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DEL CONSIGLIO DEI MINISTRI
quanto riguarda i programmi televisivi, in una realtà come quella del Friuli-Venezia Giulia che vede sul suo territorio la presenza di minoranze di lingua friulana, slovena e tedesca, oltre che essere terra di confine con la Slovenia e l'Austria;
risorse a sua disposizione, gli addetti nonché i mezzi e le strumentazioni, che si fanno via via sempre più obsolete;
G8 di Evian, è possibile anche cancellare il debito se si vuole, come avvenuto recentemente per l'Iraq, anche se la cancellazione all'80 per cento subordinata alle pesanti condizionalità del FMI risulti troppo limitata e controproducente per la sovranità del popolo iracheno. Denunciamo la pratica del Club di Parigi di decidere su ristrutturazioni ed eventuali cancellazioni parziali del debito sovrano dei paesi del Sud del mondo, in quanto impone le sue decisioni ai debitori senza permettere alcun negoziato. I grandi creditori privati, banche e imprese, continuano a rifiutarsi di accettare il principio della cancellazione del debito, come nel caso Argentina, e minacciano i paesi del Sud che in caso si proceda ad una cancellazione il loro rating finanziario e di conseguenza l'afflusso di prestiti ed investimenti esteri diminuirà sensibilmente. Crediamo che anche il debito privato debba essere sottoposto ad una verifica indipendente, equa e trasparente gestita ad esempio attraverso forme di arbitrato, che valutino la sua legittimità e considerino quindi le responsabilità anche dei creditori privati nella sua generazione. Occorrono sedi istituzionali multilaterali, la cui legittimità ed autorevolezza siano universalmente riconosciute, in cui affrontare e regolare la questione del debito sulla base di nuovi criteri e processi di arbitrato indipendente e rivedere più in generale i meccanismi finanziari economici e geopolitici che lo hanno prodotto negli ultimi anni. Anche in materia di gestione del debito, servono soluzioni globali, ed il coraggio di una radicale svolta politica, onde rallentare subito il progressivo impoverimento dei paesi del Sud del mondo, causato dal potere di controllo finanziario e dal ricatto politico esercitati dai paesi creditori. Il 2005, apertosi all'insegna della tragedia dello tsunami che ha mosso una solidarietà senza precedenti nella cittadinanza globale, ma non nelle stanze dei banchieri pubblici e privati dei paesi ricchi, presenta importanti scadenze in cui il dramma del debito sarà nuovamente discusso. È stata offerta la moratoria sul debito di Sri Lanka, Seychelles ed Indonesia colpiti dalla tragedia del maremoto, ma ciò che occorre è la sua cancellazione. Ci vorranno decenni per ricostruire quei paesi e le risorse fin qui messe a disposizione dalla comunità internazionale sono generose ma palesemente insufficienti. Il debito è stato cancellato nel caso dell'Irak, perché non anche a paesi infinitamente più poveri, come quelli colpiti dallo tsunami, e privi delle straordinarie risorse petrolifere irachene? Perfino il G8 stesso ormai ammette di fatto che l'iniziativa Hipc è fallita ed il governo inglese, che tiene la presidenza, si è già espresso in favore della cancellazione al 100 per cento del debito dei 41 paesi più poveri ed indebitati al mondo. Crediamo che questa debba avvenire immediatamente tramite una vendita responsabile delle riserve auree del FMI tale che non abbia un impatto negativo sul prezzo dell'oro a svantaggio del Sud del mondo e con versamenti di risorse fresche ed addizionali senza alcuna condizione imposta né dal G8 né dal Fondo Monetario Internazionale. Chiediamo che siano sostenute le forme di partecipazione e rappresentanza delle società civili nella gestione delle risorse liberate dalla cancellazione e messe a disposizione dei governi dei paesi più poveri per il raggiungimento degli obiettivi di sviluppo del millennio. Chiediamo inoltre che sia sostenuto ogni altro meccanismo innovativo di reperimento di risorse per lo sviluppo sui mercati internazionali in quanto tali fondi non devono essere utilizzati per la cancellazione del debito, e in ogni caso non dovranno incidere sui fondi da destinarsi alla cooperazione internazionale» -:
dare una risposta più incisiva e più solidale ai problemi della fame, delle malattie e della povertà nel mondo;
il contenzioso fra cittadini e ministeri è certamente fisiologico ed inevitabile, mentre invece è decisamente evitabile che le strutture pubbliche, quando subiscono sentenze di condanna da parte di giudici civili, non osservino sempre, con la puntualità che sarebbe richiesta e doverosa, il principio della provvisoria esecutività delle sentenze nonostante gravame;
la serietà e l'efficienza di uno Stato si misurano anche attraverso questi comportamenti significativi -:
quanti siano i provvedimenti giudiziali subiti dalla Presidenza del Consiglio dei Ministri e quale sia la percentuale dei provvedimenti cui si è data esecuzione, nonché quale sia il numero delle esecuzioni civili subite, promosse da creditori di prestazioni in forza di sentenza da parte di Tribunali o di uffici giudiziari della Repubblica.
