Allegato B
Seduta n. 677 del 26/9/2005


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INTERROGAZIONI PER LE QUALI È PERVENUTA RISPOSTA SCRITTA ALLA PRESIDENZA

CIRO ALFANO. - Al Ministro della difesa. - Per sapere - premesso che:
il personale del Corpo delle Capitanerie di Porto, oltre ai compiti:
di difesa nazionale, con un servizio di presidio in ben 300 località sparse sul territorio, (altre 19 sono della rimanente Marina Militare) - articolo 32 lettera o) legge n. 1178 del 1926;
di «concorso all'attività operativa delle Forze Navali» - articolo 15, comma 1 lettera g) decreto del Presidente della Repubblica n. 555 del 1999, articolo 200 Codice della Navigazione;
di ricerca e soccorso in mare (S.A.R.), per 24 ore al giorno, attività caratterizzata dalla rapidità degli interventi svolti con qualsiasi condizione meteorologica;
di concorso al contrasto all'immigrazione clandestina via mare, alle dipendenze del Ministero dell'interno - decreto ministeriale 14 luglio 2003;
di contrasto al traffico di sostanze stupefacenti, alle dipendenze del Ministero degli interni - articolo 3 legge n. 685 del 1975 decreto del Presidente della Repubblica n. 910 del 1990; con competenze specifiche per la perquisizione e cattura di navi che trasportano sostanze stupefacenti - legge n. 164 del 1990;
di polizia giudiziaria (ai sensi dell'articolo 57 del codice di procedura penale, 1235 del Codice della Navigazione), in materia:
di pesca, ai sensi dell'articolo 21 della legge n. 963 del 1965;
di ambiente e tutela del territorio, ai sensi dell'articolo 23 della legge n. 979 del 1982;
svolge anche innumerevoli altre funzioni, su indicazioni, dettate specificamente da altri Dicasteri concernenti:
attività amministrativa delle Capitanerie di Porto per tutto il personale marittimo (come attività periferica del Ministero dei Trasporti);
attività di Polizia marittima, alle, dipendenze del Ministero dei Trasporti, che comprende:
attività volte a garantire la «sicurezza della navigazione»;
attività di «controllo del traffico marittimo» attraverso un monitoraggio delle navi mercantili e non;
attività riguardanti le minacce terroristiche (cosiddetta «security portuale») affidate dal Ministro delle infrastrutture, con decreto ministeriale del 18 giugno 2004;
attività volte a contrastare l'abusivismo demaniale;
quanto sopra è solo una sintetica elencazione delle più importanti funzioni svolte dal personale appartenente al Corpo delle Capitanerie di Porto, analoghe a quelle espletate dai colleghi delle Forze di Polizia ad ordinamento civile e militare. A differenza di questi ultimi però, il personale delle Capitanerie di Porto rimane emarginato e discriminato, sia nell'ordinamento


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sia nel riconoscimento di alcuni istituti previdenziali;
infatti per queste delicate attività tale personale non percepisce ancora quei riconoscimenti professionali ed economici, assegnati invece ai colleghi delle Forze di Polizia ad ordinamento civile e militare, quali, ad esempio:
l'Assegno Pensionabile al 100 per cento (cosiddetta indennità di P.G. percepita solo al 30 per cento);
il riconoscimento delle indennità di «servizi notturni», «esterni», «pronto intervento» nei soccorsi per la salvaguardia della vita umana in mare da effettuarsi con ogni condizione meteorologica), nei casi in cui svolgano attività di polizia, di soccorso o difesa costiera;
il riconoscimento dell'impiego operativo percepito dalle FF.AA, della cosiddetta Supercampagna; il personale delle Capitanerie di Porto, nell'ambito della Marina, è fra i pochi al quale non è stato ancora esteso;
le sopra elencate attività, che il personale delle Capitanerie di Porto svolge con grande professionalità, competenze e capacità, sono espletate completamente disarmati, senza alcuna protezione per garantire la loro incolumità; solo in rarissimi casi vengono loro dati dei giubbotti antiproiettile. Quanto sopra crea nel personale del Corpo, un forte stato di malessere, di insoddisfazione e di disagio anche perché, per evidenziare le loro esigenze ricorrono ad altri strumenti non sentendosi rappresentati, a livello centrale, come il personale appartenente alle altre Forze Armate e Corpi Armati -:
cosa si intenda fare concretamente per rendere più sicura l'attività di polizia svolta dal personale del Corpo delle Capitanerie di Porto, dotandolo, nel corso delle specifiche attività considerate «a rischio», di armi di difesa e di giubbotti antiproiettile eliminando le sperequazioni, consentendogli di essere rappresentati a livello centrale e conferendo loro gli stessi riconoscimenti giuridici ed economici già percepiti dai colleghi appartenenti alle altre Forze Armate e delle Forze di Polizia.
(4-16156)

Risposta. - Il Corpo delle Capitanerie di Porto (CC.PP.) raggruppa, nell'ambito delle sue funzioni, compiti di ordine militare, amministrativo, tecnico e di polizia marittima.
Sotto il profilo dell'ordinamento, i compiti di polizia giudiziaria (P.G.) espletati dal personale delle Capitanerie di porto (articolo 1235 del codice della navigazione) riguardano fattispecie contemplate dallo stesso codice e dalle leggi speciali concernenti la pesca, l'ambiente e i beni archeologici sommersi, nonché i reati comuni commessi nel porto solo se in tale luogo manca un Ufficio di pubblica sicurezza.
L'attività di polizia giudiziaria svolta dal Corpo delle Capitanerie di porto è un'attività di natura specialistica, diretta ad accertare violazioni sia nel campo penale che amministrativo, afferente le sole materie di cui sopra a differenza delle forze di polizia che istituzionalmente svolgono in via esclusiva compiti di polizia giudiziaria e di sicurezza senza alcuna limitazione.
In ragione di ciò, il riconoscimento della indennità di polizia giudiziaria al personale delle Capitanerie di porto viene inquadrato in forma percentuale e non integrale.
Il personale in parola, infatti, percepisce solo una parte, pari al 30 per cento, dell'assegno pensionabile (cosiddetta indennità di polizia giudiziaria) previsto per le forze di polizia perché nella funzione di polizia giudiziaria svolge compiti limitati territorialmente dal codice della navigazione e per materia da leggi ad esso collegate.
In aggiunta a tale emolumento, però, al personale Capitanerie di porto sono corrisposte le indennità di impiego operativo tipiche del personale militare, che non vengono percepite dalle forze di polizia.
Per quanto riguarda i servizi notturni,
esterni e di pronto intervento (intendendosi per «esterni» i servizi esterni all'area portuale) effettuati oltre il normale orario lavorativo, essi sono remunerati mediante l'istituto dello straordinario o tramite gli


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istituti del compenso forfettario per guardia e del recupero compensativo previsti dal decreto del Presidente della Repubblica 13 giugno 2002, n. 163.
Ulteriori possibilità di remunerare i servizi in esame sono offerte dall'istituto della reperibilità e del compenso forfettario d'impiego.
In altri termini sono gli stessi istituti previsti per il personale delle forze armate.
Quanto all'indennità di supercampagna, essa viene corrisposta alla quasi totalità dei comandi del Corpo delle Capitanerie di porto con la sola esclusione, per il momento, dei compartimenti marittimi che percepiscono l'indennità di campagna.
Ciò in aderenza alla normativa di settore.
Al riguardo, la difesa porrà in essere tutte le azioni possibili ai fini di un'estensione dell'indennità di supercampagna a tutti gli enti delle Capitanerie di porto.
Riguardo alla presunta esigenza di
«rendere più sicura l'attività svolta dal personale in parola», si precisa che tutte le Capitanerie di porto hanno una propria armeria dove vengono custodite le armi di dotazione e che vengono assegnate al personale di guardia o di servizio per le necessità militari e di difesa, personale e dell'istallazione. Le modalità attuative sono disciplinate da ogni Comandante di porto a seconda delle esigenze locali e contingenti. In ultimo, la normativa vigente in materia di rappresentanza militare (decreto del Presidente della Repubblica 4 novembre 1979 n. 691) prevede un diritto partecipativo al personale delle Capitanerie di porto attraverso la presenza di propri esponenti all'interno dei consigli intermedi di rappresentanza.
Il Ministro della difesa: Antonio Martino.

ANNUNZIATA. - Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti, al Ministro dell'interno. - Per sapere - premesso che:
la città di Nocera Inferiore in provincia di Salerno è il centro di un popoloso comprensorio noto come «Agro Nocerino-Sarnese», la cui economia è legata principalmente alle attività agro-industriali esercitate dalle circa 13.000 imprese presenti nel territorio;
tra i diversi uffici pubblici al servizio dell'intera comunità dell'Agro questo importante centro ospita la sede del Tribunale, dell'ASL Salerno 1, insieme al suo più grande Ospedale, dell'Inps e dei vari Comandi delle forze dell'ordine;
la stazione di Nocera Inferiore per la sua posizione strategica è da sempre un importante nodo ferroviario, unica fermata per interregionali e treni di lunga percorrenza in un bacino di utenza di circa 300mila abitanti, comprendente oltre l'Agro nocerino-sarnese anche la vicina Cava de' Tirreni, con i suoi circa 50mila abitanti, e parte della Valle dell'Irno dove ha sede l'Università di Salerno;
il suddetto scalo è un essenziale e vitale snodo di comunicazione per migliaia di pendolari che, nell'arco dell'intera giornata, per motivi di lavoro e di studio hanno necessità della mobilità ferroviaria;
da tempo questa stazione mostra preoccupanti problemi sotto il profilo dell'efficienza del servizio, della sicurezza e dell'ordine pubblico;
ciò avviene in una fase particolarmente delicata del lavoro portato avanti dall'amministrazione comunale, impegnata in una coerente e coraggiosa azione per la rinascita economica, sociale e culturale della città e, insieme alla magistratura e alle forze dell'ordine, per il ripristino della legalità in una realtà dove ancora opera, seppur ridimensionata rispetto ad un recente passato, la criminalità organizzata;
il giorno 28 aprile 2005 il quotidiano Il Mattino, in un servizio apparso nella cronaca dell'Agro, ha rappresentato in maniera puntuale tutte le inquietanti criticità presenti in questo importante scalo ferroviario;
nell'articolo, dal titolo «Vandali e teppisti padroni della stazione», a firma di Luigi Falcone, è riportato quanto segue: «Di sera, la stazione di Nocera Inferiore è


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terra di nessuno. Le uniche ore in cui è possibile frequentarla è quando è aperto (fino alle 19), l'ufficio della polizia ferroviaria, che oltre ai servizi d'istituto molto spesso mette a segno fermi di pregiudicati, rimpatri e garantisce la sicurezza. Come gli uomini della Polfer vanno via, lo scalo più importante dell'Agro nocerino diventa luogo di spaccio e consumo di stupefacenti. Tutti passano sui binari e pochissimi utilizzano i sottopassaggi, si fermano cinquantenni e over sessanta per aspettare ragazzini e ragazzine da adescare. Si spaccia sul primo binario o al buio oltre il cancello che da via Buonoscontro permette l'accesso allo scalo, dove parcheggiano le auto dei soliti furbi che risparmiano i soldi della sosta a pagamento. Un cancello sempre aperto che permette a tossicodipendenti e a ogni sorta di losco figuro di trattenersi tra lo scalo merci e il primo binario, i numerosi viaggiatori che la sera arrivano in città sono lasciati in balia di teppisti. La Polfer più volte, quando si è trattenuta oltre l'orario previsto, ha provveduto al fermo e al foglio di via di pregiudicati provenienti dall'hinterland napoletano, noti per avere commesso mille reati e che sbarcavano in città per i loro loschi traffici. In questo modo l'attività di prevenzione ha evitato che a Nocera Inferiore si commettessero furti e truffe. Gli episodi di microcriminalità e gli atti teppistici sono diventati spesso la norma... I collegamenti da e per Salerno, inoltre, sono inesistenti per lunghi periodi della giornata. In particolare c'è la fascia tra le dieci alle dodici da e per Salerno che praticamente prevede uno scarso numero di treni senza contare poi che la domenica mattina chiunque voglia raggiungere Nocera da Salerno, per oltre tre ore non può usufruire di nessun treno. Alla sera poi l'ultimo convogio per Salerno arriva pochi minuti dopo le ventitre mentre nell'orario precedente era previsto un ulteriore treno per il capoluogo di provincia quasi a mezzanotte. Eppure questa stazione si trova al centro di autolinee che servono le città dell'Agro»;
nello stesso articolo viene inoltre riportata la testimonianza di Luigi D'Angelo, presidente della locale Pro loco «Nuceria Alfaterna»: «Scendevo di sera dal treno che preveniva da Milano, abbiamo trovato una stazione al buio, specie nei sottopassaggi. Alcuni ragazzi a bordo di motorini bloccavano l'uscita del sottopassaggio che porta al primo binario e all'uscita dalla stazione, minacciando di non fare passare nessuno. Teppisti che sono andati via solo alle urla dei viaggiatori, tra cui molti studenti di rientro per il week-end. La stazione ha le luci spente sul marciapiedi del secondo e terzo binario, mentre al primo e al quarto sono scarse. Mancano i pannelli elettronici per avvisare dei treni in arrivo e partenza e quello che annuncia i ritardi. E pensare che siamo riusciti a far inserire da agenzie turistiche e Pro loco la stazione di Nocera come punto d'arrivo per la Costiera Amalfitana, specie per Ravello e Amalfi. Chiederemo alle altre associazioni e alle amministrazioni comunali e provinciale di battersi per la riqualificazione dello scalo, per l'incremento del numero dei treni e per avere la presenza della polizia ferroviaria dall'arrivo del primo treno al mattino fino all'ultimo treno la sera, e che la stazione, poi, venga chiusa» -:
quali iniziative, i Ministri in indirizzo, intendano adottare, nell'ambito delle rispettive competenze, per risolvere con immediatezza le carenze strutturali, le deficienze organizzative e i problemi di sicurezza relativi alla stazione ferroviaria di Nocera Inferiore riferiti in premessa, al fine di garantire ai cittadini del suo vasto comprensorio un efficiente e sicuro servizio pubblico ferroviario;
se e quali provvedimenti si stiano assumendo affinché nei processi di ristrutturazione del trasporto ferroviario gli obiettivi di funzionalità aziendale ed economicità di gestione non vengano perseguiti a danno della qualità di un servizio che riesca a coniugare l'efficienza e la modernità con le esigenze delle singole realtà locali e dell'utenza più debole come gli studenti e i lavoratori pendolari.
(4-14216)


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Risposta. - In merito all'interrogazione in esame e per quanto di competenza del Ministero delle infrastrutture e dei trasporti, è stata interpellata Ferrovie dello Stato s.p.a. che, nel premettere che la stazione di Nocera Inferiore è situata a ridosso di un quartiere che presenta problematiche di sicurezza in ambito comunale, ha riferito che sono state operate le opportune verifiche per accertare quanto segnalato nell'atto ispettivo.
Dai dati acquisiti dalle competenti strutture aziendali Ferrovie dello Stato ha rilevato che nei primi mesi del 2005 si è registrato un solo reato consistente nell'episodio che ha visto coinvolti tifosi di una squadra di calcio che hanno danneggiato alcune parti del sottopassaggio relative all'impianto di illuminazione.
Per quanto riguarda il cancello di ingresso allo scalo citato nell'atto ispettivo la società ferroviaria ha raccomandato al personale ferroviario una maggiore vigilanza riferendo che lo stesso rimane aperto esclusivamente nelle ore diurne per consentire l'accesso alla palazzina sede di alcuni servizi ferroviari; può tuttavia rimanere aperto dopo le 23 solo per eventi eccezionali quali l'accesso ai mezzi di servizio.
Per quanto riguarda le condizioni della stazione in argomento Ferrovie dello Stato ha riferito che la medesima è inserita nel progetto
Pegasus che raggruppa 101 stazioni del Sud per le quali è previsto un programma di interventi finalizzato alla riqualificazione e valorizzazione di impianti significatisi per pregio architettonico dimensione e attrattive turistiche. In tale contesto l'impianto sarà oggetto di un consistente intervento di riqualificazione per dotarlo di spazi commerciali e culturali al servizio della cittadinanza.
Il relativo progetto è in fase di studio e gli interventi per la realizzazione potranno essere avviati per l'inizio del 2007.
Attualmente sono in atto lavori di potenziamento del livello di illuminazione dei marciapiedi e nel 2006 saranno installati i teleindicatori.
Il Sottosegretario di Stato per le infrastrutture e per i trasporti: Nino Sospiri.

BIELLI. - Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. - Per sapere - premesso che:
la famiglia Sintuzzi ha la propria abitazione a 5 metri dal ciglio stradale della SCG E45, adiacente ad una rampa di immissione nella stessa, al chilometro 218,200 in direzione Ravenna;
da lungo tempo chiede l'installazione di barriere acustiche e di sicurezza, necessarie non solo per mitigare l'assordante rumore, ma soprattutto per evitare l'invasione della proprietà da parte di autoveicoli, «pezzi» di essi, materiali trasportati dai camion, fuoriusciti dalla sede stradale;
invasioni di tale natura sono occorse più volte, in più di un caso riportate e filmate anche dalla televisione locale e nazionale, e sono state segnalate al Compartimento ANAS per l'Emilia Romagna, a partire dall'ottobre 2003;
nel più recente passato, dopo diversi solleciti, un'indagine dell'ARPA, l'intervento del Comune di Cesena e l'interessamento da parte della Regione, con l'ANAS è stato raggiunto un accordo per l'installazione dei necessari presidi di sicurezza a protezione dell'abitazione, al contempo inserendo tale opera tra quelle prioritarie e destinandole il necessario finanziamento;
a tutt'oggi nulla risulta compiuto, né avviato;
pur considerando che nel tratto interessato sono previsti interventi di sistemazione della sede stradale, è necessario, a parere dell'interrogante, che l'ANAS provveda con la massima urgenza, anche con un intervento di carattere provvisorio, alla messa in sicurezza del breve tratto prospiciente l'abitazione, onde evitare che possano verificarsi incidenti più gravi di quelli finora occorsi -:
se e quali provvedimenti intenda adottare al fine di risolvere l'ormai annosa questione e affinché l'ANAS dia seguito agli impegni presi.
(4-15076)


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Risposta. - L'abitazione della famiglia Sintuzzi si trova sulla E45 al km 218+200 adiacente alla carreggiata nord e attualmente risulta essere protetta da apposita barriera metallica laterale.
A causa delle caratteristiche geometriche del corpo stradale, l'installazione di barriere fonoassorbenti, come richiesto dalla Ditta Sintuzzi, richiede la realizzazione di idonee opere di fondazione ed ancoraggio delle stesse al terreno ad una distanza dalla barriera laterale di sicurezza tale da permettere, senza interferire con essa, l'eventuale libera deformazione di quest'ultima in caso di possibile urto di veicolo in svio.
Per quanto sopra detto non risulta possibile, senza la realizzazione di opere di sistemazione ed allargamento del corpo stradale, provvedere all'installazione delle barriere fonoassorbenti ritenute necessarie in corrispondenza dell'abitazione del sig. Sintuzzi.
Tali opere sono previste tra le proposte da inserire nel prossimo Contratto di Programma 2006/2008.
Nell'ambito del suddetto progetto sono ricomprese somme a disposizione dell'amministrazione per la messa in opera di apposite barriere fonoassorbenti nei tratti in cui la strada attraversa aree residenziali o in cui vi sia la presenza di abitazioni, anche isolate, costruite molto vicine alla sede stradale (distanza minore di 150 metri), tra le quali anche quella della famiglia Sintuzzi.
Nelle more, al fine di scongiurare l'invasione della proprietà da parte di materiale proveniente dalla sede stradale, l'Anas rende noto che provvederà ad installare, in ancoraggio all'esistente barriera di sicurezza, dei pannelli con rete di protezione.
Il Viceministro delle infrastrutture e dei trasporti: Ugo Martinat.

BULGARELLI. - Al Ministro degli affari esteri. - Per sapere - premesso che:
secondo una ricostruzione apparsa sul sito poliziaedemocrazia.it, il funzionario del sismi Nicola Calipari, morto a Baghdad il 4 marzo, potrebbe essere stato ucciso da un gruppo di contractors privati ingaggiati a protezione del capo dei servizi di sicurezza Usa, Dimitri Negroponte;
la notizia sarebbe stata ripresa da fonti americane - un'emittente radiofonica di Washington, la Wtop - e non sarebbe stata smentita dal Pentagono; è comunque certo che Negroponte era atteso la sera del 4 marzo presso l'aeroporto di Baghdad e subito dopo la sparatoria che portò all'uccisione del dottor Calipari, la Washington Post definì il check point dal quale fu aperto il fuoco una «necessità volante», decontestualizzata dallo scacchiere ufficiale dei posti di blocco predisposti nella zona;
sempre secondo l'emittente Wtop, la compagnia privata alla quale appartenevano i contractors che hanno aperto il fuoco contro la macchina che trasportava la giornalista Giuliana Sgrena e il dottor Calipari, sarebbe la Blackwater Security, tra le maggiori del settore -:
se risulti al Governo che quanto affermato nell'articolo apparso sul sito poliziaedemocrazia.it corrisponde al vero.
(4-14036)

Risposta. - Si fa presente che, il Sismi, appositamente interpellato dal Comitato esecutivo per i servizi di informazione e di sicurezza - Cesis -, ha comunicato che sul rapimento della giornalista Giuliana Sgrena e sulla «vicenda Calipari» il Governo ha già riferito in Parlamento nel corso di apposite informative (Aula Camera, seduta dell'8 gennaio 2005 - Informativa del Ministro degli affari esteri; Aula Senato, seduta del 5 maggio 2005 - Comunicazioni del Presidente del Consiglio dei ministri).
Il suddetto Servizio ha, comunque, precisato che elementi di dettaglio sono stati forniti nella sede «propria» del Comitato parlamentare di controllo.
Il Ministro per i rapporti con il Parlamento: Carlo Giovanardi.


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BULGARELLI e CENTO. - Al Presidente del Consiglio dei ministri. - Per sapere - premesso che:
in data 30 ottobre 2002, il Presidente del Consiglio dei ministri, su proposta del capo del dipartimento della protezione civile, ha emesso l'ordinanza n. 3247 con cui disponeva di non acquistare più il centro polifunzionale di protezione civile di Castelnuovo di Porto, come disposto dalla legge n. 226, che aveva previsto anche il relativo finanziamento di circa 270 miliardi di vecchie lire;
il 18 novembre 2004 la regione Lazio vaglia definitivamente il progetto «Bretella Salaria Sud» che prevede, tra i numerosi interventi, l'arginamento del fiume Tevere in tutta la zona esondabile, nella quale ricade il centro polifunzionale e lo svincolo sul raccordo autostradale G.R.A. che si diparte proprio dal centro stesso;
nel frattempo, il dipartimento della protezione civile, ormai determinato al rilascio definitivo del centro polifunzionale di Castelnuovo di Porto, comunica la sua decisione all'ente proprietario, l'I.N.A.I.L. - con raccomandata con ricevuta di ritorno, Prot. n. DPC/AFI/0046376, in data 14 ottobre 2004 -, chiedendo che le operazioni di riconsegna dell'immobile avvengano inderogabilmente entro il 30 novembre 2004; parallelamente, il Dipartimento della protezione civile - con raccomandata con ricevuta di ritorno, prot. DPC/AFI/52859, in data 20 novembre 2004 - intima a tutti gli enti presenti, a titolo di convenzione, presso il centro - tra i quali il ministero delle politiche agricole e forestali, il ministero dell'economia e delle finanze, il ministero del lavoro e delle politiche sociali, il ministero dell'interno, il Tribunale amministrativo del Lazio, l'Ufficio garante per la protezione dei dati personali, la Croce rossa italiana, il Registro italiano dighe - di liberare i locali occupati entro e non oltre il 1 febbraio 2005, pena lo spostamento dei rispettivi beni presso locali autorizzati, con oneri a carico delle Amministrazioni proprietarie; d'altra parte, l'I.N.A.I.L. comunica - con raccomandata A.R. n. 5505, in data 4 novembre 2004 - di essere disponibile a riprendere l'immobile, a patto che esso sia riconsegnato in uno stato conforme a quello in cui si trovava all'atto della stipula del primo contratto di locazione, ovverosia completamente sgombero da persone e cose, ferma restando la liquidazione di tutti i danni arrecati alle strutture dell'immobile nel corso degli anni e il saldo di tutte le mensilità arretrate per le quali il Dipartimento della protezione civile, a tutt'oggi, è ancora moroso;
dal canto loro, il Ministro dell'agricoltura e delle foreste, il Corpo forestale dello Stato, il dipartimento per le risorse umane e strumentali-ufficio logistica integrata della Presidenza del Consiglio dei ministri, il Registro italiano dighe, comunicano l'assoluta impossibilità di ottemperare, nei termini richiesti, all'ingiunzione di sgombero, facendo presente, altresì, che eventuali azioni non concordate atte allo sgombero dei locali del Centro polifunzionale di Castelnuovo di Porto, si configurerebbero, per particolari e delicate situazioni in essere, come interruzione di pubblico servizio; le varie amministrazioni propongono inoltre un incontro urgente all'I.N.A.I.L., indipendentemente dalle decisioni già assunte dal Dipartimento della protezione civile, volto a trovare soluzioni alternative, tra le quali il versamento di un'indennità di occupazione sine titulo per la superficie impegnata;
preso atto delle risposte negative provenienti dalle singole Amministrazioni degli enti presenti presso il Centro polifunzionale di Castelnuovo di Porto, il Sottosegretario di Stato alla Previdenza del Consiglio dei ministri, in data 21 marzo 2005, invia una nuova missiva - Prot. 144/2005/ss - nella quale, affermando di trovarsi nella necessità di dare concreta attuazione alle disposizioni recate nell'ordinanza del Presidente del Consiglio dei ministri 30 ottobre 2002, n. 3247 (pubblicata nella Gazzetta Ufficiale della Repubblica italiana n. 259 del 5 novembre 2002), invita le amministrazioni a porre in essere, nel più breve tempo possibile, le più


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idonee iniziative per ottemperare alla citata disposizione, non essendo ulteriormente dilazionabile il termine di rilascio dell'immobile; le Amministrazioni, tuttavia, rispondono nuovamente in termini negativi;
nel frattempo, il Dipartimento della protezione civile si è da tempo attivato per individuare un nuovo immobile ove trasferire le attività del Centro polifunzionale; con missiva del 26 maggio 2004 - Prot. n. DPC/AFJ10026524 - il capo del dipartimento Guido Bertolaso chiede all'Agenzia del Demanio di rendere noto se esistano locali demaniali idonei a soddisfare le esigenze del Dipartimento; in data 14 maggio 2004, il Dipartimento, al fine di reperire tali locali, pubblica un avviso sui quotidiani Il Messageero e Il Tempo e sul bisettimanale Porta Portese (note DPC/AFI/0024612, 00224613, 0024614); in data 7 ottobre 2004, il Dipartimento comunica che hanno risposto al citato avviso: Gruppo ABC, ICOGI Spa, Skema Srl, Nuova Casa Immobiliare Srl, Angelo Amici e, successivamente, AIG Lincoln Italia, il cui immobile, sito in Fiano Romano, nella nuova zona industriale distante circa 800-1000 metri dalla Autostrada A1 e della Bretella Fiano-San Cesareo, viene ritenuto idoneo a soddisfare le esigenze del Dipartimento; il fabbricato in oggetto comprende una superficie da adibire a magazzini di circa mq 4.300, più circa 680 mq di uffici o archivi con ingresso autonomo; si specifica inoltre che è possibile avanzare un'opzione, alle stesse condizioni economiche, per un fabbricato di totali mq 36.000, più 3.600 mq di uffici, posizionato di fronte al magazzino interessato e di prossima edificazione (ultimazione prevista fine 2005-primo semestre 2006);
tuttavia, in data 16 novembre 2004, la Commissione del Dipartimento della protezione Civile incaricata di valutare le offerte e la relativa documentazione comunica che il consiglio di amministrazione della società AIG Lincoln non ha approvato la proposta formulata dal Dipartimento e che pertanto la relativa offerta può ritenersi annullata; dopo aver comunicato che non è altresì pervenuta risposta da parte dell'Agenzia del Demanio - attivata con nota DPC/AFI/26524 del 26 maggio 2004 - la Commissione valuta infine l'offerta pervenuta in data 10 novembre 2004 dalla società Stesim Immobiliare Srl, riguardante un immobile sito in località Settecamini (Roma), in via Affile (zona industriale di via Tiburtina); l'immobile in oggetto ha una superficie complessiva di mq 13.110 Ca., di cui mq 11.661,66 da adibire a magazzini e mq 1448,40 da adibire a uffici; all'unanimità la commissione ritiene che la proposta in questione soddisfa pienamente le esigenze del Dipartimento;
analizzando le planimetrie della nuova area si evince tuttavia chiaramente come questa sia esageratamente sovradimensionata per la parte del capannone coperto e assolutamente non sufficiente per la parte a cielo aperto dove dovrebbero essere stoccati tutti i container e i materiali di pronto intervento del Dipartimento; persino le particolari antenne ad alta frequenza per il collegamento con la nave San Marco e gli aerei Canadair non possono trovare posto nella nuova area, sia a causa dello spazio insufficiente sia a causa delle forti interferenze elettromagnetiche generate dalla presenza di cavi ad alta tensione; nonostante queste gravissime limitazioni, il Dipartimento della Protezione civile decide che l'immobile di proprietà Stesim di via Staffile sia quello maggiormente idoneo alle esigenze del Dipartimento stesso e, in data 22 novembre 2004, chiede all'Agenzia del demanio il nulla osta alla locazione (prot. DPC/AFI/53083); nella medesima richiesta si precisa che il canone mensile per la locazione è di euro 78.660,00 (Iva esclusa);
alla data odierna non risulta ancora pervenuto il nulla osta alla spesa da parte dell'Agenzia del demanio, né l'assenso alla locazione reso dall'Ufficio per Roma Capitale (si veda l'appunto del dottor Marcello Fiori, dell'Ufficio grandi eventi infrastrutture e logistica del Dipartimento della Protezione civile in data 18 maggio 2005 in possesso dell'interrogante); tuttavia il Dipartimento


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ha già predisposto tutti i lavori da effettuare nell'area, affidandoli alla società Due Esse s.r.l., molti dei quali già ultimati, e ha siglato anche alcuni contatti di affitto;
nel frattempo, il giorno 27 gennaio 2005 la guardia di finanza si è recata presso gli uffici del Dipartimento per dar corso alle attività sugli accertamenti istruttori delegati al Vice Procuratore Generale della Corte dei conti, in merito alla vicenda del mancato acquisto e la dismissione del centro Polifunzionale di Castelnuovo di Porto; in tale occasione, è stata richiesta tutta la documentazione relativa all'asta pubblica indetta per l'acquisto del Centro, la conseguente accensione del mutuo e la effettiva destinazione dei fondi, la mancata stipula del contratto d'acquisto, il mancato pagamento del canone di affitto in seguito all'accensione del mutuo, la situazione attuale del Centro e degli Enti attualmente fruitori e l'I.N.A.I.L., oltre a ogni eventuali contenzioso già in corso nei confronti del dipartimento stesso;
il quadro complessivo dell'operazione si presenta nel modo che segue: l'I.N.A.I.L. vanta circa 60 milioni di euro per le mensilità arretrate e gli interessi di mora, come risulta dall'ultima lettera in data 21 aprile 2005 pervenuta al Dipartimento da parte dell'ufficio legale dell'ente; a circa 40 milioni di euro ammonta inoltre la spesa globale per il ripristino dei danni procurati all'immobile nel lungo periodo di permanenza e le successive procedure di smontaggio, trasloco e rimontaggio delle tecnologie e i materiali attualmente residenti e funzionanti presso il Centro, già opportunamente riadeguati agli spazi ridotti stabiliti nell'ultimo ridimensionamento fra il dipartimento e l'I.N.A.I.L.; infine, va considerato il nuovo canone di affitto concordato per l'area di via Staffile, pari a circa 78.000 euro mensili per il solo capannone, ad eccezione, quindi, dell'area circostante e di ulteriori altre aree da individuare per lo stoccaggio della rimanente parte dei container e le antenne HF che non trovano posto all'interno dell'area già contrattata; dunque un Costo almeno doppio di quello pattuibile per le zone del Centro attualmente occupate dal Dipartimento, con tutte le aggravanti di un contratto di nuova stipula che ne possono derivare;
ad avviso dell'interrogante potrebbe anche configurarsi il reato di truffa ai danni dei milioni di cittadini italiani che hanno inteso, con la loro straordinaria solidarietà, supportare la ricostruzione delle aree colpite dal catastrofico evento naturale del 26 dicembre 2004 e non certo finanziare un'operazione - lo spostamento del Centro Polifunzionale - che, a parere
dell'interrogante, non risponde ad alcun criterio di razionalità, necessità e urgenza;
l'intera operazione pare dunque, all'interrogante, priva, ad avviso dell'interrogante, di ogni razionalità economica, senza contare che la nuova sede individuata non assicurerebbe piena funzionalità alle varie strutture che vi dimorerebbero -:
per quale motivo sia stato deciso l'abbandono del Centro polifunzionale di Castelnuovo di Porto;
se non ritenga che tale abbandono comporti un gravissimo pregiudizio a molte importanti amministrazioni che hanno finora dimorato nell'area di Castelnuovo di Porto, tanto che, secondo l'opinione dell'interrogante, è tale da poter configurare il reato di interruzione di servizio pubblico;
in base a quale procedura sia stata individuata la società Stesim Immobiliare Srl, la quale non compare tra le Società che hanno risposto all'avviso pubblicato a cura del Dipartimento della Protezione civile in data 14 maggio 2004 sui quotidiani Il Messaggero e Il tempo e sul periodico Porta Portese, e che ha presentato la propria offerta solo in data 10 novembre 2004;
di chi sia la proprietà dell'area individuata per il trasloco del Centro polifunzionale;


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per quale motivo, pur mancando, al 18 maggio 2005, il nulla osta alla spesa da parte del Demanio e l'assenso dell'Ufficio per Roma Capitale, il Dipartimento per la Protezione civile ha già ultimato molti lavori di ristrutturazione dell'area e siglato contratti di affitto e manutenzione con varie società;
se non ritenga che lo spostamento del Centro Polifunzionale in Via Staffile comporti, vista la sua ubicazione, gravi disagi ai dipendenti;
se non ritenga inaccettabile che in virtù dello spostamento del Centro polifunzionale in Via Staffile perdano il loro posto di lavoro numerosi dipendenti di società che prestavano i loro servizi nella sede di Castelnuovo di Porto, a molti dei quali, come ai lavoratori della società Pontina Pulizia Srl - alla quale non è stato rinnovato l'appalto - è già pervenuta comunicazione di licenziamento a decorrere dal 31 maggio 2005;
con quali fondi sarà finanziata tutta l'operazione e se saranno utilizzati i proventi della campagna di solidarietà con le popolazioni vittime del Sud Est asiatico che, come recita l'articolo 1, comma 2 dell'ordinanza n. 3390 del Presidente del Consiglio dei ministri in data 29 dicembre 2004, sono affluiti nel Fondo della Protezione civile.
(4-15180)

BULGARELLI. - Al Presidente del Consiglio dei ministri. - Per sapere - premesso che:
come illustrato nell'interrogazione n. 4-15180, presentata in data 14 giugno 2005, il Dipartimento della Protezione Civile, attualmente di stanza presso il Centro Polifunzionale di Castelnuovo di Porto - presso il quale ha gestito negli ultimi vent'anni emergenze e grandi eventi di ogni tipo - rischia, al pari di altre amministrazioni pubbliche, di essere trasferito in altra sede, non idonea, per collocazione e spazi a disposizione, allo svolgimento delle varie attività di propria competenza, secondo i necessari criteri di professionalità ed efficienza;
nelle ultime settimane si sono tenuti vari incontri tra l'INAIL, proprietaria dello stabile di Castelnuovo di Porto e le varie amministrazioni attualmente lì operanti, allo scopo di trovare una soluzione che consentisse la loro permanenza a fronte dell'impossibilità di individuare, nei tempi richiesti, nuove sedi ove trasferire le varie attività di propria competenza;
in particolare, nell'incontro tenutosi in data 6 giugno 2005 presso la sala Emercom del Dipartimento della Protezione Civile in Roma, si sono riunite le amministrazioni convocate in data 5 maggio 2005 - Apat, Registro italiano Dighe, Tar del Lazio, Corpo forestale dello Stato, Ministero politiche agricole, P.C.M. Dipartimento Risorse, Strumenti, Croce Rossa Italiana, Ufficio Garante Protezione Dati Personali, il legale dell'INAIL e il Direttore dell'Ufficio Amministrazione e Finanza del Dipartimento della Protezione Civile, allo scopo di discutere della tempistica di rilascio degli spazi utilizzati all'interno del Centro Polifunzionale di Castelnuovo di Porto;
in tale sede, i rappresentanti di varie amministrazioni, dopo aver ribadito l'impossibilità di ottemperare nei tempi richiesti al rilascio dei locali, hanno fatto presente all'INAIL la possibilità di permanere nell'immobile anche in data successiva al termine del 30 giugno 2005, a tale richiesta, il Direttore dell'Ufficio Amministrazione e Finanza del Dipartimento della Protezione Civile, presente alla riunione, si è dichiarato disponibile a farsi promotore di un incontro con il Direttore Regionale dell'INAIL, al fine di verificare la praticabilità dell'ipotesi di una permanenza delle Amministrazioni utilizzatrici dell'immobile;
si profila dunque l'ipotesi, emersa negli incontri tra l'INAIL e le amministrazioni operanti presso lo stabile di Castelnuovo di Porto, che le stesse possano ivi permanere in qualità di singoli affittuari -:
se non ritenga opportuno, alla luce degli ultimi sviluppi della trattativa, rivalutare


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la permanenza presso il Centro Polifunzionale di Castelnuovo di Porto del Dipartimento della Protezione Civile, se non come unico conduttorelocatario quantomeno come uno dei soggetti che potrebbero stipulare singoli contratti di locazione con l'ente proprietario per quanto riguarda la sola superficie di propria pertinenza presentando detta soluzione, ad avviso dell'interrogante, il vantaggio di poter usufruire, all'occorrenza, di tutte le aree e servizi comuni, nell'ottica di ridurre al minimo e razionalizzare al massimo la spesa pubblica;
se non ritenga che a tal fine possa essere affidato a un gestore pubblico - come ad esempio il Ministero dell'Economia e Finanze attraverso l'Agenzia del Demanio - il rapporto con la proprietà dell'immobile di Castelnuovo di Porto, onde evitare una parcellizzazione dei contratti di locazione, per altro già esclusa dall'ente proprietario;
se non ritenga, in ogni caso, necessario mettere in atto ogni possibile soluzione che consenta la permanenza del Dipartimento della Protezione Civile presso il Centro Polifunzionale di Castelnuovo di Porto, in considerazione del fatto che presso tale sede il Dipartimento ha negli scorsi anni gestito importantissime attività di utilità sociale come la formazione interna ed esterna a livello internazionale, grandi emergenze come quella dei rifugiati albanesi, numerosi terremoti e grandi eventi come il Giubileo del 2000 e le esequie di Papa Giovanni Paolo II e, per ben due volte, lo scrutinio per i referendum degli italiani nel mondo, ma soprattutto per garantire anche in futuro lo svolgimento di queste ed altre attività proprie del ruolo istituzionale che il Dipartimento della Protezione Civile rappresenta in Italia e nel mondo.
(4-15378)

