DEL CONSIGLIO DEI MINISTRI
sulle vicende che legarono uomini e istituzioni italiane alla strategia di penetrazione sovietica in Italia ed in particolare alle vicende ed alle notizie ricavabili dal cosiddetto dossier Mitrokhin;
lombarda spa e la concessione in oggetto sembra essere stata affidata a tale società senza alcuna gara di appalto;
il 7 luglio 2001 un violento tornado ha colpito in maniera devastante quattro comuni della Brianza ed in particolare i comuni di: Arcore, Usmate, Vimercate e Concorezzo;
i danni sono ingenti e i feriti risultano essere circa sessanta e 150 persone sono state evacuate dalle loro abitazioni a causa dei danni subiti;
notevoli risultano essere i danni subiti da aziende della zona ed in particolare la Dalmine che ha visto scoperchiato oltre un terzo dei 130.000 metri quadrati dello stabilimento ha subito danni per circa 80 miliardi di lire;
occorre garantire in tempi certi concreti aiuti alla popolazione della Brianza colpita dal tornado;
è necessario intervenire immediatamente per bonificare dall'amianto le aziende investite dal tornado;
attualmente e dal punto di vista sanitario l'amianto è il problema più grave in quanto sono stati visti volontari lavorare tra macerie che contenevano materiale in amianto e in questo caso è necessario attivare sia le aziende che gli enti locali e la regione per rimuovere il pericoloso materiale;
è altresì necessario procedere allo stanziamento di adeguati fondi a favore dei privati che hanno subito danni così come è necessario procedere: 1) alla cassa integrazione a tutti i lavoratori coinvolti ma anche per le aziende artigiane e le piccole aziende; 2) alla semplificazione dei termini per il pagamento delle scadenze di carattere fiscale, tributario e contributivo -:
quale sia l'esatto ammontare dei danni che hanno subito le abitazioni, e le aziende, comprese quelle artigianali e le piccole aziende, nei comuni di Arcore, Usmate, Vimercate e Concorezzo colpiti dalla violenta tromba d'aria;
se non ritengano necessario stanziare adeguati finanziamenti in tempi rapidi e certi, a sostegno dei privati che hanno subito gravi danni alle abitazioni e in particolare se non ritengano necessario: 1) estendere la cassa integrazione a tutti lavoratori coinvolti anche quelli impiegati in aziende artigianali e piccole aziende; 2) emanare provvedimenti che semplifichino o sospendano i termini per il pagamento delle scadenze di carattere fiscale, tributario e contributivo;
come intendano affrontare la grave emergenza sanitaria dovuta al materiale di amianto presente tra le macerie;
quali azioni intendano intraprendere nei confronti delle aziende ma anche di enti locali e della regione Lombardia affinché sia rimosso il materiale in amianto e siano predisposti in tempi certi i piani di bonifica di aziende che hanno strutture coibentate in amianto.
(2-00023)
«Vendola, Alfonso Gianni, Mascia».
