Resoconto stenografico dell'Assemblea

Seduta n. 750 del 14/2/2006


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PRESIDENZA DEL PRESIDENTE PIER FERDINANDO CASINI

La seduta comincia alle 16,10.

FRANCESCO PAOLO LUCCHESE, Segretario, legge il processo verbale della seduta del 9 febbraio 2006.
(È approvato).

Missioni.

PRESIDENTE. Comunico che, ai sensi dell'articolo 46, comma 2, del regolamento, i deputati Alemanno, Aprea, Baccini, Ballaman, Berlusconi, Berselli, Bonaiuti, Brancher, Caligiuri, Carrara, Cicu, Gianfranco Conte, Contento, Cordoni, Delfino, Dell'Elce, Di Virgilio, Dozzo, Fini, Galati, La Malfa, Landolfi, Mantovano, Manzini, Maroni, Martinat, Martusciello, Matteoli, Possa, Prestigiacomo, Ramponi, Romani, Romano, Rosso, Santelli, Saponara, Scajola, Selva, Soro, Scarpa Bonazza Buora, Stefani, Stucchi, Tanzilli, Tassone, Tremaglia, Tremonti, Urso, Valducci, Valpiana, Viceconte, Viespoli, Vietti e Vitali sono in missione a decorrere dalla seduta odierna.
Pertanto i deputati complessivamente in missione sono cinquantasette, come risulta dall'elenco depositato presso la Presidenza e che sarà pubblicato nell'allegato A al resoconto della seduta odierna.

Ulteriori comunicazioni all'Assemblea saranno pubblicate nell'allegato A al resoconto della seduta odierna.

Annunzio dello scioglimento della Camera dei deputati e del Senato della Repubblica (ore 16,15).

PRESIDENTE. Comunico che il Presidente della Repubblica, sentiti i Presidenti delle Camere, a norma dell'articolo 88 della Costituzione, ha disposto lo scioglimento della Camera dei deputati e del Senato della Repubblica, con decreto in data 11 febbraio 2006, n. 32, pubblicato nella Gazzetta Ufficiale dell'11 febbraio 2006, n. 35.

Modalità e limiti all'esercizio delle principali funzioni parlamentari durante il periodo di prorogatio.

PRESIDENTE. Onorevoli colleghi, l'articolo 61, secondo comma, della Costituzione dispone che, fino a quando non siano riunite le nuove Camere, sono prorogati i poteri delle precedenti.
Per prassi consolidata, formatasi in tema di lavori parlamentari in regime di prorogatio, le Camere sciolte si limitano a compiere gli atti ritenuti costituzionalmente doverosi ovvero urgenti, mentre sono escluse le attività tipicamente riconducibili all'espressione dell'indirizzo politico.
La prassi relativa all'attività della Camera dei deputati in periodo di prorogatio - da ultimo dettagliatamente precisata dal Presidente della Camera nella seduta del 14 marzo 2001 - fornisce le seguenti indicazioni per quanto riguarda l'esercizio delle principali funzioni dell'Assemblea, delle Commissioni e degli altri organi della Camera.
Per quanto concerne l'attività legislativa, la prassi consente di procedere, in


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Assemblea, all'esame dei soli progetti di legge connessi ad adempimenti costituzionalmente dovuti ovvero urgenti ed indifferibili.
A tale proposito si segnalano, in particolare: i disegni di legge di conversione di decreti-legge (in quanto l'articolo 77, secondo comma, della Costituzione prevede che a tal fine le Camere, anche se sciolte, sono appositamente convocate e si riuniscono entro cinque giorni); i disegni di legge di sanatoria degli effetti di decreti-legge non convertiti, presentati a norma dell'articolo 77, terzo comma, della Costituzione; i disegni di legge di autorizzazione alla ratifica di trattati internazionali ed il disegno di legge comunitaria, quando - secondo quanto riportato dal Governo - dalla loro mancata tempestiva approvazione possa derivare responsabilità dello Stato italiano per inadempimento di obblighi internazionali o comunitari; i progetti di legge rinviati dal Presidente della Repubblica ai sensi dell'articolo 74, primo comma, della Costituzione; gli altri progetti di legge per i quali - in sede di Conferenza dei presidenti di gruppo - si registri il consenso unanime dei gruppi circa l'esigenza di esaminarli. Nell'ambito di tali attività saranno ammessi (ovviamente nei limiti di cui agli articoli 88, comma 2, e 89 del regolamento) - secondo prassi costante - la presentazione e l'esame di ordini del giorno recanti istruzioni al Governo in relazione alla legge in discussione.
L'attività legislativa delle Commissioni nel periodo di scioglimento delle Camere dovrà essere informata ai medesimi principi che presiedono allo svolgimento dei lavori dell'Assemblea, attesa anche la funzionalità dell'attività referente e consultiva di tali organi rispetto ad essa.
Con riferimento alla presentazione dei progetti di legge, a decorrere dalla data del decreto di scioglimento sono considerati irricevibili i disegni di legge di iniziativa del Governo che non rivestano quei caratteri di necessità ed urgenza che ne consentano la trattazione, nonché le proposte di legge di iniziativa parlamentare, neppure se finalizzate all'abbinamento con altri progetti di legge.
Non si procede in particolare, al di fuori dei casi sopra indicati, all'assegnazione alle Commissioni competenti di progetti di legge dopo il decreto di scioglimento.
Quanto ai progetti di legge che, sempre alla data del suddetto decreto di scioglimento, risultino già presentati, ma che non siano stati annunciati all'Assemblea antecedentemente, si procede al loro annunzio, ma non alla loro assegnazione.
Saranno considerati ricevibili gli atti trasmessi dal Governo ai fini dell'acquisizione del parere parlamentare. Tali atti, unitamente alle relazioni e ai documenti trasmessi anche da altri organi, saranno assegnati alle Commissioni competenti. È, infatti, consentita alle Commissioni - per prassi costante - l'espressione di pareri, ai sensi degli articoli 96-ter e 143, comma 4, del regolamento della Camera.
I lavori del Comitato per la legislazione si svolgono sulla base dei medesimi criteri sopra indicati sia in funzione dell'attività legislativa delle Commissioni, sia in relazione all'attività consultiva delle stesse sugli schemi di atti normativi del Governo.
Per prassi costante sono preclusi la presentazione e l'esame di atti di indirizzo.
Per quanto riguarda gli atti di sindacato ispettivo, la Presidenza, secondo la prassi richiamata anche nella citata seduta del 14 marzo 2001, ammetterà le sole interrogazioni aventi ad oggetto attività o comportamenti attuali del Governo, ovvero resi noti nel periodo successivo allo scioglimento delle Camere. Solamente di tali atti si procederà alla pubblicazione. Non si darà luogo allo svolgimento di atti presentati prima dello scioglimento.
Nel caso di presentazione di interrogazioni a risposta scritta, nei limiti sopra indicati, la Presidenza ne solleciterà la risposta da parte del Governo contestualmente alla presentazione. Ove fossero presentate interrogazioni a risposta orale (anch'esse, evidentemente, entro i limiti sopra indicati), tempi e modalità del loro svolgimento


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in Assemblea potranno essere valutati dalla Conferenza dei Presidenti di gruppo.
Eventuali deroghe potranno essere previste in sede di Commissione, in presenza del consenso unanime dei presidenti di gruppo ed in relazione al verificarsi di fatti o di iniziative di straordinaria rilevanza.
Come nella passata legislatura, non si darà comunque luogo allo svolgimento di interrogazioni a risposta immediata e di interpellanze urgenti.
Sulla base dei precedenti, l'Assemblea potrà altresì procedere alle seguenti ulteriori attività: esame di proposte della Giunta relativa a richieste di deliberazioni di cui agli articoli 68 e 96 della Costituzione; attività connesse alla verifica dei poteri ed alle dimissioni di deputati, in quanto l'articolo 17-bis, comma 4, del regolamento della Camera, dispone che «per le deliberazioni su proposte formulate dalla Giunta delle elezioni, la Camera può essere convocata anche successivamente al suo scioglimento»; deliberazioni in materia di conflitti di attribuzione; esame del conto consuntivo e del bilancio preventivo della Camera dei deputati. In relazione a tali attività - in funzione istruttoria rispetto all'Assemblea - potranno essere convocate la Giunta per le autorizzazioni e la Giunta delle elezioni.
Resta ovviamente ferma la possibilità di convocazione della Giunta per il regolamento relativamente alle questioni d'interpretazione regolamentare di cui il Presidente ritenga di investirla. Ove si verifichi l'unanimità dei consensi dei gruppi, potranno essere convocate riunioni anche per l'esame di eventuali proposte di modifica al regolamento, da sottoporre all'Assemblea.
Nel periodo di prorogatio non è consentito alle Commissioni dare luogo a comunicazioni del Governo e ad audizioni (informali o ai sensi dell'articolo 143, comma 2, del regolamento della Camera), se non sulla base del previo assenso del Presidente della Camera e dell'unanime consenso dei presidenti dei gruppi.
Analogamente, salvo che siano acquisiti il necessario assenso del Presidente della Camera e l'unanime avviso dei rappresentanti dei gruppi in Commissione, le Commissioni non possono procedere all'esame e all'approvazione dei documenti conclusivi di indagini conoscitive già concluse.
Prosegue infine - come stabilito espressamente dall'articolo 12, comma 8, del regolamento - la normale attività dell'Ufficio di Presidenza, dei relativi Comitati, del Collegio dei questori. Prosegue inoltre l'attività degli organi per la tutela giurisdizionale, dei quali potranno essere previste riunioni anche durante il periodo di scioglimento delle Camere, secondo quanto stabilito dalle relative disposizioni regolamentari e dalla prassi consolidata in materia.
Per quanto riguarda l'attività d'inchiesta parlamentare consentita in periodo di prorogatio, secondo la prassi costante non è ammessa la prosecuzione dell'attività d'indagine, mentre sono consentite la definizione e l'approvazione di relazioni conclusive (nei termini stabiliti dai rispettivi atti istitutivi) e la definizione dei criteri per la conservazione e la pubblicazione dei documenti acquisiti o formati nel corso dell'inchiesta.

Trasmissione dal Senato di un disegno di legge di conversione e sua assegnazione a Commissione in sede referente (ore 16,23).

PRESIDENTE. Il Presidente del Senato ha trasmesso alla Presidenza, con lettera in data 10 febbraio 2006, il seguente disegno di legge, che è stato assegnato, ai sensi dell'articolo 96-bis, comma 1, del regolamento, in sede referente alla XIII Commissione permanente (Agricoltura):
S. 3723 - «Conversione in legge, con modificazioni, del decreto-legge 10 gennaio 2006, n. 2, recante interventi urgenti per i settori dell'agricoltura, dell'agroindustria, della pesca, nonché in materia di fiscalità d'impresa» (Approvato dal Senato) (6352) - Parere delle Commissioni I, II (ex


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articolo 73, comma 1-bis, del regolamento, per le disposizioni in materia di sanzioni), III, V, VI (ex articolo 73, comma 1-bis, del regolamento, per gli aspetti attinenti alla materia tributaria), VIII, IX, X, XI (ex articolo 73, comma 1-bis, del regolamento, relativamente alle disposizioni in materia previdenziale), XII, XIV e della Commissione parlamentare per le questioni regionali.

Il suddetto disegno di legge, ai fini dell'espressione del parere previsto dall'articolo 96-bis, comma 1, del regolamento, è stato altresì assegnato al Comitato per la legislazione.
I termini di cui all'articolo 96-bis si intendono conseguentemente adeguati.

In morte dell'onorevole Severino Citaristi.

PRESIDENTE. Onorevoli colleghi, comunico che il giorno 10 febbraio 2006 è deceduto l'onorevole Severino Citaristi, già membro della Camera dei deputati nella settima, ottava e nona legislatura e presidente della Commissione industria e attività produttive della Camera dei deputati.
La Presidenza della Camera ha già fatto prevenire ai familiari le espressioni della più sentita partecipazione al loro dolore, che desidera ora rinnovare anche a nome dell'Assemblea.

Seguito della discussione del disegno di legge: Conversione in legge del decreto-legge 10 gennaio 2006, n. 4, recante misure urgenti in materia di organizzazione e funzionamento della pubblica amministrazione (A.C. 6259) (ore 16,25).

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca il seguito della discussione del disegno di legge: Conversione in legge, con modificazioni, del decreto-legge 10 gennaio 2006, n. 4, recante misure urgenti in materia di organizzazione e funzionamento della pubblica amministrazione.
Ricordo che nella seduta del 30 gennaio 2006 si è conclusa la discussione sulle linee generali.
Comunico che sono stati ritirati gli emendamenti Di Giandomenico 3.61 e 15.060, Nespoli 3.65 e 16.010 del Governo.
Invito l'onorevole Lucchese a dare lettura delle proposte emendative dichiarate inammissibili (vedi l'allegato A - A.C. 6259 sezione 1).

FRANCESCO PAOLO LUCCHESE, Segretario, legge:
«Si avverte che la Presidenza, in conformità alla prassi costantemente seguita in ordine all'applicazione dell'articolo 96-bis, comma 7, del regolamento, si è attenuta al contenuto oggettivo delle singole norme del decreto-legge e non, genericamente, alla materia del medesimo (confronta, da ultimo, la seduta del 27 luglio 2005, relativa al decreto-legge sulla pubblica amministrazione).
Tali criteri sono stati adottati anche nel corso dell'esame in Commissione (si veda la seduta del 19 gennaio 2006).
Si ricorda, peraltro, che in periodo di prorogatio, conformemente a quanto è stato precisato in passato dalla Presidenza, le valutazioni in ordine all'ammissibilità degli emendamenti devono essere effettuate con particolare rigore (confronta la seduta del 25 gennaio 1994).
Alla luce di tali elementi, la Presidenza, in conformità alle valutazioni già espresse dalla presidenza della Commissione affari costituzionali, non ritiene ammissibili, ai sensi dell'articolo 96-bis, comma 7, del regolamento, le seguenti proposte emendative in quanto non strettamente attinenti alla materia oggetto del decreto-legge: Migliori 1.02 (pagina 5), che concerne l'orario di apertura per il pubblico delle conservatorie; Pasetto 3.01 e 3.06 (pagina 18), Duca 3.07 e 3.08 (pagina 19), concernenti l'assunzione con contratto a tempo indeterminato di personale da parte dell'Enac; le identiche Amici 3.05 (pagina 19), Titti De Simone 3.057, Bulgarelli 3.058 e Soro 3.068, nonché Sgobio 3.02 (pagina 20), volte a sopprimere una disposizione di


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interpretazione autentica contenuta nella legge finanziaria per il 2006 e concernente il personale degli enti locali trasferito nei ruoli del personale amministrativo tecnico e ausiliario statale (ATA); Guerzoni 4.2 (pagina 27), volta ad escludere dal patto di stabilità le spese sostenute dai comuni con più di diecimila abitanti per la stabilizzazione di lavoratori socialmente utili; Antonio Leone 8.01 (pagine 34-35), volta ad estendere ai dirigenti avvocati del Servizio sanitario nazionale alcune disposizioni previste dalle vigenti norme contrattuali per le analoghe professionalità del comparto regioni ed autonomie locali e del comparto enti pubblici non economici».

PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE FABIO MUSSI (ore 16,30)

FRANCESCO PAOLO LUCCHESE, Segretario, legge:
«La Presidenza non ritiene altresì ammissibili le seguenti proposte emendative: Antonio Leone 8.02 (pagina 35), concernente i requisiti di età richiesti per la nomina a direttore generale delle unità sanitarie locali e delle aziende ospedaliere; Marinello 9.2 (pagina 36), volto ad estendere le procedure per la mobilità del personale delle pubbliche amministrazioni, previste dagli articoli 34 e 34-bis del decreto legislativo n. 165 del 2001, al personale dell'Istituto di servizi per il mercato agricolo alimentare (ISMEA); Migliori 10.4 (pagina 39), volto ad escludere dal blocco delle assunzioni di cui all'articolo 1, comma 95, della legge finanziaria per il 2005 i segretari comunali e provinciali; Germanà 10.01 (pagina 41), finalizzato a consentire l'accesso ad una specifica procedura concorsuale al personale delle qualifiche ad esaurimento non in possesso dei titoli di studio di cui all'articolo 28, comma 2, del decreto legislativo n. 165 del 2001; Angelino Alfano 11.1 (pagina 44), recante alcune disposizioni in materia di esternalizzazione delle attività delle pubbliche amministrazioni; Cossiga 11.01, recante disposizioni per il funzionamento delle province di nuova istituzione; Nespoli 15.01 (pagine 56-57) e Leo 15.08 (pagina 57), finalizzati a prevedere l'inquadramento nei ruoli dirigenziali di personale che svolge funzioni di dirigente presso gli uffici di diretta collaborazione o è incaricato di funzioni dirigenziali; Germanà 15.02 (pagina 58), volto ad equiparare le procedure di riqualificazione per il passaggio di area dei dipendenti delle pubbliche amministrazioni alle nuove assunzioni; Di Giandomenico 15.04 (pagina 58) e 15.06 (pagine 58-59), concernenti la disciplina applicabile agli ordini e ai collegi professionali; Cossiga 16.1 (pagine 62-63), relativo all'incarico di referente presso le commissioni tributarie regionali; Brusco 16.02 (pagina 64), recante modifiche alla legge n. 394 del 1991, in materia di procedimento di delimitazione dei parchi nazionali; Marras 16.03 (pagina 65), volto all'assegnazione di fondi al dipartimento di scienze zootecniche dell'università di Sassari per la creazione di un centro studi sull'inquinamento ambientale; Marras 16.04 (pagine 66-67), 16.06 (pagine 65-66) e 16.05 (pagina 67), concernenti la regolarizzazione contributiva; Marras 16.07 (pagina 67), in materia di non assoggettabilità a pedaggio di tratte stradali della regione Sardegna; Brusco 16.08 (pagine 67-68), recante modifiche alla disciplina sugli illeciti edilizi; Marras 16.09 (pagina 68), concernente opere di restauro conservativo del nuraghe di Lugherras; Marras 20.1 (pagina 83) e Osvaldo Napoli 20.2 (pagina 84), concernenti l'estensione del regime giuridico riservato alle fonti rinnovabili; Marras 20.08 (pagine 84-85), recante deroghe al patto di stabilità previsto dall'articolo 1, comma 138, della legge finanziaria per il 2006; Scherini 20.09 (pagina 85), recante deroghe al regime di limitazione delle spese degli enti pubblici in favore dell'Istituto nazionale della montagna (IMONT); gli identici articoli aggiuntivi Antonio Leone 20.03 (pagina 85), Di Giandomenico 20.05 (pagine 85-86) e Antonio Leone 20.04 (pagina 86), recanti interventi finanziari in favore dell'emittenza locale; Ruta 20.06 (pagina 86), concernente lo stato di emergenza conseguente


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agli eventi sismici verificatisi nella provincia di Campobasso; Antonio Leone 22.9 (pagina 93), concernente l'anticipazione nell'assunzione delle funzioni da parte dei componenti delle commissioni tributarie; Campa 30.01 (pagina 105), volto a prevedere l'esenzione dal permesso di costruire e dalla dichiarazione di inizio attività per gli allestimenti mobili di pernottamento; Antonio Leone 31.01 (pagina 107), che reca una norma di interpretazione autentica concernente il regime fiscale delle somme destinate al ripiano delle perdite di esercizio delle aziende di trasporto pubblico locale; Pittelli 32.01 (pagina 110) e Antonio Leone 32.052 (pagine 109-110), concernenti l'utilizzo delle radiofrequenze con limitata disponibilità di banda; Fratta Pasini 33.02 (pagina 111), sul recupero e la conservazione della cinta magistrale di Verona; Saia 34.06 (pagina 112), concernente l'istituenda fondazione Maimonide nell'ambito dell'accordo bilaterale Italia-Israele nel settore sanitario; Costa 34.073 (pagine 133-134), relativo alla realizzazione di infrastrutture turistiche del programma Piemonte 2006; Migliori 34.09 (pagina 113), riguardante le retribuzioni di anzianità di pubblici dipendenti; Di Giandomenico 34.017 (pagina 113), volto a includere i revisori contabili tra i soggetti abilitati all'assistenza tecnica dinanzi alle commissioni tributarie; Antonio Leone 34.028 (pagina 113), recante modifica al nuovo codice della strada in materia di circolazione di ciclomotori; Lazzari 34.031 (pagine 113-114), volto ad includere gli specialisti in medicina legale tra i soggetti abilitati ad accertare i requisiti fisici e psichici per il rilascio della patente di guida; Cossiga Dis.1.01 (pagine 175-177), recante una delega al Governo in materia di enti locali.
Si avverte, altresì, che la Presidenza non ritiene ammissibili, in quanto non strettamente attinenti alla materia oggetto del decreto-legge, ai sensi dell'articolo 96-bis, comma 7, del regolamento, le seguenti proposte emendative, presentate in Commissione ed in quella sede ritirate in relazione alle quali, nella stessa Commissione, sono stati rilevati profili di inammissibilità: Governo 12.02 (pagina 47), recante disposizioni in materia di assunzioni di personale da parte dei comuni con sede aeroportuale e di attribuzione agli enti locali della facoltà di avvalersi dei contratti di fornitura di personale a tempo determinato per i servizi di polizia municipale e provinciale; Antonio Leone 20.011 (pagina 87), volto a prorogare il termine per l'adeguamento degli impianti di incenerimento rifiuti; Antonio Leone 34.034 (pagina 114), recante finanziamenti per gli interventi connessi al programma «Genova capitale europea della cultura - 2004»; gli identici Antonio Leone 34.036 (pagine 114-115) e De Laurentiis 34.061 (pagina 115), concernenti la procedura per il rilascio di concessioni demaniali per la realizzazione di porti turistici.
Si avverte, infine, che la Presidenza non ritiene ammissibili, ai sensi degli articoli 86, comma 1, e 96-bis, comma 7, del regolamento, le seguenti proposte emendative, non previamente presentate in Commissione, in quanto non strettamente attinenti alla materia oggetto del decreto-legge: Giudice 1.50 (pagina 4) e Ciro Alfano 1.052 (pagina 7), relativi all'assunzione di dirigenti, risultati idonei nei concorsi banditi dalla Presidenza del Consiglio, nelle amministrazioni dello Stato; Daniele Galli 1.050 (pagina 6), concernente la semplificazione di adempimenti per i cittadini; Lazzari 1.051 (pagina 6), concernente il bando di un corso-concorso per dirigenti scolastici; gli identici Aracu 1.053 (pagina 7) e Di Giandomenico 1.054 (pagina 8), recanti un'interpretazione autentica di alcune disposizioni della legge relativa all'elezione dei consigli regionali delle regioni a statuto ordinario; Antonio Leone 2.050 (pagina 8), relativo alla definizione delle pubbliche amministrazioni alle quali si applicano riduzioni e tetti di spesa previsti dalla legge finanziaria 2006; Pittelli 3.50 (pagina 13), riguardante l'inserimento, nel ruolo dei dirigenti generali, dei dirigenti di seconda fascia componenti i consigli di amministrazione degli enti previdenziali; gli identici Campa 3.51 e D'Agrò 3.60 (pagina 14) relativi all'incremento della dotazione organica dell'INPDAP;