Risposta. - L'immobile sito a Castelnuovo di Porto, di proprietà dell'Inail, è stato concesso in locazione al Dipartimento della protezione civile con contratto n. 23 di repertorio stipulato in data 31 ottobre 1987. Esso prevedeva il versamento di un canone annuo di lire 12.250.000.000, rinnovato nell'ottobre 1994 per un ulteriore sessennio, con atto aggiuntivo n. 213 di repertorio stipulato il 20 ottobre 1994, che prevedeva anche l'aggiornamento del corrispettivo dovuto e le eventuali modalità di recesso.
In particolare, con l'articolo 4 dell'atto aggiuntivo 213 si condizionava l'efficacia dello stesso all'approvazione delle competenti autorità con un nulla-osta alla spesa rilasciato dal Ministero dell'economia e delle finanze.
Poiché il Ministero delle finanze non aveva rilasciato il nulla-osta, la Corte dei Conti, con nota del 9 maggio 1995, aveva restituito, privo di registrazione, l'atto di locazione. Pertanto, a decorrere dal 31 ottobre 1993, data di scadenza dell'originario contratto di locazione, non è stato mai perfezionato un ulteriore atto che costituisse titolo giuridicamente valido ed efficace cui far riferimento, anche al fine della determinazione del corrispettivo.
Il Dipartimento della protezione civile ha sollecitato più volte il Ministero delle finanze al rilascio del nulla-osta alla spesa e, nelle more, ha continuato ad utilizzare il complesso immobiliare
de quo effettuando, fino al mese di novembre 1999, pagamenti in acconto, con riserva di provvedere all'eventuale saldo una volta terminata la procedura, sopra descritta, di accertamento del canone effettivamente dovuto.
Successivamente, con l'articolo 8 del decreto-legge 13 maggio 1999 n. 132, convertito, con modificazioni, dalla legge 13 luglio 1999, n. 226, è stata avviata la procedura di acquisto dell'immobile in oggetto, che è stata aggiudicata al Dipartimento della protezione civile con un pagamento a valere su un mutuo concesso il 17 luglio 2001 dalla Cassa Depositi e Prestiti.
Tuttavia il relativo contratto di compravendita non è stato stipulato poiché non è stata fornita la congruità del prezzo di acquisto da parte dell'Ufficio tecnico erariale, come richiesto dal Dipartimento stesso sin dal 18 ottobre 1999.
Nell'anno 2002, quando non era ancora pervenuta la relazione sulla congruità da


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parte dell'Agenzia del Demanio (subentrata all'Ufficio tecnico erariale nella relativa competenza), con l'articolo 4 della cogente ordinanza del Presidente del Consiglio dei ministri 30 ottobre 2002 n. 3247, è stato stabilito che il Dipartimento della protezione civile, acquisita la valutazione tecnico-economica del corrispettivo da erogarsi per il periodo di conduzione del Centro Polifunzionale, successivo alla scadenza del contratto di locazione, provvedesse, anche in sede transattiva, al compimento delle conseguenti attività solutorie, nonché all'adozione delle necessarie urgenti iniziative per il rilascio definitivo del Centro.
Inoltre, ai sensi dell'articolo 5 dell'ordinanza 3247, il Dipartimento della protezione civile è stato autorizzato ad utilizzare i fondi, di cui al mutuo contratto, ai sensi della predetta legge n. 132, per finalità di protezione civile diverse dall'acquisto dell'immobile in questione.
Va evidenziata la piena conformità dell'operato del Dipartimento rispetto a quanto previsto sia dalla citata ordinanza che dall'articolo 5, comma 1, della legge 28 maggio 2004, n. 139 che ha convertito in legge, con modificazioni, il decreto-legge 29 marzo 2004, n. 79 con il quale il Dipartimento è stato autorizzato ad impiegare le risorse rinvenienti dal mutuo, per altre fondamentali finalità di protezione civile. Ed, infatti, i fondi sono stati impiegati per fronteggiare, adeguatamente, strutturali esigenze di protezione civile, anche in termini di politiche di riduzione del rischio, operando una riqualificazione della spesa da improduttiva finalità di funzionamento (acquisto di immobile), a finalità di investimento produttiva.
D'altra parte, la decisione, del Dipartimento della protezione civile, di porre termine alla conduzione dell'immobile di Castelnuovo di Porto è riconducibile a ragioni di pubblico interesse.
Per avere un chiaro quadro della situazione, si premette che il contesto normativo in materia di protezione civile è profondamente mutato dal momento in cui, a partire dalla legge n. 59 del 1997 e dal successivo decreto legislativo n. 112 del 1998, si è verificato il trasferimento di molte funzioni dallo Stato alle Regioni sulla base del cd. «principio di sussidarietà» introdotto dal Trattato dell'Unione Europea del 7 febbraio 1992 (Trattato di Mastricht).
Infatti la protezione civile è, attualmente, una materia essenzialmente devoluta alle regioni, ad eccezione delle emergenze di portata nazionale e delle funzioni di indirizzo e di coordinamento.
Di conseguenza il Dipartimento della protezione civile, con successivo accordo della Conferenza Unificata Stato-Città ed Autonomie locali del 12 febbraio 2001, ha adottato una serie di atti volti a disciplinare il trasferimento dei beni e delle risorse finanziarie, umane, strumentali ed organizzative alle regioni ed agli enti locali per permettere l'esercizio dei compiti di protezione civile, descritti con l'articolo 108 del decreto legislativo n. 112 del 1998. Inoltre, con il decreto-legge 7 settembre 2001, n. 343, convertito, con modificazioni, dalla legge 9 novembre 2001, n. 401, sono state dettate disposizioni urgenti per il coordinamento operativo delle strutture preposte all'attività di protezione civile e per migliorare le strutture logistiche nel settore della difesa civile.
Queste hanno modificato ulteriormente l'organizzazione del Dipartimento al quale sono stati attribuiti compiti più ampi in materia di coordinamento attraverso l'emanazione di Direttive ed introducendo la gestione dei grandi eventi (articolo 5-
bis, comma 5, legge n. 40 del 2001).
Alla luce del mutato assetto delle competenze e per espletare al meglio i propri compiti istituzionali, tenendo conto del principio di buona amministrazione sancito dall'articolo 97 della Costituzione, è stato necessario sia ridefinire le strutture del Dipartimento della protezione civile, adeguando alle nuove esigenze anche gli spazi per la detenzione dei beni del Dipartimento medesimo a Castelnuovo di Porto, ormai sovradimensionati, che effettuare delle scelte economiche basandosi su criteri di risparmio e coerenti con il mutato assetto della Protezione civile.
Per la procedura adottata per la dismissione dei locali di Castelnuovo di Porto e per la locazione dell'immobile, sito a Roma


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in via Affile, il Dipartimento della protezione civile ha fatto pubblicare un avviso con la richiesta di un fabbricato di Categoria Catastale C/2-A/10 da adibire a magazzino, archivio e ufficio, con facilità di accesso, ubicato preferibilmente vicino a grandi vie di comunicazione ed alle strutture aeroportuali della città, caratterizzato da recintazione, da ampia zona di manovra, e da eventuale banchina carico-scarico merci. La superficie coperta richiesta è stata di complessivi mq 2000 per l'archivio, di mq 11.000 per il magazzino e di mq 600 per gli uffici.
Per la superficie scoperta, invece, la metratura richiesta è stata di mq 5.000, per l'area di movimentazione carico e scarico, e di mq 13.000 per l'area di posizionamento delle antenne. L'annuncio specificava, altresì, che i locali dovevano essere in possesso di tutte le certificazioni di idoneità degli impianti e dovevano essere in regola con la vigente disciplina urbanistica.
All'annuncio, pubblicato il 3 giugno 2004 su due quotidiani (
Il Messaggero ed il Tempo), e su un bisettimanale (Portaportese), hanno risposto cinque società immobiliari le cui offerte sono state valutate da un'apposita Commissione, nominata il 3 giugno 2004 con provvedimento del Capo del Dipartimento della protezione civile. La predetta Commissione, a seguito di un'attenta analisi delle proposte, ha ritenuto che le stesse non fossero idonee poiché non riuscivano a soddisfare le richieste in tempi adeguati.
È anche importante precisare che l'avviso citato non riportava alcuna scadenza temporale per la presentazione di eventuali ulteriori offerte.
In data 10 novembre 2004, è stata, infatti, presentata una proposta dalla Società Immobiliare Stesim S.r.l. concernente un fabbricato (sopra menzionato), ubicato a Roma, in via Affile (zona Tiburtina), di proprietà della società Ge. Co. Inn. S.p.A..
La Commissione, in questo caso, ha ritenuto che, sulla base della documentazione presentata, lo stabile rispondeva in pieno alle esigenze del Dipartimento della protezione civile.
Da una comparazione tra gli spazi di Castelnuovo di Porto e quelli di via Affile si può ancor meglio comprendere la sostanziale rispondenza di quest'ultimo alle necessità richieste. Infatti la superficie del magazzino di Castelnuovo di Porto è pari a 10.838 mq, mentre quella del magazzino di Via Affile è di 10.480 mq, gli spazi adibiti ad ufficio sono di 651 mq a Castelnuovo di Porto e di 660 mq a Via Affile e, per l'archivio, sono disponibili 1500 mq a Castelnuovo di Porto e 1100 mq nei locali di Via Affile. Per l'immobile, di nuova costruzione, non è stato commissionato nessun lavoro di adeguamento ed il Dipartimento della protezione civile non dispone della titolarità giuridica del bene.
Inoltre la scelta di nuovi locali è stata anche effettuata secondo i criteri di economicità che caratterizzano la buona amministrazione di cui al citato articolo 97 della Costituzione, in quanto, a fronte di un onere annuo pari a 9.231.484,08 euro dovuto per usufruire dell'immobile di Castelnuovo di Porto, per la locazione del locale di via Affile, il Dipartimento della protezione civile sostiene, a partire dal mese di agosto 2005, un onere annuo, I.V.A. inclusa, pari a 1.105.594,56 euro, con un risparmio economico di circa nove volte inferiore a quello di Castelnuovo di Porto.
Il Dipartimento della protezione civile ha proceduto, in attesa dei necessari nulla osta dell'Agenzia del Demanio e dell'Ufficio di Roma Capitale (quest'ultimo pervenuto il 17 giugno 2005 con decreto del Ministero delle infrastrutture e dei trasporti), ad una indagine di mercato tra le imprese dei traslochi. Ed, infatti, i costi relativi al trasloco dal centro di Castelnuovo di Porto a quello di via Affile si prevedono assai contenuti e, comunque, non superiori ai duecentomila euro.
Per lo spostamento delle antenne dal sito di Castelnuovo di Porto il Capo del Dipartimento, in data 8 ottobre 2004, ha richiesto al Capo di Stato Maggiore dell'esercito di trasferire i suddetti impianti presso il Centro Polifunzionale di sperimentazione di Montelibretti ed avendo ottenuto un assenso di massima, il Dipartimento sta attualmente procedendo alla definizione


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degli accordi operativi con l'Ufficio logistico dello Stato Maggiore dell'esercito.
Per quanto invece attiene ai
container ed agli altri beni mobili di protezione civile stoccati presso i locali di Castelnuovo di Porto, si fa presente che, a seguito della decisione presa dalla Conferenza Unificata Stato Regioni ed Enti locali in data 22 febbraio 2001, il Dipartimento della protezione civile ha avviato un processo, a tutt'oggi in corso, di assegnazione e di trasferimento di tali beni alle Regioni. Pertanto, nella sede logistica di via Affile lo spazio necessario per lo stoccaggio dei suddetti beni, sarà assai marginale.
Per le altre Amministrazioni che utilizzano l'immobile di Castelnuovo di Porto, si premette che ai sensi dell'articolo 8, comma 3, del predetto decreto-legge n. 132 del 13 maggio 1999, convertito, con modificazioni, dalla legge 13 luglio 1999, n. 226, «Il Centro polifunzionale di protezione civile può essere utilizzato per l'espletamento di servizi a favore di terzi ed i relativi proventi affluiscono in conto entrate al bilancio dello Stato per essere riassegnati al fondo per la protezione civile».
In base a tale disposizione il Dipartimento ha stipulato convenzioni con numerose Amministrazioni dello Stato che, tuttavia, a seguito della decisione del Dipartimento di rilasciare l'immobile
de quo devono lasciare il Centro polifunzionale poiché l'INAIL ha manifestato la volontà sia con un atto di citazione e con formali comunicazioni, sia nei numerosi incontri tenutisi sull'argomento, di rientrare in possesso dello stabile nella sua interezza.
Ne consegue che tutte le Amministrazioni occupanti il Centro dovranno lasciare, in tempi brevi l'immobile di Castelnuovo di Porto per la riconsegna all'ente proprietario, nonché per la definizione degli aspetti economici che dovrebbe avvenire presumibilmente in via transattiva.
In proposito il Dipartimento della protezione civile ha intrapreso, negli ultimi due anni, una incessante attività finalizzata ad ottenere il rilascio dei locali da parte delle Amministrazioni occupanti, sia mediante riunioni con le medesime, sia con numerosi atti formali riguardanti la richiesta di riconsegna dei locali oggetto di convenzioni.
Le richieste avanzate in tal senso alle Amministrazioni «
sub-conduttrici» trovano il loro fondamento non soltanto nella necessità di restituire l'immobile de quo al proprietario, ma nel disposto dell'articolo 4 dell'ordinanza 3247, con cui si autorizza il Capo del Dipartimento della protezione civile, in qualità di Commissario delegato, a provvedere, anche in sede transattiva, al compimento delle attività solutorie ed all'adozione delle urgenti iniziative per il rilascio definitivo del Centro di Castelnuovo di Porto. Inoltre spetterà sempre al Commissario risolvere tutti i rapporti convenzionali con le amministrazioni ed enti pubblici nonché i contratti di servizio e forniture in corso presso il medesimo Centro, anche in deroga alle normative di riferimento di cui all'articolo 3 di detta ordinanza ed alle disposizioni contrattuali che disciplinano la durata dei contratti stessi e la risoluzione o la recessione anticipata.
I rapporti convenzionali posti in essere con le Amministrazioni occupanti devono considerarsi risolti sin dal 5 novembre 2002, data di pubblicazione nella
Gazzetta Ufficiale dell'ordinanza 3247 e, a decorrere da tale data, le medesime Amministrazioni che non hanno impugnato l'ordinanza in parola, ormai inoppugnabile, e che non possono evidentemente ritenersi vittime di una interruzione di pubblico servizio, devono essere considerate occupanti sine titulo.
In relazione all'eventuale pregiudizio per i dipendenti delle Amministrazioni che utilizzano l'immobile, si fa presente che sono in corso, da parte delle Amministrazioni stesse, opportune iniziative volte alla soluzione delle problematiche connesse alla loro permanenza nel Centro polifunzionale di Castelnuovo di Porto anche dopo il trasferimento del Dipartimento della protezione civile, che non è competente a rispondere in ordine a tali decisioni.
Per quanto riguarda l'impresa di pulizie Pontina Pulizie S.r.l. e, alla luce del vigente Contratto collettivo nazionale, i dipendenti di quest'ultima che prestano servizio presso il Centro polifunzionale
de quo, possono


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essere riassorbiti dalla impresa di pulizie vincitrice del nuovo appalto.
La copertura finanziaria riguardante l'operazione di acquisizione dell'immobile di via Affile e la dismissione dei locali di Castelnuovo di Porto è a carico delle capienti disponibilità di bilancio del Dipartimento della protezione civile.
Pertanto, l'ipotesi che questo Dipartimento possa disporre delle risorse attinte dalle donazioni dei privati, finalizzate alla tragica emergenza che ha colpito il Sud Est Asiatico, è priva, in via assoluta, di ogni fondamento, né potrebbe in alcun modo concretizzarsi in ragione delle peculiari modalità di utilizzo delle donazioni stabilite allo scopo.
Inoltre, una tale ipotesi, in assenza di qualsiasi elemento sia pure minimamente comprovabile, costituisce di per sé fattore di grave nocumento al mantenimento del rapporto di fiducia che milioni di cittadini italiani hanno inteso instaurare con l'istituzione della Protezione Civile.
Il Ministro per i rapporti con il Parlamento: Carlo Giovanardi.

CARBONI, TONINO LODDO, REALACCI, SORO, MAURANDI, MINNITI, CABRAS, VIGNI, FOLENA e LADU. - Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro della difesa, al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio. - Per sapere - premesso che:
il quotidiano La Nuova Sardegna del 23 ottobre 2003 ha dato notizia di una esplosione verificatasi il giorno 20 ottobre nell'isola di Santo Stefano, nell'arcipelago di La Maddalena ove si trovano alcune strutture della base navale della marina militare americana;
la esplosione è stata prima attribuita al passaggio di un aereo supersonico, passaggio peraltro mai confermato, e successivamente ad un terremoto con epicentro localizzato tra la Maddalena e Porto Vecchio in Corsica;
quest'ultima versione è stata accreditata dal sindaco di La Maddalena;
il consigliere comunale Stefano Filigheddu del gruppo Buonvento di La Maddalena ha invece affermato e tuttora sostiene che la esplosione sarebbe stata prodotta dallo scoppio di uno o di alcuni dei compressori installati all'interno di una galleria realizzata nell'area della base della marina militare americana, nell'isola di Santo Stefano, ove vengono tenuti armi e materiali destinati ai sommergibili a propulsione nucleare di stanza nella base;
l'accaduto ha prodotto e produce forte preoccupazione nella popolazione di La Maddalena poiché le versioni ufficialmente accreditate e sostenute dal sindaco di quel comune, non hanno trovato alcun riscontro: infatti non ha trovato conferma il passaggio di un aereo supersonico, ma soprattutto non risulta che si sia verificato alcun terremoto con epicentro in prossimità dell'arcipelago;
questa situazione di incertezza e di ambiguità tenuta dalle autorità civili e militari che al contrario hanno l'obbligo di contrastare dubbi ed illazioni, sta producendo un grave disorientamento nella comunità di La Maddalena, anche in considerazione della non smentita possibilità di ampliamento degli spazi e delle strutture di cui dispone la base della marina militare americana -:
se le notizie riportate abbiano fondamento di effettività;
se non ritengano, l'onorevole Presidente del Consiglio dei ministri e gli onorevoli Ministri interrogati, di dover fornire con urgenza la versione vera ed ufficiale dell'accaduto per superare le preoccupazioni ed il discredito che si è diffuso nella popolazione di La Maddalena in conseguenza di giustificazioni rese soprattutto dal sindaco di quel comune che, ad avviso degli interroganti, sono incredibili e prive di fondamento.
(4-16126)


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Risposta. - Lunedì 20 ottobre 2003, alle ore 23.30 circa, nel territorio di La Maddalena, dei paesi limitrofi e di Olbia è stata percepita da buona parte della popolazione una vibrazione del terreno, da molti avvertita come un boato sotterraneo, che non ha provocato alcun danno né particolari reazioni tra i residenti.
Martedì 21 ottobre 2005, per una mera coincidenza in quanto già da tempo programmate, sono state svolte un'esercitazione antinquinamento da parte della base statunitense ed una prova di montaggio di una stazione di decontaminazione portatile, eseguita a Palau dalla Croce Rossa Italiana, con il coinvolgimento degli studenti del paese.
Tali esercitazioni, impropriamente messe in relazione all'evento della sera precedente, hanno creato uno stato di allarme nell'opinione pubblica e nella stampa, solo in parte fugato da una dichiarazione resa mercoledì 22 ottobre dal prefetto di Sassari, che attribuiva l'accaduto ad una ipotetica onda supersonica di un aereo francese proveniente dalla Corsica.
Giovedì 23 ottobre la testata locale
La Nuova Sardegna, nel riportare una dichiarazione resa da un dipendente dell'Arsenale Militare di La Maddalena, ha indicato come causa dell'evento l'esplosione di un compressore dell'impianto di condizionamento del deposito munizioni della Marina Militare, ubicato nell'isola di Santo Stefano.
Il quotidiano ha interpellato, in proposito, anche i rappresentanti della Marina Militare di stanza a La Maddalena, ricevendo una categorica smentita sull'ipotesi di una possibile relazione degli eventi con il deposito della Marina ed assicurazione sulla totale infondatezza della notizia, anche per il fatto che entrambi i compressori del deposito munizioni non erano in quel momento funzionanti perché da tempo in manutenzione.
Nonostante la smentita, l'ipotesi è stata ribadita nei giorni seguenti dalla stessa testata giornalistica, dalle emittenti radiofoniche locali e, con accenni più contenuti, dagli altri organi d'informazione regionale, con la conseguenza di tener vivo ancor più lo stato di tensione nella popolazione locale.
Soltanto sabato 25 ottobre si è appresa la notizia che la causa del fenomeno del lunedì precedente andava individuata in un terremoto, rilevato dalle organizzazioni francesi, verificatosi in Corsica, nei pressi di Porto Vecchio.
Le cause del ritardo con cui la notizia è stata divulgata, sono state chiarite dall'Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia di Roma con una lettera di cui riporto il contenuto di seguito:
«Essendo la Sardegna una zona a bassa sismicità, il nostro Istituto ha istallato una stazione sismica vicino a Cagliari, con lo scopo principale di localizzare meglio gli eventi in tutta Italia. Quindi è possibile che vi siano piccoli terremoti nel nord dell'isola che non vengono registrati dalla nostra rete. Ai servizi francesi risulta comunque un evento di magnitudo 3.3 avvertito in Corsica a Porto Vecchio il 20 ottobre 2003, alle 21.23 TU (tempo universale, ora di Greenwich, che in ora locale diventa 23.23). Poiché spesso gli eventi sismici avvengono in sequenze o sciami, è probabile che vi sia in questo periodo una certa sismicità in quell'area, anche se di bassissima intensità. Il rombo avvertito prima o durante la scossa è un fenomeno naturale ed è ascrivibile alle onde sismiche di compressione che si propagano nell'aria. In alcuni casi si avverte solamente il rombo che può diventare anche simile ad uno schiocco o al rumore di un'esplosione, in quanto le onde sismiche nel terreno si sono attenuate».

Alla luce di quanto esposto, emerge in tutta evidenza che l'evento cui si riferiscono gli Onorevoli interroganti non ha alcuna relazione con la base statunitense né con l'istallazione della Marina Militare situata nell'arcipelago della Maddalena.
Il Ministro della difesa: Antonio Martino.

CARDIELLO. - Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. - Per sapere - premesso che:
con la stagione estiva, nei comuni del Parco Nazionale del Cilento, vi è un notevole aumento di viaggiatori nelle stazioni


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ferroviarie che dovrebbero esser un biglietto da visita per il turismo;
particolarmente grave risulta all'interrogante, la situazione presso le stazioni di Capaccio-Paestum, Agropoli e Vallo della Lucania invase da erbacce e rifiuti, e lasciate al totale abbandono e degrado;
nelle stazioni di Centola, Celle di Bulgheria e Torre Orsaia, i servizi igienici sono completamente chiusi, mentre in quella di Policastro Bussentino risulta chiusa anche la sala d'attesa;
i pendolari della linea Sapri-Salerno, hanno inoltrato formale protesta per le carenti condizioni igienico sanitarie dei vagoni ferroviari -:
quali utili interventi il Ministro intenda adottare per salvaguardare gli interessi dei viaggiatori nelle suddette stazioni ferroviarie.
(4-14508)

Risposta. - In merito all'interrogazione in esame, Ferrovie dello Stato s.p.a. ha riferito che con l'introduzione di nuove tecnologie il controllo e la gestione della circolazione ferroviaria possono avvenire da postazione remota, da cui gestire anche l'informazione al pubblico garantire la telesorveglianza nelle stazioni ed effettuare la diagnostica degli apparati ai fini della manutenzione.
L'assenza di personale addetto alla circolazione non vuol dire pertanto l'abbandono delle stazioni medesime; al contrario Rete Ferroviaria Italiana s.p.a. è impegnata in un programma di rifunzionalizzazione dei fabbricati viaggiatori e delle loro pertinenze.
In particolare per il Mezzogiorno d'Italia è stato avviato il progetto
Pegasus per la riqualificazione e la valorizzazione di 101 stazioni di particolare importanza per posizione geografica valenza turistica e pregio architettonico.
Rientrano in tale progetto alcune stazioni del Cilento quali Paestum AgropoliCastellabate e Vallo della Lucania-Castelnuovo.
Per quanto concerne le problematiche legate alle pulizie ed al decoro delle stazioni citate nell'atto ispettivo cui si risponde sulla base delle recenti ispezioni effettuate si è potuto riscontrare in generale un sostanziale rispetto degli
standard previsti per effetto sia di interventi di manutenzione straordinaria sia dell'attività programmata giornalmente.
Per quelle realtà invece nelle quali a causa della scarsissima frequentazione la cadenza degli interventi di pulizia è settimanale o bisettimanale si sono evidenziati, come nel caso della stazione di Celle di Bulgheria livelli di decoro e di pulizia non sempre congrui che hanno richiesto azioni correttive e interventi mirati.
Inoltre Ferrovie dello Stato ha sottolineato alcuni progetti in via di realizzazione o già acquisiti quali l'ampio parcheggio previsto per il primo trimestre del 2006 nella stazione di Capaccio la soppressione del passaggio a livello in corrispondenza della fermata a Paestum che ha portato notevoli benefici alla circolazione stradale locale; il nuovo impianto di illuminazione ed i percorsi per i diversamente abili che verranno realizzati entro il corrente anno nelle stazioni di Agropoli e di Vallo della Lucania; gli interventi all'esterno ed in particolare all'interno della stazione di Policastro con la creazione di luoghi per l'attesa più confortevole per i viaggiatori in corrispondenza del 3o binario.
Infine sono in corso contatti con gli Enti locali per affidare attraverso lo strumento del comodato la gestione degli spazi non più funzionali per l'esercizio ferroviario ad associazioni
no-profit che svolgono attività socio-culturali in cambio di piccola manutenzione.
Per quanto concerne le proteste dei pendolari della linea Salerno-Sapri relativamente al servizio di trasporto ferroviario si precisa che la Direzione regionale Campania di Trenitalia s.p.a. effettua quotidianamente un attento monitoraggio al fine di offrire alla clientela un servizio adeguato agli
standard richiesti sia attraverso il miglioramento degli indici di puntualità dei treni che interessano tale stazione sia mediante il pronto intervento per risolvere


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eventuali problemi che dovessero riguardare la regolarità del servizio.
Ferrovie dello Stato ha sottolineato in particolare che il piano di riqualificazione e di rinnovo dei materiali in esercizio su tale tratta teso a migliorare la qualità non solo in termini di
comfort ma anche di sicurezza ed efficienza dei mezzi prosegue secondo i tempi programmati e consentirà l'inserimento in circolazione di altri convogli restylizzati e climatizzati.
A tale riguardo, proprio al fine di rispondere alle crescenti aspettative di qualità del trasporto locale, Trenitalia s.p.a. in collaborazione con la Regione Campania metterà in circolazione sul territorio regionale 19 nuovi treni Minuetto le cui caratteristiche di realizzazione privilegiano il
comfort di viaggio lo spazio e la sicurezza. Il primo convoglio è già in servizio sulla tratta Salerno-Sapri mentre i rimanenti saranno consegnati dall'impresa costruttrice nel 2006.
Inoltre sulla relazione in questione sono stati programmati nel periodo estivo al servizio della clientela diretta verso le principali località balneari del Cilento 44 nuovi collegamenti regionali composti con materiale climatizzato per un totale di 22.000 posti a sedere oltre la normale offerta. In particolare due relazioni interessanti le località del Cilento, la Napoli-Sapri e la Caserta-Sapri, attivate nei giorni festivi a partire dallo scorso 25 giugno costituiscono una novità assoluta per l'orario estivo.
Relativamente ai collegamenti di media/lunga percorrenza da e per il Cilento Ferrovie dello Stato ha sottolineato che Trenitalia s.p.a. ha istituito - a supporto dell'offerta ordinaria che permette di raggiungere quotidianamente le principali destinazioni del Centro-Nord con collegamenti diretti - due nuove coppie di
intercity periodici estivi in servizio nei fine settimana dal 19 giugno con fermate previste a Pisciotta, Ascea ed Agropoli al fine chi soddisfare le esigenze di traffico turistico proprie di tali località.
Il Sottosegretario di Stato per le infrastrutture e per i trasporti: Nino Sospiri.

CARLI. - Al Ministro dell'interno. - Per sapere - premesso che:
nelle giornate del 10 e 11 aprile 2005 si è abbattuto su Pietrasanta, Seravezza, Camaiore e Massarosa e altri comuni della Versilia e in provincia di Lucca un vento di eccezionale intensità che ha portato moltissimi danni al territorio comunale;
il vento ha sradicato molti alberi, ha scoperchiato molti tetti in diverse parti del territorio della Versilia e recato danni, alle abitazioni e alle aziende, nonché a molte pubbliche strutture;
alcune famiglie sono state costrette ad abbandonare la propria abitazione e passare alcune notti in albergo;
sarebbe necessario un intervento straordinario per il ripristino ambientale del territorio della Versilia e per risarcire i cittadini e le imprese che hanno subito danni per questo evento atmosferico, nonché un sostegno alle amministrazioni comunali per le strutture pubbliche danneggiate -:
se il Governo intenda intervenire, attivando tempestivamente le procedure di legge, per giungere alla dichiarazione dello stato di calamità per i territori suddetti.
(4-13752)

Risposta. - Il giorno 9 aprile 2005 il Dipartimento della protezione civile ha diramato un avviso di avverse condizioni meteo che prevedeva, per domenica 10 aprile e per le successive 24-36 ore, venti forti o molto forti provenienti da nord est nelle regioni Liguria, Emilia Romagna, Marche, Toscana e zone adriatiche di Veneto e Friuli-Venezia Giulia.
Inoltre il Centro funzionale centrale aveva segnalato alla regione Toscana la possibilità di un moderato rischio idrogeologico localizzato nelle zone di allerta Mugello e Casentino, Valdarno Superiore e Monte Amiata.
Il predetto Centro ha, quindi, monitorato l'evoluzione degli eventi per 24 ore, in stretto coordinamento con il Centro funzionale della regione Toscana.


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Sulla base dei dati tecnici rilevati nel corso del monitoraggio, effettuato con cadenza oraria dalle stazioni aeronautiche dislocate negli aeroporti delle principali città, è emerso che, nel corso dell'11 aprile 2005, l'intensità media del vento si è aggirata su valori di circa 15-20 nodi dalla mezzanotte alle otto del mattino mentre, dalle otto e venti alle ore tredici, il valore medio del vento rilevato è stato di circa 20 nodi, con raffiche associate fino a 40 nodi che hanno raggiunto localmente temporanee condizioni di burrasca moderata.
Tale situazione, come riportato dai quotidiani, avrebbe provocato l'abbattimento di rami, la caduta di tegole, di cornicioni e di antenne che hanno richiesto l'intervento dei Vigili del fuoco, soprattutto nella zona della Versilia, di Massa Carrara, di Lucca, di Pistoia, di Prato, di Firenze e di Livorno.
Tuttavia, le raffiche che hanno caratterizzato l'evento meteorologico sono state di livello moderato, nonostante la loro relativa persistenza (circa 5 ore), che ha giustificato i danni segnalati dai quotidiani.
Infine, al Dipartimento della protezione civile non è pervenuta, da parte della competente regione, alcuna richiesta di riconoscimento dello stato di calamità naturale ai sensi della legge n. 225 del 1992.
Il Ministro per i rapporti con il Parlamento: Carlo Giovanardi.

CATANOSO. - Al Ministro degli affari esteri, al Ministro delle politiche agricole e forestali. - Per sapere - premesso che:
il giorno 5 luglio 2005 un peschereccio italiano, la M/P Ausonia 4CT I055, iscritto nei RR.NN.MM. E GG. dell'Ufficio Locale Marittimo di Aci Castello, di proprietà dell'armatore AUSONIA s.n.c. di Arcidiacono Rosario & C., è stato abbordato da un gommone della Guardia Costiera Spagnola mentre era impegnato in una battuta di pesca e costretto con le armi a dirigere verso la costa spagnola;
secondo il segnale inviato dall'equipaggio con l'EPIRB e regolarmente ricevuto dalla Centrale Operativa della Guardia Costiera di Roma, la posizione dell'imbarcazione era la seguente: CL 38 34' 016" - CR 05 15' 181", miglia 83 Isolotto dell'Aire CL 39 48' - CR 04 18', miglia 99,37 Cala Figura Palma di Maiorca CL 39 20' - CR 03 11 e quindi si trovava a tutti gli effetti in acque internazionali;
l'imbarcazione è attualmente sotto sequestro e il suo equipaggio di cinque uomini agli arresti -:
quali azioni il Governo intenda intraprendere per verificare la legittimità dell'operato delle autorità spagnole e per tutelare i nostri connazionali.
(4-15985)

Risposta. - Il 6-7 luglio 2005 il Consolato generale di Barcellona, il Console onorario a Mallorca, signor Montaldo, la Corrispondente consolare a Menarca De Grazia e l'avvocato Ques, incaricato dal console Montaldo hanno tempestivamente preso contatto con il comandante del peschereccio, signor Arcidiacono.
L'8 luglio è stato quindi organizzato un incontro con un notaio locale per stipulare una procura per pagare la sanzione di 90 mila Euro, comminata dalle Autorità spagnole. Regolata la multa nei giorni seguenti, il peschereccio è stato dissequestrato ed è potuto ripartire. Seguirà la relativa causa legale.
Da quanto riferito dal Consolato di Barcellona, non è stato invece possibile avere conferma dell'esatta posizione del peschereccio, se si trovasse in acque internazionali, come sostenuto dall'equipaggio, ovvero in acque spagnole o comunque non consentite, come al contrario asserito dalle Autorità di Madrid.
Il Sottosegretario di Stato per gli affari esteri: Roberto Antonione.

CENTO. - Al Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca. - Per sapere - premesso che:
la legge finanziaria 2002 prevede un piano triennale di riduzione a livello nazionale


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di 34.000 posti di docente della scuola pubblica;
da quanto riportato dal quotidiano Il Resto del Carlino del 31 maggio 2005, la situazione è diventata insostenibile in provincia di Bologna dove, in particolare, a Decima l'attuale organico degli insegnanti non consente di attivare nuove sezioni sia nella scuola d'infanzia statale, sia a tempo pieno nella scuola elementare ed è tale da impedire, inoltre, a San Giovanni in Persiceto, la trasformazione a tempo pieno della sezione della scuola d'infanzia «Giorgio Nicoli», attualmente a part-time per mancanza di insegnanti;
il sindaco di San Giovanni in Persiceto ha presentato in consiglio comunale un ordine del giorno sulla situazione degli organici della scuola d'infanzia e della scuola primaria;
a giudizio dell'interrogante la riduzione di personale operata dal Ministero dell'Istruzione in tutta Italia risulta essere una politica inaccettabile che deve essere rivista -:
se non ritenga necessario intervenire affinché in questi comuni della provincia di Bologna vengano assegnati gli insegnanti necessari per mantenere la qualità ed i tempi dell'offerta scolastica richiesti dalle famiglie del suddetto territorio al fine di garantire il diritto alla scuola per tutti, offrendo risposte formative qualificate ed investendo nelle risorse educative rivolte alla crescita integrale dei giovani e di tutta la nostra comunità.
(4-15177)

Risposta. - Si risponde all'interrogazione parlamentare indicata in esame, concernente gli organici, del personale docente ed in particolare gli organici delle scuole della provincia di Bologna.
Innanzi tutto, in merito alle critiche espresse nell'interrogazione circa la politica scolastica in materia di organici, va precisato che nel nostro Paese, per effetto della denatalità, si è verificata una riduzione degli alunni iscritti alle scuole pari a circa 30.000 unità all'anno e che, a fronte di tale riduzione, si è registrato un progressivo ridimensionamento degli organici dal 1985 in poi.
Gli interventi normativi sugli organici della scuola operati nel corso dell'attuale legislatura mirano, quindi, prima di tutto ad adeguare, come già avvenuto in precedenza, il numero dei docenti alla diminuzione del numero degli allievi ed, inoltre, a ridurre e possibilmente azzerare sprechi e inefficienze e a ricondurre gradualmente e in prospettiva il rapporto alunni/docenti ai parametri esistenti negli altri paesi europei (la media italiana è di 1 docente ogni 10 alunni mentre la media europea è di 1 docente ogni 15 alunni).
Il consequenziale migliore impiego delle risorse è stato interamente utilizzato per valorizzare la professionalità docente, salvaguardando i livelli qualitativi del servizio scolastico e senza incidere su quelli occupazionali.
Va peraltro ricordato che già il precedente Governo era consapevole del sovradimensionamento degli organici del personale della scuola, tant'è che la legge finanziaria del 1998 aveva previsto la riduzione del 3 per cento della consistenza di dette dotazioni rispetto a quelle del 1997, da realizzare nell'anno 1999, e la legge finanziaria 2000 aveva previsto la riduzione di un ulteriore 1 per cento rispetto ai dipendenti in servizio al 31 dicembre 1999. Tali riduzioni non sono state però realizzate, e ne è derivata una rilevante spesa non prevista e non coperta dalle suddette leggi finanziarie.
Per l'anno scolastico 2005-2006, la manovra finanziaria per il 2005 ha confermato la dotazione organica complessiva dell'anno scolastico 2004-2005 ed inoltre, così come le altre manovre varate in questa legislatura, ha previsto per il personale della scuola una deroga al blocco delle assunzioni.
Con riguardo alla asserita «riduzione del personale operata dal ministero dell'struzione», in riferimento al «tempo pieno» nella scuola elementare (ora scuola primaria) e al «tempo prolungato» nella scuola media (ora scuola secondaria di primo grado), si precisa che le classi e i


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posti relativi al prossimo anno scolastico sono stati determinati sulla base di criteri di calcolo precedenti la riforma, tenuto conto delle richieste di «tempo-scuola» avanzate dalle famiglie, nei limiti stabiliti dall'articolo 15 del decreto legislativo 19 febbraio 2004, n. 59, il quale prevede la conferma del numero dei posti attivati per le «attività di tempo pieno» e le »attività di tempo prolungato» ai sensi delle norme previgenti.
Per quanto riguarda in particolare le dotazioni organiche dell'Emilia-Romagna, va fatto presente che nella distribuzione delle risorse alle regioni operata dal ministero si è tenuto conto del prevedibile aumento della popolazione scolastica dell'Emilia-Romagna, sia pure nei limiti consentiti dalla legge finanziaria 2005.
Le dotazioni organiche assegnate alla suddetta regione per il prossimo anno scolastico sono aumentate rispetto a quelle dell'organico di diritto del corrente anno scolastico di 195 posti, così distribuiti: 99 per la scuola dell'infanzia, 66 per la scuola primaria, 6 per la scuola secondaria di primo grado, 24 per gli istituti di istruzione secondaria di secondo grado. Si ritiene opportuno sottolineare, in particolare, che per la scuola dell'infanzia è stato previsto il consolidamento di tutti i posti autorizzati nell'anno scolastico 2004-2005 in organico di fatto con l'incremento di ulteriori 52 posti.
Non sembra superfluo ricordare che gli organici potranno essere incrementati in sede di adeguamento degli organici di diritto alle situazioni di fatto in relazione ad esigenze sopravvenute, ai sensi dell'articolo 3 della legge n. 333 del 2001, come è stato ribadito nella circolare ministeriale n. 58 del 21 giugno 2005.
Per quanto riguarda specificamente la provincia di Bologna, il dirigente del Centro servizi amministrativi di Bologna, delegato dalla direzione scolastica regionale a definire gli organici di istituto, ha confermato i dati relativi all'aumento degli alunni e dei posti per la scuola primaria; ha inoltre comunicato che le risorse assegnate (3123 posti) hanno consentito la costituzione delle classi nel rispetto dei parametri minimi e massimi previsti dalla normativa ed hanno consentito anche la previsione di alcune deroghe legate a particolari situazioni territoriali.
Sono state confermate le 915 classi a «tempo pieno» attualmente funzionanti, con l'attribuzione a ciascuna di esse di due insegnanti, secondo il modello tradizionale.
Per le suddette ragioni, in sede di definizione dell'organico di diritto per il 2005-2006, non è stata invece possibile un'ulteriore espansione del tempo-scuola. Ciò vale anche per le richieste di ampliamento del «tempo pieno» nel comune di San Giovanni in Persiceto, nel cui territorio trovasi la frazione di Decima menzionata nell'interrogazione. In proposito, va peraltro considerato che il previgente modello organizzativo di «attività di tempo pieno» è già assai diffuso in provincia, ed infatti le classi funzionanti con tale modello organizzativo rappresentano il 53 per cento del totale.
Relativamente alle classi a «tempo normale» è stata prevista un'organizzazione modulare (tre insegnanti su due classi) che porta ad un tempo-scuola di 33 ore settimanali (non già 30).
Quanto alla scuola dell'infanzia, dei 52 posti aggiuntivi assegnati a detto settore a livello regionale, 12 sono stati attribuiti alla provincia di Bologna. Per effetto di questa ulteriore attribuzione di posti, dal confronto degli organici di diritto del 2001/2002 con quelli del 2005/2006, risulta un complessivo aumento di 306 posti.
Pertanto, alla luce di quanto sopra esposto, non sono condivisibili le critiche contenute nell'interrogazione.
Il Sottosegretario di Stato per l'istruzione, per l'università e per la ricerca: Valentina Aprea.