è intendimento del nuovo Governo fare luce - anche attraverso la eventuale costituzione di una commissione ad hoc -
il Giornale di mercoledì 11 luglio 2001, in prima pagina, sotto il titolo «Mitrokhin, 20 indagati per spionaggio» rende noto che «Le rivelazioni contenute nel dossier Mitrokhin sono autentiche. La conferma arriva dalla procura di Roma che ha iscritto nel registro degli indagati una ventina di persone, ipotizzando nei loro confronti il reato di spionaggio politico e militare: un capo d'accusa da ergastolo. Sui nomi dei personaggi finiti sotto inchiesta c'è il più stretto riserbo: si sa solo che si tratterebbe di 10-15 funzionari pubblici e di diplomatici italiani e di 6-7 russi»;
a pagina 3 dello stesso quotidiano, sotto il titolo «Il Dossier Mitrokhin dice la verità. Venti indagati a Roma», si fa riferimento ai diversi files del dossier ed ad un certo punto si legge «Trentunesimo file per Viviana Ventura segretaria Nato, poi Giovanni De Luca "Araldo" funzionario Commercio estero, poi alla Corte dei conti»;
il riferimento allo stesso personaggio all'interno del citato «Dossier Mitrokhin» era invero già stato riportato dal quotidiano Il Piccolo di Trieste, in data 15 ottobre 1999, con titolo di prima pagina e servizio all'interno (pagina 3): come già segnalato dall'interrogante con atto ispettivo della precedente legislatura, veniva infatti indicato tra i presunti appartenenti, a vario titolo, al temibile Kgb, l'attuale procuratore della Corte dei conti della delegazione regionale del Friuli-Venezia Giulia, dottor Giovanni De Luca (Rapporto Impedian numero 33 - data di emissione: 7 aprile 1995, nome in codice «Araldo»;
«Araldo», che viene descritto come «uomo di istinto reazionario, che odia la corrotta burocrazia del Governo italiano, definisce la dirigenza politica italiana una banda di ladri» ed «è considerato molto cinico», in cambio di compensi di natura economica, avrebbe fornito notizie ad uno Stato straniero, ostile in quanto facente parte di un sistema politico che avversava i Paesi aderenti alla Nato, tratteggiando anche un di lui profilo personalogico «integralista» e da giustiziere dei costumi pubblici altrui;
in base a tale descrizione e ove vi sia stata coerenza nel tempo, sussiste il fondato sospetto, ad avviso dell'interrogante, che nella successiva veste di magistrato contabile, il dottor De Luca abbia «privilegiato» nelle proprie indagini quegli uffici e/o enti, statali e non rappresentativi di aree politiche che non si rifacevano ai dettami dell'intellighentia comunista ma semmai, l'avversavano;
sarebbe pertanto opportuno ad avviso dell'interrogante, rimuovere cautelativamente il dottor Giovanni De Luca dall'attuale incarico, posto che, in tutta evidenza, persiste ormai almeno da qualche anno una chiara situazione di «incompatibilità ambientale» e di dubbia indipendenza di giudizio nell'espletamento delle proprie funzioni;
va sottolineato, inoltre, come si sia ingenerato in larga parte dell'opinione pubblica il dubbio amletico intorno alla possibilità che taluno possa agire in nome dello Stato italiano se, segretamente, sia per denaro che per l'adesione ad una ideologia che ha seminato soltanto lutti e povertà nei Paesi che l'hanno saggiata, ha tradito lo stesso -:
se risulti che il dottor De Luca sia tra gli indagati per i reati di spionaggio politico e militare per i quali può essere ipotizzato addirittura l'ergastolo;
se risponda al vero quanto affermato dal magistrato, secondo cui, quando era funzionario presso il Ministero per il commercio estero, avrebbe ricevuto compensi per articoli a sfondo giornalistico, articoli che, invece, secondo quanto riportato da Il Piccolo di Trieste «anziché venire stampati sui giornali finivano nelle mani del KGB» e pagati con soldi russi;
se non si ritenga opportuno effettuare una approfondita ispezione presso gli uffici della Procura della Corte dei conti di Trieste, anche al fine di verificare, in base ad una ricognizione dei procedimenti avviati da quando il predetto magistrato risulta essere a capo della procura di Trieste, se lo stesso abbia svolto le sue funzioni con assoluta imparzialità, come è richiesto ad un magistrato, o se, come sembra all'interrogante, non vi sia stata invece una preponderanza di procedimenti avviati nei confronti di enti riconducibili all'area politica di centro destra (come la provincia di Trieste);
in tale ultimo caso e anche alla luce delle recenti indiscrezioni giornalistiche, che pongono il suddetto magistrato nell'occhio del ciclone, se intendano attivarsi affinché sia promossa nei suoi confronti l'azione disciplinare.
