Allegato B
Seduta n. 756 del 15/3/2006


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INTERROGAZIONI PER LE QUALI È PERVENUTA RISPOSTA SCRITTA ALLA PRESIDENZA

BANDOLI, CALZOLAIO e VIGNI. - Al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio. - Per sapere - premesso che:
la legislazione introdotta dal Governo Berlusconi sui campi elettromagnetici (decreto del Presidente del Consiglio dei ministri 8 luglio 2003) stravolge quanto previsto dalla legge n. 36 del 2001 in quanto abolisce, di fatto, il principio di precauzione;
l'attuale normativa non prevede alcun obbligo di bonifica di situazioni particolarmente critiche riguardanti elettrodotti già esistenti, anche se costruiti molto vicini ad abitazioni o luoghi pubblici;
l'attuale normativa non prevede, per gli elettrodotti esistenti, neppure il rispetto dell'obiettivo di qualità (3 micro tesla) che riserva solo a quelli di nuova costruzione;
secondo gli interroganti, la responsabilità politica che questo Governo e il Ministro dell'Ambiente si stanno prendendo è enorme, soprattutto se dall'indagine in corso da parte dell'Istituto Superiore della Sanità dovessero emergere dati preoccupanti, perché ci troveremmo senza alcun strumento legislativo per intervenire in tempi rapidi -:
se il Ministro dell'Ambiente sia a conoscenza della situazione in contrada «Sorba Annunziata Alta» in provincia di Messina, territorio nel quale è ubicato un elettrodotto da 380 chilo volt, la più alta tensione in uso in Italia, per il trasporto di energia da e per la Sicilia, un impianto che dista circa 10 metri da alcune abitazioni e che nelle 24 ore ha dato riscontri medi di induzione magnetica che vanno dai 3 ai 9 micro tesla;
se non ritenga inaccettabile che il «principio di qualità» escluda proprio le persone che sono da più tempo (molti anni) esposte alle radiazioni perché risiedono, lavorano e giocano vicino ad un elettrodotto già esistente;
se concordi nell'includere il sito in questione tra quelli sui quali l'Istituto Superiore della Sanità sta facendo gli studi epidemiologici, con la motivazione che si tratta di uno dei siti dove l'esposizione registra valori tra i più alti;
se non ritenga che il caso in questione sia la prova che la legislazione proposta dal suo Governo non solo non è adeguata alle situazioni reali ma prospetta situazioni di palese disparità di trattamento dei cittadini.
(4-19573)

Risposta. - In relazione all'interrogazione indicata in esame concernente i campi elettromagnetici generati dall'elettrodotto ad alta tensione per il trasporto di energia in provincia di Messina contrada


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Sorba in Annunziata Alta, si riferisce che da informazioni richieste al servizio di monitoraggio ambientale del Municipio di Messina è risultato che nel marzo 2004 e febbraio 2005 sono stati eseguiti rilievi di campo magnetico presso alcune abitazioni prospicienti l'elettrodotto da 380 kV sito nella predetta località. Le indagini compiute dal servizio citato a supporto dell'Arpa Sicilia dipartimento di Messina, hanno evidenziato valori di esposizione sino ad un massimo di 8,8 microTesla, come mediana nell'arco delle 24 ore nelle normali condizioni di esercizio dell'elettrodotto.
Tali valori scaturiti in ossequio alla normativa tecnica vigente, risultano, in questo caso in linea con il valore di attenzione stabilito dal decreto del Presidente del Consiglio dei ministri 8 luglio 2003, pubblicato nella
Gazzetta Ufficiale n. 200 del 2003 (equivalente a 10 microTesla), secondo quanto disposto dall'articolo 4 comma 1 della legge 22 febbraio 2001, n. 36.
Nell'eventualità in cui il valore di attenzione non sia rispettato, la stessa legge quadro prevede adeguate azioni di risanamento da compiersi nelle modalità di cui all'articolo 9 comma 2.
Risulta che l'Agenzia per l'Ambiente Sicilia ha richiesto ai sensi dell'articolo 5 del decreto del Presidente del Consiglio dei ministri 8 luglio 2003 i dati relativi ai valori medi delle correnti registrate ogni 2 ore nelle normali condizioni di esercizio; tali dati sono stati forniti dal Grtn limitatamente alle misure effettuate nel 2004, mentre si è in attesa dei valori per le campagne di misura del 2005. In ogni caso si prevede in tempi brevissimi di attivare un monitoraggio in continuo del sito in oggetto.
Giova ricordare che i valori di attenzione sono stati introdotti nella normativa italiana «...per la valutazione degli effetti a lungo termine e attivare misure di cautela da adottare in applicazione del principio di precauzione di cui all'articolo 174, paragrafo 2, del trattato istitutivo dell'Unione Europea» e risultano numericamente molto più cautelativi ed in aggiunta ai valori limite indicati dalla raccomandazione del consiglio dell'Unità Europea del 12 luglio 1999 relativa alla limitazione dell'esposizione della popolazione ai campi elettromagnetici da 0 Hz a 300 GHz (1999/519/CE).
Più cautelativamente sono inoltre introdotti gli obiettivi di qualità ai fini della progressiva miticizzazione dell'esposizione ai campi elettromagnetici da applicarsi con valori ancor minori (3 microTesla) secondo il decreto del Presidente del Consiglio dei ministri citato ai nuovi elettrodotti e/o nuovi insediamenti abitativi.
Presso l'Istituto superiore di sanità è in corso uno studio-ricerca finanziato da questo ministero tramite l'Apat allo scopo di promuovere la ricerca scientifica per la valutazione degli effetti a lungo termine delle esposizioni ai campi elettromagnetici. Lo studio che si promette di analizzare le cause di mortalità nella popolazione esposta ad elevati campi magnetici a 50 Hz in generale, si avvale di metodiche mai applicate in precedenza. Tali metodiche si presterebbero ad essere replicate a differenza di molti studi effettuati in precedenza.
L'Istituto superiore di sanità ha ritenuto eseguire la ricerca presso un elettrodotto sito in Longarina, quartiere alla periferia di Roma a seguito delle sue peculiarità molto favorevoli dal punto di vista epidemiologico non facilmente riscontrabili in altri siti.
Gli esiti dello studio, qualora confermati potranno essere estesi con ampia generalità a tutti gli elettrodotti, incluso quello in oggetto sito in località Annunziata alta Sorba in Messina.
È interessante fare presente quanto l'istituto superiore di sanità ha specificato in merito, che, cioè, secondo un criterio generalmente accettato e condiviso dallo stesso Istituto, le normative di protezione devono fare riferimento, per quanto riguarda le loro basi scientifiche, al complesso della letteratura disponibile e non a singoli studi.
Diversi comitati interdisciplinari di esperti internazionali hanno effettuato valutazioni critiche dei dati della ricerca, soppesando i diversi studi in base alla loro qualità scientifica e alla riproducibilità dei risultati.


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A questi criteri si è attenuta anche l'Agenzia internazionale per la ricerca sul cancro per la sua monografia, a conclusione della quale i campi magnetici a frequenza industriale sono stati classificati come «possibilmente cancerogeni per l'uomo», sulla base di una limitata evidenza di leucemia infantile.
In questa valutazione hanno avuto un peso determinante due analisi dei dati aggregati di diversi studi epidemiologici di tipo caso-controllo effettuati in diversi paesi del mondo. In particolare, un'analisi finanziata dalla Commissione Europea (Ahlbon et al, 20000) ha analizzato oltre 4000 casi di leucemia infantile riscontrando, nell'esiguo gruppo (44 soggetti) di bambini esposti ai livelli più alti di campo magnetico, un rischio relativo di circa 2, verosimilmente non attribuibile al caso.
Questa analisi, pur riducendo di molto le incertezze, non le ha eliminate del tutto: gli autori concludono significativamente che «la spiegazione dell'elevata stima di rischio è sconosciuta, ma distorsioni nella selezione (dei soggetti in studio) possono rendere conto in parte dell'aumento».
La Commissione internazionale per la protezione dalle radiazioni non ionizzanti Incirp ha pubblicato nel 2003 un esauriente volume (circa 500 pagine) di rassegna su «Esposizione ai campi elettromagnetici statici e a bassa frequenza: effetti biologici e conseguenze sanitarie». A conclusione del capitolo sull'epidemiologia, redatto da alcuni dei più autorevoli specialisti del settore, si osserva che «nonostante vent'anni di intensa ricerca epidemiologica (...) vi sono ancora questioni da risolvere. Per essere utili, però, gli studi futuri dovranno essere di alta qualità metodologica, di dimensioni sufficienti e con un numero adeguato di soggetti ad alta esposizione, e con una sofisticata valutazione delle esposizioni».
Nel mese di ottobre 2005, l'Organizzazione mondiale della sanità (Oms) ha riunito a Ginevra un gruppo internazionale di esperti (tra cui un funzionario dell'Istituto superiore di sanità) per la redazione finale di un documento
(Environmental Healt Criteria) di valutazione di tutti i possibili effetti sanitari dei campi magnetici a bassa frequenza. Il gruppo ha condiviso le considerazioni dell'Incirp, sottolineando che i risultati di ulteriori studi epidemiologici, soprattutto se di dimensioni limitate, non potranno verosimilmente modificare il quadro che emerge da una ricerca più che ventennale e di dimensioni senza precedenti.
In questa ottica deve essere considerato il corso da parte dell'Istituto superiore di sanità, limitata ad uno specifico ambito locale e ad una popolazione prevalentemente adulta. Mentre si auspica che lo studio fornisca dati utili su specifiche questioni scientifiche, l'Istituto superiore di sanità ribadisce l'opinione che le scelte di politica sanitaria, comprese le eventuali misure di precauzione, debbano basarsi sul consenso maturato nelle sedi scientifiche più ampie e qualificate possibili e raccomanda a tale proposito che - nello spirito della legge quadro sulla protezione dei campi elettromagnetici - sia considerato con particolare attenzione il documento Oms, al momento della sua pubblicazione.
Giova, altresì precisare che, secondo quanto riferito dal ministero delle attività produttive, sempre con riferimento al tratto di linea Paradiso-Sorgente (ME), nella parte che attraversa la Contrada «Sorba Annunziata Alta», le costruzioni degli edifici in questione risulta di diversi anni successiva rispetto all'entrata in esercizio della linea in questione, avvenuta nel 1985, con ciò configurando una violazione delle norma allora vigente in materia di distanze dagli elettrodotti (decreto ministeriale del 16 gennaio 1991 e decreto del Presidente del Consiglio dei ministri del 23 aprile 1992) nonché dei principi comunitari consolidati di precauzione e tutela della salute pubblica. È dunque evidente che il mancato rispetto della normativa vigente è da attribuire all'autorità locale che ha concesso l'autorizzazione alla costruzione delle abitazioni.
Il Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio: Altero Matteoli.


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BOVA, PROVERA, MINNITI e SGOBIO. - Al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio. - Per sapere - premesso che:
la Comunità del Parco Nazionale dell'Aspromonte nelle sedute del Consiglio del 14 giugno 2005 ha proceduto alla modifica del regolamento della Comunità e, successivamente, nella seduta del 13 settembre 2005, con la presa d'atto della nota n. DPN/7D/20519485 della divisione settima di codesto Ministero, si è proceduto all'elezione del Presidente;
la nota n. DPN/7D/20519485 della divisione settima di codesto Ministero, è stato rilevato nelle sedute prima richiamate, contrasterebbe con l'articolo 10 della Legge n. 394/91 in quanto la Presidenza della Comunità del Parco deve essere ricoperta solo ed esclusivamente dai soggetti istituzionali richiamati nella legge;
in quella sede il Sindaco del Comune di Cinquefrondi (Reggio Calabria) ha mosso eccezioni alla delibera n. 2/05 la quale conterrebbe, a suo avviso, profili di illegittimità in quanto il soggetto delegato disporrebbe di più deleghe viziate: una, quella della Comunità Montana Versante Tirreno-Meridionale di Delianova (Reggio Calabria), in quanto il soggetto delegato non appartiene all'Ente e/o al suo elettorato attivo; la seconda, conferitagli dal Presidente della Provincia di Reggio Calabria, in quanto non è lo stesso né consigliere provinciale, né membro della giunta, né appartenente ai ruoli dell'ente;
nella seduta del 13 settembre 2005 nell'assemblea della Comunità del Parco Nazionale dell'Aspromonte veniva riproposta la delega plurima con l'aggiunta che il delegato riceveva, contrariamente a quanto stabilito dall'articolo 2, comma c, del Regolamento della Comunità del Parco (l'articolo 2 del Regolamento recita: «I soggetti istituzionali possono farsi rappresentare alle adunanze assembleari rilasciando delega scritta in caso di assenza o impedimento»), delega permanente da parte del Presidente della Comunità Montana Versante Tirreno-Settentrionale di Cinquefrondi (Reggio Calabria) -:
quali iniziative intenda adottare per verificare i profili di legittimità della delibera richiamata in premessa e, in caso di illegittimità degli atti emanati, se non ritenga opportuno rivedere quanto determinato dalla nota n. DPN/7D/200519485 della divisione 7 di codesto Ministero e revocare tutti i provvedimenti ad essa collegati.
(4-17331)

Risposta. - La problematica rappresentata nell'atto di sindacato ispettivo cui si risponde trova origine nelle contestazioni reiteratamente sollevate dal Sindaco del comune di Cinquefrondi il quale, con note del 13 settembre e del 21 ottobre 2005, ha sostenuto che la modifica del Regolamento della Comunità del Parco avrebbe consumato una pretesa «violazione» del sistema della gerarchia delle fonti, atteso che con un atto regolamentare sarebbe stata mutata una disposizione di legge e che, comunque, tale deliberato sarebbe stato assunto con la presenza (e con il voto) di soggetti illegittimamente investiti di funzioni delegate.
Secondo quanto stabilito dall'articolo 10, comma 1, della legge 6 dicembre 1991, n. 394, «la Comunità del parco è costituita dai presidenti delle regioni e delle province, dai sindaci dei comuni e dai presidenti delle comunità montane nei cui territori sono ricomprese le aree del parco».
Tali soggetti, investiti delle funzioni partecipative in seno al suddetto organo consultivo e propositivo dell'Ente Parco, rivestono
jure proprio la qualità di componenti del suddetto organismo collegiale; né ad essi, in difetto di alcuna previsione legislativa, è consentito attivare «deleghe» mediante le quali entri a far parte della Comunità un soggetto diverso da quelli legislativamente contemplati.
Tali considerazioni, peraltro, non inficiano in alcun modo la legittimità della determinazione commissariale n. 12 del 14 luglio 2005, recante «approvazione modifiche al Regolamento della Comunità del Parco», nella parte in cui si approva la modifica - deliberata dalla Comunità del