CIRIELLI. - Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. - Per sapere - premesso che:
così come si evince dagli articoli allegati, la nuova linea ferroviaria ad alta velocità, la Napoli-Roma-Milano-Torino, all'altezza di Sesto Fiorentino (Firenze),


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transita al di sotto di un insediamento di edifici abitativi di proprietà del demanio militare;
l'insediamento abitativo è composto da 8 edifici, ciascuno con 12 appartamenti, tutti occupati da nuclei familiari di militari in servizio in zona;
in un primo momento sarebbe stato previsto l'abbattimento di n. 3 edifici su 8; in una fase successiva, considerata la discriminazione che si sarebbe creata tra le famiglie occupanti e le opere di cantierizzazione particolarmente pesanti sulla zona interessata, si sarebbe deciso di abbattere tutti gli edifici per poi ricostruirli in una zona vicina;
attualmente si attenderebbe il trasloco delle famiglie nella nuova residenza; in un successivo momento dovrebbe aver luogo l'abbattimento degli edifici in via Donizetti a Sesto Fiorentino;
secondo quanto indicato dagli articoli allegati, pare che l'Amministrazione Comunale di Sesto Fiorentino non avrebbe posto in essere alcuna iniziativa per poter recuperare parte del patrimonio abitativo evitandone, così, la distruzione;
la T.A.V. potrebbe provvedere alla conservazione ed al mantenimento degli alloggi in quanto, in termini di costi, sarebbe decisamente meno dispendioso di un eventuale abbattimento e sgombero degli edifici menzionati -:
se sia a conoscenza dei fatti esposti in premessa e, in caso affermativo, se intende intervenire presso il consorzio TAV per esaminare la possibilità di salvare il maggior numero di immobili possibili.
(4-14682)

Risposta. - In merito all'interrogazione in esame, Ferrovie dello Stato s.p.a. ha riferito che nella Conferenza di Servizi del 28 luglio 1998, il Ministero della difesa ha espresso parere favorevole al progetto relativo alla variante di Firenze Castello della tratta ferroviaria Bologna-Firenze, nelle more della definizione dell'interferenza della nuova linea ferroviaria alta velocità con il complesso abitativo costituito da 8 palazzine appartenenti al demanio militare site in Via Donizetti.
Nel maggio 2002 con la stipula del Protocollo d'Intesa con il Ministero della difesa e l'Agenzia del demanio, TAV si è impegnata a ricostruire a propria cura e spese le 8 palazzine ciascuna con 12 appartamenti delle stesse caratteristiche di quelli esistenti nell'ambito della caserma Donati in cambio dell'acquisizione da parte delle citate Amministrazioni di tutte le aree - e degli immobili che vi sono edificati - occorrenti alla realizzazione della linea alta velocità.
La ricostruzione delle palazzine da parte di TAV è a titolo di indennizzo per le aree e i sovrastanti fabbricati direttamente interessati al passaggio dell'alta velocità nonché di indennizzo delle ulteriori aree e sovrastanti fabbricati comunque interferiti dall'opera pubblica i quali, a causa della realizzazione della linea ferroviaria veloce, non potrebbero essere più utilizzati secondo l'attuale destinazione. Il Ministero della difesa ha garantito di provvedere alla dismissione all'Agenzia del demanio e quest'ultima alla consegna a TAV delle aree interessate dall'opera e relativi sovrastanti fabbricati solo ad avvenuta costruzione dei nuovi fabbricati e delle altre opere interessate ai lavori.
Il progetto della linea alta velocità nel tratto interessato dall'area della caserma Donati è stato quindi elaborato e perfezionato ipotizzando l'esecuzione dei lavori in assenza delle palazzine.
Tutta la cantierizzazione dei lavori che TAV è in procinto di affidare a seguito di avviso pubblico a licitazione privata è stata impostata sulla base della disponibilità di tutta l'area attualmente occupata dagli otto edifici per la collocazione degli impianti e delle attrezzature di cantiere.
È da evidenziare che l'unica area di manovra di stoccaggio di installazione degli impianti e delle attrezzature in genere sulla quale si basa il progetto di cantierizzazione, è proprio quella interessata dai due edifici di cui si richiede la salvaguardia. Tutto il resto dell'area impegnata dai lavori alta velocità si riduce ad una striscia strettamente


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coincidente con l'impronta della nuova opera con enormi condizionamenti dal punto di vista realizzativo per quanto riguarda gli accessi, la collocazione delle macchine, l'ubicazione dei baraccamenti a supporto l'installazione degli impianti e delle attrezzature accessorie, lo stoccaggio provvisorio dei materiali di costruzione e scavo.
Ferrovie dello Stato ha inoltre sottolineato che, qualora si salvaguardassero le palazzine più distanti dal tracciato alta velocità, resterebbero aperti due problemi di complessa risoluzione a carico dell'Amministrazione che acquisirà gli immobili:
1. la compatibilità igienico-sanitaria della presenza di famiglie residenti all'interno dei suddetti fabbricati per tutta la durata del cantiere con la difficoltà ad adottare efficaci interventi di mitigazione inquinamento ambientale da rumore da polveri e da emissioni di macchine ed impianti;
2. a lavori ultimati, se i due edifici venissero salvaguardati, rimarrebbero comunque interclusi tra la linea ferroviaria esistente a sud, la nuova linea alta velocità a nord-est e la viabilità comunale ad ovest.
Il Sottosegretario di Stato per le infrastrutture e per i trasporti: Nino Sospiri.

COLUCCI. - Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. - Per sapere - premesso che:
la società Grandi Stazioni delle Ferrovie avrebbe deciso la chiusura della chiesetta ubicata nella stazione centrale di Milano, al livello dei binari ed intende trasferirla nella parte sottostante la stazione, al di fuori dell'ambito ferroviario -:
se il Ministro non ritiene opportuno intervenire immediatamente onde evitare un ulteriore sconcio che si determina nell'ambito delle Ferrovie ed in particolare nell'area milanese dove alcuni dirigenti approfittando di incarichi particolari attribuiti loro dalla Direzione Generale delle Ferrovie addirittura assumono iniziative completamente in contrasto con gli interessi civili non solo dei ferrovieri ma dei cittadini che usufruiscono di determinati servizi di interesse collettivo;
se il Ministro assumerà le opportune iniziative per tutelare il comune senso religioso della comunità ed evitare quanto sopra detto.
(4-13564)

Risposta. - In merito all'interrogazione indicata in esame, Ferrovie dello Stato s.p.a. ha riferito che da una decina di anni la cappella della stazione centrale di Milano è collocata al piano dei binari in uno spazio di circa 70 mq il quale nel programma di rifunzionalizzazione e riqualificazione recentemente affidato e di imminente avvio è destinato ad accogliere attività rinnovate della Divisione passeggeri di Trenitalia s.p.a.
La delocalizzazione di funzioni impianti o attività è un elemento ricorrente nei programmi di riqualificazione e ad essa è stata comunque dedicata una complessa azione di individuazione di soluzioni alternative sempre condivise con i soggetti interessati.
Per quanto riguarda la cappella in questione si rassicura che non vi è alcuna retrocessione ambientale né tanto meno nessuna intenzione di privare chiunque ne senta l'esigenza di disporre di un luogo di culto adeguato e di massima accessibilità.
A tale riguardo Ferrovie dello Stato ha precisato che con il responsabile della cappella vi è un clima di massima collaborazione testimoniato dal fatto che il nuovo spazio individuato non solo ad avviso della società Grandi Stazioni ma anche dello stesso cappellano è stato giudicato adeguato, congruo nelle dimensioni e ubicato in un luogo di massima accessibilità in un contesto certamente migliore rispetto alla situazione attuale.
Infatti lo spazio che il progetto ha individuato è centrale rispetto a tutta la stazione ed è posto in adiacenza alla principale direttrice di transito che è il corpo delle nuove biglietterie e dei
tapis roulants, che portano al piano del ferro.


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Lo spazio in questione è situato nel mezzanino e l'accesso è collocato a pochi metri dallo sbarco dei tappeti mobili di pianta regolare e di dimensioni superiori a quelle attuali. La posizione della cappella potrà così essere immediatamente individuabile dagli utenti della stazione ed il nuovo sistema segnaletico consentirà di raggiungerla agevolmente. Gli interni della cappella saranno curati dagli architetti di Grandi Stazioni che opereranno con la massima cura e rispetto in analogia a quanto già realizzato nella nuova cappella della stazione di Roma Termini.
Durante il periodo dei cantieri poiché l'area attualmente occupata sarà fortemente interessata da opere è stato proposto al cappellano di stazione di usufruire di uno spazio appositamente allestito al piano terra di Piazza Luigi di Savoia così come era fino a 10 anni fa, fino alla realizzazione dei nuovi spazi previsti che verranno ultimati un anno e mezzo dalla data di avvio dei cantieri prevista per l'inizio del mese di ottobre 2005.
Il Sottosegretario di Stato per le infrastrutture e per i trasporti: Nino Sospiri.

DEIANA. - Al Ministro della difesa. - Per sapere - premesso che:
il quotidiano Il Tirreno e Rai News 24 - edizioni di sabato 16 luglio 2005 - riportano la notizia di un tentato furto presso il deposito munizioni Ederle (Bibbona-Cecina) di competenza dell'8 CERIMANT che contiene munizioni immagazzinate da anni;
la scoperta della violazione è stata fatta mercoledì 13 luglio dagli agenti della vigilanza privata in servizio presso il deposito che hanno notato la porta in legno della recinzione in filo spinato che delimita l'area del deposito, divelta;
l'indagine risulterebbe particolarmente difficile e delicata in quanto non è stato possibile accertare con esattezza quando l'effrazione sia stata effettivamente messa in atto e se i materiali contenuti nel deposito siano stati asportati poiché solo un inventano dettagliato potrà fare chiarezza sull'episodio;
i cinque chilometri del deposito che fino a qualche tempo fa erano presidiati lungo tutto il perimetro da decine di soldati di guardia sono attualmente sorvegliati all'esterno della base da sei guardie giurate della Vigilantes di Livorno, suddivise tre per ogni turno;
l'episodio in questione, già di per sé oltremodo allarmante, risulta essere tanto più grave per la situazione di rischio terrorismo a cui in cui il nostro Paese risulta essere particolarmente esposto in questo momento;
risulta all'interrogante - la quale ha recentemente visitato alcuni dei depositi munizioni e stabilimenti dipendenti dall'8 CERIMANT - che la maggior parte di tali depositi sono sprovvisti di adeguati sistemi elettronici di allarme e videocontrollo che dove presenti, sono comunque inefficienti o totalmente inidonei alle reali esigenze di sicurezza;
la direzione del CERIMANT alle perplessità espresse dall'interrogante in merito a tale situazione di evidente carenza aveva dato le più ampie rassicurazioni sulla sicurezza e l'inviolabilità dei depositi munizioni ed armamenti nonché sull'efficienza del servizio di vigilanza e guardiania;
quanto accaduto presso il deposito munizioni Ederle (Bibbona-Cecina) smentisce categoricamente tali rassicurazioni - come dimostrano episodi analoghi sempre più frequenti e ravvicinati nel tempo - e mostra una totale inadeguatezza sia delle attrezzature sia della capacità di tenere sotto controllo e sotto stretta sorveglianza strutture militari di particolare rilevanza come appunto i depositi, soprattutto in una fase tanto delicata sul piano della sorveglianza e delle sue garanzie -:
quali informazioni abbia il Ministro interrogato su tale episodio e se abbia dato l'avvio ad una inchiesta interna per fare


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chiarezza sulla dinamica dell'accaduto e sul materiale eventualmente trafugato;
quale valutazione ritiene di esprimere in merito alla gravità della circostanza che in un deposito munizioni, dove sono custoditi ordigni ed esplosivi di ogni tipo, si sia potuta verificare una intrusione da parte di estranei senza che il personale addetto alla vigilanza ed i sistemi di sicurezza di cui è dotato lo abbiano rilevato se il Ministro non ritenga di dover disporre immediate indagini sullo stato della sicurezza di tutti i depositi munizioni dislocati sul territorio nazionale, accertare nel contempo quali siano i reali compiti svolti e le responsabilità del personale addetto alla vigilanza oltre che dell'organo di controllo investito della direzione dei servizi di vigilanza e guardiania e ripristinare al più presto un livello appropriato di garanzia per tutte queste strutture affinché fatti di tali gravità non abbiano a ripetersi.
(4-16038)

Risposta. - In merito all'episodio di cui alle notizie stampa richiamate nella premessa all'atto, si precisa che nella notte fra il 12 e 13 luglio 2005, una delle Guardie giurate preposte al Servizio di vigilanza, nel giro di perlustrazione, ha rilevato che un lucchetto posto a chiusura di un cancello lungo la recinzione perimetrale esterna al Deposito munizioni «EDERLE» era stato forzato.
Il presunto tentativo di accedere all'interno della struttura, è fallito presumibilmente per la presenza di due robusti cancelli a protezione del sito.
Al momento, dalle informazioni fornite dalle Autorità competenti, non risulta essere stata avviata alcuna inchiesta interna, poiché non è stato trafugato alcun materiale, mentre sono in corso le indagini da parte dell'Autorità giudiziaria.
In particolare, il servizio di vigilanza presso tale deposito è assicurato da un sinergico e calibrato impiego di misure di protezione passiva, integrata dalla vigilanza continua, nell'arco dell'intera giornata, da parte di Guardie particolari giurate, in aderenza alla Direttiva sulla «Sicurezza delle installazioni militari».
In tale deposito si è provveduto, comunque, a concentrare il materiale sensibile (munizionamento ed esplosivi) in area, facilmente controllabile dal personale di vigilanza e dal sistema di video-sorveglianza elettronica.
Quanto allo stato di sicurezza delle infrastrutture militari sul territorio nazionale, si può assicurare che il Governo ha messo in atto tutte le misure per fronteggiare l'evolversi di qualsiasi minaccia interna o esterna attuando, a seconda delle situazioni, una serie di provvedimenti a difesa di ogni obiettivo sensibile sull'intero territorio nazionale.
In particolare, all'esterno delle basi la responsabilità della vigilanza e del controllo è di competenza del ministero dell'interno.
Tuttavia, qualora in funzione della situazione, il Consiglio dei ministri, su parere del Comitato nazionale dell'ordine e della sicurezza pubblica, ritenga necessario includere le infrastrutture militari tra gli obiettivi sensibili, potranno essere attivate ulteriori misure di vigilanza esterna, impiegando anche personale militare in concorso alle forze di polizia.
All'interno delle installazioni, invece, sono adottate delle misure preventive che, riflettendo le disposizioni emanate in ambito NATO, sono disposte dallo Stato Maggiore della difesa in base ad informazioni e/o valutazioni della minaccia effettuate dagli Organi di sicurezza nazionale o, per situazioni locali, dal comandante dell'installazione.
Tali misure, naturalmente, riguardano sia le installazioni la cui vigilanza è affidata a personale militare, sia quelle in cui la vigilanza risulta al momento affidata a ditte civili.
In conclusione, si può ragionevolmente affermare che la sicurezza delle aree dei depositi, ove è custodito il predetto materiale sensibile, è al momento, adeguatamente garantita dalle misure di protezione in vigore.
Il Ministro della difesa: Antonio Martino.


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DELL'ANNA. - Al Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca. - Per sapere - premesso che:
l'Ordinanza ministeriale 39/04 disciplina le procedure per l'inclusione nella graduatoria degli incarichi annuali per dirigenti scolastici relativamente all'anno scolastico 2004/2005;
la Corte dei conti nel registrare l'ordinanza ministeriale 39/04 ha rilevato che la riserva dei posti ai sensi della legge 68/99, come era stato previsto nel provvedimento, non poteva applicarsi ai concorsi ed agli incarichi annuali;
il 13 luglio 2004 è stata pubblicata all'albo del Centro Servizi amministrativi (CSA) di Lecce, la graduatoria definitiva degli aspiranti all'incarico annuale di dirigente scolastico per la scuola primaria e secondaria di primo grado;
sulla Gazzetta Ufficiale del 28 luglio 2004 è stata pubblicata la legge n. 186 del 27 luglio 2004 che converte il decreto-legge 28 maggio 2004, n. 136, che all'articolo 8-bis stabilisce che la riserva dei posti si applica anche nell'ambito delle procedure di reclutamento dei dirigenti scolastici con incarico annuale;
gli aventi diritto, dopo la pubblicazione della citata legge, e, comunque, prima che si esaurissero le procedure di reclutamento, hanno chiesto che, alla luce della nuova disposizione legislativa, il C.S.A. di Lecce applicasse per l'anno scolastico 2004/2005 la percentuale di riserva prevista;
il C.S.A. di Lecce non ha ritenuto applicare per l'anno scolastico 2004/2005 la percentuale della riserva dei posti così come richiesto dagli aventi diritto -:
quali iniziative il Ministro intenda adottare perché gli aspiranti della Provincia di Lecce, aventi diritto per l'anno scolastico 2004/2005, all'incarico annuale di dirigente scolastico, per effetto del diritto alla riserva dei posti ai sensi della legge 68/99, non rimangano discriminati e danneggiati dalla determinazione assunta dal C.S.A di Lecce.
(4-14700)

Risposta. - Si risponde alla interrogazione parlamentare indicata in argomento con la quale, l'interrogante chiede iniziative da parte di questo ministero perché nella provincia di Lecce gli aspiranti agli incarichi per dirigenti scolastici, per l'anno scolastico 2004-2005, aventi diritto alla riserva dei posti ai sensi della legge n. 68 del 1999, non rimangano discriminati e danneggiati dalla mancata applicazione, da parte del Centro servizi amministrativi della provincia medesima, della normativa introdotta dall'articolo 8-bis della legge n. 186 del 27 luglio 2004.
Al riguardo si fa presente che l'ordinanza ministeriale n. 39 del 1o aprile 2004, prot. n. 464, riguardante il conferimento degli incarichi di presidenza nelle scuole primarie e secondarie di I grado, nelle scuole secondarie superiori e negli istituti educativi, aveva previsto agli articoli 3, 5 e 6 l'attribuzione del diritto alla riserva dei posti ai candidati in possesso dei requisiti previsti dalla legge n. 68 del 12 marzo 1999.
Questo ministero, con nota del 2 aprile 2004, ha diramato il testo dell'ordinanza ministeriale riservandosi di comunicare gli estremi di registrazione dell'ordinanza da parte della Corte dei conti.
Successivamente, in data 3 maggio 2004, il ministero medesimo, nel comunicare detti estremi, ha anche fatto presente che dal testo già portato a conoscenza dovevano essere espunte le disposizioni riguardanti la riserva dei posti di cui alla legge n. 68 del 1999, in conformità alle osservazioni mosse dal suddetto Organo di controllo.
Pertanto, la commissione incaricata di valutare le domande prodotte dagli aspiranti in provincia di Lecce ha operato di conseguenza.
Le graduatorie definitive sono state pubblicate il 13 luglio ed il giorno 15 luglio il dirigente del Centro servizi amministrativi di Lecce ha disposto gli incarichi nel rispetto dei termini posti dall'ordinanza così come modificata a seguito delle osservazioni mosse dalla Corte dei conti.


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Soltanto in data 28 luglio 2004 è stata pubblicata nella Gazzetta Ufficiale del 28 luglio 2004, Supplemento Ordinario n. 131, la legge 27 luglio 2004, n. 186, che ha convertito con modificazioni il decreto-legge 28 maggio 2004, n. 136, recante disposizioni urgenti per garantire la funzionalità di taluni settori della pubblica amministrazione. Disposizioni per la rideterminazione di deleghe legislative e altre disposizioni connesse.
L'articolo 8-
bis - il quale dispone che le riserve di posti previste dalla legge 12 marzo 1999, n. 68, si applicano alle procedure concorsuali previste dall'articolo 29 del decreto legislativo 30 marzo 2001, n. 165, ivi incluse quelle per il conferimento degli incarichi di presidenza, di durata annuale, negli istituti e nelle scuole di istruzione secondaria, nei licei artistici e negli istituti d'arte - è stato introdotto in sede di conversione del decreto-legge n. 136, e pertanto è intervenuto quando la quasi totalità degli incarichi era stata già conferita.
Si fa presente, infine, che soltanto un docente, in data 8 luglio 2004, ha prodotto reclamo avverso la graduatoria provvisoria per la mancata valutazione della riserva, in quanto orfano di guerra e il reclamo, a quella data, è stato respinto. La graduatoria definitiva non è stata impugnata.
Il Sottosegretario di Stato per l'istruzione, per l'università e per la ricerca: Valentina Aprea.

DELMASTRO DELLE VEDOVE e MEROI. - Al Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca. - Per sapere - premesso che:
il problema della lotta all'obesità ha assunto una rilevanza notevole anche nell'azione di Governo, soprattutto in relazione al fatto che la patologia si è diffusa fra i giovani ed i giovanissimi;
il Piemonte è la prima delle quattro regioni pilota (con Abruzzo, Calabria e Puglia) in cui è stato concretamente avviato il progetto «Alimentazione, movimenti, stili di vita: istruzioni per l'uso»;
l'iniziativa promossa dal Ministero dell'istruzione, dalla Regione Piemonte e da Confindustria, si propone, grazie ad un preciso ed organico percorso didattico che coinvolge scuole di primo e di secondo grado, di dichiarare guerra all'obesità ed a tutte le disfunzioni alimentari;
il primo passo consisterà nell'introduzione nelle scuole di attività che garantiscano una pratica quotidiana di almeno trenta minuti di attività motoria al giorno;
i contenuti di questo progetto sono stati anche definiti anche grazie alle ricerche condotte a livello europeo che hanno definito i cinque principi fondamentali sugli stili di vita corretti;
la prima fase del progetto prevede un monitoraggio della situazione attuale, attraverso un questionario che coinvolge più di quattromila studenti, con domande che vertono principalmente su abitudini alimentari e comportamenti relativi alla pratica motoria e sportiva offerte dal territorio;
sulla base dei risultati di questa indagine è stata avviata la formazione di docenti e l'elaborazione dei relativi percorsi didattici;
formati i docenti, nelle prossime settimane si avvieranno nelle scuole che prendono parte all'iniziativa i percorsi didattici definiti in occasione del corso di formazione;
quanto sin qui realizzato nella Regione di Piemonte mostra caratteri di cosi marcata positività da consigliare l'immediata applicazione del progetto anche in tutto il resto del territorio nazionale -:
se, in relazione ai passi concreti già realizzati in Piemonte nel quadro della dichiarata lotta all'obesità, soprattutto nelle fasce giovanili, non ritenga utile ed opportuno esportare su tutto il territorio nazionale il progetto che ha coinvolto le scuole piemontesi.
(4-13141)


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Risposta. - Si risponde all'interrogazione parlamentare indicata in esame, con la quale l'interrogante, nel far presente che in Piemonte è stato attivato il progetto «Alimentazione, movimenti, stili di vita: istruzioni per l'uso» per combattere l'obesità tra i giovani e sensibilizzare il mondo della scuola sull'importanza che una sana alimentazione e l'attività fisica, hanno per un corretto stile di vita, chiede se, in seguito ai positivi risultati ottenuti in Piemonte, non sia utile ed opportuno esportare su tutto il territorio nazionale il progetto in atto nelle scuole piemontesi.
Al riguardo si precisa prima di tutto che l'amministrazione è consapevole che l'attività motoria e sportiva e l'educazione alimentare sono fondamentali per la sana crescita delle giovani generazioni ed efficaci per prevenire fenomeni e patologie fisiche.
La riforma del sistema scolastico valorizza il ruolo e la funzione dell'educazione fisica nel processo della formazione delle giovani generazioni e, coerentemente con lo spirito che la anima, riconoscendo allo studente la capacità di concorrere alla costituzione del proprio percorso scolastico, distribuisce lo studio di detta disciplina tra il percorso obbligatorio e il percorso opzionale obbligatorio.
Nel primo ciclo sono state conservate le ore previste dalla disciplina previgente, e in più, sono state introdotte ore obbligatorie per le scuole, facoltative a scelta dello studente e delle famiglie, che diventano peraltro obbligatorie una volta effettuata la scelta.
Tali scelte, ad oggi limitate dall'esigenza di procedere con gradualità alla modifica delle dotazioni organiche, a regime potranno esplicarsi liberamente e presumibilmente si indirizzeranno in larga misura verso l'educazione motoria.
Per quanto riguarda il secondo ciclo, i quadri orari di cui allo schema del decreto legislativo, approvato dal Consiglio dei Ministri in prima lettura in data 27 maggio 2005, prevedono per tutti i licei 66 ore di insegnamento annue. Inoltre è stata inserita apposita previsione che riconosce crediti formativi conseguiti nelle attività sportive svolte dallo studente presso associazioni sportive ed a tal fine promuove apposite convenzioni.
Si ricorda anche, che l'educazione alla salute ed alimentare, unitamente all'educazione alla cittadinanza, all'educazione stradale, all'educazione ambientale e all'educazione all'affettività fanno parte degli obiettivi specifici di apprendimento dell'educazione alla convivenza civile sia per la scuola primaria che per la scuola secondaria di primo grado; queste educazioni, che tutti i docenti sono chiamati a insegnare, potranno contribuire a prevenire il fenomeno dell'obesità giovanile.
Con riguardo al progetto, al quale fa riferimento l'interrogante, si fa presente che esso è partito dalla regione Piemonte, con un seminario di formazione rivolto ai docenti di scuola primaria e secondaria di primo grado.
Il progetto, prevede il coinvolgimento attivo degli studenti e dei docenti delle scuole inserite nel programma, attraverso percorsi formativi centrati sulla qualità dell'alimentazione e sulla pratica motoria.
Alle scuole vengono richiesti dei precisi impegni sui temi che coinvolgono i propri studenti e, tale impegno si traduce in aspetti organizzativi, in azioni multidisciplinari per la progettazione e l'utilizzo di materiale didattico specifico, in azioni di coinvolgimento delle famiglie, in forme di collaborazione con gli enti locali, con istituzioni, con associazioni e soggetti privati.
Particolare importanza assume il coordinamento di azioni tra i soggetti coinvolti per la definizione di tutte le possibili intese, in particolare tra regione e provincia, utili a creare le sinergie necessarie a realizzare gli obiettivi del progetto e a favorire una positiva ricaduta sulle scuole in termini di formazione e supporti per l'espletamento di tali attività.
Il progetto della regione Piemonte sarà esteso in via sperimentale alle regioni Abruzzo, Puglia, Calabria e gli interventi previsti per le scuole saranno organizzati e coordinati dagli uffici scolastici regionali.
L'obiettivo fondamentale è quello di individuare un percorso didattico, con la partecipazione attiva di docenti ed allievi, che permetta di inserire stabilmente nel


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curriculum scolastico il tema della corretta alimentazione correlata ad una sana attività motoria, quali componenti essenziali per uno stile di vita salutare.
Al progetto collaborano la Federazione medico sportiva italiana del Coni, la Federazione italiana dei medici pediatri e l'Unione nazionale dei consumatori.
Ad avviso di questo ministero l'iniziativa potrà essere diffusa su tutto il territorio nazionale; è però indispensabile che la scuola, pur avendo una parte fondamentale nella realizzazione dell'iniziativa, riceva gli aiuti e la partecipazione di tutti gli enti ed i soggetti ora coinvolti nella fase sperimentale.
Il Sottosegretario di Stato per l'istruzione, per l'università e per la ricerca: Valentina Aprea.

DELMASTRO DELLE VEDOVE. - Al Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca. - Per sapere - premesso che:
secondo quanto riportato nel Dossier di Legambiente sullo stato di salute degli edifici scolastici, dossier denominato «Ecosistema scuola 2005», il 33,71 per cento degli immobili che ospitano le scuole vive in una condizione di rischio sismico;
in particolare, significativa risulta la condizione in cui versano gli edifici scolastici in Lombardia ove nel 2002 e nel 2003 il 62,11 ed il 62,09 per cento degli edifici scolastici era in possesso di certificazione di agibilità statica rilasciata, con una elevata percentuale di edifici, pari ad oltre il 37 per cento, privi di tale requisito;
è evidente la necessità di sollecitare la direzione regionale competente affinché si provveda a dotare tutti gli edifici scolastici di tale certificazione, tanto più che in questa Regione addirittura fra il 2002 ed il 2003 è leggermente diminuita la percentuale di edifici in possesso della richiesta certificazione -:
se non ritenga di dover sollecitare la direzione regionale della Lombardia affinché siano espletate le verifiche ed i sopralluoghi necessari per l'ottenimento della certificazione di agibilità statica degli edifici scolastici della regione.
(4-13980)

Risposta. - Si risponde alla interrogazione parlamentare indicata in esame in merito alla pubblicazione del dossier Legambiente denominato «Ecosistema 2005» sullo stato di salute degli edifici scolastici della Lombardia e si comunica quanto segue.
È da premettere che il MIUR non partecipa direttamente all'attivazione di opere di edilizia scolastica sul territorio, essendone riservata la programmazione alle rispettive regioni e la loro concreta attuazione (realizzazione, fornitura, manutenzione ordinaria e straordinaria, compresi l'adeguamento la messa a norma ed in sicurezza) ai singoli enti locali, comuni e province, puntualmente obbligati.
Ciò nonostante questa amministrazione vi ha spesso fattivamente contribuito,
ad adiuvandum, attraverso l'attribuzione di appositi finanziamenti, sotto forma di mutui accendibili presso la Cassa depositi e prestiti, con totale ammortamento a carico dello Stato. In particolare, ai sensi dell'articolo 4 della legge 11 gennaio 1996, n. 23, che ha previsto l'attivazione di piani triennali di programmazione regionale, articolati in singoli piani annuali attuativi, al momento è stata complessivamente attribuita una somma equivalente a circa 4.000 miliardi di lire. Somma, questa, che, in virtù degli indirizzi previsti, nei singoli decreti di riferimento, è stata essenzialmente dedicata all'adeguamento ed alla messa a norma degli edifici scolastici (ivi compresa l'eventuale riconduzione a salubrità) favorendo così la concreta applicazione, da parte dei competenti enti locali, della normativa di riferimento (ed in particolare dell'articolo 15 della legge n. 265 del 1999, che prevedeva il completamento di tali attività entro il 31 dicembre 2004, recentemente prorogato al 30 giugno 2006) e che, peraltro, si aggiunge a quelle già erogate in precedenza per analoghe finalità ed ammontanti ad altri 5.700 miliardi di lire.


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Con particolare riguardo alle zone collegate al rischio sismico, il MIUR non ha mancato di intervenire ed infatti sono stati espressamente contemplati appositi interventi con la legge 27 dicembre 2002, n. 289, che all'articolo 80, comma 21, nell'ambito del programma delle infrastrutture scolastiche, ha previsto l'inserimento, del programma delle infrastrutture strategiche attraverso un apposito «piano straordinario per la messa in sicurezza degli edifici scolastici, con particolare riferimento a quelli insistenti nelle zone soggette a rischio sismico, predisposto di concerto con il Ministero delle infrastrutture, da sottoporre, sentita la Conferenza unificata, al CIPE, che ripartisce parte delle risorse citate, tenuto conto di quanto stabilito dall'articolo 3 della legge 23 del 1996». A fronte, poi, delle difficoltà di copertura finanziaria, per favorirne concretamente l'avvio, con la legge 24 dicembre 2003, n. 350 (legge finanziaria 2004) è stata disposta la riserva al piano di una somma non inferiore al 10 per cento delle risorse destinate complessivamente all'attivazione del programma delle infrastrutture strategiche nel quale lo stesso piano s'inserisce, disponibili al 1o gennaio 2004.
Pertanto, oltre al piano generale tempestivamente predisposto e che prevede per i primi interventi al riguardo un considerevole impegno finanziario pari ad 8.000 miliardi di vecchie lire realizzabile attraverso un'adeguata pluriennalità, è stato definito un primo piano stralcio di circa 194 milioni di euro, per 738 interventi, formulato dalle competenti Regioni sulla base delle richieste dei rispettivi Enti locali ed approvato da un'apposita commissione tecnico-scientifica, costituita presso il ministero delle infrastrutture di cui fanno parte anche rappresentanti del MIUR, della protezione civile e delle regioni.
Tale piano è stato definitivamente approvato dal Cipe nella seduta del 20 dicembre 2004 e la relativa delibera, in corso di registrazione alla Corte dei conti, sara pubblicata nella
Gazzetta Ufficiale per il concreto avvio delle attività, mentre a breve si procederà alla predisposizione dei programmi di completamento, sulla base delle linee-guida indicate dalla commissione predetta, inserendo secondo un ordine di priorità decrescente i restanti interventi da effettuare e cominciando con l'utilizzare le risorse ancora disponibili tratte dal 10 per cento di cui si è detto. Tali risorse, secondo le stime del Ministero dell'economia e finanze, dovrebbero consentire un ulteriore volume di investimenti di circa 270 milioni di euro. Per anticipare le spese per la progettazione delle opere di cui sopra è stata prevista la riserva del 30 per cento del fondo di rotazione presso la cassa depositi e prestiti.
A seguito, poi, del monitoraggio attivato nel 2002 da questo ministero sulla «cultura della sicurezza nelle scuole» e sostanzialmente rivolto a conoscere lo stato di avanzamento delle attività di competenza dell'amministrazione scolastica, con particolare riguardo alle iniziative di formazione del relativo personale, si è intervenuti con l'assegnazione di più di 20 milioni di euro annui alle Direzioni regionali, prioritariamente finalizzati all'esercizio di tali attività, anche con la collaborazione dei vigili del fuoco, con i quali è stata sottoscritta un'apposita convenzione diretta ad agevolarne il compimento. Il monitoraggio ha fatto emergere anche indicazioni afferenti alle attività di diretta pertinenza degli Enti locali quali, a titolo esemplificativo, certificazioni ed attività strutturali; si è provveduto pertanto, ad inoltrarlo, per gli interventi di rispettiva competenza, anche alle rappresentanze degli enti locali competenti.
In ordine, infine, all'ulteriore questione rappresentata dall'interrogante in merito alla conoscenza, da parte dell'amministrazione scolastica di eventuali situazioni di degrado delle strutture scolastiche, ribadito come l'eventuale problematica sostanziale rientri comunque nelle attribuzioni istituzionali degli enti locali, si rammenta come l'articolo 7 della legge n. 23 del 1996 attribuisce a questo ministero la realizzazione e la cura, nell'ambito del proprio sistema informativo e con la collaborazione degli enti stessi, di un'anagrafe nazionale dell'Edilizia scolastica, articolata per regioni e diretta ad accertare la consistenza, la situazione e la funzionalità del relativo patrimonio,


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al fine di attivare uno strumento conoscitivo per i diversi livelli di programmazione.
Tale anagrafe, peraltro, oltre all'essenziale collaborazione delle scuole e degli enti locali, vede il concorso attivo delle regioni, alle quali spetta, in prima istanza, la costituzione della base dati attraverso l'utilizzo di rilevatori, opportunamente formati, che, spostandosi sul territorio di competenza, acquisiscono le informazioni contemplate dalle apposite schede di rilevazione le quali, transitando dai nodi regionali pervengono poi al MIUR.
Attraverso tali informazioni, molteplici e particolarmente articolate, sarà finalmente possibile conoscere, da parte di tutti gli addetti ai lavori, l'effettivo stato degli edifici scolastici pubblici dell'intero territorio nazionale, con particolare riguardo al livello di sicurezza e di agibilità, alle barriere architettoniche, all'affollamento, all'idoneità e salubrità delle strutture e delle zone nelle quali insistono ed ogni altra caratteristica, a fronte della quale poter assumere, secondo le rispettive competenze, le necessarie iniziative.
La rilevazione riguarderà circa 42.000 edifici nei quali operano le quasi 10.800 istituzioni scolastiche statali, con un'utenza di più di 9 milioni di persone: tale importante rilevazione si caratterizza per il coinvolgimento di tutte le componenti interessate (Uffici centrali e periferici del Ministero, regioni, province, comuni e scuole) in un'ottica di fattiva collaborazione sinergica, esplicatasi, peraltro, fin dall'avvio dell'iniziativa, con una piena condivisione dei contenuti, delle finalità e di tutti i relativi passi procedurali.
L'iniziativa - si ricorda che è contenuta in una legge del 1996 - è stata concretamente avviata.
Il ministero ha posto in essere tutte le attività di competenza, quali, a titolo esemplificativo, la definizione delle schede di rilevazione, la predisposizione del relativo manuale, la formazione dei formatori regionali che devono, a loro volta, formare i rilevatori locali (più di mille sull'intero territorio nazionale), la predisposizione dei nodi regionali, la formazione dei relativi responsabili e l'avvio di procedure pilota: la sua conclusione è prevista per i primi mesi del 2006.
Per quanto riguarda la regione Lombardia si comunica quanto riferito dal direttore generale dell'ufficio scolastico regionale.
Come evidenziato dall'interrogante, tra l'anno 2002 ed il 2003 è stata registrata una diminuzione della percentuale degli edifici scolastici in possesso della certificazione di agibilità statica: tale diminuzione è certamente dovuta agli eventi sismici verificatisi il 31 ottobre 2002, con epicentro il lago d'Iseo, cui ha fatto seguito il terremoto del 24 novembre 2004, che ha interessato alcune zone della provincia di Brescia, riducendo ulteriormente il numero degli edifici a norma.
Per quanto di competenza dell'ufficio scolastico regionale si è preso atto dell'individuazione delle zone a rischio sismico operata come disposto dall'ordinanza del dipartimento della protezione civile, n. 2788 del 12 giugno 1998.
È stato quindi fornito ai dirigenti dei Centri servizi amministrativi di Bergamo, Brescia, Cremona e Pavia un
vademecum utile per i dirigenti scolastici al fine di prevenire ed affrontare le situazioni di emergenza derivanti dal rischio sismico con allegato lo stralcio del decreto del Presidente della Repubblica 6 giugno 2001, n. 380 «Testo unico delle disposizioni legislative e regolamentari in materia di edilizia», per la parte riguardante la normativa per le costruzioni in zone sismiche e la normativa concernente il certificato di agibilità. La predetta documentazione è stata completata con i fac-simile delle certificazioni che devono costituire il «fascicolo della sicurezza» di ciascun edificio scolastico.
Con D.D.G. n. 130, prot. 11681 del 27 novembre 2002, è stata così ripartita tra i suddetti CSA, con scuole ubicate in comuni ad elevato rischio sismico, la somma assegnata da questo ministero, pari a 458.896,27 euro, sulla base del numero dei centri di erogazione del servizio scolastico:
Bergamo - euro 19.322,00;
Brescia - euro 386.439,27;


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Cremona - euro 21.737,00;
Pavia - euro 31.398,00.

La predetta assegnazione di fondi era destinata ad utenti-datori di lavoro e non esimeva, pertanto, i comuni e le province, in quanto proprietari degli immobili, dall'effettuare i dovuti interventi per la messa in sicurezza degli edifici scolastici.
Si precisa, inoltre, che nel novembre del 2002 i dirigenti dei CSA delle predette province sono stati sollecitati, previo controllo del questionario compilato da ciascuna istituzione scolastica, ai sensi della circolare ministeriale n. 85 prot. 1027 dell'8 maggio 2001, ad invitare gli uffici tecnici degli enti locali di competenza, a produrre, per ciascun edificio, il certificato di agibilità statica, oltre al certificato di agibilità igienico-sanitaria e di prevenzione incendi, ove non ancora acquisiti. L'invito è stato rivolto anche per intervenire presso le istituzioni scolastiche delle rispettive province, anche non situate in zone a rischio sismico.
Il direttore generale in parola, proprio in considerazione della percentuale di carenza di certificazioni rilevata dall'indagine di Legambiente, ha esteso tali prescrizioni a tutti i Centri servizi amministrativi della Lombardia.
Il Sottosegretario di Stato per l'istruzione, per l'università e per la ricerca: Valentina Aprea.

