Resoconto stenografico dell'Assemblea
Seduta n. 473 del 25/5/2004
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Seguito della discussione del disegno di legge: S. 2874 - Conversione in legge del decreto-legge 31 marzo 2004, n. 82, recante proroga di termini in materia edilizia (Approvato dal Senato) (4979) (ore 10,44).

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca il seguito discussione del disegno di legge, già approvato dal Senato: Conversione in legge del decreto-legge 29 marzo 2004, n. 82, recante proroga di termini in materia edilizia.
Ricordo che nella seduta del 20 maggio si è concluso l'esame degli emendamenti e degli ordini del giorno.

(Dichiarazioni di voto finale - A.C. 4979)

PRESIDENTE. Passiamo alle dichiarazioni di voto sul complesso del provvedimento.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Zanella. Ne ha facoltà.

LUANA ZANELLA. Signor Presidente, le ragioni per cui il gruppo dei Verdi si dichiara contrario alla conversione in legge del decreto-legge 31 marzo 2004, n. 82, che proroga fino al 31 luglio il termine per la presentazione delle istanze di condono edilizio, sono già state esposte nel corso del dibattito.
Si tratta di un provvedimento che presenta profili netti di incostituzionalità. Ricordo che la Consulta, che a breve si pronuncerà sulle norme statali relative alla sanatoria edilizia impugnate da numerose regioni e sulle leggi regionali di blocco degli effetti amministrativi del condono impugnate dal Governo, già aveva dichiarato che il condono edilizio non può che avere carattere di norma del tutto eccezionale.


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Ora siamo di fronte ad un'altra reiterazione, per cui la gestione del territorio è gravemente compromessa, direi inficiata, dalla possibilità ricorrente di condono sanatoria. Viene reso vano il tentativo di imprimere una svolta allo sviluppo urbanistico ed edilizio caotico, che, soprattutto in certe parti d'Italia, ha devastato paesaggio, bellezza e legalità.
Ricordo che negli ultimi vent'anni l'abusivismo ha potuto avvantaggiarsi di ben tre condoni; questo, però, è sicuramente il peggiore, non solo perché è il terzo, ma perché è il più vasto e devastante. Per la prima volta si consente che vengano sanati gli abusi su aree demaniali e di proprietà statale e si arriva al paradosso che i soli a poter acquistare aree del demanio saranno coloro che vi hanno costruito abusivamente sopra.
Si tratta di un provvedimento, quindi, che legittima e rafforza l'abusivismo, che premia i disonesti e beffeggia coloro che rispettano le leggi, dividendo ancora una volta gli italiani tra tartassati ed evasori.
Si pensa di far cassa, così, svendendo paesaggio, ambiente, sicurezza del territorio, certezza delle regole ed equità. Si potranno addirittura condonare gli abusi in aree vincolate e protette. Un danno enorme, un favore a disonesti e ad ecomafie.
