, i fatti che hanno indotto molti parlamentari dell'Ulivo a presentare l'interpellanza che sto illustrando.
Il 26 giugno 2001, davanti al giudice per le udienze preliminari di Bari, è stato celebrato un processo molto importante, di rilevanza, direi, nazionale. Erano chiamati a rispondere delle loro malefatte una serie cospicua di imputati, fra i quali vi era tale Prudentino, tristemente noto alla storia criminale del nostro paese, ma non soltanto ad essa.
Prudentino è considerato il boss del contrabbando internazionale ed è ritenuto il numero uno, il capo riconosciuto ed incontrastato della Sacra corona unita. Ritengo che non debba spiegare di cosa stiamo parlando. Appartiene, purtroppo, alla fisiologia dell'attività giudiziaria di un grande paese come il nostro che si celebrino processi delicati ed importanti a carico di pericolosissimi esponenti della criminalità organizzata. Abbiamo evocato quel processo nella nostra interpellanza perché Francesco Prudentino, il 26 giugno è stato difeso, nel corso dell'udienza preliminare, da un rappresentante del Governo in carica. Parlo dell'avvocato Carlo Taormina che, come è noto, è sottosegretario per l'interno.
Ebbene, i fatti che ho appena illustrato a noi sono apparsi di una gravità straordinaria, per una serie di questioni politiche - e non soltanto politiche - che la vicenda pone e che cercherò di sintetizzare. Ma proprio mentre attendevamo una risposta alla nostra interpellanza, che ci siamo affrettati a presentare, sui giornali di ieri - mi consentano il Presidente e il ministro Giovanardi di evocare anche questo episodio -, abbiamo letto notizie che ci hanno vieppiù allarmato. Infatti, abbiamo appreso da l'Unità che è stato sottoposto a misura cautelare detentiva un tale Renato D'Andria, noto finanziere ed imprenditore napoletano. Questo signore è stato arrestato perché accusato di una serie innumerevole di reati, che vanno dall'estorsione al ricatto, dall'inquinamento di indagine alla costruzione di falsi dossier. Questa persona viene accusata di essere collegata con ambienti di eversione neofascista e di avere articolato una vera e autentica aggressione alle istituzioni per fini destabilizzanti e devianti, come recita il provvedimento del magistrato.
Anche questo signore, Renato D'Andria, è difeso dall'avvocato Taormina. Anzi, è accaduto che alle ore sette del mattino, allorché i carabinieri si sono recati presso la sua abitazione per eseguire l'ordine della misura cautelare, Renato D'Andria abbia telefonato al suo avvocato Carlo Taormina - ribadisco - sottosegretario per l'interno del Governo Berlusconi.
Queste sono vicende inquietanti, si dice in gergo politico. Usando magari il buonsenso della gente, potrei dire che sono cose che appaiono gravissime. Si consideri altresì che l'avvocato Taormina, dopo aver parlato con il suo cliente, ha parlato anche con il maresciallo dei carabinieri che stava eseguendo la misura cautelare.
Non sappiamo, francamente, se abbia interloquito con il maresciallo dei carabinieri in qualità di avvocato difensore - assumendo, quindi, le difese del suo assistito - ovvero come sottosegretario, impartendo, al maresciallo medesimo, le opportune indicazioni affinché facesse il suo