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Parco con atto n. 2 del 14 giugno 2005 - dell'articolo 2, lettera b) del testo regolamentare in questione, che ora così recita: «La Comunità del Parco è costituita dal Presidente della Regione Calabria, dal Presidente della Provincia di Reggio Calabria, dai Sindaci dei Comuni e dai Presidenti delle Comunità Montane nei cui territori sono ricomprese le aree del Parco, o loro delegati».
La locuzione da ultimo indicata, con ogni evidenza, non può infatti essere interpretata se non nel senso che i componenti dell'organismo collegiale in questione, ove giustificatamente assenti, o, comunque, motivatamente impediti a prendere parte alle riunioni della Comunità, ben possono designare altro soggetto al quale, in loro vece, venga demandata la partecipazione alle sedute della Comunità stessa; ulteriormente soggiungendosi come la durata della delega in discorso è strettamente e necessariamente connessa alla durata dell'impedimento che preclude al componente di diritto dell'organo di prendere parte ai lavori della Comunità.
Nei termini di cui sopra, va quindi esclusa l'attivazione, ad opera dei singoli componenti della Comunità, di deleghe che si pongano al di fuori dei limiti precedentemente indicati e, quindi, non correlate all'impedimento e/o assenza del componente elettivo dell'organismo; in tal senso assicurandosi lo svolgimento, ad opera dei competenti organismi dell'Ente parco, di un'attenta ed assidua opera di verifica preordinata alla garanzia del rispetto delle coordinate di legittimità sopra indicate riguardanti il corretto funzionamento dell'organo in questione.
Ciò puntualizzato, va in linea di principio soggiunto come le svolte considerazioni inducano ad escludere che possa annettersi rilevanza all'ulteriore problematica relativa alla qualificazione soggettiva dei soggetti «delegati» da parte di taluno dei componenti della Comunità del parco.
Se è vero che la consentita «delegabilità» va strettamente intesa nei limiti sopra enunciati (e, quindi, relativamente alle «partecipazioni» alle sedute della Comunità per i soli casi di assenza o impedimento del componente elettivo), assume allora carattere di evidente «neutralità» la qualificazione soggettiva del «delegato» la quale formerà oggetto di verifica, preliminarmente allo svolgimento delle sedute della comunità del parco al fine di appurare la presenza di un legittimo atto di conferimento della delega onde assicurare la legittima composizione del suddetto organismo.
La deliberazione in questione, ove interpretata nel senso sopra indicato, distinguendosi, quindi, fra soggetti «istituzionalmente» investiti delle funzioni di «componente» in seno alla Comunità e «limitata» facoltà di «delega» al ricorrere dei casi precedentemente indicati, non solo non riveste carattere di illegittimità, ma neppure si pone in violazione della norma (primaria) di rango legislativo di cui all'articolo 10 della legge n. 394 del 1991, atteso che in essa non è ravvisabile alcuna «modificazione» del novero dei soggetti chiamati a comporre l'organo in questione.
Per quanto concerne, poi, l'eventuale adozione di uno o più atti deliberativi, da parte della Comunità del Parco, con la presenza (e con il voto) di uno o più soggetti illegittimamente investiti di «delega», sarà cura di questa Amministrazione vigilante, nell'esercizio dei poteri alla medesima rimessi adottare le determinazioni che si rendessero al riguardo necessarie e, comunque, rappresentare tale circostanza all'Ente, il quale, riconvocata la Comunità in una «composizione» che tenga conto dei citati margini di legittima «delegabilità» delle funzioni di componente della medesima, potrà procedere all'adozione di rinnovate deliberazioni (eventualmente, anche di «ratifica») che tengano luogo degli atti come sopra illegittimamente adottati, precisandosi, altresì, che, laddove ricorrano le indicate ipotesi di «assenza» o «impedimento», tali da costituire fondato presupposto per l'attivabilità del potere di delega, ciascun soggetto «delegato» potrà essere investito, limitatamente alla durata delle circostanze ora indicate, dei poteri rappresentativi con esclusivo riferimento ad uno - ed uno soltanto - dei soggetti «impediti» a prendere parte alle sedute della Comunità


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onde scongiurare che possano verificarsi ipotesi di «voto plurimo», ovvero di espressione, da parte di un medesimo soggetto, di una pluralità di voti correlati al conferimento di un corrispondete numero di «deleghe».
Il Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio: Altero Matteoli.

BULGARELLI e LION. - Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio. - Per sapere - premesso che:
il presidente della Sogin spa Carlo Jean, in qualità di Commissario delegato per la messa in sicurezza dei materiali nucleari, ha disposto con decreto la creazione di un deposito per rifiuti radioattivi nell'impianto ex-Eurex di Saluggia;
secondo precisazioni della Sogin non si tratterebbe di un deposito nazionale definitivo ma di un deposito per scorie definite a bassa attività, classificato «D 2», con carattere «temporaneo» in attesa che il Governo indichi il deposito nazionale definitivo, intendendo con questo, nel frattempo, mettere in sicurezza le scorie da ipotetici attacchi terroristici;
nel corso delle ultime audizioni presso la Commissione d'Inchiesta sul ciclo dei rifiuti, lo stesso Generale ha precisato che la messa in sicurezza totale del deposito di Saluggia potrebbe avvenire entro il 2011, e che molto probabilmente in Italia sarà difficile individuare il sito unico nazionale;
secondo l'interrogante Saluggia non è idonea per lo stoccaggio delle scorie, vista la vicinanza di corsi d'acqua a rischio di esondazione, fenomeno questo già avvenuto nell'ultimo decennio;
è del tutto evidente che la probabilità di un attacco terroristico è, nei fatti, statisticamente meno probabile di una esondazione, con conseguente allagamento del sito e quindi inquinamento radioattivo di una parte consistente del territorio nazionale;
gli ambientalisti e gli abitanti dei comuni limitrofi, temono che l'aggettivo «temporaneo» possa diventare di fatto «definitivo» e quindi che la pericolosa permanenza delle scorie in un sito inidoneo è la conseguenza di una volontà di non procedere da parte del Governo a scelte scomode e difficili;
l'incapacità, nel corso di questa legislatura, di definire in modo soddisfacente la questione delle scorie radioattive appare all'interrogante quantomai incresciosa, soprattutto se si pensa che alcuni esponenti del Governo hanno auspicato un ritorno al nucleare -:
se non si ritenga inopportuno procedere allo stoccaggio «temporaneo» di scorie radioattive in siti giudicati inidonei, e intrinsecamente pericolosi dal punto di vista geologico, in assenza di alcuna assicurazione circa le future destinazioni dei rifiuti tossici;
quali iniziative intenda assumere il Governo per garantire l'effettiva messa in sicurezza, da tutti i rischi prevedibili, del sito ex-Eurex di Saluggia.
(4-19567)

Risposta. - In merito ai quesiti posti dall'interrogante, concernenti lo stoccaggio e smaltimento definitivo dei rifiuti radioattivi nucleari a Saluggia si fa presente che è stato previsto il progetto Cemex (Edificio di processo ed annesso deposito temporaneo D3), scaturito dalla necessità di sistemare in condizioni di miglior sicurezza i rifiuti liquidi, solidificandoli, lo stesso dovrà essere valutato da parte della commissione V.I.A. e dell'Apat.
L'istruttoria è stata infatti avviata ai sensi della legge 31 dicembre 1962 n. 1860, inquadrandola correttamente come modifica di impianto, ex articolo 6, dell'impianto Eurex di Saluggia.
La documentazione di riferimento, è attualmente sottoposta ad analisi e valutazione da parte degli uffici Apat, sia con riguardo agli aspetti di sicurezza nucleare,


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che per quelli di radioprotezione, al fine di verificarne l'adeguatezza e la completezza.
Solo a valle del completamento dell'
iter istruttorio che si concluderà con l'emissione del parere da parte degli uffici Apat, sarà possibile per la Sogin dar luogo alle attività di progettazione esecutiva seguite da quelle concernenti la realizzazione e da tutte le ulteriori fasi di sviluppo imposte dal capo VII del decreto legislativo 230 del 1995.
Peraltro, la stessa Commissione tecnico-scientifica di cui all'ordinanza del Presidente del Consiglio dei ministri n. 3267 del 2003 ha suggerito il perseguimento delle vie ordinarie di legge sconsigliando il ricorso a procedure di natura emergenziale.
Da quanto riferito risulta con evidenza che l'ordinanza del 13 dicembre 2005 non può essere considerata come autorizzazione nucleare a realizzare ed esercire l'impianto Cemex ma al più come autorizzazione alternativa a quella urbanistica, prevista per la strutture civili.
In ogni caso le attività realizzative non potranno iniziare prima dell'autorizzazione del ministero delle attività produttive che è subordinata al completamento favorevole della procedura di Via pendente presso il ministero dell'ambiente e della tutela del territorio.
Va inoltre precisato che le strutture destinate ad accogliere i manufatti prodotti dall'attività di cementazione sono da considerare a tutti gli effetti provvisorie, in attesa della disponibilità del deposito nazionale, provvisorio o definitivo, ed hanno comunque la duplice finalità di migliorare le attuali condizioni di sicurezza del sito e di costituire un volano per disaccoppiare le attività di smantellamento da quelle di costruzione del deposito nazionale.
Il Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio: Altero Matteoli.

CARDINALE. - Al Ministro dell'interno. - Per sapere - premesso che:
la legge 5 giugno 2003 n. 131, all'articolo 1, comma 4, e all'articolo 2 comma 1 delega al Governo ed in particolare al Ministro dell'interno ed al Ministro per gli affari regionali, la predisposizione di appositi decreti legislativi di attuazione, entro un anno dall'entrata in vigore;
ad avviso dell'interrogante, è necessario predisporre una normativa atta a tutelare il principio di unitarietà e di sviluppo economico equilibrato del territorio;
il solo principio di sussidiarietà non è sufficiente a garantire l'incremento del reddito nazionale, implementabile soltanto dalla complementarietà delle economie regionali; così come ad assicurare un coordinamento delle autonomie locali, non soltanto sotto il profilo amministrativo e giuridico ma anche sul versante economico;
i gravi squilibri tra aree geografiche a sviluppo differenziato si ripercuotono anche sul piano della sicurezza, che potrebbe essere minacciata da un incremento della conflittualità sociale;
le diseconomie aumentano i costi di produzione anche delle aree più ricche, circondate da regioni con un assetto inferiore in termini di infrastrutture e servizi sociali;
nel quadro delle procedure correlate all'attuazione della legge n. 131 del 2003 il Ministero dell'interno è chiamato a svolgere il ruolo primario di coordinamento dello sviluppo economico -:
quali iniziative, di carattere normativo, il Ministro intenda adottare allo scopo di dare attuazione ai principi di cui alla legge costituzionale n. 131 del 2003.
(4-09806)

Risposta. - Ai sensi dell'articolo 1, comma 4, della legge 5 giugno 2003, n. 131, relativo alla «Attuazione dell'articolo 117, primo e terzo comma, della Costituzione, in materia di legislazione regionale», sono state intraprese le seguenti iniziative normative:
decreto legislativo 2 febbraio 2006, n. 30, recante ricognizione dei principi fondamentali


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in materia di «Professioni», pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale n. 32 dell'8 febbraio 2006;
schema di decreto legislativo recante ricognizione dei principi fondamentali in materia di «Casse di Risparmio, Casse rurali, Aziende di credito a carattere regionale, Enti di credito fondiario e agrario a carattere regionale» (atto Governo 579). Su tale schema sono stati acquisiti i pareri della Conferenza Stato-regioni e delle competenti Commissioni parlamentari. Riapprovato dal Consiglio dei ministri, nella seduta del 13 gennaio 2006, è stato trasmesso alla Conferenza Stato-regioni che in data 1o marzo 2006 ha espresso parere favorevole;
schema di decreto legislativo recante ricognizione dei principi fondamentali in materia di «Armonizzazione dei bilanci pubblici» (atto Governo 589). Tale schema di decreto, acquisiti i pareri della Conferenza Stato-regioni nella seduta del 24 novembre 2005 e quelli della V Commissione della Camera e della V Commissione del Senato, è stato varato dal Consiglio dei ministri nella seduta del 2 marzo 2006 e completerà l'
iter di approvazione con l'acquisizione del definitivo parere delle Commissioni parlamentari;
schema di decreto legislativo di ricognizione dei principi fondamentali in materia di «Governo del Territorio», che nella riforma del titolo V della Costituzione è ripartita fra Stato e regioni e riguarda una pluralità di aspetti dell'amministrazione pubblica caratterizzati in generale dall'identificazione degli interessi che regolano l'uso del territorio e la localizzazione di impianti e attività. Su tale schema sono stati acquisiti il parere della Conferenza Stato-regioni, nella seduta del 9 febbraio 2006 e quelli della VIII Commissione della Camera e della XIII Commissione del Senato.

Inoltre, ai sensi dell'articolo 2, comma 1, della legge 5 giugno 2003, n. 131, recante «Delega al Governo per l'attuazione dell'articolo 117, secondo comma, lettera p) della Costituzione, e per l'adeguamento delle disposizioni in materia di enti locali alla legge costituzionale 18 ottobre 2001, n. 3», il Consiglio dei ministri, nella seduta 2 dicembre 2005, ha approvato uno schema di decreto legislativo.
Tale schema è stato trasmesso per il parere alla Conferenza Stato-regioni, ma il 31 dicembre 2005 è scaduta la suddetta delega.
Il Ministro per gli affari regionali: Enrico La Loggia.