A fronte di cosa? Di entrate assolutamente incerte, che si sono sempre rivelate, sia nel passato, sia nel presente, con questo condono, al di sotto delle aspettative.
Si tratta di un provvedimento, quindi, criminogeno e paradossale, poiché non produce nemmeno il gettito sperato, dato il senso di impunità che, purtroppo, ha generato e continua a generare. Non solo: esso genera anche enormi costi per la collettività. Il Governo avrebbe dovuto fornire al Parlamento dati certi, vale a dire una relazione tecnica dettagliata su quanto lo Stato ha incassato con i condoni del 1985 e del 1994 e su quanto tali condoni siano costati agli enti locali in termini sia di opere urbanizzazione, sia di costi aggiuntivi per le pratiche.
Alcuni dati sono stati esposti nel corso del dibattito svolto in Assemblea. Sappiamo che a Roma, ad esempio, sono stati incassati 477 milioni di euro e se ne sono spesi ben 2.992. Ho già spiegato che l'urbanizzazione di zone in cui si è costruito abusivamente, disordinatamente ed al di fuori di regole e piani, senza porre attenzione ai problemi della sicurezza, dell'equilibrio idrogeologico, della sismicità e della fragilità del contesto, è evidentemente molto più costosa.
È inaudito, inoltre, che non vi sia stato un monitoraggio del territorio, che non esistano dati completi sui condoni rilasciati e sulle tipologie, nonché sulla collocazione degli edifici sanati. Il punto è che le pratiche di condono, come è noto, sono scarsamente accompagnate da controlli sul territorio, vale a dire da verifiche in grado di misurare l'entità effettiva dell'abuso edilizio.
È stato possibile, in tal modo, sanare palazzi a più piani e centri commerciali, condonati con il sistema del frazionamento in tante pratiche quante erano le unità immobiliari che componevano il complesso edilizio. Con il provvedimento in esame, pertanto, non si capisce se sia più forte la spinta a recuperare - costi quel che costi - i famosi 3,8 miliardi di euro indispensabili, secondo i calcoli del ministro Tremonti, per le casse dello Stato o l'impulso ad una vera e propria deregulation, vale a dire alla devastazione della ricchezza unica, irripetibile ed infungibile del paesaggio, che rappresenta la bellezza della nostra terra.
Concludo il mio intervento, signor Presidente, ricordando che già al Senato il Governo ha accolto un ordine del giorno del gruppo dei Verdi, presentato dal senatore Turroni, che impegna il Governo stesso a non allargare ulteriormente le maglie della sanatoria attraverso la famosa circolare chiarificatrice, che potrebbe consentire il condono di manufatti non residenziali senza alcun limite volumetrico ed elevare il tetto massimo di 3 mila metri cubi per edifici residenziali. Verrebbe smussato, in tal modo, il divieto di condono