(4-00272)
se siano a conoscenza del sequestro effettuato da una vedetta militare della Guinea Bissau a danno dei pescherecci «Capotramontana» ed «Eschilo» sui quali sarebbero imbarcati cinque marittimi di Mazara del Vallo ed in caso affermativo quali azioni il Governo abbia intrapreso per assicurare l'immediato rilascio dei marittimi imbarcati e dei pescherecci che sino a qualche anno addietro risultavano iscritti nel Compartimento marittimo di Mazara del Vallo e che dopo la costituzione di una società mista italo-senegalese sarebbero stati iscritti nei registri del Senegal;
se risulti a verità la notizia secondo la quale oltre ai due natanti siciliani sarebbero stati posti sotto sequestro altri otto natanti italiani sui quali sarebbero imbarcati marittimi di nazionalità italiana;
se non si intenda accertare le ragioni del sequestro e se non si intenda fornire tutta l'assistenza possibile per assicurare il ritorno in Patria dei marittimi italiani;
se il Governo abbia notizie precise circa il numero dei natanti italiani impegnati in attività di pesca nelle acque del Senegal, della Sierra Leone, della Nigeria e della Monrovia (dove sono almeno venti i natanti di Mazara del Vallo che esercitano la propria attività in quelle acque) e quali servizi siano assicurati agli Armatori ed ai pescatori operanti in quei Paesi.
(4-00276)
la Commissione europea chiede chiarimenti al Governo italiano sugli appalti della TAV e sulle procedure di aggiudicazione delle concessioni autostradali fra le quali procedure di affidamento senza gara di appalto, per valutarne la compatibilità del regime generale in vigore in Italia per l'affidamento e la proroga delle concessioni autostradali, nonché di talune specifiche concessioni autostradali, con le norme e i principi del diritto comunitario;
se il Governo non darà risposte in tempi brevi, la Commissione potrebbe decidere di aprire una procedura d'infrazione;
nel mirino della Direzione generale mercato interno di Bruxelles vi sono tutti i principali tratti sui quali sono in cantiere importanti tratti di rafforzamento infrastutturale e più in particolare il nuovo tratto autostradale di Mestre, l'Asti-Cuneo, la Brescia-Padova, l'autostrada del Brennero, la concessione per la pedemontana lombarda, la Brescia-Valtrompia;
la Commissione ha comunicato che l'autostrada pedemontana lombarda risulta essere stata affidata in concessione di costruzione e gestione alla pedemontana
questa procedura caratterizzata dalla assenza di gara si è dimostrata non valida per la modifica di alcuni elementi essenziali del progetto come il tracciato;
la Commissione sottolinea l'impegno preso da tutti i Governi degli Stati membri affinché «ciascuna concessione facesse l'oggetto di un bando di gara quando l'importo globale previsto dei lavori superasse un milione di unità di conto»;
il punto chiave è il rispetto della direttiva Costa-Ciampi del giugno 1998 che aveva dettato le linee guida per procedere al rinnovo delle concessioni autostradali. La direttiva consentiva la proroga delle concessioni alle società autostradali solo a fronte di un contenzioso per il mancato adeguamento tariffario e comunque soltanto in casi eccezionali;
pertanto la Commissione ora vuole accertare perché le proroghe siano state generalizzate e se siano state concesse proroghe che, anziché sanare un contenzioso tariffario, siano servite a finanziare nuovi investimenti come la Val Trompia e il tunnel di Mestre;
anche con riguardo agli appalti della Tav la Commissione sta studiando se fossero leciti gli appalti assegnati ai tre general contractor (Iri, Fiat, Eni) a trattativa privata nonostante fosse già nota la direttiva 90/531 e la Unione europea vorrebbe sapere se le Ferrovie dello Stato affideranno in futuro i nuovi appalti rigorosamente con gara e sulla base di quale programma -:
se il Governo ritenga di dover rispondere alla Commissione nei tempi previsti onde evitare di incorrere nella apertura di una procedura di infrazione;
se risponda a verità che le proroghe siano state generalizzate e se siano state concesse proroghe che anziché sanare un contenzioso tariffario, siano servite a finanziare nuovi investimenti;
se le Ferrovie dello Stato affideranno i nuovi appalti rigorosamente con gara e sulla base di quale programma.