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Governo 3.301 (pagina 13), relativo al trasferimento alle dipendenze dello Stato, in qualità di insegnante del personale delle amministrazioni dello Stato e del personale in possesso di abilitazione all'insegnamento o diploma magistrale; Cento 3.55 (pagina 15), relativo al personale della segreteria della Conferenza permanente per i rapporti tra lo Stato, le regioni e le province autonome; Ranieli 3.58 (pagine 15-16), riguardante l'inquadramento nel ruolo dirigenziale di seconda fascia delle professionalità non fungibili assunte dalle amministrazioni dello Stato; Peretti 3.065 (pagina 16), relative al trattamento pensionistico dei pubblici dipendenti riammessi in servizio; Cola 3.066 (pagina 16), relativo all'attribuzione della qualifica di agente di pubblica sicurezza a personale ausiliario dell'amministrazione giudiziaria centrale e periferica; Caminiti 3.052 (pagina 17), gli identici Mazzarello 3.050 e Bornacin 3.053 (pagina 17), nonché Mazzarello 3.051 (pagina 18) riguardanti l'effettuazione da parte dell'ACI di selezioni di idoneità per l'assunzione nei propri ruoli dei lavoratori della società ACI Global Spa; Benvenuto 3.054 (pagine 20-21), relativo alla copertura di posizioni vacanti presso l'Agenzia delle entrate; Catanoso 3.055 (pagine 21-22), recante norme in materia di uffici di diretta collaborazione; Catanoso 3.056 (pagina 22), relativo alla denominazione dei messi di conciliazione; Lavagnini 3.059 (pagina 22), volto ad introdurre disposizioni in materia di buoni pasto; Lavagnini 3.060 (pagine 22-23), relativo alla ripartizione del personale da impiegare in compiti di ordine pubblico e sicurezza; Lavagnini 3.061 (pagina 23), volto ad introdurre disposizioni in materia di distacco di personale delle Forze armate; Benvenuto 3.062 (pagina 23), in materia di esenzioni fiscali; Benvenuto 3.064 (pagine 23-24), in materia di assistenza fiscale; Di Giandomenico 3.063 (pagina 24), relativo ai rimborsi di viaggi di personale in caso di missione; Lavagnini 3.067 (pagina 24), recante disposizioni in materia di accesso ai concorsi per ufficiale a ferma prefissata; Misuraca 3.069 e 3.070 (pagina 25), recante disposizioni relative al personale del dipartimento dell'organizzazione giudiziaria del Ministero della giustizia; gli identici Lavagnini 3.071 (pagina 25) e Tucci 3.072 (pagina 26), relativi all'istituzione di una Commissione di avanzamento dei volontari in servizio delle Forze armate; Moroni 3.073 (pagina 26), relativo al personale in esubero dell'Amministrazione autonoma dei Monopoli di Stato; gli identici Governo 4.300 (pagina 27), Ria 4.51 (pagina 28) e Angelino Alfano 4.52 (pagina 28), volti ad escludere talune spese dai limiti previsti dalla legge finanziaria per il 2006; Antonio Leone 5.050 (pagine 28-29) e Di Giandomenico 5.053 (pagina 29), relativi al personale a tempo determinato dell'Agenzia per le ONLUS e dell'Agenzia per la sicurezza del volo; Guerzoni 5.051 (pagina 29), volto a consentire alle regioni di trasformare i contratti di lavoro a tempo determinato in contratti a tempo indeterminato; Alberto Giorgetti 5.052 (pagine 29-30), concernente i limiti di spesa per l'acquisto e la manutenzione di autovetture del Ministero della salute; Misuraca 5.054 (pagina 30), volto a prorogare il mandato dei consigli della rappresentanza militare; Giacco 6.51 (pagina 31), relativo al trasferimento all'INPS di competenze in materia di invalidità civile e certificazione di regolarità contributiva ai fini dei finanziamenti comunitari; Antonio Leone 6.050 (pagina 31) e Aracu 6.055 (pagina 32), recanti disposizioni in favore delle associazioni sportive dilettantistiche; Lavagnini 6.054 (pagina 32), Ciro Alfano 6.056 (pagina 32) e Di Giandomenico 6.051 (pagina 33), relativi alle prestazioni sanitarie dovute dall'amministrazione della difesa al personale delle Forze armate o appartenente ai Corpi di polizia che abbia contratto malattia o infermità nel corso di missioni compiute al di fuori del territorio nazionale; gli identici Lavagnini 6.052 (pagina 33) e Tucci 6.053 (pagina 33), relativi al trattamento economico del personale militare in aspettativa per infermità; Stradella 7.50 (pagina 34), volto ad esonerare le imprese edili dall'obbligo di assunzione di personale disabile di cui alla legge n. 68 del 1999; Giacco 7.51 (pagina 34), volto ad


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abrogare, recependo una sentenza della Corte costituzionale, il comma 6 dell'articolo 22 del decreto legislativo n. 276 del 2003, relativo all'esclusione dei contratti di somministrazione dall'applicazione della normativa in materia di assunzioni obbligatorie; Benvenuto 8.050 (pagina 35), volto alla soppressione della Commissione per la tutela del risparmio di cui alla legge n. 262 del 2005; Peretti 8.051 (pagina 35), che istituisce presso il Ministero dell'interno il Comitato nazionale antifrode assicurativa; gli identici Ria 9.50, Angelino Alfano 9.51 e Di Giandomenico 9.55 (pagina 36), volti ad escludere le spese derivanti dal reclutamento di personale per mobilità dai limiti del patto di stabilità interno; gli identici Campa 9.52 e Anna Maria Leone 9.53 (pagina 37), che incrementano, per far fronte a particolari esigenze, la dotazione organica dell'INPDAP; Nespoli 9.54 (pagina 37), che consente, in presenza di specifici requisiti, al personale di ruolo dello Stato che svolge le funzioni di capo di segreteria dei segretari generali e dei capi dipartimento di transitare nel ruolo dei dirigenti di seconda fascia; Zanetta 10.50 (pagina 39), che estende ai segretari comunali la possibilità di autenticazione degli atti e delle dichiarazioni aventi ad oggetto l'alienazione o la costituzione di diritti di garanzia sui veicoli; Antonio Leone 10.55 (pagina 38), relativo al decorso del termine di collocamento in disponibilità dei segretari comunali distaccati presso l'Agenzia per la gestione dell'albo dei segretari comunali e presso la scuola superiore per la pubblica amministrazione locale; Migliori 10.053 (pagina 41), relativo agli enti locali soggetti a commissariamento in fase di approvazione del bilancio di previsione del 2004 o commissariati nella gestione dell'anno 2004, in relazione ai limiti di spesa del patto di stabilità interno; Paroli 10.050 (pagina 41), riguardante i servizi a domanda individuale forniti dalla polizia locale; Governo 10.0300 (pagina 43) e gli identici Antonio Leone 10.051 e Peretti 10.054 (pagine 41-42), che prevedono la possibilità per regioni, province e comuni di stipulare convenzioni per la semplificazione procedimentale relativamente ad entrate di natura tributaria e non di loro competenza; Governo 10.0301 (pagine 43-44), volto a differire il termine di cui al decreto ministeriale n. 289 del 2000, per gli adempimenti da parte dei soggetti privati abilitati ad effettuare le attività di liquidazione, accertamento e riscossione di tributi; Catanoso 10.052 (pagina 43), recante disposizioni concernenti i medici penitenziari; Giudice 11.51 (pagina 44-45), volto a disciplinare il processo di esternalizzazione delle attività delle amministrazioni pubbliche; Giudice 11.50 (pagina 45), volto a disciplinare il trasferimento di risorse finanziarie conseguente al trasferimento di personale fra diverse amministrazioni in ottemperanza di sentenze passate in giudicato; Alberto Giorgetti 11.050 (pagina 46), riguardante la non assoggettabilità ad esecuzione forzata dei fondi disponibili sulle contabilità speciali esistenti presso la Tesoreria dello Stato e intestate al Ministero della salute; Cusumano 11.051 (pagina 46), relativo al passaggio degli assistenti amministrativi dall'area B all'area C del CCNL; Antonio Leone 12.050 (pagina 47), identico a quello del Governo 12.02, recante disposizioni in materia di assunzioni di personale da parte dei comuni con sede aeroportuale e di attribuzione agli enti locali della facoltà di avvalersi dei contratti di fornitura di personale a tempo determinato per i servizi di polizia municipale e provinciale; Lavagnini 12.051 (pagine 47-48), 12.052 (pagina 48) e 12.053 (pagina 49) e Tucci 12.059 (pagina 48), relativi all'istituzione del posto di procuratore militare aggiunto presso la Corte di Cassazione, alle assunzioni di volontari delle Forze armate e al rilascio del porto d'armi agli ufficiali delle Forze armate in servizio; gli identici Pistone 12.054 e Di Giandomenico 12.055 (pagine 49-50), diretti ad introdurre una deroga al blocco delle assunzioni per il Corpo forestale dello Stato; Di Giandomenico 12.056 (pagine 50-51), sull'utilizzazione di graduatorie di concorsi per le assunzioni di personale del Corpo nazionale dei vigili del fuoco; Di Giandomenico 12.057 (pagina 51), concernente i posti di dirigente di


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seconda fascia previsti in organico presso le singole sedi decentrate della Corte dei conti; gli identici Di Giandomenico 12.058 e Governo 12.0100 (pagine 51-52), volti ad introdurre una deroga al blocco delle assunzioni per il personale dei centri funzionali del Servizio nazionale della protezione civile; Alberto Giorgetti 14.51 (pagina 55), relativo ad assunzioni di personale da parte della Lega italiana per la lotta contro i tumori, anche in deroga alle disposizioni vigenti; Zama 14.050 (pagina 55), relativo all'assunzione in ruolo da parte del Consiglio per la ricerca e sperimentazione in agricoltura di personale operante nell'ente con contratti di diversa natura; Catanoso 14.051 (pagina 56), riguardante l'assunzione di agenti della polizia penitenziaria anche in eccedenza rispetto alla dotazione organica del ruolo degli agenti ed assistenti; Scherini 15.059 (pagina 57) e Giudice 15.051 (pagine 57-58), finalizzati a prevedere l'inquadramento nei ruoli dirigenziali di personale che svolge funzioni di dirigente presso gli uffici di diretta collaborazione o è incaricato di funzioni dirigenziali; Stradella 15.061 (pagina 59), volto ad escludere le camere di commercio dall'applicazione dei limiti di spesa previsti dalla legge finanziaria 2006; Benvenuto 15.052 (pagina 59), Mauro 15.053 (pagina 60), 15.054 (pagina 60), 15.055 (pagina 61), 15.057 (pagina 61), 15.058 (pagina 61) e 15.056 (pagina 62), concernenti la prevenzione delle frodi sulle carte di pagamento; Zama 15.050 (pagina 62), relativo all'inquadramento in ruolo dei direttori di istituto e dei direttori di sezione degli istituti e delle strutture della ricerca in agricoltura; Brusco 16.054 (pagina 68), relativo alla definizione degli illeciti in materia edilizia; Migliori 16.050 (pagine 71-72) e 16.051 (pagina 72), relativi alla vicedirigenza; Zanetta 17.50 (pagine 72-73), che estende l'utilizzazione dei fondi previsti per la realizzazione delle opere funzionali allo svolgimento dei Giochi olimpici invernali di Torino anche agli interventi iniziati in data successiva all'evento olimpico; Pasetto 17.054 (pagina 73), recante misure per incrementare l'attività di prevenzione, vigilanza e repressione delle infrazioni stradali; gli identici Pistone 17.050 e Di Giandomenico 17.051 (pagina 73), relativi ad una autorizzazione di spesa per le esigenze del Corpo forestale dello Stato connesse all'attività antincendi boschivi; Alberto Giorgetti 17.052 (pagina 74), volto all'istituzione della Direzione centrale della comunicazione, uffici stampa e pubbliche relazioni presso l'Agenzia italiana del farmaco; Governo 17.0300 (pagina 75), volto ad aumentare alcune tariffe per il reperimento di risorse finalizzate alla riorganizzazione delle strutture centrali e periferiche del Ministero delle infrastrutture e del CED; Maninetti 17.053 (pagina 75), concernente l'istituzione del fondo per il trattamento di quiescenza del personale postelegrafonico; Antonio Leone 18.53 (pagina 76), recante una interpretazione autentica a talune disposizioni della legge n. 250 del 1990, in materia di contributi all'editoria; Di Giandomenico 18.050 (pagina 76), che prevede la possibilità, per il personale dell'ente pubblico «Centro sperimentale di cinematografia», di presentare domanda per essere trasferito presso amministrazioni pubbliche; gli identici Governo 18.0300 e Di Giandomenico 18.051 (pagine 76-77), concernenti modifiche al decreto legislativo n. 28 del 2004, in tema di attività di produzione di opere cinematografiche e premi di qualità; gli identici Governo 18.0301 e Di Giandomenico 180.052 (pagine 77-78-79-80), recanti modifiche alla normativa sul Pubblico registro per la cinematografia; Governo 18.0302 (pagina 80), relativo al Museo dello sport; Lettieri 19.50 (pagina 81), concernente trasferimento di personale dalla Banca d'Italia all'Autorità garante della concorrenza e del mercato ed alla CONSOB; Governo 19.0300 (pagina 82), relativo all'applicazione dei principi di cui al decreto legislativo n. 165 del 2001 al personale dell'Autorità per la vigilanza sui lavori pubblici; Benvenuto 19.050 (pagina 82) e 19.051 (pagina 82), relativi alle attribuzioni della CONSOB con riferimento alle deleghe legislative sulle procedure di conciliazione e di arbitrato e sul sistema di indennizzo e fondo di garanzia per i


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risparmiatori e gli investitori e alle elezioni dei consigli di amministrazione delle società quotate; Zanetta 20.50 (pagina 84), concernente la classificazione, all'interno dei piani di assetto idrogeologico, degli impianti di produzione idroelettrica; D'Agrò 20.55 (pagina 84), volto ad attribuire alla società Terna Spa la qualifica di autorità espropriante ai sensi dell'articolo 3 del decreto del Presidente della Repubblica n. 327 del 2001; Daniele Galli 20.050 (pagina 87), che prevede un'addizionale sui prodotti petroliferi finalizzata al finanziamento degli incentivi per le energie rinnovabili e l'attuazione del Protocollo di Kyoto; Daniele Galli 20.051 (pagina 87), 20.052 (pagina 88) e 20.053 (pagina 88), relativi all'utilizzo delle caldaie ad alta efficienza e delle energie rinnovabili negli edifici, nonché all'efficienza energetica degli stessi; Daniele Galli 20.054 (pagina 89), recante misure finalizzate al rispetto degli impegni derivanti dall'adesione dell'Italia al Protocollo di Kyoto; gli identici Antonio Leone 20.055 e D'Agrò 20.057 (pagina 90), recanti disposizioni in materia di attività produttive relative ai finanziamenti dei programmi triennali dell'Istituto per la promozione industriale; Lucchese 20.056 (pagine 90-91), recante disposizioni relative al completamento degli interventi per il terremoto del Belice e per alcune zone della Sicilia occidentale colpite da eventi sismici; Antonio Leone 22.50 (pagine 92-93) e Gamba 22.51 (pagina 93), relativi all'età pensionabile dei magistrati; 22.300 del Governo (pagina 93), in materia di ricorsi giurisdizionali amministrativi; Misuraca 22.050 (pagina 94), concernente le modalità di definizione dei procedimenti di responsabilità dinanzi alla Corte dei conti; Di Giandomenico 22.051 (pagina 94), riguardante la prescrizione dell'azione disciplinare con riferimento all'ordinamento delle professioni di avvocato e procuratore; Coronella 22.052 (pagina 94), concernente il conferimento di cinque posti di consigliere di Stato a candidati risultati idonei in passati concorsi; Benvenuto 22.053 (pagina 95), in materia di contenimento dei costi della giustizia; Benvenuto 22.054 (pagina 95), relativo al Garante dei contribuenti; gli identici Benvenuto 22.055 e Maninetti 22.056 (pagina 95), in materia di assistenza tecnica nei giudizi davanti alle commissioni tributarie; Schmidt 23.050 (pagina 96), che aggiunge ai ruoli della carriera dirigenziale penitenziaria quello pedagogico, contabile, agrario, informatico e statistico; Di Giandomenico 23.051 (pagine 96-97), riguardante l'anzianità agli effetti previdenziali dei titolari di esattorie private in data anteriore al 31 dicembre 1980; gli identici Antonio Leone 23.052 e di Giandomenico 23.053 (pagina 97), relativi all'entrata in vigore del nuovo ordinamento professionale dei dottori commercialisti; gli identici Governo 24.300, Ria 24.52 e Giuseppe Gianni 24.55 (pagina 98), nonché gli emendamenti Duca 24.53 e 24.54 (pagine 98-99), volti ad escludere le autorità portuali dall'applicazione dei limiti di spesa previsti dalla legge finanziaria per il 2005; Lettieri 24.50 (pagina 99), relativo alla partecipazione del presidente della giunta regionale della Basilicata al consiglio portuale delle autorità portuali di Taranto e Salerno; De Laurentiis 24.050 (pagina 99), relativo alla rappresentanza delle camere di commercio, industria, artigianato e agricoltura nel consiglio portuale delle autorità portuali; gli identici Fontana 24.053 e D'Agrò 24.054 (pagine 99-100), nonché Antonio Leone 24.051 (pagina 100), recanti contributi per la destagionalizzazione dei flussi turistici; Di Giandomenico 24.052 (pagina 100), relativo al trattamento economico dei segretari generali delle autorità di bacino di rilievo nazionale; Leo 25.050 (pagina 101), concernente il passaggio nella seconda fascia dirigenziale dei dipendenti di ruolo delle pubbliche amministrazioni appartenenti al comparto ministeri, in possesso dei requisiti di cui all'articolo 28, comma 2, del decreto legislativo n. 165 del 2001; Leo 25.051 (pagine 101-102), che prevede una deroga al blocco delle assunzioni per i ministeri e le agenzie fiscali relativamente alle posizioni dirigenziali; Antonio Leone 25.052 (pagina 102), volto ad estendere il regime di diritto pubblico, in luogo di quello contrattuale, al personale dirigenziale