DELMASTRO DELLE VEDOVE. - Al Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca. - Per sapere - premesso che:
secondo quanto riportato nel Dossier di Legambiente sullo stato di salute degli edifici scolastici, dossier denominato «Ecosistema scuola 2005», il 33,71 per cento degli immobili che ospitano la scuole vive in una condizione di rischio sismico;
in particolare, significativa risulta la condizione in cui versano gli edifici scolastici in Umbria ove nel 2002 e nel 2003 il 48,75 ed il 48,94 per cento degli edifici scolastici era in possesso di certificazione di agibilità statica rilasciata, con una elevata percentuale di edifici, pari ad oltre il 61 per cento, privi di tale requisito;
va ricordato che la media nazionale relativa al possesso della certificazione di agibilità statica degli edifici scolastici è stata, negli anni 2002 e 2003, rispettivamente del 57,68 e del 57,54 per cento, sicché la situazione in Umbria è particolarmente delicata in quanto si colloca al di sotto della già preoccupante media nazionale;
è evidente la necessità di sollecitare la direzione regionale competente affinché si provveda a dotare tutti gli edifici scolastici di tale certificazione -:
se non ritenga di dover sollecitare la direzione regionale dell'Umbria affinché siano espletate le verifiche ed i sopralluoghi necessari per l'ottenimento della certificazione di agibilità statica degli edifici scolastici della regione.
(4-13986)

Risposta. - Si risponde alla interrogazione parlamentare in esame in merito alla pubblicazione del dossier Legambiente denominato «Ecosistema 2005» sullo stato di salute degli edifici scolastici della Regione Umbria e si comunica quanto segue.
È da premettere che il MIUR non partecipa direttamente all'attivazione di opere di edilizia scolastica sul territorio, essendone riservata la programmazione alle rispettive regioni e la loro concreta attuazione (realizzazione, fornitura, manutenzione ordinaria e straordinaria, compresi l'adeguamento la messa a norma ed in sicurezza) ai singoli enti locali, comuni e province, puntualmente obbligati.
Ciò nonostante questa amministrazione vi ha spesso fattivamente contribuito,
ad adiuvandum, attraverso l'attribuzione di appositi finanziamenti, sotto forma di mutui accendibili presso la Cassa depositi e prestiti con totale ammortamento a carico dello Stato. In particolare, ai sensi dell'articolo 4 della legge 11 gennaio 1996, n. 23, che ha previsto l'attivazione di piani triennali di programmazione regionale, articolati


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in singoli piani annuali attuativi, al momento è stata complessivamente attribuita una somma equivalente a circa 4.000 miliardi di lire. Somma, questa, che, in virtù degli indirizzi previsti nei singoli decreti di riferimento, è stata essenzialmente dedicata all'adeguamento ed alla messa a norma degli edifici scolastici (ivi compresa l'eventuale riconduzione a salubrità) favorendo così la concreta applicazione, da parte dei competenti enti locali, della normativa di riferimento (ed in particolare dell'articolo 15 della legge n. 265 del 1999, che prevedeva il completamento di tali attività entro il 31 dicembre 2004, recentemente prorogato al 30 giugno 2006) e che, peraltro, si aggiunge a quelle già erogate in precedenza per analoghe finalità ed ammontanti ad altri 5.700 miliardi di lire.
Con particolare riguardo alle zone collegate al rischio sismico, il MIUR non ha mancato di intervenire ed infatti sono stati espressamente contemplati appositi interventi con la legge 27 dicembre 2002, n. 289, che all'articolo 80, comma 21, nell'ambito del programma delle infrastrutture scolastiche, ha previsto l'inserimento, del programma delle infrastrutture strategiche attraverso un apposito «piano straordinario per la messa in sicurezza degli edifici scolastici, con particolare riferimento a quelli insistenti nelle zone soggette a rischio sismico, predisposto di concerto con il Ministero delle infrastrutture, da sottoporre, sentita la Conferenza unificata, al CIPE, che ripartisce parte delle risorse citate, tenuto conto di quanto stabilito dall'articolo 3 della legge n. 23 del 1996». A fronte, poi, delle difficoltà di copertura finanziaria, per favorirne concretamente l'avvio, con la legge 24 dicembre 2003, n. 350 (legge finanziaria 2004) è stata disposta la riserva al piano di una somma non inferiore al 10 per cento delle risorse destinate complessivamente all'attivazione del programma delle infrastrutture strategiche nel quale lo stesso piano s'inserisce, disponibili al 1o gennaio 2004.
Pertanto, oltre al piano generale tempestivamente predisposto e che prevede per i primi interventi al riguardo un considerevole impegno finanziario pari ad 8.000 miliardi di vecchie lire realizzabile attraverso un'adeguata pluriennalità, è stato definito un primo piano stralcio di circa 194 milioni di euro, per 738 interventi, formulato dalle competenti regioni sulla base delle richieste dei rispettivi enti locali ed approvato da un'apposita commissione tecnico-scientifica, costituita presso il ministero delle infrastrutture di cui fanno parte anche rappresentanti del MIUR, della protezione civile e delle regioni.
Tale piano è stato definitivamente approvato dal CIPE nella seduta del 20 dicembre 2004 e la relativa delibera, in corso di registrazione alla Corte dei conti, sarà pubblicata nella
Gazzetta Ufficiale, per il concreto avvio delle attività, mentre a breve si procederà alla predisposizione dei programmi di completamento, sulla base delle linee-guida indicate dalla commissione predetta, inserendo secondo un ordine di priorità decrescente i restanti interventi da effettuare e cominciando con l'utilizzare le risorse ancora disponibili tratte dal 10 per cento di cui si è detto. Tali risorse, secondo le stime del ministero dell'economia e finanze, dovrebbero consentire un ulteriore volume di investimenti di circa 270 milioni di euro. Per anticipare le spese per la progettazione delle opere di cui sopra è stata prevista la riserva del 30 per cento del fondo di rotazione presso la cassa depositi e prestiti.
A seguito, poi, del monitoraggio attivato nel 2002 da questo ministero sulla «cultura della sicurezza nelle scuole» e sostanzialmente rivolto a conoscere lo stato di avanzamento delle attività di competenza dell'amministrazione scolastica, con particolare riguardo alle iniziative di formazione del relativo personale, si è intervenuti con l'assegnazione di più di 20 milioni di euro annui alle direzioni regionali, prioritariamente finalizzati all'esercizio di tali attività, anche con la collaborazione dei vigili del fuoco, con i quali è stata sottoscritta un'apposita convenzione diretta ad agevolarne il compimento. Il monitoraggio ha fatto emergere anche indicazioni afferenti alle attività di diretta pertinenza degli enti locali quali, a titolo esemplificativo, certificazioni ed attività strutturali; si è provveduto pertanto,


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ad inoltrarlo, per gli interventi di rispettiva competenza, anche alle rappresentanze degli enti locali competenti.
In ordine, infine, all'ulteriore questione rappresentata dall'interrogante in merito alla conoscenza, da parte dell'amministrazione scolastica di eventuali situazioni di degrado delle strutture scolastiche, ribadito come l'eventuale problematica sostanziale rientri comunque nelle attribuzioni istituzionali degli enti locali, si rammenta come l'articolo 7 della legge n. 23 del 1996 attribuisce a questo Ministero la realizzazione e la cura, nell'ambito del proprio sistema informativo e con la collaborazione degli enti stessi, di un'anagrafe nazionale dell'edilizia scolastica, articolata per regioni e diretta ad accertare la consistenza, la situazione e la funzionalità del relativo patrimonio, al fine di attivare uno strumento conoscitivo per i diversi livelli di programmazione.
Tale anagrafe, peraltro, oltre all'essenziale collaborazione delle scuole e degli enti locali, vede il concorso attivo delle regioni, alle quali spetta, in prima istanza, la costituzione della base dati attraverso l'utilizzo di rilevatori, opportunamente formati, che, spostandosi sul territorio di competenza, acquisiscono le informazioni contemplate dalle apposite schede di rilevazione le quali, transitando dai nodi regionali pervengono poi al MIUR.
Attraverso tali informazioni, molteplici e particolarmente articolate, sarà finalmente possibile conoscere, da parte di tutti gli addetti ai lavori, l'effettivo stato degli edifici scolastici pubblici dell'intero territorio nazionale, con particolare riguardo al livello di sicurezza e di agibilità, alle barriere architettoniche, all'affollamento, all'idoneità e salubrità delle strutture e delle zone nelle quali insistono ed ogni altra caratteristica, a fronte della quale poter assumere, secondo le rispettive competenze, le necessarie iniziative.
La rilevazione riguarderà circa 42.000 edifici nei quali operano le quasi 10.800 istituzioni scolastiche statali, con un'utenza di più di 9 milioni di persone: tale importante rilevazione si caratterizza per il coinvolgimento di tutte le componenti interessate (Uffici centrali e periferici del ministero, regioni, province, comuni e scuole) in un'ottica di fattiva collaborazione sinergica, esplicatasi, peraltro, fin dall'avvio dell'iniziativa, con una piena condivisione dei contenuti, delle finalità e di tutti i relativi passi procedurali.
L'iniziativa - si ricorda che è contenuta in una legge del 1996 - è stata concretamente avviata.
Il ministero ha posto in essere tutte le attività di competenza, quali, a titolo esemplificativo, la definizione delle schede di rilevazione, la predisposizione del relativo manuale, la formazione dei formatori regionali che devono, a loro volta, formare i rilevatori locali (più di mille sull'intero territorio nazionale), la predisposizione dei nodi regionali, la formazione dei relativi responsabili e l'avvio di procedure pilota: la sua conclusione è prevista per i primi mesi del 2006.
La regione Umbria - Giunta regionale - Direzione politiche territoriali ambiente ed infrastrutture - Servizio protezione civile e prevenzione dai rischi di Perugia, su richiesta del Direttore generale dell'Ufficio scolastico regionale, ha comunicato di ritenere che le percentuali indicate nel
dossier di Legambiente riguardino gli edifici in cemento armato od acciaio costruiti successivamente alla legge n. 1086 del 1971, e quelli in muratura, costruiti dopo l'entrata in vigore dell'apposita normativa (decreto ministeriale 20 novembre 1987) per i quali è previsto il successivo collaudo delle opere realizzate, mentre per quelli costruiti prima dell'emanazione della suddetta legge n. 1086, il documento rilasciato dal comune era di «agibilità», e precisamente agibilità generale, e non strutturale.
Riguardo agli edifici in muratura, costruiti dopo l'entrata in vigore del decreto ministeriale 24 gennaio 1986 «Norme tecniche per le costruzioni in zone sismiche», del decreto ministeriale 16 gennaio 1996 e da ultimo dell'OPCM 3274 del 2004, sono state disposte norme in merito alla costruzione di edifici e per la conseguente attestazione di realizzazione dell'intervento, che


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per gli adeguamenti, prevede il collaudo, come dal citato decreto ministeriale 24 gennaio 1986.
La regione Umbria, con DGR n. 1816 del 20 novembre 2002, ha istituito l'«Osservatorio sull'edilizia scolastica regionale», con la finalità di gestire tutti gli aspetti relativi alla sicurezza degli edifici scolastici sul territorio regionale ed, in particolare, quello relativo alla vulnerabilità sismica effettuando, in collaborazione con i comuni, una indagine su 704 edifici scolastici di ogni ordine e grado: il risultato è stato ratificato con la DGR del 14 gennaio 2004, n. 14 «Indagine sulla vulnerabilità degli edifici scolastici».
A seguito di tale indagine, quindi, è stato redatto un primo piano prioritario di interventi su 11 edifici, tutti con alta vulnerabilità e posti in zona sismica ad alto rischio ed è stato anche predisposto un piano di verifiche tecniche, attualmente in corso di pubblicazione, riguardante 146 edifici con diversi gradi di vulnerabilità e posti in zone sismiche diverse.
Il Sottosegretario di Stato per l'istruzione, per l'università e per la ricerca: Valentina Aprea.

DELMASTRO DELLE VEDOVE. - Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. - Per sapere - premesso che:
il contenzioso fra cittadini e ministeri è certamente fisiologico ed inevitabile, mentre invece è decisamente evitabile che le strutture pubbliche, quando subiscono sentenze di condanna da parte di giudici civili, non osservino sempre, con la puntualità che sarebbe richiesta e doverosa, il principio della provvisoria esecutività delle sentenze nonostante gravame;
la serietà e l'efficienza di uno Stato si misurano anche attraverso questi comportamenti significativi, portanti rispetto per le sentenze della magistratura italiana -:
quanti siano i provvedimenti giudiziali subiti dal Ministero delle infrastrutture e dei trasporti e quale sia la percentuale dei provvedimenti cui si è data spontanea esecuzione, nonché quale sia il numero delle esecuzioni civili subite, promosse da creditori di prestazioni in forza di sentenza da parte di Tribunali o di uffici giudiziari della Repubblica; da ultimo, in caso di esecuzioni promosse contro il ministero, quali siano le ragioni che hanno indotto il ministero medesimo a non osservare il principio della provvisoria esecutività delle sentenze.
(4-14190)

Risposta. - Il Ministero delle infrastrutture e dei trasporti è, come ogni anno, in attesa di ricevere in gestione unificata i Capitoli di bilancio numeri 1640, 1959 e 2358 che, insieme al capitolo 1263, sono denominati: «Spese per liti, arbitraggi, risarcimenti ed accessori. Rimborso spese di patrocinio legale» ed i cui fondi vengono utilizzati esclusivamente per il pagamento delle spese obbligatorie derivanti da sentenze od altri atti esecutivi, in forza dei quali questa Amministrazione risulta soccombente.
Per ciascuno degli anni 2002, 2003 e 2004, lo stanziamento iniziale dei summenzionati capitoli, rimasto invariato, è stato il seguente:
Dipartimento I Cap. 1263 stanziamento iniziale euro 2.000.000,00;
Dipartimento II Cap. 1640 stanziamento iniziale euro ................. per memoria;
Dipartimento III Cap. 1959 stanziamento iniziale euro 7.010,00;
Dipartimento IV Cap. 2358 stanziamento iniziale euro 10.329,00.

Il citato stanziamento iniziale di bilancio, di competenza e cassa, di ciascuno dei Capitoli dei Dipartimenti I, III e IV è risultato sempre insufficiente negli anni in riferimento, tanto da costringere questa Amministrazione a far fronte alle imminenti e spesso ingenti necessità di pagamento, già presenti sin dall'inizio dell'esercizio, facendo reiterato ricorso alle richieste di assegnazione fondi - le quali, come noto, prevedono lunghi tempi di realizzazione con conseguenti smisurate lievitazioni


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delle spese - e, quando ne ricorrevano i presupposti, utilizzando la forma di pagamento in conto sospeso, ai sensi dell'articolo 14, comma 2, del decreto-legge 31 dicembre 1996 n. 669, convertito in legge n. 30 del 1997, onde evitare ulteriori oneri per l'Amministrazione, così come raccomandato dal Ministero dell'economia e delle finanze con la circolare n. 20 del 6 maggio 2004.
Peraltro, non è possibile pagare, in sintonia con le nuove disposizioni in materia di controllo di gestione e anche per poter effettuare un controllo sui costi reali delle opere realizzate dal Ministero delle infrastrutture e dei trasporti, che non può eludere l'ammontare delle spese legali, spese obbligatorie ad un Dipartimento con i fondi stanziati su di un capitolo corrispondente ad altro Dipartimento. Risulta invece necessario che ciascuna spesa venga imputata esattamente al Capitolo di bilancio corrispondente al Dipartimento concedente le somme per la realizzazione dell'opera per la quale è sorta la vertenza.
Pertanto, per poter regolarmente espletare tale competenza, è necessario ed improcrastinabile che ciascun Capitolo venga dotato di un sufficiente stanziamento iniziale che, se pur difficilmente prevedibile (trattandosi di spese obbligatorie che variano in funzione dell'entità dei contenziosi che sorgono con gli uffici attivi centrali e periferici di ogni Dipartimento del Ministero delle infrastrutture e dei trasporti), può comunque essere calcolato in approssimazione, sulla base delle gestioni degli esercizi precedenti, pur tenendo presente che solo dal 2004 si è riusciti ad imputare le spese correttamente a ciascun Capitolo.
Ciò premesso, si riporta qui di seguito una tabella riepilogativa delle spese obbligatorie negli anni in cui è avvenuta la citata gestione unificata.
Pagamenti anno 2002, Cap. 1263 Dipartimento I euro 3.797.672,12, Cap. 1959, Dipartimento III euro 89.068.678,18, Cap. 2358 Dipartimento IV euro 836.299,23;
Pagamenti anno 2003, Cap. 1263 Dipartimento I euro 8.862.242,50 Cap. 1959 Dipartimento III euro 387.146,30, Cap. 2358 Dipartimento IV euro 449.916,79;
Pagamenti anno 2004, Cap. 1263 Dipartimento I euro 2.678.000,00, Cap. 1640 Dipartimento II euro 2.030.000,00, Cap. 1959 Dipartimento III euro 1.553.000,00, Cap. 2358 Dipartimento IV euro 1.575.000,00.

In linea con quanto sopra evidenziato, sarà interesse del Ministero delle infrastrutture e dei trasporti richiedere per ciascun Dipartimento adeguate dotazioni della disponibilità iniziale di competenza e cassa intervenendo sulle previsioni di bilancio.
Il Viceministro delle infrastrutture e dei trasporti: Ugo Martinat.

DELMASTRO DELLE VEDOVE. - Al Ministro della difesa. - Per sapere - premesso che:
nel mese di giugno 2002 il ministro della difesa ha ricevuto il terzo ed ultimo rapporto della nota commissione Mandelli;
a conclusione del proprio lavoro la commissione Mandelli raccomandava, fra l'altro, di stimolare, nelle opportune sedi internazionali, campagne di monitoraggio nei territori in cui siano stati utilizzati proiettili all'uranio impoverito, allo scopo di rilevare effetti a lungo termine sulle popolazioni civili residenti e sull'ambiente -:
se la raccomandazione contenuta nel terzo ed ultimo rapporto della commissione Mandelli e di cui alla premessa del presente atto sia stata puntualmente seguita e per sapere dunque quali siano le sollecitazioni effettuate dal nostro Governo presso la comunità internazionale per un accurato monitoraggio di tutti i territori «contaminati» dall'uranio impoverito, e per sapere quali risultati siano stati raggiunti sotto il profilo della valutazione degli effetti sulle popolazioni residenti in tali territori.
(4-14817)


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DELMASTRO DELLE VEDOVE. - Al Ministro della difesa. - Per sapere - premesso che:
nel mese di giugno 2002 il Ministro della difesa ha ricevuto il terzo ed ultimo rapporto della nota commissione Mandelli;
a conclusione del proprio lavoro la commissione Mandelli raccomandava, fra l'altro, di individuare le persone, militari e civili, che per i motivi più disparati potessero essere state esposte all'uranio impoverito ed inserirle in un programma di controllo sanitario a lungo termine -:
se la raccomandazione contenuta nel terzo ed ultimo rapporto della commissione Mandelli e di cui alla premessa del presente atto sia stata puntualmente seguita e per sapere dunque quante siano le persone individuate e quale sia il programma di controllo sanitario disposto e per quanto tempo detti controlli proseguiranno; per sapere, infine, se sia già possibile ricavare considerazioni dal lavoro di controllo fin qui eseguito.
(4-14818)

DELMASTRO DELLE VEDOVE. - Al Ministro della difesa. - Per sapere - premesso che:
nel mese di giugno 2002 il ministro della difesa ha ricevuto il terzo ed ultimo rapporto della nota commissione Mandelli;
a conclusione del proprio lavoro la commissione Mandelli raccomandava, fra l'altro, di promuovere ricerche sugli effetti dell'esposizione all'uranio impoverito e di proporre nelle opportune sedi internazionali di estendere le indagini sull'eventuale diffusione nell'ambiente di uranio impoverito anche alla Bosnia e, in particolare, all'area di Sarajevo -:
se la raccomandazione contenuta nel terzo ed ultimo rapporto della commissione Mandelli e di cui alla premessa del presente atto sia stata puntualmente seguita e per sapere dunque quali siano le risultanze delle indagini svolte in Bosnia e nell'area di Sarajevo e, in particolare:
se si possiedano i dati delle incidenze di patologie tumorali nel territorio bosniaco e nell'area di Sarajevo;
se siano stati assunti contatti con le autorità sanitarie sia della Bosnia sia dell'area di Sarajevo e, in caso affermativo, quale sia l'opinione di queste ultime circa i dati autonomamente raccolti;
se siano stati acquisiti dati provenienti dalle autorità sanitarie sia della Bosnia sia dell'area di Sarajevo.
(4-14819)

DELMASTRO DELLE VEDOVE. - Al Ministro della difesa. - Per sapere - premesso che:
nel mese di giugno 2002 il Ministro della difesa ha ricevuto il terzo ed ultimo rapporto della commissione Mandelli, istituita per indagare e per chiarire il rapporto esistente - se esistente - fra l'esposizione all'uranio impoverito e l'insorgenza di patologie tumorali;
la commissione Mandelli, in tale rapporto, raccomanda, fra l'altro, di svolgere ricerche approfondite sulle possibili altre cause di aumentata incidenza di linfomi, atteso che allo stato attuale delle conoscenze - sempre secondo la commissione - non è stata dimostrata una correlazione fra i linfomi di Hodgkin e l'esposizione interna a radiazioni ionizzanti -:
se siano state promosse le ricerche raccomandate dalla commissione Mandelli e, in caso affermativo, come esse si siano sviluppate e quale risultato abbiano offerto, in relazione al quesito di base consistente nella verifica di una possibile sussistenza di un rapporto causale fra esposizione interna a radiazioni ionizzanti ed insorgenza dei linfomi di Hodgkin.
(4-14820)

Risposta. - La Difesa pone grande attenzione sulla tematica dell'uranio impoverito e si è impegnata nella ricerca di verità scientifiche in tutte le direzioni e con la massima determinazione.


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Sino ad ora le indagini effettuate e gli studi condotti, sia in ambito nazionale che internazionale, non hanno dimostrato scientificamente l'esistenza di un nesso di causalità tra l'utilizzo di munizionamento contenente uranio impoverito - peraltro mai usato dalle Forze Armate italiane - e le patologie riscontrate nei militari.
In campo internazionale sono stati eseguiti studi approfonditi negli Stati Uniti d'America, in Gran Bretagna, Francia, Germania, Spagna, Belgio, Olanda, Portogallo, Canada, Svezia e Svizzera; i risultati hanno escluso qualsiasi impatto negativo sulla salute dell'Uranio impoverito e non hanno evidenziato alcun incremento di tumori o di mortalità.
Specifici studi condotti nelle aree di operazione nell'ambito degli United Nations Environmental Programs, hanno messo in evidenza contaminazioni di bassa entità solo in alcuni siti nel raggio di pochissimi metri dal punto di penetrazione del proietto contenente uranio impoverito senza significativi impatti sulla catena alimentare; hanno inoltre riscontrato che la polverizzazione dei proiettili è risultato un evento raro.
Anche le indagini svolte dal Centro Interforze Studi Applicazioni Militari (CISAM), che raccoglie in sé qualificatissime competenze nel settore nucleare, nelle aree di responsabilità italiana non hanno evidenziato contaminazioni ambientali.
Ciò premesso, la citata Commissione «Mandelli» a conclusione dei lavori ha formulato alcune raccomandazioni conclusive, così riassumibili:
necessità di monitoraggio a lungo termine delle patologie neoplastiche insorgenti nelle coorti di soggetti impegnati nelle aree balcaniche;
necessità di studi ambientali di monitoraggio per l'uranio impoverito in tutte le aree balcaniche ove siano impiegati gli specifici munizionamenti;
necessità di promuovere studi nazionali ed internazionali finalizzati non solo a meglio definire gli effetti biologici dell'esposizione all'Uranio impoverito, ma anche a individuare eventuali altri fattori di rischio causali o concausali nell'insorgenza di linfomi, presenti nelle aree di operazioni.

Ciò posto, per quanto concerne le iniziative finalizzate all'accertamento dei casi di tumore ed eventuali fatti espositivi eziopatogenetici verificatisi nell'impiego nelle aree operative di Bosnia e Kosovo, è stato previsto (ex legge n. 27 del 2001) un monitoraggio volontario e gratuito su tutti i cittadini italiani che si fossero trovati in quelle zone a far data dall'agosto 1994.
In esito a ciò, il ministero della difesa, con l'attivazione della predetta Commissione «Mandelli», ha avviato, sin dal 2001, il monitoraggio sui militari in servizio che ne avessero titolo, secondo un protocollo definito dalla Commissione.
Con il decreto interministeriale 22 ottobre 2002, che ha formalmente recepito il protocollo definito dalla Commissione «Mandelli» nel 2001, sono state disciplinate le modalità di accesso a tale iniziativa per tutte le altre categorie di cittadini italiani presenti nelle medesime aree balcaniche (personale della polizia di Stato, personale di rappresentanza diplomatica e familiari, Organizzazioni non governative, ecc.).
Infine, con l'Accordo Stato-Regioni del 30 maggio 2002 è stato attivato un Comitato tecnico-scientifico interministeriale, presieduto dal ministero della salute, con partecipazione di rappresentanti del ministero della difesa e di altri comparti interessati, con il compito di dirigere le necessarie iniziative volte a dare piena realizzazione a tutte le attività previste dal monitoraggio stesso.
Le suddette attività comportano, fra l'altro, l'implementazione di un archivio informatico centralizzato del personale avente titolo al monitoraggio. L'archivio consentirà l'accurata registrazione di tutte le patologie tumorali del personale in questione.
Il monitoraggio si è concretato nell'esecuzione di un totale di 150.000 accertamenti su circa 30.000 militari che hanno aderito su base volontaria all'iniziativa, appartenenti a una popolazione di aventi titolo di circa 60.000 individui (dato riferito


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al periodo 2001-1o semestre 2003).
È di tutta evidenza, pertanto, che il monitoraggio è stato avviato nei tempi indicati dalla citata Commissione «Mandelli» e nei termini previsti dalle norme vigenti.
Si precisa, comunque, che la disamina dei risultati delle indagini è tuttora in corso e che tale processo non è ancora a pieno regime, soprattutto in seno al Servizio sanitario nazionale.
Per quanto attiene l'impatto del presunto inquinamento ambientale da uranio impoverito sulla salute delle popolazioni civili, questo non poteva essere preso in considerazione dalla Commissione ministeriale - così come non è stato definito con esattezza nemmeno nel Rapporto dell'
United Nations Environment Programme (UNEP) su Bosnia Erzegovina pubblicato nel 2003 - in quanto, in esito alla distruzione di molta documentazione sanitaria preesistente, alla mancanza di registri-tumori (da poco tempo avviati per l'area di Sarajevo e Banja Luka), ai movimenti di popolazione conseguiti al conflitto ed al graduale miglioramento delle capacità diagnostiche, non è possibile ancora oggi desumere dati statisticamente validi nelle aree interessate.
Per quanto attiene l'incidenza di malformazioni congenite rilevate su neonati di un'area intensamente contaminata della Bosnia Erzegovina, si deve segnalare. come un recente studio pubblicato sul Croatian Medical Journal (anno 2003, 1 n. 44-5, pagg. 579-584) ha raggiunto la seguente conclusione:
despite alleged environmental pullution in some regions of the former Yugoslavia, which was attribuded to military activities and the presente of depleted Uranium (the «Balcan sindrome»), there was no significant postwar increase in the prevalente of congenital mal formations.
Al di fuori di segnalazioni non ufficiali non esistono dati statisticamente validi indicanti l'impatto sulla salute delle popolazioni residenti.
Per quanto riguarda le misure adottate a tutela della salute dei militari italiani impiegati nelle missioni internazionali, si precisa che l'immissione del personale nel Teatro operativo è subordinata al completamento degli accertamenti previsti prima dell'invio in missione (preimpiego), nonché all'effettuazione delle misure di profilassi e di vaccinazione disciplinate dalla competente Direzione generale per la Sanità Militare.
Tutto il personale, peraltro, è opportunamente addestrato in Patria sulle misure cautelative da adottare nelle zone ipotizzate a rischio.
Tali misure si concretizzano in una serie di norme comportamentali riportate, peraltro, anche in due manuali pieghevoli in distribuzione ed oggetto di apposite lezioni.
Lo stesso, inoltre, ha come dotazione individuale l'indumento protettivo permeabile completo di maschera anti-NBC e di dosimetro per il rilevamento dell'eventuale esposizione a radiazioni presenti in Teatro.
Nell'ambito delle misure di protezione nucleare, batteriologica e chimica (NBC), va sottolineato che nell'ambito dei contingenti opera una componente NBC con il compito di verificare l'assenza di aggressivi chimici e/o di anomali livelli di radioattività nelle aree di responsabilità, nonché di delimitare eventuali aree contaminate e di effettuare la decontaminazione di emergenza di persone, mezzi e materiali interessati da aggressivi chimici e radiologici.
La difesa nella ricerca di verità scientifiche ha avviato uno studio teso a superare l'iniziale focalizzazione al solo uranio impoverito, ed in grado di fornire una risposta esaustiva ai molti dubbi in materia.
Lo studio, riprendendo anche le raccomandazioni contenute nella relazione finale della citata Commissione tecnico-scientifica, sviluppa un'indagine prospettica seriale sulle unità militari attualmente operanti nel teatro iracheno.
Il protocollo di una simile ricerca - la prima a livello mondiale - è il risultato di un ponderato lavoro di revisione scientifica promosso dal Prof. «Mandelli», congiuntamente alla Sanità militare e vede la partecipazione di Istituzioni nazionali di rilievo internazionale.
Con questo studio, denominato Signum (Studio sull'impatto genotossico nelle unità


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Militari), potranno essere identificati eventuali nessi di causalità o concausalità esistenti fra fattori genotossici eventualmente presenti nelle aree di operazioni e patologie degenerative.
Si deve, infine, rimarcare come tale studio prenda in esame non solo l'eventuale impatto genotossico dell'uranio impoverito, ma anche molti fattori di pericolo, capaci di lasciare un segno anche indiretto della loro esistenza ed azione, mediante campionamento ed analisi incrociate su diverse matrici biologiche (urina, sangue e capelli).
È evidente come, sulla base delle indicazioni risultanti potranno essere tratti utili indizi per meglio comprendere, ed eventualmente gestire, le problematiche sanitarie ipotizzate.
Dunque, nulla si sta tralasciando per acquisire ulteriori elementi di certezza sulla questione e si intende fermamente procedere a tutto campo sino alla determinazione di conoscenze scientifiche che consentano di comprendere il fenomeno nei suoi aspetti eziologici, diagnostici e profilattici.
Infine, anche l'attività in atto della Commissione Parlamentare d'Inchiesta a base monocamerale (Senato), istituita il 17 novembre 2004, potrà contribuire a fornire elementi nuovi per fare ulteriore chiarezza su tale questione che attiene alla sicurezza e alla salute dei nostri militari.
Il Ministro della difesa: Antonio Martino.

DELMASTRO DELLE VEDOVE. - Al Ministro per i beni e le attività culturali. - Per sapere - premesso che:
il patrimonio bibliografico del nostro Paese è notoriamente eccezionale e la ricchezza delle nostre biblioteche è straordinaria;
i più moderni strumenti tecnologici consentono, come è noto, la organizzazione in rete ed in tal senso si è attivato, nel corso della presente legislatura, il Ministro Urbani -:
a che punto sia il progetto per la organizzazione in rete dell'intero sistema bibliotecario italiano e quale livello di collaborazione abbiano prestato - e prestino - gli Enti locali per «conferire» alla rete le loro ricchezze bibliografiche.
(4-15322)

Risposta. - La Direzione Generale per i beni librari e gli istituti culturali, in cooperazione con le Regioni e le Università, e con il coordinamento dell'Istituto Centrale per il catalogo unico delle biblioteche italiane (Iccu), ha promosso una rete nazionale automatizzata, denominata Servizio bibliotecario nazionale (Sbn), attiva in Italia già da diversi anni, contenente il catalogo collettivo delle biblioteche della rete.
Tale rete, superando la frammentazione delle strutture bibliotecarie - propria della storia politico-culturale dell'Italia -, fornisce un servizio agli utenti a livello nazionale, basandosi sulla gestione di un catalogo collettivo in linea e sulla condivisione delle risorse ai fini dell'accesso e della fruizione dei documenti.
Attualmente, 2.375 biblioteche - statali, di enti locali, universitarie, di accademie, ecc., raggruppate in 57 Poli locali, distribuiti nelle venti regioni italiane - aderiscono al Servizio bibliotecario nazionale.
Per ulteriore informazione, si precisa che dei 57 Poli locali, 35 sono gestiti o cogestiti da enti locali.
L'attività del Sbn è coordinata da un Comitato nazionale, presieduto da questo Ministero e composto dai rappresentanti del Ministero dell'istruzione e degli enti sopra richiamati, mentre la gestione tecnica è stata affidata dalla Direzione generale competente all'Istituto Centrale del Catalogo Unico delle biblioteche italiane e per le informazioni bibliografiche (Iccu).
È da rilevare che il costante incremento dell'Indice Sbn e la condivisione delle descrizioni bibliografiche in esso presenti, consente ai Poli locali di catturare
record, già catalogati da altre biblioteche con conseguente notevole riduzione dei costi.
A titolo esemplificativo, si rende noto che nell'anno 2004 sono stati creati 574.366 nuovi
record catalografici e ne sono stati catturati 1.514.225. Nel primo semestre 2005 sono stati creati 325.400 nuovi record e ne sono stati catturati 1.069.092.


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Si segnala che il Servizio Bibliotecario Nazionale, attraverso la rete internet (http://opac.sbn.it http://sbnonline.sbn.it e http//www.internetculturale.it) consultabile 24 ore su 24, offre i propri servizi sia all'utenza finale che al mondo bibliotecario. Si rende altresì noto che la consultazione dell'Opac Sbn permette all'utente di localizzare un documento e di richiederne eventualmente il prestito alla biblioteca che lo possiede.
Si informa, infine che, attualmente, è allo studio la possibilità di apertura del Sbn anche ai
software commerciali.
Da quanto sopra esposto, appare evidente come i principi della collaborazione e della condivisione tra i vari enti ed organismi hanno determinato una crescita costante e progressiva della rete nazionale informatica, in continua espansione, mettendo a disposizione di tutti gli interessati un capillare servizio di accesso al ricchissimo patrimonio bibliografico del nostro Paese.
Il Sottosegretario di Stato per i beni e le attività culturali: Nicola Bono.

DUILIO. - Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro dell'interno, al Ministro dell'economia e delle finanze, al Ministro della giustizia. - Per sapere - premesso che:
il complesso immobiliare di Castelnuovo di Porto è stato acquistato dall'Inail in data 17 giugno 1983 per essere destinato a sede del Dipartimento della Protezione Civile ed è composto da 6 edifici su una superficie complessiva coperta di circa 158.000 mq. oltre alle pertinenze, per un valore di euro 148.789.312,72;
dopo 2 anni di occupazione senza titolo sanata, il 1 novembre 1987 è stato stipulato un contratto di locazione per la durata di anni 6 ad un canone annuo di lire 12.250.000.000, contratto non rinnovato per mancanza del previsto parere di congruità dell'Ufficio Tecnico Erariale;
nel 1995 l'Inail ha intrapreso l'azione di sfratto per morosità e recupero del credito della quale il Dipartimento ha successivamente chiesto la sospensione corrispondendo un acconto di lire 11,5 miliardi circa con riserva di perfezionare il contratto che, nonostante le numerose diffide, non è stato poi formalizzato;
il predetto complesso, inserito nel piano straordinario di dismissione patrimoniale dell'Istituto, è stato aggiudicato in sede d'asta del 3 luglio 2001 al Dipartimento della Protezione Civile che non ha poi provveduto alla stipula del contratto di compravendita per eccezioni sulla procedura di vendita;
nell'anno 2003 hanno avuto luogo molteplici incontri per l'esame delle problematiche derivanti dal cospicuo credito dell'istituto nonché per il rilascio del complesso da parte del Dipartimento in parola, che ne aveva comunicata l'intenzione. Nel corso di tali incontri è emerso che alcuni ambienti erano occupati anche da altre Amministrazioni statali;
ad ottobre dello stesso anno il predetto Dipartimento ha proposto una transazione con il pagamento di euro 38 milioni circa ed ha manifestato l'intenzione di lasciare il complesso dal 1 gennaio 2004;
nel contempo il Ministero dell'Interno che occupa parte dell'immobile ha chiesto la stipula di un contratto di locazione sia per gli ambienti già utilizzati che per altra superficie disponibile;
mentre nessuna autorizzazione è stata mai data dall'Istituto né al predetto Dicastero né alle altre Amministrazioni occupanti senza titolo, è stato avviato il procedimento giuridico presso il Tribunale civile di Roma che è tuttora in corso;
il credito vantato dall'Inail a tutto il mese di gennaio 2005 è di euro 54.797.023,68;
in data 15 marzo 2005 il Consiglio di Amministrazione dell'Inail ha assunto la delibera n. 141 con la quale si dà mandato


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al Presidente e al Direttore Generale oltre che di assumere i contatti che riterranno utili o necessari con le competenti istituzioni pubbliche e/o governative, di procedere altresì affinché ottengano in via giudiziaria nei confronti del Dipartimento della Protezione Civile lo sfratto per morosità col pagamento dell'intero credito sin qui maturato con gli accessori di legge; di agire per il recupero coattivo del credito anzidetto, con riserva di transigere su basi di comprovata convenienza ed equità; di agire ex articolo 700 del codice di procedura civile contro tutti gli attuali occupanti senza titolo nei confronti dell'Inail con tutte le conseguenze di legge; di stipulare - dandosene la possibilità - un contratto locativo con riferimento all'intero complesso ad un canone aggiornato in base ai prezzi correnti del mercato; di riferire al consiglio di amministrazione degli sviluppi, delle iniziative e dei contatti sopraindicati;
questa situazione ha, peraltro, ingenerato nelle organizzazioni sindacali Cisl, Cgil, Uil, motivi di grave preoccupazione per il destino occupazionale di oltre cento lavoratori, dipendenti del Corpo Forestale dello Stato, coinvolti nel caso del «Centro Logistico della Protezione Civile» in Castelnuovo di Porto, nell'ipotesi di abbandono da parte della stessa Protezione Civile di detto Centro, cosa che metterebbe, fra l'altro, in seria difficoltà l'operatività degli accordi nel tempo perfezionatisi con il Corpo Forestale dello Stato a cui sono ancorati molti posti di lavoro -:
qualiiniziative intendano urgentemente adottare perché la questione concernente il complesso immobiliare di Castelnuovo di Porto trovi adeguata soluzione sia sotto il profilo del contenzioso amministrativo-giudiziale, sia per quanto concerne gli aspetti occupazionali di cui in premessa.
(4-15377)

Risposta. - L'immobile sito a Castelnuovo di Porto, di proprietà dell'INAIL, è stato concesso in locazione al Dipartimento della protezione civile con contratto n. 23 di rep. stipulato in data 31 ottobre 1987. Esso prevedeva il versamento di un canone annuo di lire 12.250.000.000, rinnovato nell'ottobre 1994 per un ulteriore sessennio, con atto aggiuntivo n. 213 di rep. stipulato il 20 ottobre 1994, che prevedeva anche l'aggiornamento del corrispettivo dovuto e le eventuali modalità di recesso.
In particolare, con l'articolo 4 dell'atto aggiuntivo 213 si condizionava l'efficacia dello stesso all'approvazione delle competenti autorità con un nulla-osta alla spesa rilasciato dal Ministero dell'economia e delle finanze.
Poiché il Ministero delle finanze non aveva rilasciato il nulla-osta, la Corte dei Conti, con nota del 9 maggio 1995, aveva restituito, privo di registrazione, l'atto di locazione. Pertanto, a decorrere dal 31 ottobre 1993, data di scadenza dell'originario contratto di locazione, non è stato mai perfezionato un ulteriore atto che costituisse titolo giuridicamente valido ed efficace cui far riferimento, anche al fine della determinazione del corrispettivo.
Il Dipartimento della protezione civile ha sollecitato più volte il Ministero delle finanze al rilascio del nulla-osta alla spesa e, nelle more, ha continuato ad utilizzare il complesso immobiliare
de quo effettuando, fino al mese di novembre 1999, pagamenti in acconto, con riserva di provvedere all'eventuale saldo una volta terminata la procedura, sopra descritta, di accertamento del canone effettivamente dovuto.
Successivamente, con l'articolo 8 del decreto-legge 13 maggio 1999 n. 132, convertito, con modificazioni, dalla legge 13 luglio 1999, n. 226, è stata avviata la procedura di acquisto dell'immobile in oggetto, che è stata aggiudicata al Dipartimento della protezione civile con un pagamento a valere su un mutuo concesso il 17 luglio 2001 dalla Cassa Depositi e Prestiti.
Tuttavia il relativo contratto di compravendita non è stato stipulato poiché non è stata fornita la congruità del prezzo di acquisto da parte dell'Ufficio Tecnico Erariale, come richiesto dal Dipartimento stesso sin dal 18 ottobre 1999.
Nell'anno 2002, quando non era ancora pervenuta la relazione sulla congruità da parte dell'Agenzia del Demanio (subentrata