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degli edifici non conformi agli strumenti urbanistici perfino nelle aree vincolate.
Auspichiamo che almeno tale impegno venga onorato dal Governo anche se, comunque, vorrei sottolineare che questo condono, qualora dovesse essere approvato - come purtroppo accadrà -, verrà ricordato come la misura più incivile, più illegittima e più incostituzionale che ha permesso ancora, nel terzo millennio, di fare scempio dell'Italia, di istigare a delinquere, di «stuprare» natura, paesaggio e patrimonio ambientale, storico e artistico. Sarebbe stato meglio, invece, operare (come si è iniziato fare) per demolire edificazioni e manufatti indecenti e per restituire al territorio dignità, identità e bellezza.
Per questo motivo, signor Presidente, onorevoli colleghi e signori rappresentanti del Governo, il voto della componente politica Verdi-L'Ulivo del gruppo Misto sarà nettamente e convintamente contrario alla conversione in legge del decreto-legge in esame.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Russo Spena. Ne ha facoltà.

GIOVANNI RUSSO SPENA. Signor Presidente, Rifondazione comunista è sempre stata ed è nettamente contraria ai condoni perché essi sfibrano lo spirito pubblico; perché sono incostituzionali, in quanto estenuano il patto sociale tra Stato e cittadini ed anche perché appesantiscono, dal punto di vista finanziario ed amministrativo, la finanza locale, imponendo le spese di urbanizzazione per le abitazioni da sanare.
Nel Mezzogiorno ciò significa anche un enorme regalo all'ecomafia, presente in maniera significativa nell'ambito del settore delle costruzioni.
Ci troviamo peraltro di fronte al fallimento di un condono, accolto in maniera positiva soltanto dagli abusivi e dalla criminalità organizzata, ma contrastato da tutti i soggetti associati, quali gli ambientalisti, gli enti locali, gli urbanisti, gli architetti, la stessa Confindustria. Inoltre - e ciò è rilevante - si è assistito al ricorso da parte di ben otto regioni sulla costituzionalità della sanatoria edilizia. Mentre la Corte costituzionale, fra pochissimi giorni, deciderà al riguardo, peraltro in termini che, come si evince dalle precedenti decisioni, potrebbero essere contrari al condono stesso (in quanto la Corte aveva già dichiarato che, in caso di reiterazione, i risultati delle sue valutazioni sul piano della ragionevolezza sarebbero stati diversi rispetto al passato, venendo meno il carattere contingente, del tutto eccezionale, della norma), ci troviamo di fronte alla richiesta del Governo di approvare una proroga dei termini previsti dal decreto-legge n. 82 del 2004.
Questa sanatoria e la proroga sono pertanto da noi ritenuti illegittimi. Essi rappresentano un deterioramento della legalità. Siamo di fronte ad un atto che finisce per accentuare l'abusivismo e, come tutti i dati statistici dimostrano, per degradare il paesaggio. Esso fa carta straccia dei vincoli e dei piani regolatori. Questo condono, che è stato già un fallimento rispetto alle stesse previsioni di entrata nelle casse dello Stato, formulate dal ministro Tremonti, rappresenta - ed è un punto fondamentale - sicuramente un costo per i comuni. Infatti, ogni edificio condonato costa agli stessi comuni circa 20 mila euro, a fronte di oneri per il soggetto che ha operato l'abuso di circa 10 mila euro.