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della Presidenza del Consiglio e della Protezione civile; Governo 27.0300 (pagine 102-103), che stanzia risorse per l'invio a Nassiriya di due funzionari nell'ambito dell'Unità provinciale di sostegno alla ricostruzione; 27.0301 del Governo (pagina 103), volto a consentire l'assunzione di personale da parte del Ministero degli affari esteri per far fronte alle esigenze relative al "Sistema d'informazione visti"; Governo 27.0302 (pagina 103), che dispone l'annullamento di crediti vantati dall'Italia nei confronti di paesi colpiti da catastrofi naturali o in situazione di grave crisi umanitaria; Ciro Alfano 30.050 (pagine 105-106), concernente l'istituzione del ruolo direttivo speciale ad esaurimento dell'ex carriera di concetto del Corpo nazionale dei vigili del fuoco; gli identici Governo 30.0300 e Di Giandomenico 30.051 (pagina 106), volti a modificare alcune voci della Tabella E allegata alla legge finanziaria per il 2006; Ciro Alfano 30.052 (pagine 106-107), relativo all'inserimento nell'organo centrale di rappresentanza militare delle capitanerie di porto; Governo 31.0100 (pagina 107), recante modifiche alla legge finanziaria per il 2006 volte ad innalzare il limite relativo alle spese di investimento dell'ANAS; Governo 31.0300 (pagina 107), che esclude alcune spese dai limiti per le spese di investimento dell'ANAS fissati dalla legge finanziaria per il 2006; Duca 31.050 e 31.051 (pagina 108), volti ad estendere taluni benefici di cui all'articolo 6 del decreto-legge n. 457 del 1997 alle imprese armatoriali; Fallica 31.053 (pagine 108-109), recante sgravi contributivi per le imprese di cabotaggio marittimo; Volontè 31.052 (pagina 109), recante disposizioni in materia di addizionale comunale sui diritti di imbarco dei passeggeri; Carlucci 32.051 (pagina 110), relativo alla ristrutturazione di un edificio per l'ampliamento dell'università degli studi di Bari; Governo 33.0300 (pagina 111), che abroga l'articolo 1-septies del decreto-legge n. 27 del 2006 in materia di università e beni culturali, relativo all'equipollenza della laurea in scienze motorie a quella in fisioterapia; Paroli 34.50 (pagina 112), che prevede una deroga al decreto legislativo n. 165 del 2001, volta a consentire al Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e all'Agenzia per la protezione dell'ambiente e per i servizi di bandire concorsi per la copertura di posti delle posizioni dirigenziali; Duca 34.0115 (pagina 113), relativo alle modalità di affidamento della fabbricazione e vendita delle targhe dei veicoli; Duca 34.050 (pagina 116), volto ad abrogare alcuni articoli del decreto-legge fiscale collegato alla manovra finanziaria per il 2006 in tema di organizzazione e funzionamento di ENAC ed ENAV; De Laurentiis 34.059 (pagina 116), concernente la determinazione del coefficiente di tassazione per la tassa di terminale sui voli nazionali e internazionali (sopprimendo la lettera h) dell'articolo 11-sexies del decreto-legge n. 203 del 2005); De Laurentiis 34.060 (pagine 116-117), in tema di diritti aeroportuali; gli identici Governo 34.0300 e Palumbo 34.051 (pagine 120-121-122-123), riguardanti gli incarichi direttivi presso le aziende sanitarie, con i relativi subemendamenti; Palumbo 34.052 (pagina 123), in materia di partecipazione agli organi universitari dei professori collocati in aspettativa; Zanetta 34.053 (pagina 123), sull'esclusione di talune voci dal calcolo delle spese in conto capitale; Zanetta 34.054 (pagina 124), in tema di alienazione di terreni gravati da diritti di uso civico; Amici 34.055 (pagina 124), relativo all'accesso al Fondo di solidarietà per gli acquirenti di beni immobili da costruire; Tamburro 34.056 (pagina 125), sull'assoggettamento a contribuzione INPDAP del trattamento pensionistico dei dirigenti sanitari; De Laurentiis 34.057 e 34.058 (pagine 125-126) e Duca 34.094 (pagina 127), recanti modifiche ad alcune sanzioni previste dal codice della strada; De Laurentiis 34.062 (pagina 127), sulla partecipazione di dipendenti ed ex dipendenti pubblici a cooperative edilizie nei comuni ad alta densità abitativa; Lupi 34.063 (pagine 128-129), sulla promozione di un programma di interventi in ambiti urbani di preminente interesse nazionale; Antonio Leone 34.064 (pagina 129), che porta da due a quattro anni la durata in carica del presidente


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della Commissione per le adozioni internazionali; Antonio Leone 34.065 (pagine 129-130), recante proroga dei termini entro i quali l'Alta commissione di studio deve presentare al Governo la sua relazione sul federalismo fiscale; Antonio Leone 34.066 (pagina 130), recante una modifica alla legge finanziaria per il 2006 in tema di contributi per la ricostruzione nei territori colpiti da calamità naturali con dichiarazione dello stato di emergenza; Antonio Leone 34.067 (pagine 130-131), recante una modifica alla legge finanziaria per il 2006 in tema di indennità di trasferta per il personale delle Forze armate e di polizia; gli identici Migliori 34.0151, Trupia 34.0155, Sanza 34.0156 e Franci 34.0165 (pagine 131-132), recanti una modifica alla legge finanziaria per il 2006 in tema di indennità di trasferta per il personale del Corpo dei vigili del fuoco; Ciro Alfano 34.0168 (pagina 131), recante una modifica alla legge finanziaria per il 2006 in tema di indennità di trasferta per il personale delle Forze armate e di polizia e per quello del Corpo dei vigili del fuoco; Antonio Leone 34.069 (pagina 132), recante l'esenzione dagli obblighi di separazione patrimoniale per alcune categorie di intermediari assicurativi ed riassicurativi; Antonio Leone 34.070 (pagina 132), relativo alle società che svolgono attività di riscossione mediante ruolo; Antonio Leone 34.071 (pagina 133) e Leoni 34.0166 (pagine 132-133), recanti modifiche alla legge finanziaria per il 2006 in tema di dichiarazione dei redditi; Antonio Leone 34.072 (pagina 133), recante una norma di interpretazione autentica in tema di alienazione di aree appartenenti al patrimonio e al demanio dello Stato; Costa 34.073 (pagine 133-134), inerente il programma regionale di infrastrutture turistiche e sportive «Piemonte 2006»; Benvenuto 34.074 (pagina 134) e Nespoli 34.097 (pagina 135), riguardanti la semplificazione dei procedimenti amministrativi catastali ed edilizi; Benvenuto 34.075 (pagine 135-136), sul regime fiscale della cessione gratuita di prodotti e attrezzature informatiche alle ONLUS; Governo 34.0308 (pagine 136-137) e Antonio Leone 34.076 (pagine 137-138), recanti disposizioni urgenti relative all'Avvocatura dello Stato; Fontanini 34.077 (pagina 138), riguardante la comunicazione antiterrorismo; Saia 34.092 (pagine 138-139), Fontanini 34.078, 34.079 e 34.080 (pagine 139-140-141), recanti disposizioni in materia di polizia locale; Zara 34.090 (pagina 141), sulle attività di ricerca nel settore navale; Scherini 34.081 e 34.082 (pagine 141 e 142), sull'utilizzo di fondi per investimenti navali; Duca 34.0116 (pagine 142-143), recante norme in materia di funzionamento del Ministero delle infrastrutture e dei trasporti; Ria 34.0113 (pagina 143) e Osvaldo Napoli 34.083 (pagina 144) e il relativo subemendamento, riguardanti l'attività dell'ANCI e dell'UPI a sostegno dell'innovazione; Osvaldo Napoli 34.084 (pagina 144), recante misure per la tutela ed il recupero degli edifici di antico impianto rurale situati in ambito di comunità montane; Cola 34.085 (pagine 144-145), sul collocamento a riposo dei direttori di struttura complessa delle aziende sanitarie ospedaliere; Giudice 34.086 (pagina 145) e gli identici Governo 34.0304 e Giudice 34.0145 (pagina 146), recanti l'istituzione della Conferenza permanente delle minoranze linguistiche; Catanoso 34.087 (pagina 147), sulle incompatibilità della carica di consigliere regionale; Migliori 34.088 (pagina 147), concernente disposizioni in materia di catasto; Minniti 34.089 (pagine 147-148) e Nespoli 34.095 (pagine 148-149), sulle cooperative edilizie costituite tra appartenenti alle Forze armate ed alle Forze di polizia; Governo 34.0200 (pagina 149), che stanzia risorse per la riqualificazione del personale della Protezione civile; Saia 34.091 (pagine 149-150), riguardante il fondo centrale di garanzia per la realizzazione di interventi infrastrutturali; Palumbo 34.093 (pagina 150), recante modifiche normative concernenti l'Albo dei medici chirurghi e l'Albo degli odontoiatri; Governo 34.0201 (pagine 150-151), recante uno stanziamento a favore del personale già appartenente al soppresso Ministero della pubblica istruzione; Migliori 34.096 (pagina 151), concernente l'ordinamento della professione di giornalista; Collè 34.098 e 34.099 (pagine 151-152),


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relativi all'attività del Corpo nazionale soccorso alpino e speleologico; Collè 34.0110 (pagina 152), relativo alle modalità di nomina dei presidenti di istituzioni artistiche e musicali; Maninetti 34.0111 (pagina 152), volto a consentire ai consulenti del lavoro il deposito in via telematica dei bilanci societari; Marras 34.0112 (pagina 153), in materia di incentivi all'autoimprenditorialità; Fontanini 34.0114 (pagina 153), in materia di contributi alle imprese editoriali; Fontanini 34.0117 (pagina 153), volto a prorogare i termini per l'esercizio della delega relativa al riassetto delle disposizioni vigenti in materia di vigili del fuoco; Giuseppe Gianni 34.0118 (pagina 153), relativo alle modalità di nomina degli organi degli enti pubblici non economici; Peretti 34.0120 (pagine 153-154), in materia di smaltimento rifiuti; Di Giandomenico 34.0121 (pagina 154), relativo alla destinazione delle porzioni immobiliari nella categoria catastale del gruppo E; Tucci 34.0122 (pagina 154), volto a modificare la legge n. 295 del 2002, relativa all'armonizzazione del trattamento giuridico ed economico del personale delle Forze armate con quello delle Forze di polizia; Peretti 34.0123 (pagina 155), recante un'interpretazione autentica relativa alle procedure di dismissione dei patrimoni immobiliari di cui al comma 109 dell'articolo 3 della legge n. 662 del 1996; gli identici Governo 34.0305, Volontè 34.0124 e Fontanini 34.0146 (pagina 155), volti a sopprimere la Consulta araldica; Volontè 34.0125 (pagina 156), volto a riservare agli assegni di ricerca e alle borse di studio una quota delle risorse finanziarie amministrate dal Consiglio nazionale delle ricerche; Peretti 34.0126 (pagina 156), relativo alla ristrutturazione del carcere "Le nuove" di Torino; Di Giandomenico 34.0127 (pagine 156-157), volto a definire i principi fondamentali per il Servizio sanitario nazionale; Giudice 34.0128 (pagine 157-158), concernente il trattamento fiscale degli atti di cessione di crediti vantati verso la pubblica amministrazione; Giuseppe Gianni 34.0129 (pagina 158), volto a prorogare termini in materia di edilizia sanitaria; gli identici Lavagnini 34.0130 e Tucci 34.0131 (pagine 158-159), relativi alla vendita di materiali delle Forze armate dichiarati fuori uso; gli identici Lavagnini 34.0132 e Tucci 34.0133 (pagine 159-160), in materia di simboli e immagini delle Forze armate; gli identici Lavagnini 34.0134 e Tucci 34.0135 (pagina 160) relativi al fondo casa di cui all'articolo 43, comma 4, della legge n. 724 del 1994; Lavagnini 34.0136 (pagina 160), volto ad escludere il comparto della difesa nazionale dal limite di spesa di cui al comma 7 dell'articolo 1 della legge finanziaria per il 2006; gli identici Lavagnini 34.0137 e Tucci 34.0138 (pagina 161), volti a consentire l'utilizzo delle risorse finanziarie per il servizio militare professionale; gli identici Lavagnini 34.0139 e Tucci 34.0140 (pagine 161-162), relativi alle modalità di fornitura del servizio di vettovagliamento per le Forze armate; Lavagnini 34.0141 (pagina 162), recante interpretazione autentica in materia di inquadramento stipendiale per ufficiali; Lavagnini 34.0142 (pagine 162-163), recante disposizioni in materia di ufficiali appartenenti ai ruoli particolari; Fontanini 34.0143 (pagina 163), volto a riconoscere alle guardie giurate la qualifica di incaricato di pubblico servizio o, in taluni casi, anche di pubblico ufficiale; Fontanini 34.0144 (pagine 163-164), volto ad istituire l'albo nazionale delle guardie giurate; Benvenuto 34.0148 (pagina 164), in materia di asseverazione doganale; Osvaldo Napoli 34.0147 (pagina 116), in materia di canoni demaniali marittimi; Gambini 34.0149 e 34.0150 (pagine 165-166), in materia di canoni demaniali ad uso turistico ricreativo; Gambini 34.0152 (pagina 166), concernente l'obbligo di patente nautica per la navigazione su moto ad acqua; Gambini 34.0153 (pagina 167), in materia di adeguamento alle prescrizioni antincendio per le strutture ricettive; Osvaldo Napoli 34.0157 (pagina 167), in materia di competenze dell'Istituto superiore per la prevenzione e la sicurezza del lavoro; Giacco 34.0158 (pagina 167), volto ad abrogare l'articolo 42 del decreto-legge n. 269 del 2003, in materia di invalidità civile; Gambini 34.0159 e 34.0160 (pagine 167-168), volti a differire il termine


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di cessazione dei trasferimenti dal bilancio dello Stato alle regioni, nonché quello relativo alla rideterminazione delle aliquote concernenti la compartecipazione delle regioni al gettito dei tributi statali; Antonio Leone 34.0161 (pagina 168), diretto ad introdurre una presunzione relativa in materia di destinazione di sostanze stupefacenti utilizzate per uso diverso da quello esclusivamente personale; Osvaldo Napoli 34.0162 (pagine 168-169), che proroga al periodo di imposta in corso al 31 dicembre 2006 e per i tre periodi di imposta successivi le disposizioni di cui al comma 1 dell'articolo 21 della legge 23 dicembre 1998, n. 448, in materia di deduzione forfettaria in favore degli esercenti di impianti di distribuzione carburanti; Osvaldo Napoli 34.0163 (pagina 169), volto a prorogare i termini per il rilascio delle carte di identità su supporto cartaceo; Osvaldo Napoli 34.0164 (pagina 169), relativo ad una proroga di termini in materia di bilanci degli enti locali; Leoni 34.0167 (pagine 169-170), in tema di sanzioni per violazioni di obblighi di natura fiscale; Ciro Alfano 34.0169 (pagina 170), in materia di adeguamento di alcune indennità spettanti alle Forze di polizia; Mariotti 34.0170 (pagina 171), concernente una proroga dell'accertamento dell'ICI; Di Giandomenico 34.0171 (pagina 171), recante una proroga dei termini relativi alla contribuzione previdenziale ed assistenziale per i soci di cooperative; Ciro Alfano 34.0172 (pagine 171-172), recante norme in materia previdenziale per il personale militare imbarcato sulle unità navali della marina militare; Governo 34.0301 (pagina 172), volto ad incrementare le risorse per i miglioramenti economici del personale non direttivo e non dirigente delle Forze armate; Governo 34.0302 (pagina 172), relativo al terzo mandato dei sindaci dei comuni con popolazione inferiore a 5.000 abitanti; Governo 34.0303 (Nuova formulazione) (pagine 172-173), relativo alle celebrazioni per il cinquecentesimo anniversario della morte di Cristoforo Colombo; Governo 34.0310 (pagina 173), volto alla trasformazione del registro italiano dighe in servizio registro italiano dighe presso il Consiglio superiore dei lavori pubblici; Governo 34.0307 (pagine 173-174), volto ad introdurre una deroga a favore del registro italiano dighe al limite di spesa per gli enti pubblici fissato dalla finanziaria per il 2005; Governo 34.0309 (pagina 174), che stabilisce un incremento dell'organico dei dirigenti di prima fascia del Ministero dell'istruzione, dell'università e della ricerca di quattro unità; Governo 34.0311 (pagina 174), che estende alcune garanzie ai mutui stipulati per la realizzazione di opere pubbliche; Governo 34.0312 (pagina 174), che consente l'utilizzo di personale con contratto a tempo determinato da parte dell'Agenzia per la sicurezza del volo.
Sono altresì inammissibili gli identici emendamenti Catanoso 16.052 e Antonio Leone 16.053 (pagine 70-71), relativi all'Alto commissariato per la lotta alla contraffazione».

PRESIDENTE. Ringrazio l'onorevole Lucchese, a nome di tutti i deputati, per la sua fatica (Applausi)...
Contenuto lo «tsunami» degli emendamenti, nel rispetto dei dettami del regolamento, la Presidenza, tuttavia, si riserva di dichiarare ulteriori inammissibilità nel corso dell'esame del provvedimento.

(Esame dell'articolo unico - A.C. 6259)

PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo unico del disegno di legge di conversione (vedi l'allegato A - A.C. 6259 sezione 2), nel testo recante le modificazioni apportate dalla Commissione (vedi l'allegato A - A.C. 6259 sezione 3).
Avverto che le proposte emendative presentate sono riferite agli articoli del decreto-legge, nel testo recante le modificazioni apportate dalla Commissione (vedi l'allegato A - A.C. 6259 sezione 4).
Avverto altresì che sono state presentate proposte emendative all'articolo unico del disegno di legge di conversione nel testo della Commissione (vedi l'allegato A - A.C. 6259 sezione 5).


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Ha chiesto di parlare l'onorevole Magnolfi. Ne ha facoltà.

BEATRICE MARIA MAGNOLFI. Signor Presidente, onorevoli colleghi, il tempo a disposizione del centrodestra è inesorabilmente scaduto e, nonostante questo, siamo qui a discutere misure urgenti - sottolineo «urgenti» - in materia di organizzazione e funzionamento della pubblica amministrazione.
La situazione è decisamente grottesca, non tanto perché siamo qui a convertire l'ennesimo decreto-legge, quanto perché si tratta di un settore di cui in un'intera legislatura non c'è stata alcuna volontà di migliorare l'organizzazione e il funzionamento. È un settore in cui non c'è stata nessuna volontà di riforma e, al contrario, si è dato al paese e, prima ancora, al mondo della pubblica amministrazione un messaggio di controriforma.
Se ci voltiamo indietro negli ultimi cinque anni a guardare l'insieme degli atti e delle omissioni del Governo, esso ci appare di una magistrale incoerenza: «meno Stato», avevate detto in campagna elettorale, «meno lacci e lacciuoli burocratici» per liberare il dinamismo economico e anche «più privato e meno pubblico». Si tratta di slogan ideologici ispirati a un liberismo semplificato, che tuttavia è comprensibile, persino attraente, per molti ceti produttivi e per tanti elettori che vi avevano votato nel 2001. A questi ceti e a questi elettori avete costantemente continuato ad additare la pubblica amministrazione come un inutile baraccone, come un gigantesco spreco da tagliare, con tagli tanto indiscriminati quanto velleitari.
Per i professionisti della demagogia e dell'antipolitica, la pubblica amministrazione è il nemico ideale, il drappo rosso da sventolare secondo una logica di disgregazione del tessuto civile del paese che ha già prodotto danni incalcolabili dal punto di vista culturale e sociale. Ma dietro la facciata degli slogan e della propaganda, le azioni concrete erano di segno opposto, tanto da far pensare ad una studiata mistificazione.
Occupazione dello Stato, clientelismo, dilatazione della spesa pubblica, moltiplicazione degli incarichi e delle consulenze: questa è la vicenda degli ultimi anni, che va chiamata con il suo nome, cioè controriforma. Le innovazioni degli anni Novanta sono state gettate alle ortiche. I principi di imparzialità, semplificazione, efficienza ed efficacia, trasparenza, qualificazione delle risorse umane sono stati continuamente offesi e demoliti.
Invece di privatizzare, avete costituito altre società pubbliche, l'una dentro l'altra, come matrioske. Invece di delegificare e riordinare lo stock normativo attraverso i testi unici, avete inaugurato la stagione dei codici che in molte materie rilegificano, mentre il Presidente del Consiglio si vanta del numero di nuove leggi approvate, come fosse uno scudetto della sua squadra del cuore.
In un paese che si trova al quarantaduesimo posto nella classifica di Transparency International, quindi molto in basso, con un voto di cinque decimi - quindi al di sotto della sufficienza -, invece di applicare le leggi sulla trasparenza, avete mandato in prescrizione i reati contro la pubblica amministrazione, grazie alla cosiddetta ex Cirielli. Con l'ultima legge finanziaria vi siete preoccupati, con sollecitudine amorevole, di condonare le tangenti per amministratori ed impiegati pubblici già condannati in primo grado: si tratta di una sanatoria che va oltre il comune senso del pudore, denunciata pubblicamente dalla magistratura contabile pochi giorni fa e quantificata in circa 60 milioni di euro di danni allo Stato.
Invece di una coerente strategia di modernizzazione della macchina pubblica, avete fatto soltanto degli spot, per di più costosissimi. Colleghi, proprio in questi giorni, sta arrivando nelle case degli italiani un opuscolo di 48 pagine, con tanto di lettera di accompagnamento firmata amorevolmente da Silvio Berlusconi, che racconta, con la consueta sobrietà, la grande rivoluzione epocale compiuta attraverso la digitalizzazione di servizi pubblici, la trasformazione radicale - mai si era vista una cosa simile nella storia dai


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tempi di Napoleone! - della burocrazia e dell'intera società italiana, che con un semplice click è entrata trionfalmente nell'era delle tecnologie avanzate. È una vergognosa «patacca» elettorale che costa 7,2 milioni di euro alle tasche degli italiani, tanto che il sito del ministro per l'innovazione e le tecnologie è invaso dalle e-mail dei cittadini informatizzati che protestano per questo spreco di carta e di denaro, mentre per quelli non informatizzati non si capisce l'utilità di raccontare loro la favola dell'Italia digitale: li fa sentire ancora più esclusi!
Andate a leggere il parere del Consiglio di Stato sul testo di modifica del codice per l'amministrazione digitale, un enfatico quanto inutile documento che viene modificato a pochi mesi dalla sua approvazione. È un parere molto dettagliato che contiene una sonora bocciatura delle politiche in materia di e-government. Si trovano scritte queste parole: pur in presenza di un panorama normativo all'avanguardia, sono mancate, nel corso di questi anni, quelle azioni collaterali ma evidentemente essenziali che fanno sì che un complesso di disposizioni sia concretamente attuato. Ancora: troppo spesso i procedimenti elettronici hanno affiancato quelli cartacei, invece di sostituirli, con l'effetto che, talvolta, le procedure amministrative sono diventate addirittura più complesse.
Insomma, il ministro per l'innovazione e le tecnologie, secondo questo parere - che, ripeto, non è nostro ma del Consiglio di Stato -, si è limitato a scrivere qualche libro dei sogni pieno di buone intenzioni, mero auspicio, privo di qualsiasi forza precettiva e destinato ad essere disatteso. È mancata qualsiasi sinergia tra dipartimento dell'innovazione e dipartimento della funzione pubblica per applicare le tecnologie. Al controllo della spesa pubblica non ha lavorato nessuno; nessuno ha lavorato a riorganizzare i processi della pubblica amministrazione: ci si è limitati a dare una patina di modernità alle vecchie storture burocratiche che, così, diventano ancor più storte. Noi lo diciamo da tempo, adesso il giudizio è certificato da questo parere del Consiglio di Stato: l'innovazione non è stata una priorità del Governo e le poche risorse disponibili sono andate verso obiettivi non certo prioritari.

PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE PUBLIO FIORI (ore 17,46)

BEATRICE MARIA MAGNOLFI. Confindustria denuncia un taglio del 12 per cento, negli ultimi due anni, delle risorse destinate all'informatica nella pubblica amministrazione centrale.
Anziché buttare 7,2 milioni di euro nei fogli di propaganda, si poteva tentare in extremis di alleviare qualche situazione davvero patologica. Ad esempio, quella del Ministero della giustizia, dove le imprese fornitrici della manutenzione dei computer non vengono pagate dal 2004 e il sistema informativo rischia la paralisi più completa. Nel solo distretto di Milano (porto questo esempio in maniera del tutto casuale), le risorse per la manutenzione si sono dimezzate nell'ultimo anno e dal ministero è arrivata una circolare disarmante. Poiché si possono mantenere solo il 15 per cento dei computer in piena efficienza, scrive il ministero, indicate voi, voi magistrati ed operatori di giustizia, qual è l'85 per cento che non è indispensabile.
Se questa è la situazione, mi pare ancora più discutibile la scelta delle priorità. Ho già citato l'opuscolo che sta arrivando nelle case degli italiani ed intendo citare anche la sperimentazione sullo scrutinio elettronico, che costa 30 milioni di euro, per di più assegnati a trattativa privata, in deroga alle regole di contabilità e con molte incertezze sul piano della trasparenza.
Se questa è la situazione dell'informatica, in materia di risorse umane le cose sono andate ancora peggio. La vostra idea del pubblico impiego (come si deduce anche dagli emendamenti, per fortuna dichiarati inammissibili, al decreto-legge in esame) è quella di farne un serbatoio elettorale, asservito al potere politico. Avevate promesso la meritocrazia ed avete


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promosso dirigenti, senza concorso, i portaborse dei ministri, dei viceministri e dei sottosegretari: questo è l'impegno più coerente di legislatura, dall'inizio alla fine!
La cosiddetta legge Frattini, che ha generalizzato la pratica dello spoil system, ha di fatto gettato alle ortiche il principio dell'imparzialità della pubblica amministrazione, sancito dall'articolo 79 della Costituzione, sostituendolo con il criterio dell'affidabilità politica. «Galoppini», compagni di partito sono stati assunti dai ministeri, gonfiando gli uffici di diretta collaborazione politica fino all'inverosimile.
Dai conti della Ragioneria dello Stato risulta che i costi di questi uffici, ovvero le segreterie particolari, i portavoce, gli uffici stampa, i consulenti giuridici, gli addetti agli eventi (vi sono anche gli addetti agli eventi!), sono aumentati del 20 per cento dal 2001 al 2005. I cittadini italiani pagano circa 200 milioni di euro l'anno (400 miliardi delle vecchie lire) per gli addetti agli staff dei ministri, viceministri e sottosegretari.
Con queste misure urgenti che oggi discutiamo, anche la semplificazione viene usata come pretesto per nuove misure clientelari. La semplificazione amministrativa è qualcosa di serio, un processo faticoso e costante nel tempo. Bisogna ricordare che tutti gli strumenti costruiti dai Governi dell'Ulivo sono stati smantellati. È sparito il Nucleo per la semplificazione presso la funzione pubblica. È stato soppresso l'Osservatorio per la semplificazione con la partecipazione delle parti sociali. Perfino la legge di semplificazione da annuale è diventata quadriennale, tanto che discutiamo il decreto attuativo quando il tempo è esaurito.
Adesso, a Camere ormai sciolte, si istituisce, con l'articolo 1 del decreto-legge in esame, un comitato interministeriale per assicurare l'indirizzo e la guida strategica delle politiche di semplificazione. Per garantire il supporto a tale comitato, i componenti della commissione di cui si avvarrà passano da 20 a 32, si prevede che restino in carica tre anni e che siano assistiti da una segreteria tecnica di 30 unità in comando. Si tratta di un'elefantiaca struttura interministeriale che, per di più, decide su materie che sono prevalentemente di competenza delle regioni e, dunque, è destinata non a semplificare ma a complicare i rapporti interistituzionali ed a determinare maggiori incertezze per i cittadini e per le imprese.
L'articolo 2 contiene una disposizione che non ha altro scopo se non quello di preparare un'ulteriore lottizzazione con riferimento alla Scuola superiore della pubblica amministrazione, attraverso la possibilità di nominare come dirigente amministrativo con funzione di dirigente generale un soggetto che non proviene dalla pubblica amministrazione. Chi sarà il nuovo fortunato? Dopo tante nomine che sembrano seguire solo una logica clientelare, sorge spontanea questa domanda.
Con il successivo articolo 34 si aumenta di un posto la dotazione di dirigente di prima fascia del Ministero dell'ambiente ed, in questo caso, la persona, almeno così dicono i ben informati, è già pronta. Con questa, salgono a 111 le unità dirigenziali di prima fascia, di cui il Governo Berlusconi ha accresciuto la pubblica amministrazione centrale rispetto alla dotazione del 2001. Centoundici nuovi dirigenti generali in più, in soli quattro anni: un record davvero epocale!
Con l'articolo 3, si interviene direttamente sulla struttura della Presidenza del Consiglio. Ricordo che Berlusconi, all'inizio della legislatura, disse di voler imitare Tony Blair, operando una forte riduzione dell'organico della Presidenza del Consiglio e portandolo a non più di 300 persone. Con questo articolo si mettono in ruolo circa 700 dipendenti, provenienti da altre amministrazioni, che erano finora comandati presso la Presidenza del Consiglio. Invece di rinviarli alle amministrazioni di provenienza, con altri compiti di front-line secondo lo schema di decentramento usato da Blair, vengono inseriti nei ruoli della struttura più centrale che vi sia, la Presidenza del Consiglio, lasciando alle amministrazioni da cui provengono la possibilità di riempire i posti resisi vacanti o


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con altri comandati o operando nuove assunzioni. Non so come la chiamano a Downing Street, ma da noi si chiama sanatoria preelettorale!
Non illudetevi colleghi del centrodestra: non vi basteranno questi provvedimenti per convincere gli impiegati pubblici a darvi fiducia! Tutti sanno che si è cercato disperatamente di stabilizzare centinaia di portaborse (si dice 620) tra segretari particolari, addetti stampa e consulenti vari, a cui si era promesso un contratto.
Fra l'altro, con le proposte emendative presentate, dichiarate inammissibili, vi era il tentativo di un ulteriore assalto alla diligenza, con una spesa, in qualche caso, di un milione di euro all'anno (si tratta di un emendamento presentato dall'onorevole Giudice), di 600 mila euro all'anno (si tratta di una proposta emendativa presentata dall'onorevole Alfano) e di 500 mila euro all'anno (si tratta di un emendamento presentato dall'onorevole Coronella).
Ora, basta: siamo fuori tempo massimo! I lavoratori della pubblica amministrazione chiedono altro: chiedono di veder riconosciuto il loro ruolo, di essere partecipi di una nuova stagione di innovazione e di riforma della pubblica amministrazione, in cui si investa sulle risorse umane e sulla loro professionalità e si valorizzi il merito individuale, tornando a metodi di selezione trasparente.
Questo paese ha bisogno di una pubblica amministrazione che funzioni, di un'infrastruttura moderna (che sia una leva strategica per la competitività e che sappia garantire servizi di qualità, come risposta ai diritti universali delle persone), imparziale, non piegata a interessi politici di parte, trasparente, non permeabile alla corruzione, capace di rispettare un nuovo patto di fiducia tra lo Stato ed i cittadini.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Galeazzi. Ne ha facoltà.

RENATO GALEAZZI. Signor Presidente, onorevoli colleghi, intervengo sul complesso degli emendamenti relativi ad un provvedimento, ennesimo atto di un Governo che, alle ultime battute, cerca di portare a casa le norme più disparate.
Siamo veramente alle ultime battute di un Governo che è durato cinque anni e, a mio giudizio, poteva durare di meno, visti i risultati, non sicuramente felici, per il paese.
Siamo di fronte ad una serie di atti da esaminare a Camere sciolte, a conclusione di questa attività legislativa che dimostra il vero carattere dell'attuale maggioranza.
In realtà, il Governo Berlusconi aveva promesso una grande semplificazione, quasi un paradiso per il cittadino italiano che poteva finalmente vedere le sue tasse diminuite.
Quello della pressione fiscale è stato un tema cruciale della campagna elettorale del 2001. Anche oggi è tornato attualissimo, ma i dati ci dicono, per esempio, che la pressione fiscale non è diminuita nel paese.
Dico ciò perché vi erano due grandi temi che dovevano aiutare il paese a vivere in maniera più semplice: quello del prelievo fiscale e quello della pubblica amministrazione. Si tratta di due macigni che pesano non soltanto sulla vita del cittadino, ma anche sui conti, sull'efficienza e sulla trasparenza dello Stato.
Viviamo in un'epoca in cui il mondo non è più diviso in due parti che si fronteggiano, in un periodo di globalizzazione, nel quale non abbiamo più un nemico alle porte e possiamo pensare veramente a ridisegnare la struttura dell'organizzazione statale. Mi riferisco alla buona intenzione finalizzata al federalismo che doveva essere regolato dal principio della sussidiarietà.
In realtà, siamo ben lontani da questa semplificazione della vita del cittadino e siamo ben lontani da una redistribuzione dei poteri che garantisca uno Stato più efficiente e meno oneroso per il cittadino. Sappiamo che la burocrazia è divenuta gravosa e pesante, complicando spesso i rapporti del cittadino con lo Stato.
Oggi ci troviamo di fronte ad un provvedimento che, aldilà delle 176 pagine di emendamenti - fortunatamente in gran parte dichiarati inammissibili -, interviene


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con una serie di misure riguardanti gli argomenti più disparati: la magistratura, la Croce rossa, i disabili, i trasporti, le autorità portuali, i consigli di amministrazione delle fondazioni lirico-sinfoniche, ed altro ancora. Questo per dire che siamo di fronte al solito pot-pourri, ad una miscellanea di misure che intervengono sugli argomenti più disparati senza alcun collegamento razionale, affrontando in maniera disordinata punti essenziali che riguardano il funzionamento della pubblica amministrazione.
Il cittadino, chiaramente, rimane frastornato di fronte a questi continui cambiamenti di norme che spesso riguardano piccole fasce dell'elettorato. D'altra parte, la vera ragione di questo decreto-legge è proprio quella di scovare fasce di elettorato, vista la fase di fine legislatura in cui esso viene esaminato.
Quindi, a mio giudizio, si tratta di un provvedimento che cerca il consenso elettorale di alcuni settori dell'opinione pubblica e di alcuni dipendenti pubblici. Pensiamo, ad esempio, alla questione relativa alla Croce rossa, in merito alla quale il testo in esame prevede la proroga dei contratti senza ulteriori oneri a carico del bilancio dello Stato. L'attuale Governo ha infatti portato i conti pubblici allo sbando, con un debito di cui non è certa l'entità; adesso si prevedono nuovi interventi senza che alla base vi siano le risorse necessarie. Ciò si evince anche dal tenore dell'articolo 6, relativo alla semplificazione degli adempimenti amministrativi per le persone con disabilità, che in realtà complica ancor di più la vita di questi cittadini.
Vorrei segnalare, altresì, la questione riguardante le autorità portuali. Tentando un vero colpo di mano - il famoso «manuale Cencelli» entra nei porti! -, si è cercato di modificare le norme sulla nomina dei presidenti delle autorità portuali, classificando i porti in due categorie - fascia A e fascia B - e consentendo al Governo di partecipare direttamente alle nomine che, ovviamente, sono di notevole importanza per quanto riguarda la dirigenza di questo istituto. In seguito al rifiuto del Capo dello Stato di firmare il decreto, che è stato stralciato - aggiungerei, per fortuna -, oggi si riafferma un principio sacrosanto: la nomina del presidente dell'autorità portuale non può prescindere da un collegamento stretto con la regione, la provincia e gli enti locali. Del resto, il porto, molte volte, è essenziale per l'esistenza di una città. Richiamo l'esempio della mia città, Ancona; in questo caso, non potevamo pensare ad un presidente dell'autorità portuale calato dall'alto e che, in qualche maniera, non fosse nominato di intesa con gli enti locali, in primis il comune, la provincia e la regione.
Ho premesso che diverse proposte emendative sono state dichiarate inammissibili. Mi riferisco, in particolare, alle norme fondamentali concernenti il funzionamento del Servizio sanitario nazionale. Si tratta dell'ennesimo tentativo, con una serie di proposte emendative dell'ultima ora, di modificare i servizi fondamentali del Servizio sanitario nazionale. È una grande conquista di questo paese. Siamo orgogliosi di avere un sistema sanitario che garantisce i servizi a tutti i cittadini e che occupa la seconda posizione nel mondo, grazie a due aspetti fondamentali: l'universalità e la solidarietà. Credo che mettere mano ai principi fondamentali in questa maniera sarebbe stato controproducente e molto autoritario, se non arrogante.
L'attuale maggioranza, nei primi anni di questa legislatura, ha manifestato l'intenzione di modificare, di smontare tale sistema. Ha mostrato delle perplessità; non aveva una chiara idea di cosa fare di questo Servizio sanitario nazionale. Peraltro, l'attuale ministro della salute aveva pensato addirittura di rispolverare il famoso «metodo Di Bella». Non da ultimo, ricordo l'indagine sulla legge n. 194 del 1978 riguardante l'interruzione volontaria della gravidanza; vi è stato il tentativo di mettere in discussione le grandi conquiste di questo paese con uno scopo strumentale. Infatti, è stato affrontato un tema importante, quale quello dell'aborto, senza alcun disegno preciso, ma sicuramente con


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lo scopo di stimolare alcune fasce di elettorato in previsione delle prossime elezioni politiche.
Questi tentennamenti, queste incertezze hanno fatto in modo che il servizio fosse in qualche maniera sottofinanziato e vivesse momenti di grande sofferenza in termini di risorse. Si è pensato, allora, di riproporlo, facendosene vanto. Quindi, è stato aumentato il finanziamento, ma in maniera, comunque, insufficiente. Oggi, assistiamo alla presentazione di un piano sanitario nazionale che è una specie di libro dei sogni in cui si dice che tutto va bene; in realtà, sappiamo che le cose non stanno in questo modo. Ho fatto parte della commissione che ha verificato il funzionamento degli ospedali siciliani (c'è la mia relazione di minoranza, oltre a quella del presidente Palumbo). Disfunzioni, sprechi, qualche mismanagement, qualche errore medico, sicuramente, sono stati compiuti non solo in Sicilia, ma anche nel Veneto e in Toscana; senza dubbio, però, alcune regioni del paese soffrono fortemente non soltanto del sottofunzionamento, ma anche di un calo del livello di organizzazione e di gestione di questo servizio. Quindi troviamo grosse carenze in termini di assistenza di base.
Una proposta di legge da noi avanzata in materia di servizio sanitario per le regioni del Mezzogiorno si è arenata in Commissione. In tale proposta di legge, in particolare, si faceva riferimento alla profonda differenza esistente tra i servizi sanitari offerti ai cittadini delle regioni meridionali rispetto a quelli offerti ai cittadini residenti nelle regioni del nord del paese.
Il tentativo di modificare, attraverso il provvedimento in esame, il funzionamento del cosiddetto governo clinico delle aziende sanitarie, sia territoriali sia ospedaliere, è peregrino e va al di là di ogni buona intenzione di ripensare i principi fondamentali che disciplinano la materia. Ripensare l'organizzazione del lavoro sia nelle corsie ospedaliere sia nei distretti avrebbe, infatti, richiesto la partecipazione di una serie di attori in rappresentanza di tutti i livelli professionali coinvolti. È possibile, a mio avviso, garantire ai cittadini un sistema sanitario più efficiente e più efficace, anche realizzando dei risparmi.
A distanza di più di trent'anni dal varo della legge 23 dicembre 1978, n. 833, che istituì il Servizio sanitario nazionale, si rende necessario procedere ad una revisione del meccanismo che ha garantito la tutela della salute per i cittadini ma, evidentemente, non nei termini che si propongono con il provvedimento in esame. E ciò andrebbe fatto tutti insieme, maggioranza e opposizione - perché il settore sanitario non ha colore politico - e d'intesa sia con gli organi amministrativi sia con i medici, i quali si sono sentiti un po' esautorati e messi da parte da una gestione della sanità che nel corso di questi anni ha privilegiato criteri squisitamente economicistici, criteri cioè che guardavano soltanto all'ottenimento di risparmi di risorse piuttosto che alla produzione di servizi per la salute dei cittadini.
Siamo ormai alle ultime battute di un Governo e di una maggioranza che in modo confuso sono intervenuti sulla materia apportandovi delle modifiche; tali interventi hanno procurato vantaggi soltanto per alcuni, senza prevedere il perseguimento di un interesse generale che avrebbe dovuto garantire ai cittadini servizi sanitari migliori e più efficaci. Il provvedimento in esame sicuramente non va in questa direzione e di ciò i cittadini se ne accorgeranno e, tra qualche settimana, quando si recheranno a votare, potranno esprimere la loro opinione.

PRESIDENTE. Nessun altro chiedendo di parlare, invito il relatore ad esprimere il parere della Commissione.
Dato l'elevato numero delle proposte emendative presentate, inviterei l'onorevole Mazzoni, ad indicare innanzitutto gli emendamenti sui quali il parere della Commissione è favorevole.

ERMINIA MAZZONI, Relatore. Signor Presidente, la Commissione accetta gli emendamenti 1.300 e 2.300 del Governo, quest'ultimo identico all'emendamento


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Leoni 2.1, nonché l'emendamento Di Giandomenico 3.2. La Commissione accetta l'emendamento 3.300 del Governo ed esprime parere favorevole sull'emendamento Di Giandomenico 3.63. La Commissione accetta altresì l'emendamento 3.100 del Governo.
La Commissione inoltre invita al ritiro dell'emendamento Cento 3.5, altrimenti il parere sarebbe contrario, ed esprime parere favorevole sugli identici emendamenti Osvaldo Napoli 4.53 e Lusetti 4.54, sugli identici emendamenti 6.100 del Governo e Lucchese 6.50, sull'emendamento 10.5 (nuova formulazione) del Governo, sull'emendamento Di Giandomenico 12.50, sull'articolo aggiuntivo 16.0300 del Governo, sull'emendamento Nespoli 18.52, sugli identici emendamenti Bocchino 18.50, Di Giandomenico 18.51 e 18.300 del Governo, sugli emendamenti 25.100 e 29.300 del Governo, nonché sugli identici articoli aggiuntivi Antonio Leone 34.033 e 34.0306 del Governo.

PRESIDENTE. Il Governo?

LEARCO SAPORITO, Sottosegretario di Stato alla Presidenza del Consiglio dei ministri. Signor Presidente, il parere del Governo è conforme a quello espresso dal relatore.

PRESIDENTE. Come stabilito dalla Conferenza dei presidenti di gruppo, il seguito del dibattito è rinviato ad altra seduta.

Discussione del disegno di legge: S. 3723 - Conversione in legge, con modificazioni, del decreto-legge 10 gennaio 2006, n. 2, recante interventi urgenti per i settori dell'agricoltura, dell'agroindustria, della pesca, nonché in materia di fiscalità d'impresa (Approvato dal Senato) (A.C. 6352) (ore 18,10).

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca la discussione del disegno di legge, già approvato dal Senato: Conversione in legge, con modificazioni, del decreto-legge 10 gennaio 2006, n. 2, recante interventi urgenti per i settori dell'agricoltura, dell'agroindustria, della pesca, nonché in materia di fiscalità d'impresa.

(Discussione sulle linee generali - A.C. 6352)

PRESIDENTE. Dichiaro aperta la discussione sulle linee generali.
Avverto che la XIII Commissione (Agricoltura) si intende autorizzata a riferire oralmente.
Il relatore, onorevole Misuraca, ha facoltà di svolgere la relazione.