FIORI. - Al Presidente del Consiglio dei ministri. - Per sapere - premesso che:
come noto, la legge 15 febbraio 1989 n. 54 così recita: «tutte le amministrazioni dello Stato, del parastato, degli enti locali e qualsiasi altro ente abilitati a rilasciare attestazioni, certificazioni, dichiarazioni e documenti in genere a cittadini italiani nati in comuni già sotto la sovranità italiana ed oggi compresi nei territori ceduti ad altri Stati, ai sensi del trattato di pace con le potenze alleate ed associate, quando deve essere indicato il luogo di nascita dell'interessato, hanno l'obbligo di riportare unicamente il nome italiano del comune, senza alcun riferimento allo Stato cui attualmente appartiene»;
le amministrazioni, gli enti, gli uffici di cui sopra sarebbero quindi obbligati, su richiesta anche orale del cittadino stesso, ad adeguare il documento personale alle norme della citata legge;
viceversa, secondo quanto riferiscono cittadini italiani profughi dalle terre della Venezia Giulia e della Dalmazia, dalla CPU del computer centrale del Ministero dell'Interno e di quelli Anagrafici sarebbero state cancellate e non più computerizzate tutte le città passate sotto le sovranità jugoslava, slovena, serba e croata;
analoghe anomalie verrebbero ancora riscontrate in tutte le altre amministrazioni richiamate dalla legge n. 54 del 1989;
per effetto della mancata attuazione della suddetta legge sui documenti personali


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rilasciati agli interessati, città e luoghi di nascita verrebbero omessi;
la mancata digitazione del luogo di nascita nei computer degli ospedali, delle ASL, degli uffici erariali, crea spesso incomprensioni, discriminazioni e disagi sgradevoli ed inopportuni ai profughi di cui trattasi già pesantemente materialmente e moralmente penalizzati -:
se non ritenga di dover impartire a tutte le amministrazioni opportune disposizioni di attuazione urgente della legge suddetta, atto dovuto anche, e soprattutto, per un profondo dovere morale nei confronti degli esuli italiani.
(4-09411)

Risposta. - La questione sollevata nell'atto parlamentare riguarda la corretta applicazione della legge 15 febbraio 1989, n. 56, recante «Norme sulla compilazione di documenti rilasciati a cittadini italiani nati in Comuni ceduti dall'Italia ad altri Stati in base al Trattato di Pace».
In effetti, l'articolo 1 dispone che tutte le amministrazioni dello Stato, del parastato, degli enti locali e qualsiasi altro ufficio o ente, nel rilasciare attestazioni, certificazioni, dichiarazioni, documenti in genere, a cittadini italiani nati in comuni già sotto la sovranità popolare ed oggi compresi nei territori ceduti ad altri Stati quando deve essere indicato il luogo di nascita dell'interessato, hanno l'obbligo di riportare unicamente il nome italiano del comune, senza alcun riferimento allo Stato cui attualmente appartiene.
Il successivo articolo 2 prevede, altresì, che le amministrazioni pubbliche «hanno l'obbligo, anche su richiesta orale dello stesso cittadino, di adeguare il documento alle norme della presente legge».
Per una corretta applicazione della normativa citata, soprattutto nel rilascio delle certificazioni, il ministero dell'interno ha emanato, nel tempo, diverse circolari inviate anche all'Associazione nazionale dei comuni italiani e all'Associazione nazionale ufficiali di stato civile ed anagrafe al fine di realizzare la massima sensibilizzazione sull'argomento da parte dei comuni.
In particolare nell'ultima, diramata il 1o febbraio 2005, i prefetti sono stati invitati a richiamare l'attenzione dei sindaci al rigoroso rispetto delle disposizioni, verificandone l'adempimento anche attraverso visite ispettive.
Il Sottosegretario di Stato per l'interno: Antonio D'Alì.

GALLO. - Al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio. - Per sapere - premesso che:
nel comune di Toritto (Bari) si sta completando l'installazione di una isola ecologica interrata, per la raccolta differenziata dei rifiuti, a ridosso del Monumento all'Emigrante, nonostante siano già presenti sul territorio ben 5 isole ecologiche di superficie, peraltro in attesa di essere attivate da oltre 6 mesi;
il luogo, dove è in corso l'installazione dell'isola ecologica interrata, oltre a trovarsi a pochi metri da una frequentata chiesa dedicata alla Madonna del Carmine, è uno spazio da sempre destinato all'aggregazione dei cittadini, specie bambini, donne ed anziani, che dopo l'installazione non potrà più assolvere la sua funzione sociale;
una seconda isola ecologica interrata (ne sono previste tre!) è stata collocata nel giardino di pertinenza della scuola elementare Renato Moro, violandone l'integrità;
la collocazione delle isole ecologiche interrate, in luoghi che andavano invece preservati, è la conseguenza della mancata individuazione preventiva dei siti, al momento della determinazione del numero delle isole ecologiche, da collocare sul territorio;
le isole ecologiche destinate alla raccolta differenziata, nel territorio del Comune di Torino, sono complessivamente 10 e sono costate al bilancio comunale circa 170 mila euro, mentre lo stesso Comune - tra il luglio e il dicembre 2004 - ha sospeso ogni forma di intervento nei


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settori dei servizi sociali a causa di carenza di fondi di bilancio;
ad oggi le isole ecologiche installate in superficie non sono attivate, per ragioni tecniche difficilmente superabili, come già è accaduto negli altri comuni facenti parte del bacino che ha attinto al cofinanziamento regionale nell'ambito dei POR regionali;
la mancata attivazione delle isole ecologiche, e il mancato ricorso al più opportuno e capillare ricorso alla raccolta domiciliare, determina di fatto il fallimento dell'obiettivo che si intendeva raggiungere, cioè l'incremento della raccolta differenziata, nonostante i costi sostenuti, sia per la quota di finanziamento regionale che per quella a carico del bilancio comunale;
il disappunto, per tutto ciò investe l'intera cittadinanza, il mondo dell'associazionismo e dell'ambientalismo e ovviamente quello politico -:
se il Ministro non intenda accertare questi fatti e, da un lato, adottare iniziative anche normative affinché il ricorso a strumenti come le isole ecologiche avvenga previo accertamento della reale loro possibilità di raggiungere l'obiettivo, e dall'altro, esse non si trasformino in veri e propri scempi per l'ambiente e per l'arredo urbano, come è accaduto nel caso dell'isola ecologica collocata a ridosso del Monumento dedicato all'Emigrante.
(4-13921)

Risposta. - Per quanto concerne l'installazione dell'isola ecologica nella piazzetta antistante la Chiesa della Madonna del Carmine, si sottolinea che essa non interferisce con la funzione sociale attribuita a tale luogo; al contrario, ha reso possibile un miglioramento della vivibilità della piazzetta attraverso lo spostamento dei tre cassonetti della raccolta indifferenziata, unici responsabili di una limitazione alla sua frequentazione a causa della presenza di una quantità eccessiva di rifiuti e del conseguente cattivo odore.
In riferimento all'altra isola ecologica interrata nel giardino di pertinenza della scuola elementare «Renato Moro», si evidenzia che la sua collocazione ha riguardato una parte marginale e non utilizzata del giardino scolastico, dando l'opportunità ai bambini di assistere concretamente a quanto hanno studiato nell'anno scolastico con il progetto Raccolta differenziata e riciclaggio.
Una terza isola ecologica, infine, è stata collocata in un'area al centro del paese, precedentemente degradata ed oggetto di parcheggio selvaggio, consentendo una rivalutazione del luogo mediante la realizzazione di un'area quasi interamente pedonale e di giardini pubblici.
Da quanto esposto emerge che la realizzazione delle isole ecologiche, sia interrate che fuori terra, è stata effettuata secondo una precisa logica volta ad individuare i siti che meglio potevano garantire a tutta la cittadinanza l'ottimale conferimento dei rifiuti e, nel contempo, creare spazi e occasioni di aggregazione sociale e culturale.
Le aree in questione, inoltre, non sono sottoposte a vincoli di natura storica, architettonica, urbanistica, naturalistica o ambientale.
Il Comune di Toritto ha considerato l'utilizzo delle isole ecologiche è un primo passo verso il raggiungimento dell'obiettivo della raccolta domiciliare, impossibile da attuare senza il necessario passaggio attraverso l'isola ecologica che costituisce un modo per educare la cittadinanza alla raccolta differenziata. I costi sostenuti per la loro realizzazione devono, quindi, essere considerati come un investimento.
In data 6 giugno 2005, nell'ambito di una giornata organizzata in collaborazione con le scuole e denominata «Toritto si differenzia», le isole ecologiche sono state inaugurate e contestualmente si è dato inizio alla distribuzione ai cittadini delle tessere magnetiche che ne consentono l'utilizzo.
I costi relativi alla realizzazione delle suddette isole ecologiche sono stati sostenuti con finanziamenti messi a disposizione dalla Comunità europea nell'ambito della


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Misura 1.8-Azione 2-«Incentivi per accrescere la raccolta differenziata, il recupero e il riutilizzo dei rifiuti» del Completamento di programmazione del piano operativo regionale Puglia 2000/2006, di cui alla determinazione dirigenziale regionale prot. n. 36 dell'8 luglio 2002 dell'Assessorato ambiente-Ufficio gestione rifiuti e con una quota parte di competenza comunale, pari a euro 136.686,37.
Tale spesa non ha influito sugli interventi a sostegno dei servizi sociali in quanto è rientrata nel Titolo II delle spese di Bilancio (spese di investimento), mentre i contributi per i servizi sociali rientrano nel Titolo I (spesa corrente). Si tratta quindi di due capitoli di spesa indipendenti.
Il Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio: Altero Matteoli.

GIACOMELLI. - Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. - Per sapere - premesso che:
il Polo Tecnologico Ferroviario di Firenze, in corso di realizzazione all'Osmannoro, rappresenta e svolge un ruolo centrale e strategico per la manutenzione corrente e ciclica del materiale rotabile a livello Nazionale;
gli impegni, presi dalle Ferrovie dello Stato, nella Conferenza dei servizi del marzo 1999 e più recentemente con l'accordo del 18 maggio 2005, fra la Regione Toscana, la Provincia e il Comune di Firenze e l'A.D. delle Ferrovie dello Stato spa, ingegner Catania, confermano ed impegnano i soggetti interessati ad un progetto strategico per il territorio di Firenze e della Regione Toscana come di seguito specificato:
l'Impianto Dinamico Polifunzionale (IDP) per la manutenzione corrente e ciclica dei rotabili, già realizzato ma utilizzato solo ad un quarto delle sue potenzialità e costato 500 miliardi di vecchie lire;
il Centro Dinamica Sperimentale (CDS) completamente finanziato (105 milioni di euro), la cui realizzazione dovrebbe fare della Toscana un Centro di Eccellenza, a livello sia Nazionale che Europeo, per la Diagnostica, Certificazione, Sperimentazione e Ricerca dei Treni, che tra l'altro prevede la realizzazione di laboratori di Elettronica e Meccanica, un banco di Prova a Rulli per le simulazioni di viaggio ed una Camera Anecoica per monitorare gli effetti elettromagnetici sull'ambiente, al passaggio del treno;
il trasferimento delle Officine Grandi Riparazioni di Porta a Prato per la manutenzione ciclica delle vetture con la riqualificazione e mantenimento, sia professionale che quantitativo, del personale utilizzato;
tali impegni dovrebbero essere fondamentali per attuare strategie industriali che potenzino e sviluppino le Attività, le Funzioni sul Materiale Rotabile del Centro Decisionale di Viale Lavagnini di Firenze, coinvolgendo le professionalità e specificità utilizzate e porterebbero alla costituzione/creazione, a Firenze, dell'Agenzia Nazionale per La Sicurezza Ferroviaria;
sembrerebbe che, soltanto a pochi mesi dall'intesa di cui sopra, la Società Trenitalia, abbia predisposto un piano di riorganizzazione, che prevede lo spostamento progressivo di attività e funzioni pregiate, nel campo dell'ingegneria e coordinamento della manutenzione corrente e ciclica del materiale rotabile, in altre realtà italiane, con conseguente degrado e depauperamento del know-how posseduto nel centro decisionale di Viale Lavagnini di Firenze, delle attività e funzioni di ingegneria, ricerca, innovazione, sperimentazione e manutenzione che da oltre 100 anni sono sempre state a Firenze;
depotenziando Firenze, l'esperienza e le professionalità maturate nella manutenzione del materiale rotabile, così come nella sperimentazione dei rotabili, anche tramite progetti mirati con l'industria privata e con le Università per la ricerca di


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nuove tecnologie, con l'archivio disegni, i progetti originali aggiornati di tutto il materiale rotabile circolante in Italia, andrebbero disperse e quindi non sarebbe più possibile avere un coordinamento e una gestione operativa complessiva, perdendo così tutti i vantaggi di una gestione unitaria ed economica dei processi;
la realizzazione del CDS, sembrerebbe essere a rischio, tanto è vero che a tutt'oggi, nonostante la gara di appalto sia stata presentata nel mese di luglio 2005, dalla società Rete Ferroviaria Italiana (RFI), non si hanno più notizie in merito;
il suddetto piano riorganizzativo del Gruppo Ferrovie dello Stato, come denunciato dalle Rappresentanze Sindacali Unitarie e dalle organizzazioni sindacali Filt-Fit-Uilt della Toscana, metterebbe a rischio molti posti di lavoro, provocando anche forti ripercussioni sull'indotto e sulle lavorazioni direttamente collegate -:
se il Ministro interrogato non intenda verificare quanto esposto in premessa e quali iniziative intenda assumere per il mantenimento degli impegni a suo tempo sottoscritti dalle Ferrovie dello Stato SpA.
(4-17819)

Risposta. - In merito all'interrogazione in esame, Ferrovie dello Stato s.p.a. ha riferito che l'impianto dinamico polifunzionale Idp di Firenze Osmannoro attivato nel novembre 2003 è una struttura dedicata alla manutenzione corrente programmata a treno completo.
Poiché attualmente nel capannone di visita officina manutenzione corrente sono utilizzati circa il 50 per cento dei binari con cui è stato attrezzato ed al fine di concentrare ad Osmannoro anche le funzioni svolte nell'officina grandi riparazioni di Porta a Prato è previsto che 5 dei 10 binari del citato capannone vengano adattati in modo da poter svolgere le attività di officina.
Verrà inoltre realizzato un nuovo fabbricato per la tornitura delle sale montate con relativo magazzino. Il progetto in questione è stimato in circa 30 milioni di euro.
Il centro di dinamica sperimentale di Firenze Osmannoro è un complesso destinato all'attività di sperimentazione, sviluppo e ricerca nel campo del materiale rotabile. Conclusa la progettazione definitiva sono state esperite in conformità, alle disposizioni del decreto legislativo 158 del 1995 le attività per l'appalto dei lavori della prima fase funzionale dell'importo complessivo di 80 milioni di euro.
Poiché le offerte presentate sono risultate tutte in aumento rispetto a quanto previsto a base, di gara è stato necessario procedere ad una limitata revisione del progetto tendente alla riduzione dei costi e a consentire l'affidamento successivo con una trattativa privata.
Il tempo occorrente per la realizzazione dei lavori è stato stimato in circa 3 anni. La tempistica dello sviluppo del progetto sia con riferimento all'affidamento dei lavori sia alla consegna e ultimazione degli stessi è in linea con gli impegni presi nell'accordo sottoscritto il 18 maggio 2005 tra Ferrovie dello Stato s.p.a., la Regione Toscana la provincia ed il comune di Firenze. Tale accordo assegna all'impianto, di manutenzione regionale di Osmannoro un elevato valore strategico nella rete nazionale degli impianti di manutenzione.
Proprio in tale ottica relativamente alle attività di manutenzione corrente è stato messo a punto un progetto di riorganizzazione del sistema produttivo che prevede l'ampliamento e la modifica degli attuali turni ed orari di lavoro al fine di assicurare una corretta allocazione delle risorse nei momenti di minor utilizzo del materiale rotabile in coerenza con un processo di progressivo sviluppo del sito.
Il progetto in questione è stato già presentato alle organizzazioni sindacali ed è in fase di discussione.
Per quanto concerne la manutenzione ciclica si sta predisponendo un piano per la allocazione presso l'impianto citato delle attività dell'officina grandi riparazioni di Porta a Prato da realizzare in due fasi: la prima entro il 2007 a seguito degli adeguamenti degli impianti esistenti; la seconda entro il 2008 a seguito del completamento delle nuove costruzioni. In questo


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modo verrà portato a completo regime il funzionamento dell'Idp.
Non appena il piano sarà stato definito verrà attivato un tavolo negoziale con le organizzazioni sindacali per discutere degli aspetti occupazionali.
Il Sottosegretario di Stato per le infrastrutture e per i trasporti: Federico Bricolo.

