Allegato B
Seduta n. 631 del 24/5/2005


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ATTI DI CONTROLLO

PRESIDENZA
DEL CONSIGLIO DEI MINISTRI

Interpellanze urgenti (ex articolo 138-bis del regolamento):

I sottoscritti chiedono di interpellare il Presidente del Consiglio dei ministri, il Ministro dell'interno, il Ministro dell'economia e delle finanze, per sapere - premesso che:
i sindaci dei comuni di Pietra Montercorvino e Casalnuovo Monterotaro in provincia di Foggia, hanno minacciato a causa del mancato arrivo dei contributi da parte dello Stato, di consegnare le chiavi dei propri municipi nelle mani del Prefetto di Foggia;
dopo il sisma dell'ottobre 2002 e la commozione iniziale si è registrata, nei fatti, un'assenza dello Stato, con il risultato che neanche un euro è arrivato ai comuni foggiani colpiti dal terremoto;


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alla decisione del Governo di far slittare di tre anni il pagamento dei tributi e delle imposte per i cittadini colpiti dal sisma, ha fatto seguito una serie di inaccettabili ritardi e rinvii senza che nessuno abbia assegnato risorse compensative a copertura delle mancate entrate, con il risultato che i comuni colpiti dall'evento sismico rischiano il tracollo economico;
a Casalnuovo Monterotaro, circa 2.000 abitanti e 700 abitazioni abbandonate a causa dei danni provocati dal sisma, il sindaco, Antonio Celeste, ha denunciato una situazione ormai al limite del tracollo economico, dove non vi sono più neanche i soldi per cambiare le gomme allo scuolabus, sono state chiuse le fontane pubbliche, soppressa la mensa scolastica, ridotta l'erogazione di energia dell'illuminazione pubblica, tagliate le spese per la manutenzione delle strade;
una situazione simile si vive a Pietra Montecorvino, dove il sindaco, Saverio Lamarucciola, ha dichiarato al Prefetto che, se non vi sarà un intervento del Governo, non vi sono le condizioni per approvare il bilancio;
così facendo il Governo, che ha promesso aiuti e interventi, senza in realtà fare nulla, si è assunto una grave responsabilità ed ha determinato una situazione di nuova emigrazione e di tracollo economico, rischiando di dare un colpo definitivo allo sviluppo di tanti piccoli comuni della provincia di Foggia che, al contrario, dovrebbero essere considerati una ricchezza per tutto il territorio;
appare particolarmente grave agli interpellanti, che si siano abbandonati al proprio destino interi comuni che, in maniera più o meno grave, sono stati colpiti dagli eventi sismici dell'ottobre 2002 senza minimamente considerare gli effetti devastanti che tale comportamento avrebbe creato all'economia, alle amministrazioni locali e soprattutto ai cittadini -:
quali siano le cause del mancato pagamento di quanto dovuto ai comuni della provincia di Foggia, colpiti dall'evento sismico dell'ottobre 2002, e se non si ritenga, quantomeno doveroso, attivarsi immediatamente per riparare ai danni sin qui procurati;
se non si ritenga necessario accertare eventuali responsabilità amministrative in merito a quanto sopra esposto e contemporaneamente passare all'adozione di atti concreti per rispondere alle esigenze di cui in premessa.
(2-01567) «Di Gioia, Boato».

I sottoscritti chiedono di interpellare il Presidente del Consiglio dei ministri, il Ministro degli affari esteri, per sapere - premesso che:
la situazione dell'Africa è drammatica: guerre, malattie, e spaventose carestie provocano ogni giorno una ecatombe di vittime innocenti. La comunità internazionale, malgrado i tanti impegni assunti, appare impotente di fronte a tale strage;
tra le decine di conflitti in corso quello del Darfur nel Sudan costituisce da solo la principale emergenza umanitaria in corso nel pianeta per numero di sfollati: oltre due milioni e mezzo. La malnutrizione a lungo termine minaccia 1 milione di bambini, 550.000 dei quali sono di età inferiore ai 5 anni. Le conseguenze negative del conflitto non si limitano all'area interessata. Nei prossimi 18 mesi, oltre 4 milioni di persone potrebbero soffrire per l'insufficienza di cibo, a causa della siccità ma anche dell'inarrestabile situazione di violenze e spostamenti di popolazioni. Occorre tenere conto degli oltre 210.000 rifugiati oltre il confine del poverissimo Ciad, 90.000 dei quali sono bambini, ancora più esposti ai rischi della malnutrizione e delle malattie;
i conflitti armati distolgono risorse dai programmi di sviluppo nazionali, indeboliscono le capacità dei governi e compromettono in modo indiretto la fornitura di servizi all'intera popolazione. Quasi sempre hanno effetti deleteri anche sui paesi confinanti, a causa dell'afflusso di