FILIPPO MISURACA, Relatore. Signor Presidente, sarò costretto a leggere la relazione perché si tratta di un provvedimento molto articolato, a seguito di quanto è avvenuto al Senato, nel corso del cui esame numerose proposte emendative presentate sono state approvate.
Il decreto-legge in esame reca misure di grande importanza per l'agricoltura italiana, che interessano, in particolare, la disciplina previdenziale, la ristrutturazione del settore bieticolo-saccarifero ed il sostegno al settore della pesca.
In primo luogo, per quanto concerne la previdenza in agricoltura, le disposizioni contenute nel testo approvato dal Senato configurano un intervento di notevole portata, che permette di affrontare alcuni degli aspetti più problematici della materia. Viene sospesa, per l'intero triennio 2006-2008, l'applicazione degli aumenti delle aliquote contributive previsti dal decreto legislativo n. 146 del 1997 per le imprese agricole e per quelle di trasformazione dei prodotti agricoli e di lavorazione dei prodotti alimentari. La sospensione riguarda sia gli aumenti a carico del datore di lavoro sia quelli a carico del lavoratore. Contestualmente, si prevede la possibilità, sia per i datori di lavoro sia per i lavoratori autonomi in agricoltura, di rateizzare in 25 anni il pagamento degli oneri contributivi risultanti fino alla data


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del 31 ottobre 2005, senza dover corrispondere gli interessi di mora e le sanzioni. A tal fine, sulla base di una comunicazione trasmessa dagli enti previdenziali, i datori di lavoro ed i lavoratori autonomi agricoli sottoscrivono, entro il 30 gennaio 2006, una richiesta di adesione, versando il 2 per cento di quanto dovuto; l'importo residuo viene ripartito in tre rate semestrali fino al 31 dicembre 2030. In questo modo, riceve finalmente attuazione la regolarizzazione dei contributi pregressi che tutto il mondo agricolo richiedeva da tempo con forza.
È noto che la regolarizzazione è risultata assai difficile, soprattutto a causa del fatto che, in base a disposizioni contenute nel collegato alla legge finanziaria per il 1998, i crediti previdenziali agricoli sono stati oggetto di operazioni di cartolarizzazione. Per garantire l'esito positivo di tale operazione, l'articolo 01 del provvedimento in esame prevede che i crediti agricoli cartolarizzati siano sostituiti da crediti previdenziali di pari importo che risultino già accertati.
Una specifica disposizione stabilisce che il pagamento delle rate della sanatoria rappresenta, per le imprese agricole, attestazione di regolarità contributiva.
L'articolo 01 citato dispone, inoltre, sempre con riferimento al periodo 2006-2008, l'aumento della misura e l'estensione dell'ambito territoriale di applicazione delle agevolazioni contributive previste dalla legge n. 67 del 1988 per i datori di lavoro delle imprese agricole situate nei territori montani particolarmente svantaggiati e nelle aree svantaggiate, nonché nelle regioni Abruzzo, Molise e Basilicata.
Il medesimo articolo prevede, altresì, l'abrogazione, più volte auspicata nel corso dei lavori della nostra Commissione - devo darne atto: anche da parte dei gruppi di opposizione -, del comma 147 della legge finanziaria per il 2005, che disponeva, dal 1o gennaio 2006, l'applicazione ai trattamenti speciali di disoccupazione agricola della disciplina dell'importo massimo di cui all'articolo 1, secondo comma, della legge 13 agosto 1980, n. 427, e successive modificazioni.
Ulteriori previsioni contenute nell'articolo 01 riguardano: la presentazione per via telematica all'INPS delle dichiarazioni richieste per l'impiego di manodopera agricola; la possibilità per i datori di lavoro agricolo, dal 1o luglio 2006, di portare in compensazione, in sede di dichiarazione mensile, gli importi anticipati relativi alle prestazioni temporanee a carico dell'INPS; l'istituzione, da parte dell'INPS, di un'apposita struttura centrale e periferica dedicata alla previdenza agricola; l'integrazione delle banche dati dell'INPS e dell'AGEA.
Ritengo che tutti possano riconoscere che gli interventi prospettati nel testo del provvedimento, come approvato dal Senato, affrontano in modo incisivo le principali questioni aperte in materia di previdenza agricola, in quanto permettono, da un lato, di definire le situazioni pregresse e, dall'altro, anche attraverso le misure di carattere organizzativo alle quali ho soltanto brevemente accennato, di impostare per il futuro una gestione ordinata e sostenibile degli adempimenti previdenziali a carico dei datori di lavoro e dei lavoratori agricoli.
La soddisfazione espressa da tutte le organizzazioni professionali attesta l'importanza per l'agricoltura italiana del risultato che con il decreto-legge in esame è stato raggiunto (mi permetto anche di rilevare che si è registrata una condivisione anche da parte dei gruppi di opposizione).
La ristrutturazione e riconversione - è l'altro punto fondamentale del decreto - del settore bieticolo-saccarifero rappresenta il secondo ambito di rilievo sul quale interviene il decreto-legge. È noto che a livello comunitario è stato raggiunto un accordo per la riforma dell'organizzazione comune del mercato dello zucchero che comporta una drastica riduzione della produzione italiana.
Il ministro Alemanno ha ampiamente illustrato, la settimana scorsa, nel corso di due audizioni di fronte alla Commissione agricoltura, la situazione nella quale si è definito l'accordo, sostenendo - e noi condividiamo - che, date le condizioni,


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ogni altro possibile accordo avrebbe avuto conseguenze ancora più penalizzanti per il settore bieticolo-saccarifero italiano.
È comunque certo che, approvata la riforma, occorre definire in modo tempestivo ed efficace un programma di ristrutturazione che permetta di salvaguardare le strutture produttive e l'occupazione e che, per quanto riguarda il versante agricolo, eviti che la riduzione della produzione di zucchero si traduca nell'abbandono della coltivazione di barbabietole.
Il decreto-legge, all'articolo 2, stabilisce le modalità di definizione del piano per la razionalizzazione e la riconversione della produzione bieticolo-saccarifera e dei progetti di riconversione relativi ai singoli impianti industriali nei quali cesserà la produzione dello zucchero. Le competenze vengono concentrate in un comitato interministeriale, la cui presidenza è attribuita al Presidente del Consiglio e la vicepresidenza al ministro delle politiche agricole. Sulla base di un opportuno emendamento approvato dal Senato, fanno parte del comitato anche tre presidenti di regione. I progetti di riconversione dei singoli impianti industriali sono predisposti dalle società che ne sono proprietarie e sono approvati dal Ministero delle politiche agricole.
Per altro verso, l'articolo 2 disciplina i profili finanziari della riconversione, istituendo presso l'AGEA un fondo unitario, nel quale confluiscono le risorse assegnate dalla Comunità europea e i finanziamenti del bilancio dello Stato provenienti dal fondo per il risanamento del settore bieticolo-saccarifero di cui al decreto-legge n. 371 del 1983.
Il Senato ha previsto che il fondo riceva, con riferimento all'anno 2006, una dotazione aggiuntiva di 65,8 milioni di euro. Si stabilisce, infine, che la quota di raffinazione dello zucchero di canna greggio spettante all'Italia a partire dall'anno 2007 sia assegnata dal ministro delle politiche agricole, in modo da assicurare la concentrazione della raffinazione in un unico impianto, di cui si prefigura la collocazione nelle regioni comprese nell'obiettivo convergenza, vale a dire nelle regioni meridionali.
Di fronte alla riforma comunitaria dell'OCM dello zucchero, è assolutamente necessario che i processi di razionalizzazione e riconversione del settore in Italia abbiano inizio quanto prima. Da qui la rilevanza e l'urgenza di approvare le disposizioni contenute al riguardo nel decreto-legge.
Particolarmente importante ritengo sia la previsione di concentrare le risorse finanziarie in un unico strumento, in modo da garantirne una gestione coerente. Si tratta infatti di un ammontare di finanziamenti considerevole, che deve essere utilizzato per attuare un piano di razionalizzazione del settore adeguato e per garantire la riconversione di tutti gli impianti che cesseranno di produrre zucchero. Strettamente connesso alle prospettive di conversione del settore bieticolo-saccarifero sono le disposizioni introdotte dal Senato con l'articolo 2-quater con la finalità di promuovere e sostenere la produzione di biocombustibili. È ampiamente riconosciuto che la produzione di bioenergie, oltre a costituire un'importante fonte alternativa, in particolare per un paese come il nostro che si trova in difficili condizioni di approvvigionamento dell'energia (proprio in questi giorni il problema è emerso), rappresenta una delle prospettive più interessanti per l'utilizzo non alimentare di produzioni agricole, dalla barbabietola ai cereali e al girasole.
Le disposizioni contenute nel decreto-legge in esame mirano a consolidare la filiera agroenergetica, in particolare mediante la previsione dell'obbligo, per i produttori di carburanti diesel e di benzina, di immettere al consumo, in percentuali progressivamente crescenti dal 2006 al 2010, biocarburanti di origine agricola che sono oggetto di intese e contratti stipulati nell'ambito della filiera. Una simile previsione è rivolta a conseguire il duplice scopo, da un lato, di incrementare il consumo di biocarburanti e, dall'altro, di garantire che per ottenere biocarburante siano utilizzate produzioni agricole nazionali


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anche prescrivendo, al comma 10, apposite misure che assicurano la tracciabilità dei biocarburanti con specifico riferimento alla materia prima agricola, ai fornitori e all'ubicazione dei siti di produzione. In questo modo, il sostegno alle bioenergie si traduce in modo diretto e in misura corrispondente in una prospettiva di sbocco per diverse ed importanti produzioni agricole del paese.
Ulteriori misure di sostegno alla produzione dei biocarburanti attraverso contratti stipulati nell'ambito della filiera sono costituite dalla preferenza riconosciuta a tale produzione nei bandi pubblici relativi alle energie rinnovabili e nei contratti di fornitura per il trasporto ed il riscaldamento pubblici nonché nella precedenza che il gestore della rete di trasmissione nazionale è tenuto ad assicurare all'energia elettrica prodotta da biomasse o da biogas, sulla base di intese o contratti di filiera.
Il terzo profilo qualificante del provvedimento - molto atteso, devo dire - è quello rappresentato dalle misure a sostegno del settore della pesca, un comparto che, anche a causa del forte aumento dei costi, in primo luogo quelli relativi al carburante, sta attraversando una fase di difficoltà. Già il testo del decreto-legge approvato dal Governo conteneva, all'articolo 5, il differimento al 1o gennaio 2007 dell'obbligo di dotare le navi che praticano la pesca costiera delle apparecchiature previste dal decreto del ministro delle infrastrutture e dei trasporti del 5 agosto 2002, n. 218. L'installazione a bordo di tali apparecchiature ed il conseguimento dei titoli per il loro utilizzo sulla base di obblighi derivanti dalla normativa comunitaria hanno registrato difficoltà e ritardi per cui, in assenza di una ulteriore proroga del termine, che veniva a scadere il 31 dicembre 2005, si sarebbe determinato il blocco dell'attività di pesca per numerosi pescherecci.
In aggiunta al differimento di cui si è detto, nel corso dell'esame presso il Senato sono state inserite al medesimo articolo 5 ed ai successivi articoli 5-bis, 5-ter e 5-quater numerose previsioni significative a favore della pesca. In primo luogo, si dà risposta ad una richiesta avanzata con insistenza da parte del settore, prevedendo per il 2006, in via sperimentale, l'estensione alle imprese della pesca del regime speciale dell'IVA che già si applica in agricoltura. Il medesimo articolo 5 dispone, altresì, l'istituzione di un fondo di assistenza per le famiglie dei pescatori destinato ad erogare contributi ai familiari dei deceduti in mare.
Inoltre, per le unità da pesca che sono naufragate nel 2005, è stabilita l'equiparazione del naufragio al ritiro definitivo, attribuendo priorità alla domanda ai fini dell'assegnazione dei finanziamenti a valere sullo strumento finanziario di orientamento della pesca. Infine, sono confermati per il 2006 gli obiettivi e gli strumenti per i settori della pesca e della acquacoltura definiti dal decreto legislativo n. 100 del 2005, per i quali saranno impiegate le risorse assegnate al piano razionale per la pesca marittima.
L'articolo 5-bis estende le misure previste dalla legge finanziaria a sostegno dei distretti produttivi, ivi compresi i distretti rurali e agroalimentari, anche ai distretti della pesca, come già proponevano, nel corso dell'esame del disegno di legge finanziaria, diversi emendamenti presentati (all'unanimità, come dirò in sede di espressione di parere) dai membri della Commissione agricoltura della Camera.
L'articolo 5-ter reca diversi interventi di semplificazione nel settore della pesca concernenti i certificati, i registri di bordo, l'utilizzo del personale, le apparecchiature: alcune disposizioni di semplificazione si applicano in situazioni particolari di difficoltà, quali, ad esempio, «improvvise e temporanee indisponibilità di marittimi imbarcati».
L'articolo 5-quater precisa il riferimento agli obblighi dei contratti collettivi nazionali di lavoro che l'imprenditore ittico è tenuto ad applicare per beneficiare delle agevolazioni fiscali e previdenziali e dei contributi nazionali e regionali, facendo espressamente salva la


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speciale normativa in materia di trattamento economico del socio lavoratore delle cooperative.
Ho preferito soffermarmi su materie quali la previdenza agricola, il settore bieticolo-saccarifero e la pesca, materie sulle quali il provvedimento in esame interviene in modo più ampio ed organico; si tratta, peraltro, di un provvedimento complesso che, anche per effetto delle modifiche introdotte dal Senato, incide su numerosi settori.
Alcune disposizioni riguardano profili non riferibili all'agricoltura; in particolare, gli articoli 1 e 6, che concernono l'ambito tributario, e l'articolo 3, che riguarda le politiche di sviluppo e gli investimenti nelle aree sottoutilizzate.
Altre disposizioni, invece - che passerò molto brevemente in rassegna -, incidono su molteplici aspetti riconducibili al mondo agricolo, in alcuni casi anche permettendo di risolvere questioni per lungo tempo rimaste aperte. Infatti, il comma 1 dell'articolo 1-bis incrementa il contributo a favore del comitato nazionale per il collegamento tra il Governo italiano e la FAO; i commi 2 e 3 recano disposizioni di carattere contabile concernenti l'AGEA, che sembrano prefigurare la concentrazione nell'ambito di una gestione unitaria di tutte le risorse attribuite all'ente.
Mi rivolgo al Governo per segnalare, al riguardo, l'opportunità di un chiarimento - in sede di esame degli emendamenti o, comunque, quando il Governo vorrà intervenire - in merito alla portata normativa del comma 3, il quale, a mio avviso, prescrive che le risorse attribuite all'AGEA da una serie di disposizioni di legge per finalità individuate da quelle medesime disposizioni siano in generale utilizzate per interventi nel mercato agricolo ed agroalimentare, nonché per esecuzione delle forniture dei prodotti agroalimentari disposte dallo Stato italiano sulla base degli indirizzi del ministro. Ritengo peraltro opportuno che dal dibattito in Assemblea emergano comunque ferme e vincolanti le finalità nell'utilizzo delle risorse stabilite per legge.
Il comma 4 dell'articolo 1-bis prevede un decreto del ministro delle politiche agricole e forestali con il quale siano trasferite alla società per azioni Buonitalia le risorse strumentali e finanziarie per l'attività a favore dell'internazionalizzazione dei prodotti italiani di qualità.
Il comma 5 estende la copertura assicurativa per le produzioni zootecniche anche al costo di smaltimento dei capi morti.
Il comma 6 prevede, in caso di soccida, la divisione per metà tra soccidario e soccidante dei diritti all'aiuto erogati dall'AGEA.
L'articolo 1-ter dispone la riduzione, entro il limite di 52 milioni di euro, dei contributi previdenziali e dei premi assicurativi dovuti con riferimento agli anni 1990, 1991 e 1992 dalle imprese ubicate nelle province di Catania, Siracusa e Ragusa che, come ricordiamo, furono colpite dal terremoto del dicembre 1990; tale disposizione si applica a tutte le imprese operanti in tutti i settori.
Si riferisce, invece, in modo specifico al settore agroalimentare l'articolo 2-bis che, in conformità a quanto in più occasioni proposto dai membri della Commissione agricoltura della Camera, dispone l'indicazione, nelle etichette delle confezioni di miele, del paese o dei paesi di origine nei quali il miele è stato raccolto, al fine di permettere al consumatore di conoscere la provenienza della materia alimentare dalla quale è stato tratto il prodotto messo in vendita.
Gli articoli 2-ter e 7-bis riguardano la disciplina delle quote latte.
L'articolo 2-ter differisce al 31 luglio 2006 tutti i versamenti dovuti da parte di produttori di latte in eccesso rispetto alle quote assegnate.

PRESIDENTE. Onorevole Misuraca ...

FILIPPO MISURACA, Relatore. L'articolo 7-bis dispone, opportunamente, la restituzione nell'ambito delle disponibilità già assegnate all'AGEA del prelievo supplementare che, con riferimento alla campagna 2002-2003, era stato effettuato da


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parte delle aziende che hanno subito il blocco della movimentazione degli animali a causa della diffusione di malattie infettive, con particolare riferimento alla blue tongue.
Signor Presidente, il tempo a mia disposizione è esaurito; tuttavia, mi lasci almeno ricordare che il comma 2 del medesimo articolo sana un'imperfezione, poiché estende anche alla Sicilia la possibilità di effettuare il trasferimento di quote tra zone della medesima regione, già prevista per la Sardegna dalla legge finanziaria per il 2004.
Ho concluso, signor Presidente. Come le avevo già anticipato, la mia relazione è stata, ovviamente, abbastanza lunga poiché il decreto-legge è stato arricchito, nel corso dell'esame da parte Senato, dall'approvazione di numerose proposte emendative. Mi riservo, infine, la facoltà di intervenire nel prosieguo del dibattito.

PRESIDENTE. Ha facoltà di parlare il rappresentante del Governo.

TERESIO DELFINO, Sottosegretario di Stato per le politiche agricole e forestali. Signor Presidente, mi riservo di intervenire in sede di replica.

PRESIDENTE. Sta bene.
È iscritto a parlare l'onorevole Vascon. Ne ha facoltà.

LUIGINO VASCON. Signor Presidente, il relatore ha illustrato in maniera precisa e puntuale, come è sua consuetudine, i delicati passaggi contenuti nel decreto-legge in esame.
Si tratta di uno degli ultimi provvedimenti di questa legislatura, che ci ha visto molto impegnati proprio sul fronte della produzione agricola. Vorrei infatti rilevare che, al di là di quelle che possono essere state le difficoltà meteorologiche, climatiche ed ambientali, mai come negli anni appena trascorsi il comparto agricolo è stato sottoposto a sollecitazioni ed a prove così dure. Mi riferisco, ad esempio, ai problemi causati dalla presenza sui mercati di prodotti che non garantiscono la qualità che promettono e che, talvolta, vi entrano anche in maniera fraudolenta.
Il settore dell'agricoltura, in buona sostanza, in questi ultimi cinque anni è stato messo alla prova in tutti i modi possibili. Infatti, quando non si sono verificate condizioni ambientali e climatiche avverse, è intervenuta la mano dell'uomo; inoltre, laddove entrambe non sono bastate a piegare tale comparto, torno a ripetere che vi è stata una convergenza di fatti e di circostanze che credo non si sia mai verificata come in questi anni.
Il gruppo della Lega Nord Federazione Padana non si ritiene pienamente soddisfatto del contenuto del decreto-legge in esame, anche se riconosce che esso reca misure importanti. La materia, come sappiamo benissimo, è infatti particolarmente delicata e problematica. Ci riteniamo soddisfatti per quanto riguarda l'accordo politico che è stato raggiunto in ordine alla rateizzazione dei contributi previdenziali, prevista dal provvedimento in esame. Riteniamo, infatti, che si tratti di un notevole successo politico.
Credo, altresì, che sia una misura condivisa da tutti, anche perché è stato sanato un arretrato, accumulato in diversi anni, che altri non hanno saputo o voluto affrontare. Noi, invece, attraverso una rateizzazione che riteniamo giusta, siamo riusciti a mettere gli operatori del settore in condizione di regolarizzare le loro posizioni (situazione che, come già detto, si trascinava da numerosi anni).
Tuttavia, se da un lato esprimiamo la nostra soddisfazione per quanto riguarda il raggiungimento di tale risultato, dall'altro dobbiamo denunciare, in maniera serena, obiettiva e politicamente onesta, un passaggio del decreto-legge che riguarda il comparto lattiero-caseario. Vorrei aggiungere che, oltre a tale settore, altre produzioni specialistiche del nord d'Italia e della pianura padana (quali, ad esempio, quelle del comparto bieticolo-saccarifero) non hanno ricevuto le stesse attenzioni che sono state rivolte ad altre attività. Si tratta di prodotti che hanno pari dignità, ma che non hanno ricevuto lo stesso trattamento.