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dovere nel modo migliore, ossia, assicurare alle patrie galere un pericoloso delinquente.
Bene, questa vicenda, a nostro modestissimo avviso - ma lo diciamo con una profondissima convinzione - pone una serie impressionante di questioni politiche che sottoponiamo al Governo e al ministro Giovanardi, chiamato a rispondere - penso, suo malgrado - alla nostra interpellanza.
La prima questione che poniamo, e sulla quale interpelliamo il Governo, è se lo stesso ritenga opportuno che il numero uno del contrabbando internazionale possa essere difeso da un sottosegretario di Stato per l'interno. Abbiamo, da una parte, l'esercizio di una funzione costituzionalmente garantita e riconosciuta, l'attività difensiva, in favore di chi viene sottoposto ad un processo, e dall'altra una funzione istituzionale, di governo. Possono queste due funzioni coesistere? Possono coinvolgere la stessa persona? Può il sottosegretario, che deve governare l'azione di contrasto nei confronti della criminalità organizzata - che frequenta gli uffici del Ministero del palazzo del Viminale, magari accompagnato dalla scorta di Stato, magari condotto sul luogo di lavoro da una macchina di Stato - difendere le ragioni di coloro che è chiamato, istituzionalmente e politicamente, a contrastare e ad assicurare alla giustizia? A noi tutto questo appare una formidabile contraddizione politica, istituzionale, etica, deontologica e - consentitecelo - morale.
Seconda questione. Può nello stesso processo - e sto parlando del processo di Bari - il rappresentante del Governo assumere la difesa dell'imputato «più incriminato», che deve rispondere dei reati più gravi, quali il contrabbando, l'omicidio, l'associazione a delinquere di stampo mafioso? Può il rappresentante del Governo assumere questa difesa quando, in quello stesso processo, nello stesso giorno e luogo il Governo, attraverso l'Avvocatura dello Stato, difende ragioni contrapposte? Può un sottosegretario chiedere l'assoluzione di Prudentino, laddove il Governo, il suo Governo, il Governo al sottosegretario, ne sta chiedendo la condanna? Anche questa ci sembra una contraddizione insopportabile, una contraddizione politica, istituzionale, etica, deontologica, morale.
Vorrei sottoporle la terza questione, ministro Giovanardi. Da tempo tutti noi stiamo lavorando ad un processo politico di straordinaria importanza e rilevanza: l'integrazione giuridica europea. Il denaro non ha mai conosciuto ostacoli importanti alle frontiere; i diritti, ahimè sempre! Ebbene, noi da anni - e sotto questo aspetto, con orgoglio, rivendico e ricordo l'azione dei Governi di centrosinistra - abbiamo lavorato, stiamo lavorando e continueremo a lavorare per costruire un diritto penale europeo, lo spazio giuridico europeo le cui basi e le fondamenta sono state poste dal Governo D'Alema nel vertice importantissimo di Tampere che i colleghi certo ricorderanno.
Ebbene, nell'ambito della costruzione del diritto penale europeo - che probabilmente vedrà la luce nei prossimi anni - tra i reati che sono stati isolati ed individuati come oggetto in materia di un intervento di integrazione giuridica immediata da parte degli Stati europei, vi è il reato di contrabbando.
Allora, chiedo al ministro Giovanardi: nel momento in cui stiamo cercando di unificare le discipline europee sui reati di contrabbando, di quale credibilità internazionale possa godere il Governo italiano quando il difensore del re del contrabbando internazionale - si badi, non il re del contrabbando pugliese o italiano -, del maggiore esponente di quell'associazione per delinquere che gestisce i traffici del contrabbando, è un uomo del nostro Governo, è un uomo che rappresenta politicamente ed istituzionalmente il nostro Governo? Si pone o no, ministro Giovanardi, una grande, straordinaria, enorme questione di credibilità internazionale?
Vengo ad un quarto punto che, per averla conosciuta e per avere lavorato insieme a lei durante questi cinque anni - anzi, direi in questi sette anni - che abbiamo alle spalle, so benissimo starle molto a cuore proprio sul piano personale e non soltanto sul piano istituzionale. Si