(4-14184)
nell'ambito della tutela delle minoranze linguistiche presenti sul territorio italiano, un ruolo fondamentale è rivestito dalla diffusione, riconosciuta e regolata dalle leggi in materia, di programmi radiofonici e televisivi nelle rispettive lingue, che deve essere assicurata e garantita ad ogni realtà presente sul territorio;
una grande attenzione nel perseguimento delle suddette finalità è stata sempre data dalla sede regionale della RAI Friuli-Venezia Giulia, una delle sedi regionali più attive con una produzione annuale di quasi 6300 ore nel campo delle trasmissioni radiofoniche, e di 500 per
a riguardo, la legge n. 103 del 14 aprile 1975, «Nuove norme in materia di diffusione radiofonica e televisiva», dispone all'articolo 19, tra gli obblighi in capo alla società concessionaria, quello della sistemazione di reti trasmittenti televisive nelle zone di confine bilingui, al fine di renderle idonee a ritrasmettere programmi di organismi esteri confinanti, e quello della realizzazione di trasmissioni radiofoniche e televisive in lingua slovena per la regione autonoma Friuli-Venezia Giulia;
la legge 15 dicembre 1999, n. 482, «Norme in materia di tutela delle minoranze linguistiche storiche», all'articolo 12 prevede che la convenzione tra il Ministero e la società concessionaria assicuri la tutela delle minoranze linguistiche nelle zone di appartenenza, oltre che la possibilità per le regioni di stipulare apposite convenzioni con la società concessionaria del servizio pubblico radiotelevisivo;
il Contratto di servizio tra il Ministero delle comunicazioni e la Rai 2003-2005, recepisce quanto previsto dalla suddetta normativa, prevedendo, all'articolo 12, nell'ambito delle iniziative per la valorizzazione delle culture locali, la realizzazione da parte della RAI di servizi per le minoranze linguistiche e una programmazione rispettosa dei diritti delle minoranze linguistiche nelle zone di appartenenza;
il suddetto contratto di servizio stabilisce inoltre che la RAI assicuri la tutela delle minoranze linguistiche riconosciute per la valorizzazione delle lingue minoritarie ovvero la stipula di convenzioni con gli enti locali interessati per programmi o trasmissioni giornalistiche nell'ambito delle programmazioni radiofoniche e televisive regionali;
il 21 maggio 1999 è stato stipulato un accordo sul progetto LYNX NT 2000 televisione transfrontaliera europea tra l'Ente pubblico Radiotelevisione Slovenia, RTV Slovenia e la RAI italiana, per la realizzazione di informazione e programmazione in lingua italiana e in lingua slovena;
pur essendo stati compiuti dei passi avanti nella diffusione di programmi radio e televisivi nelle lingue delle minoranze linguistiche, emergono importanti mancanze;
per quanto attiene alla lingua friulana, da ottobre 2004 è stata avviata una programmazione radiofonica, elemento positivo ma non sufficiente a rendere adeguata la produzione in lingua friulana alle richieste delle istituzioni locali;
per quanto riguarda invece la III Rete bis, al momento risultano essere utilizzabili solo tre ripetitori, che limitano la ricezione del segnale alle province di Trieste e Gorizia e comunque non in maniera completa;
a tal riguardo, la Regione Friuli-Venezia Giulia, considerata la necessità di sostenere una programmazione radiotelevisiva prevista dalla legge e di grande importanza per le comunità linguistiche regionali, ha stanziato un contributo di 251.100 euro a favore della televisione transfrontaliera e altri 20.000 euro per la produzione da parte dei giovani di programmi su questo canale, mentre la finanziaria regionale 2005 ha destinato un contributo di 50.000 euro per la diffusione nelle Valli del Natisone del segnale della III Rete bis;
lo stanziamento di quest'ultimo contributo, certamente importante, lascia comunque ancora scoperte dalla ricezione alcune zone della provincia di Udine dove risiedono comunità di lingua slovena, quali le Valli del Torre, la Valresia e la Valcanale;
la RAI nazionale ha fin d'ora riservato una scarsa quota del bilancio per la sede regionale del Friuli-Venezia Giulia, la quale vede progressivamente ridursi le
i sindacati confederali hanno denunciato la gravità della situazione in una conferenza stampa tenutasi a Trieste il 15 aprile 2005, richiedendo un impegno formale del Governo rispetto alle tematiche evidenziate;
risulta, ad avviso degli interroganti, quanto meno che il telegiornale regionale FVG di massimo ascolto del 15 aprile 2005 delle ore 19,35 abbia ignorato completamente queste tematiche, illustrate nel corso della conferenza stampa di CGIL, CISL e UIL svoltasi nella mattinata del 15 aprile 2005 -:
se il Governo intenda intervenire, nell'ambito delle proprie competenze, al fine di dare piena e completa realizzazione alla programmazione nelle lingue delle minoranze, garantendo loro la tutela prevista dalla legge;
se, considerato che il Friuli-Venezia Giulia ha caratteristiche analoghe alla Sardegna e alla Valle d'Aosta per status istituzionale, dimensione, presenza di minoranze, vocazione alla tecnologia, situazione confinaria, non ritenga di adottare iniziative volte ad ampliare anche alla stessa sperimentazione nel digitale terrestre, anche al fine di potenziare il servizio a favore delle minoranze stesse, come indicato dalla legge 31 luglio 1997, n. 249, che prevede di riservare canali per la diffusione dei segnali sia di emittenti estere sia di emittenti locali che trasmettano nelle lingue delle minoranze linguistiche, d'intesa con le Amministrazioni Regionali.