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all'U.T.E. nella relativa competenza), con l'articolo 4 della cogente ordinanza del Presidente del Consiglio dei Ministri 30 ottobre 2002 n. 3247, è stato stabilito che il Dipartimento della protezione civile, acquisita la valutazione tecnico-economica del corrispettivo da erogarsi per il periodo di conduzione del Centro Polifunzionale, successivo alla scadenza del contratto di locazione, provvedesse, anche in sede transattiva, al compimento delle conseguenti attività solutorie, nonché all'adozione delle necessarie urgenti iniziative per il rilascio definitivo del Centro.
Inoltre, ai sensi dell'articolo 5 dell'ordinanza 3247, il Dipartimento della protezione civile è stato autorizzato ad utilizzare i fondi, di cui al mutuo contratto, ai sensi della predetta legge n. 132, per finalità di protezione civile diverse dall'acquisto dell'immobile in questione.
Va evidenziata la piena conformità dell'operato del Dipartimento rispetto a quanto previsto sia dalla citata ordinanza che dall'articolo 5, comma 1, della legge 28 maggio 2004, n. 139 che ha convertito in legge, con modificazioni, il decreto-legge 29 marzo 2004, n. 79 con il quale il Dipartimento è stato autorizzato ad impiegare le risorse rinvenienti dal mutuo, per altre fondamentali finalità di protezione civile. Ed, infatti, i fondi sono stati impiegati per fronteggiare, adeguatamente, strutturali esigenze di protezione civile, anche in termini di politiche di riduzione del rischio, operando una riqualificazione della spesa da improduttiva finalità di funzionamento (acquisto di immobile), a finalità di investimento produttiva.
D'altra parte, la decisione, del Dipartimento della protezione civile, di porre termine alla conduzione dell'immobile di Castelnuovo di Porto è riconducibile a ragioni di pubblico interesse.
Per avere un chiaro quadro della situazione, si premette che il contesto normativo in materia di protezione civile è profondamente mutato dal momento in cui, a partire dalla legge n. 59 del 1997 e dal successivo decreto legislativo n. 112 del 1998, si è verificato il trasferimento di molte funzioni dallo Stato alle Regioni sulla base del cd. «principio di sussidarietà» introdotto dal Trattato dell'Unione Europea del 7 febbraio 1992 (Trattato di Mastricht).
Infatti la protezione civile è, attualmente, una materia essenzialmente devoluta alle regioni, ad eccezione delle emergenze di portata nazionale e delle funzioni di indirizzo e di coordinamento.
Di conseguenza il Dipartimento della protezione civile, con successivo accordo della Conferenza Unificata Stato-Città ed Autonomie locali del 22 febbraio 2001, ha adottato una serie di atti volti a disciplinare il trasferimento dei beni e delle risorse finanziarie, umane, strumentali ed organizzative alle regioni ed agli enti locali per permettere l'esercizio dei compiti di protezione civile, descritti con l'articolo 108 del decreto legislativo n. 112 del 1998. Inoltre, con il decreto-legge 7 settembre 2001, n. 343, convertito, con modificazioni, dalla legge 9 novembre 2001, n. 401, sono state dettate disposizioni urgenti per il coordinamento operativo delle strutture preposte all'attività di protezione civile e per migliorare le strutture logistiche nel settore della difesa civile.
Queste hanno modificato ulteriormente l'organizzazione del Dipartimento al quale sono stati attribuiti compiti più ampi in materia di coordinamento attraverso l'emanazione di Direttive ed introducendo la gestione dei grandi eventi (articolo 5-
bis, comma 5, legge n. 401 del 2001).
Alla luce del mutato assetto delle competenze e per espletare al meglio i propri compiti istituzionali, tenendo conto del principio di buona amministrazione sancito dall'articolo 97 della Costituzione, è stato necessario sia ridefinire le strutture del Dipartimento della protezione civile, adeguando alle nuove esigenze anche gli spazi per la detenzione dei beni del Dipartimento medesimo a Castelnuovo di Porto, ormai sovradimensionati, che effettuare delle scelte economiche basandosi su criteri di risparmio e coerenti con il mutato assetto della Protezione Civile.
Per la procedura adottata per la dismissione dei locali di Castelnuovo di Porto e per la locazione dell'immobile, sito a Roma in Via Affile, il Dipartimento della protezione


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civile ha fatto pubblicare un avviso con la richiesta di un fabbricato di Categoria Catastale C/2-A/10 da adibire a magazzino, archivio e ufficio, con facilità di accesso, ubicato preferibilmente vicino a grandi vie di comunicazione ed alle strutture aeroportuali della città, caratterizzato da recintazione, da ampia zona di manovra, e da eventuale banchina carico-scarico merci. La superficie coperta richiesta è stata di complessivi mq 2000 per l'archivio, di mq 11.000 per il magazzino e di mq 600 per gli uffici.
Per la superficie scoperta, invece, la metratura richiesta è stata di mq 5.000, per l'area di movimentazione carico e scarico, e di mq 13.000 per l'area di posizionamento delle antenne. L'annuncio specificava, altresì, che i locali dovevano essere in possesso di tutte le certificazioni di idoneità degli impianti e dovevano essere in regola con la vigente disciplina urbanistica.
All'annuncio, pubblicato il 3 giugno 2004 su due quotidiani (
Il Messaggero ed il Tempo), e su un bisettimanale (Portaportese), hanno risposto cinque società immobiliari le cui offerte sono state valutate da un'apposita Commissione, nominata il 3 giugno 2004 con provvedimento del Capo del Dipartimento della protezione civile. La predetta Commissione, a seguito di un'attenta analisi delle proposte, ha ritenuto che le stesse non fossero idonee poiché non riuscivano a soddisfare le richieste in tempi adeguati.
È anche importante precisare che l'avviso citato non riportava alcuna scadenza temporale per la presentazione di eventuali ulteriori offerte.
In data 10 novembre 2004, è stata, infatti, presentata una proposta dalla Società Immobiliare STESIM S.r.l. concernente un fabbricato (sopra menzionato), ubicato a Roma, in via Affile (zona Tiburtina), di proprietà della società Ge. Co. Inn. S.p.A.
La Commissione, in questo caso, ha ritenuto che, sulla base della documentazione presentata, lo stabile rispondeva in pieno alle esigenze del Dipartimento della protezione civile.
Da una comparazione tra gli spazi di Castelnuovo di Porto e quelli di via Affile si può ancor meglio comprendere la sostanziale rispondenza di quest'ultimo alle necessità richieste. Infatti la superficie del magazzino di Castelnuovo di Porto è pari a 10.838 mq, mentre quella del magazzino di via Affile è di 10.480 mq, gli spazi adibiti ad ufficio sono di 651 mq a Castelnuovo di Porto e di 660 mq a Via Affile e, per l'archivio, sono disponibili 1500 mq a Castelnuovo di Porto e 1100 mq nei locali di via Affile. Per l'immobile, di nuova costruzione, non è stato commissionato nessun lavoro di adeguamento ed il Dipartimento della protezione civile non dispone della titolarità giuridica del bene.
Inoltre là scelta di nuovi locali è stata anche effettuata secondo i criteri di economicità che caratterizzano la buona amministrazione di cui al citato articolo 97 della Costituzione, in quanto, a fronte di un onere annuo pari a 9.231.484,08 euro dovuto per usufruire dell'immobile di Castelnuovo di Porto, per la locazione del locale di via Affile, il Dipartimento della protezione civile sostiene, a partire dal mese di agosto 2005, un onere annuo, I.V.A. inclusa, pari a 1.105.594,56 euro, con un risparmio economico di circa nove volte inferiore a quello di Castelnuovo di Porto.
Il Dipartimento della protezione civile ha proceduto, in attesa dei necessari nulla osta dell'Agenzia del Demanio e dell'Ufficio di Roma Capitale (quest'ultimo pervenuto il 17 giugno u.s. con decreto del Ministero delle infrastrutture e dei trasporti), ad una indagine di mercato tra le imprese dei traslochi. Ed, infatti, i costi relativi al trasloco dal centro di Castelnuovo di Porto a quello di via Affile si prevedono assai contenuti e, comunque, non superiori ai duecentomila euro.
Per lo spostamento delle antenne dal sito di Castelnuovo di Porto il Capo del Dipartimento, in data 8 ottobre 2004, ha richiesto al Capo di Stato Maggiore dell'esercito di trasferire i suddetti impianti presso il Centro Polifunzionale di sperimentazione di Montelibretti ed avendo ottenuto un assenso di massima, il Dipartimento sta attualmente procedendo alla definizione


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degli accordi operativi con l'Ufficio logistico dello Stato Maggiore dell'esercito.
Per quanto invece attiene ai container ed agli altri beni mobili di protezione civile stoccati presso i locali di Castelnuovo di Porto, si fa presente che, a seguito della decisione presa dalla Conferenza Unificata Stato Regioni ed Enti locali in data 22 febbraio 2001, il Dipartimento della protezione civile ha avviato un processo, a tutt'oggi in corso, di assegnazione e di trasferimento di tali beni alle Regioni. Pertanto, nella sede logistica di via Affile lo spazio necessario per lo stoccaggio dei suddetti beni, sarà assai marginale.
Per le altre Amministrazioni che utilizzano l'immobile di Castelnuovo di Porto, si premette che ai sensi dell'articolo 8, comma 3, del predetto decreto-legge n. 132 del 13 maggio 1999, convertito, con modificazioni, dalla legge 13 luglio 1999, n. 226, «Il Centro polifunzionale di protezione civile può essere utilizzato per l'espletamento di servizi a favore di terzi ed i relativi proventi affluiscono in conto entrate al bilancio dello Stato per essere riassegnati al fondo per la protezione civile».
In base a tale disposizione il Dipartimento ha stipulato convenzioni con numerose Amministrazioni dello Stato che, tuttavia, a seguito della decisione del Dipartimento di rilasciare l'immobile
de quo, devono lasciare il Centro polifunzionale poiché l'INAIL ha manifestato la volontà sia con un atto di citazione e con formali comunicazioni, sia nei numerosi incontri tenutisi sull'argomento, di rientrare in possesso dello stabile nella sua interezza.
Ne consegue che tutte le Amministrazioni occupanti il Centro dovranno lasciare, in tempi brevi l'immobile di Castelnuovo di Porto per la riconsegna all'ente proprietario, nonché per la definizione degli aspetti economici che dovrebbe avvenire presumibilmente in via transattiva.
In proposito il Dipartimento della protezione civile ha intrapreso, negli ultimi due anni, una incessante attività finalizzata ad ottenere il rilascio dei locali da parte delle Amministrazioni occupanti, sia mediante riunioni con le medesime, sia con numerosi atti formali riguardanti la richiesta di riconsegna dei locali oggetto di convenzioni.
Le richieste avanzate in tal senso alle Amministrazioni «
sub-conduttrici» trovano il loro fondamento non soltanto nella necessità di restituire l'immobile de quo al proprietario, ma nel disposto dell'articolo 4 dell'ordinanza 3247, con cui si autorizza il Capo del Dipartimento della protezione civile, in qualità di Commissario delegato, a provvedere, anche in sede transattiva, al compimento delle attività solutorie ed all'adozione delle urgenti iniziative per il rilascio definitivo del Centro di Castelnuovo di Porto. Inoltre spetterà sempre al Commissario risolvere tutti i rapporti convenzionali con le amministrazioni ed enti pubblici nonché i contratti di servizio e forniture in corso presso il medesimo Centro, anche in deroga alle normative di riferimento di cui all'articolo 3 di detta ordinanza ed alle disposizioni contrattuali che disciplinano la durata dei contratti stessi e la risoluzione o la recessione anticipata.
I rapporti convenzionali posti in essere con le Amministrazioni occupanti devono considerarsi risolti sin dal 5 novembre 2002, data di pubblicazione nella
Gazzetta Ufficiale dell'ordinanza 3247 e, a decorrere da tale data, le medesime Amministrazioni che non hanno impugnato l'ordinanza in parola, ormai inoppugnabile, e che non possono evidentemente ritenersi vittime di una interruzione di pubblico servizio, devono essere considerate occupanti sine titulo.
In relazione all'eventuale pregiudizio per i dipendenti delle Amministrazioni che utilizzano l'immobile, si fa presente che sono in corso, da parte delle Amministrazioni stesse, opportune iniziative volte alla soluzione delle problematiche connesse alla loro permanenza nel Centro polifunzionale di Castelnuovo di Porto anche dopo il trasferimento del Dipartimento della protezione civile, che non è competente a rispondere in ordine a tali decisioni.
Per quanto riguarda l'impresa di pulizie Pontina Pulizie S.r.l. e, alla luce del vigente Contratto Collettivo Nazionale, i dipendenti di quest'ultima che prestano servizio presso il Centro polifunzionale
de quo, possono


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essere riassorbiti dalla impresa di pulizie vincitrice del nuovo appalto.
La copertura finanziaria riguardante l'operazione di acquisizione dell'immobile di via Affile e la dismissione dei locali di Castelnuovo di Porto è a carico delle capienti disponibilità di bilancio del Dipartimento della protezione civile.
Pertanto, l'ipotesi che questo Dipartimento possa disporre delle risorse attinte dalle donazioni dei privati, finalizzate alla tragica emergenza che ha colpito il Sud Est Asiatico, è priva, in via assoluta, di ogni fondamento, né potrebbe in alcun modo concretizzarsi in ragione delle peculiari modalità di utilizzo delle donazioni stabilite allo scopo.
Inoltre, una tale ipotesi, in assenza di qualsiasi elemento sia pure minimamente comprovabile, costituisce di per sé fattore di grave nocumento al mantenimento del rapporto di fiducia che milioni di cittadini italiani hanno inteso instaurare con l'istituzione della Protezione Civile.
Il Ministro per i rapporti con il Parlamento: Carlo Giovanardi.

FOTI. - Al Ministro degli affari esteri. - Per sapere - premesso che:
il cittadino italiano Roberto Stranieri, residente all'estero per motivi di lavoro, ha presentato, all'inizio del mese di maggio del corrente anno, un'istanza all'ambasciata italiana in Kazakhstan volta ad ottenere il rilascio del passaporto per il di lui figlio, nato in Kazakhstan circa 15 mesi prima a seguito dell'unione in matrimonio dello Stranieri con una cittadina kazaka;
fino ad oggi detta istanza non risulta evasa -:
se e quali siano i motivi per i quali il passaporto richiesto non sia stato ancora rilasciato;
se e quali iniziative intenda assumere in merito ai fatti evidenziati.
(4-15768)

Risposta. - L'ambasciata d'Italia in Kazakhstan si è trasferita dalla vecchia sede di Almaty nella nuova capitale Astana (distante 1200 km) nella seconda metà di aprile. A causa delle evidenti carenze infrastrutturali di Astana, solo nel corso dei mesi di maggio e giugno si è potuto procedere ad effettuare i vari collegamenti telefonico-informatici necessari a rendere operativi i servizi consolari di rilascio di passaporti e di visti.
Questa situazione ha comprensibilmente ritardato l'emissione del passaporto n. Y342470 intestato al minore Daniel Robertovich Stranieri. Emesso l'8 luglio scorso, il passaporto giace presso l'Ufficio consolare senza che i genitori possano esserne informati non avendo indicato un recapito telefonico sulla richiesta del documento e risultando non più attuali i dati trascritti nell'anagrafe consolare.
Il Sottosegretario di Stato per gli affari esteri: Roberto Antonione.

GALLO. - Al Ministro per i beni e le attività culturali. - Per sapere - premesso che:
in Ceglie del Campo (Bari) insiste un manufatto denominato Abbazia di Sant'Angelo risalente al XII sec. d.c., dotato di elementi architettonici di notevole pregio, tanto che il Ministero per i beni culturali con provvedimento del 23 agosto 1990 impose il vincolo ai sensi dell'articolo 4 legge 1089 del 1939;
detto manufatto, di proprietà dell'Opera Pia Di Venere versa in precarie condizioni igienico statiche;
la restaurazione di detta struttura diverrebbe testimonianza storica di notevole rilievo;
in data 4 settembre 2003 il Comune di Bari, la AUSL BA/4 e l'Opera Pia Di Venere sottoscrissero una convenzione finalizzata a conseguire il recupero del suddetto immobile e lo sviluppo di servizi istituzionali, socio amministrativi, sanitari


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ed ambientali con benefici complessivi per la comunità -:
se il Ministro interrogato sia a conoscenza della convenzione stipulata in data 4 settembre 2003 tra il Comune di Bari, la AUSL BA/4 e l'Opera Pia Di Venere;
se sia a conoscenza delle ragioni che a tutt'oggi impediscono l'inizio dei lavori di consolidamento e ristrutturazione dell'Abbazia Sant'Angelo;
se il Ministro interrogato non ritenga necessario ed urgente adottare e/o sollecitare provvedimenti atti a scongiurare il rischio che un immobile di così importante valore storico continui a versare in stato di abbandono e degrado;
se il Ministro interrogato non ritenga altresì necessario ed urgente sollecitare gli uffici territorialmente competenti affinché sia disposta una azione di monitoraggio per verificare lo stato in cui versano tutti gli immobili e i luoghi di interesse storico sottoposti a vincolo;
se il Ministro interrogato non ritenga altresì necessario ed urgente disporre la costituzione del Catasto degli immobili e dei luoghi di interesse storico sottoposti a vincolo.
(4-12943)

Risposta. - In riferimento all'immobile noto come «ex Badia di Sant'Angelo», situato in Ceglie del Campo (Bari), si rappresenta quanto segue.
Come è noto, il complesso architettonico è sottoposto alle disposizioni del Codice dei beni culturali e paesaggistici per l'importante interesse storico-artistico «perché notevole documento di architettura sacra dei secoli XIII-XVI».
Per quanto attiene il mancato inizio dei lavori di consolidamento e di ristrutturazione dell'Abbazia, si rende noto che, secondo quanto riferito dal Comune di Bari alla competente Soprintendenza, l'intervento di riqualificazione è stato escluso dal programma POR 2000-2006 in assenza di idonee garanzie di ordine gestionale e finanziario della struttura da parte dell'Opera Pia. Il Comune ha escluso anche l'ipotesi di attuare l'intervento con la partecipazione della AUSL BA/4, in quanto non rispondente al recupero funzionale dell'
Ex Abbazia.
In tale contesto, si fa presente che la Soprintendenza competente, che aveva svolto un ruolo attivo per l'inserimento degli interventi di recupera dell'edificio nei programmi cofinanziati con fondi comunitari, nonché nella successiva definizione progettuale, ha, con rammarico, preso atto di quanto avvenuto, valutando nel contempo il ricorso all'attivazione della procedura di esecuzione di interventi conservativi imposti, secondo quanto previsto dal decreto legislativo n. 42 del 2004.
Per quanto riguarda le successive questioni poste, si fa presente che l'articolo 12 del decreto legislativo n. 42 del 2004 ha assoggettato alla verifica dell'interesse culturale sia gli immobili appartenenti allo Stato, alle regioni, alle province, ai comuni e ad ogni altro ente o istituto pubblico che quelli di proprietà di persone giuridiche private senza fini di lucro - enti ecclesiastici, associazioni onlus, ecc. - consentendo, in tal modo, una prima ricognizione sullo stato di conservazione degli immobili dei quali viene fornita una sintetica descrizione e documentazione fotografica.
Si rammenta, inoltre, che l'azione di questo Ministero si estrinseca anche attraverso l'attività svolta dall'Istituto Centrale per il catalogo e la documentazione (I.C.C.D.), il quale provvede alla schedatura ed alla raccolta dei dati per la realizzazione del Sistema informativo del Catalogo nazionale dei beni culturali e ambientali, nonché dall'Istituto Centrale per il restauro (I.C.R.), il quale è impegnato ad elaborare, con il supporto scientifico, il sistema «Carta del rischio del patrimonio culturale», strumento per la verifica standardizzata dello stato di conservazione del patrimonio culturale su tutto il territorio nazionale.
Il Sottosegretario di Stato per i beni e le attività culturali: Nicola Bono.


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GHIGLIA e DELMASTRO DELLE VEDOVE. - Al Ministro dell'interno, al Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca. - Per sapere - premesso che:
la Prof.ssa Daniele Ruth Santus, docente alla Facoltà di Lingue presso l'Università degli Studi di Torino, sarebbe stata oggetto di intollerabili contestazioni da parte di autonomi di sinistra che avrebbero indotto la docente a lasciare l'insegnamento nel capoluogo piemontese, a causa di intimidazioni subite;
la Prof.ssa Ruth Santus, ha denunciato presso gli organi di stampa il clima di intolleranza, paura e tensione dell'Università degli Studi di Torino; manifesti di protesta contro la «Santus sionista», vera e propria violenza privata da parte degli esponenti del collettivo universitario autonomo contro la docente all'uscita del palazzo sede dell'università, minacce di morte;
la Prof.ssa Santus avrebbe denunciato inoltre l'omertà dei colleghi che, infatti, non avrebbero preso alcuna posizione a favore della docente («non uno, tra i miei colleghi, era in aula o in presidenza a dire che la libertà di insegnamento è fuori discussione: Non uno tra i miei colleghi mi ha teso la mano, non uno tra i miei colleghi ha strappato uno dei manifesti con il mio nome»);
l'antisemitismo e la violenza di cui si rendono colpevoli i gruppi di autonomi che hanno agibilità e spazi presso l'Università di Torino sono rimasti, fino ad oggi, impuniti;
è emerso, dalla dichiarazione di uno studente universitario ebreo, che molti giovani ebrei che frequentano l'Università torinese nascondono la loro origine proprio per evitare conseguenze pregiudizievoli sul piano fisico e sul piano della libertà intellettuale -:
se sia a conoscenza degli episodi di violenza e di antisemitismo avvenuti presso l'Università degli Studi di Torino;
se taluno sia stato denunciato alla magistratura competente per territorio;
se intenda adottare iniziative al fine di non consentire agli antisemiti e ai violenti della sinistra autonoma di usufruire delle strutture universitarie in maniera illegale, oltre che offensiva e discriminatoria nei confronti di studenti e professori di religione ebraica.
(4-14374)

Risposta. - Core riferimento alla interrogazione parlamentare in esame si deve preliminarmente precisare che in merito agli episodi verificatisi nell'Università di Torino e presso altri Atenei il Ministero ha già riferito in Senato, in occasione della discussione sulla mozione n. 1-00339 presentata dal Senatore Compagna.
Per quanto riguarda in particolare la ricostruzione dei fatti avvenuti presso l'Università di Torino, effettuata sulla base degli elementi istruttori forniti dal Rettore dell'Università e dal Prefetto di Torino si precisa quanto segue.
Informato dell'accaduto il Rettore di Torino ha riferito di avere emanato un documento in cui ricorda che l'Università non è luogo per esercizi di violenza, ma di pensiero e di confronto di idee, mentre il Consiglio di facoltà ha espresso solidarietà alla professoressa Santus e ha fatto proprie le considerazioni del Rettore. Anche il Senato Accademico ha condannato e stigmatizzato il comportamento degli studenti.
Dagli studenti contestatori, chiamati ad un incontro tra il Preside, la professoressa Santus e gli studenti del corso, sono state date ampie assicurazioni sulla volontà pacifica della contestazione che, hanno affermato, non riveste carattere antisemita, ma di opposizione alla politica del Governo Israeliano.
Inoltre il Preside della Facoltà di Medicina Veterinaria, a supporto dell'esistenza di una tradizione di amicizia e di stima da parte di giovani israeliani che decidono di seguire gli studi all'estero, ha dichiarato che gli studenti israeliani che frequentano la Facoltà non hanno mai avuto problemi di convivenza nell'Ateneo e di non aver mai assistito ad altre manifestazioni di antisemitismo.


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D'altronde lo stesso studente che aveva rilasciato alla stampa dichiarazioni in tal senso ne ha poi ridimensionato la portata precisando che, in realtà, esse erano riferite essenzialmente all'episodio di contestazione della professoressa Santus.
Inoltre, la predetta professoressa ha espresso apprezzamento per la presa di posizione dell'Ateneo a favore della libertà di insegnamento, della libertà di parola di ospiti di qualsiasi nazionalità, israeliani compresi.
In data 16 maggio, infine, presso l'Ateneo torinese si è tenuto un incontro cui hanno partecipato il Presidente della Comunità ebraica di Torino e gli assessori della cultura del Comune e della Provincia, con l'intento di fare il punto sugli episodi di intolleranza attribuiti all'Ateneo.
A tale riguardo, il Rettore ha ribadito che l'Università di Torino si è sempre impegnata contro ogni forma di intolleranza e si propone come luogo privilegiato del dialogo e del confronto libero delle idee.
Il dr. Maurizio Piperno, presidente della Comunità ebraica di Torino ha dichiarato di non aver avuto finora segnalazioni da parte di studenti ebrei torinesi circa loro paure a farsi identificare come ebrei né nelle scuole né nell'Università.
Sia le dichiarazioni di Amit Peer che i fatti avvenuti nell'ambito della vicenda della prof.ssa Santos, debitamente segnalati, secondo quanto comunicato dal Prefetto di Torino, all'Autorità Giudiziaria, sia quanto verificatosi in precedenza in altri Atenei hanno stimolato il dibattito sulla questione e sono stati l'occasione non solo per il mondo accademico italiano ma anche per il Ministero dell'istruzione, dell'università e della ricerca per fare il punto sulle iniziative esistenti e per promuoverne di nuove, come risulta dalla discussione avvenuta in Senato.
Si deve inoltre sottolineare che, oltre alle doverose manifestazioni di solidarietà e di condanna dei fatti avvenuti, rivolte all'ambasciatore israeliano, è stato predisposto un comunicato da inviare alla Conferenza dei Rettori per invitarli a vigilare e ad intervenire al fine di mettere fine a tali episodi eliminandoli realmente dalle Università del nostro Paese.
Quest'ultima, accogliendo positivamente tale invito ha prontamente approvato, in assemblea, il 19 maggio, una mozione di condanna degli episodi verificatisi dichiarando espressamente di voler intervenire con un impegno attivo e costante al fine di prevenirli ed eliminarli.
Peraltro, il mondo accademico aveva già dato autonomamente un forte segno di risposta a quanto avvenuto aderendo in maniera massiccia all'appello contenuto nel documento promosso dal Presidente dell'Unione delle comunità ebraiche italiane Amos Luzatto e da David Meghnagi dell'Università di Roma Tre.
La consapevolezza manifestata da parte del mondo accademico del rischio di degenerazione e di potenziale allargamento di simili accadimenti, che potrebbero rappresentare un segnale della mancanza di rispetto nei confronti di culture diverse, costituisce sicuramente una garanzia perché si possa evitare che essi degradino in qualcosa di più grave e in comportamenti di devianza dei giovani sempre più pericolosi.
Appare chiaro che la comunità accademica e le singole università sono consapevoli della necessità di non sottovalutare né ignorare questi episodi, ma di considerarli come campanelli di allarme che devono far comprendere l'importanza di mantenere vivo nei giovani, che non hanno vissuto la tragedia della guerra, il ricordo delle sofferenze di un popolo dovute alle leggi razziali e ai campi di sterminio, affinché prendano atto dell'immane tragedia che ha colpito il popolo ebraico.
Al fine di partecipare ancora più attivamente a questo impegno assunto delle università è stato quindi organizzato un incontro con i Rettori, la CRUI, il CUN e l'ambasciatore di Israele in Italia nel quale si è cercato di ribadire l'importanza di un impegno attivo da parte delle università nel prevenire questi episodi da realizzarsi promuovendo una cultura diversa all'interno del mondo universitario, fatta di maggiore reciproco dialogo, comprensione, rispetto


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per le storie, le tradizioni, le religioni diverse dalla nostra.
In tale occasione sono state poi concordate, con soddisfazione dell'ambasciatore d'Israele, e quindi del Governo israeliano, nuove iniziative che intendono rendere più concreto l'intervento di sensibilizzazione precedentemente avviato.
Il Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca: Letizia Moratti.

LUSETTI. - Al Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca. - Per sapere - premesso che:
da fonti di stampa locale del 30 giugno 2005 risulta che «nella prova dell'esame di Stato per tecnico della grafica pubblicitaria si è chiesto agli studenti di progettare una campagna promozionale per una iniziativa estiva del comune di Urbino, patrocinata dalla regione Umbria»;
il New York Times poco tempo prima aveva parlato di Urbino patrimonio dell'umanità «come città emblema del rinascimento, che ospita straordinarie opere di Raffaello ed è più prosaicamente famosa per la sua caciotta tanto amata da Michelangelo»;
risulta che il quotidiano USA si sia «accorto che Urbino si trova nelle Marche, che è la città meglio conosciuta della regione e certamente la sua città più classica» -:
se il Ministro non ritenga grave che nessuno si sia accorto dell'errore geografico tanto più che fonti estere avevano riportato l'informazione correttamente;
se non ritenga segnale di incompetenza il fatto che una scorretta informazione, possa passare inosservata e indenne proprio nel luogo deputato a «sede del sapere»;
se non ritenga ciò altresì lesivo per l'immagine del nostro patrimonio turistico-culturale.
(4-15773)

Risposta. - Si risponde alla interrogazione parlamentare indicata in esame con la quale, l'interrogante evidenzia che, nella prova dell'esame di Stato per tecnico della grafica pubblicitaria è stato chiesto agli studenti di progettare una campagna promozionale per una iniziativa estiva del comune di Urbino patrocinata dalla regione Umbria.
Al riguardo si fa presente che la seconda prova scritta di «Progettazione grafica» assegnata nella sessione d'esame di Stato 2005 agli studenti degli istituti professionali frequentanti l'indirizzo «Tecnico della grafica pubblicitaria», richiedeva la produzione di materiali pubblicitari cartacei (un manifesto, un pieghevole, eccetera) per una campagna informativa e di promozione della prima edizione di un Festival internazionale di teatro di strada, indetta dall'amministrazione comunale di Urbino, Assessorato Cultura e Spettacolo.
I dati forniti erano tutti utili a consentire agli studenti uno svolgimento del tema in maniera organica e pienamente rispondente alle richieste della traccia.
Tra gli elementi informativi figurava anche il riferimento al patrocinio concesso alla manifestazione dalla regione competente, che per un mero refuso di stampa, verificatosi dopo la validazione del testo, veniva indicata come Umbria, invece delle Marche.
Nessun disorientamento, né tanto meno nocumento alcuno è derivato agli studenti dal refuso verificatosi; infatti il dato relativo al soggetto datore del patrocinio era ininfluente ai fini dello svolgimento della prova medesima e il dato stesso avrebbe potuto essere anche altro ente sia pubblico che privato.
L'oggetto del refuso è di tale ovvietà da rendere del tutto pretestuoso ogni riferimento alla mancata conoscenza, da parte degli autori della traccia, della geografia e in particolare del patrimonio artistico culturale di Urbino, peraltro molto noto al ministero, che annovera nella città succi tata, licei artistici e istituti d'arte, prestigiosi per i quali predispone ogni anno apposite seconde prove scritte.
Il Sottosegretario di Stato per l'istruzione, per l'università e per la ricerca: Valentina Aprea.


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MESSA. - Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. - Per sapere - premesso che:
l'ex strada statale Tiburtina, in particolare nel tratto compreso tra Setteville e l'autostrada del Grande raccordo anulare, è sempre più congestionata dal traffico;
i residenti nei comuni di Guidonia e Montecelio e Tivoli sollecitano, da anni, adeguati interventi che consentano loro di raggiungere la capitale in tempi accettabili;
la crescita della popolazione nei comuni dell'hinterland tiburtino ha comportato un ulteriore e consistente aumento dei pendolari che hanno necessità, per lavoro o studio, di recarsi a Roma;
la localizzazione del Centro agroalimentare romano (Car) nella frazione di Setteville ha comportato un maggiore volume di traffico pesante determinato dalla presenza dell'importante attività commerciale;
di recente è stata inaugurata una fettuccia stradale che collega la consolare Tiburtina al «tronchetto» dell'autostrada A/24 Roma-L'Aquila;
per percorrere questi pochi chilometri gli automobilisti devono pagare un pedaggio di 0,60 euro -:
se non ritenga opportuno intervenire per sollecitare l'eliminazione del pagamento del pedaggio di cui sopra;
se non ritenga lo stesso particolarmente oneroso per gli automobilisti che l'utilizzano quale alternativa all'ex statale;
se non ritenga che liberalizzare il tratto in questione consentirebbe, in parte, di decongestionare via Tiburtina.
(4-14697)

Risposta. - In merito all'interrogazione parlamentare in esame, l'ANAS Spa, interessata al riguardo, fa presente che lo svincolo di Settecamini, ubicato sull'autostrada A24, tra la barriera di Lunghezza e Roma, è stato aperto al traffico nel maggio 2004. Tale svincolo è a pedaggio solo per il traffico da e per Roma, mentre è a transito libero per il traffico diretto o proveniente dalla barriera di Lunghezza.
Il pedaggio, pari a 60 centesimi di euro, è rapportato ai chilometri di autostrada che il traffico da e per la capitale percorre.
Il traffico in direzione nord non viene controllato allo svincolo di Settecamini ed è intercettato alla barriera di Lunghezza.
Pertanto, riferisce la società stradale, il pedaggio viene applicato alla percorrenza autostradale e non già alla bretella di collegamento tra la statale Tiburtina e l'autostrada A24 che è in gestione degli enti locali ed è ovviamente a transito gratuito.
La decisione di installare il casello e mettere a pedaggio lo svincolo di Settecamini solo in direzione Roma, condivisa dall'ANAS, dalla società concessionaria e dal comune di Roma, è stata motivata dall'esigenza di equilibrare i carichi di traffico tra la Tiburtina e il tronchetto della Roma-L'Aquila, entrambe con evidenti problemi di deflusso della mobilità.
Ciò ha consentito di evitare due gravi rischi per il sistema di mobilità nel quadrante est di Roma:
lasciando Settecamini libero da pedaggio si sarebbe creato un buco nel sistema autostradale per cui il traffico, per by-passare la barriera di Lunghezza e quindi pagare un pedaggio minore, sarebbe potuto uscire all'omonimo svincolo e alla stazione di Tivoli per poi rientrare in autostrada a Settecamini con la conseguenza di congestionare ulteriormente il tratto più urbano della Tiburtina;
il libero accesso sul tronchetto dell'autostrada A24, senza filtro del pedaggio, avrebbe convogliato su questa arteria carichi di traffico che ne avrebbero determinato la paralisi.

L'ANAS fa presente che con l'installazione del casello di Settecamini non solo sono stati evitati i rischi di cui sopra ma si è raggiunto il risultato atteso di scaricare parzialmente la Tiburtina riducendone le condizioni di congestione senza penalizzare l'autostrada.
Oggi, infatti, i transiti da e per Roma a Settecamini sono in media circa 20 mila


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ogni giorno e costituiscono un flusso sottratto alla Tiburtina che l'autostrada riesce a smaltire.
La società stradale riferisce, infine, che senza il pedaggio non solo non si sarebbe conseguito questo risultato ma si sarebbero determinate condizioni di criticità per l'accesso a Roma attraverso l'autostrada.
Il Viceministro delle infrastrutture e dei trasporti: Ugo Martinat.

MOLINARI. - Al Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca. - Per sapere - premesso che:
nell'anno 2000 è stato determinato lo sdoppiamento del liceo scientifico «Galileo Galilei» di Potenza;
nel 2003 suddetto sdoppiamento venne definito con una delibera regionale di attuazione con decorrenza a partire dal 1 settembre 2004;
il secondo liceo scientifico di Potenza viene pertanto istituito senza che sia data piena attuazione alla delibera regionale del 2003;
l'anno scolastico in corso è iniziato per il II liceo scientifico con 19 classi in meno rispetto al liceo originario, con la mancata aggregazione della sezione staccata del comune di Laurenzana, con l'assoluta mancanza di laboratori, con l'assoluta assenza di strumenti e una insufficiente dotazione di personale ATA;
nel mese di ottobre 2004 gli studenti di fronte a tali condizioni hanno avanzato proteste, a seguito delle quali il dirigente del II liceo scientifico ha ottenuto dalla direzione regionale e dal C.S.A. una serie di assicurazioni concernenti provvedimenti tempestivi per la piena attuazione della delibera di sdoppiamento;
il consiglio d'istituto, considerata la situazione di disagio per studenti e famiglie nonché per il personale docente e non, formula formale richiesta al dirigente del II liceo scientifico di intervenire al fine di recuperare le classi mancanti e previste dalla delibera regionale;
il dirigente del II liceo scientifico ha inviato di conseguenza ad autorità ed enti interessati una lettera in riferimento al completamento della costituzione del nuovo istituto e una richiesta di suddivisione dei beni dell'originario liceo, nonché di rassegnazione delle risorse economiche per un «normale» funzionamento della nuova struttura;
a tale richiesta non sono pervenute risposte e, per due volte, una delegazione del consiglio d'istituto è stata ricevuta dal direttore regionale, ma senza esisti concreti;
il 23 marzo 2005 i genitori, il comitato studentesco e il consiglio d'istituto hanno indetto una nuova protesta presso la direzione regionale consegnando un documento con cui venivano reiterate le richieste sovra esposte;
sempre nel mese di marzo 2005 i revisori dei conti eccepiscono l'errata procedura di sdoppiamento rendendo di fatto impossibile definire la contabilità del nuovo istituto;
il 2 aprile 2005 il consiglio d'istituto informa della questione il prefetto anche in questo caso senza risultati tangibili;
il 15 aprile 2005 il presidente del consiglio d'istituto del II liceo scientifico ha sollecitato nuovamente, a mezzo telegramma, un intervento di tutti gli organismi istituzionali compreso il Ministero dell'istruzione senza alcun esito;
detta situazione sta emergendo in tutta la sua gravità anche sugli organi di informazione ottenendo vasta eco nel territorio considerato il numero di studenti e famiglie interessate sull'intero comprensorio;
si è in presenza di un forte disagio che rischia di aumentare in vista delle assegnazioni rispetto agli organici e alle risorse economiche;


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l'anno scolastico in corso si sta chiudendo tra docenti costretti ad operare tra più scuole e studenti trasferiti tramite sorteggio da un istituto all'altro con una evidente penalizzazione formativa considerate le precarie condizioni della struttura nata dallo sdoppiamento -:
si chiede di conoscere quali iniziative il Ministro intenda adottare, nell'ambito della propria competenza, e con la massima urgenza, per dare risposte, di concerto con tutti gli organismi interessati, al fine di consentire la piena applicazione di quanto previsto in favore della seconda struttura del liceo scientifico di Potenza, garantendo la pari dignità tra i due istituti e di consentire a docenti studenti e operatori di questo istituto di essere posti nelle condizioni di insegnare, studiare e lavorare.
(4-14164)

Risposta. - Con riferimento all'interrogazione parlamentare indicata in esame si comunica quanto segue.
Si premette che il dimensionamento della rete scolastica, per effetto di quanto previsto dagli articoli nn. 138 e 139 del decreto legislativo 31 marzo 1998, n. 112, è stato demandato alle competenze delle regioni e delle province e che in questa materia gli uffici dell'amministrazione scolastica sul territorio hanno compiti meramente attuativi.
In merito allo sdoppiamento del liceo scientifico «Galilei» di Potenza, il direttore generale dell'ufficio scolastico regionale per la Basilicata, ha riferito che, già con delibera n. 1351 del 22 febbraio 2000 il Consiglio regionale, nel quadro del piano di dimensionamento delle istituzioni scolastiche, aveva previsto il predetto sdoppiamento, con contestuale istituzione di un secondo liceo scientifico, sempre nella stessa città.
Il piano suddetto prevedeva che, relativamente al numero complessivo degli alunni dell'anno scolastico 1999, al liceo scientifico «Galilei» dovessero restare n. 824 alunni, ed al secondo liceo, con l'aggregazione della sede di Laurenzana, ne fossero trasferiti n. 844.
Tale delibera non è stata però attuata fino all'anno scolastico 2004-2005 per mancanza di una sede idonea ad ospitare il secondo liceo.
A seguito di una successiva deliberazione dell'amministrazione provinciale di Potenza che aveva individuato i locali, il 28 gennaio 2004, con decreto n. 483 del direttore generale regionale, si è proceduto, allo sdoppiamento di cui si tratta, in conformità a quanto già deliberato dalla regione Basilicata nell'anno 2000. Con nota del 28 gennaio 2004 n. 13, il dirigente scolastico del liceo «Galilei» veniva invitato a curare gli adempimenti conseguenti al decreto di sdoppiamento, avendo cura di coinvolgere tutte le componenti scolastiche nella individuazione degli alunni e delle classi interessate al trasferimento presso la nuova sede.
L'istituto, dopo aver acquisito le delibere del collegio dei docenti e del consiglio d'istituto, nonché il parere delle rappresentanze sindacali, ha individuato ai fini del trasferimento, n. 5 corsi interi per complessive 25 classi e 625 alunni, oltre alle classi della sezione staccata di Laurenzana.
Quest'ultima, per l'anno scolastico 2004-2005, non è stata però aggregata al secondo liceo a causa di una mera omissione di trasmissione dei codici meccanografici; per il prossimo anno scolastico, la situazione è già stata regolarizzata.
Il dirigente del secondo liceo scientifico ha lamentato, riferendosi alla delibera della regione Basilicata del 2000, il mancato passaggio di altri 170 alunni: a tale proposito, dalle delibere degli organi collegiali interni, nonché dal parere delle RSU di cui all'assemblea del 19 febbraio 2004, è emerso che i predetti organi collegiali non avevano inteso trasferire gli studenti dei corsi sperimentali come, peraltro, verificato in sede di accertamento ispettivo.
L'Assessore regionale alla formazione, inoltre, con nota n. 1515 del 22 marzo 2005, precisava che, per quanto attiene il numero di alunni da trasferire, previsto dalla delibera del 2000, questo si attestava ad 844, come indicato nel piano di dimensionamento, e doveva intendersi «non già l'esatto numero di studenti assegnato al


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nuovo liceo all'atto della sua istituzione, come viene erroneamente interpretato nella nota del consiglio d'istituto del liceo medesimo, ma la proiezione statistica sulla quale si fondava la previsione del piano regionale di dimensionamento della rete scolastica che rappresenta un traguardo ancora da raggiungere».
Per quanto riguarda le dotazioni finanziarie si precisa che, il direttore generale regionale, con nota n. 59 del 9 febbraio 2004, aveva sollecitato la creazione di idonei ambienti di apprendimento nel nuovo liceo, attraverso una coerente dotazione finanziaria che, era già stata assegnata al liceo scientifico «Galilei» e, successivamente trasmessa al nuovo istituto con i mandati nn. 433, 434 e 435, pari complessivamente ad euro 21.876,24 per affrontare le prime spese di funzionamento di quest'ultimo.
Il Sottosegretario di Stato per l'istruzione, per l'università e per la ricerca: Valentina Aprea.