Per le ragioni sopra esposte, di certo non esaustive delle motivazioni della nostra assoluta contrarietà, espressa in tutte le sedi in questi mesi, dichiariamo il voto contrario da parte del gruppo di Rifondazione comunista.
Ho esposto solo alcune delle motivazioni di fondo della nostra assoluta contrarietà al provvedimento, che si basa su una forte critica politica e su un rigoroso senso civico.
Questi sono i motivi fondamentali dell'opposizione di Rifondazione comunista (Applausi dei deputati dei gruppi di Rifondazione comunista e dei Democratici di sinistra-L'Ulivo).


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PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Mereu Ne ha facoltà.

ANTONIO MEREU. Signor Presidente, il decreto-legge che oggi ci accingiamo a convertire reca proroghe dei termini entro i quali i cittadini interessati possono presentare domanda di condono ed effettuare i pagamenti previsti dalla legge n. 326 del 2003.
La finalità del provvedimento nasce dall'esigenza di risolvere lo stato di incertezza normativa creatasi a seguito dei numerosi ricorsi pendenti davanti alla Corte costituzionale.
Come noto, sul condono edilizio è in atto, da mesi, un duro contenzioso tra Governo e regioni. Alcune di queste ultime hanno infatti presentato istanze di sospensione del provvedimento e varato leggi regionali che hanno reso inapplicabile detta normativa. A sua volta, il Governo ha impugnato detti provvedimenti regionali, che bloccavano la sanatoria.
Tale stato di cose giustifica la necessità e l'urgenza di provvedere al differimento dei termini della sanatoria ad una data successiva a quella in cui, presumibilmente, la Corte costituzionale avrà risolto tale stato di incertezza normativa e, dunque, solo dopo che la stessa si sarà pronunciata sia sulla legittimità costituzionale dell'articolo 32 del provvedimento, sia sul conflitto di attribuzione tra Stato e regioni.
La decisione della Corte offrirà, dunque, al cittadino un quadro di certezza normativa sul corretto utilizzo della legge. Se il provvedimento sarà giudicato costituzionalmente legittimo, gli interessati potranno proporre domanda di condono entro la fine di luglio. Qualora, invece, vi siano rilievi parziali sul provvedimento, dovranno essere apportate le dovute modifiche alla legge stessa, per consentire al cittadino di presentare la domanda entro luglio e di effettuare il primo pagamento.
Alla luce di queste considerazioni, preannuncio, quindi, il voto favorevole del gruppo dell'Unione dei democratici cristiani e dei democratici di centro, osservando che l'attuale valutazione rimessa alla Corte costituzionale, relativa alla compatibilità della normativa con l'attuale assetto costituzionale, impone nell'immediato di salvaguardare lo status quo. Infatti, non prorogare i termini del condono si tradurrebbe in un'inevitabile anticipazione, non consentita, delle valutazioni rimesse unicamente alla Consulta ed avrebbe come unico effetto quello di determinare un inaccettabile vuoto normativo, che si tradurrebbe in un'ulteriore incertezza del diritto.
In attesa, pertanto, delle valutazioni di merito rimesse alla Corte costituzionale, la decisione non può che essere quella di prorogare ulteriormente i termini del condono edilizio in esame (Applausi dei deputati dei gruppi dell'Unione dei democratici cristiani e dei democratici di centro e di Alleanza nazionale).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Banti. Ne ha facoltà.