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tratta di una questione della quale abbiamo tante volte discusso e sulla quale, molto spesso, ci siamo anche confrontati, sebbene ritenga che, tutto sommato, condividiamo un punto di vista sostanzialmente comune.
Parlo delle vittime, ministro Giovanardi. Penso, e sono certo che lei pensi come me che il Governo debba sempre concretamente dimostrare il proprio rispetto verso le vittime. E non solo. Anche su questo tema c'è un atto dell'Unione europea noto a tutti: il 15 marzo 2001 il Consiglio dell'Unione europea ha adottato una decisione quadro che impone agli Stati membri di ripensare l'intero rapporto tra l'accertamento del reato e le vittime del reato medesimo e riconosce a queste un vero e proprio diritto, il diritto alla protezione, prevedendo, inoltre, in loro favore, un immediato sostegno morale e psicologico.
Ma che Stato è il nostro? In che maniera questo Stato rispetta i suoi impegni politici, istituzionali, morali, etici in favore delle vittime se accade che un sottosegretario, che comunque rappresenta il Governo ventiquattr'ore su ventiquattro - è difficile, infatti, pensare che lo rappresenti la mattina e non lo rappresenti, invece, il pomeriggio -, si accompagni a colleghi che patrocinano le vittime del suo cliente, del suo difeso, e vada a fare processi come quello che prima ho menzionato.
Cosa devono pensare i tanti morti ammazzati per mano di Prudentino, perché, secondo l'accusa, questi è stato il mandante di quegli omicidi? Cosa devono pensare i nostri finanzieri, morti in numero copioso, in terra di Puglia, per contrastare il fenomeno del contrabbando? È possibile una cosa del genere? È accettabile? Possiamo far finta di nulla ?
Il quinto punto che le prospetto come questione politica forse le potrà sembrare il meno rilevante, il meno importante, ma chi ha una certa interpretazione della politica, del ruolo della politica, ed un certo rispetto di se stesso come rappresentante delle istituzioni, deve pensare anche a questo! Guardi che io una funzione privata, ancorché importante, non andrei mai a svolgerla con una macchina e con una scorta di Stato! Mai sarei andato in tribunale utilizzando mezzi dello Stato, anche perché, una volta, questo era peculato per distrazione; non so se un tale comportamento integri ancora oggi un reato perché non faccio più il giudice da sette anni; ritengo, tuttavia, che si tratti di attività perseguibile sul piano penale e contabile. Questo, però, poco importa: il comportamento è comunque censurabile sul piano etico e morale, e questo conta, tutto sommato, per noi che svolgiamo una funzione politica, una attività politica, molto di più.

PRESIDENTE. Onorevole Bonito, la invito a concludere.

FRANCESCO BONITO. Quanto tempo mi rimane, signor Presidente?

PRESIDENTE. Poco.

FRANCESCO BONITO. Allora vorrei rappresentare al ministro Giovanardi, molto rapidamente, altre due questioni. Può un sottosegretario di Stato come l'avvocato Taormina proseguire nello svolgimento della professione forense?
Per i ministri c'è la legge; i ministri devono cancellarsi dall'albo. Mi chiedo se sia logico che il sottosegretario, che può essere delegato a tutte le funzioni del ministro, non debba sottostare alle stesse limitazioni di iscrizione all'albo degli avvocati. Il Governo è parte civile nel processo Prudentino; considerato l'intervento del sottosegretario, mi chiedo se le direttive che saranno date all'Avvocatura dello Stato saranno ancora quelle di contrastare le opinioni dell'avvocato Taormina, che ritiene che il giudice italiano non abbia giurisdizione, non possa e non debba processare Prudentino, se all'Avvocatura dello Stato diremo di sostenere ancora la tesi contraria a quella dell'avvocato Taormina, se all'Avvocatura dello Stato chiederemo ancora la sacrosanta...

PRESIDENTE. Onorevole Bonito, avrà la possibilità di continuare dopo in sede di replica.


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FRANCESCO BONITO. Ho finito. Se, dicevo, chiederemo ancora la sacrosanta condanna del Prudentino stesso.

PRESIDENTE. Il ministro per i rapporti con il Parlamento, onorevole Giovanardi, ha facoltà di rispondere.