ANGELA NAPOLI. - Al Ministro per i beni e le attività culturali. - Per sapere - premesso che:
la Chiesa di Santa Maria di Piedigrotta, presso Pizzo (Vibo Valentia) è ritenuta un interessante monumento non solo come luogo di devozione popolare, ma anche per la sua originalità;
si tratta, infatti, di un ipogeo interamente scavato nel tufo alla fine dell'ottocento, ingrandito ed arricchito di gruppi scultorei alla fine del novecento;
nei giorni scorsi un team di ricercatori del CnR ha lanciato l'allarme per lo stato di degrado in cui versa la Chiesa di Santa Maria di Piedigrotta in Pizzo Calabro;
la Chiesa subisce un aggressione continua da efflorescenze saline, da microrganismi di natura biologica, dai percolamenti d'acqua sorgiva e meteorica e dal microclima incontrollato;
secondo gli esperti del CnR, al deterioramento della chiesetta di Santa Maria di Piedigrotta contribuisce anche la posizione dell'edificio sottoposto all'aggressione degli aerosol marini -:
quali urgenti interventi intenda attuare al fine di evitare la perdita della Chiesa di Santa Maria di Piedigrotta, presso Pizzo Calabro.
(4-14715)

Risposta. - In riferimento al precario stato di conservazione della Chiesa di Santa Maria di Piedigrotta di Pizzo (CZ), si rende noto che, a seguito del convegno promosso dall'associazione turistica Pro Loco di Pizzo, l'istituto per la conservazione e valorizzazione dei beni culturali - I.C.V.B. - di Firenze, ha elaborato un progetto che prevede accurate indagini conoscitive e diagnostiche, al fine di pervenire ad un adeguato intervento di risanamento architettonico dell'edificio, nonché di procedere al restauro dei beni artistici presenti.
Per la realizzazione del suddetto progetto, si fa presente che, in sede di rimodulazione dell'accordo di programma quadro tra la regione Calabria ed il Ministero per i beni e le attività culturali, sono stati destinati trecentomila euro per l'inizio degli opportuni interventi.
Si auspica che la prevista disponibilità finanziaria consenta di avviare, quanto prima, tutte quelle opere progettuali per garantire un'idonea riqualificazione del monumento, peculiare nel suo stile e nella sua collocazione, affinché lo stesso possa essere pienamente fruibile.
Il Sottosegretario di Stato per i beni e le attività culturali: Nicola Bono.

NUVOLI. - Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. - Per sapere - premesso che:
la ditta «Convesa» operante a Chilivani (Ozieri) s'è aggiudicata, qualche anno fa un'importante commessa da Trenitalia per la manutenzione e revisione di mille carri ferroviari;


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parte del lavoro è stato regolarmente eseguito e parte, per almeno due anni relativamente alle attuali maestranze è da eseguire;
risulta all'interrogante che Trenitalia, ormai da tempo, violerebbe gli impegni contrattuali assunti con Convesa in quanto non fornirebbe regolarmente il materiale rotabile da sottoporre a manutenzione e i pezzi di ricambio dei treni;
Convesa ha informato i 40 dipendenti della possibile drastica riduzione dei livelli occupazionali;
il territorio di Ozieri versa in condizioni economiche gravissime -:
se non ritenga utile e urgente, come appare all'interrogante, intervenire immediatamente su Trenitalia (Ente controllato dallo Stato) per costringerlo a rispettare il contratto in essere con Convesa in modo che quest'ultima società possa salvaguardare il posto di lavoro di tutti i suoi dipendenti senza procedere a nessun licenziamento.
(4-13575)

Risposta. - In merito all'interrogazione indicata in oggetto, Ferrovie dello Stato spa ha riferito che il contratto stipulato tra Trenitalia spa e la società Convesa Tecnology è stato sottoscritto a seguito di gara bandita nel mese di agosto 2001 per la revisione di un totale di 9.000 carri.
A tale gara sono state invitate a partecipare le ditte iscritte nel sistema di qualificazione fornitori istituito ai sensi del decreto del Presidente della Repubblica n. 158 del 1995. Le ditte aggiudicatarie sono risultate tre. Tra esse la società sopra citata si è aggiudicata 2.000 revisioni.
La consegna alla Convesa Tecnology del primo rotabile da sottoporre a manutenzione è avvenuta nel mese di aprile 2002 come previsto nel contratto sottoscritto.
Ferrovie dello Stato ha ritenuto opportuno evidenziare che la ditta in questione nella fase di avvio delle lavorazioni aveva manifestato alcune difficoltà nel mantenere livelli di produzione adeguati a quelli predefiniti. Tali livelli sono stati di comune intesa riconfigurati su una durata contrattuale di maggiore estensione focalizzando la produzione principalmente sui carri circolanti in Sardegna.
Infine, per quanto concerne la messa a disposizione delle parti di ricambio di Trenitalia s.p.a., la società ferroviaria ha riferito che si sono effettivamente verificate alcune criticità nel rapporto con i subfornitori che ne hanno in qualche caso ritardato la disponibilità; tali criticità risultano allo stato attuale superate.
Il Sottosegretario di Stato per le infrastrutture e per i trasporti: Nino Sospiri.

ONNIS. - Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti, al Ministro dell'economia e delle finanze. - Per sapere - premesso che:
in Sardegna, il 13 maggio scorso, è stato indetto uno sciopero dei dipendenti delle imprese che a vario titolo lavorano per l'ANAS, in quanto «da mesi... non ricevono lo stipendio» (L'Unione Sarda, edizione del 13 maggio 2005, pagina 6);
secondo quanto riferito dalla fonte citata, l'ANAS non avrebbe provveduto a corrispondere il dovuto alle imprese che si sono aggiudicate gli appalti, sia in vista della realizzazione delle così dette grandi opere, sia per assicurare la manutenzione delle infrastrutture già esistenti;
il problema evidenziato avrebbe rilievo nazionale e l'esposizione debitoria dell'ANAS ammonterebbe ormai, quanto meno, a 950 milioni di Euro (L'Unione Sarda, citata);
in conseguenza del mancato pagamento dei corrispettivi dovuti dall'Ente appaltante, le imprese (appaltatrici e subappaltatrici) coinvolte non potrebbero a loro volta far fronte agli impegni di spesa e, in particolare, non potrebbero garantire l'erogazione del salario ai propri dipendenti;
le situazione in Sardegna viene giudicata insostenibile, perché lascia molte famiglie senza fonti di reddito e perché, in


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seguito al prevedibile blocco dell'attività delle imprese del settore, rischia di essere ulteriormente rallentata (o definitivamente compromessa) la realizzazione di opere ritenute indispensabili e perciò attese ormai da anni;
sarebbe oggi essenziale la sottoscrizione dell'«accordo di programma», da parte dello Stato, in quanto così si «consentirebbe all'ANAS di avere le risorse necessarie» per onorare i pagamenti (L'Unione Sarda, citata);
si è anche appreso che, al fine di sollecitare la definizione del suddetto «accordo di programma», le imprese interessate avrebbero da ultimo «chiesto un incontro urgente al ministro» dell'Economia (fonte citata) -:
quali dati siano a disposizione del Governo in relazione al problema cui si è fatto riferimento, con particolare riguardo alla situazione registrata in Sardegna;
quali urgenti iniziative si ritenga opportuno assumere per assicurare che le imprese attualmente in credito nei confronti dell'ANAS ricevano quanto prima i pagamenti loro dovuti e siano così in grado di corrispondere la retribuzione ai dipendenti, proseguendo nell'attività intrapresa.
(4-14532)

Risposta. - In riferimento alla problematiche evidenziate con l'interrogazione indicata in esame, l'ANAS Spa, interessata al riguardo, ha comunicato che il 25 maggio 2005 è stato stipulato il contratto di programma tra ANAS, Ministero delle infrastrutture e dei trasporti e Ministero dell'economia e delle finanze per quanto attiene gli aspetti finanziari.
Con detta stipula si è realizzata la condizione necessaria per trasferire ad ANAS le risorse stanziate dalle leggi di spesa.
Il Viceministro delle infrastrutture e dei trasporti: Ugo Martinat.

PASETTO. - Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti, al Ministro dell'economia e delle finanze. - Per sapere - premesso che:
in data 25 novembre 2004 in abbinamento ad un importante quotidiano a tiratura nazionale è stato distribuito gratuitamente un libro per festeggiare il settantacinquesimo anniversario della creazione dell'Anas;
L'Anas è una società per azioni, di proprietà del tesoro le cui finalità sono:
la gestione delle strade e delle autostrade di proprietà dello Stato provvedendo alla loro manutenzione ordinaria e straordinaria;
la realizzazione di un progressivo miglioramento e adeguamento della rete delle strade e delle autostrade statali e della relativa segnaletica;
la costruzione di nuove strade statali e autostrade sia direttamente che in concessione;
il monitoraggio sull'esecuzione dei lavori di costruzione delle opere date in concessione e il controllo della gestione delle autostrade;
l'attuazione di leggi e regolamenti concernenti la tutela del patrimonio delle strade e delle autostrade statali, nonché la tutela del traffico e della segnaletica;
l'adozione di provvedimenti ritenuti necessari ai fini della sicurezza del traffico sulle strade e sulle autostrade statali;
la realizzazione e partecipazioni a studi, ricerche e sperimentazioni in materia di viabilità, traffico e circolazione -:
quali siano le finalità divulgative attese dall'iniziativa, quanto sia costata la pubblicazione del libro in oggetto, chi abbia sostenuto tale costo, in che misura il Ministero delle infrastrutture e dei trasporti abbia contribuito finanziariamente e, infine, se non sarebbe stato più opportuno destinare le risorse al finanziamento di progetti per la promozione della sicurezza


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stradale dove, come noto, i mezzi finanziari sono sempre insufficienti.
(4-11824)

Risposta. - In merito alle problematiche evidenziate con l'interrogazione in esame, sono stati richiesti elementi informativi all'ANAS S.p.A. che rappresenta quanto segue.
Il libro «Strade», distribuito in abbinamento al
magazine de Il Corriere della Sera il 25 novembre 2004 per celebrare il 75o anniversario della fondazione dell'ANAS, è una delle iniziative incluse nel progetto di comunicazione del consorzio di società che si è aggiudicato il relativo bando di gara cui hanno partecipato le più importanti società italiane del settore.
Il programma delle iniziative ha visto l'ANAS realizzare, in
partnership con due grandi istituzioni quali la Biennale di Venezia e l'Istituto Luce, una serie di appuntamenti culturali nei quali il tema della strada ha costituito fonte di ispirazione e di creazione artistica.
La pubblicazione
Strade, informa la società stradale, rientra nel quadro di detto programma volto a valorizzare la strada come simbolo di modernità, di progresso e di sviluppo economico ma anche di incontro, di crocevia di storia, tradizioni e cultura.
Il consorzio di società aggiudicatario della gara ha chiesto a sei grandi nomi della narrativa, del giornalismo e della saggistica di raccontare con un testo inedito le loro
«strade». È nato così questo libro che è stato diffuso in 986.000 copie riscuotendo un notevole successo presso il grande pubblico, che ha dimostrato di gradire l'iniziativa.
Il costo della pubblicazione è stato di 0,289 euro a copia (IVA esclusa) comprensivo della stampa, dei diritti d'autore, della cura editoriale e della distribuzione nelle edicole. Tale cifra è stata imputata al
budget del consorzio di società aggiudicatario, come previsto dal capitolato d'appalto.
La società stradale pone in evidenza che, nell'ambito del programma del 75o Anniversario, sono state previste anche iniziative relative alla sicurezza stradale, come la prossima pubblicazione
on line sul sito dell'ANAS www.stradean.as.it del videogioco sulla sicurezza stradale.
L'ANAS fa presente, infine, di essere impegnata quotidianamente con i suoi uomini ed i suoi mezzi sul fronte della sicurezza stradale e di destinare una quota rilevante dei propri investimenti al miglioramento degli
standard e dei livelli di sicurezza e di qualità della propria rete stradale e autostradale, come del resto specificatamente previsto dal contratto di programma stipulato con il Ministero delle infrastrutture e dei trasporti e consegnato nel Piano di interventi già attuati o in essere.
Il Viceministro delle infrastrutture e dei trasporti: Ugo Martinat.

PECORARO SCANIO. - Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. - Per sapere - premesso che:
la direzione regionale di Trenitalia della Calabria avrebbe deciso di sopprimere negli ultimi tempi presso la stazione di Vibo-Pizzo otto treni, comportando così forti disagi per i numerosi pendolari e per alcune aziende;
per ultimo sarebbe stato soppresso fino al 20 settembre il treno regionale in partenza dalla stazione di Vibo-Pizzo delle 18.01 e non sarebbe stato previsto nessun altro treno in supporto a questa soppressione;
l'azienda S.P.I. Spa «Finestre e Persiane» di Maierato (VV), su indicazione di un funzionario regionale di Trenitalia, avrebbe investito sui servizi di Trenitalia utilizzando la tratta Vibo-Gioia Tauro per i suoi dipendenti residenti in quest'ultima sede (circa 50) utilizzando il servizio abbonamenti di Trenitalia ed inoltre avrebbe acquistato due furgoni per il trasferimento dall'azienda alla stazione;


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la stazione di Vibo-Pizzo sarebbe inoltre lasciata nel completo abbandono, con disservizi e personale poco presente -:
se il Governo sia a conoscenza dei fatti e se non intenda adottare le opportune iniziative affinché sia garantito e agevolato soprattutto nelle zone svantaggiate il trasporto dei pendolari e la mobilità nel settore del lavoro;
se non ritenga necessario investire sulla Mobilità Sostenibile e soprattutto sul trasporto ferroviario, che rappresenta oggi, insieme alle vie del mare, l'unica soluzione efficace ai numerosi incidenti stradali che continuano a segnare le strade.
(4-10601)

Risposta. - In merito all'interrogazione indicata in esame, occorre premettere che le problematiche rappresentate riguardano servizi di trasporto di interesse regionale che, per le regioni a statuto ordinario a seguito dell'attuazione del decreto legislativo n. 422 del 1997 come modificato dal decreto legislativo n. 400 del 1999, non sono più di diretta competenza dello Stato ma sono oggetto di diretta regolazione da parte delle regioni medesime tramite appositi contratti di servizio stipulati direttamente con Trenitalia S.p.A.
Tuttavia, considerata la rilevanza della questione, il Ministero delle infrastrutture e dei trasporti ha attivato un tavolo tecnico con le regioni per promuovere un coordinamento ed una cooperazione più stretta tra i compiti dell'amministrazione delle regioni e delle imprese ferroviarie.
Si evidenzia inoltre che gli investimenti previsti dal Contratto di programma 2001-2005, sia quelli connessi al potenziamento dell'infrastruttura esistente nel breve-medio periodo sia quelli finalizzati alla realizzazione di una nuova infrastruttura nel lungo periodo, contribuiranno certamente al miglioramento della mobilità ferroviaria anche e soprattutto per il trasporto locale.
L'attività di monitoraggio e la conseguente relazione annuale al Parlamento sulla realizzazione degli investimenti mostra infatti l'impegno profuso dal gestore dell'infrastruttura ferroviaria nell'attuazione degli interventi nei nodi e sulle direttrici: i dati rilevati confermano che continua l'incremento della spesa per i programmi inerenti gli investimenti sulle direttrici.
Anche gli investimenti in corso di realizzazione per il sistema italiano ad alta velocità concorreranno certamente - nel lungo periodo - al processo di miglioramento del trasporto locale in quanto consentiranno una maggiore disponibilità di tracce orarie sulla rete tradizionale.
Premesso il quadro generale fin qui esposto, al fine di fornire elementi di risposta agli specifici quesiti posti è stata interessata Ferrovie dello Stato S.p.A. che ha riferito quanto segue.
La diminuzione di collegamenti durante il precedente periodo estivo nella stazione di Vibo Valentia-Pizzo deriva da un complesso di elementi assai articolati. Nel corso del precedente orario si è resa necessaria una modifica dell'offerta commerciale nel bacino in questione per adeguarla a quanto stabilito dal tavolo tecnico che riuniva il comitato dei sindaci ed il comitato dei pendolari della fascia jonica chiamato a risolvere le problematiche determinate dalla necessità di sostituire il treno
intercity Reggio Calabria-Bari.
La soluzione adottata ha portato ad inserire due nuovi treni aumentando la produzione di ben 96.843 treni/km. Per recuperare tale maggiore produzione e nel rispetto dei chilometri assegnati alla direzione del trasporto regionale della Calabria, è stato necessario sopprimere nel periodo meno dannoso per il traffico pendolare, cioè dal 15 luglio al 31 agosto 2004, 18 treni di cui 8 nella fascia tirrenica interessanti la provincia di Vibo dove esiste peraltro l'alternativa dei treni a lunga percorrenza.
In particolare, la soppressione nel periodo estivo citato del treno regionale R 3681 è stata regolarmente enunciata nell'orario ufficiale dell'offerta commerciale di Trenitalia S.p.A.
Peraltro i treni soppressi nel periodo estivo sono stati successivamente ripristinati.
Anche nell'orario ufficiale in corso, riferisce Ferrovie dello Stato, la sospensione del treno regionale R 3681 è regolarmente


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riportata e riferita al periodo estivo e più precisamente dal 18 giugno al 19 settembre. L'unica modifica che interessa tale collegamento rispetto all'orario precedente riguarda la partenza da Lametia Terme posticipata di 5 minuti dalle 17.40 alle 17.45.
Per quanto concerne la stazione di Vibo Valentia-Pizzo, considerata la sua collocazione e valenza acquisita dal punto di vista trasportistico e turistico, Ferrovie dello Stato ha riferito che tale stazione è stata inserita nel progetto
Pegasus finalizzato alla riqualificazione e valorizzazione di complessi di stazione delle regioni del meridione d'Italia.
In tale contesto sono previsti per la stazione citata lavori di rifacimento del primo e secondo marciapiede di stazione con l'inserimento dei percorsi tattili per disabili visivi.
Relativamente alle problematiche di tipo gestionale, la società ferroviaria ha precisato che come altre stazioni anche Vibo Valentia-Pizzo viene controllata in regime di telecomando da una postazione centrale ubicata a Reggio Calabria e che tale soluzione organizzativa, connessa al processo di innovazione tecnologica che ha interessato tutta la rete, è in linea con gli indirizzi gestionali concordati a livello di gruppo Ferrovie dello Stato e con gli
standard di sicurezza previsti dalle norme vigenti.
Per le attività di
security e controllo del decoro squadre itineranti provvedono sistematicamente a svolgere sopralluoghi e interventi mirati.
Il Sottosegretario di Stato per le infrastrutture e per i trasporti: Nino Sospiri.

PERROTTA. - Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. - Per sapere - premesso che:
L'Anas nel quadriennio 2002-2005 ha appaltato e consegnato circa 10.000 milioni di euro per lavori eseguiti -:
quanti lavori siano stati «affidati a contraente generale»;
quale sia l'importo individuale di ogni appalto;
quali siano i nominativi delle società vincitrici.
(4-14983)

Risposta. - In riferimento alla interrogazione parlamentare, l'ANAS Spa, interessata al riguardo, ha riferito quanto segue:
1. I lavori affidati a contraente generale sono i seguenti:
n. 3 sull'autostrada A/3 Salerno-Reggio Calabria (Macrolotti 1,5, e 6);
n. 2 sulla statale 106 Jonica (Megalotti 1 e 2);
n 1 sulla statale 114 (Catania-Siracusa);

2. L'importo totale rimodulato di ogni singolo appalto è:
macrolotto n. 1 (Salerno-Reggio Calabria) 597 milioni di euro;
macrolotto n. 5 (Salerno-Reggio Calabria) 1.033 milioni di euro;
macrolotto n. 6 (Salerno-Reggio Calabria) 601 milioni di euro;
megalotto n. 1 (statale 106 Jonica) 429,7 milioni di euro;
megalotto n. 2 (statale 106 Jonica) 652,36 milioni di euro;
macrolotto statale 114 (Catania-Siracusa) 694,46 milioni di euro.

3. I nominativi delle ditte vincitrici di ogni appalto sono:
macrolotto n. 1 (Salerno-Reggio Calabria) - CMC;
macrolotto n. 5 (Salerno-Reggio Calabria) - Impregilo-Condotte;
macrolotto n. 6 (Salerno-Reggio Calabria) - Impregilo-Condotte;
megalotto n. 1 (statale 106 Jonica) - Astaldi;
megalotto n.2 (statale 106 Jonica) - Astaldi;


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macrolotto statale 114 (Catania-Siracusa) - Pizzarotti.
Il Viceministro delle infrastrutture e dei trasporti: Ugo Martinat.

PERROTTA. - Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti, al Ministro dell'economia e delle finanze. - Per sapere - premesso che:
sono stati approvati progetti per oltre 50 miliardi di euro, di cui il 47 per cento destinato a lavori concentrati nel Sud;
negli ultimi anni sono stati «messi in piedi» molti cantieri al fine di apportare migliorie al nostro Paese;
in riferimento alla realizzazione dell'asse ferroviario ad Alta Velocità Torino-Milano, sono stati spesi, fino ad oggi, 4.959,00 euro -:
se sia iniziata la costruzione;
quale percentuale di lavori sia già stata eseguita;
quanto sia stato stanziato per la realizzazione di quest'opera;
quali siano i tempi previsti per il completamento dei lavori.
(4-15084)

Risposta. - In merito all'interrogazione in esame, Ferrovie dello Stato S.p.A. ha riferito che la linea Torino-Milano, la quale sviluppa per 125 km attraverso il territorio di 41 comuni, è collegata alla rete esistente con cinque interconnessioni: due connessioni terminali a Torino Stura e a Milano Certosa necessarie per connettere le nuove linee alla rete cittadina e tre intermedie che consentiranno la fermata e l'instradamento dei treni veloci passeggeri sulla linea storica. Secondo le previsioni della società ferroviaria tali interconnessioni svolgeranno un ruolo strategico nel trasporto merci nelle aree del Vercellese Ovest di Novara Ovest e Novara Est. In particolare quest'ultima consentirà il collegamento con l'aeroporto di Malpensa 2000.
In data 14 luglio 2000, dopo sei anni di lavori, la conferenza di servizi ha approvato a maggioranza il progetto relativo alla linea Torino-Milano. Per quanto attiene al tratto Torino-Novara considerato prioritario i lavori sono stati avviati nel 2002.
In data 21 luglio 2004 è stato firmato l'atto integrativo per la costruzione degli ultimi 38 km del tratto da Novara a Milano e per le opere di riqualificazione dei territori attraversati.
Allo stato attuale l'avanzamento dei lavori sull'intera tratta ha raggiunto il 67,2 per cento pari a 4.252 milioni di euro. Sulla sub-tratta Torino-Novara sono state completate le opere civili ed è stata conclusa la posa dei binari; in termini percentuali l'avanzamento dei lavori relativi a tale sub-tratta ha raggiunto l'88,3 per cento pari a 3.842 milioni di euro mentre sulla sub-tratta Novara-Milano l'avanzamento dei lavori ha raggiunto il 20,7 per cento equivalente a 410 milioni di euro.
Ferrovie dello Stato ritiene che il tratto prioritario Torino-Novara entrerà in esercizio in occasione dello svolgimento delle Olimpiadi invernali del febbraio 2006 mentre i lavori relativi all'intera tratta Torino-Milano saranno conclusi entro il 2009, con una previsione di investimento di circa 7,0 miliardi di euro comprendente anche le opere di riqualificazione del corridoio infrastrutturale.
Il Sottosegretario di Stato per le infrastrutture e per i trasporti: Nino Sospiri.

PERROTTA. - Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti, al Ministro dell'economia e delle finanze. - Per sapere - premesso che:
sono stati approvati progetti per oltre 50 miliardi di euro, di cui il 47 per cento destinato a lavori concentrati nel Sud;
negli ultimi anni sono stati «messi in piedi» molti cantieri al fine di apportare migliorie al nostro Paese;


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in riferimento alla realizzazione dell'asse ferroviario Bologna-Verona, sono stati spesi, fino ad oggi, 840 milioni di euro -:
se sia iniziata la costruzione;
quale percentuale di lavori sia già stata eseguita;
quanto sia stato stanziato per la realizzazione di quest'opera;
quali siano i tempi previsti per il completamento dei lavori.
(4-15089)

Risposta. - In merito all'interrogazione in esame, Ferrovie dello Stato s.p.a. ha riferito che i lavori per la costruzione della tratta Bologna-Verona sono in corso di realizzazione ed attualmente la percentuale già effettuata è pari al 40 per cento circa, con il completamento previsto per dicembre 2008.
Il costo a vita intera del progetto per il raddoppio della tratta in questione è pari a 892,3 milioni di euro. Le somme stanziate per la realizzazione dell'opera ammontano a 892,3 milioni di euro, di cui 810,2 previsti a carico del contratto di programma 2001-2005.
Il Sottosegretario di Stato per le infrastrutture e per i trasporti: Nino Sospiri.

PERROTTA. - Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti, al Ministro dell'economia e delle finanze. - Per sapere- premesso che:
sono stati approvati progetti per oltre 50 miliardi di euro, di cui il 47 per cento destinato a lavori concentrati nel Sud;
negli ultimi anni sono stati «messi in piedi» molti cantieri al fine di apportare migliorie al nostro Paese;
in riferimento alla realizzazione del Progetto per la salvaguardia della laguna e della città di Venezia «Progetto Mo.Se.», sono stati spesi, fino ad oggi, 4.131,00 euro -:
se sia iniziata la costruzione;
quale percentuale di lavori sia già stata eseguita;
quanto sia stato stanziato per la realizzazione di quest'opera;
quali siano i tempi previsti per il completamento dei lavori.
(4-15167)

Risposta. - In riferimento ai quesiti posti nell'interrogazione in esame, il magistrato alle acque di Venezia ha comunicato che nell'adunanza del 3 aprile 2003 il comitato ex articolo 4 legge n. 798 del 1984, ha deliberato, tra l'altro, di «passare alla redazione del progetto esecutivo e alla realizzazione delle opere di regolazione delle maree».
Acquisito, in data 20 gennaio 2004, il parere della Commissione per la salvaguardia di Venezia sul progetto definitivo del «Sistema MOSE», il comitato tecnico del magistrato alle acque ha potuto esaminare i primi progetti esecutivi e si sono potuti avviare i relativi lavori. I lavori sono attualmente in corso; in particolare gli stessi stanno procedendo in tutte le tre bocche di porto dove sono in corso di realizzazione le opere complementari, pressoché completate, e le prime fasi relative a:
porti rifugio;
conche di navigazione;
opere di rinforzo dei moli foranei;
protezione del fondale in prossimità della barriere;
isola artificiale al Lido di Venezia per le future opere di spalla delle barriere di San Nicolò e di Treporti;
opere complementari.

Si segnala, quindi, al 30 giugno 2005 un avanzamento di circa il 47 per cento rispetto ai lavori finanziati.


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Il primo programma delle opere strategiche (delibera CIPE 21 dicembre 2001 n. 121, ai sensi dell'articolo 1 della legge 443 del 2001) comprende, tra gli altri, il «Progetto per la salvaguardia della laguna e della città di Venezia: sistema MoSE» per un fabbisogno totale di 4.131,6 milioni di euro.
Fino ad oggi il sistema MOSE è stato oggetto di due assegnazioni di fondi da parte del CIPE:
1) deliberazione n. 109 del 29 novembre 2003, e successive delibere di modifica e integrazione, per l'assegnazione di un volume di investimento di 450 milioni di euro a valere su un «limite di impegno» quindicennale di 36,332 milioni di euro. Tali fondi hanno consentito il concreto e contemporaneo avvio dei cantieri alle bocche di porto per la realizzazione delle opere di regolazione delle maree;
2) deliberazione n. 40 del 29 settembre 2004, e successiva deliberazione n. 75 del 20 dicembre 2004, per l'assegnazione di un volume di investimento di 638,1 milioni di euro a valere su un «contributo pluriennale» per 15 anni di 58,399 milioni di euro, con decorrenza dal 2005. Ad oggi le procedure per l'effettiva disponibilità di tale finanziamento sono ancora in corso e si prevede che non si concluderanno prima della fine del 2005 in quanto gli elementi di novità introdotti dal «contributo pluriennale», in sostituzione del «limite di impegno», hanno comportato la necessità di chiarimenti circa la sua «bancabilità».
Pertanto, fino ad oggi è stato stanziato dal CIPE circa il 26 per cento del fabbisogno totale dell'opera.
Il cronoprogramma aggiornato del sistema MOSE, allegato all'atto aggiuntivo alla Convenzione generale tra il magistrato alle acque e il Consorzio Venezia Nuova rep. n. 8067 dell'11 maggio 2005, prevede l'ultimazione dei lavori entro il 31 dicembre 2012 purché i finanziamenti risultino effettivamente disponibili nell'entità e con la scansione temporale indicate dal «Piano dei finanziamenti» approvato dal magistrato alle acque e tali da non introdurre soluzioni di continuità nell'esecuzione dei lavori.
Il Viceministro delle infrastrutture e dei trasporti: Ugo Martinat.

PERROTTA. - Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti, al Ministro dell'economia e delle finanze. - Per sapere - premesso che:
sono stati approvati progetti per oltre 50 miliardi di euro, di cui il 47 per cento destinato a lavori concentrati nel Sud;
negli ultimi anni sono stati «messi in piedi» molti cantieri al fine di apportare migliorie al nostro Paese;
in riferimento alla realizzazione del 3 megalotto della Salerno-Reggio Calabria, dallo svincolo di Scilla incluso al chilometro 442+920, sono stati spesi, fino ad oggi, 674,98 milioni di euro -:
se sia iniziata la costruzione;
che percentuale di lavori sia già stata eseguita;
quanto sia stato stanziato per la realizzazione di quest'opera;
quali siano i tempi previsti per il completamento dei lavori.
(4-15458)

Risposta. - In riferimento alla interrogazione, l'ANAS Spa, interessata al riguardo, ha riferito che l'importo complessivo rimodulato del progetto relativo al 3o megalotto (6o macrolotto) dell'autostrada A/3 ammonta a 601 milioni di euro che verranno spesi nel corso della sua realizzazione in base al programma dei lavori.
Allo stato, sono state avviate le attività preliminari comprendenti: gli espropri, le interferenze, la topografia, la bonifica degli ordigni bellici e le indagini geognostiche.
La società stradale rende noto, infine, che il tempo utile per il compimento delle attività e dei lavori è fissato in giorni 1215 naturali e consecutivi, con decorrenza 21


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aprile 2005, data dell'ordine di inizio delle attività, e scadenza 17 agosto 2008.
Il Viceministro delle infrastrutture e dei trasporti: Ugo Martinat.

PERROTTA. - Al Ministro per i rapporti con il parlamento, al Ministro dell'interno. - Per sapere - premesso che:
il servizio per il Controllo parlamentare della Camera dei deputati ha effettuato un monitoraggio delle risposte del Governo nei confronti del Parlamento, in riferimento al mese di marzo del 2005;
nel quarto, tra i ministeri più diligenti, posto vi è il Ministro dell'interno;
il ministero in questione è riuscito a soddisfare l'86,36 per cento delle richieste;
il summenzionato ministero, durante il mese di marzo, ha ricevuto 154 atti di sindacato ispettivo -:
quante sono le persone impiegate ad espletare questo tipo di lavoro;
quali siano i tempi medi di risposta agli atti di sindacato ispettivo del ministero in questione.
(4-15482)

Risposta. - La percentuale di attuazione degli impegni assunti dal Ministero dell'interno di fronte al Parlamento è, alla data del 31 maggio 2005, del 94,80 per cento.
Sono stati, infatti, attuati 146 atti su 154 inviati dal Parlamento.
La competenza alla trattazione della materia è affidata all'ufficio affari interni del gabinetto, cui è preposto un Viceprefetto-Capo ufficio di
staff.
Nell'ambito del medesimo ufficio le funzioni di referente con il servizio del controllo parlamentare della Camera dei deputati sono attribuite ad un vice prefetto aggiunto-dirigente in posizione di
staff.
L'amministrazione dell'interno annette la massima importanza a tutti gli atti di indirizzo del Parlamento, e si impegna a dare attuazione a ciascuno di essi, sia che riguardino questioni di portata generale, con necessità di interventi anche di carattere normativo, sia che si tratti di questioni di specifico ambito e interesse, risolvibili con interventi a carattere meramente amministrativo.
Il Ministro per i rapporti con il Parlamento: Carlo Giovanardi.

PERROTTA. - Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti, al Ministro dell'economia e delle finanze. - Per sapere - premesso che:
il repertorio delle grandi opere incompiute è considerevolmente ampio;
per le grandi opere che sono rientrate nella procedura della legge obiettivo, ci vogliono in media 671 giorni solo per ottenere il via libera al progetto preliminare, poi quasi tre anni per l'approvazione del progetto definitivo ed altri 545 giorni per sdoganare il progetto esecutivo;
a tutto ciò occorre aggiungere i ricorsi, i contenziosi, i problemi legati agli espropri etc. che comportano ritardi del 46 per cento rispetto alla tabella di marcia prevista;
in riferimento al quadruplicamento ferroviario della linea ad alta velocità Milano-Genova, al valico Giovi sono stati stanziati 4 miliardi e 719 milioni di euro per 54 km di ferrovia, più 15 di connessione;
in riferimento alla realizzazione della summenzionata opera, ci sono voluti dieci anni dalla presentazione del primo «preliminare», poi il progetto perfezionato è sottoposto all'approvazione del Cipe, che lo ha approvato nel settembre del 2003 ed ora è in corso l'elaborazione del progetto definitivo -:
se una parte dei lavori sia già stata eseguita;


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quanto sia stato stanziato per la realizzazione di quest'opera;
quali siano i tempi previsti per il completamento dei lavori;
quali iniziative ritengano di adottare in modo da portare a termine, in tempi piuttosto celeri, le opere iniziate.
(4-15486)

Risposta. - In merito all'interrogazione indicata in esame, Ferrovie dello Stato s.p.a. ha riferito che l'intervento previsto per il potenziamento del valico dei Giovi consiste nella realizzazione di una nuova linea a doppio binario elettrificato avente caratteristiche di alta velocità/alta capacità dello sviluppo di circa 71 km, comprese le interconnessioni con la linea attuale di cui circa 52 in galleria.
Lo scopo della nuova infrastruttura è il potenziamento del traffico viaggiatori e merci tra Genova e l'entroterra padano con particolare possibilità di incremento del traffico merci da e per le infrastrutture portuali genovesi.
Il CIPE nella seduta del 20 settembre 2003 ha approvato la progettazione preliminare ed ha fissato un limite di spesa per la realizzazione dell'opera pari a 4.719 milioni di euro.
Il 16 novembre 2004 è stato emesso il decreto interministeriale per il finanziamento dell'opera da parte di Infrastrutture s.p.a. in relazione a quanto disposto dall'articolo 75 della legge finanziaria 2003.
In data 18 marzo 2005 il CIPE con delibera n. 1 del 2005 ha approvato il
dossier di valutazione del progetto per la rete AV/AC ivi incluso il 3o Valico dei Giovi.
Il 7 giugno 2005 Infrastrutture s.p.a. si è espressa favorevolmente per il finanziamento evidenziando comunque elementi di criticità essenzialmente per gli elevati costi realizzativi delle gallerie che costituiscono l'80 per cento dell'investimento.
Sulla base del programma di attività definito dal Ministero delle infrastrutture e dei trasporti e dal Gruppo Ferrovie dello Stato qualora la progettazione definitiva confermi i costi del progetto nell'ambito del limite di spesa fissato dal CIPE l'avvio delle prime opere potrebbe avvenire entro il 2005 e l'attivazione della linea entro ottobre 2013.
Il Sottosegretario di Stato per le infrastrutture e per i trasporti: Nino Sospiri.

PERROTTA. - Al Ministro per i rapporti con il Parlamento, al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio. - Per sapere - premesso che:
il servizio per il Controllo parlamentare della Camera dei deputati ha effettuato un monitoraggio delle risposte del Governo nei confronti del Parlamento, in riferimento al mese di marzo del 2005;
al diciottesimo posto vi è il Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio;
il ministero in questione è riuscito a rispondere solo al 6,34 per cento degli atti ispettivi pervenuti -:
quali siano i tempi medi di risposta del Ministero;
se tale esigua percentuale sia imputabile alla cattiva organizzazione degli uffici;
quali siano le ragioni per cui le risposte fornite siano essenzialmente quelle riguardanti atti provenienti da parlamentari di opposizione;
quante siano le persone impiegate ad espletare questo tipo di attività;
quali iniziative intenda adottare per rispondere più celermente agli atti di sindacato ispettivo, onde evitare il «mortificare» il lavoro parlamentare.
(4-15499)

Risposta. - Con riferimento all'atto di sindacato ispettivo in esame, il Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio, interpellato al riguardo, ha comunicato quanto segue.
Il monitoraggio delle risposte del Governo nei confronti del Parlamento, predisposto dal Servizio per il Controllo parlamentare della Camera dei Deputati, si


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riferisce all'attuazione degli impegni governativi effettuata nel mese di marzo e non specificamente all'attività di sindacato ispettivo del Ministero. A tale proposito, si fa presente che la crescente diffusa sensibilità, nonché preoccupazione per le problematiche ambientali, che sempre più si caratterizza come un interesse collettivo, ha fatto sì che, fin dal momento della sua istituzione, il Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio venisse investito da un numero considerevole d'interrogazioni attinenti alle questioni più disparate.
Si fa presente, che l'Ufficio Interrogazioni del Ministero è preposto all'istruttoria ed alla predisposizione delle risposte agli atti di sindacato ispettivo parlamentare e che, dall'inizio della legislatura, sono state presentate circa 3.223 interrogazioni (Camera e Senato), alle quali, sulla base di un monitoraggio effettuato, l'Ufficio ha dato risposta al 52,9 per cento delle interrogazioni rivolte direttamente al Dicastero.
Il Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio, non disponendo di uffici periferici, raccoglie direttamente informazioni presso gli enti locali, le Regioni, le Prefetture e presso i Servizi interni competenti e, quindi, la predisposizione delle risposte avviene essenzialmente sulla base delle informazioni ricevute.
Si è riscontrato che, molto spesso, il Ministero viene chiamato in causa per situazioni che riguardano altre Amministrazioni o che ricadono nella sfera di competenza degli enti locali, sulle quali, assai raramente, si può intervenire mentre la necessità di acquisire notizie e documenti presso dette autorità comporta un rilevante aggravio dei tempi di risposta, in quanto non si hanno informazioni presso i servizi competenti che, come già detto, sono solo centrali, e non anche distrettuali, come invece avviene per altre amministrazioni di più antica istituzione.
I predetti servizi vengono, comunque, continuamente sollecitati affinché rendano le relazioni alle risposte in tempi più rapidi; risposte le quali, peraltro, implicano informative tecniche analitiche e scientifiche di non poca difficoltà. Giova, inoltre, sottolineare che molte competenze sono concertate con altri Ministeri, circostanza che implica un'ulteriore notevole difficoltà nella formulazione delle risposte medesime.
Le ragioni sopra esposte sono, quindi, di ostacolo ad una più sollecita evasione di tutti gli atti di sindacato ispettivo.
Per quanto riguarda, in particolare, alcune tipologie di atti a risposta orale è il caso di sottolineare che l'Ufficio Legislativo-Servizio Interrogazioni, soprattutto a seguito delle modificazioni al regolamento della Camera dei Deputati, le quali determinano obblighi per il Governo che deve rispondere immediatamente (oggi per domani) ai sindacati ispettivi, come risulta del testo dell'articolo 135-
bis (interrogazioni a risposta immediata in assemblea) e dagli articolo 135-ter (interrogazioni a risposta immediata in Commissione) e articolo 138-bis (interpellanze urgenti), opera il più delle volte in condizioni di urgenza ed emergenza ed è costretto a predisporre le risposte in tempi strettissimi, essendo nell'impossibilità di conoscere con ampio margine di tempo il calendario della discussione.
Il Ministro per i rapporti con il Parlamento: Carlo Giovanardi.