(4-00278)
negli anni sessanta nella città di Foggia nasceva una azienda dal nome «Frigodaunia» specializzata nella lavorazione e nella commercializzazione sul territorio nazionale e non di prodotti agro alimentari sotto forma di surgelati;
la struttura nasceva da un progetto sperimentale realizzato dalla «Efim-Sopal». Di fatto si trattava di una azienda a partecipazione statale di proprietà della «Efim»;
la «Frigodaunia» comincia a vedere la propria crisi aziendale sia dal 1989, quando venne venduta alla «Ortofrutta» di Potenza, tramite «l'Unioncoop e Fism», ente presieduto da Saverio La Miranda;
nel passaggio della attività dell'azienda dalla «Frigodaunia» alla «Ortofrutta», avveniva il cambiamento della denominazione sociale con il nome di «Agrigel»;
la «Agrigel» contava 145 dipendenti nella città di Foggia e 50 nella città di Roma, questi ultimi impiegati nel settore commerciale;
la «Agrigel» acquistava negli anni novanta la quota azionaria appartenente allo Stato;
nel 1994 la «Agrigel» subiva il blocco della produzione a causa della mancanza di risorse da parte della ditta potentina;
dal 1994 le maestranze venivano licenziate (senza giusta causa) senza percepire le mensilità sospese e le dovute contribuzioni di fine rapporto. Da quel momento in poi partiva il primo anno di cassa integrazione straordinaria per i lavoratori della «Agrigel»;
nel 1995 i lavoratori avverso al licenziamento posto in essere dagli amministratori della «Agrigel» presentavano ricorso al Pretore del lavoro di Potenza sollevando la illegittimità dell'atto;
il 19 luglio 1995 si apriva la vertenza giudiziale in sede civile tra la «Agrigel» e i lavoratori sulla legittimità dei licenziamenti. I rappresentanti legali pro tempore della azienda adducevano le seguenti motivazioni giustificative: «...dichiarare la legittimità del o degli operati licenziamenti da qualificare, secondo legge, come unico collettivo ovvero individuali plurimi, per la medesima ragione dell'avvenuta cessazione dell'attività della azienda; per i convenuti le richieste erano: rigettare e condannare la «Agrigel» in persona del legale rappresentante pro tempore al pagamento in favore dei resistenti delle spese, diritti ed onorari del giudizio ed al risarcimento dei danni per responsabilità aggravata ex articolo 96 del codice di procedura civile da liquidarsi equitativamente»;
l'azienda ricorrente sosteneva che non si dovesse seguire il procedimento di cui all'articolo 4 della legge n. 223/1991, richiamato dalla stessa legge dall'articolo 24, in quanto: «la già intervenuta cessazione dell'attività produttiva esonerava dall'osservanza di tale procedura, sia che si volesse qualificare il licenziamento come collettivo sia che lo si ritenesse una serie di licenziamenti individuali plurimi per giustificato motivo oggettivo». Nel ricorso dell'azienda si leggeva infatti: «è appena il caso di precisare che l'avvenuta cessazione dell'attività imprenditoriale non è suscettibile di verifica giudiziaria afferendo a scelta datoriale, essendo pacifica la sua effettività. Né richiede particolari procedure preventive in quanto essa si è già verificata materialmente, costituendo giusta causa naturale di recesso senza alcuna possibilità di confronto sindacale». Il Pretore del lavoro non condivideva tale argomentazione perche: «il caso in esame deve essere qualificato licenziamento collettivo ai sensi dell'articolo 24 della legge richiamata, dato che ricorrono tutti gli elementi della fattispecie: contestuale licenziamento di ottanta lavoratori addetti ad un unico stabilimento per cessazione di attività. Che l'attività produttiva fosse già di fatto cessata prima dei licenziamenti è circostanza che non vale ad escludere l'applicazione della disciplina legale sopra richiamata, poiché una diversa interpretazione condurrebbe all'assurdo logico di rimettere all'arbitrio dell'imprenditore (attraverso la scelta del momento di cessazione di fatto della attività) l'applicazione delle norme in materia di licenziamenti collettivi, ponendo nel