(4-14237)
i promotori della campagna «Sdebitarsi» - costituiti da una vasta coalizione di organizzazioni italiane laiche e religiose, del volontariato, della cooperazione, ambientaliste, sindacali e della società civile, unite nel chiedere che un miliardo di persone possano iniziare il nuovo millennio libere dal fardello di un debito insostenibile - hanno rivolto a tutti i cittadini e alle massime autorità istituzionali del Paese un appello nel quale si ricordava, tra le altre cose, come la recente tragedia dello tsunami nel Sud-est asiatico e la crisi argentina abbiano richiamato l'attenzione sul problema del debito dei Paesi del Sud del Mondo. Il pagamento dei relativi interessi sottrae, infatti, a tali Paesi molte delle già scarse risorse di cui possono disporre, per trasferirle ai Paesi creditori;
nel medesimo appello si ricordava, sempre con riferimento alla cancellazione del debito, il sostanziale fallimento delle iniziative della Banca mondiale e del Fondo monetario internazionale, avviate in seguito al G8 del 1996, nonché l'inefficacia delle ulteriori iniziative avviate in concomitanza del Grande Giubileo del 2000 e di tutte le successive iniziative;
con specifico riferimento alla situazione italiana, il citato appello, pur contenendo delle note di apprezzamento per la legge 25 luglio 2000, n. 209, sulla cancellazione bilaterale del debito dei Paesi poveri, ne denuncia una non piena e corretta applicazione;
nel medesimo appello i promotori della campagna «Sdebitarsi», individuano anche le seguenti richieste: «Nello spirito della legge 209 chiediamo che anche i crediti commerciali controllati dalla SACE (Servizi assicurativi del Commercio estero) e che si pretende di recuperare dai paesi colpiti da disastri naturali siano soggetti ad un processo di cancellazione in nome del principio di forza maggiore. Ci opponiamo a procedimenti di riconversione di questi debiti che liberano risorse per finanziare nuovi appalti con un coinvolgimento preferenziale delle imprese italiane nella ricostruzione Il Club di Parigi che racchiude i 19 paesi creditori più ricchi al mondo e discute la ristrutturazione dei debiti commerciali sotto controllo statale ha mostrato come, dopo la decisione del
qual è la risposta del Governo italiano alle richieste contenute nel suddetto appello che ha trovato il consenso e la sostanziale convergenza di tutte le forze politiche e sociali e di tanti comuni cittadini;
quali iniziative e provvedimenti il Governo intenda adottare, promuovere e sollecitare affinché il nostro Paese possa
se il Governo non ritenga di concretizzare il proposito già espresso dal precedente Esecutivo di promuovere tutte le iniziative possibili nelle varie sedi internazionali, perché anche altri paesi creditori, nonché istituzioni finanziarie internazionali (Fondo Monetario Internazionale, Banca Mondiale, eccetera) si impegnino concretamente a procedere in direzione della progressiva cancellazione del debito estero dei paesi in via di sviluppo;
se il Governo non intenda manifestare con un segno tangibile, adottando le opportune iniziative già a partire dalla legge di bilancio del prossimo anno finanziario, la concreta solidarietà e la sensibilità che il Paese dimostra in tutti i modi di esprimere nei confronti della tragedia della povertà di milioni di uomini, donne e bambini meno fortunati.
(4-14238)