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rifugiati, dell'aumento della spesa militare e dell'impatto generale sull'economia della regione. Contribuiscono anche alla diffusione dell'HIV/AIDS per il grande numero di rifugiati che provocano, per gli stupri e per la diffusione della prostituzione. Per queste ragioni, un rapporto della FAO, presentato in occasione della 31a sessione (23-26 maggio) della Commissione sulla sicurezza alimentare nel Mondo definisce la pace «un bene pubblico ed una condizione essenziale per il raggiungimento degli obiettivi del Millennio»;
l'HIV/AIDS, la tubercolosi, e la malaria continuano ad uccidere milioni di persone e colpiscono duramente la capacità lavorativa e produttiva degli Stati del continente. In Africa, sono quasi 28 milioni gli ammalati di AIDS, pari ai tre quarti dei malati complessivi nel mondo; secondo alcuni studi questa malattia avrebbe ridotto la produttività dei Paesi africani del 50 per cento. Sono oltre 11 milioni i piccoli orfani dell'Africa sub-sahariana, che hanno perso i genitori a causa dell'Aids. E, per il 2010, la FAO stima che saranno circa 20 milioni i bambini che potrebbero perdere uno o entrambi i genitori a causa della temibile malattia;
più di quattrocento milioni di africani soffrono la malnutrizione e la mancanza di accesso all'acqua, la stragrande maggioranza nelle zone rurali. Circa 120 milioni di bambini in età scolare non vanno a scuola, di cui il 53 per cento femmine; nell'Africa Sub-sahariana oltre 30 milioni di bambine in età scolare non hanno accesso all'istruzione;
il disboscamento e l'inquinamento minacciano vaste regioni del continente, ampliando la desertificazione, che coinvolge il 46 per cento del territorio africano, di cui il 55 per cento sono situazioni ad alto rischio. Più in generale la situazione ambientale dell'Africa costituisce una delle più grandi emergenze della comunità internazionale per l'immediato futuro e si dimostra strettamente interconnessa alle questioni globali riguardanti la giustizia e l'equità sociale;
nel settembre del 2000, 189 Capi di Stato e di Governo hanno unanimemente sottoscritto la «Dichiarazione del Millennio» (Millenium round): un patto globale tra Paesi ricchi e Paesi in via di sviluppo finalizzato a conseguire una serie di traguardi (gli «Obiettivi di Sviluppo per il Millennio») fra cui il dimezzamento della fame e della povertà nel mondo entro il 2015. In numerose sedi nazionali ed internazionali è stato più volte ribadito l'impegno di destinare lo 0,7 per cento alla cooperazione allo sviluppo. La media attuale tra tutti i paesi donatori è purtroppo solo dello 0,23 per cento che equivale a 56 miliardi di dollari all'anno. Stime della Banca Mondiale e dell'ONU affermano che basterebbero 50 miliardi di dollari all'anno in più per realizzare gli obiettivi di sviluppo del Millennio;
è necessario invertire quella che un economista americano, Jeffrey Sachs, al Forum di Davos, ha definito la «trappola della povertà africana», un circolo vizioso di stagnazione, malattie, povertà, violenza, fame. Per fare questo occorrono: ingenti risorse finanziarie; la cancellazione del debito; la ricostruzione di sistemi di servizi di infrastrutture; investimenti per la formazione e la sanità;
nella seduta del 21 ottobre 2004, la Camera ha approvato ad amplissima maggioranza le mozioni nn. 1-00372, 1-00373, 1-00375 e 1-00380 con le quali si impegnava il Governo ad assumere un complesso di azioni, tanto sul piano degli impegni finanziari e di cooperazione nazionale, tanto sul piano delle iniziative politiche nelle sedi internazionali, per dare concreta e tempestiva attuazioni agli obiettivi previsti dal Millenium round;
il 28 maggio 2005, si terrà a Roma, per iniziativa del Comune di Roma d'intesa con la Provincia di Roma, con la FAO, l'IFAD, il PAM, l'UNICEF e con la CGIL, la CISL, la UIL, la Comunità di Sant'Egidio le maggiori associazioni del volontariato laico e religioso, la seconda edizione della manifestazione nazionale dedicata al continente africano intitolata «ItaliaAfrica 2005»;


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questa lodevole iniziativa vuole alzare il livello dell'attenzione nei confronti del continente africano alla vigilia di tre importanti appuntamenti in calendario nei prossimi mesi: il vertice G8 a luglio in Scozia, la 60a Sessione dell'Assemblea Generale delle Nazioni Unite (settembre 2005) per valutare lo stato di attuazione degli obiettivi di sviluppo del millennio e la Conferenza ministeriale del WTO (Organizzazione Mondiale del Commercio) in programma a dicembre -:
quali misure siano state assunte dal Governo in attuazione degli impegni deliberati dalla Camera nella seduta del 21 ottobre 2004;
quale siano le linee guida e gli orientamenti del Governo in vista dei prossimi appuntamenti internazionali e con quali contributi di progetti e risorse intenda presentarsi in queste sedi al fine di individuare le misure più efficaci per conseguire gli obiettivi previsti dal Millenium round e se non ritenga opportuno concordare su queste tematiche una posizione comune dell'Unione europea.
(2-01569)
«Lusetti, Boccia, Monaco, Mattarella, Realacci, Giovanni Bianchi».