LA GRUA. - Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. - Per sapere - premesso che:
nei giorni scorsi Trenitalia ha annunciato la riduzione da 12 a 7 delle corse giornaliere nella tratta ferroviaria Siracusa-Gela;
nel caso in cui detta ipotesi dovesse realizzarsi, la provincia di Ragusa verrebbe fortemente penalizzata e verrebbero pesantemente danneggiati i numerosi pendolari che quotidianamente utilizzano tale tratta ferroviaria;
l'annunciato «taglio» di ben cinque corse giornaliere, peraltro, contrasta con l'iniziativa, denominata «progetto Pegasus», promossa dalle Ferrovie dello Stato, che prevede consistenti investimenti per la riqualificazione delle Stazioni ferroviarie di Modica e di Vittoria che si trovano lungo la tratta Siracusa-Gela;
le organizzazioni sindacali hanno preannunciato una vera e propria mobilitazione che potrebbe sfociare in clamorose manifestazioni di protesta -:
se non ritenga opportuno intervenire presso Trenitalia al fine di scongiurare l'annunciato taglio di ben cinque corse nella tratta ferroviaria Siracusa-Gela.
(4-18346)

Risposta. - In merito all'interrogazione in esame, Ferrovie dello Stato s.p.a. ha riferito che sulle relazione regionale Caltanissetta-Siracusa sono stati programmati una serie di interventi di manutenzione all'infrastruttura.
L'esecuzione di tali lavori, che inevitabilmente comportano rallentamenti con ripercussioni sulla regolarità del servizio, ha condizionato la programmazione di alcuni collegamenti con la conseguente soppressione di 4 treni regionali - R 8703, R 8698, R 8718, R 8635 - circolanti sulla tratta Caltanissetta-Modica.
La Direzione territoriale Sicilia di Trenitalia s.p.a., allo scopo di limitare i disagi alla propria clientela, ha comunque assicurato la mobilità sostituendo i treni soppressi con altrettanti servizi su strada.
Sulla questione, la stessa Direzione territoriale ha tenuto nel dicembre scorso uno specifico incontro con le amministrazioni locali interessate durante il quale è stato evidenziato che non sussiste alcuna intenzione di riduzione dei collegamenti citati nell'atto ispettivo ed è stata data la disponibilità a riesaminare l'organizzazione dell'offerta sulla tratta Caltanissetta-Siracusa una volta completati i lavori di manutenzione.
A tale ultimo riguardo la società ferroviaria ha precisato che gli interventi manutentivi sulla tratta Gela-Siracusa verranno completati entro il mese di marzo mentre sulla tratta Canicattì-Gela saranno ultimati entro il mese di aprile.
Il Sottosegretario di Stato per le infrastrutture e per i trasporti: Federico Bricolo.

LANDOLFI e CORONELLA. - Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. - Per sapere - premesso che:
al confine tra i comuni di Caianello e Vairano Patenora, in provincia di Caserta, sulla strada ex ANAS SS 608 di Teano, insiste un cavalcavia che attraversa la linea ferroviaria Napoli-Roma, (via Cassino);
la predetta strada, che collega la strada statale Casilina con il casello autostrade A1, da oltre tre anni è interdetta al transito di camion e mezzi pesanti stante l'accertato pericolo di crollo;
per la realizzazione dei lavori di demolizioni e ricostruzione del predetto cavalcavia si assiste da anni al rimbalzo delle competenze e responsabilità tra


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l'ANAS, la società Autostradale, le Ferrovie, la regione Campania e la provincia di Caserta. Nemmeno le numerose conferenze di servizio tenutesi presso la prefettura di Caserta hanno chiarito la competenza. Intanto notevoli sono i disagi degli autotrasporti nonché le lamentele dei commercianti locali per i danni subiti -:
quali iniziative di competenza si intendano immediatamente adottare per sollecitare le Istituzioni e gli Enti interessati alla individuazione delle competenze in merito alla problematica su esposta.
(4-13267)

Risposta. - In riferimento all'interrogazione parlamentare indicata in esame, si comunicano i seguenti elementi di risposta forniti da Ferrovie dello Stato Spa.
In data 12 ottobre 2005, in occasione di apposita riunione tenutasi presso la prefettura di Caserta, la provincia di Caserta, su sollecitazione di prefettura, regione e comuni interessati, si è impegnata a mettere in atto iniziative tese alla risoluzione del problema relativo al cavalcavia che scavalca la ferrovia Napoli-Roma, sulla strada
ex statale 608 di Teano.
Con deliberazione 197 del 17 ottobre 2005 la stessa provincia di Caserta ha stabilito di finanziare il contributo di 258.228,00 euro sostituendosi all'Anas nell'erogazione dello stesso.
Nella riunione del 12 gennaio 2006 sono stati definiti sia lo schema di convenzione, sia le modalità di erogazione del suddetto contributo. Tale schema è attualmente all'approvazione formale da parte della regione Campania e della provincia di Caserta.
Il Viceministro delle infrastrutture e dei trasporti: Ugo Martinat.

LUCCHESE. - Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. - Per sapere - premesso che:
domenica 6 novembre, il volo Alitalia AZ 618 partito da Milano-Malpensa per Boston, poco dopo il decollo, è stato costretto a rientrare all'aeroporto milanese per un'avaria al motore;
secondo gli esperti interpellati dall'AGI, il velivolo sarebbe rientrato alla base dopo che era stata rilevata un'avaria ad uno dei due motori del Boeing 767; sarebbe stato infatti segnalato un surriscaldamento del motore destro a fronte del quale si è deciso il rientro;
è lecito chiedersi come mai, se era stata effettuata la normale manutenzione e messa a punto del velivolo, i tecnici non si siano accorti che un motore quantomeno non funzionava a perfezione -:
se i velivoli Alitalia vengano regolarmente e puntualmente sottoposti a controllo;
quali iniziative di competenza ritengano di dover adottare perché simili fatti non abbiano a ripetersi.
(4-17675)

Risposta. - In merito alle problematiche evidenziate con l'atto ispettivo in esame, l'Ente nazionale per l'aviazione civile riferisce che dalle informazioni acquisite dal vettore Alitalia risulta che il volo AZ 618 partito da Milano Malpensa per Boston in data 6 novembre 2005, è rientrato all'aeroporto milanese a causa del malfunzionamento di un componente dell'impianto pneumatico alimentato dal motore destro (cosiddetto scambiatore di calore).
Il componente in questione viene gestito in regime di «
Condition Based Maintenance», pertanto viene normalmente sostituito prima che si manifestino anomalie.
Al riguardo, l'Enac fa presente che tale evento è stato notificato dalla Direzione Aeroportuale di Milano Malpensa a tutte le strutture dell'Ente medesimo, interessate per competenza.
L'Ente aeronautico precisa, tuttavia, che può sporadicamente accadere che un'anomalia al componente possa verificarsi prima della scadenza del Mtbf (
minimum time between failures); anche in questi casi, però, essendo l'impianto pneumatico di


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tipo «ridondante», il malfunzionamento di un componente non pregiudica la sicurezza del volo.
La decisione dell'equipaggio del vettore Alitalia di procedere al rientro del volo AZ 618 del 6 novembre 2005 è stata presa a scopo meramente precauzionale, circostanza questa confermata dai competenti servizi di Enac.
L'Ente precisa infine che gli aeromobili utilizzati dalla società Alitalia, così come tutti gli aeromobili impiegati da società di navigazione aerea italiane, sono sottoposti a interventi tecnici previsti dai programmi di manutenzione predisposti dai costruttori in accordo con le pertinenti normative definite in ambito nazionale ed internazionale per assicurare il medesimo livello di sicurezza in tutta Europa.
Il Viceministro delle infrastrutture e dei trasporti: Mario Tassone.

MAURANDI, VIGNI e PIGLIONICA. - Al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio, al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. - Per sapere - premesso che:
la società Bio Sulcis 3000 di Iglesias possiede un impianto per la lavorazione della plastica ricavata dalla raccolta differenziata in tutta l'area del Sulcis, in Sardegna;
il decreto legislativo 5 febbraio 1997, n. 22 prescrive all'articolo 5 che lo smaltimento dei rifiuti debba essere effettuato «in uno degli impianti appropriati più vicini, al fine di ridurre i movimenti dei rifiuti stessi, tenendo conto del contesto geografico o della necessità di impianti specializzati per determinati tipi di rifiuti»;
il consorzio Co.Re.Pla., delegato alla gestione dei rifiuti plastici, dal febbraio 2005 non destina alcun rifiuto plastico raccolto nell'area del Sulcis alla società Bio Sulcis 3000, preferendo destinarne il 5 per cento ad altri impianti localizzati in altre zone della Sardegna e il resto ad impianti localizzati fuori dell'isola;
in conseguenza di tale atteggiamento del Co.Re.Pla, la società suddetta incontra gravi difficoltà a continuare la sua attività, ha già licenziato alcuni dipendenti, e corre il rischio della chiusura dell'impianto, con grave danno per la situazione ambientale, oltre che per i lavoratori interessati -:
se siano a conoscenza del caso sopra segnalato;
quali iniziative si ritenga di dover adottare a tutela dei lavoratori dipendenti della società Bio Sulcis 3000 per la quale a fronte della sopra esposta situazione, si prospetta il rischio di chiusura dell'impianto.
(4-19637)

Risposta. - In merito all'interrogazione indicata in esame, con la quale gli onorevoli interroganti hanno posto all'attenzione di questo ministero la situazione in cui versa l'attività della Biosulcis 3000, determinata nella chiusura dell'impianto, si riferisce quanto segue.
Si sono assunte informazioni presso la Prefettura di Cagliari, la quale ha fatto presente che la predetta società ha sede legale in Cagliari mentre la sua sede operativa è ubicata nella zona industriale «Sa Stoia» di Iglesias; essa opera nella gestione degli impianti per la produzione di materiali plastici eterogenei, nonché nella commercializzazione dei prodotti finiti.
La società svolge la propria attività in virtù dell'iscrizione nel registro dei soggetti autorizzati per le procedure semplificate (articoli 31 e 33 del decreto legislativo 5 febbraio 1997 n. 22) istituito presso la Provincia di Cagliari - Settore ecologia e consta essere, secondo le notizie assunte, l'unica ad avere ottenuto in Sardegna le autorizzazioni per l'intera filiera di lavorazione della plastica, dalla selezione dei rifiuti alla realizzazione del prodotto finito.
La Bio Sulcis 3000, inserita operativamente nel Consorzio nazionale raccolta riciclaggio recupero imballaggi plastica (Corepla) - a sua volta emanazione del consorzio nazionale imballaggi (Conai) -, nel 2004 ha iniziato ad operare con 14 dipendenti, smaltendo i rifiuti della raccolta


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differenziata del Sulcis-Iglesiente, in forza di un contratto valevole fino al febbraio 2005.
Alla scadenza del medesimo, secondo le informazioni acquisite dalla stessa Prefettura, il Corepla avrebbe comunicato alla società in parola che, per restare nel circuito consortile, avrebbe dovuto accettare una modifica delle condizioni contrattuali e, segnatamente, una riduzione del 20 per cento circa del prezzo per tonnellata di materiale conferito, asseritamente in linea, secondo il Consorzio, con il corrispettivo percepito dalle aziende operanti nel settore sul resto del territorio nazionale.
Sebbene la Bio Sulcis 3000 risulti avere accettato tale offerta e sebbene si sia anche resa disponibile a continuare nel rapporto contrattuale, accogliendo un conferimento minimo del 40 per cento dei rifiuti in plastica, per almeno due anni, a costi inferiori rispetto all'offerta del febbraio 2005, il conferimento di tali rifiuti alla suddetta Società - potenzialmente in grado di soddisfare tutte le richieste e le commesse - è stato interrotto a vantaggio di altri siti, operanti a Macchiareddu (zona industriale di Cagliari) ed a Sassari.
Dal febbraio 2005 a tutto oggi la Bio Sulcis 3000 non ha più funzionato a regime per mancanza di materiale da riciclare e la Direzione è stata costretta a licenziare quasi tutto il personale impiegato - tranne un segretario e tre operai
part-time - con la previsione di una futura cessazione definitiva delle attività, una volta esaurite le giacenze di magazzino.
Il Conai ha riferito che il Consorzio Corepla opera in Sardegna con tre aziende: due impianti di selezione a Sassari e Cagliari ed un impianto di riciclo nel Sulcis.
Per il periodo dal gennaio 2004 al febbraio 2005 la Biosulcis 3000 ha ricevuto da Corepla un corrispettivo di 284 euro/t per la selezione e il riciclo di circa 20 t/m di materiale proveniente da raccolta differenziata; da maggio 2005 a ottobre 2005 la stessa Biosulcis 3000 ha ricevuto da Corepla un corrispettivo di 190 euro/t per il riciclo di circa 40 t/m di plastica eterogenea proveniente dall'impianto di selezione di Sassari;
Nell'ottobre 2005 la Biosulcis 3000 ha rinunciato alla prosecuzione del rapporto richiedendo un contratto con Corepla di attività di selezione e riciclo; fino al 31 dicembre 2005 tutto il materiale proveniente dalla raccolta differenziata di rifiuti d'imballaggio è stato indirizzato ad impianti di selezione ubicati sul territorio dell'Isola (Granuplast di Cagliari e Gesam di Sassari) che, in base a contratti stipulati con Corepla, provvedevano ad effettuare la selezione della raccolta stessa per polimeri/colore.
Corepla ha offerto alla Biosulcis 3000 un contratto per la selezione del materiale da raccolta differenziata alle stesse condizioni economiche pattuite con gli altri selezionatori sardi e precisamente con il riconoscimento di un corrispettivo di 217 euro/t per la selezione di contenitori in plastica per liquidi, 180 euro/t per la selezione della frazione Film e 55 euro/t per la selezione di plastica eterogenea. Per quest'ultima frazione Corepla avrebbe riconosciuto anche un corrispettivo per le attività di riciclo nella misura di 190 euro/t come già avvenuto nel periodo da maggio a ottobre 2005.
Poiché le trattative per il rinnovo dei contratti di selezione si sono protratte nel mese di gennaio 2006, Corepla, al fine di evitare ai Comuni il blocco di ogni attività di raccolta per mancanza di punti di conferimento, ha individuato in via eccezionale e provvisoria due impianti - Sardamaceri di Sestu (Cagliari) e RGM di Muros (Sassari) - in grado di assicurare la riduzione volumetrica del materiale conferito a fronte di un corrispettivo rispettivamente di 48 euro/t e di 39 euro/t. Il materiale pressato, in tutto 170/t è stato inviato ad un impianto di selezione in provincia di Teramo con costo di trasporto a carico dell'impianto stesso.
Giova fare presente che la Regione Sardegna-Assessorato del lavoro, ha comunicato che, pur non essendo attivata alcuna procedura formale in ordine alle problematiche evidenziate nell'interrogazione in oggetto, non risultando pervenutagli alcuna richiesta d'incontro politico e tecnico per l'esame delle problematiche dell'azienda, a