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È evidente che, a fronte di quelle che noi consideriamo lacune del provvedimento in esame, abbiamo ritenuto opportuno presentare un cospicuo numero di emendamenti, che domani discuteremo in quest'aula. Noi vogliamo, con tali emendamenti, portare all'attenzione dell'Assemblea, del Governo e di tutti coloro che sono coinvolti, le enormi difficoltà del settore, che subisce la concorrenza estera, molto spesso illecita. Si riscontra, infatti, una penetrazione nei mercati di prodotti lavorati e semilavorati che costituiscono, a volte, il 60 per cento dell'intero comparto. Quindi, credo sia legittima e motivata da parte nostra una battaglia a favore ed a difesa di una parte molto importante del paese, che realizza prodotti insostituibili nella dieta quotidiana dei nostri concittadini, prodotti non di natura aleatoria, bensì fondamentali.
Dunque, nel momento in cui si sono riscontrate difficoltà normative e di regime, ritengo che questa possa essere l'occasione più giusta per sanare tali lacune, che, peraltro, sarebbero molto discutibili; ma non possiamo andare avanti in eterno a discutere su chi abbia torto e chi abbia ragione. Abbiamo capito benissimo, e lo hanno capito anche i produttori, in particolar modo quelli dell'indotto del settore lattiero-caseario, che bisogna arrivare ad una conclusione. Pertanto, credo sia più che dignitoso e giusto, più che leale nei confronti di tali cittadini, lavoratori e contribuenti, utilizzare lo stesso metro e la stessa misura utilizzati per altri settori.
Torno a ripeterlo: siamo molto soddisfatti per il raggiungimento dell'accordo sulla rateizzazione dei contributi SCAU. Infatti, ritengo si tratti di un punto importante, quasi una pietra d'angolo, per far capire non solo all'apparato produttivo e sindacale, ma anche al mondo politico, che le soluzioni si debbono trovare. Più tempo utilizziamo, più difficile sarà arrivare a sciogliere tali nodi - se si vogliono così definire -, e credo che proprio nella giornata di domani, nel corso dell'illustrazione dei nostri emendamenti, avremo modo di perorare una giusta e motivata causa, che salvaguarda quella parte produttiva, importantissima, che invece in questo provvedimento non è, nostro malgrado, considerata.
Signor Presidente, onorevoli colleghi, concludo il mio intervento, rinviando all'esame degli emendamenti previsto nella seduta di domani.

PRESIDENTE. È iscritto a parlare l'onorevole Patarino. Ne ha facoltà.

CARMINE SANTO PATARINO. Signor Presidente, onorevoli colleghi, il provvedimento che ci accingiamo a convertire in legge, così come si è configurato al termine del suo iter, realizza, tra l'altro, grazie alle norme in materia di previdenza agricola - sulle quali mi soffermerò, tralasciando gli altri aspetti, di cui si occuperanno i colleghi Losurdo e Bellotti -, il coronamento felice di un impegno parlamentare e politico di Alleanza nazionale e dell'intera Casa delle libertà, che ha attraversato l'intera legislatura, transitando attraverso significativi passaggi interlocutori, senza mai fermarsi, anche di fronte ad obiettive difficoltà, e la cui tenacia è documentata proprio dall'essersi concluso in extremis, dimostrando, con i fatti, la nostra determinazione e la disponibilità - che non è mai mancata - del Governo, e segnatamente del ministro Alemanno.
Tale provvedimento, con la possibilità che concede alle imprese di una dilazione venticinquennale dei debiti previdenziali pregressi, al netto di more e sanzioni civili, e con l'automatica sospensione di ogni procedura in atto o in arrivo in materia di ipoteche ed altro, è la risposta dovuta, ma non per questo meno difficoltosa, ad un mandato preciso che avevamo ricevuto all'atto della nostra elezione dal mondo generoso ed operoso delle nostre campagne, che ci aveva anzitutto chiesto di porre riparo alla sciagurata scelta, compiuta nella scorsa legislatura, di cartolarizzare i crediti previdenziali agricoli. Mi riferisco, ovviamente, all'operazione del Governo D'Alema che, di fatto, svendeva ad una società olandese i destini della nostra agricoltura, ponendo sulla testa delle nostre imprese agricole, già in gravi difficoltà


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per pesanti ragioni di costi, per le continue crisi di mercato ed anche per le reiterate calamità atmosferiche, una pericolosissima spada di Damocle.
Si tratta di una vera e propria sciagura - la peggiore in assoluto degli ultimi tempi -, che ha condizionato l'esistenza dell'intero comparto agricolo anche per effetto di misure cautelari, quali ipoteche e sequestri, che hanno, tra l'altro, impedito l'accesso al credito, giunte fino al blocco dei mezzi agricoli, ossia all'inibizione di fatto del lavoro e della produzione, trasformando sovente in un autentico inferno la vita dei nostri agricoltori con una confisca sostanziale in arrivo, in presenza peraltro di stagioni agricole particolarmente sofferte, in una condizione di assedio che non poteva non produrre scoramento ed anche disperazione.
Fu un'operazione che il Governo dell'epoca impose a tutti i costi, pur potendo incassare molto di più da una sanatoria, come all'epoca le organizzazioni di categoria inutilmente proposero.
Fu un'operazione che aveva, altresì, il torto di essere difficilmente rimediabile per i diritti che aveva costituito, in cambio di un'autentica elemosina alle casse dello Stato, in capo ad un soggetto, per di più straniero, che in questi anni ha disposto del destino delle nostre campagne, tenendoci le mani sostanzialmente legate.
Ciò nonostante, non abbiamo mai smesso di occuparcene, sebbene in presenza delle ben note difficoltà di ordine finanziario, normativo ed anche politico, riuscendo già ad allentare la pressione sulle imprese con un primo provvedimento di dilazione quinquennale, anch'esso comprensivo di eliminazione di more e sanzioni civili, al quale il decreto-legge che ci accingiamo ad approvare si sovrappone senza soluzione di continuità, pervenendo infine ad una conclusione ampiamente soddisfacente.
Da oggi, le nostre imprese agricole possono riprendere a respirare, riacquistando la piena sovranità su se stesse ed il sacrosanto diritto di programmare realisticamente il proprio avvenire. Con esse riprende a respirare l'intera agricoltura meridionale, anche grazie alla riforma complessiva della previdenza agricola che il provvedimento oggi in discussione contiene, con un fortissimo connotato meridionalista negli sconti, a partire dal 1o gennaio 2006, al 68 per cento per le aree dell'obiettivo 1, nonché per Basilicata, Abruzzo e Molise, ed al 75 per cento per le zone montane, che rendono strutturale e straordinariamente positiva la riforma in questione.
Se poi colleghiamo il provvedimento in discussione a tutti gli altri adottati nel corso di questi cinque anni dal Governo e dalla maggioranza di centrodestra in materia di agricoltura (dalla riforma della politica agricola europea, che ha rappresentato per la prima volta un successo della politica agricola nazionale, ad un provvedimento in materia di quote latte, dalla promozione dei prodotti italiani alla lotta dura e proficua contro le importazioni illegali, dall'equiparazione delle gravi crisi di mercato a quelle provocate da calamità atmosferiche), si tratta - come è a tutti evidente - di nuove e più efficaci disposizioni, che danno il quadro di una strategia organica, forte, puntuale e coronata da successo, tutta a favore dell'agricoltura e del Mezzogiorno, che le nostre popolazioni sapranno riconoscere ed apprezzare, così come hanno già fatto tutte le associazioni di categoria con dichiarazioni che, in alcune loro parti, mi permetto di riportare.
«È positiva l'approvazione da parte del Senato del decreto agricolo che contiene, fra l'altro, le norme sulla previdenza, che rispondono alle attese delle imprese sotto il profilo della riduzione dei costi, indispensabile per competere sul mercato»: è quanto afferma la Coldiretti nell'auspicare che, dopo l'approvazione del Senato, il decreto-legge in materia di agricoltura possa completare l'iter parlamentare prima della fine della legislatura.
«Da tempo e ripetutamente» - sottolinea il presidente Federico Vecchioni di Confagricoltura - «abbiamo evidenziato la necessità e l'urgenza di un intervento finalizzato ad alleggerire la pressione contributiva e razionalizzare il sistema per


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risolvere l'annosa questione delle partite pregresse. Con il provvedimento approvato dal Senato, molte delle richieste avanzate da Confagricoltura trovano un'efficace risposta, riducendo gli oneri a carico delle imprese e avvicinando il sistema a quello dei nostri partner europei».
Secondo il presidente della CIA, Giuseppe Politi, l'approvazione dell'emendamento da parte del Senato rappresenta un significativo passo in avanti nella riduzione del costo del lavoro. La sanatoria permette alle aziende di operare con maggiore tranquillità.
Noi, dunque, concludiamo questo nostro quinquennio parlamentare con la coscienza tranquilla, tornando a testa alta tra la nostra gente, convinti di aver fatto il nostro dovere e di avere conseguito non pochi ed importanti risultati.
Di questo non possiamo che essere grati al Governo e, segnatamente, al ministro dell'agricoltura Alemanno, all'intero Parlamento e alla sua maggioranza ed anche un poco a noi stessi, che non abbiamo mai dimenticato il mandato ricevuto e che ci siamo sempre sforzati di onorarlo nell'interesse delle nostre popolazioni.

PRESIDENTE. È iscritta a parlare l'onorevole Nardini. Ne ha facoltà.

MARIA CELESTE NARDINI. Signor Presidente, è con grande affanno che abbiamo potuto leggere e lavorare su questo decreto: poche ore.
Esso, infatti, distorce completamente il senso della decretazione d'urgenza e - cosa del tutto evidente - introduce problematiche che avrebbero richiesto degnamente di essere discusse ed approfondite con leggi di settore. State gettando troppo incenso, troppo fumo! Penso alla grande questione della previdenza agricola, che da più tempo inseguiamo affinché si metta fine a provvedimenti di volta in volta assunti per far fronte ad uno dei nodi più stretti della politica agricola.
C'è voluto questo decreto-legge non solo per sistemare la questione della SCAU, ma anche per abrogare il comma 147 della legge finanziaria per il 2005 che negava l'istituto della disoccupazione ai lavoratori agricoli.
La questione dei tempi, quindi, ha la sua importanza. Questa abrogazione del comma 147 è disposta adesso, ma la norma era prevista già nella finanziaria per il 2005.
Consapevoli, comunque della gravità della crisi del settore agricolo nel nostro paese, siamo tuttavia qui perché quei pochi benefici, che pure ci sono - penso a tutta la questione della previdenza - anche contrastati (perché poco fa l'onorevole Vascon ha citato ancora tutta la questione del settore del latte), giungano al mondo dell'agricoltura, della pesca e dell'industria.
Non crediamo che questo provvedimento, per ciascuna delle problematiche toccate, dia risposte di prospettiva ai settori e ai soggetti interessati. Non lo fa, perché i nodi che sono sottesi ci chiedono interventi profondi di struttura, interventi forti e sicuri, soprattutto in Europa, dove non siete certamente stati in grado di sostenerli, e interventi nel nostro paese, che ci diano il senso di dove è diretta la nostra agricoltura, di cosa produrre e in che modo.
Su questo, benché il confronto con il ministro sia andato avanti, non abbiamo avuto risposte. Nel decreto-legge vi sono pezzetti, frammenti: manca una visione globale. Risultano, quindi, assai confusi i provvedimenti presenti all'interno del decreto-legge. È un po' come il vestito di Arlecchino: pezze a colori! Si è cercato di mettere dentro tutto quello che poteva farlo diventare un manifesto elettorale. Ma non è questo, signor Presidente, signor sottosegretario, ciò di cui l'agricoltura ha bisogno o, quanto meno, non è solo questo.
Certamente, non possiamo non condividere la parte riguardante l'intervento sui contributi agricoli: l'abbiamo sollecitata in tanti nostri interventi e negli emendamenti presentati da più parti nel segno di un ristoro per un settore fortemente in crisi, manchevole, però, di una riforma della previdenza degna di questo nome. Per il


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settore bieticolo-saccarifero la riforma dell'OCM pone per l'Italia una seria ipoteca sul futuro del comparto. Non si tratta solo della chiusura programmata per il 50 per cento dell'attuale produzione italiana (si tratta di 13 o 14 stabilimenti su 19 da chiudere) bensì del rischio implicito nell'impostazione della riforma di una cancellazione totale o parziale della restante quota. Le misure di compensazione e di integrazione dei prezzi delle barbabietole e dello zucchero esauriranno i loro effetti allo scadere dei prossimi cinque anni; dopodiché, il settore italiano o avrà recuperato il differenziale di produttività industriale e di resa zuccherina con i paesi del nord Europa, o sarà inevitabilmente messo di fronte ad un ulteriore, improrogabile ridimensionamento.
Signor sottosegretario, dica al ministro ed al Presidente Berlusconi che questo non è stato un buon accordo. Ad oggi, non è ancora chiaro quali saranno le filiere energetiche più adatte dal punto di vista pedoclimatico, economico ed organizzativo. Serviranno non meno di due anni prima che sorgano impianti in grado di trasformare biomasse e, comunque, difficilmente la destinazione energetica delle colture agricole potrà assorbire tutte le superfici lasciate libere dalla bieticoltura. Che paradosso dover accettare che si prendano più fondi dall'Europa se lo stabilimento viene raso al suolo! Che criterio assurdo avete accettato!
Intorno al mondo bieticolo-saccarifero gira l'agricoltore, il trasportatore, il lavoratore dell'industria, l'industria complessivamente, tutto un indotto che costruisce comunità. Dunque, i territori vengono snaturati perché la storia di un territorio riguarda anche quello che si produce, come si organizza la vita, talune volte la piazza. Questo o quel prodotto fanno camminare l'economia di una realtà. Bene: anche queste sono le considerazioni che devono preoccuparci ed occuparci. Nella sottrazione di uno stabilimento, se esso non viene subito e congruamente coinvolto nella riconversione, tutto il territorio ne risentirà perché non è un colpo da poco il rischio che corrono circa ottantamila lavoratori e lavoratrici.
Certamente, l'Assemblea del Senato ha introdoto cambiamenti e ha contribuito notevolmente al miglioramento del testo. In particolare, sulla questione dei contributi sono stati molto importanti gli emendamenti dell'opposizione. Tuttavia, il provvedimento lascia del tutto preoccupati per quanto riguarda la concretizzazione dei sostegni finanziari al settore bieticolo-saccarifero per le imprese che intendano riconvertirsi ad altre produzioni.
È stato inserito in questo decreto-legge anche il settore della pesca, che richiederebbe non solo l'equiparazione IVA a quella agevolata del comparto agricolo, ma ben altri interventi. L'Italia è una penisola ed il mare è una delle sue risorse più grandi.
Ma quale consapevolezza vi è su questo punto? Quale volontà vi è da parte del Governo di fare i conti con questo mondo per apportare progettualità per lo sviluppo delle marinerie?
L'attività ittica si lega all'ambiente e, per questo, avremmo apprezzato interventi volti alla pulizia dei fondali, dei litorali, al ripopolamento dei territori costieri ed acquatici, con una visione complessiva della questione ed offrendo sempre risposte plurime al settore della pesca che, qualora dovesse trovarsi in difficoltà, in taluni periodi, potrebbe, proprio per il sapere che ha accumulato, svolgere altre attività pur sempre legate all'utilizzo del mare.
Questa è la flessibilità che vorremo e non quella da voi proposta e diffusa nel mondo del lavoro.
Signor Presidente, ogni articolo del decreto-legge in esame aprirebbe un capitolo, una discussione, una prospettiva per il settore agroalimentare, ma voi avete ridotto tutto ciò a molti euro, (o ad una manciata, dipende dalla prospettiva), concessi qua e là, che non sottovalutiamo, perché quando un mondo è assetato si accettano anche poche gocce. Ma non è questo che, in chiusura di legislatura, il settore agricolo si aspettava. Ciò però,


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signor Presidente, è già il tema della campagna elettorale ed a questa lo lascio.

PRESIDENTE. È iscritto a parlare l'onorevole Borrelli. Ne ha facoltà.

LUIGI BORRELLI. Signor Presidente, il decreto-legge in esame reca il titolo: «Interventi urgenti per i settori dell'agricoltura, dell'industria, della pesca, nonché in materia di fiscalità d'impresa» ed è stato emanato il 10 gennaio 2006. Nell'ottobre 2005, il Parlamento è stato impegnato nella conversione di un altro decreto-legge, il n. 182 del 9 settembre 2005, che recava come titolo: «Interventi urgenti in agricoltura». Nel marzo 2005, il Parlamento è stato impegnato nella conversione di un altro decreto-legge, il n. 22 del 28 febbraio 2005, avente per titolo: «Interventi urgenti nel settore agroalimentare».
C'è da chiedersi: vi è un difetto di fantasia del ministro Alemanno per cui tutti i provvedimenti adottati in agricoltura debbano recare nel titolo la dicitura «interventi urgenti» o forse vi è un'incapacità di programmare, che ha costretto il centrodestra ad inseguire costantemente i vari accadimenti, nascondendo il proprio affanno dietro al paravento dell'urgenza? Ritengo che la seconda risposta sia quella giusta.
La verità che emerge a fine legislatura è che questo Governo non è riuscito ad avere una visione organica delle necessità, delle trasformazioni, dei processi di modernizzazione della nostra agricoltura. Non ha governato, se tale termine significa capacità di proposizione, di coinvolgimento, raggiungimento di obiettivi, aperture di nuove prospettive, maggiore capacità di produrre ricchezza, crescita complessiva del settore.
Questo Governo è stato, invece, esso stesso governato dagli eventi; ha rincorso tutto e tutti; ha usato il potere per costituirsi una base di consenso con il clientelismo più sfrenato, con la distribuzione di incarichi e risorse ad amici e familiari; molto spesso, ha rincorso gli eventi non avendo mai fatto nulla per precederli, per prevenire l'esplosione dei problemi, per comporli e risolverli a monte.
È successo di tutto nei cinque anni di Governo del centrodestra. Neanche per le quote latte si è arrivati alla chiusura del pregresso, dato che anche nel decreto-legge in esame, presentato a fine legislatura, la Lega Nord è riuscita a tenere in scacco il ministro Alemanno ed il resto della maggioranza, fino a quando non ha ottenuto l'inserimento dell'articolo 2-ter con il rinvio al 31 luglio 2006 dei versamenti relativi al prelievo supplementare. Ma la vicenda non può ancora considerarsi conclusa, perché la Lega, in Commissione, ha presentato circa cento emendamenti ed il collega Vascon ha annunciato, poco fa, che intende discuterli tutti.
Tornando indietro con la memoria a questi cinque anni di legislatura, riscontro che i nodi dell'agricoltura italiana sono rimasti irrisolti. Così è successo per le calamità naturali, con la legislazione che rimane inadeguata, così per le crisi di mercato, dove si è promesso tutto a tutti senza dare niente a nessuno perché i soldi erano sempre gli stessi.
Così è avvenuto per altre questioni trattate ancora oggi dal provvedimento in esame, ma che avrebbero dovuto già essere affrontate in maniera definitiva da molto tempo.
Il decreto originario, quello varato dal Governo il 10 gennaio, era molto più spoglio rispetto a quello che ci è pervenuto oggi dopo le notevoli correzioni apportate dal Senato.
Nel caso specifico della materia previdenziale agricola, il Governo ha agitato propagandisticamente questi argomenti per molto tempo. Si è detto che non si può affrontare il problema della riorganizzazione della previdenza agricola se non si sistema prima il pregresso. Il ministro più volte è ritornato su tale argomento. Aveva promesso il varo di un provvedimento specifico, ma ciò non è avvenuto; successivamente, aveva promesso la presentazione di un emendamento alla finanziaria, ma ciò non è avvenuto. Poi aveva detto che avrebbe provveduto con un emendamento al collegato fiscale, ma non è accaduto nulla al riguardo! Aveva promesso un intervento relativamente al decreto «mille


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proroghe», ma non si è visto nulla e nemmeno nel testo originario del decreto-legge, oggi in conversione, vi era nulla in materia di sistemazione del pregresso della previdenza agricola!
Nel frattempo, in materia di previdenza, il Governo si era fatto assegnare dal Parlamento una specifica delega, ma di risultati per la previdenza agricola non se ne sono visti. La maggioranza parlamentare uscente è stata divisa; non è stata in grado di usare la delega per normare la materia e di questo ormai si dovrà occupare, per quanto riguarda l'agricoltura, il nuovo Governo.
Anche sulla questione del debito pregresso in materia di previdenza vi è stato bisogno del supporto e della spinta dell'opposizione per avere oggi nel testo in discussione la sistemazione di una questione che, specialmente al sud, per troppi anni, ha rappresentato una pesantissima palla al piede per le aziende agricole.
Insomma, caro collega Patarino, il vostro Governo avrebbe potuto e dovuto riparare all'errore della cartolarizzazione già da molto tempo, ad esempio nei primi cento giorni, quando sono state sistemate tante questioni del Presidente Berlusconi, senza aspettare la fine della legislatura. Ancora una volta, avete preferito la propaganda alla risoluzione dei problemi reali delle persone! Nemmeno l'abrogazione del comma 147 dell'articolo 1 della legge finanziaria, la n. 311 del 2004, era prevista nel decreto originario. Nel testo definitivo, invece, l'abrogazione di tale norma viene finalmente prevista, anche per il grande impegno dell'opposizione, perché si tratta di una questione assai importante per il lavoro agricolo ed era giusto che venisse affrontata adeguatamente.
La norma abrogata era iniqua e punitiva nei confronti di lavoratori che si trovano già in grave difficoltà. Si trattava di una norma, quella che riduceva drasticamente l'indennità di disoccupazione per i lavoratori agricoli, che spesso colpiva i lavoratori stagionali, che era stata introdotta nella legge finanziaria di questa maggioranza di due anni fa. Mentre si toglievano le tasse ai più ricchi, si faceva la faccia feroce con i più poveri! Ora, finalmente, abbiamo compiuto un gesto di giustizia sociale, abrogando una disposizione assolutamente inaccettabile per i lavoratori agricoli.
Il provvedimento in esame interviene anche sul comparto viticolo-saccarifero. Anche in questo caso, si rincorrono gli eventi, dopo che il Governo, contravvenendo a tutti gli impegni assunti nelle Commissioni parlamentari, ha sottoscritto l'accordo che ha portato alla nuova organizzazione comune di mercato che sancisce di fatto l'azzeramento in pochi anni del settore bieticolo-saccarifero italiano. Un accordo che riduce nell'immediato al 50 per cento la produzione nazionale di zucchero, ma che, nel giro di qualche anno, farà uscire l'Italia fuori dalla produzione di zucchero, perché è facile prevedere che il prezzo che si andrà a stabilire non sarà remunerativo per la produzione nazionale, che così si troverà sul mercato senza più alcuna garanzia.
È singolare che il ministro Alemanno, che porta sulle proprie spalle la responsabilità della distruzione del comparto, voglia far apparire una delle più disastrose sconfitte dell'agricoltura italiana in ambito europeo come una vittoria!
Il ministro ci ha raccontato in Commissione l'altro giorno, imitando un po' l'atteggiamento dei furbetti del quartierino, che ha «fregato», lo dico tra virgolette, gli spagnoli sul tempo, chiudendo un accordo che - signor sottosegretario, lo ricordi al ministro! - è veramente amaro per l'Italia, anche se stiamo parlando di zucchero!
La partita è complicata, sia per gli stabilimenti che dovranno rimanere in produzione - perché quando l'OCM sarà a regime sarà veramente duro continuare a produrre zucchero -, sia per quelli che dovranno chiudere subito; e, quando parliamo di stabilimenti, non ci riferiamo solo alla fabbrica in sé, ma anche ai produttori agricoli ed a tutto l'indotto.
In questo decreto è stato previsto, per l'anno 2006, un importo di 65,8 milioni di euro per l'erogazione dei premi nazionali per la produzione bieticolo-saccarifera,