I sottoscritti chiedono di interpellare il Presidente del Consiglio dei ministri, il Ministro degli affari esteri, per sapere - premesso che:
nel 2004 i paesi Ocse hanno devoluto ai paesi in via di sviluppo lo 0,25 per cento del Pil, pari a 78,568 miliardi di dollari, una cifra record ma che rappresenta solo un terzo dell'obiettivo dello 0,70 per cento fissato dall'ONU;
sempre secondo l'Ocse l'Italia nel 2004 ha destinato agli aiuti 2,484 miliardi di dollari, pari allo 0,15 per cento del Pil contro lo 0,17 per cento dell'anno precedente, riducendo gli aiuti ai Pvs del 9,7 per cento scendendo all'ultimo posto dei donatori;
in diverse occasioni il nostro Governo ha promesso in sede internazionale un forte impegno nei confronti dei Paesi in via di sviluppo, come il raggiungimento dello 0,33 per cento del Pil entro il 2006;
nella seduta del 21 ottobre 2004 la Camera ha approvato ad ampia maggioranza le mozioni n. 1-00372, 1-00373, 1-00375 e 1-00380 con le quali si impegnava il Governo ad assumere un complesso di azioni, sia sul piano degli impegni finanziari e di cooperazione nazionale, sia sul piano delle iniziative politiche nelle sedi internazionali, per dare concreta e tempestiva attuazione agli obiettivi previsti dal Millennium round;
tra i paesi in via di sviluppo l'Africa è sicuramente il continente che vive gravissime condizioni socio economiche strettamente collegate anche alle politiche economiche che i paesi dell'occidente hanno fino ad ora sviluppato e attuato in campo internazionale;
nel continente africano vi sono 33 dei 48 paesi più poveri classificati dalla Conferenza delle Nazioni Unite sul commercio e sullo sviluppo (Unctad);
oltre la metà della popolazione, circa 340 milioni di persone vive con meno di un dollaro al giorno a disposizione, tra le altre cose, questo fa si che tutte le malattie si propaghino con forte virulenza, dalla lebbra alla malaria, dalla tubercolosi all'aids (malattia che in Africa ha colpito 25 milioni di persone sulle 34 milioni di persone in tutto il mondo);
secondo l'Unicef il più alto tasso di mortalità infantile sotto i cinque anni spetta all'Africa;
circa 120 milioni di bambini in età scolare non vanno a scuola ed il 53 per cento di essi sono bambine;
nel 2001 l'Africa ha speso il 2,1 per cento del Pil in spese militari, la maggior parte dei 21 conflitti censiti lo stesso anno erano nel continente africano;
malgrado l'Africa sia ricca di materie prime, essa rappresenta solo l'1,1 per