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seguito del mancato conferimento della plastica derivante dalla raccolta differenziata avrebbe licenziato 5 dei 9 dipendenti, avrebbe disdetto la convenzione con la casa circondariale di Iglesias per il lavoro diurno di circa 7 detenuti in regime di semilibertà e sarebbe prossimo il licenziamento dei rimanenti 4 dipendenti e la chiusura dell'attività.
Poiché la questione come risulta dalle notizie riferite, appare alquanto complessa e delicata, questo ministero provvederà, ad approfondire la questione con ulteriori accertamenti.
Inoltre da quanto esposto appare evidente che la vicenda è seguita costantemente dalle Autorità competenti al fine di trovare una soluzione utile e vantaggiosa per tutti.
Il Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio: Altero Matteoli.

MENIA. - Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. - Per sapere - premesso che:
sui documenti relativi all'autovettura della signora Nidia Cernecca, rilasciati nell'aprile 2005 figurano rispettivamente le seguenti scritture: Carta di Circolazione rilasciata dal Ministero delle infrastrutture e trasporti, «Nidia Cernecca nata a Gimino - Serbia Montenegro»; Certificato di Proprietà, «Nidia Cernecca nata a Gimino - YU»;
va invece ricordato che Gimino d'Istria è appartenuta al Regno d'Italia (fino alla sua cessione alla Jugoslavia a seguito del Trattato di pace del 10 febbraio 1947) e che la legge 15 febbraio 1989, n. 54, prescrive che i documenti di cittadini nati in territori ex italiani abbiano il diritto di veder riportato sui documenti l'indicazione del solo comune di nascita in italiano senza nessun altra;
secondo l'interrogante, è spiacevole rilevare che di fronte alle rimostranze della persona in questione, il funzionario allo sportello non ha trovato nulla di meglio che rispondere «scelga se preferisce Serbia o Yugoslavia», con ciò dimostrando non solo ignoranza ma anche spregio delle leggi dello Stato;
il fatto all'interrogante appare in sé grave anche perché riguarda documenti emessi da organi ministeriali ed è odioso perché colpisce una persona che ha riaffermato di essere italiana con il doloroso esodo dall'Istria, oltre ad esserlo per nascita;
giungono all'interrogante ripetute segnalazioni di casi analoghi, sempre da parte del PRA, del Ministro dei trasporti e di diverse Aziende Sanitarie -:
se si voglia urgentemente risolvere, con le dovute scuse, il caso segnalato, oltre a dare le necessarie disposizioni affinché casi analoghi non abbiano a ripetersi;
se non si ritenga di sollecitare anche gli altri dicasteri interessati al rilascio di certificazioni e documenti all'osservanza delle disposizioni della legge n. 54 del 1989.
(4-14386)

MENIA. - Al Ministro dell'interno, al Ministro degli affari esteri. - Per sapere - premesso che:
la legge 15 febbraio 1989, n. 54, prescrive che i documenti di cittadini nati in territori ex italiani abbiano il diritto di veder riportato sui documenti l'indicazione del solo comune di nascita in italiano senza nessun altra specificazione;
a parte le ripetute violazioni della stessa legge in conseguenza dell'ignoranza di pubblici funzionari, viene sempre più spesso segnalato all'interrogante il caso di cittadini italiani nati in quei territori dopo la cessione degli stessi ad altro stato, ai quali viene negato, nonostante la loro espressa richiesta, di avere sul documento la scrittura del luogo di nascita in italiano ai sensi della citata legge, in forza di un'interpretazione che escluderebbe questi ultimi dall'applicazione della stessa;


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a rigore, se dovesse essere corretta questa interpretazione, ai nati prima del 1991 nei territori ceduti alla Jugoslavia si dovrebbe scrivere YU e non CRO o SLO come attualmente accade; andrebbe inoltre comunque specificato che per i territori della zona B del Territorio Libero Trieste la sovranità italiana persiste fino al trattato di Osimo del 10 novembre 1975;
sembrerebbe comunque opportuno assecondare le richieste di chi, per sentimento e identità, chiede di trovare sui documenti la denominazione italiana del proprio comune di nascita -:
se si voglia chiarire quale sia la corretta interpretazione della legge, tenendo conto che la stessa non discrimina assolutamente tra nati «prima» e «dopo» il passaggio di sovranità.
(4-16852)

Risposta. - La questione sollevata nell'atto parlamentare in esame riguarda la corretta applicazione della legge 15 febbraio 1989, n. 56, recante «Norme sulla compilazione di documenti rilasciati a cittadini italiani nati in Comuni ceduti dall'Italia ad altri Stati in base al Trattato di Pace».
In effetti, l'articolo 1 dispone che tutte le amministrazioni dello Stato, del parastato, degli enti locali e qualsiasi altro ufficio o ente, nel rilasciare attestazioni, certificazioni, dichiarazioni, documenti in genere, a cittadini italiani nati in comuni già sotto la sovranità popolare ed oggi compresi nei territori ceduti ad altri Stati quando deve essere indicato il luogo di nascita dell'interessato, hanno l'obbligo di riportare unicamente il nome italiano del comune, senza alcun riferimento allo Stato cui attualmente appartiene.
Il successivo articolo 2 prevede, altresì, che le amministrazioni pubbliche «hanno l'obbligo, anche su richiesta orale dello stesso cittadino, di adeguare il documento alle norme della presente legge».
Per una corretta applicazione della normativa citata, soprattutto nel rilascio delle certificazioni, il ministero dell'interno ha emanato, nel tempo, diverse circolari inviate anche all'Associazione nazionale dei comuni italiani e all'Associazione nazionale ufficiali di stato civile ed anagrafe al fine di realizzare la massima sensibilizzazione dei comuni sull'argomento.
In particolare nell'ultima, diramata il 1o febbraio 2005, i prefetti sono stati invitati a richiamare l'attenzione dei sindaci al rigoroso rispetto delle disposizioni, verificandone l'adempimento anche attraverso visite ispettive.
Sull'argomento, infine, il ministero delle infrastrutture e dei trasporti ha assicurato che fornirà ai propri uffici periferici disposizioni puntuali per garantire l'osservanza della citata normativa.
Il Sottosegretario di Stato per l'interno: Antonio D'Alì.

MONDELLO. - Al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio, al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. - Per sapere - premesso che -:
gli esperti prevedono un mondo in cui la benzina sarà sempre più cara ed il nostro attuale stile di vita non più sostenibile;
occorre rilevare come sia di 84 milioni di barili al giorno di petrolio il consumo energetico di un giorno sul nostro pianeta (1480 barili al secondo per essere precisi);
l'energia sarà uno dei temi cruciali di questo secolo, in quanto, e questo è molto chiaro, l'era del petrolio «facile» è finita. Oggi sempre più addetti ai lavori stanno prendendo in considerazione l'ipotesi che il petrolio stia per raggiungere il picco massimo della produzione, tanto che il geologo di Princeton Kenneth S. Deffreyes ha scritto, nel suo recente «Beyonol Oil» che questo dovrebbe accadere già alla fine di quest'anno o all'inizio del 2006;
la domanda vola e l'offerta non riesce a stare dietro, cosicché per Bodman è inevitabile che «nel breve termine si debba fare i conti con un regime di prezzi senza precedenti»;
vi è una circostanza esistente già da tempo in Brasile, dove si riscontra da anni,


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con regolare distribuzione alle stazioni di servizio, un sempre crescente numero di auto a doppia alimentazione;
si sta risolvendo rapidamente ed efficacemente il problema relativo alla ricerca di una alternativa ai combustibili derivanti dal petrolio ed il problema dell'inquinamento atmosferico, alimentando i motori con l'alcool;
gli stessi modelli che le fabbriche di automobili producono per l'Europa in versione a benzina e diesel, in Brasile vengono costruiti a benzina ed a doppia alimentazione, benzina e alcool. Ad esempio la General Motor, che in Europa produce i modelli Zafira, Meriva ed Astra a benzina o diesel commercializzandoli con il marchio Opel, in Brasile produce gli stessi modelli a benzina ed a doppia alimentazione benzina-alcool che vengono venduti col marchio Chevrolet;
sulla rivista specializzata Brasiliana Carro e Quatro Rodas del giugno scorso vi sono elencate delle automobili a doppia alimentazione benzina-alcool che vengono costruite e vendute in brasile: Chevrolet Astra; Chevrolet Meriva; Chevrolet Corsa; Chevrolet Montana; Chevrolet Zafira; Peugeot 206; Fiat Palio; Fiat Siena; Fiat Strada; Fiat Uno Mille; Ford Fiesta; Renault Clio; Renault Scenic; Volkswagen Cross Fox; Volkswagen Fox City; Volkswagen Golf; Volkswagen Parati; Volkswagen Polo; Volkswagen Saveiro; le automobili di cui sopra, e le varie versioni da esse derivanti, sono dotate di apparecchiatura Sfs Software Flexfuel Sensor, che identifica il tipo di carburante presente, se benzina, alcool o miscela dei due in qualsiasi proporzione, e adatta di conseguenza il funzionamento del motore e tale apparecchiatura viene fornita a tutte le fabbriche di automobili presenti in Brasile dalla Magneti Marelli ed altra apparecchiatura analoga viene prodotta anche dalla Bosch;
le automobili in questione, se alimentate ad alcool, dispongono di qualche CV in più e quindi migliorano le prestazioni, hanno una coppia massima migliore ed a più basso regime di giri, non inquinano e spendono meno di carburante -;
quali provvedimenti si intendano adottare nell'ambito di una politica ambientale mirata alla riduzione dei consumi energetici e conseguentemente delle sostanze inquinanti, all'interno del quadro di misure già efficacemente programmate ed attuate dal Governo in molti settori.
(4-16973)

Risposta. - Con l'interrogazione indicata in esame si chiede di conoscere quali provvedimenti si intendono adottare nell'ambito di una politica ambientale mirata alla riduzione dei consumi energetici e conseguentemente delle sostanze inquinanti.
In merito agli impegni intrapresi, dal ministero dell'ambiente e della tutela del Territorio si segnalano le seguenti iniziative:
1.
Partnership globale sulle bio-energie.

La Partnership è stata inserita tra i futuri impegni dei Capi di Stato e di Governo G8 nel piano di Azione di Gleneagles. Il ruolo della Partnership è molto ampio: essa costituirà un forum per la cooperazione nel campo della ricerca e dello sviluppo, per lo scambio di esperienze, per la collaborazione tra pubblico e privato, e tra paesi sviluppati e ad economia emergente.
Il contributo iniziale dell'Italia alla
partnership sarà rappresentato dai seguenti progetti pilota:
a) con il Brasile, cooperazione nel settore dei biocombustibili, con particolare riferimento all'etanolo da canna da zucchero con il Segretariato per l'ambiente di San Paolo;
b) con la Cina, utilizzo di biogas prodotto da una discarica di una municipalità cinese, recupero di energia attraverso la gasificazione di rifiuti solidi e progettazione di un impianto di cogenerazione con gasificazione delle biomasse e di un impianto di cogenerazione con combustione completa delle biomasse;


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c) con il Messico, sviluppo di progetti pilota volti alla promozione dell'uso delle biomasse, al fine di dare seguito alla Conferenza di Monterrey sul consumo sostenibile e modelli di produzione.

2. Sviluppo del sistema dei Certificati Bianchi, il cui scopo è la certificazione della riduzione dei consumi energetici conseguita attraverso interventi e progetti di incremento di efficienza energetica. Il meccanismo proposto, innovativo a livello mondiale, prevede la creazione di un mercato di titoli di efficienza energetica, attestanti gli interventi realizzati, simile a quanto previsto per i certificati verdi per la promozione delle fonti rinnovabili di energia nella generazione elettrica.
L'obiettivo nazionale posto dal decreto del luglio 2004 impone ai distributori di energia elettrica di ridurre i consumi dello 0.1 Mtep all'anno, a cominciare dal 2005 e raddoppiando la riduzione in ciascuno degli anni successivi (dal 2006 al 2009). Analogo provvedimento è stato emanato per i distributori del gas.
3. Incentivi per la realizzazione di impianti pilota di piccola o micro-cogenerazione diffusa ad alto rendimento. Come previsto dal decreto del ministero dell'ambiente e della tutela del territorio del 3 Novembre 2004, «è disposta l'assegnazione di 30 Meuro per la promozione della realizzazione di progetti pilota a rapida cantierabilità aventi per oggetto impianti nuovi o rifacimenti di impianti esistenti nel settore della cogenerazione diffusa ad alto rendimento al fine di verificarne la fattibilità e la replicabilità». Sono ammessi al finanziamento, con priorità, i progetti che prevedono l'utilizzo del calore per la produzione energetica del freddo e l'utilizzo di unità di piccola o micro-cogenerazione. Il livello di potenza massimo è stato stabilito in 5Mwe. L'iniziativa è rivolta principalmente agli edifici pubblici, e ai settori sportivo, sanitario e agro-forestale. L'incentivo coprirà dal 20 al 40 per cento dell'investimento fino a un massimo di 200.000-300.000 euro e sarà concesso in via prioritaria alle aziende di servizi energetici, alla pubblica amministrazione e all'industria agro-forestale. Il potenziale nazionale stimato di piccola micro-cogenerazione diffuso sul territorio è di circa 12.000Mwe entro il 2008 con una riduzione di circa 8Mt di C02 all'anno.
4. Infine, il Ministro delle attività produttive di concerto col Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio ha emanato il 28 luglio 2005, il decreto ministeriale, previsto all'articolo 7, comma 1, del decreto legislativo 29 dicembre 2003, n. 387, che definisce i criteri per l'incentivazione dell'energia elettrica prodotta da impianti fotovoltaici e affidando a GRTN quale «soggetto attuatore», l'erogazione delle tariffe incentivanti. L'incentivazione interessa gli impianti fotovoltaici della potenza da 1 kW sino a 1000 kW entrati in esercizio dopo il 30 settembre 2005 a seguito di nuova costruzione o rifacimento totale o potenziamento di un impianto preesistente.
Il Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio: Altero Matteoli.