CARLO GIOVANARDI, Ministro per i rapporti con il Parlamento. Signor Presidente, la prima parte della risposta all'onorevole Bonito e agli altri interpellanti sarà formale, come qualche volta capita quando gli uffici preparano le risposte, magari sotto profilo della legittimità dei comportamenti. Dopo darò anche una risposta di tipo politico.
La risposta formale è abbastanza semplice: non risulta che alcuna disposizione di legge abbia mai previsto l'incompatibilità o il conflitto di interessi tra il ruolo dell'avvocato e quello istituzionale, di tipo governativo o meno, salve le espresse previsioni derogatorie, come accade, ad esempio, per i ministri, i giudici costituzionali e i componenti del Consiglio superiore della magistratura. Inoltre, nessuna disposizione di legge professionale o di codice prevede una situazione di incompatibilità o di conflitto di interessi nel caso dell'esercizio del ministero difensivo da parte di avvocato che rivesta cariche istituzionali, in carenza di divieto di attività professionali, in un ambito processuale che faccia registrare la costituzione di parte civile dello Stato attraverso la sua Avvocatura. Questo lo dice il Ministero dell'interno.
L'articolo 3 dell'ordinamento delle professioni di avvocato e procuratore del 1993, al secondo comma, prevede soltanto l'incompatibilità tra l'esercizio della professione forense e qualunque impiego od ufficio retribuito con stipendio sul bilancio dello Stato, va interpretato come riguardante impieghi ed uffici di tipo amministrativo, e non già incarichi ed uffici di carattere politico. Questo lo dice il Ministero della giustizia. Quindi, se dovessi stare ad una risposta di tipo burocratico, non c'è nessun profilo di illegittimità nel comportamento dell'avvocato sottosegretario Taormina, neppure - rimango sempre nell'ambito della risposta formale - dal punto di vista delle modalità di accompagno. Infatti, sono state fornite, su richiesta del prefetto di Roma, misure di protezione nei confronti dell'onorevole Taormina, disposizioni di protezione individuale consistente nel servizio di tutela che è espletato dal personale della polizia di Stato, come già avvenne, per lo stesso avvocato Taormina, dal 4 febbraio del 2000 al 12 settembre dello stesso anno perché erano stati individuati elementi di rischio ed era stati attivati dispositivi di protezione, con modalità di protezione fornita dalla questura.
Quindi, sotto il profilo della legittimità non ci sarebbe nulla da dire. Veniamo invece alle considerazioni politiche e alle varie fattispecie che sono state messe in luce; veniamo ai punti che l'onorevole Bonito ha sottolineato. Sgombriamo il campo da un equivoco, che non mi piace affatto, che ho colto nelle parole dell'interpellante e in quelle dell'onorevole Violante di questa mattina. La questione più grave - ha detto Violante - che imbarazza molti autorevoli esponenti della maggioranza, riguarda il sottosegretario Taormina: il suo caso configura non più un'opportunità ma un'incompatibilità; non può non porsi il problema politico di un sottosegretario agli interni che va in Puglia a difendere il capo delle bande dei contrabbandieri che hanno ucciso rappresentanti delle forze dell'ordine e comuni cittadini o, come si dice nell'interpellanza, che hanno difeso dei delinquenti. Allora faccio un discorso generale.
Guai - lo dico anche all'onorevole Siniscalchi che è qui presente insieme ad altri autorevoli avvocati - se si confondesse il ruolo dell'avvocato con le accuse mosse ai loro clienti: è come se un avvocato che difende qualcuno accusato di appartenere ad una banda criminale o di essere associato alla mafia, alla camorra o alla 'ndrangheta, fosse, per ciò stesso, accusato di essere in qualche modo complice o dovesse vergognarsi di svolgere una funzione di difesa che è garantita dalla Costituzione.


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VINCENZO SINISCALCHI. Signor ministro, mi consenta di dire che questo è totalmente ovvio!

CARLO GIOVANARDI, Ministro per i rapporti con il Parlamento. Onorevole Siniscalchi, è ovvio, ma se lei legge l'interpellanza e le parole dell'onorevole Violante non appare affatto ovvio!

VINCENZO SINISCALCHI. La cosa di cui si discute ha a che fare con altro!

CARLO GIOVANARDI, Ministro per i rapporti con il Parlamento. Mi lasci dire che non è un affatto ovvio perché stiamo parlando di persone...

VINCENZO SINISCALCHI. Lei si rivolge ad un avvocato!