EGIDIO BANTI. Signor Presidente, onorevoli colleghi, le dichiarazioni di voto dovrebbero essere l'occasione, soprattutto per un gruppo di opposizione, per trarre un bilancio del dibattito che si è svolto su un provvedimento e valutare se, a fronte della posizione iniziale con cui lo stesso è stato affrontato, siano emerse significative novità, tali da modificare l'atteggiamento complessivo della nostra parte politica.
Ebbene, è abbastanza raro che ciò avvenga, ossia che si riesca a modificare in corso d'opera un atteggiamento che, pure, non vuol essere pregiudiziale. Tuttavia, il dibattito che si è svolto nei giorni scorsi in quest'aula sul decreto-legge al nostro esame è risultato assolutamente deludente non solo per l'opposizione, che potrebbe addirittura trarne beneficio da un punto di vista politico ed elettorale, ma in modo particolare per il Governo e per la sua maggioranza.
Il ministro Tremonti, più volte chiamato in causa da parte nostra - e credo giustamente - per riferire sull'esatta entità del «buco» che si è creato nei conti


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pubblici in seguito al primo improvvido provvedimento di sanatoria edilizia, è venuto in aula per qualche minuto, si è materializzato nell'ultima seduta in cui si è discusso il testo in esame, ma si è ben guardato dal prendere la parola, dimostrando con ciò - ci si consenta - di non avere molti argomenti.
A loro volta, i gruppi di maggioranza, facendo mancare più volte il numero legale, come risulta dalla cronaca di questo dibattito - al di là delle ragioni legate alla campagna elettorale in corso -, hanno dimostrato quantomeno di non attribuire alla difesa del provvedimento in esame la stessa importanza che, a parole, sia il Governo sia il relatore hanno più volte riconosciuto allo stesso.
È evidente, del resto, che la proroga del provvedimento di condono edilizio altro non è che un'evidente sconfitta per il Governo e per la sua maggioranza. Intendiamoci: non abbiamo atteso la proroga per parlare di sconfitte e di errore grave. Lo abbiamo fatto dal principio: abbiamo definito più volte il condono edilizio come «cronaca di uno scempio» e, naturalmente, non ci riferiamo alle piccole irregolarità diffuse nel paese, ma «annacquate» rispetto a un provvedimento quale quello presentato, di fronte all'enormità della sanatoria, che ha riguardato irregolarità gravi e paesaggisticamente pesanti in un territorio già consumato, come abbiamo avuto occasione di dire anche nel corso della discussione sulle linee generali e dell'esame degli emendamenti.
Non abbiamo, quindi, atteso la proroga per affermare ciò, ma quest'ultima è un ulteriore riconoscimento della sconfitta di un Governo che non riesce a controllare la sua politica e non è in grado di promuovere un sistema paese degno di questo nome ed all'altezza dei tempi.
Non c'è bisogno di essere «aquile» per comprendere che una manovra del genere - mi riferisco al condono edilizio - o è da subito efficace o è destinata al fallimento e non funziona. E così è avvenuto, come si riconosce apertamente nella stessa relazione di accompagnamento al testo in esame.
Sono tre gli elementi che certificano la sconfitta del Governo. In primo luogo, l'errore di valutazione nella manovra per il 2004, per cui, a fronte di un anno che veniva e viene tuttora annunciato, per motivi elettoralistici, come un anno di ripresa e di nuova capacità di intervento da parte della finanza pubblica nel nostro paese, siamo invece in presenza di un'ulteriore grave difficoltà, perché assai meno della metà (forse meno di un terzo) delle risorse previste è entrato effettivamente nelle casse dello Stato.
Questo è un grave errore di valutazione, perché un Governo degno di questo nome, composto da persone che ritengono addirittura irreale l'ipotesi di una sconfitta perché si sentono «unti del Signore», non dovrebbe compiere errori di questo genere.
In secondo luogo, si è determinata una situazione di ulteriore conflitto con le regioni. Si parla, infatti, di devoluzione e di ampliamento del federalismo, ma poi non si applica nemmeno il Titolo V della nostra Costituzione!
In terzo luogo, si è determinata una grave situazione di incertezza per molte persone e per molte famiglie, sia quelle che hanno incautamente presentato la domanda per il condono e adesso rischiano di essersi autodenunciate, senza avere la copertura giuridica sufficiente, sia per coloro che sono, come si dice, tra «color che son sospesi» e non sanno quale atteggiamento tenere nei confronti di una previsione che ora viene prorogata, ma che potrebbe decadere, di qui a pochi giorni, in seguito alla sentenza della Corte costituzionale.
Tutto questo è l'esempio ulteriore di un modo di governare che non può continuare a lungo in questo paese: noi della lista Uniti nell'Ulivo diciamo con chiarezza che una sola categoria di persone ha tratto vantaggio dal provvedimento e dalla proroga: le ecomafie, ovvero coloro che organizzano sistematicamente il saccheggio del territorio, e non certo coloro che sono portati, a volta, a commettere piccoli abusi o piccole irregolarità. Quelle ecomafie che, a fronte di continue proroghe, non fanno