PECORARO SCANIO, LION e ZANELLA. - Al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio, al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. - Per sapere - premesso che:
in base alla legge n. 443 del 21 dicembre 2001 (cosiddetta legge Lunardi), è stata prevista quale opera strategica la nuova autostrada Modena-Lucca;
l'iter procedurale connesso alla infrastruttura in questione risulta, anche ad un primo esame, caratterizzato dall'assenza delle opportune valutazioni di impatto ambientale ed inoltre senza adeguato e necessario coinvolgimento dei cittadini interessati, come pure previsto dalle norme di riferimento, a tutela del diritto costituzionale alla partecipazione;
secondo l'interrogante, tale grave ed ingiustificata opacità riferita al progetto effettivamente in essere comporta il rischio concreto di pervenire ad una decisione che escluda i cittadini da scelte che


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li riguardano direttamente, e dalle quali dipende la loro stessa qualità della vita;
l'infrastruttura, come denunciato dalle migliaia di cittadini costituiti in comitato e da associazioni e personalità del mondo culturale, artistico, scientifico, delle professioni, imprenditoriale non rappresenta una risorsa per il territorio, ma costituirebbe un danno incalcolabile sotto il profilo ambientale e sotto quello economico-produttivo;
l'area interessata risulta paesisticamente vincolata, e ricca di ville storiche tutelate, nonché di insediamenti alberghieri ed agrituristici di richiamo internazionale, è sede di attività agricole di pregio (viticoltura ed olivicoltura in particolare), e vive un delicato equilibrio idrogeologico che sarebbe messo a sicuro rischio dall'infrastruttura stradale progettata;
esistono soluzioni alternative, praticabili con conseguenze assai ridotte e sostenibili sotto il profilo ambientale ed economico -:
se non ritengano di chiarire, per quanto di competenza, l'articolazione del progetto in questione, la tempistica, e le procedure adottate ed adottande, anche con riferimento alla individuazione del tracciato stradale previsto e se esso riguardi l'area della Val di Serchio, secondo gli interroganti assolutamente inidonea ad ospitare una infrastruttura siffatta in considerazione delle caratteristiche ambientali ed economico-sociali;
se non ritengano inoltre di confermare il rispetto puntuale delle prescrizioni di legge in ordine all'iter procedimentale seguito.
(4-13714)

Risposta. - Con l'interrogazione in esame viene rappresentata viva preoccupazione per gli impatti conseguenti alla realizzazione dell'opera denominata «Nuova autostrada Modena-Lucca» in considerazione della particolare criticità dell'area e si chiedono chiarimenti circa: l'articolazione del progetto in questione, la tempistica e le procedure adottate ed adottande, anche con riferimento alla individuazione del tracciato stradale previsto e se esso riguardi l'area della Val di Serchio, inidonea ad ospitare una tale infrastruttura in considerazione delle caratteristiche ambientali ed economicosociali; il rispetto puntuale delle prescrizioni di legge in ordine all'iter procedimentale seguito.
A tal riguardo si rappresenta che la nuova tratta Modena-Lucca risulta inserita nel «Primo programma delle infrastrutture strategiche» approvato con delibera Cipe n. 121 del 2001 del 21 dicembre 2001: tale infrastruttura stradale, infatti, è riportata nell'allegato 1 della medesima delibera Cipe tra i sistemi stradali e autostradali del corridoio plurimodale dorsale centrale e nell'allegato 2 tra i sistemi di attraversamento Nord-Sud dei valichi appenninici dell'Emilia Romagna.
Da informazioni assunte dalla società Anas spa e da quanto emerge dalla lettura della relazione predisposta dal ministero delle infrastrutture e dei trasporti del 12 maggio 2005 prot. n. 1435, risulta che l'opera viaria in questione è stata suddivisa in due parti: il collegamento Modena-Lucca e la riorganizzazione del nodo stradale di Lucca.
Per quanto riguarda il collegamento Modena-Lucca, la Società Anas fa presente che è stato avviato esclusivamente uno studio di fattibilità dell'infrastruttura di collegamento fra l'Emilia Romagna e la Toscana sugli aspetti tecnico-economici e sulla evoluzione della domanda. Pertanto, ad oggi, risulta che non sia stato ancora predisposto il progetto preliminare dell'opera e la sua localizzazione.
La tipologia ipotizzata per tale infrastruttura sembrerebbe essere quella autostradale (categoria A) o, comunque, extraurbana principale (categoria B).
Entrambe le categorie di opere sono assoggettate alla procedura di Via speciale di competenza nazionale, ai sensi del decreto del Presidente del Consiglio dei Ministri 10 agosto 1988 n. 377, articolo 1, comma 1, lettera
g), ai sensi della circolare del ministero dell'ambiente 1o dicembre 1992, n. 8840/VIA/A.O.13.1 e del decreto legislativo 190 del 2002.


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Agli atti della scrivente non risulta pervenuta alcuna istanza di Via speciale per il collegamento Modena-Lucca. Le procedure previste dalla normativa sopra citata per tale opera potranno essere avviate allorquando la società Anas avrà predisposto il progetto preliminare ed avrà presentato a questo ministero l'istanza di Via speciale.
Per quanto riguarda il nodo stradale di Lucca, l'intervento risulta costituito da un sistema tangenziale, uno ad ovest e l'altro ad est della città di Lucca, la cui estensione totale è di circa 27,8 Km, più circa 3 Km di complanari alla tangenziale est sull'asse Nord-Sud di servizio al traffico turbano che insiste nell'area di progetto.
La tangenziale est, il cui tracciato riproduce uno schema di Y rovesciata, si sviluppa con un asse Nord-Sud che si connette a nord con la strada statale 12 del Brennero a Ponte a Moriano ed a sud con la Strada provinciale 23 romana in località Antraccoli. Da tale punto il tracciato si suddivide in due bracci l'uno in direzione ovest (asse Ovest-Est) verso i caselli di Lucca, l'altro in direzione est (asse Est-Ovest) verso il nuovo casello di Capannori sulla A 11 Firenze Pisa in località Frizzone.
La tangenziale ovest è articolato in tre componenti costituite, a partire da sud, dalle bretelle di raccordo al sistema autostradale (costituite dalla bretella A11-A12 Lucca-Viareggio e dall'autostrada A11 Firenze-Pisa), da un primo tratto della tangenziale ovest, che si sviluppa tra la suddetta area di svincolo iniziale e l'intersezione con la strada provinciale 1 Lucca-Camaiore in Val Freddana e da un secondo tratto della tangenziale ovest compresa tra la strada provinciale 1 e l'intersezione terminale di Ponte a Moriano, ove si raccorda al ramo est della tangenziale di Lucca.
Per il sistema tangenziale sono state adottate sia tipologie stradali di categoria «B» definite «strade extraurbane principali» sia di categoria «C» definite «strade extraurbane secondarie». Per quanto riguarda le complanari la tipologia adottata è di categoria «F1» «strade locali».
A tal riguardo si rappresenta che la società Anas spa in data 21 giugno 2005 ha presentatoistanza ai fini della procedura di Via speciale di cui al Capo II del decreto legislativo 190 del 2002, con la nota prot. n. 3405 del 21 giugno 2005 assunta dalla scrivente in data 27 giugno 2005 con il prot. n. 16403. A tale scopo sono stati inviati alla scrivente gli elaborati del progetto preliminare, dello studio d'impatto ambientale, la sintesi non tecnica, la dichiarazione giurata sull'esattezza delle allegazioni dello Sia e la dichiarazione sul valore delle opere ai fini del contributo dello 0,5 per mille. Il proponente ha provveduto, altresì, a divulgare sui quotidiani
La Repubblica e Il Tirreno del 23 giugno 2005 l'avvenuto deposito presso gli uffici competenti della documentazione a corredo dell'istanza di Via speciale per consentire al pubblico di formulare osservazioni, così come prevede la normativa vigente.
Al termine della verifica di procedibilità svolta dalla divisione competente di questo ministero, la documentazione progettuale è stata inviata alla Commissione speciale Via che ha provveduto a dare avvio all'istruttoria tecnica in data 16 novembre 2005. Successivamente la medesima Commissione ha ritenuto opportuno chiedere alla Società proponente integrazioni progettuali con nota 16 dicembre 2005 prot. CSVIA/2005/1548.
Attualmente si è in attesa di ricevere dette integrazioni, alla luce della richiesta di proroga avanzata dalla società Anas con nota del 13 gennaio 2006 CDG-0002097-P.
Il Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio: Altero Matteoli.

PERLINI. - Al Ministro della salute, al Ministro delle politiche agricole e forestali. - Per sapere - premesso che:
gli allevatori del territorio che va dai Comuni di Gavignano e Segni per la provincia di Roma ai Comuni da Anagni a oltre Frosinone per questa Provincia conferiscono il latte prodotto alla Eurolat Spa (ex Solac) facente capo alla Centrale del Latte di Roma;


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a seguito di analisi effettuate dalla Società predetta sul prodotto, si sarebbero trovate tracce di un prodotto altamente tossico (Betaesaclorocicloeasano) tanto da indurre la stessa Società a sospendere il ritiro del latte prodotto su tutto il territorio prima evidenziato, indipendentemente da ogni accertamento di positività o negatività del latte prodotto;
dai primi accertamenti effettuati sembra sempre più certa l'ipotesi che la causa della presenza nel latte di tale elemento tossico sia da ascrivere alla alta tossicità del territorio confinante con il fiume Sacco a sua volta fortemente inquinato dagli scarichi industriali tanto da rendere prevedibile il decorso di molti anni prima di poter ottenere la bonifica dello stesso territorio;
la detta sospensione del ritiro indiscriminato del latte, pur se nel tempo sarà mitigata dal mancato ritiro per le sole aziende che risultassero irrevocabilmente soggette ad inquinamento, ed il cennato inquinamento del territorio, oggettivamente producono danni insostenibili per gli allevatori, sia per il mancato guadagno, sia soprattutto per le prospettive future che rendono assolutamente incerta la sopravvivenza di migliaia di aziende;
detta situazione comporta la esistenza di un disastro ambientale le cui conseguenze potrebbero estendersi ad altre produzioni, così mettendo in ginocchio l'economia di un intero territorio, già provato da una consistente crisi dell'industria;
appare auspicabile ed indilazionabile la dichiarazione dello stato di emergenza e di calamità onde consentire l'adozione di misure che, oltre all'indennizzo del danno contingente, assistano gli allevatori colpiti incolpevolmente dalle conseguenze del disastro ambientale nel futuro, assicurandosi la loro sopravvivenza;
da notizie di stampa, si apprende che il Prefetto di Roma Achille Serra avrebbe dato parere positivo per l'emanazione del detto provvedimento di stato di emergenza e di calamità e non si ha motivo di dubitare che il Prefetto di Frosinone solleciti con altrettanta immediatezza - se già non lo ha fatto, come si ritiene - l'emanazione del detto provvedimento -:
quali iniziative intendano assumere nell'immediatezza, d'intesa con la Regione Lazio per garantire non soltanto il ristoro dei danni incolpevolmente subiti dagli allevatori ma anche e soprattutto per garantire nel futuro la loro sopravvivenza;
inoltre se ritengano di sollecitare il Governo a dichiarare lo stato di emergenza.
(4-13824)

Risposta. - In merito nell'atto di sindacato ispettivo anche sulla base delle informazioni trasmesse dall'Ufficio del Commissario delegato per l'emergenza socio-economico-ambientale nel territorio tra le province di Roma e Frosinone, si rappresenta quanto segue.
Con decreto del Presidente del Consiglio dei Ministri del 19 maggio 2005, è stato dichiarato, fino al 30 aprile 2006, lo stato di emergenza socio-economico-ambientale nel territorio tra le province di Roma e Frosinone e con ordinanza del Presidente del Consiglio dei Ministri 10 giugno 2005, n. 3441 sono stati definiti i primi interventi urgenti diretti a fronteggiare l'emergenza per i quali, nella medesima ordinanza, il ministero dell'ambiente e della tutela del territorio ha stanziato risorse finanziarie per un ammontare pari a 5 milioni di euro.
Per l'attuazione dell'ordinanza, il Presidente della Regione Lazio è stato nominato Commissario delegato con il compito di provvedere, anche avvalendosi di un soggetto attuatore, all'adozione di tutte le necessarie ed urgenti iniziative volte a rimuovere la situazione di pericolo e ad assicurare l'indispensabile sostegno economico ai soggetti titolari delle attività produttive agricole e zootecniche danneggiati dall'inquinamento.
Con successiva ordinanza del Presidente del Consiglio dei Ministri del 14 luglio 2005, n. 3447 sono state impartite le disposizioni necessarie ad assicurare l'organizzazione


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dell'Ufficio Commissariale per l'emergenza nel territorio del bacino del fiume Sacco.
Allo stato delle attuali conoscenze, la situazione di emergenza che interessa ad oggi nove Comuni del bacino del fiume Sacco è determinata dalle concentrazioni di beta-esaclorocicloesano (\S-HCH), insetticida organico clorurato (Lindano), superiori a quelle consentite dalla normativa comunitaria, rilevate nei campioni di latte provenienti dalle aziende bovine situate nella zona.
L'uso di tale insetticida in campo agricolo è stato limitato, a partire dalla metà dell'anno 1975, al trattamento del terreno prima della semina e alla disinfestazione dei cereali nei magazzini e delle sementi; a partire dal 2001, tutte le autorizzazioni di prodotti fitosanitari sono state revocate.
In relazione allo stato di contaminazione accertato, sono state sequestrate e successivamente destinate alla distruzione le produzioni di latte degli allevamenti interessati.
L'Ufficio commissariale, che, ai sensi della citata ordinanza n. 3441 del 2005, si avvale dell'Istituto superiore della sanità dell'agenzia regionale protezione ambiente del Lazio, dell'Enea, dell'Apat, del Cnr-Irsa, dell'Istituto zooprofilattico sperimentale della Toscana e del Lazio, delle strutture sanitarie pubbliche, delle strutture amministrative e tecniche della Regione Lazio, nonché della collaborazione delle università e degli enti territorialmente competenti, ha predisposto un programma delle iniziative da adottare per far fronte alla situazione emergenziale.
In particolare, sono state individuate come priorità, le attività di:
1. perimetrazione provvisoria del sito ai fini della redazione dei Piani di Caratterizzazione, definendo le seguenti tipologie d'area:
aree industriali;
aree di compensazione tra i siti industriali e le aree a vocazione agricola;
aree a rischio di contaminazione passiva;
terreni agricoli ripari dell'alveo del fiume Sacco;
altre aree agricole.