CARLO GIOVANARDI, Ministro per i rapporti con il Parlamento. So che mi sto rivolgendo ad un grande avvocato, come, allo stesso modo potrei rivolgermi all'onorevole Biondi, che non è qui presente, e so che oltretutto stiamo parlando di persone che non sono state condannate neanche in primo grado e dunque sono soltanto dei presunti colpevoli! Tuttavia, voglio sgombrare il campo dall'equivoco che poteva aleggiare.
Vengo alle considerazioni politiche. Il Governo che rappresento è sensibile ad alcune delle osservazioni fatte che tuttavia non sono di legittimità e nemmeno di incompatibilità ma semplicemente di opportunità. Quando, nella scorsa legislatura, il sottosegretario alle finanze dell'Ulivo, Gaetano Veneto, difendeva criminali della 'ndrangheta e mafiosi in processi d'appello e chiedeva, ad esempio, il dissequestro e la restituzione di beni illeciti confiscati, io mi chiedo come mai, onorevole Bonito, non abbiate sollevato il problema. Come mai non vi siete indignati del fatto che un sottosegretario di Stato, del vostro Governo, continuasse a svolgere una attività di avvocato difendendo clienti associati a cosche mafiose o della 'ndrangheta e, allo stesso tempo, fosse sottosegretario? Come mai non avete detto nulla? Non era un caso eclatante che fa esattamente il paio con quello dell'avvocato Taormina? Ma vedete, diversamente da voi, il nostro Governo ha questa sensibilità e da una risposta alle domande che voi avete posto.
Sicuramente si configura non una incompatibilità ma una inopportunità, sicuramente è inopportuno che un sottosegretario di Stato per l'interno svolga attività professionale che, in qualunque modo - non perché difende «un delinquente» -, sia lo Stato costituito o meno parte civile in quel processo, possa subire una qualche influenza o essere in qualunque modo in relazione con la sua attività di Governo. Per questi motivi abbiamo chiesto al sottosegretario Taormina - credo che ci sia già nelle agenzie di stampa una sua dichiarazione in proposito - di rinunciare a tutti gli incarichi professionali in corso, con effetto immediato (compreso quello che ha sollevato il caso sottolineato nella vostra interpellanza) e l'impegno di non assumere altri incarichi professionali che possano, in qualunque modo, essere in relazione con la sua attività di Governo.
Allora mi sembra di aver dato una risposta molto chiara. Resta il fatto che, essendo l'avvocato Taormina un collega deputato ed essendo anche un sottosegretario, stabilirà poi lui - ma credo che abbia già sciolto la riserva -, se continuare a fare il sottosegretario o l'avvocato senza limiti, come è suo diritto e dovere se questa sarà la sua scelta.
Come vede, onorevole Bonito, non vi è nessun imbarazzo da parte del nostro Governo e, se volete, rivolgo un ringraziamento per aver sollevato tempestivamente il caso anche se, ieri, sulle agenzie di stampa, è apparso, nei termini e nei modi in cui è stato rappresentato.
Il nostro Governo dimostra sensibilità anche nei confronti delle vittime perché, attenzione, lo ripeto ancora una volta, i colleghi parlamentari che difendono persone magari condannate per omicidio non vuol dire che non abbiamo rispetto per le vittime o non siano vicini alle forze di polizia e dei carabinieri nel momento in cui esercitano la loro attività professionale, ma certamente che un sottosegretario di


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Stato difenda persone che possano essere implicate in episodi che vedono lo Stato come contraltare è fuori posto. Per questo crediamo vi sia una incompatibilità di tipo morale e politico.
Dunque, rivolgo un ringraziamento per aver sollevato il caso ma non posso non manifestare un certo rammarico per questo comportamento da ipocriti, da sepolcri imbiancati, nel senso che ci si scaglia contro il sottosegretario di questo Governo ma, quando nel Governo precedente un sottosegretario dell'Ulivo faceva le stesse identiche cose, non si sono mai sollevati problemi.

PRESIDENTE. L'onorevole Bonito ha facoltà di replicare.