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altro che utilizzare il tempo via via concesso loro da questi provvedimenti per compiere ulteriori interventi di distruzione e di consumazione del territorio.
Per tutto il resto, vi è incertezza, crisi, contrasto ed arretramento rispetto ad un sistema paese del terzo millennio, come si vorrebbe dire.
Noi della lista Uniti nell'Ulivo siamo consapevoli che è necessaria una svolta vera, non di quelle di cui si parla troppo frequentemente in quest'aula ma che poi non si vedono. Occorre una svolta anche in politica economica: vi è bisogno di reperire risorse pubbliche, al fine di risanare i guasti che sono stati compiuti negli ultimi anni, ma non le si possono reperire saccheggiando ulteriormente il territorio, consumandolo ed indebolendo una delle poche risorse vere del nostro paese. Questo non possiamo accettarlo: il nostro voto sarà pertanto contrario sul provvedimento in esame (Applausi dei deputati dei gruppi della Margherita, DL-L'Ulivo e dei Democratici di sinistra-L'Ulivo).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Vigni. Ne ha facoltà.

FABRIZIO VIGNI. Signor Presidente, onorevoli colleghi, noi del gruppo dei Democratici di sinistra-L'Ulivo, come tutto il centrosinistra, esprimeremo un voto contrario sul provvedimento in esame, non soltanto perché siamo stati contrari sin dall'inizio all'ipotesi di un condono edilizio, ma perché la proroga dei termini dello stesso equivale, per il Governo, all'ammissione di un fallimento; per il paese, poi, il protrarsi dei termini del condono equivale al protrarsi dei danni provocati all'ambiente e alla legalità.
Si tratta di un fallimento per il Governo perché delle entrate previste - 3 miliardi e 800 milioni di euro nella manovra di bilancio - ad oggi ne sono giunte nelle casse dello Stato all'incirca il 10 per cento (queste sono le stime)! Ci rammarichiamo del fatto che il Governo, in particolare il ministro Tremonti, non abbia voluto rispondere in questa sede ai nostri interrogativi su quante siano state effettivamente le domande presentate ad oggi e quante le risorse incassate. Evidentemente, vi è reticenza da parte del Governo, anche perché si vuole nascondere l'ennesimo «buco» che l'azione del centrodestra sta creando nel bilancio dello Stato.
La vostra risposta è stata quella di attribuire le colpe all'incertezza, nell'attesa della sentenza della Corte costituzionale: non è cosi! Questa può essere una delle ragioni del basso gettito, ma in realtà i conti non tornavano sin dall'inizio, perché, anche in occasione dei precedenti condoni, nel 1985 e nel 1994, le entrate furono molto più basse rispetto a quelle previste. Gli stessi tecnici del Servizio bilancio della Camera avevano segnalato l'inattendibilità delle previsioni finanziarie.
Insieme al fallimento finanziario vi sono purtroppo i danni pesantissimi che il condono ha già causato all'ambiente e alla legalità. All'ambiente, anzitutto, perché i soli annunci del condono hanno scatenato da tempo una nuova pesante ondata di abusivismo. I dati li abbiamo ricordati già e sono impressionanti: dal 2002 si è invertito un trend virtuoso, che aveva portato ad una riduzione del numero delle costruzioni abusive.
In particolare, vi è un nuovo impressionante aumento del 41 per cento tra il 2001 ed il 2003. Solo nel 2003 vi sono state 40 mila nuove costruzioni illegali: non si tratta di piccoli abusi, ma di grandi abusi che, messi insieme, fanno una vera e propria nuova città illegale. Potremmo chiamarla «Berlusconia», in omaggio a chi l'ha voluta e l'ha favorita: non è una delle città invisibili di Italo Calvino, ma una città di cemento e mattoni reali che sfregiano coste e zone pregevoli del nostro paese.
Si tratta della sanatoria più pesante che l'Italia abbia avuto: mai prima si erano condonati abusi anche in aree protette ed a vincolo paesaggistico; mai prima d'ora si erano condonati abusi su aree demaniali. Tuttavia, il danno peggiore che si sta provocando è quello alla cultura della legalità ed all'etica pubblica, alla coscienza


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dei diritti e dei doveri di una comunità. È un vero e proprio veleno che si sparge sotto la pelle del paese e lo rende peggiore.
La civiltà di un paese non si costruisce solo con le buone leggi - e voi ne state facendo di cattive -, ma con i comportamenti dei cittadini, con la cultura che si stratifica nel tempo, con l'etica pubblica che si contribuisce a formare. Con le leggi ed i messaggi devastanti che state dando agli italiani voi state rendendo peggiore il paese.
Noi abbiamo contrastato il condono edilizio e ad esso abbiamo contrapposto le nostre proposte per una corretta pianificazione del territorio, per un'efficace repressione e prevenzione dell'abusivismo, per un sostegno all'edilizia di qualità e all'edilizia legale. Per tali ragioni, non solo ribadiamo il nostro voto contrario alla proroga dei termini del condono edilizio, ma confermiamo un messaggio semplice e forte: quando il centrosinistra tornerà a governare l'Italia, finirà la stagione dei condoni. Il nostro messaggio è: mai più condoni (Applausi dei deputati dei gruppi dei Democratici di sinistra-L'Ulivo e della Margherita, DL-L'Ulivo).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Pappaterra. Ne ha facoltà.