2. individuazione delle prime misure di messa in sicurezza d'emergenza (attualmente in via di attivazione):
barrieramento del primo livello dell'acquifero;
realizzazione di opere di isolamento di aree interessate da abbandoni di rifiuti;
eliminazione di
hot spot di suoli contaminati;
pulizia delle reti tecnologiche e verifica di tenuta delle cisterne interrate;
censimento dei manufatti con cemento-amianto e loro eventuale rimozione/bonifica;
definizione dei volumi di rifiuti abbancati e loro caratterizzazione ai fini dello smaltimento e bonifica delle discariche.

3. Caratterizzazione del sito: è stato approvato, nella Conferenza di Servizi del 10 novembre 2005, il piano di caratterizzazione dell'area di competenza della Pubblica amministrazione (residenziale Colleferro scalo; area parcheggio; area PIP); area Caffaro (2 siti); sono in corso di redazione a cura dei soggetti privati i Piani per l'area Alstom, Secosvim-Avio e Italcementi. I Piani Caffaro risultano in corso di realizzazione.
4. Attività di sorveglianza epidemiologica.

Contemporaneamente, la struttura commissariale ha affidato l'incarico per il prelievo e la distruzione di foraggi contaminati posti sotto sequestro presso le sedi delle stesse aziende interessate.
In relazione, poi, all'urgenza segnalata dai servizi veterinari delle Aziende Sanitarie territorialmente competenti, si è proceduto all'affidamento in via d'urgenza delle operazioni di trasporto, abbattimento e distruzione del bestiame tuttora in corso, mentre si sta definendo il procedimento di gara


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europea per l'affidamento delle stesse operazioni da effettuare nei confronti del bestiame per il cui abbattimento non sono state evidenziate ragioni di prioritaria urgenza.
In seguito all'accertamento da parte di specifiche Commissioni dello stato di bonifica da agenti contaminanti nelle aziende, gli allevatori potranno avviare il reimpianto delle attività zootecniche con le necessarie garanzie sanitarie e provvedere all'ulteriore erogazione degli indennizzi stabiliti.
Con riferimento all'inserimento della Valle del Sacco tra i siti di interesse nazionale di cui alla legge n. 4298 (Nuovi interventi in campo ambientale), tale disposizione è stata inserita all'articolo 11-
quaterdecies, comma 15, della legge 2 dicembre 2005, n. 248 di conversione, con modificazioni, del decreto-legge 30 settembre 2005, n. 203, recante misure di contrasto all'evasione fiscale e disposizioni urgenti in materia tributaria e finanziaria.
Sulla base di tale disposizione, il ministero dell'ambiente e della tutela del territorio provvederà, analogamente agli altri siti di interesse nazionale, a definire la perimetrazione, previa acquisizione del parere dei comuni interessati, dell'area da sottoporre a indagini di caratterizzazione, eventuale messa in sicurezza d'emergenza e successiva bonifica dei suoli e delle acque.
Successivamente, tramite lo strumento della Conferenza di Servizi, si procederà all'esame istruttorio e decisorio degli elaborati progettuali in tema di messa in sicurezza d'emergenza, di caratterizzazione e successiva bonifica al fine di, attraverso la loro esecuzione, assicurare la necessaria salvaguardia degli aspetti sanitari e ambientali.
Il ministero procederà, infine, alla valutazione degli eventuali profili legati all'accertamento del danno ambientale, ai sensi dell'articolo 18 della legge n. 349 del 1986.
Il Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio: Altero Matteoli.

REALACCI, COLASIO, STRADIOTTO e VIGNI. - al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio, al Ministro dell'interno. - Per sapere - premesso che:
la sabbia del Po, trasportata dal fiume, costituisce depositi fondamentali per la depurazione dell'acqua e per la stabilità del corso d'acqua;
come si legge nel Rapporto Ecomafia 2005 di Legambiente, «proprio la mancanza di questi depositi ha portato negli ultimi cinquant'anni a una abbassamento dell'alveo di magra di oltre 4 metri, con gravi conseguenze sulla stabilità delle opere di attraversamento ed alle opere di presa ai fini irrigui»;
già nel 1993, si legge nel dal citato Rapporto, era noto che «facendo un bilancio fra le potenzialità di ripristino da parte del fiume e l'entità del materiale scavato si evidenzia un deficit in grado di determinare un abbassamento dell'alveo di quindici centimetri l'anno. Negli ultimi venti anni infatti l'alveo del fiume si è abbassato di circa tre metri. Ciò ha provocato la risalita del cuneo salino nella zona deltizia (...) un minore apporto di sabbie sulle spiagge dell'Adriatico con l'innesco di vistosi fenomeni di erosione delle coste, la compromissione delle difese spondali con un aumento del rischio di inondazioni». A Cremona, epicentro del fenomeno, l'abbassamento ha raggiunto, rispetto al 1950, i 4.50 metri, con tendenza a crescere di 9 cm/anno;
gli studi condotti confermano che le estrazioni di sabbia dall'alveo attivo costituiscono la causa principale di infossamento dell'alveo del Po e solo con l'arresto del fenomeno si può arrivare ad una stabilizzazione complessiva dell'alveo. In alcune zone questo fenomeno è responsabile anche del 50-60 per cento dell'abbassamento;
l'Autorità di bacino del Po, con la delibera n. 5/92, sottolineava la situazione di grave dissesto del Po e fra i principali elementi di crisi indicava, fra l'altro, che dal 1954 agli anni '80 si erano verificati rilevanti abbassamenti del fondo del fiume a seguito delle attività estrattive. Su questa


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base veniva deciso il divieto di estrazione dei materiali litoidi dai corsi d'acqua, dal demanio fluviale, lacuale e marittimo nonché dalle golene. Il divieto permane a tutt'oggi;
Legambiente, non sempre senza difficoltà nell'ottenere dagli uffici operativi del Magistrato del Po le informazioni sulle autorizzazioni rilasciate, inizia una serie di azioni dirette a scoprire gli abusivi relativi a questo divieto;
secondo denunce della stessa associazione «Le escavazioni abusive continuano. Forse perché da una parte, non si danno più concessioni di estrazione della sabbia, ma solo alle foci, e poi, d'altra parte, il Magistrato alle Acque rilascia autorizzazioni per il trasporto di materiale litoide e sabbia da una zona di raccolta demaniale ad un'altra zona di raccolta privata. E, strada facendo, le draga scavano e si portano in 3-4 viaggi la sabbia corrispondente a un pieno carico. E non parliamo poi di tutta la serie di lavori di rinforzo degli argini: il verbale di misurazione che viene redatto a compimento dei lavori avviene senza alcun controllo reale ed è evidente che i conti tornano sempre, gli arricchimenti di sabbia durante il percorso non vengono evidentemente conteggiati»;
a partire dal 1998 la Guardia di Finanza di Cremona inizia una intensa attività di controllo sul fiume, che porta, in soli tre anni, ai seguenti risultati: 43 persone segnalate all'Autorità Giudiziaria, 12 tra motodraghe e motonavi sequestrate, 6.000 tonnellate circa di materiale inerte sequestrato;
secondo Legambiente, il giro d'affari illegali delle escavazioni selvagge è rilevante: «una draga può compiere in una giornata da tre a cinque viaggi, a seconda se è indisturbata o no. Il carico complessivo giornaliero va da 1.200 a 2.000 mc, e il guadagno di una giornata può quindi andare dai 12.000 ai 28.000 euro per draga. Ci risulta che vi siano in attività in media 15 draghe nel tratto Delta - Ficarolo - Boretto - Cremona. Se calcolassimo un'attività di 150 giorni l'anno per draga, il guadagno attuale di una draga sarebbe in media poco più di 2,5 milioni di euro. Che moltiplicato per 15 dà circa 37,5 milioni l'anno;
secondo gli interroganti andrebbe intensificata l'attività di controllo e di lotta contro il fenomeno delle escavazioni illegali attraverso: 1) una rete di telecamere di controllo da ubicare lungo il fiume (con priorità per i ponti stradali); 2) sistemi satellitari di rilevamento della posizione e del pescaggio (già in fase di sperimentazione in Emilia Romagna) da installare sulle motodraghe 3) una rete sistematica di controllo coordinata sul fiume (da parte della Guardia di finanza, Corpo forestale dello Stato, Carabinieri, polizia locale, AIPO, ARNI, eccetera o in alternativa da parte di uno specifico corpo di polizia fluviale); 4) personale preparato alla vigilanza delle rive e delle zone golenali presso i comuni rivieraschi; 5) il coinvolgimento dei gruppi di volontariato di protezione civile, adeguatamente attrezzati, da affiancare alle forze dell'ordine ed alle istituzioni civili; 6) lo spostamento delle attività estrattive dagli alvei di magra alle zone golenali o meglio ancora fuori alveo, per abbandonare, contestualmente, le estrazioni dall'alveo attivo -:
se, alla luce delle sopra esposte considerazioni, i Ministri interrogati non ritengano di adottare iniziative in merito.
(4-15479)

Risposta. - In merito alle questioni prospettate nell'atto di sindacato ispettivo cui si risponde, si fa presente che, come rappresentato dall'Autorità di Bacino del fiume Po, le cause e gli effetti del problema dell'abbassamento del fondale del Po sono stati oggetto di recenti iniziative riguardanti l'attività di pianificazione, programmazione e attuazione degli interventi di cui all'articolo 3, comma 1, della legge n. 183 del 1989, avviate dalla stessa Autorità di Bacino di concerto con le regioni riveriasche e l'Aipo finalizzate, in particolare ad una corretta manutenzione e gestione dei sedimenti alluvionali del fiume Po.


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Per quanto attiene alle problematiche connesse alle escavazioni abusive ed alle proposte di intensificazione delle attività di controllo richiamate nell'interrogazione, si evidenzia come le stesse riguardino l'attività di polizia delle acque pubbliche di cui al regio decreto n. 523 del 1904, di competenza delle Regioni interessate e dell'Agenzia Interregionale per il Po.
Il Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio: Altero Matteoli.

RUSSO SPENA. - Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. - Per sapere - premesso che:
vi è notizia che sia stata programmata la chiusura della biglietteria ferroviaria di Acerra (Napoli);
la stazione di Acerra è un punto nodale di trasferimento e mobilità quotidiana di numerosissimi lavoratori e studenti;
la soppressione di tale importante servizio del territorio creerebbe grave pregiudizio all'intera comunità ed alla qualità del trasporto pubblico;
il Comune di Acerra giustamente lamenta la assoluta inopportunità di un provvedimento che andrebbe ad incidere in una situazione già molto difficile sul piano sociale e territoriale -:
quali provvedimenti il Governo voglia assumere presso Trenitalia in relazione ad una programmata chiusura della biglietteria, che è, a parere dell'interrogante, è un'iniziativa inefficace ed incomprensibile sul piano sociale.
(4-19404)

Risposta. - In merito all'interrogazione in esame, Ferrovie dello Stato s.p.a. ha riferito che la Direzione territoriale Campania di Trenitalia s.p.a., sia per semplificare le operazioni di acquisto titoli di viaggio sia al fine di ristabilire un corretto rapporto costi-ricavi, sta rivolgendo grande attenzione ai processi di meccanizzazione dei sistemi di bigliettazione nella prospettiva di una riorganizzazione dei servizi di vendita in alcune realtà territoriali.
In tale ottica, attraverso la collaborazione del Consorzio Unico Campania sarà possibile prossimamente dotare alcuni impianti di emettitrici di biglietti di ultima generazione in grado di soddisfare adeguatamente le esigenze della clientela.
Per quanto attiene alla stazione di Acerra, la vendita dei titoli di viaggio è anche assicurata da un punto vendita, presente nell'ambito della stessa stazione operativo sia per quanto riguarda l'emissione dei biglietti Unico Campania sia dei biglietti ferroviari a fasce chilometriche. Inoltre la vendita è assicurata nell'ambito del territorio comunale da ulteriori 10 punti vendita e da un'agenzia di viaggi.
Il Sottosegretario di Stato per le infrastrutture e per i trasporti: Federico Bricolo.