FRANCESCO BONITO. Mi creda, la mia insoddisfazione assoluta, completa, non è affidata ad un'espressione rituale, nel senso che, secondo le regole «graziose» dei rapporti parlamentari, in genere l'interpellante, soprattutto se di opposizione, è sempre insoddisfatto della risposta che viene fornita dal Governo al quale politicamente si oppone.
Ministro Giovanardi, la risposta che dà il Governo è debole, molto debole. Né vale in qualche modo a rafforzarne le fondamenta culturali e politiche la distinzione che ella abilmente ha voluto introdurre nel dibattito. C'è un piano giuridico e c'è un piano politico. È difficile fare una distinzione di questo genere, soprattutto quando sul piano giuridico ci si riduce ad un'astrazione pura che non tiene conto della realtà. Il diritto è applicazione di una norma astratta al caso concreto: se valutiamo la norma astratta senza il caso concreto, facciamo opera dottrinaria, di studio, ma non facciamo opera giuridica e giudiziaria, cioè di applicazione della norma.
Lei ha detto che non vi è incompatibilità legale perché, carte alla mano, l'incarico di sottosegretario non è incompatibile. Conoscevo bene questo pronunciamento del consiglio nazionale forense sulla questione astratta. Io però pongo - e noi poniamo come deputati dell'Ulivo - una questione concreta, che non fa tanto riferimento, ministro Giovanardi, all'incompatibilità legale del sottosegretario con la funzione difensiva. Ci poniamo una questione di ordine molto più generale, anche al livello «basso» della legalità. Anch'io scendo dal piano politico e vado al piano della pura legalità e della pura legittimità. Lasciamo da parte il fatto che Taormina sia sottosegretario, dimentichiamolo per un momento (ma soltanto per un momento, anche perché questo rimane il macigno fondamentale). Pensiamo ad un avvocato che lavori in un'assicurazione e che poi faccia una causa contro la stessa assicurazione. Come vede, siamo scesi dal piano politico e siamo sul piano di un esempio molto banale. Presidente Mormino, lo potrebbe fare?

NINO MORMINO. Non si può semplificare in questi termini!

FRANCESCO BONITO. Il consiglio dell'ordine di Palermo consentirebbe una cosa di questo genere?

NINO MORMINO. L'esemplificazione è un po' grossolana!

FRANCESCO BONITO. Sto facendo un esempio concreto!

NINO MORMINO. Ma anche Siniscalchi direbbe lo stesso!

FRANCESCO BONITO. Ho fatto male ad evocare l'onorevole collega Mormino. Vi dico però questo: un dipendente dell'assicurazione in linea astratta può essere impiegato e difensore e può essere iscritto all'albo degli avvocati. Se questo dipendente dell'assicurazione proponesse però un giudizio contro l'assicurazione stessa, ne sia certo il ministro Giovanardi, un consiglio dell'ordine serio immediatamente interverrebbe sul piano disciplinare. È questo il caso. Lasciamo da parte che sia sottosegretario. Però, come sottosegretario, egli rappresenta il Governo e, quindi, nello stesso processo, la stessa persona si troverebbe ad assumere due ruoli diversi,


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quello di accusatore e quello di difensore. Questa è una contraddizione in termini, rispetto alla quale, anche sul piano della legittimità, non su quello politico, non su quello dell'opportunità, le sto ponendo, da vecchio ed incallito causidico, una questione di legittimità, di applicazione della norma.

CARLO GIOVANARDI, Ministro per i rapporti con il Parlamento. L'abbiamo superata!

FRANCESCO BONITO. No, ministro Giovanardi, non l'abbiamo superata. Adesso arriviamo al modo in cui secondo voi si sarebbe superata. Anzi, voglio subito affrontare tale questione, per poi tornare sulle altre lacune che, a nostro avviso, sono presenti nella sua risposta. Ella ci ha detto che il problema è risolto, in quanto, in base alla legge, non vi è incompatibilità ma solo inopportunità. Le ho invece dimostrato che vi è violazione di legge e che il consiglio dell'ordine di Latina dovrebbe intervenire immediatamente! (comunque anche su questo punto eserciteremo atti di sindacato ispettivo).
Mi pare di ricordare che vi è una agenzia che annuncia al popolo italiano - non so se ex cathedra o non ex cathedra - che Taormina lascerà gli incarichi professionali. Mi sembra di aver capito che il ministro Giovanardi abbia detto che il Governo ha esercitato le sue opportune e garbate pressioni, affinché il sottosegretario Taormina cessasse di fare l'avvocato in certi processi. Ligio alla funzione e al dovere, l'avvocato Taormina ha dichiarato che lascerà questi incarichi professionali.
Ministro Giovanardi, mi scusi se evoco ancora un confronto che dura da sette anni; io sono molto più inesperto di lei, ma lei - mi scusi - non mi deve prendere in giro.
La dichiarazione di Taormina è la prova provata che lo stesso ha violato la legge, ha violato le norme deontologiche, ha violato le norme dello Stato...