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ma lo stanziamento si limita solo al primo anno di attuazione della riforma dell'OCM. Dunque, per gli anni successivi, cosa succede? Come può il Governo aver assunto l'impegno in sede europea sulla nuova OCM e poi non dare copertura pluriennale all'impegno? Ancora una volta, si scaricano sul domani gli impegni assunti frettolosamente oggi; ancora una volta si ipotizzano soluzioni provvisorie ed occasionali che certamente non forniscono sicurezza a chi vuole continuare a lavorare nel settore.
Rimane poi il problema della riconversione dei siti nei quali non si dovrà più produrre zucchero. Vengono ipotizzate tempistiche e procedure per i progetti di riconversione, ma tutto viene lasciato avvolto nelle nebbie. Non vi è un cofinanziamento nazionale che potrebbe aiutare a determinare scelte, tutto viene lasciato all'iniziativa degli industriali, che sono tentati - direi, ovviamente - di incassare il premio senza assumersi l'onere della riconversione. L'unica nota positiva è l'accordo raggiunto per l'estensione degli ammortizzatori sociali ai lavoratori degli zuccherifici.
Tutti sappiamo che la riconversione, se vi sarà, dovrà avvenire in tempi rapidi e certi, se non si vuole scaricare sui territori e, principalmente, sui lavoratori degli stabilimenti e sugli agricoltori il peso totale della riforma.
Le risorse disponibili per la riconversione devono essere utilizzate per mettere in campo progetti capaci di fornire risposte positive alla parte agricola e a quanti lavorano negli stabilimenti, per mantenere attivi i territori dei siti produttivi.
Per questo occorre un grande impegno del Governo, affinché si combatta con forza la tentazione degli industriali dello zucchero di incassare i premi per l'abbandono della produzione senza occuparsi di quello che resta sul territorio.
Nella riforma dell'OCM, per quanto riguarda la riconversione, appare assolutamente inaccettabile la norma che riduce il premio per l'abbandono se lo stabilimento, pur non producendo più zucchero, non viene totalmente smantellato.
Sappiamo che una, se non la più importante, prospettiva di riconversione del comparto bieticolo-saccarifero è quella della produzione di bioalcol per fini energetici, ma sappiamo anche che la bietola è una delle coltivazioni da cui ottenere bioalcol anche in maniera conveniente, come peraltro avviene anche in altri paesi, e sappiamo ancora che per il processo di produzione di bioalcol si può utilizzare una parte rilevante dei cicli produttivi previsti per la produzione dello zucchero.
Allora, perché penalizzare il riutilizzo degli stabilimenti in cui si dismette la produzione dello zucchero per produrre invece bioalcol? Perché il ministro Alemanno, nell'accettare così incautamente l'accordo, non ha preteso che almeno si eliminasse questa penalizzazione?
Il decreto, nel testo modificato dal Senato, affronta il problema dell'agroenergia. Si tratta di un fatto positivo, anche se l'attenzione del Governo su tale problema nel corso della legislatura è stata assai scarsa. L'Unione europea - occorre ricordarlo - ha aperto una procedura di infrazione nei confronti dell'Italia per la disapplicazione della direttiva comunitaria n. 30 del 2003. Infatti, il nostro paese, recependo la suddetta direttiva con il decreto legislativo n. 128 del 2005, ha dimezzato gli obiettivi posti dalla stessa direttiva in quanto ad impegno di biocarburanti in diesel e benzine per autotrazione.
Oggi, il decreto-legge in esame, senza dirlo espressamente, modifica l'impostazione del decreto legislativo n. 128, ipotizzando il raggiungimento di una quota di biocarburanti del 5 per cento entro il 2010 anziché del 2,5 per cento come previsto nel decreto legislativo citato.
Tuttavia, la strada che si indica per raggiungere tale quota non è condivisibile. Si ipotizza l'obbligo di miscelazione di biocarburanti di origine agricola, oggetto di un'intesa di filiera, in misura dell'1 per cento dei carburanti fossili immessi al consumo nell'anno precedente e tale incremento è previsto per cinque anni.
Non è condivisibile la strada indicata, perché, non prevedendo alcuna defiscalizzazione


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per la produzione di biocarburanti ed essendo i costi di produzione di questi ultimi superiori a quelli dei carburanti fossili, si provocherà un aumento del prezzo finale dei carburanti, con ricadute negative ampiamente prevedibili.
È difficile pensare di sviluppare una filiera di biocarburanti legati al settore agroenergetico, se non si fissano con precisione le strategie perseguibili che danno certezze sia alla parte agricola, che deve produrre la materia prima, sia alla parte industriale, che deve investire ed avere ragionevoli certezze per gli investimenti da effettuare.
Il modo proposto dal Governo non dà certezze a nessuno e nessuno può affermare che l'operazione, che comporta un aumento del prezzo dei carburanti al consumo, oltre quello dovuto alle dinamiche legate alle vicende internazionali del prezzo del petrolio, sia effettivamente sostenibile in un paese dove una parte cospicua della popolazione già stenta ad arrivare alla fine del mese.
Siamo convinti che il modo più giusto per sostenere in Italia la nascita di un settore agroenergetico sia quello di agire sulla defiscalizzazione dei biocarburanti di origine agricola. Questa è la strada seguita da tutti gli altri paesi. Basti ricordare, per restare solo all'Unione europea, che la defiscalizzazione del biocarburante è al 44 per cento in Inghilterra, all'80 per cento in Francia e al 100 per cento in Spagna e in Germania.
Il ministro, nel corso dell'ultima audizione in Commissione agricoltura, ci ha detto che non si può procedere sulla via della defiscalizzazione, perché in Italia il biodiesel defiscalizzato viene prodotto con olio di palma, che non è un prodotto nazionale e, per evitare ciò, si è previsto che il biocarburante, su cui grava l'obbligo di miscelazione, debba provenire da un'intesa di filiera o da un contratto quadro o di programma agroenergetico, per far sì che la materia prima sia di origine nazionale.
Ma se ciò viene ritenuto possibile, perché non prevedere, allora, la defiscalizzazione a sostegno del processo di miscelazione obbligatoria? Perché scaricare sul consumatore finale oneri che, in altri paesi europei, vengono assunti sul bilancio dello Stato, anche tenendo conto che, comunque, la produzione di biocarburante si muove nella direzione del raggiungimento degli obiettivi di Kyoto e della riduzione della dipendenza energetica dall'estero?
Già al Senato l'opposizione aveva sollecitato il Governo a trovare una qualche forma di copertura finanziaria per la problematica della defiscalizzazione, indicando le entrate del lotto come una strada possibile. Ma il testo che abbiamo di fronte non ha recepito l'indicazione. Abbiamo ripresentato anche alla Camera un emendamento in tal senso.
Devo sollevare forti perplessità sulla possibilità di utilizzare l'intesa di filiera o il contratto quadro per ottenere, come ha detto il ministro in Commissione, il massimo del protezionismo possibile e mettere così al riparo la produzione dei biocarburanti da prodotti agricoli non di provenienza nazionale. In realtà, è sufficiente tenere a mente la normativa comunitaria o leggere lo stesso articolo 9 del decreto legislativo n. 102 del 2005 che, al comma 4, pone l'esplicito divieto di utilizzo degli accordi di filiera per la limitazione della concorrenza.
Il ministro, ancora una volta, propone una strada impercorribile. Ritengo addirittura pericolosa l'introduzione nel decreto-legge di una norma che appare smaccatamente in infrazione della normativa europea, perché l'apertura, direi inevitabile, di una procedura nei confronti dell'Italia renderebbe totalmente inapplicabile la norma della miscelazione obbligatoria. In questo caso, le conseguenze sarebbero gravissime, perché gli agricoltori che si sono impegnati nelle produzioni agroenergetiche rimarrebbero senza prospettive, così anche chi deve investire per produrre biocarburanti.
Devo osservare che non è la prima volta che questo Governo pone in essere normative che risultano in contrasto con quelle dell'Unione europea. È già accaduto per le crisi di mercato. Non vorrei che il


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contrasto che si evidenzia in questo decreto-legge sia una nuova trovata per sfuggire alle proprie responsabilità coprendo la propria incapacità dietro il paravento delle normative dell'Unione europea.
Il decreto-legge tocca anche alcune questioni importanti per il settore della pesca, ma il contenuto ci appare ancora insufficiente. È il caso, ad esempio, dell'estensione alla pesca dell'IVA agevolata, misura sicuramente in sè positiva, ma, se poi si va a verificare, si scopre che le risorse non sono aggiuntive, ma provengono dalle disponibilità del piano nazionale per la pesca marittima. Si ripete ancora la medesima storia: le risorse sono sempre le stesse, ma devono coprire più esigenze, come i famosi carri armati che Mussolini faceva girare in ogni luogo.
In conclusione, nel provvedimento in esame finalmente sono fornite risposte a problemi aperti che l'opposizione ha più volte posto, quali, ad esempio, la sistemazione del debito pregresso in materia di previdenza agricola e l'abrogazione del comma 147 dell'articolo 1 della legge n. 311 del 2004, con cui si riduceva l'indennità di disoccupazione per i lavoratori agricoli. Nonostante le modificazioni e, qualche volta, anche i miglioramenti apportati al Senato, permangono forti motivi di contrarietà specialmente per le insufficienze riscontrate nell'affrontare le problematiche del comparto bieticolo-saccarifero, con riferimento alla produzione dei biocarburanti e per la nuova sanatoria sulle quote latte che è stata introdotta.
Abbiamo presentato alcuni emendamenti per migliorare ulteriormente il provvedimento. Tra questi, segnalo quelli destinati al sostegno del comparto avicolo, al momento in particolare sofferenza. Mi auguro che tali emendamenti possano trovare positivo accoglimento.
Signor Presidente, il Parlamento è ormai sciolto; la maggioranza parlamentare è diventata ormai ex maggioranza. I cittadini italiani, il 9 aprile, dovranno decidere a chi affidare il Governo del paese per i prossimi cinque anni. Quelli alle spalle sono stati cinque anni terribili per la stragrande maggioranza degli italiani; in molti hanno stentato, infatti, ad arrivare alla fine del mese. Gli agricoltori hanno subito, forse ancora più degli altri e sulla propria pelle, le inefficienze e le incapacità di questo Governo. Dal 9 aprile, l'Italia girerà pagina e si metterà alle spalle il quinquennio passato.
I problemi irrisolti, anzi aggravati, che il centrodestra lascia al nuovo Governo sono moltissimi e pesantissimi, ma sono sicuro che il centrosinistra saprà raccogliere la sfida e aprire nuove prospettive all'Italia e alla sua agricoltura.

PRESIDENTE. È iscritto a parlare l'onorevole Marcora. Ne ha facoltà.

LUCA MARCORA. Signor Presidente, insieme ai colleghi Nardini e Borrelli, ritengo che il trionfalismo manifestato dall'onorevole Patarino sul provvedimento in esame sia del tutto fuori luogo.
Ancora una volta, segnaliamo, e lo facciamo spesso quando si discutono decreti-legge che recano interventi urgenti in agricoltura (sono più di tre tali decreti-legge), che l'atteggiamento del Governo in questi casi è quello di colpire gli effetti delle crisi e mai le cause che le determinano. E ciò avviene anche con il provvedimento in esame, che ha un'impostazione analoga a quelli che lo hanno preceduto.
In questi ultimi tempi, l'agricoltura italiana si trova sicuramente in una situazione di grave crisi, come abbiamo sostenuto più volte in questa sede evidenziando i problemi esistenti nei vari comparti agricoli: bieticolo, ortofrutta, agrumicolo, lattiero-caseario, floricoltura e, addirittura, anche in quello vitivinicolo, che finora aveva dato grandi soddisfazioni agli imprenditori agricoli. Il Governo cosa fa per far fronte alla situazione di grave crisi di quei settori? Adotta misure che tendono a lenire gli effetti di queste crisi, misure che in alcuni casi si risolvono in veri e propri pannicelli caldi, mentre in altri, come in quello che ci occupa, prevedono interventi un po' più sostanziosi in termini di risorse finanziarie messe a disposizione, senza mai, però, come ho detto, colpire le cause delle crisi.


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Veniamo, dunque, ai problemi. Innanzitutto, come hanno evidenziato i colleghi che mi hanno preceduto, l'utilizzo in questi casi dello strumento della decretazione d'urgenza appare del tutto immotivato: i problemi relativi ai crediti dell'INPS, ad esempio, risalgono almeno all'inizio della legislatura; pertanto, definirli come interventi urgenti è sicuramente un eufemismo. Inoltre, per quanto riguarda il comma 147 dell'articolo 1 della legge n. 311 del 2004, vi era la possibilità di modificarlo già nel corso dell'esame della legge finanziaria per il 2006. Stiamo parlando di poco più di un mese fa e sicuramente lo strumento del decreto-legge non è giustificato. Questi interventi potevano e dovevano essere disposti prima; quindi, l'urgenza non è ravvisabile e, in ogni caso, dobbiamo sottolineare che è ormai troppo tardi.
Cominciamo ad esaminare le questioni di merito. Il problema delle bietole è oramai quasi irrecuperabile, visto che il ministro ha firmato l'accordo sulla revisione dell'OCM zucchero a Bruxelles. Constatiamo che in questi giorni la crisi delle bietole sta scoppiando in mano al ministro stesso: portare gli stabilimenti da 19 a 6 è un'impresa assolutamente impraticabile senza causare disastri sociali e contrasti con i lavoratori. Un'intera filiera viene messa in ginocchio! Bisognava dire «no» allora, bisognava dire «no» a Bruxelles, quando la nuova Commissione, guidata da Barroso, con la commissaria europea Fischer Boel, aveva proposto la riforma del settore.
Ancora prima di arrivare all'approvazione della riforma, bisognava mettere in campo le dovute azioni tecniche e diplomatiche a livello di Commissione. Sappiamo che questa riforma è stata scritta dai tecnici del ministero francese? Sappiamo che, quando in Commissione venivano discusse le proposte di riforma, gli italiani non erano mai presenti ai tavoli? Sappiamo che, dopo che è stata presentata la proposta della Commissione, non vi è stato alcun tentativo diplomatico da parte del Governo italiano di trovare le alleanze necessarie per contrapporsi a questa riforma? È andata proprio così. E oggi cerchiamo di trovare delle soluzioni e di recuperare il latte ormai versato!
La nuova riforma dell'OCM segna un passaggio quasi fondamentale nell'atteggiamento dell'Unione europea nei confronti dell'agricoltura. Cogliamo il segno del cambiamento dell'orientamento politico della Commissione (da Prodi e Fischler a Barroso e Fischer Boel): la riforma dell'OCM impone una visione liberista alla politica agricola comunitaria che non si era mai vista in Europa, cioè quella logica secondo la quale si produce solo dove è più produttivo farlo. Una logica che, quindi, non tiene presenti gli argomenti a sostegno della coesione, del riequilibrio rispetto alle disparità tra i paesi, la necessità di mantenere attive e vive alcune filiere, anche se non così efficienti e produttive, per la loro natura sociale, ambientale e di valorizzazione dei territori.
È passata la logica che lo zucchero verrà prodotto solamente in Francia e in Germania, una logica, quindi, che considera la produttività come criterio prioritario nelle decisioni relative a dove collocare le produzioni.
Settantamila addetti della nostra filiera bieticolo-saccarifera sono a rischio: 250 mila ettari verranno in gran parte dismessi, perlomeno più del 50 per cento. Questa è la condizione per poter beneficiare dei contributi comunitari per la riconversione e per gli aiuti al prezzo, da qui a cinque anni.
Il ministro, tornando da Bruxelles, ha detto che si tratta di una vittoria: per la verità, quando è stato ascoltato dalla nostra Commissione, ha aggiunto che si è trattato di una vittoria negoziale (forse ha avuto pudore)...! Rimpiangeremo la Commissione Prodi e il commissario Fischler. Stiamo vedendo quali sono le conseguenze di questa inversione di tendenza, ma, soprattutto, stiamo verificando le conseguenze di una mancata presenza, sia a livello tecnico, sia a livello diplomatico, del Governo italiano in sede comunitaria, quando si discute di politica agricola comunitaria e di OCM.


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Il problema è un altro: cosa faremo dopo cinque anni? Gli aiuti, quei circa 65 milioni di euro che vengono messi in compartecipazione dallo Stato, per quanto riguarda gli aiuti comunitari per la riconversione, da un lato, e per il sostegno dei prezzi, dall'altro, è necessario che vengano garantiti da qui al prossimo quinquennio, ma soprattutto che vengano indirizzati a far sì che la nostra bieticoltura esca rafforzata da questa crisi e che sia competitiva anche fra cinque anni, quando tali aiuti verranno meno e saremo senza protezione sul mercato internazionale.
È questo il vero problema che dobbiamo porci! Vogliamo dire che nel settore bieticolo-saccarifero, negli ultimi anni, non sono stati messi in campo iniziative di riconversione, di ristrutturazione, di recupero di efficienza? Vogliamo dire che la ricerca nella coltura delle bietole è stata abbandonata e che, a causa di ciò, siamo, oggi, il fanalino di coda nella produzione di bietole? Sono queste le cause della crisi che dobbiamo affrontare. Ebbene, su queste cause non si interviene: si sta pensando soltanto a garantire la riconversione!
Il secondo aspetto - o, meglio, il primo, visto che la materia è disciplinata dall'articolo 1 - è relativo alle disposizioni in materia di contribuzione previdenziale. Onorevole Patarino, dichiarare che questo Governo è meridionalista mi sembra veramente una forzatura inaccettabile! Peraltro, siete riusciti a presentare un provvedimento al Parlamento soltanto a tempi scaduti (siamo, infatti, già oltre la conclusione della legislatura), mentre il problema andava affrontato sicuramente prima.
Poiché la misura è stata stabilita dai governi dell'Ulivo, del centrosinistra, nella passata legislatura, voglio anche assumermi le mie responsabilità: la cartolarizzazione può avere contribuito ad aggravare il problema. Dobbiamo riconoscere, senza paura, che si è trattato di un errore. Tuttavia, vogliamo dire che la soluzione che viene offerta dal provvedimento in esame riguarda solamente il passato, e neanche tutto (non si capisce perché ci si fermi al 31 ottobre 2005 e non si arrivi, ad esempio, alla data di entrata in vigore del decreto-legge oppure al 31 dicembre 2005)?
Il fatto è che il decreto-legge arriva sicuramente troppo tardi: pur dando una boccata d'ossigeno alle imprese in sofferenza, non dà alle stesse alcuna prospettiva per il futuro. Va bene l'abrogazione del comma 147 dell'articolo 1 della legge finanziaria per il 2005; va bene anche l'aumento delle agevolazioni per le zone di cui all'obiettivo 1, per le zone svantaggiate e la montagna. Però, non si affronta il vero problema, che abbiamo indicato più volte in quest'aula e che abbiamo detto essere uno tra gli obiettivi più importanti della politica dell'Unione in agricoltura: si tratta di ridurre il costo del lavoro!
Stiamo andando a colpire le cause della crisi ed a portare una boccata di ossigeno alle imprese che avevano debiti nei confronti dell'INPS, ma non ci preoccupiamo di ciò che succederà in futuro: se le imprese non hanno avuto i soldi per pagare i contributi previdenziali ed assistenziali in passato, per quale motivo dovremmo pensare che li avranno in futuro, visto che non è cambiato nulla? Allora, la misura in esame va bene - anche se, come ho già detto, arriva troppo tardi, quando le imprese sono ormai esangui e, probabilmente, non hanno più la capacità di riprendersi - ma bisogna pensare a cosa faremo dopo!
A tale proposito, abbiamo affermato più volte in quest'aula che uno dei punti fondamentali del programma dell'Unione per la prossima legislatura è quello di ridurre il cuneo fiscale. Occorre ridurre la differenza tra il costo del lavoro per l'impresa e ciò che viene percepito dal lavoratore. La sproporzione è troppo grande: va a discapito della retribuzione del lavoratore, che è troppo bassa, ed anche a discapito delle imprese, che sopportano un costo del lavoro oggettivamente superiore alla media europea. La proposta di una riduzione di cinque punti percentuali del cuneo fiscale, di riduzione del costo del lavoro del 5 per cento, può