PERROTTA. - Al Ministro per i rapporti con il Parlamento. - Per sapere - premesso che:
il servizio per il Controllo parlamentare della Camera dei Deputati ha effettuato un monitoraggio delle risposte del Governo nei confronti del Parlamento, in riferimento al mese di marzo del 2005;
al decimo posto vi è il Ministro dell'Istruzione, Università e Ricerca;
il ministero in questione è riuscito a soddisfare il 41,71 per cento delle domande pervenute -:
quali siano i tempi medi di risposta agli atti di sindacato ispettivo;
quante siano le persone impiegate ad espletare questo tipo di lavoro.
(4-15830)


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Risposta. - Con riferimento all'atto di sindacato ispettivo in esame, il Ministero dell'istruzione, dell'università e della ricerca, interpellato al riguardo, ha comunicato quanto segue.
Il Servizio di controllo della Camera dei Deputati pubblica periodicamente un notiziario «L'attività di controllo parlamentare», riguardante il monitoraggio dei vari tipi di adempimento governativi nei confronti del Parlamento, per offrire notizie, dati statistici e altre informazioni utili per l'attività parlamentare.
Il notiziario è suddiviso in quattro sezioni; la sezione alla quale fa riferimento nell'interrogazione è la prima, ripartita per singoli Ministeri, e prende in esame le deliberazioni e le iniziative non legislative della Camera dei deputati e la loro attuazione. Gli atti considerati sono: gli atti di indirizzo (mozioni, risoluzioni in Assemblea e in Commissione, ordini del giorno in Assemblea e in Commissione) approvati e gli impegni assunti in sede di risposta ad atti di sindacato ispettivo (interrogazioni, interpellanze) segnalati ai Ministeri competenti per la loro attuazione.
Non quindi tutte le interrogazioni o interpellanze che hanno ricevuto risposta, ma soltanto quelle nelle quali, in sede di risposta, il Governo ha assunto impegni.
Nello stesso notiziario è pubblicata per ciascun Ministero la percentuale di attuazione tra impegni in carico e quelli assolti, considerati complessivamente alla data indicata dall'inizio della legislatura.
L'edizione mensile del giugno 2005 del suddetto notiziario, a pagina 7, riporta la «Tabella riepilogativa per Ministero su atti segnalati e atti attuati dall'inizio della XIV legislatura al 31 maggio 2005» ove per ciascun Ministero è indicato il numero di atti inviati (ordini del giorno, mozioni e risoluzioni approvate e impegni assunti in sede di risposta ad atti di sindacato ispettivo), il numero degli atti attuati e la percentuale di attuazione tra atti inviati ed atti attuati; per il Ministero dell'Istruzione, Università e Ricerca la percentuale di attuazione è del 50,28 per cento.
Sempre nella stessa edizione mensile, a pagina 8 «Linee di tendenza», «Si evidenzia l'elevato numero di attuazioni governative provenienti dai Ministeri degli affari esteri, delle attività produttive, delle comunicazioni, dell'economia e delle finanze, dell'interno, dell'istruzione, dell'università e della ricerca e della salute...».
Quanto agli atti di sindacato ispettivo, interpellanze e interrogazioni, si fa presente che sul sito internet della Presidenza del Consiglio dei Ministri è pubblicata mensilmente la tabella riepilogativa degli atti di sindacato ispettivo di controllo di Camera e Senato indirizzati o delegati ai vari Ministeri, degli atti conclusi e della relativa percentuale tra quelli conclusi e quelli in carico.
Gli atti considerati sono: le interpellanze (comprese quelle urgenti), le interrogazioni a risposta orale (comprese quelle a risposta immediata e quelle svolte in commissioni) e le interrogazioni a risposta scritta.
Nella tabella, aggiornata al 31 maggio 2005, il Ministero dell'istruzione, università e ricerca si colloca al terzo posto con una percentuale di atti conclusi del 61,3 per cento.
A tale ultimo riguardo occorre considerare che il Ministero appena acquisisce esaurienti elementi informativi risponde alle interrogazioni per le quali si richiede una risposta scritta, mentre lo svolgimento delle interpellanze e delle interrogazioni per le quali si richiede una risposta orale, in Aula Camera o Senato o nelle competenti Commissioni parlamentari, è subordinato alla programmazione dei lavori parlamentari.
Il Ministro per i rapporti con il Parlamento: Carlo Giovanardi.

PERROTTA. - Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti, al Ministro dell'economia e delle finanze. - Per sapere - premesso che:
il repertorio delle grandi opere incompiute è considerevolmente ampio;
per le grandi opere che sono rientrate nella procedura della legge obiettivo, ci vogliono in media 671 giorni solo per


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ottenere il via libera al progetto preliminare, poi quasi tre anni per l'approvazione del progetto definitivo ed altri 545 giorni per sdoganare il progetto esecutivo;
a tutto ciò occorre aggiungere i ricorsi, i contenziosi, i problemi legati agli espropri eccetera che comportano ritardi del 46 per cento rispetto alla tabella di marcia prevista;
in riferimento all'Autostrada Catania-Augusta sono stati stanziati 564.887 euro e sono serviti 2.362 giorni per la gara d'appalto -:
a che punto sia la costruzione;
quale percentuale di lavori sia già stata eseguita;
quanto sia stato stanziato per la realizzazione di quest'opera;
quali siano i tempi previsti per il completamento dei lavori;
quanto sia stato speso fino ad oggi;
quali provvedimenti si pensi di adottare in modo da portare a termine, in tempi piuttosto celeri, le opere iniziate.
(4-15979)

Risposta. - La realizzazione del collegamento Catania-Siracusa rappresenta un altro tangibile impegno dell'ANAS volto al potenziamento del sistema stradale del Mezzogiorno. Questa infrastruttura, in particolare, collega il nord-est della Sicilia (interconnesso funzionalmente con il resto dell'Italia) direttamente con la parte meridionale e sud-orientale della Regione Siciliana.
Il nuovo asse autostradale consentirà un collegamento veloce tra Catania e Siracusa alternativo all'attuale statale 114 costiera, la quale ha dimensioni e caratteristiche insufficienti a smaltire il traffico attuale, sia perché attraversa aree fortemente urbanizzate sia per la presenza di numerosi innesti ed incroci pericolosi.
La società stradale informa che l'arteria, dell'estesa di circa 70 chilometri, è oggi in esercizio per 45 chilometri a due corsie per ogni senso di marcia, mentre per i restanti 25 chilometri è ad una sola corsia per senso di marcia. Su quest'ultimo tratto il notevole flusso di traffico e le presenza di incroci con la viabilità minore comporta uno scadimento del livello di servizio ed un notevole numero di incidenti.
I lavori da eseguire consistono nel completamento delle infrastrutture viarie di collegamento fra le città di Catania e di Siracusa con caratteristiche autostradali, ovvero a due corsie di 3,75 metri per ogni senso di marcia, una corsia di emergenza di 3 metri e uno spartitraffico centrale.
L'ANAS rende noto che la conclusione dei lavori è prevista entro l'aprile del 2009. Tra le opere più significative vengono evidenziati 24 viadotti, per una lunghezza complessiva di 8,360 chilometri; 10 gallerie, naturali, per una lunghezza totale di 11,976 chilometri; 4 gallerie artificiali a doppia canna per una lunghezza complessiva di 5,674 chilometri. La realizzazione dell'opera è prevista mediante ricorso al
Genaral Contractor, individuato da ANAS tramite procedura di gara.
Inoltre, la società stradale fa presente che il 21 marzo 2005 è stato inaugurato a Catania il cantiere per la costruzione dell'autostrada. Sinora il Contraente generale ha affidato direttamente lavori per 207,420 milioni di euro attraverso il ricorso a trattativa privata e aste
on line.
Gli affidamenti sono stati tutti contrattualizzati in base ai seguenti elementi:
la convenienza economica dell'offerta;
l'idoneità tecnica-organizzativa dell'affidatario. Elemento questo che per alcuni tipi di lavorazioni ha reso necessaria l'individuazione di precise imprese, risultando le uniche a possedere i requisiti di qualità richiesti per il tipo di lavorazione dal decreto del Presidente della Repubblica n. 34 del 2000.
L'ANAS rappresenta, infine, che in linea di diritto gli affidamenti, i
sub affidamenti e i sub contratti sono stati contrattualizzati nel rispetto della normativa all'uopo applicabile e delle previsioni contrattuali.
Il Viceministro delle infrastrutture e dei trasporti: Ugo Martinat.


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PINOTTI, PISA e LUMIA. - Al Ministro della difesa. - Per sapere - premesso che:
è morto Valery Melis ex caporal maggiore dell'Esercito colpito cinque anni fa dal linfoma di Hodgkin;
il giovane, prima di essere colpito dalla malattia, era stato impegnato in missioni di pace nei Balcani;
i familiari avevano chiesto allo Stato il riconoscimento della causa di servizio, che non era stata concessa. Per sostenere questa loro richiesta si erano recentemente mobilitati anche amici e concittadini di Melis, con una petizione rivolta al Ministro della Difesa Antonio Martino;
i familiari sospettano che l'inalazione di uranio impoverito sia la causa che ha scatenato la malattia;
il Ministro Martino, in visita alla base USA in Sardegna, ha promesso che verrà fatto tutto il possibile per chiarire la vicenda, affermando che il linfoma di Hodgkin è un problema tuttora irrisolto;
associazioni di militari e di tutela delle vittime delle Forze Armate denunciano l'esistenza di numerosi casi di militari che avrebbero contratto malattie dopo le missioni dei Balcani -:
se e come si è sostenuto il caporal maggiore Melis e la sua famiglia in questi dolorosi cinque anni di malattia e come si intende proseguire nel sostegno alla famiglia;
a quali risultati è giunta la Commissione Mandelli;
quali iniziative il Governo intenda intraprendere per fare chiarezza sull'intera vicenda sulla quale grava un pesante dubbio che investe migliaia di militari impiegati nell'area dei Balcani, avendo il Ministro dichiarato che il problema è tuttora irrisolto.
(4-14302)

Risposta. - Il giovane Melis, arruolato il 10 ottobre 1996, dopo il periodo di formazione è stato trasferito all'8o Reggimento bersaglieri della Brigata «Garibaldi» (Caserta) nell'aprile 1997.
Ha svolto alcune missioni fuori teatro quali l'operazione Alba (Albania) nel giugno-luglio 1997 per la durata di giorni 30 con l'8o Reggimento bersaglieri; l'operazione Joint Guarantor (Macedonia) nel marzo-giugno 1999, durante la quale è stato impiegato in fureria.
Al rientro in Patria è transitato nel Servizio permanente ed è stato trasferito nell'ottobre 1999 al 2o Reggimento alpini «Cuneo» della Brigata «Taurinense».
Il giovane è stato ricoverato nell'ospedale civile di Cagliari nel novembre 1999.
Dal 30 novembre 1999 lo stesso è transitato in forza assente al distretto militare di Cagliari.
Ha poi subìto un intervento terapeutico effettuato a Milano consistente nel trapianto di cellule staminali.
Riguardo alle forme di assistenza fornite al giovane, sia il distretto militare di Cagliari sia il Comando regione Sardegna hanno sempre mantenuto contatti tecnico-istituzionali con la famiglia Melis.
L'Esercito intende sostenere con tutti gli strumenti disponibili la famiglia del deceduto.
Ai sensi di recenti disposizioni di legge (legge n. 27 del 2001 e legge n. 339 del 2001) è stato possibile, trattandosi di personale che ha prestato servizio in missioni internazionali di pace contraendo infermità, trattenere in servizio il Caporal Maggiore Melis sino alla definizione della pratica medico legale, erogando il trattamento economico intero.
In materia di provvidenze sono stati elargiti sussidi o benefici per un totale di circa 23.000 euro.
Il militare, in data 13 novembre 2000, ha presentato istanza di riconoscimento della causa di servizio ai fini della successiva concessione dell'equo indennizzo e della pensione privilegiata ordinaria.
Il competente Comitato di verifica per le cause di servizio, ove la pratica era in trattazione dall'11 luglio 2002, con parere n. 1797 del 2003 ha giudicato l'infermità dipendente da causa di servizio.


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In esito a tale parere, la direzione generale per il personale militare ha emesso:
il decreto n. 518 del 2004 in data 5 marzo 2004, con il quale è stata riconosciuta la dipendenza da causa di servizio;
il decreto ministeriale n. 2197 in data 7 settembre 2004, con il quale è stato disposto - a favore degli eredi - l'equo indennizzo;
decreto n. 817 in data 10 dicembre 2004 con il quale non è stata accolta l'istanza di pensione privilegiata di reversibilità presentata dal genitore signor Dante Melis, per mancanza del requisito della disagiata condizione economica, richiesto dagli articoli 83 e 85 del decreto del Presidente della Repubblica 29 dicembre 1973, n. 1092;
il decreto n. 8 in data 15 dicembre 2004, con il quale non è stata concessa la «speciale elargizione» per mancanza dei requisiti richiesti dalla legge. Infatti, la «speciale elargizione», che rappresenta uno dei benefici previsto dalla legge 3 giugno 1981, n. 308 - così come modificata ed integrata dalla legge 14 agosto 1991, n. 208 - compete esclusivamente ai superstiti dei militari, ivi compresi quelli in servizio permanente o di complemento, caduti nell'adempimento del dovere in servizio di ordine pubblico o di vigilanza ad infrastrutture civili e militari, ovvero in operazioni di soccorso, nonché deceduti in attività di servizio per diretto effetto di ferite o lesioni causate da eventi di natura violenta ed, infine, ai superstiti dei militari che durante il periodo di servizio subiscano un evento dannoso che ne provochi la morte. Nel caso di specie, il decesso del compianto Melis non rientrava in alcuna delle suddette ipotesi.

Ciò posto, per quanto concerne i risultati a cui è giunta la Commissione «Mandelli» si osserva che la stessa ha effettuato uno studio epidemiologico di tipo retrospettivo, per la verifica dell'incidenza di patologie tumorali in seno alla popolazione dei militari e dipendenti civili dell'amministrazione difesa impiegati nelle aree di operazioni di Bosnia e Kosovo dal 1995 al 2001.
L'analisi è stata concepita in forma di studio caso-controllo, ponendo a raffronto i dati inerenti al personale impiegato nei Balcani con quelli di una popolazione di riferimento.
Sulla base dei dati emersi da tale analisi, nonché dei dati presenti in letteratura, dai quali non è desumibile in modo scientificamente certo alcuna correlazione fra esposizione ad uranio impoverito - soprattutto per ciò che attiene la contaminazione interna - e insorgenza di linfomi di Hodgkin, la Commissione in parola ha formulato alcune raccomandazioni conclusive, così riassumibili:
necessità di monitoraggio a lungo termine delle patologie neoplastiche insorgenti nelle coorti di soggetti impegnati nelle aree balcaniche;
necessità di studi ambientali di monitoraggio per l'uranio impoverito in tutte le aree balcaniche ove siano impiegati gli specifici munizionamenti;
necessità di promuovere studi nazionali ed internazionali finalizzati non solo a meglio definire gli effetti biologici dell'esposizione all'uranio impoverito, ma anche a individuare eventuali altri fattori di rischio causali o concausali nell'insorgenza di linfomi, presenti nelle aree di operazioni.

Pertanto, nell'ambito delle iniziative intraprese sotto il profilo sanitario a tutela del personale impiegato in missioni di pace non solo nei Balcani, ma anche in altre aree operative, rientra uno specifico protocollo di monitoraggio sanitario così definito all'articolo 4-bis della legge n. 27 del 28 febbraio 2001, di conversione della legge n. 393, datato 29 dicembre 2000.
Tale protocollo prevede che il suddetto personale sia sottoposto ad una visita medica e ad un pannello di indagini laboratoristiche eseguite preliminarmente all'impiego in quelle aree e successivamente al rientro con cadenza periodica per la durata di cinque anni.
In particolare, nei primi tre anni del quinquennio, con cadenza quadrimestrale,


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mentre negli altri due anni con frequenza annuale.
Tale monitoraggio ha trovato attuazione a tutela del personale in servizio, impiegato nei territori di Bosnia e Kosovo a far data dal 1o agosto 1994, a cura delle strutture della sanità militare sin dal 2001.
Per i militari nel frattempo congedati, l'effettuazione del monitoraggio è stata condizionata dalla promulgazione di un decreto Interministeriale, previsto ai sensi dell'articolo 4-
bis della stessa legge, che ha visto la luce il 22 ottobre 2002. Tale decreto ha identificato modalità e responsabilità all'interno del SSN per la messa in atto dell'iniziativa.
Si osserva, inoltre, che mentre il controllo sanitario preliminare e successivo all'impiego in area di operazioni, essendo finalizzato anche ad una verifica di idoneità, non è eludibile da parte dei singoli interessati, i successivi accertamenti periodici, avendo finalità esclusivamente preventiva, sono da intendersi vincolati ad una espressione di consenso informato.
È di tutta evidenza che la difesa è fortemente impegnata nella ricerca di verità scientifiche e a questo scopo ha avviato uno studio teso a superare l'iniziale focalizzazione al solo uranio impoverito, ed in grado di fornire una risposta esaustiva ai molti dubbi in materia.
Lo studio, riprendendo anche le raccomandazioni contenute nella relazione finale della citata Commissione tecnico-scientifica, sviluppa un'indagine prospettica seriale sulle unità militari attualmente operanti nel teatro iracheno.
Il protocollo di una simile ricerca - la prima a livello mondiale - è il risultato di un ponderato lavoro di revisione scientifica promosso dal professor Mandelli, congiuntamente alla sanità militare e vede la partecipazione di Istituzioni nazionali di rilievo internazionale.
Con questo studio, denominato Signum (Studio sull'impatto genotossico nelle unità militari), potranno essere identificati eventuali nessi di causalità o concausalità esistenti fra fattori genotossici eventualmente presenti nelle aree di operazioni e patologie degenerative.
Si deve, infine, rimarcare come tale studio prenda in esame non solo l'eventuale impatto genotossico dell'uranio impoverito, ma anche molti fattori di pericolo, capaci di lasciare un segno anche indiretto della loro esistenza ed azione, mediante campionamento ed analisi incrociate su diverse matrici biologiche (urina, sangue e capelli).
È evidente come, sulla base delle indicazioni risultanti potranno essere tratti utili indizi per meglio comprendere, ed eventualmente gestire, le problematiche sanitarie ipotizzate.
In buona sostanza, nulla si sta tralasciando per acquisire ulteriori elementi di certezza sulla questione e si intende fermamente procedere a tutto campo sino alla determinazione di conoscenze scientifiche che consentano di comprendere il fenomeno nei suoi aspetti eziologici, diagnostici e profilattici.
Infine, anche l'attività in atto della Commissione Parlamentare d'Inchiesta a base monocamerale (Senato), istituita il 17 novembre 2004, potrà contribuire a fornire elementi nuovi per fare ulteriore chiarezza su tale questione che attiene alla sicurezza e alla salute dei nostri militari.
Il Ministro della difesa: Antonio Martino.

RAVA, ROSSIELLO, BORRELLI, PREDA, SEDIOLI, FRANCI e GERARDO OLIVERIO. - Al Ministro delle politiche agricole e forestali. - Per sapere - premesso che:
l'articolo 4 comma 2 della legge 6 febbraio 2004, n. 36, prevedeva l'istituzione del «Comitato di coordinamento delle attività del Corpo forestale dello Stato e dei servizi tecnici forestali regionali»;
tale Comitato doveva rappresentare il riferimento istituzionale per indirizzare e coordinare le attività del Corpo forestale dello Stato e quelle delle Regioni sia per le materie di competenza regionale che le Regioni stesse intendessero affidare al Corpo forestale dello Stato, sia per quelle


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materie riconducibili alla legislazione concorrente, secondo la ripartizione dalla legge costituzionale n. 3, del 2001 su cui è necessario una definizione puntuale degli ambiti operativi di rispettiva competenza al fine di non incorrere in sovrapposizioni, duplicazioni o disfunzioni nelle azioni che vengono intraprese a livello territoriale;
il contrasto del fenomeno degli incendi boschivi rappresenta senz'altro un ambito operativo prioritario nel quale tale raccordo avrebbe esplicato effetti sicuramente positivi mentre, per la seconda stagione consecutiva, ci si trova ad affrontare la campagna antincendi senza che sia stato istituito tale importante organismo che avrebbe potuto meglio definire i rispettivi ruoli operativi delle Regioni e del Corpo forestale dello Stato anche andando a dirimere alcune delicate questioni di ordine sindacale intervenute all'interno del Corpo forestale dello Stato in materia di attività di spegnimento degli incendi boschivi stessi -:
quali siano state le motivazioni che hanno portato a tale ritardo nell'istituzione del «Comitato di coordinamento delle attività del Corpo forestale dello Stato e dei servizi tecnici forestali regionali» e quali siano i tempi entro cui si prevede di addivenire alla piena funzionalità dello stesso Comitato.
(4-16007)

Risposta. - Con riferimento alla questione evidenziata nell'atto in esame, si ricorda che la legge n. 36 del 2004 ha operato un deciso cambiamento all'ordinamento del Corpo forestale dello Stato attraverso la costruzione di una nuova struttura centrale e periferica.
Di seguito, il decreto ministeriale del 12 gennaio 2005 ha individuato gli Uffici dirigenziali di livello non generale centrali e periferici dell'Ispettorato Generale del Corpo forestale dello Stato e le relative competenze.
Una volta portata a termine tale operazione è stata immediatamente attivata la procedura per la istituzione del Comitato di coordinamento delle attività del Corpo forestale dello Stato e dei Servizi tecnici forestali regionali, previsto dall'articolo 4, comma 2 della legge n. 36 del 2004.
In data 1o luglio 2005 è stata avanzata formale richiesta alle Istituzioni che compongono il Comitato per le designazioni di competenza.
Allo stato, si è in attesa di completare le designazioni per la costituzione del Comitato.
Il Ministro delle politiche agricole e forestali: Giovanni Alemanno.

RAVA, ROSSIELLO, BORRELLI, PREDA, SEDIOLI, FRANCI e GERARDO OLIVERIO. - Al Ministro delle politiche agricole e forestali. - Per sapere - premesso che:
nel corso del dibattito parlamentare che ha portato all'approvazione della legge 6 febbraio 2004, n. 36, è stata messa in risalto la capillare dislocazione delle strutture e del personale del Corpo forestale dello Stato sul territorio nazionale, con particolare riferimento alle aree rurali e montane, come condizione essenziale per espletare al meglio l'attività di prevenzione e repressione dei reati ambientali;
dall'analisi della distribuzione territoriale degli uomini del Corpo forestale dello Stato invece, emerge una realtà estremamente disomogenea, che non trova giustificazioni di carattere operativo; infatti, premesso che l'attuale organico del Corpo forestale dello Stato è sotto dimensionato di oltre 1.000 unità rispetto alle previsione normative, è da rimarcare come nel corso degli anni 2004 e 2005 vi sia stata un'accentuazione dei fenomeni di concentrazione del personale a discapito, in genere, delle Regioni settentrionali;
uno degli aspetti di più grave anomalia è la concentrazione di unità di personale dislocato presso l'Ispettorato generale a Roma che, ammontando a 939 elementi, rappresentano 1'11,5 per cento delle 8.165 complessive; se a queste si


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sommano quelle presenti presso le Scuole di Cittaducale e Sabaudia (498 unità) e quello operante alle dipendenze del Comando regionale del Lazio (689 unità), si raggiunge la cifra di 2.126 forestali, pari a oltre il 26 per cento dell'organico complessivo del C.F.S., dislocato sui territorio della Regione Lazio;
l'ulteriore analisi della distribuzione regionale del personale mette in evidenza inoltre che Regioni con una superficie territoriale e forestale più che doppia rispetto all'Abruzzo, come ad esempio il Piemonte, la Lombardia e l'Emilia Romagna, abbiano molti meno forestali; infatti in Abruzzo ci sono 609 forestali, in Emilia Romagna 334, in Piemonte 409 e in Lombardia 424; per quanto riguarda la concentrazione sul territorio in queste Regioni si passa dal rapporto forestali/superficie territoriale di 1 a 1.600 ettari dell'Abruzzo, a 1 a 5.600 dell'Emilia Romagna, 1 a 6.200 del Piemonte fino ad arrivare ad un forestale ogni 6.600 ettari della Lombardia;
il fenomeno dell'esiguità del personale nelle Regioni del nord è risaputo, ma negli ultimi anni, anziché porre rimedio al problema, risulta che siano stati disposti ulteriori trasferimenti dal nord verso il sud e, fatto ancor più grave, dai comandi stazione, che sono le cellule più vitali a contatto con la realtà territoriale, verso i comandi provinciali e regionali, distogliendo quindi risorse umane dalle situazioni di operatività più importanti a vantaggio di realtà che svolgono prevalentemente attività d'ufficio;
la stragrande maggioranza dei parchi nazionali, realtà operative dove il Corpo forestale dello Stato svolge compiti di sorveglianza puntuali sulla base dei dettato normativo dell'articolo 21 della legge n. 394/91, lamentano la sottrazione di personale, che viene trasferito secondo le logiche sopra accennate, con la conseguenza che il contingente dei Corpo forestale dello Stato presso i parchi nazionali, previsto da un apposito decreto del Presidente del Consiglio dei ministri, è sottodimensionato di quasi il 50 per cento -:
quali siano state le motivazioni che hanno determinato tale dislocazione, secondo l'interrogante poco razionale, territoriale del già esiguo personale del Corpo forestale dello Stato, come peraltro lamentato da alcune organizzazioni sindacali, e quali siano i criteri che in futuro saranno adottati sia per la movimentazione sul territorio del personale attualmente in organico, sia per l'assegnazione dei 500 allievi agenti che entreranno a breve a far parte dell'organico del Corpo forestale dello Stato.
(4-16025)

Risposta. - L'interrogazione in esame pone l'accento sulla dislocazione sul territorio nazionale del personale del Corpo forestale dello Strato.
Al riguardo, si ricorda che la dislocazione del personale non trova, allo stato, regolamentazione in norme di carattere speciale o generale ma avviene in base alle esigenze delle singole realtà locali.
Quanto al personale operante presso l'Ispettorato Generale e le Scuole del Corpo forestale dello Stato occorre evidenziare che, in ragione della riorganizzazione ai sensi della legge n. 36 del 2004, tali strutture sono deficitarie di personale, considerato che parliamo di Uffici centrali destinati all'assolvimento di funzioni, anche amministrative, per la gestione di aspetti e problematiche che investono l'intero territorio nazionale.
Sicuramente talune realtà territoriali, in ragione di una non adeguata dotazione organica sufficiente a far fronte a tutte le esigenze, sia operative che tecnico-gestionali, incontrano difficoltà gestionali; in particolare, tale situazione è maggiormente evidente nelle regioni del Nord Italia.
L'Amministrazione negli ultimi anni ha cercato di porre rimedio a tale situazione nell'ambito dell'assegnazione degli allievi operatori, avvenuta nel corso del 2005.
Si assicura, comunque, che all'atto delle prossime assegnazioni l'Amministrazione valuterà le diverse realtà sopperendo alle vacanze in organico laddove vi sarà maggiore


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necessità, al fine di migliorare la funzionalità delle attività istituzionali del Corpo forestale dello Stato.
Il Ministro delle politiche agricole e forestali: Giovanni Alemanno.

ROSATO. - Al Presidente del Consiglio dei ministri. - Per sapere - premesso che:
alla fine della seconda Guerra Mondiale, la famiglia Eftimiadi, nella persona di Luca Eftimiadi, era proprietaria di alcuni terreni in Albania, 120.000 mq nella zona del porto di Valona, e 80.000 mq in una zona chiamata «Acqua Fredda», di grande rilevanza turistica;
nel 1947, a seguito della politica di nazionalizzazione, i terreni vennero confiscati dal governo albanese;
dopo la caduta del regime comunista, sono state varate alcune leggi che prevedono la restituzione delle proprietà fino a 150.000 mq ai legittimi proprietari;
supportato anche da una normativa a favore delle fondazioni, Salvatore Eftimiadi, nipote di Luca, decise di avviare il progetto per la costituzione di una fondazione, basata sull'idea di affidare alla Fiat Engineering la valorizzazione dell'area, e alla catena Holiday Inn la sua gestione, per destinare i proventi a scopo benefico alle popolazioni locali;
con sentenza n. 2425 del 14 settembre 1994, il tribunale di Valona ha riconosciuto il signor Eftimiadi unico legittimo proprietario degli 80.000 mq di Acqua Fredda, ma la delibera n. 79 del 15 maggio 1995 della Commissione per le Restituzioni e Compensazioni delle proprietà agli ex proprietari presso il municipio di Valona autorizzava la restituzione di appena 8.170 mq, stabilendo che per la parte restante non sarebbe stata sufficiente la sentenza del tribunale, ma si rendeva necessaria la domanda alla Commissione per la Restituzione delle Proprietà presso il Consiglio regionale di Valona e presso il municipio di Valona;
con la legge del 21 dicembre 1995 n. 8053 è stato stabilito il trasferimento della proprietà di terreni coltivati agli agricoltori che li avevano in uso, escludendo quelli in aree a sviluppo turistico, ma, pur non rientrando le proprietà Eftimiadi tra quelle per cui la norma era stata concepita, ne furono comunque oggetto di applicazione;
sulla base di leggi e delibere che il signor Eftimiadi dichiara illegali, nel corso di questi anni gran parte dei terreni sarebbero stati distribuiti ad altre persone, di essi il signor Eftimiadi denuncia che sarebbero Stati falsificati, manomessi e oscurati i documenti originali dal catasto di Valona, e sarebbero stati utilizzati in parte per la costruzione di edifici senza regolare permesso, mentre il terreno di 8.170 mq, di cui era già stata riconosciuta la legittima proprietà di Eftimiadi, è stato ricompreso in un'area residenziale della Direzione Servizi Governativi, e a titolo di risarcimento sarebbe stata proposta a Eftimiadi una compensazione monetaria;
nel 2001 la delibera n. 75 del 1995 è stata riconosciuta dall'allora sindaco di Valona illegale, ciò nonostante al momento il governo albanese non ha ancora dichiarato la legittimità della proprietà della famiglia Eftimiadi su queste terre, rendendo così impossibile l'avvio dell'attività della fondazione, che nel frattempo è stata regolarmente costituita;
della vicenda nel 1998 si erano interessati l'allora sindaco di Trieste Riccardo Illy e l'allora sottosegretario agli esteri Piero Fassino, ottenendo l'inserimento della questione nella «Dichiarazione congiunta per una piattaforma programmatica di collaborazione economica» sottoscritta tra Italia e Albania il 6 agosto 1998, che non portò tuttavia ad alcun risultato per la personale ammissione del ministro del commercio albanese di propria incompetenza e rifiuto da parte dell'Albania di esaminare il punto;
in aggiunta alla questione della proprietà dei terreni, Salvatore Eftimiadi vanta


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anche un credito nei confronti della Banca d'Albania, presso la quale prima dell'8 settembre 1943 la famiglia aveva depositato la somma di 9.500.000 lire derivanti dai pagamenti di vari clienti della ditta di famiglia, un'impresa di import export con sede in Italia, che la Banca non ha più voluto restituire -:
se intenda avviare un percorso diplomatico con il governo albanese al fine di giungere al riconoscimento formale della legittima proprietà dei terreni al signor Eftimiadi e alla restituzione del credito da parte della banca d'Albania.
(4-12603)

Risposta. - In merito all'opportunità di un possibile passo presso il Governo di Tirana al fine di ottenere il riconoscimento dei diritti di proprietà immobiliare rivendicati dal signor Salvatore Eftimiadi nei confronti dello Stato albanese e la restituzione di crediti bancari ad essi collegati, si ritiene necessario sottolineare come il tema costituisca già oggetto di una costante azione di sensibilizzazione delle competenti autorità locali da parte delle nostre rappresentanze diplomatico-consolari in Albania.
Si segnala inoltre l'esistenza di rivendicazioni analoghe a quella avanzata dal signor Salvatore Eftimiadi, inoltrate anche da altri esponenti della stessa famiglia al Console Generale d'Italia a Valona e da questi prontamente segnalate alle Autorità albanesi.
Il Sottosegretario di Stato per gli affari esteri: Roberto Antonione.

RUZZANTE. - Al Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca. - Per sapere - premesso che:
nel contesto della riforma dell'istruzione e della formazione si registra, per quanto attiene agli obiettivi scientifici di apprendimento del Liceo delle Scienze Umane e degli altri indirizzi di studio, una esclusione delle materie sociologiche dall'ambito dei curricula di studio del futuro segmento secondario dei cicli scolastici;
nel profilo e nei contenuti, il Liceo delle Scienze Umane presenta come materia dominante la pedagogia, attribuendo alle altre discipline sociali un ruolo del tutto marginale, sia per quanto attiene alla tradizione sociologica che alla sue competenze metodologiche;
l'impianto dei Licei delle Scienze Umane che ne deriva sembra riproporre quello del vecchio magistrale del quale, già da tempo, era venuto meno la ragion d'essere;
l'architettura del Liceo delle Scienze Umane e lo scarsissimo rilievo di cui gode il sapere sociologico nell'ambito degli altri indirizzi di studio (poco più che scampoli di riferimenti culturali) conducono, dunque, alla conclusione che la sociologia è assente da questa riforma;
le scelte formative ricordate nei punti precedenti trovano la contrarietà del Direttivo AIS Educazione, che sollecita un ripensamento circa il contributo che la sociologia può offrire alle giovani generazioni -:
se il Ministro non intenda adottare iniziative dirette alla modifica dei programmi di studio del Liceo delle Scienze Umane, nel senso di non escludere le materie sociologiche che, quanto a tradizione e competenze metodologiche, rappresentano, ad avviso dell'interrogante, una ricchezza culturale e formativa irrinunciabile per le giovani generazioni.
(4-14613)

Risposta. - Si risponde alla interrogazione parlamentare indicata in esame con la quale l'interrogante lamenta «una esclusione delle materie sociologiche dall'ambito dei curricola di studio del futuro segmento secondario dei cicli scolastici», osserva che «il liceo delle scienze umane presenta come materia dominante la pedagogia», con la conseguenza di riproporre l'impianto del «vecchio istituto magistrale del quale, già da tempo, era venuta meno la ragion d'essere»,


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che «la sociologia è assente da questa riforma» e chiede, infine, «se il Ministro non intenda adottare iniziative dirette alla modifica dei programmi di studio del liceo delle scienze umane, nel senso di non escludere le materie sociologiche che, quanto a tradizione e competenze metodologiche, rappresentano... una ricchezza culturale e formativa irrinunciabile per le giovani generazioni».
Con riferimento alle osservazioni proposte si rappresenta quanto segue.
Gli obiettivi specifici di apprendimento ipotizzati da questo ministero non escludono affatto la sociologia dal novero delle discipline liceali: in effetti, la sociologia figura espressamente come disciplina obbligatoria per tutti gli studenti nel piano degli studi del liceo economico con i relativi obiettivi di apprendimento dettagliatamente articolati.
Il piano degli studi del liceo delle scienze umane assicura alla sociologia una presenza significativa nell'ambito della disciplina denominata «Scienze umane», caratterizzata da un cospicuo numero di ore di insegnamento nell'ambito dell'area obbligatoria per tutti gli studenti.
Gli obiettivi specifici di apprendimento relativi alla filosofia collocano Weber tra gli autori obbligatori nei percorsi del liceo classico e del liceo delle scienze umane.
Si fa anche presente che per l'insegnamento della filosofia, disciplina presente in tutti i licei, i docenti sono tenuti a sviluppare nuclei tematici generali e specifici dei diversi percorsi: si può, quindi, fondatamente ritenere che gli insegnanti, nell'esercizio dell'autonomia scolastica, assicureranno la dovuta considerazione anche a tematiche afferenti alla sociologia che rientra, al pari di numerosi altri rami del sapere, quali la psicologia, la psicoanalisi, la linguistica, la sociologia della conoscenza, la filosofia del diritto, l'antropologia culturale, nel contenitore delle «Scienze umane».
Inoltre, si ritiene che il liceo delle scienze umane ipotizzato dal ministero, non ripropone il tradizionale corso di Istituto magistrale, dal quale si distingue invece, nettamente sia per l'impianto complessivo di caratura liceale sia per la specifica connotazione, fortemente innovativa, degli insegnamenti collegati alle scienze della formazione.
Si ricorda, infine, che lo schema del decreto legislativo relativo al II ciclo di istruzione, già disponibile sul sito del MIUR dal 18 gennaio 2005 allo scopo di promuovere un ampio dibattito pubblico volto ad acquisire utili suggerimenti, è stato approvato in prima lettura dal Consiglio dei ministri in data 27 maggio 2005 e che ai sensi dell'articolo 1 della legge n. 53/03 è stato inviato contemporaneamente alla Conferenza Stato-Regioni ed alle competenti Commissioni della Camera dei deputati e del Senato della Repubblica per la formulazione dei relativi pareri. Nel corso di tale iter potranno essere espresse utili indicazioni allo scopo di poter migliorare la proposta ministeriale.
Il Sottosegretario di Stato per l'istruzione, per l'università e per la ricerca: Valentina Aprea.