CARLO GIOVANARDI, Ministro per i rapporti con il Parlamento. Ma non siamo mica in tribunale!

FRANCESCO BONITO... ha violato soprattutto - e ciò è quello che più ci interessa - le norme della eticità della politica. È lui stesso che lo dice: lascio questi processi.
Tuttavia, se c'è questo riconoscimento - e licere veritatem ab ore litigatoris - e se è lo stesso Taormina che ci dice: «ho sbagliato, scusatemi, non faccio più l'avvocato», noi - che rappresentiamo l'istanza politica, il momento politico e vorremmo rappresentare la politica alta, nobile ed etica - rispondiamo che non possiamo cancellare tutto questo. Se tu, collega Taormina, continui a fare il sottosegretario, noi non possiamo dimenticare che, comunque, nel momento in cui sei stato sottosegretario hai difeso Prudentino...

CARLO GIOVANARDI, Ministro per i rapporti con il Parlamento. Lo dice l'Unità, allora...

FRANCESCO BONITO... che nel momento in cui sei stato sottosegretario telefonavi a D'Andria e parlavi con il maresciallo che lo stava arrestando. Questi sono fatti che sono accaduti e che non possiamo rimuovere tranquillamente. Io le ho chiesto la veridicità dei fatti.

CARLO GIOVANARDI, Ministro per i rapporti con il Parlamento. Non me l'ha chiesta su questo!

FRANCESCO BONITO. Volevo evitarle il fastidio di rispondermi un'altra volta e avevo cumulato gli argomenti. Sarà, allora, molto interessante verificare se, quando parlava al telefono parlava da sottosegretario o da avvocato. Quando ha parlato con il maresciallo dei carabinieri che aveva arrestato Prudentino, chissà se lo faceva in veste di avvocato o di difensore?

CARLO GIOVANARDI, Ministro per i rapporti con il Parlamento. Se avete le registrazioni...

FRANCESCO BONITO. Si possono chiedere al sottosegretario, ma questo è un


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altro episodio. Torno alla logica: possiamo rimuovere, far finta di nulla, ritenere che nulla è successo e che il sottosegretario di Stato per l'interno non abbia difeso Prudentino e non sia stato, comunque, il difensore del numero uno del contrabbando internazionale? Dovrà o non dovrà svolgere, questo signore, l'alta funzione di ministro dell'interno? E chi ci dice che tutta l'attività di indagine che viene preparata dal Governo per contrastare questo pericoloso fenomeno in qualche modo non possa venire indirettamente, in malafede o in buonafede, sicuramente in buona fede e onestamente, messa a disposizione di Prudentino e di questi pericolosi clienti? Non si discute, signor ministro, il diritto costituzionale a difendere il peggiore dei delinquenti.

CARLO GIOVANARDI, Ministro per i rapporti con il Parlamento. Lei criminalizza tutti gli avvocati italiani!

FRANCESCO BONITO. Non glielo dirà il giudice e non glielo dirà nessuno che sia ragionevole.
Signor ministro, sono partito da una premessa e la mia premessa è che qui vi è un conflitto fra il diritto costituzionale alla difesa e la funzione costituzionale a governare questo paese. Non è la prima volta che diritti costituzionali assumono, in concreto, posizioni confliggenti e lei non può dire che ciò sia opportuno o inopportuno. Riteniamo che il sottosegretario Taormina - come ha detto stamani il presidente del mio gruppo parlamentare - debba abbandonare la sua funzione di Governo. Soltanto in questo modo le responsabilità politiche che oggi sono soltanto dell'onorevole Taormina non ricadranno interamente sul Governo Berlusconi ed anche - me lo consenta, ministro Giovanardi - sulle sue spalle (Applausi dei deputati dei gruppi dei Democratici di sinistra-l'Ulivo e Misto-Verdi-l'Ulivo).

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