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cento del prodotto mondiale lordo e dal punto di vista economico oggi l'Africa offre solo il 2 per cento delle esportazioni mondiali ed attira solo l'1 per cento degli investimenti privati, dati che denunciano come i paesi africani vivono ai margini del sistema degli scambi commerciali e dei flussi di investimento internazionali ed a tale marginalizzazione commerciale si accompagna una altrettanto evidente marginalizzazione finanziaria, ossia l'impossibilità concreta di attrarre i flussi finanziari internazionali; le politiche protezionistiche adottate fino ad oggi dai governi dei paesi occidentali industrializzati (Stati Uniti ed Unione europea), che attraverso sussidi pubblici erogati ai loro produttori per favorire lo smaltimento delle eccedenze agricole consentono la vendita dei prodotti al di sotto del costo di produzione ed al di sotto dei prezzi mondiali di mercato (cosiddetto dumping), hanno di fatto tarpato le ali allo sviluppo delle agricolture del Terzo mondo;
il continente africano deve pagare un debito pubblico che si aggira sui 300 miliardi di dollari;
contestualmente l'Africa è un continente dove cresce la volontà di riscatto, basti pensare ai tanti paesi dove si sono svolte libere elezioni, dove sono state definite politiche di sviluppo economico e sono nate organizzazioni sovrannazionali come l'Unione Africana, dove la società civile vuole un ruolo da protagonista nel proprio sviluppo;
negli ultimi anni si è affermata una grande capacità propositiva dell'Africa, che si è concretizzata anche nel progetto avanzato dai presidenti di Senegal, Sudafrica, Nigeria ed Algeria al G8 di Genova meglio noto come NePAD (Nuovo partenariato per lo sviluppo dell'Africa) che rappresenta una richiesta unitaria di collaborazione con i paesi dell'occidente;
contrastare le cause profonde dei conflitti, sostenere le azioni di mantenimento della pace, incoraggiare buon governo e politiche sociali atte a realizzare educazione, salute e pari opportunità per tutti, rompere il circolo vizioso della povertà estrema che condanna ancora oggi centinaia di milioni di persone nel sub-continente a lottare per la sopravvivenza, sono gli obiettivi che si è imposta di perseguire la comunità internazionale adottando, al vertice di Kananaskis (Canada), il Piano di azione G8 per l'Africa;
gli impegni che la comunità internazionale ha mostrato di assumersi con il Piano di azione G8 per l'Africa sono stati disattesi all'indomani del vertice canadese, avendo la medesima comunità stanziato solo 12 miliardi di dollari all'anno per le politiche di sviluppo e solo un miliardo per la cancellazione del debito dei paesi poveri, contro i 300 miliardi di dollari di debito estero e i 54 miliardi di dollari all'anno che la stessa Banca Mondiale ha stimato essere necessari per dimezzare entro il 2015, come previsto dal NePAD, la povertà;
è però innegabile che la tragica situazione in cui versa il continente, che vede spesso come responsabile i paesi ricchi del pianeta, rende necessario uno sforzo straordinario di revisione delle regole commerciali e di azzeramento del debito e di tangibili aiuti economici;
la scarsa attenzione alle questioni africane, generata dal totale disinteresse dei maggiori media, sembra cominciare ad aprire spiragli di luce, come dimostra il successo della manifestazione Italiafrica tenuta lo scorso anno a Roma, che si ripeterà anche quest'anno per iniziativa del Comune di Roma, in collaborazione con diverse agenzie delle Nazioni Unite, il sindacato ed il mondo del volontariato laico e religioso;
nel G8 che si terrà il prossimo luglio uno dei punti all'ordine del giorno è l'emergenza del continente africano -:
come intende dare attuazione agli impegni assunti nell'ottobre del 2004 attraverso gli atti approvati dalla Camera dei Deputati;
quali iniziative intenda adottare affinché siano aumentati i fondi destinati


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alla cooperazione allo sviluppo con particolare riguardo al Documento di programmazione economico finanziaria che il Governo si appresta a presentare alle Camere, al fine di prevedere l'effettivo stanziamento dello 0,7 per cento del prodotto interno lordo;
quali iniziative intenda adottare al fine di dare piena attuazione alla legge 209 del 2000 per l'azzeramento del debito dei paesi più poveri quale contributo concreto ad un giusto sviluppo economico e sociale dei paesi dell'area africana;
quali iniziative intenda adottare in ambito internazionale al fine di verificare le condizioni affinché sia instaurata una procedura di arbitrato del debito dei paesi del continente africano affidata ad un organismo indipendente;
quali iniziative intenda adottare al fine di promuovere la ridefinizione della presenza italiana all'interno della Banca Mondiale e del Fondo monetario internazionale affinché questi siano ispirati a criteri di buon governo e trasparenza e al fine di pervenire ad un effettivo controllo democratico delle istituzioni in questione;
quali impegni anche a livello internazionale intenda assumere al fine di interrompere il commercio illegale di armi;
quale politica di sostegno all'Africa il Governo vuole sostenere in sede di G8 e quale strategia intenda percorrere in ambito internazionale affinché si raggiungano quanto prima gli obiettivi del Millennium round.
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«Boato, Cima, Maura Cossutta, Cusumano, Di Gioia, Grotto, Pappaterra, Brugger, Zeller».

Interrogazione a risposta scritta:

INNOCENTI. - Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro per i beni e le attività culturali. - Per sapere - premesso che:
il 16 gennaio 2004 la Commissione Europea ha avviato un procedimento di infrazione contro l'Italia ed altri Paesi affinché vengano modificate le legislazioni ed i regolamenti attuativi che prevedono la gratuità del prestito pubblico effettuato da biblioteche ed altri enti pubblici;
tale decisione ha giustamente sollevato vive proteste da parte degli utenti delle biblioteche i quali manifestano in varie forme la loro contrarietà all'introduzione del prestito a pagamento che penalizzerebbe in modo particolare i cittadini meno abbienti;
il diritto d'autore è un principio da difendere senza entrare in contrasto, tuttavia, con una necessaria politica di promozione e diffusione della lettura e di accesso alla cultura -:
quali iniziative intenda adottare il Governo in sede Comunitaria affinché non siano limitate le opportunità di coloro che ricorrono alle biblioteche e perché non sia penalizzata l'importante funzione sociale di queste istituzioni pubbliche.
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