nulla la previsione all'articolo 24 comma 2 della legge citata. È il caso di osservare che il licenziamento collettivo di tutti i dipendenti non esonera l'impresa dal confronto con i sindacati previsto dall'articolo 4 commi 2 e ss. della legge, poiché tale confronto tende alla verifica delle cause che hanno determinato la situazione di crisi e della possibilità di soluzioni alternative ai licenziamenti. La inosservanza di tale procedura determina l'inefficacia di licenziamenti (articolo 5 comma 3 legge cit.). Il Pretore, giudice del lavoro, definitivamente pronunciando, così provvede: rigetta la domanda; condanna la società ricorrente al pagamento in favore dei convenuti delle spese di giudizio per esborsi e per onorario.»;
così come suddescritto il Tribunale di Potenza reintegrava in punto di diritto tutti i lavoratori della «Agrigel»;
dopo poco tempo l'azienda dichiarava autofallimento, mandando i lavoratori in cassa integrazione straordinaria per 18 mesi;
il 14 luglio 1998 i lavoratori venivano posti in mobilità;
il 14 luglio 2000 per quattro lavoratori si prescriveva il periodo di mobilità, rimanendo pertanto privi di qualsiasi fonte di sussistenza economica e materiale;
attualmente l'organico della «Agrigel» è di 78 lavoratori (alcuni di essi hanno goduto del prepensionamento);
ad oggi a molti dei 78 lavoratori spetta il pagamento degli arretrati retributivi;
a luglio 2001 scade la mobilità per 55 di essi -:
quale giudizio dia il Governo dei fatti suddescritti;
se non si ritenga urgente apporre la firma per il decreto di proroga della mobilità per quei 55 lavoratori che rischiano a brevissimo termine di trovarsi senza mezzi di sussistenza economica e materiale.
(4-00280)
il mandato del Presidente dell'Autorità Portuale di Piombino, Tullio Tabani veniva a scadere il giorno 9 giugno 2001;
il predetto Presidente è stato confermato con decreto in data 22 maggio 2001 quindi in anticipo rispetto alla scadenza;
tale provvedimento di conferma è stato sottoscritto dal Ministro pro-tempore senza vi sia stata l'espressione del parere delle Commissioni Parlamentari di merito previsto dalla legge 28 gennaio 1978, n. 14;
lo stesso Ministro pro-tempore ha inviato ai Presidenti delle Camere la richiesta del richiamato parere a Camere da tempo sciolte ed a pochi giorni dalla scadenza elettorale e quindi in una situazione di materiale impossibilità per l'espressione dello stesso;
tale situazione è ovviamente confermata dal verbale della Commissione Trasporti delle Camere dal quale si evince che non si poteva procedere per mancanza di numero legale e della lettera del Presidente del Senato in data 18 maggio 2001 con la quale si comunica al Ministro la stessa situazione anche per la Commissione Lavori Pubblici del Senato -:
quali siano le ragioni dell'improvvisa fretta del Ministro pro-tempore che in maniera totalmente innovativa ha attivato la procedura di consultazione con gli Enti Locali con largo anticipo e confermato il Presidente uscente prima della scadenza;
se si ritenga rispettosa dal Parlamento una procedura così palesemente tesa a bypassare il giudizio di merito delle Commissioni, facendo ad avviso dell'interrogante, strumentalmente, decorrere i tempi necessari per l'emissione del parere, perchè coincidenti con la campagna elettorale, le elezioni, la convocazione del nuovo Parlamento, ecc.;
se ritenga politicamente e normativamente corretto un provvedimento di nomina emanato da parte del Ministro cinque giorni dopo il non favorevole risultato elettorale e quindi in una situazione profondamente modificata rispetto alla precedente;
se tale procedura, ad avviso dell'interrogante sospetta, non sia in qualche modo da mettersi in relazione con la scadenza elettorale, i mutamenti di quadro politico e dei livelli di responsabilità;
se - infine - non si ritenga assumere opportune iniziative per meglio chiarire i rapporti Governo-Parlamento nel delicato settore delle nomine e infine che il Governo non rilevi profili di illegittimità nella procedura seguita.
(4-00281)