SGOBIO. - Al Ministro dell'interno. - Per sapere - premesso che:
sul settimanale L'Espresso del 7 ottobre scorso, è stato pubblicato un reportage in cui un cronista del giornale si è finto clandestino facendosi rinchiudere nel CPT di Lampedusa e denunciando abusi e violenze da parte delle forze dell'ordine;
nel reportage in oggetto, il cronista Fabrizio Gatti si finge un immigrato - Bilal Ibrahim el Habib - nato nel 1970 e proveniente dal Kurdistan iracheno, che, una volta ripescato in mare, viene trasferito al CPT di Lampedusa, dove assiste al perpetuarsi di vari abusi e violenze nei confronti degli immigrati ospitati;
in sette giorni di reclusione nel centro di Lampedusa - scrive tra l'altro il cronista - la detenzione di Bilal Ibrahim el Habib non è stata convalidata da nessun giudice, nonostante nessun cittadino possa essere privato della libertà senza il giudizio di un magistrato entro un tempo massimo di 48 ore;
l'inchiesta de L'Espresso ha provocato forti reazioni tra l'opinione pubblica


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italiana e internazionale, dello stesso Alto commissariato delle Nazioni Unite (Unhcr) - che ha chiesto al Governo italiano «chiarimenti», esprimendo «profonda preoccupazione» per quanto accaduto - e di Medici Senza Frontiere, l'associazione vincitrice del premio Nobel per la pace nel 1999, che ha chiesto di poter accedere immediatamente al CPT per fornire assistenza umanitaria agli immigrati e verificare gli standard di accoglienza;
a seguito della pubblicazione del reportage forti e vibranti critiche sono arrivate anche da Arci e Amnesty International, che già nel 2004 ha pubblicato un Rapporto frutto di un'indagine condotta sui CPT presenti nel nostro Paese, che conferma il totale fallimento di questi centri sia sotto l'aspetto del raggiungimento degli obiettivi che la costituzione di questi centri si prefiggeva, sia per quanto concerne il più elementare rispetto dei diritti e della dignità umana: veri e propri centri di detenzione per migranti a vario titolo non regolari o in attesa di regolarizzazione, di fatto trasformati in luoghi di sospensione del diritto;
a parere dell'interrogante diventa sempre più urgente il superamento dei centri di permanenza temporanea, che si sono rivelati strumenti non utili al contrasto dell'immigrazione clandestina -:
se non ritenga opportuno adoperarsi con urgenza per la chiusura dei centri di permanenza temporanea e di assistenza, individuando e adottando soluzioni alternative adeguate, e diverse forme di integrazione dei cittadini stranieri immigrati.
(4-17270)

Risposta. - Non c'è alcuna ragione per chiudere i centri di permanenza temporanea; al contrario occorre mantenerli, potenziarli e migliorarli. Per almeno tre ragioni. La prima è che senza i centri non potrebbero essere applicati gli accordi di Schengen e l'Italia sarebbe costretta ad uscire dal sistema. La seconda è l'aumento tumultuoso della pressione migratoria dal Sub-Sahara e dal Corno d'Africa. La terza è l'esigenza di distinguere i clandestini veri e propri dai richiedenti asilo e da coloro che hanno diritto ad altre forme di protezione umanitaria.
Peraltro, senza i centri di permanenza temporanea sarebbe praticamente impossibile effettuare le espulsioni e quindi, aumenterebbero a dismisura i clandestini che, come è noto, costituiscono oggi la principale fonte di approvvigionamento dei lavoro nero, della prostituzione e della manovalanza criminale; ma, soprattutto, si lascerebbe libero il campo alla criminalità organizzata che gestisce e sfrutta l'immigrazione clandestina su scala internazionale.
Non c'è alcuna intenzione di farlo; al contrario è necessario combattere con ogni mezzo i trafficanti e tutelare le loro vittime. Per questo, sono necessarie strutture specializzate come i centri di permanenza temporanea, che devono essere rese sempre più efficienti ed accoglienti.
Dunque, le iniziative di contrasto e di controllo nei confronti dell'immigrazione clandestina, da un lato, e l'integrazione appropriata, di coloro che hanno titolo a rimanere nel nostro Paese, dall'altro, sono le due facce di una stessa medaglia, due versanti di una medesima politica che il Governo intende mantenere ferma e lungo la quale intende proseguire la sua azione.
Per quanto riguarda, in particolare il Centro di Lampedusa si precisa che, di recente, di fronte alla crescente ondata migratoria, sono stati concordati alcuni interventi immediati rivolti a potenziare e migliorare la sua attuale ricettività.
È stata, infatti, disposta l'acquisizione di un terreno adiacente alla struttura per costruirvi nuovi servizi igienici ed è stata anche individuata un'altra area dove installare, nei casi di emergenza, una tendopoli destinata ai migranti clandestini in attesa di ulteriore sistemazione.
Si è deciso inoltre di ridimensionare il ruolo del centro, trasformandolo in un centro di soccorso e di prima accoglienza, non più di assistenza. Si tratta di adeguare la configurazione giuridica del centro alla funzione che esso è venuto via via assumendo a seguito della spinta migratoria.


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In quest'ottica sarà potenziato il sistema di trasferimento degli immigrati clandestini, in modo da rispettare sempre una capienza massima di 300 persone per migliorare l'accoglienza e superare talune criticità dell'attuale gestione amministrativa.
Insieme a questi interventi di urgenza, verrà avviata la costruzione di un nuovo centro utilizzando l'area attualmente occupata da una caserma dell'esercito.
Il Sottosegretario di Stato per l'interno: Gianpiero D'Alia.

ZACCHERA. - Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. - Per sapere - premesso che:
in numerose stazioni ferroviarie italiane Trenitalia ha attivato un servizio per l'accoglienza in stazione dei disabili ed il loro accompagnamento ai treni in partenza così, previa prenotazione, per agevolare il loro arrivo;
purtroppo questo servizio è ben poco conosciuto dalla potenziale clientela e la risposta ad una richiesta telefonica - come ha potuto personalmente constatare l'interrogante il giorno 28 ottobre 2005 - di prenotazione del servizio significa a volte perdere ore in inutile attesa;
molte stazioni non sono però convenientemente attrezzate sia perché i mezzi di sollevamento delle carrozzine sono abbandonati all'esterno sia perché è disagevole l'attraversamento dei binari, tenuto conto che la gran parte delle stazioni non ha sottopassaggi attrezzati per i disabili;
nel caso specifico, ciò avviene alla stazione di Verbania Pallanza in località Fondotoce -:
quanti siano stati in questi anni i disabili che hanno potuto approfittare di questo servizio, se si ritenga che lo stesso sia adeguatamente conosciuto e pubblicizzato e quali iniziative si siano prese o si abbiano in animo di intraprendere per rendere le stazioni ferroviarie più agibili per i disabili;
nello specifico, se si intenda sollecitare una messa in sicurezza dell'attraversamento dei binari alla stazione di Verbania.
(4-17802)

Risposta. - In merito all'interrogazione in esame, Ferrovie dello Stato s.p.a. ha riferito che le nuove stazioni e quelle esistenti inserite nei progetti di riqualificazione e valorizzazione del patrimonio immobiliare pongono una particolare attenzione alla eliminazione delle barriere architettoniche con l'inserimento, già in fase di progettazione, di rampe inclinate o di piattaforme elevatrici o di ascensori e di percorsi tattili.
Attualmente in un circuito di 225 impianti della rete nazionale è operante il servizio di assistenza ai disabili per il superamento della barriere architettoniche in stazione e per l'accesso a bordo treno. La stazione di Verbania-Pallanza rientra in tale circuito.
In tale stazione, data l'esistenza di barriere architettoniche, l'attraversamento dei binari è consentito esclusivamente con la presenza di personale messo a disposizione da Trenitalia s.p.a. In base alle procedure vigenti la richiesta deve essere comunicata con i tempi stabiliti riportati nell'orario ferroviario e sul sito di Trenitalia stessa.
La procedura, che garantisce la protezione del cliente e del suo accompagnatore durante l'attraversamento, non consente in alcun caso iniziative personali per tale operazione.
Il Sottosegretario di Stato per le infrastrutture e per i trasporti: Federico Bricolo.

ZACCHERA. - Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio. - Per sapere - premesso che:
è di grande importanza ecologica ed ambientale la conservazione, lo stoccaggio ed il futuro smaltimento definitivo dei rifiuti nucleari o comunque di prodotti che contengano elevata radioattività;


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a Saluggia (Vercelli) sono da anni stoccati numerose centinaia di metri cubi di liquidi radioattivi che, se non opportunamente trattati, potrebbero sia per avversità atmosferiche che per incuria od attacco terroristico contaminarsi nell'ambiente, anche perché gli attuali silos di stoccaggio sono alquanto obsoleti;
uniformandosi alle prescrizioni di legge ed a quelle ministeriali, la SOGIN sta provvedendo affinché sia possibile travasare i liquidi contaminati in nuovi contenitori protetti, che saranno poi conservati in un apposito sarcofago di cemento a prova di caduta di aerei;
successivamente, e comunque al più presto, i liquidi dovranno subire un processo di cementificazione per poi - trasformati in elemento meno pericoloso - essere trasportati al definitivo punto di stoccaggio;
per queste ultime operazioni occorre una variazione al piano regolatore di Saluggia ma, nei giorni scorsi, la seduta del consiglio comunale è stata sospesa per l'irruzione di un gruppo di «ecologisti» che minacciavano l'amministrazione circa gli atti da compiere tanto che il sindaco ha dichiarato sospesi anticipatamente i lavori per evitare più gravi ripercussioni di ordine pubblico -:
quali iniziative il Governo voglia intraprendere - anche per il tramite della prefettura di Vercelli ed il coordinamento delle Forze dell'Ordine - ad evitare che le libere determinazioni della amministrazione comunale di Saluggia siano in qualsiasi modo condizionate da pressioni esterne, soprattutto se di carattere violento o di prepotenza;
se siano stati individuati i responsabili della manifestazione messa in atto in occasione del consiglio comunale di questa settimana;
quali siano gli intendimenti del Governo in merito alla messa in sicurezza delle attuali scorie radioattive a Saluggia;
se il Governo non ritenga di dover confermare alla pubblica opinione come l'area di Saluggia sia del tutto inadatta ad ospitare un deposito finale di materiale radioattivo o nucleare;
quale sia l'attuale stato degli studi per la predisposizione di un sito sicuro di stoccaggio di materiale radioattivo o nucleare a livello nazionale.
(4-19704)

Risposta. - In merito ai quesiti posti dall'interrogante, concernenti lo stoccaggio e smaltimento definitivo dei rifiuti radioattivi nucleari a Saluggia si fa presente che è stato previsto il progetto Cemex (Edificio di processo ed annesso deposito temporaneo D3), scaturito dalla necessità di sistemare in condizioni di miglior sicurezza i rifiuti liquidi, solidificandoli, lo stesso dovrà essere valutato da parte della commissione Via e dell'Apat.
L'istruttoria è stata infatti avviata ai sensi della legge 31 dicembre 1962 n. 1860, inquadrandola correttamente come modifica di impianto, ex articolo 6, dell'impianto Eurex di Saluggia.
La documentazione di riferimento, è attualmente sottoposta ad analisi e valutazione da parte degli uffici Apat, sia con riguardo agli aspetti di sicurezza nucleare, che per quelli di radioprotezione, al fine di verificarne l'adeguatezza e la completezza.
Solo a valle del completamento dell'iter istruttorio che si concluderà con l'emissione del parere da parte degli uffici Apat, sarà possibile per la Sogin, dar luogo alle attività di progettazione esecutiva seguite da quelle concernenti la realizzazione e da tutte le ulteriori fasi di sviluppo imposte dal capo VII del decreto legislativo 230 del 1995.
Peraltro, la stessa Commissione tecnico-scientifica di cui all'ordinanza del Presidente del Consiglio dei ministri, n. 3267 del 2003 ha suggerito il perseguimento delle vie ordinarie di legge sconsigliando il ricorso a procedure di natura emergenziale.
Da quanto riferito risulta con evidenza che l'ordinanza del 13 dicembre 2005 non può essere considerata come autorizzazione nucleare a realizzare ed esercire l'impianto


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CEMEX ma al più come autorizzazione alternativa a quella urbanistica, prevista per le strutture civili.
In ogni caso le attività realizzative non potranno iniziare prima dell'autorizzazione del ministero delle attività produttive che è subordinata al completamento favorevole della procedura di Via pendente presso il ministero dell'ambiente e della tutela del territorio.
Va inoltre precisato che le strutture destinate ad accogliere i manufatti prodotti dall'attività di cementazione sono da considerare a tutti gli effetti provvisorie, in attesa della disponibilità del deposito nazionale, provvisorio o definitivo, ed hanno comunque la duplice finalità di migliorare le attuali condizioni di sicurezza del sito e di costituire un volano per disaccoppiare le attività di smantellamento da quelle di costruzione del deposito nazionale.
Il Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio: Altero Matteoli.

ZANELLA. - Al Ministro per gli affari regionali. - Per sapere - premesso che:
risulta all'interrogante che è stata trasmessa di recente al Presidente della Conferenza Stato-regioni una lettera del ministro in epigrafe relativa alle deroghe di caccia sull'avifauna protetta in Europa;
in particolare l'esponente del Governo rileva con preoccupazione la violazione del protocollo sulle deroghe 2004 da parte delle regioni «assegnatarie» delle deroghe stesse, anche nello sforamento dei tetti di animali protetti di cui è stata avallata l'uccisione lo scorso anno;
è da rilevare che comunque la pratica del ricorso a tali deroghe rappresenta, a parere dell'interrogante un'aperta violazione dalla direttiva 79/409 Cee sulla conservazione degli uccelli selvatici, caposaldo della politica ambientale dell'Europa. La previsione di deroga, infatti, nella direttiva è indiscutibilmente misura eccezionale, straordinaria e dunque mai programmabile attraverso previsioni ordinarie, che sarebbero in aperta contraddizione con lo strumento stesso della deroga. La direttiva subordina l'adozione della misura eccezionale a particolari emergenze quali gli interessi di salute e sicurezza pubblica, la sicurezza aerea, la prevenzione di gravi danni all'agricoltura, eccetera e, soprattutto, impone che sia preventivamente esperita ogni altra soluzione soddisfacente;
anche la recente Guida ufficiale alla direttiva emanata dall'Europa afferma in modo indiscutibile che la priorità della direttiva stessa è la tutela della fauna selvatica, a cui la caccia può essere solo subordinata; si smentisce inequivocabilmente che le deroghe venatorie sulla fauna protetta possano trovare giustificazione nell'esigenza dell'esercizio delle cacce tradizionali;
in questo senso si è ripetutamente pronunciata la Corte di Giustizia europea;
il nostro Paese è dunque esposto a nuove procedure di infrazione, tanto più inevitabili per le dimensioni assunte per l'uccisione ingiustificata delle specie di avifauna protette in tutta Europa -:
quali misure intenda adottare il ministro interrogato per evitare all'Italia nuove procedure di infrazione, nonché le sanzioni con il pagamento di forti somme a spese di tutti i contribuenti per la pretesa, a parere dell'interrogante illegittima, di alcune regioni di esercitare cacce tradizionali ed acquisire così il consenso delle frange estremiste del mondo venatorio;
in particolare se non intenda intervenire in sede di Conferenza Stato-regioni affinché non venga adottata alcuna ulteriore deliberazione relativa all'adozione di nuove deroghe, secondo l'interrogazione, inaccettabili per l'ulteriore violazione delle regole comuni dell'Unione europea.
(4-19842)


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Risposta. - Per quanto concerne il prelievo in deroga di alcune specie di uccelli previsto dalla legge n. 221 del 2002 e dalla direttiva comunitaria 79/409/CEE, si conferma che in data 26 luglio 2005 il presidente della Conferenza dei presidenti delle regioni e delle province autonome ha chiesto di procedere anche per l'anno 2005, in analogia a quanto fatto per l'anno precedente, alla stipula di una intesa in sede di Conferenza Stato-regioni al fine di suddividere, tra le regioni interessate, la «piccola quantità» indicata dall'Infs per il prelievo in deroga di esemplari cacciabili, anche a fini di tutela ambientale.
Peraltro, un apposito tavolo tecnico riunitosi a seguito di tale richiesta, in data 14 settembre 2005, presso la segreteria della Conferenza Stato-regioni, non ha deliberato in ordine alla suddetta ripartizione.
Il Ministro per gli affari regionali: Enrico La Loggia.