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dare una prospettiva: questa è una proposta che cerca di andare alla radice della crisi!
Ripeto che l'articolo 1 del decreto-legge in esame va bene; tuttavia, esso non risolve i problemi per il futuro (e, probabilmente, non li risolverà neanche per il passato ove si consideri che, ormai, molte imprese hanno già chiuso i battenti). Mi viene da chiedere che fine abbia fatto il tavolo per la riforma previdenziale in agricoltura, istituito addirittura tre anni fa (così mi sembra) tra Ministero delle politiche agricole e forestali e Ministero del lavoro e delle politiche sociali. Cos'ha partorito? Niente, neanche un topolino!
Ormai, la legislatura è finita ed i tempi sono scaduti per il Governo! Non vedremo niente di serio per quanto riguarda la riforma della previdenza agricola, se non in campagna elettorale.
Un altro tema riguarda le quote latte. A questo proposito, permettetemi di fare un inciso: è assurdo che questa maggioranza sia ancora ostaggio della Lega su questo tema! Lo sappiamo benissimo che, in effetti, l'emendamento approvato al Senato non modifica di molto l'impianto generale della legge n. 119 del 2003, anche se sicuramente il tentativo è stato quello di inserire l'emendamento per far sì che alla Camera ci si potesse ad esso appigliare per presentare ulteriori emendamenti ben più distruttivi e sconvolgenti. Su questo punto chiedo fermezza al Governo: noi ci saremo!
Abbiamo sicuramente svolto una parte rilevante nell'approvazione della legge n. 119. Aggiungo pure che senza i nostri voti questo provvedimento non sarebbe passato e siamo convinti che il Governo debba tenere ferma la barra. Saremo sicuramente disposti con i nostri voti ad impedire che possano passare gli emendamenti della Lega ma constato che, in questa maggioranza, ancora una volta, il ricatto della Lega sulle quote latte ha avuto buon gioco. Non è ancora finita, quindi, la storia infinita delle quote latte e noi ci auguriamo che domani non vi siano ulteriori colpi di scena.
Un ultimo tema riguarda la bioenergia. È dalla finanziaria del 2001 - cioè quella relativa al 2002 - che il centrosinistra chiede un piano per la bioenergia in Italia. Oggi ci accorgiamo del problema solamente perché la necessità contingente della riconversione delle industrie del settore bieticolo-saccarifero pone come una delle prospettive di riconversione l'utilizzo per la produzione di bioenergia degli zuccherifici: anche in questo caso è troppo tardi; anche in questo caso abbiamo perso cinque anni rispetto all'Europa! L'onorevole Borrelli citava i tagli alle accise o l'eliminazione di queste in paesi come Spagna, Germania ed altri. Noi non solo non lo facciamo adesso, ma non lo abbiamo mai fatto da cinque anni a questa parte!
In tutta Europa la produzione di bioenergia è sicuramente andata molto avanti. In Spagna, in particolare, sono stati compiuti passi da gigante mentre noi siamo rimasti completamente fermi da questo punto di vista. Oggi si viene ad imporre quest'obbligo di miscelazione ma, lo ripeto, abbiamo perso cinque anni e forse è ormai troppo tardi, perché coloro che ci hanno preceduto in termini di innovazione e di ristrutturazione avranno in mano il mercato e ci renderanno difficile la vita.
D'altro canto, constatiamo che l'obbligo di miscelazione, che non vede parallelamente un taglio delle accise, di fatto, si scaricherà in termini di costi sui consumatori: l'effetto, alla fine, sarà quello di un aumento del prezzo della benzina e del gasolio.
È bene che gli italiani sappiano tutto ciò perché, se è nobile l'intento di dare un impulso alla produzione di bioenergia in Italia e se quindi condividiamo che la produzione di bioenergia debba essere una delle alternative alle produzioni agricole per l'alimentazione, diciamo anche che questo strumento è senza meno sbagliato. Non possiamo scaricare sui consumatori i costi di questo obbligo di miscelazione, e, fino a quando non interverremo veramente sulle accise, non riusciremo a realizzare quel vantaggio


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competitivo in termini di costi che oggi vede penalizzate le produzioni di bioenergia rispetto al petrolio.
Quindi, dobbiamo andare decisamente nella direzione degli altri paesi. Abbiamo presentato degli emendamenti in questo senso (anche se sappiamo benissimo che saranno del tutto inutili perché non potranno essere approvati, pena la decadenza del decreto: quindi, la maggioranza farà sicuramente muro), chiedendo un forte taglio delle accise sulle produzioni di bioetanolo e biodiesel.
Fra l'altro, consideriamo che non abbiamo comunque rispettato la percentuale prevista dall'Unione europea. Ricordiamoci che in quest'ultimo anno abbiamo addirittura ridotto il contingente di biodiesel che era previsto dalla finanziaria dell'anno prima. Quindi, anche in questo caso osserviamo come si proceda con interventi assolutamente contraddittori l'uno rispetto all'altro.
Concludo, riguardo a questo tema, affermando che è necessario un piano nazionale per la bioenergia. Le imprese, per ristrutturarsi, hanno bisogno di due o tre anni e, soprattutto, di un orizzonte temporale certo. Inoltre, vista la consistenza degli investimenti, hanno bisogno di un quadro normativo certo, di qui a dieci anni, affinché possano realmente beneficiare degli investimenti e delle riconversioni effettuate. Tutto ciò manca ancora in questo decreto-legge. Non c'è un piano energetico per la bioenergia in Italia e queste misure tampone, sebbene condivisibili, sicuramente non sono sufficienti, anzi non hanno alcuna delle caratteristiche di quel piano energetico nazionale per la bioenergia che più volte noi abbiamo richiesto.
La nostra posizione, nel corso della discussione e votazione in Assemblea delle proposte emendative presentate, sarà molto responsabile e, sicuramente, non abbiamo intenzione di mettere in atto misure ostruzionistiche, anche se le modalità di approvazione previste per il disegno di legge di conversione di questo decreto-legge permetterebbero certamente l'utilizzo di tali strumenti. Infatti, la conversione di questo decreto-legge a Camere già sciolte rappresenta sicuramente una ghiotta opportunità per impedire al Governo di condurlo in porto. Non faremo questo. Siamo convinti che, sebbene non sufficienti e ancora fortemente carenti, queste misure comunque non debbano essere ostacolate con pratiche ostruzionistiche. Abbiamo presentato alcune proposte emendative, che discuteremo, anche se sappiamo che sono inutili. Abbiamo svolto lo stesso lavoro al Senato, dove l'utilità della nostra battaglia è stata sicuramente maggiore, perché sono stati approvati alcuni emendamenti dell'opposizione che migliorano significativamente il testo.
Posso già annunciare, in merito alla votazione finale, che la nostra posizione, pur nella impossibilità di esprimere un voto favorevole, non potrà essere contraria a questo provvedimento.

PRESIDENTE. È iscritto a parlare l'onorevole Grillo. Ne ha facoltà.

MASSIMO GRILLO. Signor Presidente, onorevoli colleghi, con la conversione in legge del decreto-legge in esame ritengo che, anche se in conclusione di legislatura, completiamo un fondamentale percorso di riforme e di interventi strutturali a sostegno dell'agricoltura e del comparto della pesca.
Il provvedimento rappresenta un successo evidente, scaturito da un continuo lavoro di collaborazione e dialogo sia con le associazioni professionali e di categoria sia tra le stesse forze politiche, alleate e dell'opposizione. Per il lavoro di grande spessore che è stato svolto, ma, soprattutto, per lo spirito di collaborazione che si è registrato in Commissione al Senato - voglio ricordare il lavoro svolto dai parlamentari della maggioranza e, in particolare, dell'UDC - e per gli incontri che si sono svolti presso il ministero, ritengo di poter affermare che è stato prodotto un provvedimento assai sostanzioso e significativo, con il quale si contribuisce, finalmente, alla ricostruzione del rapporto di fiducia tra gli operatori dei settori coinvolti e le istituzioni, indispensabile per una


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futura collaborazione serena e costruttiva. Credo che si possa così ricominciare un percorso, e soprattutto che si possa agevolare - ricordo la domanda che il collega dell'opposizione si poneva poc'anzi - il percorso successivo, cioè che cosa fare dopo. Credo che questo consenta l'avvio di una coraggiosa svolta culturale ed organizzativa per superare una crisi che, come sappiamo, non è soltanto di mercato ma strutturale.
Ritengo che, in questo modo, si mettano le imprese nelle condizioni di competere rispetto alla situazione di crisi in atto. Siamo di fronte ad una palese dimostrazione del fatto che la politica, quando vuole, sa dare alle imprese interessate ed ai cittadini tutti risposte costruttive e significative, anche di fronte a crisi e problematiche che sembrano provenire da molto lontano e radicarsi nei settori economici vitali della nostra nazione come mali incurabili.
La filosofia di questo provvedimento - come è stato rilevato anche dalle più varie associazioni di categoria - è chiara e, credo, pienamente condivisibile: recepire le esigenze di un settore che deve affrontare la sfida della competitività e della globalizzazione; sostenere le nostre aree montane svantaggiate, sia a causa di problemi endemici, sia a causa di eventi catastrofici; assicurare le condizioni per il consolidamento e lo sviluppo dell'occupazione; infine, incidere sul fenomeno del sommerso e delle frodi.
Il provvedimento al nostro esame si muove su varie linee molto significative, tra le quali mi limiterò a citare le più importanti.
Anzitutto, le attenzioni e il sostegno, di carattere sia istituzionale sia economico, nei confronti della grave crisi del comparto bieticolo-saccarifero.
Quindi, le premure nei confronti del comparto della pesca, con l'equiparazione al regime dell'IVA vigente in agricoltura - e, quindi, l'adozione dell'aliquota al 4 per cento - e con l'istituzione di un fondo speciale per le famiglie dei marittimi morti in mare nell'adempimento della propria professione, nonché con l'estensione alla pesca della disciplina riguardante i distretti produttivi delineati nell'ultima legge finanziaria. Si tratta di previsioni alquanto significative, considerate le misure per l'appunto assunte con la legge finanziaria. A tal proposito, circa il «pacchetto pesca», ritengo sia importante fare riferimento alle richieste e alle rivendicazioni provenienti dagli operatori del settore; mi permetto di ricordare soprattutto quelle dei pescatori della flotta di Mazara del Vallo, la flotta peschereccia più importante d'Italia e tra le più importanti d'Europa.
Inoltre, l'introduzione di una disciplina diretta a promuovere le produzioni nazionali agro-energetiche, con l'obiettivo concreto di realizzare intese di filiera e distretti energetici, e una serie di misure normative che semplificheranno, senza oneri aggiuntivi per il bilancio nazionale, l'attività quotidiana degli agricoltori e dei pescatori.
Vorrei comunque ricordare l'aspetto forse più significativo di questo provvedimento, che riguarda il riordino tanto atteso - una vera e propria riforma organica - della previdenza agricola. Tale riordino può essere definito a giusta ragione «storico» e meriterebbe un commento più ampio. Sarò tuttavia molto breve, considerate le sollecitazioni ricevute dal Presidente. Da tempo era evidente l'urgenza di un intervento finalizzato non solo ad alleggerire la pressione contributiva ma soprattutto a razionalizzare il sistema, risolvendo contemporaneamente l'annosa questione delle partite pregresse. Con il provvedimento che ci accingiamo a convertire, queste necessità trovano un'efficace ed appropriata risposta; dopo decenni, infatti, finalmente giunge dal Governo di questa legislatura una risposta concreta, che riduce gli oneri a carico delle imprese e procede ad una completa ristrutturazione del sistema previdenziale, avvicinandolo a quello dei nostri partner europei. Ringraziamo, pertanto, il ministro Alemanno e anche, per l'opera attenta svolta, l'onorevole sottosegretario Delfino.
Soprattutto degna di nota ci sembra la risposta che è stata data alla definizione di tutto il pregresso del debito previdenziale


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attraverso una rateizzazione in 25 anni, con l'abbattimento di sanzioni e di interessi.
Si tratta di un provvedimento dal grande valore simbolico oltre che economico, adottato per un settore che stenta a ritrovare quella serenità persa anche a causa di precedenti interventi legislativi frettolosi, inefficaci e anche dannosi. Ne cito uno per tutti: la precedente cartolarizzazione del 1998-1999, che non solo aveva, di fatto, privato dell'accesso a qualsiasi finanziamento bancario una azienda agricola in temporanee difficoltà finanziarie ma finiva spesso anche per sottoporla ad umilianti procedure di pignoramento e di sequestro.
Mi preme sottolineare, inoltre, la decisiva riduzione del costo dei contributi previdenziali a carico del datore di lavoro per le aziende agricole che si trovano in zone particolarmente svantaggiate.
Per effetto di questo testo di legge, dal primo gennaio 2006, per tre anni - quindi, fino a tutto il 2008 - si determinerà una riduzione nella misura del 75 per cento per le aziende situate nei territori montani e nella misura del 68 per cento per quelle situate nelle zone agricole svantaggiate, comprese le aree rientranti nell'obiettivo 1.
Signor Presidente, onorevoli colleghi, onorevole rappresentante del Governo, sottosegretario Delfino, tutto ciò, a mio avviso, consente finalmente, seppur con un certo ritardo, di completare un iter e di poter preparare il «dopo». Mi riferisco a quella svolta culturale che deve seguire anche quel piano straordinario di riorganizzazione che va gestito di intesa con le regioni proprio per agevolare la competitività delle aziende. A mio giudizio, adesso il mondo dell'agricoltura e della pesca potranno essere in grado di affrontare più adeguatamente la sfida della competitività.

PRESIDENTE. Non vi sono altri iscritti a parlare e pertanto dichiaro chiusa la discussione sulle linee generali.

(Repliche del relatore e del Governo - A.C. 6352)

PRESIDENTE. Ha facoltà di replicare il relatore, onorevole Misuraca.

FILIPPO MISURACA, Relatore. Signor Presidente, rinunzio alla replica.

PRESIDENTE. Sta bene.
Ha facoltà di replicare il rappresentante del Governo.

TERESIO DELFINO, Sottosegretario di Stato per le politiche agricole e forestali. Signor Presidente, signor presidente della XIII Commissione, signor relatore ed onorevoli colleghi, il dibattito testè svolto - e ringrazio tutti i colleghi intervenuti - ha confermato la straordinaria valenza del decreto-legge in esame. Si tratta di un provvedimento che ha sicuramente seguito un iter molto lungo; tuttavia, oggi possiamo ritenerci soddisfatti, poiché possiamo constatare come le soluzioni date a numerosi problemi vengano in qualche misura condivise, molto responsabilmente, anche da larga parte dell'opposizione.
Ritengo pertanto che, pur se a fine legislatura, il lavoro compiuto dal Governo su questi temi - ma voglio dare atto ai componenti ed al presidente della Commissione agricoltura, nonché a tutte le forze politiche, della loro attività -, al di là dell'iter di questo specifico provvedimento, testimoni la volontà di offrire una risposta esauriente al comparto.
Anche se in maniera incompleta, infatti, è comunque un provvedimento che, come specificato dagli interventi degli onorevoli Patarino e Grillo, coglie l'esigenza di offrire speranze ed opportunità. Si tratta di un'azione volta soprattutto sia a far recuperare competitività al settore agricolo, anche rispetto al contesto europeo, sia a ristabilire equità in un ambito, come la previdenza agricola, nel quale il nostro paese ha sicuramente accumulato alcuni ritardi.
Ricordo che, nel corso del dibattito, sono stati toccati numerosi temi, giungendo a sfiorare quasi tutte le problematiche


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che attraversano il mondo agricolo. Nel corso di questa legislatura, credo che il Governo ed il Parlamento abbiano approfondito e discusso numerosi problemi, offrendo ad essi risposte strutturali.
Ritengo che abbiamo dimostrato di saper perseguire una strategia estremamente efficace anche in ordine alla nostra capacità di riacquistare credibilità in Europa, vale a dire sia in occasione della riforma di medio termine della PAC, sia nella vicenda delle quote latte, per citare solo due questioni (ma potrei proseguire ulteriormente, ricordando la tutela delle denominazioni d'origine ed altri provvedimenti adottati in questa materia).
Abbiamo coinvolto il Parlamento - lo dice un parlamentare che è tale dal 1992 - come mai è avvenuto in precedenti legislature. Su questo tema abbiamo ridato una centralità al settore e credo che poter chiudere la legislatura con l'approvazione di questo provvedimento - nonostante alcune riserve che possono essere state espresse anche nell'ambito della maggioranza - testimoni soprattutto la grande volontà e la determinazione di valorizzare il patrimonio agricolo ed agroalimentare del nostro paese.
Signor Presidente, concludo affermando che il Governo, che ho l'onore di rappresentare in questa sede - ed il ministro Alemanno, in particolare - non può che auspicare una rapida approvazione del provvedimento in esame, consapevole che da tale approvazione si creeranno altri spazi ed altre opportunità, che saranno ulteriormente potenziati e consolidati. Infatti, «la vita continua»: dopo il 9 ed il 10 aprile vi saranno un nuovo Governo ed un nuovo Parlamento, ma noi crediamo che l'impegno che è stato profuso in questa legislatura a tutela ed a sostegno dell'ammodernamento del settore agricolo ed agroalimentare sia stato di grande qualità ed abbia - in occasione dei diversi tavoli di concertazione che abbiamo sviluppato in questi anni e dei numerosi confronti che si sono svolti - ottenuto anche un largo consenso da parte del mondo agricolo ed agroalimentare.
Il nostro auspicio, dunque, con l'approvazione di questo provvedimento, è che tale lavoro possa - dopo la pausa elettorale - proseguire nell'interesse dei produttori agricoli, di tutte le filiere agricole, ed in quello dei consumatori e che sia garantito, in tal modo, anche da questo settore un contributo importante per il rilancio economico e sociale del nostro paese.

PRESIDENTE. Il seguito del dibattito è rinviato ad altra seduta.

Sull'ordine dei lavori.

PRESIDENTE. Non avendo la III Commissione (Affari esteri) concluso l'esame in sede referente del disegno di legge di ratifica n. 5584, la discussione di tale provvedimento è rinviata alla seduta di domani.

Ordine del giorno della seduta di domani.

PRESIDENTE. Comunico l'ordine del giorno della seduta di domani.

Mercoledì 15 febbraio 2006, alle 10,30:

1. - Seguito della discussione del disegno di legge:
Conversione in legge del decreto-legge 10 gennaio 2006, n. 4, recante misure urgenti in materia di organizzazione e funzionamento della pubblica amministrazione (6259-A).
- Relatore: Mazzoni.

2. - Seguito della discussione del disegno di legge:
S. 3723 - Conversione in legge, con modificazioni, del decreto-legge 10 gennaio 2006, n. 2, recante interventi urgenti per i settori dell'agricoltura, dell'agroindustria,


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della pesca, nonché in materia di fiscalità d'impresa (Approvato dal Senato) (6352).
- Relatore: Misuraca.

3. - Discussione dei disegni di legge:
S. 3742 - Ratifica ed esecuzione dell'Accordo sulla istituzione dell'Organizzazione internazionale per lo sviluppo della pesca in Europa centrale ed orientale (Eurofish), con Atto finale, fatto a Copenhagen il 23 maggio 2000 (Approvato dalla Camera e modificato dal Senato) (5488-B).
- Relatore: Selva.

S. 3545 - Ratifica ed esecuzione dell'Accordo tra la Repubblica italiana e la Repubblica d'Austria per la realizzazione di un tunnel ferroviario di base sull'asse del Brennero, fatto a Vienna il 30 aprile 2004 (Approvato dalla Camera e modificato dal Senato) (5778-B).
- Relatore: Selva.

S. 3694 - Ratifica ed esecuzione del Memorandum d'intesa tra il Governo della Repubblica italiana ed il Governo del Sultanato dell'Oman, fatto a Roma il 22 marzo 2004, riguardante il settore della difesa (Approvato dal Senato) (6355).
- Relatore: Selva.

S. 3645 - Ratifica ed esecuzione dell'Accordo di cooperazione nel settore della difesa tra il Governo della Repubblica italiana e il Governo della Repubblica del Libano, fatto a Beirut il 21 giugno 2004 (Approvato dal Senato) (6353).
- Relatore: Selva.

S. 2962 - Ratifica ed esecuzione dell'Accordo fra il Governo della Repubblica italiana ed il Governo della Repubblica popolare di Cina per la cooperazione scientifica e tecnologica, con Allegato, fatto a Pechino il 9 giugno 1998 (Approvato dal Senato) (5584).

La seduta termina alle 19,55.