RUZZANTE. - Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. - Per sapere - premesso che:
il territorio della Bassa Padovana (ovvero il territorio compreso tra Monselice, Este Montagnana) attende da oramai più di 20 anni il raddoppio della statale n. 10 (la cosiddetta Mantova mare), opera considerata indispensabile per eliminare l'attraversamento del traffico pesante dei comuni della Bassa Padovana e, allo stesso tempo, considerata strategica per lo sviluppo dell'intera provincia di Padova;
da alcuni anni, grazie ai finanziamenti dei Governi dell'Ulivo, sono partiti i lavori per la realizzazione del primo tratto, arrivando nel 2003 alla sottoscrizione di un accordo bonario tra ANAS e proprietari dei terreni su cui passerebbe la strada (una decina di famiglie tra Monselice ed Este) che metteva subito a disposizione dell'ente tali terreni, in cambio dell'80 per cento


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dell'indennizzo concordato (il restante 20 per cento al termine dei lavori;
a fronte di questa disponibilità dei proprietari (molti di questi coltivatori diretti), che ha reso possibile per l'ANAS entrare immediatamente in proprietà dei terreni, non vi è stata una corrispondente disponibilità dell'ente: sono passati oramai due anni e l'ANAS non ha ancora pagato quanto concordato;
i proprietari sono soprattutto coltivatori diretti che, in alcuni casi, hanno dovuto cedere tra i 12.000 e i 15.000 metri quadrati mettendo in discussione, visti i mancati pagamenti, i propri mezzi di sussistenza (molti di questi, ritrovatisi con la strada e senza un euro di indennizzo, hanno dovuto chiedere dei mutui);
in questi giorni si apprende dagli organi di stampa che i proprietari avrebbero conferito mandato ad un avvocato per far rispettare all'ANAS l'accordo bonario sugli indennizzi;
se si arrivasse alla risoluzione dell'accordo per inadempienza dell'ANAS, si profilerebbero gravi conseguenze sulla prosecuzione dei lavori della Mantova mare, opera oramai indispensabile per il tessuto economico e abitativo della Bassa Padovana -:
se il Ministro sia al corrente della situazione venutasi a creare in provincia di Padova a causa del mancato rispetto, da parte dell'ANAS, dell'accordo del 2003 con i proprietari interessasti dal tratto della Mantova mare;
se il Ministro, vista anche la particolare tipologia dei proprietari da indennizzare, non intenda intervenire per fare in modo che l'accordo ANAS proprietari venga rispettato e si scongiuri il blocco di un'opera vitale e strategica per la provincia di Padova;
se il Ministro sia in grado di stabilire i tempi per il completamento dell'opera e per l'utilizzo della nuova statale 10 da parte dei cittadini e delle imprese.
(4-14976)

Risposta. - L'ANAS S.p.A. ha fatto conoscere che per quanto riguarda i lavori di costruzione della variante agli abitati di Monselice ed Este lungo la strada statale 10 «Padana inferiore», sono state avviate le pratiche inerenti l'accordo bonario con i proprietari dei terreni espropriati e sono in corso le relative liquidazioni ed i pagamenti in base alla disponibilità di cassa.
In ordine ai tempi di completamento dell'opera, la società stradale informa che la data di ultimazione è prevista per il 13 giugno 2006.
Il Viceministro delle infrastrutture e dei trasporti: Ugo Martinat.

SANDI. - Al Ministro per i beni e le attività culturali. - Per sapere - premesso che:
il 15 novembre 2004 è stato emanato un decreto del ministero per i beni e le attività culturali con il quale si è revocato il vincolo paesaggistico imposto nel 1973 con un decreto che dichiarava «di notevole interesse pubblico» la zona circostante l'autostrada lungo lo Scrivia sita nei comuni di Tortone, Pozzolo, Novi Ligure, Villavernia e Tortona;
il decreto dello scorso novembre riguarda solo le aree ricadenti nel comune di Villavernia e di Tortona;
tutto il territorio del comune di Feltre in provincia di Belluno si trova sotto un vincolo paesaggistico nato da una vertenza che riguardava solo una piccola parte (una lottizzazione vicino la locale stazione denominata «Altanon») fra l'altro oramai già completamente conclusa;
questi limiti imposti dal Governo nella precedente legislatura, malamente informato in loco, sono subito risultati a tutta la popolazione non adeguati alle nuove necessità né umane né ambientali della zona in questione e soprattutto, come poi verificatosi, assolutamente inutili a modificare scelte già in essere;
ora in vincolo è una «palla al piede» allo sviluppo ed una nuova politica del


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territorio deve partire dal riconoscimento di quell'errore;
il comune di Feltre si appresta a varare un piano paesaggistico, un piano regolatore nuovo, con l'intento anche di sanare la questione ma, è presumibile che i tempi saranno piuttosto lunghi;
il comune di Feltre ha recentemente aderito al PAT del Veneto che serve anche ad indicare le aree da tutelare ma che, senza una preventiva volontà di partire «senza vincoli» sarebbe accolta come un'ulteriore imposizione;
un'iniziativa del ministero oltre ché ritrovare un rapporto nuovo con la cittadinanza sanerebbe quella che è di fatto un'ingiustizia e permetterebbe di porre l'esigenza di limitare lo scempio del territorio sui suoi giusti binari della differenziazione fra «zone di pregio», zone a «rischio geologico» e il resto del territorio;
la questione è ancora molto sentita poiché fu allora avvertita come un'imposizione inaccettabile -:
se si intenda promuovere un'iniziativa per rivedere il vincolo sia nella sua delimitazione che nella sua forma.
(4-13718)

Risposta. - In riferimento alle questioni poste dall'interrogante, concernenti il territorio del comune di Feltre (BL), si rende noto che questo Ministero, unitamente alla regione Veneto, al Comune di Feltre ed alla provincia di Belluno, a seguito del Protocollo d'intesa con gli enti richiamati, ha in corso tutte quelle iniziative per attuare il «progetto pilota» come previsto dal suddetto accordo, tra le quali la revisione del regime vincolistico, al fine di individuare in modo puntuale e mirato i valori paesaggistici presenti da tutelare in un rapporto integrato con l'intero territorio comunale.
In particolare, si rende noto che la Soprintendenza competente, oltre a sollecitare la conclusione dell'
iter preliminare, previsto dal progetto pilota, ha richiesto agli enti ed agli istituti interessati anche una precisa programmazione dei lavori, per poter pervenire quanto prima ad un perfezionamento del sistema vincolistico dell'area.
Il Sottosegretario di Stato per i beni e le attività culturali: Nicola Bono.

SERENA. - Al Ministro della difesa. - Per sapere:
se, come riportato da numerosi organi di stampa e dalla seconda rete della televisione di Tel Aviv, risponda al vero che lo Scirè, uno dei sommergibili simbolo della marina italiana durante la Seconda Guerra Mondiale, è stato danneggiato nel corso di manovre congiunte compiute un mese fa al largo di Haifa da unità statunitensi e israeliane;
se, addirittura, sempre nel corso della stessa esercitazione, persino gli accessi sigillati del sommergibile siano stati divelti, rendendo così alla portata di chiunque l'accesso a scomparti che custodiscono ancora i resti di alcuni membri dell'equipaggio del glorioso sottomarino affondato il 10 agosto 1942;
se il Ministro interrogato non intenda accertare ogni responsabilità in merito a quanto verificatosi, provvedendo, altresì, a verificare se, come riportato dalla stampa, in occasione dei fatti siano state rilasciate laconiche e sprezzanti dichiarazioni da parte del portavoce della Sesta Flotta Statunitense nel Mediterraneo, assumendo, in caso affermativo, le iniziative conseguenti.
(4-04667)

Risposta. - Il sommergibile «Scirè» venne affondato dall'unità inglese «Islay» il 10 agosto 1942 nel corso di una missione bellica. Il relitto giace a circa 4 miglia al largo di Haifa, su un fondale di 33 metri.
A seguito di atti di sciacallaggio perpetrati all'interno dello scafo del battello, nel 1984 la marina militare inviò sul posto un reparto subacqueo che eseguì interventi sul


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relitto, per 205 ore di immersione. Nel corso dell'operazione furono:
recuperati i resti di 42 dei 60 membri dell'equipaggio, ubicati nella parte poppiera dello scafo, e le parti del relitto di maggiore interesse storico, successivamente collocate in varie località d'Italia, in ambienti idonei ad onorarne il significato ed a custodirne la memoria;
bonificati da ordigni esplosivi le aree circostanti il relitto per un raggio di 250 metri;
chiusi i varchi di accesso al relitto, al fine di impedire che terzi potessero introdursi nel battello.

Ciò premesso, con riferimento ai fatti - richiamati dall'interrogante - che hanno interessato il relitto dello «Scirè», si precisa che a seguito di un servizio giornalistico mandato in onda dal canale televisivo israeliano Channel 2, trasmesso il 27 settembre 2002, l'Ambasciata d'Italia in Israele è venuta a conoscenza di ipotetici danni arrecati al sommergibile durante un'esercitazione bilaterale USA-Israele.
La vicenda è stata rilanciata dagli organi di stampa nazionali il successivo 2 ottobre.
In merito ai predetti eventi lo Stato Maggiore della Marina ha tempestivamente chiesto all'Addetto alla difesa USA presso l'Ambasciata in Italia chiarimenti sull'accaduto.
Analoga iniziativa è stata intrapresa dall'Ambasciata d'Italia in Israele, a seguito della quale l'Addetto italiano per la difesa presso la stessa Ambasciata ha ottenuto un incontro con il Comandante della Marina militare israeliana Vice Ammiraglio Yedidia Ya'ari.
Nel corso dell'incontro è emerso che l'episodio è stato del tutto accidentale, in quanto verificatosi durante lo svolgimento di una attività addestrativa subacquea congiunta Israele-USA, volta ad eseguire immersioni ed operazioni intorno al relitto, le quali, tuttavia, non prevedevano l'introduzione all'interno dello stesso o la sua esplorazione né, tanto meno, tentativi di sollevamento dello scafo.
Dalla ricostruzione dei fatti, è risultato che una nave americana, al fine di garantire un maggiore livello di sicurezza agli operatori subacquei impegnati nell'attività, si sia posizionata nella zona di operazioni con l'ausilio di tre ancore e che durante la relativa manovra - per effetto della corrente - l'unità si sia spostata provocando l'urto del relitto con una delle catene utilizzate per l'ancoraggio, che si era collocata al di sotto dello scafo dello «Scirè».
Il Comandante della nave statunitense, consapevole della sacralità del luogo non ha tentato il recupero della catena, provvedendone al taglio ed al suo rilascio sul posto per non danneggiare il relitto.
L'Ammiraglio Ya'ari, in occasione del citato incontro, ha rivolto al popolo italiano ed alla nostra Marina militare le più sentite scuse per l'evento occorso, sottolineando che in nessuna circostanza vi è stata volontà da parte delle Marine israeliana e statunitense di violare la sacralità del glorioso relitto, né di arrecare danno o manomissione allo stesso.
Allo scopo di verificare l'esistenza di eventuali danni riportati dallo scafo dello «Scirè», la Marina Militare ha effettuato un'attività ricognitiva nel mese di ottobre del 2002.
Tale ricognizione ha consentito di rilevare, oltre ad un naturale deterioramento del sommergibile, che i varchi di accesso allo scafo, chiusi nel 1984, risultavano aperti.
Gli operatori subacquei, pertanto, sono nuovamente intervenuti sul relitto per richiuderli.
Successivamente, nel mese di novembre dello stesso anno, si è svolta una cerimonia commemorativa in ricordo dei caduti del sommergibile «Scirè», alla quale hanno partecipato le più alte cariche diplomatiche, le rappresentanze delle Marine militari israeliana e statunitense e gli inviati di testate giornalistiche locali ed italiane.
La cerimonia si è conclusa con una uscita in mare per il lancio di corone dei fiori donate dall' Ambasciata d'Italia e dalle Marine militari israeliana e statunitense.
In conclusione, il Governo, preso atto delle spiegazioni e, soprattutto, delle scuse


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prontamente fornite dalle Autorità israeliane e statunitensi non ha ravvisato la necessità d'intraprendere ulteriori iniziative in merito ali'increscioso episodio.
Il Ministro della difesa: Antonio Martino.

SERENA. - Al Presidente del Consiglio dei Ministri, al Ministro della difesa. - Per sapere - premesso che:
sul quotidiano britannico Express è apparsa una notizia che rivela come i livelli di radioattività misurati nella zona di Baghdad siano da 1.000 a 1.900 volte più alte dei livelli normali, in conseguenza dell'impiego, da parte delle forze anglo-americane, di una quantità di bossoli di proiettili costruiti con uranio impoverito compresa fra le 1.100 e le 2.200 tonnellate;
nella prima guerra del Golfo la quantità usata si aggirava intorno alle 375 tonnellate, eppure proprio in quella fase comparve la cosiddetta «sindrome dei Balcani» e migliaia di civili e militari si ammalarono e morirono;
fino al 2002 e alla tardiva ammissione da parte di esperti dell'ONU, commissioni mediche, scientifiche, militari, internazionali, nonché i nostri reparti NBC, non erano stati capaci di localizzare in Bosnia la presenza di radiazioni di Depleted Uranium provocate dalla caduta di circa 10.000 proiettili e che molti dei nostri militari colpiti da leucemia hanno agito in Bosnia, dove i bombardamenti avvennero tra fine agosto e inizio settembre del 1995;
le particelle di materiale radioattivo, se inalate, provocano tumori, malattie croniche, menomazioni permanenti e danni genetici che si possono ripercuotere sulle nascite;
nessuna misura di protezione, per quanto riguarda gli italiani, fu presa fino alla divulgazione della circolare Bizzarri del 22 novembre del 1999, che avvertiva del pericolo con incredibile ritardo -:
se, in relazione all'impiego di truppe in Iraq, o in altre zone in cui si ritenga prevedibile l'impiego di armi al Depleted Uranium, i nostri reparti NBC (nucleare, batteriologico, chimico) siano in grado di localizzare le zone colpite e i conseguenti rischi;
se sia stato previsto di subordinare l'invio, così come l'impegno sul terreno operativo, delle nostre truppe ad una preventiva analisi dello stato di effettiva contaminazione delle zone di operazione militare.
(4-09037)

Risposta. - La Difesa pone grande attenzione sulla tematica dell'uranio impoverito e si è impegnata nella ricerca di verità scientifiche in tutte le direzioni e con la massima determinazione.
Sino ad ora le indagini effettuate e gli studi condotti, sia in ambito nazionale che internazionale, non hanno dimostrato scientificamente l'esistenza di un nesso di causalità tra l'utilizzo di munizionamento contenente uranio impoverito - peraltro mai usato dalle Forze Armate italiane - e le patologie riscontrate nei militari.
Con riferimento all'Iraq e in particolare all'impiego «di Reparti NBC», si sottolinea che la Compagnia NBC (Nucleare Biologica e Chimica) del contingente italiano ha il compito di verificare l'assenza di aggressivi chimici e/o di anomali livelli di radioattività nelle aree di responsabilità, nonché di delimitare eventuali aree contaminate e di effettuare la decontaminazione di emergenza di persone, mezzi e materiali interessati da aggressivi chimici e radiologici.
I monitoraggi effettuati nell'area di responsabilità hanno sempre escluso l'esistenza di pericoli nella zona di competenza.
In merito alle misure adottate a tutela della salute dei militari italiani impegnati nei vari contesti internazionali, si precisa che l'immissione del personale nei Teatri operativi è subordinata al completamento degli accertamenti previsti prima dell'invio in missione (preimpiego), nonché all'effettuazione delle misure di profilassi e di vaccinazione disciplinate dalla competente Direzione generale per la sanità militare.


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Tutto il personale, peraltro, è opportunamente addestrato in patria sulle misure cautelative da adottare nelle zone ipotizzate a rischio.
Tali misure si concretizzano in una serie di norme comportamentali riportate, peraltro, anche in due manuali pieghevoli in distribuzione ed oggetto di apposite lezioni.
Lo stesso, inoltre, ha come dotazione individuale l'indumento protettivo permeabile completo di maschera anti-NBC e di dosimetro per il rilevamento dell'eventuale esposizione a radiazioni presenti in teatro.
In conclusione, qualsiasi operazione militare viene accuratamente pianificata adottando tutti i possibili provvedimenti di natura cautelativa e protettiva a salvaguardia della salute dei nostri militari.
Il Ministro della difesa: Antonio Martino.

TAGLIALATELA, CORONELLA, LANDOLFI e PEZZELLA. - Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro dell'interno, al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio. - Per sapere - premesso che:
in data 22 dicembre 2000 il Ministro dell'interno, delegato dal Presidente del Consiglio dei ministri per il coordinamento della protezione civile, ebbe ad emanare d'intesa con il Ministro dell'ambiente pro-tempore Edo Ronchi l'ordinanza n. 3100 «Ulteriori disposizioni per fronteggiare l'emergenza nel settore dello smaltimento dei rifiuti nella regione Campania»;
l'articolo 4 comma 7 della citata ordinanza che, nel sopprimere il comma 4 dell'articolo 17 dell'ordinanza n. 2948 del 25 febbraio 1999 lo integrava, recitava: «Il Commissario delegato (omissis) in ciascun ambito territoriale ottimale che è individuato nella provincia (omissis) individua ed attua tutte le forme di cooperazione tra i comuni di ciascun ambito territoriale ottimale per le funzioni in forma associata delle funzioni amministrative in materia di gestione amministrativa dei rifiuti»;
ilConsiglio di Stato in sede giurisdizionale, sezione quinta, con dispositivo di decisione n. 355/02 del 2 luglio 2002 ha accolto il ricorso in appello n. 11515/2002 proposto da Ecocampania srl contro il comune di Cancello Arnone (Caserta), la presidenza del Consiglio dei ministri, dipartimento della protezione civile, il ministero dell'interno, coordinamento della protezione civile, il commissariato di Governo per la gestione dell'emergenza rifiuti nella regione Campania e consorzio di bacino CE4 (Caserta);
in detto dispositivo il Consiglio di Stato ha annullato, tra l'altro, il prima citato articolo 4, comma 7, dell'ordinanza n. 3100/2000 nella parte in cui attribuisce al Commissario delegato-presidente della regione Campania «l'esercizio di funzioni amministrative relative alla gestione dei rifiuti»;
in data 25 settembre 2002, con nota prot. n. 8852/Ribo/Di/Ude, il dispositivo prima citato è stato comunicato dalla direzione generale per la gestione e dei rifiuti e delle bonifiche al Commissario delegato-Presidente della regione Campania nonché alla Presidenza del Consiglio dei ministri, dipartimento della protezione civile, chiedendo assicurazioni al commissario delegato di non assumere alcuna iniziativa in merito a quanto stabilito dal Consiglio di Stato;
in data 30 settembre 2002 il Commissario delegato-presidente della regione Campania emanava la propria ordinanza n. 319, successivamente pubblicata sul Bollettino ufficiale della regione Campania solo in data 6 novembre 2002, con la quale approvava:
a) il «Piano di redifinizione gestionale del ciclo integrale dei rifiuti nella regione Campania» a firma del Sub-Commissario Giulio Facchi (prot. n. 35580/CD del 28 settembre 2002);
b) il relativo «piano economico-finanziario» (prot. n. 35581/CD del 28 settembre 2002);


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c) l'istituzione di ambiti territoriali ottimali e di sub-ambiti nonché l'istituzione in ciascuno di essi di enti d'ambito cui veniva affidata la gestione amministrativa del ciclo integrato di rifiuti (EPAR) a valle della raccolta degli stessi;
con gli atti di cui sopra il Commissario delegato-presidente della regione Campania contravveniva gravemente ai dettami della citata sentenza del Consiglio di Stato e con essi aggravando ulteriormente sotto il profilo amministrativo la già precaria situazione dello smaltimento dei rifiuti urbani nella regione Campania con iniziative già in partenza ritenute non ammissibili alla luce della più volte citata sentenza del Consiglio di Stato, omettendo viceversa di ottemperare alle sue precise incombenze di dare inizio alla costruzione dei due termovalorizzatori la cui realizzazione consentirebbe di uscire dall'emergenza ed il ritorno alle condizioni di normalità;
con detti atti il Commissario delegato-presidente della regione Campania non ottemperava neanche ai dettami dell'articolo 35 della legge n. 448/2001 (legge finanziaria) né alle prescrizioni comunitarie le quali impongono che la gestione dei servizi pubblici possa essere affidata solo a soggetti di natura privatistica a seguito di procedura di evidenza pubblica e, con tali comportamenti, poneva le basi di una possibile contestazione di infrazione comunitaria e conseguente possibile danno erariale -:
se il Presidente del Consiglio, anche nella sua qualità di titolare del coordinamento della protezione civile, e il Ministro dell'interno non intendano assumere provvedimenti volti a verificare eventuali profili di illegittimità nelle decisioni prese dal presidente della regione Campania-Commissario di Governo per l'emergenza rifiuti e, laddove necessario, procedere alla eventuale revoca dei relativi poteri commissariali;
se non reputi necessario attivare il regolamento concernente la disciplina delle ispezioni sugli interventi di emergenza di cui al decreto del Presidente della Repubblica del 30 gennaio 1993, emanato in attuazione della legge 24 febbraio 1992, n. 225;
se il Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio non reputi opportuno nominare nel più breve tempo possibile i componenti del comitato di rientro nell'ordinario di cui alla propria disposizione GAB/DEC/102/2002.
(4-04575)

Risposta. - La sentenza del Consiglio di Stato n. 6280 del 2002 trae origine dal ricorso in appello n. 11515 del 2002, presentato dalla Società Ecocampania s.r.l. per l'annullamento dell'ordinanza n. 3100 del 22 dicembre 2000 del Ministro dell'interno, all'epoca delegato al coordinamento della protezione civile, limitatamente alla «parte in cui, nel contesto dei poteri conferiti al Commissario per la gestione dell'emergenza relativa ai rifiuti in Campania nella persona del Presidente della regione, all'articolo 4, comma 7, gli attribuisce in via generale l'esercizio delle funzioni amministrative relative alla gestione dei rifiuti».
Il ricorso, respinto in primo grado di giudizio, è stato accolto in appello con la predetta sentenza n. 6280 del 2002, che ha testualmente disposto l'annullamento «degli atti impugnati in primo grado» e cioè unicamente della disposizione racchiusa nell'articolo 4, comma 7, dell'ordinanza 3100.
La sentenza, quindi, non può essere interpretata nel suo senso più ampio in quanto l'annullamento dell'ordinanza riguarda soltanto alla disposizione suindicata.
Qualora, poi, si aderisse alla tesi errata dell'annullamento a spettro pieno, sarebbe rimossa l'intera attività posta in essere nella regione Campania, a decorrere dall'anno 1996, dal Ministro dell'interno, allora delegato per il coordinamento della protezione civile, e dal commissario delegato.
Inoltre una tale interpretazione violerebbe il fondamentale principio relativo al termine decadenziale per l'impugnazione degli atti, poiché, con il ricorso proposto nell'anno 2001, la provincia di Caserta


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avrebbe ottenuto l'annullamento di provvedimenti risalenti all'anno 1996, regolarmente pubblicati nella Gazzetta Ufficiale della Repubblica Italiana, come previsto obbligatoriamente dall'articolo 5, comma 6, della legge 24 febbraio 1992, n. 225 e che hanno, evidentemente, dispiegato i loro effetti nel corso del tempo ci sarebbero stati, quindi, soggetti, di volta in volta, ai rispettivi termini decadenziali previsti per l'impugnazione.
Ciò è stato confermato anche dal Consiglio di Stato, ad esempio nel parere n. 1972 del 2002 della sezione prima, reso su ricorso straordinario proposto dal comune di Caserta, dove si evidenziava l'irricevibilità del gravame avverso provvedimenti regolarmente pubblicati in
Gazzetta Ufficiale, e quindi legalmente noti.
Inoltre le ordinanze in questione sono state, in molteplici occasioni, oggetto di impugnazione dinanzi ai giudici amministrativi, che ne hanno ritenuto la legittimità. Affermare, quindi, la illegittimità
in toto di tutte le ordinanze impugnate non soltanto contrasterebbe con precedenti decisioni passate in giudicato ma, soprattutto, richiederebbe una espressa, specifica statuizione sulla illegittimità delle stesse, che, invece, è mancante.
In assenza di statuizioni sulla presunta illegittimità di tutti gli altri provvedimenti annullati, la predetta decisione non può che ritenersi limitata, quanto ai suoi effetti, all'articolo 4, comma 7 dell'ordinanza 3100. Da ciò ne deriva che il Commissario delegato non ha agito in carenza assoluta di potere.
Del resto la stessa giurisprudenza amministrativa (TAR Campania e Consiglio di Stato), successiva alla citata sentenza n. 6280 del 2002 ed alla sentenza n. 6809 del 2001 emanata per un caso analogo, non ha aderito ad interpretazioni fondate sulla carenza di potere del commissario delegato o sull'attuale insussistenza di una situazione d'emergenza nella regione Campania.
Si richiama, in merito, a titolo esemplificativo, il parere sulla richiesta di sospensiva n. 3464 del 2003 della sezione prima del Consiglio di Stato su un altro ricorso straordinario della stessa società Ecocampania, con il quale è stata negata la sospensione del decreto del Presidente del Consiglio dei Ministri del 20 dicembre 2002 che ha disposto la proroga dello stato di emergenza
de quo fino alla data del 31 dicembre 2003, parere, quest'ultimo, che appare incompatibile con una interpretazione «estensiva» delle sentenze n. 6280 e n. 6809.
Altrettanto incompatibili appaiono i molteplici provvedimenti adottati al riguardo in sede giurisdizionale. Infatti è stata respinta la richiesta, avanzata dalla provincia di Caserta, di sospensione della ulteriore proroga dello stato di emergenza fino al 31 dicembre 2004, nonché della correlata ordinanza di protezione civile n. 3286 del 2003, con provvedimenti del TAR Campania confermati in appello dalla Sezione Quinta del Consiglio di Stato medesimo.
Inoltre, allo stesso modo sono state respinte ulteriori istanze relative all'attuazione del programma del commissario delegato, che si deve, quindi, ritenere, tuttora, in possesso dei poteri precedentemente conferitigli.
I ricorrenti hanno sempre ampiamente richiamato le sentenze del Consiglio di Stato n. 6280 e n. 6809, cosicché le stesse sono state costantemente sottoposte all'attenzione dei Collegi giudicanti che hanno sempre ritenuto di aderire alla tesi sostenuta dal Dipartimento della protezione civile.
Infine va considerato che il decreto-legge 7 febbraio 2003, n. 15, convertito dalla legge 8 aprile 2003, n. 62, ha disposto, con l'articolo 1-
ter, che le disposizioni di conferma e di salvezza si applicano anche «ai decreti del Presidente del Consiglio dei ministri, alle ordinanze di protezione civile ed ai conseguenti provvedimenti emanati in regime commissariale sul territorio nazionale inerenti alle situazioni di emergenza ambientale e relativamente allo stato di inquinamento delle risorse idriche nel settore dello smaltimento dei rifiuti solidi urbani, speciali e speciali pericolosi». Da ciò ne deriva, comunque, la salvezza delle norme e degli atti emanati nella fattispecie


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in quanto non specificatamente incisi da provvedimenti giurisdizionali.
Dette norme sono, quindi, applicabili perché il Commissario delegato non ha agito in carenza assoluta di potere e, perciò, gli atti che ha emanato sono legittimi ed efficaci.
Ciò vale anche per gli atti emanati successivamente alla predetta pronunzia giurisdizionale, essendo espressione di poteri vigenti.
Per quanto riguarda la richiesta di verifica dell'esistenza dei presupposti per l'attivazione di un'ispezione, ai sensi del decreto del Presidente della Repubblica 30 gennaio 1993, n. 51, si fa presente che questi ultimi non sussistono in quanto l'ispezione non verterebbe su interventi susseguenti ad una dichiarazione dello stato di emergenza o diretti al superamento della situazione emergenziale creatasi ma concernenti una corretta esecuzione di una decisione giurisdizionale.
Infine si fa presente che in data 28 ottobre 2002, ai sensi dell'articolo 7 dell'ordinanza del Ministro dell'interno n. 2774 del 1998, il Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio ha istituito il comitato di rientro nell'ordinario dallo stato di emergenza nel settore dello smaltimento dei rifiuti nella regione Campania del quale, successivamente, con disposizione del suddetto Ministero GAB/DEC/055 del 6 maggio 2004, ne sono stati nominati i componenti.
Il Ministro per i rapporti con il Parlamento: Carlo Giovanardi.

TAGLIALATELA. - Al Ministro per i beni e le attività culturali, al Ministro dell'interno. - Per sapere - premesso che:
in piazza dei Martiri, frazione San Giovanni, del comune di Ceppaloni (Benevento), è sito un fabbricato di interesse storico denominato «Palazzo Foglie», prospiciente sull'unica piazza della frazione (foglio n. 18 particella n. 83);
unitamente all'immobile, sono presenti anche due lotti di terreno contigui (foglio n. 18 particelle n. 105 e n. 84);
detto fabbricato è stato dichiarato, con decreto del 19 gennaio 1987, dal Ministero per i Beni Culturali e Ambientali «di particolare interesse storico-artistico» ai sensi della legge 1089/39;
in data 21 ottobre 1986, con deliberazione di Giunta comunale n. 329, il comune di Ceppaloni approvava la dichiarazione della pubblica utilità per l'avvio dell'esproprio del «Palazzo Foglie» e dei relativi adiacenti lotti di terreno (all'epoca dei fatti di proprietà, così come il Palazzo, degli eredi della famiglia Cotone);
la finalità dell'esproprio dell'immobile, da parte del comune di Ceppaloni, era la ristrutturazione dello stesso per destinarlo a sede di comitati civici, attività culturali, attrazione turistica e biblioteca comunale;
per perseguire tali finalità, in data 21 ottobre 1986 la Giunta Comunale di Ceppaloni, con delibera n. 329, approvava il progetto di ristrutturazione e restauro sia del «Palazzo Foglie» che delle aree circostanti, considerato che fino a quel momento l'immobile e le aree adiacenti erano in completo stato di abbandono;
a seguito dell'avvio della procedura di esproprio, i proprietari del «Palazzo Foglie» (gli eredi della famiglia Cotone) decidevano di vendere l'immobile, senza però mai pubblicizzare tale decisione;
l'immobile e le aree adiacenti furono acquistati dalla signora Maria Mignone, per un prezzo di circa 80 milioni di vecchie lire, come risulta dagli atti notarili, nonostante che il valore di mercato fosse, a quanto risulta all'interrogante, notevolmente superiore;
la vendita del «Palazzo Foglie» da parte degli eredi Cotone, alla signora Maria Mignone pare fosse stata dettata dalla comunicazione della procedura espropriativa da parte del comune di Ceppaloni. Probabilmente, secondo l'interrogante, la famiglia Cotone preferì accettare una esigua somma di denaro, nella convinzione che, in caso di effettivo esproprio, il comune


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avrebbe pagato le somme spettanti solo dopo lungo tempo;
a compravendita avvenuta, il comune di Ceppaloni in data 19 settembre 1987 con deliberazione di giunta comunale n. 382, revocava la propria precedente deliberazione n. 329 del 21 ottobre 1986, di avvio della procedura di esproprio;
l'effetto giuridico della deliberazione di giunta comunale n. 382 del 1987, di revoca della procedura espropriativa, era la consegna del «Palazzo Foglie» e dei terreni adiacenti, ovviamente non più agli eredi Cotone, bensì alla nuova proprietaria Maria Mignone;
successivamente, la signora Maria Mignone, decise la ristrutturazione del «Palazzo Foglie», ristrutturazione per la quale la signora Mignone beneficiò di consistenti finanziamenti pubblici, a carico del bilancio del Ministero per i beni culturali e ambientali;
tra le condizioni poste dal Ministero per i beni culturali e ambientali, per l'erogazione del finanziamento, figurava quella di consentire l'accesso al pubblico all'interno del «Palazzo Foglie» in determinati periodi dell'anno (tre mesi) e quella di non alterare la struttura e le pertinenze della dimora pena la restituzione delle somme erogate -:
se la signora Maria Mignone abbia o meno ottemperato alle condizioni poste dal Ministero per i beni culturali ed ambientali.
(4-14449)

Risposta. - In ordine al quesito posto dall'Onorevole interrogante, concernente l'immobile denominato «Palazzo Foglie», situato nella frazione di San Giovanni, comune di Ceppaloni (Benevento), si rende noto che, a seguito della concessione del contributo statale, ai sensi della legge 1552 del 1961, finalizzato al restauro del complesso, è stata stipulata una convenzione con i proprietari, con la quale sono stati stabiliti gli orari e i giorni di visita da parte del pubblico.
Si segnala, inoltre, che anche il comune ha predisposto un avviso pubblico per informare gli interessati della possibilità di effettuare la visita all'immobile vincolato.
Il Sottosegretario di Stato per i beni e le attività culturali: Nicola Bono.

ZACCHERA. - Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. - Per sapere - premesso che:
nell'ottobre del 2000 una frana causò l'interruzione della allora strada statale di Macugnaga e Valle Anzasca (provincia del Verbano Cusio Ossola) ed il conseguente isolamento della valle per diversi mesi, finché il fronte franoso - sottostante ad un pendio ad alto rischio geologico - non fu aggirato con un tratto di strada provvisorio realizzato sull'altro versante del torrente Anza, collegato con due ponti provvisori tipo Baily;
per ovviare a questo collegamento provvisorio è stato convenuto che l'unico mezzo sia la costruzione di una galleria che, sottostante il Monte Rubi, torni a mettere la strada in condizioni di sicurezza;
è stato predisposto pertanto un progetto per conto dell'ANAS, realizzato da ARESS e poi aggiornato alle nuove normative, ma di esso non si conoscono i tempi di realizzazione né si hanno certezze sui finanziamenti necessari;
è comprensibile la preoccupazione degli abitanti e delle amministrazioni coinvolte, nonché della locale Comunità Montana, per questi ritardi, tenuto anche conto che - in caso di piene - i ponti attuali non possono certo considerarsi definitivi od attrezzati ad affrontare emergenze -:
se non si ritenga indispensabile un immediato incontro a livello ministeriale per verificare lo stato dei progetti di questa galleria, indispensabile per il futuro della Valle Anzasca;


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quali iniziative abbia nel frattempo intrapreso il Ministero - direttamente e tramite le strutture competenti - per affrontare questo problema;
in quali tempi si ritiene che l'opera potrà essere finanziata e soprattutto realizzata.
(4-15301)

Risposta. - In merito alle problematiche evidenziate con l'interrogazione indicata in argomento, l'ANAS Spa, interessata al riguardo, ha precisato preliminarmente che a decorrere dalla data del 1o ottobre 2002 la strada statale n. 549 «di Macugnaga», ai sensi del decreto legislativo n. 112 del 1998, è stata trasferita al demanio della regione Piemonte.
L'ANAS per risolvere definitivamente il problema della frana sulla suddetta statale, avvenuta nel corso dell'alluvione dell'ottobre 2000 in località Ceppo Morelli fra gli abitati di Pretarquera e Campioli, in data 26 giugno 2001 ha provveduto a redigere un progetto che prevedeva la costruzione di una galleria naturale per bypassare la zona in frana.
Per quanto riguarda il progetto in questione, la società stradale informa che la regione Piemonte ha, successivamente, trasferito il compito di realizzazione delle opere all'ARES Piemonte, l'agenzia regionale per la gestione delle grandi opere.
L'ANAS fa conoscere, infine, di aver autorizzato il trasferimento dei fondi inerenti gli interventi inseriti nel «Piano compartimentale alluvione ottobre 2000».
Il Viceministro delle infrastrutture e dei trasporti: Ugo Martinat.

ZANELLA. - Al Ministro degli affari esteri, al Ministro per i beni e le attività culturali. - Per sapere - premesso che:
nel mese di marzo 2004 l'area kosovara è stata teatro di violente manifestazioni da parte della comunità albanese a danni della minoranza serba, nel corso delle quali, tra l'altro, sono stati saccheggiate, danneggiate e bruciate chiese, cimiteri e monumenti serbo-ortodossi di importanza storica e culturale molto rilevante;
la risoluzione 1244 del Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite conferisce alla UNMIK la responsabilità della tutela e salvaguardia del patrimonio culturale dell'area;
la chiesa Bogorodica Ljeviska, a Prizren, decorata con affreschi di inestimabile valore (XII-XIV secolo), è stata bruciata e gravemente danneggiata anche nelle strutture e rischia un ulteriore ed irreparabile degrado per il mancato intervento di messa in sicurezza degli affreschi e delle parti pericolanti -:
se siano stati informati del problema evidenziato in premessa e del fatto che le autorità competenti, pur a conoscenza di una così grave emergenza, dopo nove mesi, ancora non abbiano realizzato alcun intervento concreto;
se non ritengano necessario richiedere pressantemente che l'UNMIK provveda con un intervento appropriato ed urgente, indispensabile per impedire l'inevitabile aggravamento dei danni, in particolare nei dipinti e nella torre campanaria, derivanti dall'azione degli agenti atmosferici nel corso della stagione invernale.
(4-12122)

Risposta. - La Chiesa di Bogorodica Ljeviska si trova a Prizren, area di responsabilità tedesca della KFOR. Tale chiesa, ricca di pregiatissimi affreschi, riveste notevole importanza artistica quale unico esemplare di chiesa urbana medievale serba, di ispirazione bizantina. A seguito dei disordini del marzo 2004, la chiesa ha subito danneggiamenti ed è stata parzialmente incendiata.
L'UNESCO ha incluso tale monumento nella lista delle opere da restaurare in occasione della Conferenza di Parigi del maggio scorso (il
budget per i lavori di ristrutturazione, ritenuti prioritari, è stimato per oltre 4 milioni di euro). Al riguardo, sono stati effettuati negli ultimi mesi lavori di urgente stabilizzazione strutturale


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che hanno ridotto il rischio di ulteriori danni, ma rimangono ancora da restaurare gli affreschi.
Nel corso della sopra menzionata Conferenza di Parigi, l'UNESCO ha raccolto diversi impegni di finanziamento (tra cui quello italiano pari ad un milione di euro), pur se non specificamente destinati alla chiesa Bogorodica Ljeviska.
Proprio al fine di assicurare il restauro dei monumenti danneggiati è stato firmato, nel marzo scorso, un
Memorandum of Understanding tra il Sinodo della Chiesa Ortodossa Serba e UNMIK/PISG (United Nations Mission in Kosovo-Provisional Institutions for Self Government) volto a destinare ulteriori stanziamenti in favore del budget kossovaro destinato alle opere di restauro.
Sebbene la zona di Prizren, sede del Comando della Brigata multinazionale Sud-Ovest, non rientri nell'area di nostra diretta responsabilità, la tutela dell'intero patrimonio culturale e storico del Kossovo rappresenta per il Governo italiano un obiettivo prioritario. il contingente italiano in ambito KFOR svolge compiti di protezione e di ricognizione nelle aree a rischio (particolare attenzione è rivolta al Monastero di Decani, nell'area di Pec) con numerose pattuglie di sorveglianza e lo stabilimento di 53
check points.
Lo stesso Patriarca Pavle, massima autorità religiosa del Santo Sinodo dei vescovi della Chiesa Ortodossa Serba, ha conferito l'onorificenza dell'ordine di San Sava alla Brigata «Folgore» delle Forze armate italiane, per i meriti acquisiti nella difesa degli edifici religiosi in Kossovo durante i disordini del marzo 2004.
La sensibilità dell'Italia per il patrimonio culturale e storico del Kossovo è testimoniata tra l'altro dal finanziamento di alcuni progetti promossi dall'organizzazione non governativa INTERSOS e tuttora in corso con un contributo di oltre 1.400.000 euro della cooperazione allo sviluppo del Ministero degli esteri («Progetto di salvaguardia del patrimonio artistico e culturale come strumento per favorire lo sviluppo e il dialogo tra i popoli in Kossovo») sia con fondi stanziati nel quadro della legge 84 del 2001 («Progetto di riconciliazione inter-etnica in Kossovo, patrimonio culturale nella regione di Pec» - 700.000 euro) per interventi di ricostruzione e di restauro di alcune tra le più importanti testimonianze del patrimonio religioso serbo ed albanese, quali il Monastero di Decani, il Patriarcato e la Moschea Kurshumli a Pec.
Alla luce, in particolare, degli ingenti danni subiti dai siti inseriti nella lista del Patrimonio comune dell'umanità dell'UNESCO e nella lista del patrimonio culturale di rilevanza regionale, l'Italia ha già svolto, di concerto con i principali partner, un'azione di sensibilizzazione in ambito UNMIK al fine di dar vita quanto prima a «Gruppi di valutazione», guidati da esperti internazionali nominati dall'UNESCO e dal Consiglio d'Europa sia tra gli esperti serbo-ortodossi sia tra i funzionari del Ministero della cultura dell'autorità provvisoria di autogoverno nella provincia. Tali gruppi, come dichiarato dal Segretario generale aggiunto per le operazioni di pace, Guehenno, al Consiglio di sicurezza delle Nazioni unite il 13 aprile 2004, avranno il compito di effettuare una prima stima dei danni ai fini della ricostruzione e studieranno tutte le misure necessarie per rafforzare la protezione del patrimonio culturale in Kossovo.
L'Italia inoltre continua a sensibilizzare costantemente i
partner della forza multinazionale circa l'opportunità di un'azione del contingente di pace a tutela del patrimonio artistico e culturale, nel pieno rispetto delle regole di ingaggio adottate dai contingenti nazionali dislocati sul terreno (la cui definizione spetta alle autorità di riferimento e rientra pertanto nel dominio riservato degli Stati che partecipano all'azione di pace nella provincia).
Il Sottosegretario di Stato per gli affari esteri: Roberto Antonione.