DOMENICO PAPPATERRA. Signor Presidente, onorevoli colleghi, anche il gruppo dei Socialisti democratici italiani voterà contro il disegno di legge in esame. Innanzitutto, non ci ha convinto l'idea del Governo, poi supportata dalla maggioranza in sede di Commissione, di non riaprire in tale occasione un dibattito sul condono, sui suoi effetti sul territorio, sulla sua incostituzionalità, sui problemi di natura etica che ha aperto nel paese. Ci è stato chiesto di limitare la discussione solamente al merito di questo decreto-legge, recante la proroga dei termini per la presentazione delle domande.
Tale proroga, ad avviso del Governo, si era resa necessaria per due motivi: da una parte, per evitare la grave incertezza normativa determinatasi per i ricorsi presentati da diverse regioni giustamente oppostesi alla legge sul condono edilizio, dall'altra parte per salvaguardare gli equilibri di finanza pubblica, anche perché fino ad oggi il gettito del condono è rimasto molto al di sotto delle previsioni. Inoltre, vi era da attendere il giudizio illuminato della suprema Corte.
Sarebbe troppo comodo, signor Presidente, onorevoli colleghi, prorogare il decreto-legge in esame senza fermarsi a riflettere sugli effetti della sanatoria, che ha prodotto danni alla tutela della legalità e dell'etica pubblica, all'ambiente ed al territorio e ha dimostrato il fallimento della finanza «creativa» del ministro Tremonti, che aveva previsto un gettito pari a 3.800 milioni di euro ed oggi si ritrova con una manciata di soldi.
Sul primo punto, il condono ha rappresentato un affronto a tutti i cittadini che rispettano le leggi e le regole dell'amministrazione dello Stato. È un cancro che si è insinuato nella pancia del paese e ha indebolito notevolmente la fiducia verso lo Stato ed il senso civico che, invece, dovrebbe presiedere ad ogni comportamento.
In secondo luogo, la sanatoria ha prodotto un nuovo abusivismo. Al riguardo, un recente rapporto di Legambiente ha parlato di oltre 40 mila nuove costruzioni abusive, soprattutto nelle aree del nostro paese dove è maggiore l'influenza della criminalità organizzata. Da questa vicenda, esce decimata la politica ambientale del ministro Matteoli, che viene completamente abbandonata rispetto alle previsioni che pure tre anni fa accompagnavano gli indirizzi del suo dicastero. Non comprendiamo, cari colleghi (soprattutto della maggioranza), a cosa serva quel provvedimento che stiamo discutendo (per un nuovo governo del territorio), quando nel contempo si approvano norme che distruggono alle fondamenta il territorio e l'ambiente del nostro paese.
Rischia inoltre di fallire questo ennesimo tentativo di riportare la finanza pubblica in una condizione di equilibrio, anche perché il condono si rivolge a tutti coloro che si trovano in una situazione di irregolarità edilizia, limitandosi a prospettare


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loro una soluzione, ma senza renderla obbligatoria; pertanto, la proroga dei termini rischia di non produrre i risultati sperati.
Concludo, signor Presidente, ribadendo da parte dei Socialisti democratici italiani un voto nettamente contrario alla proroga del condono edilizio, che si è rivelato un provvedimento che non ha prodotto grandi entrate per lo Stato, bensì, al contrario, ha realizzato due obiettivi: quello di allargare, nel nostro paese, l'area dell'abusivismo edilizio e quello di alimentare la sfiducia verso il rispetto delle leggi.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Realacci. Ne ha facoltà.

ERMETE REALACCI. Rinuncio alla mia dichiarazione di voto, signor Presidente.

PRESIDENTE. Sta bene.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Lupi. Ne ha facoltà.

MAURIZIO ENZO LUPI. Ho ascoltato con attenzione non solo il dibattito che si è sviluppato nelle sedute precedenti, ma anche le dichiarazioni di voto dei colleghi che mi hanno preceduto. Questa mia dichiarazione di voto a nome del gruppo di Forza Italia, che è favorevole al provvedimento in esame, mi offre lo spunto e l'occasione per svolgere una serie di riflessioni, spero il più pacate possibili, che intendono rispondere ad alcune questioni emerse. L'onorevole Vigni, in una fase aulica, determinata certamente dal clima di campagna elettorale, dal momento che ci stiamo avvicinando al 13 giugno, ha detto - formulando un auspicio - che quando l'Ulivo tornerà al Governo del nostro paese finirà la stagione dei condoni. Mai più nessun condono: è un bello slogan!
Credo, onorevole Vigni e cari colleghi, che dovremmo fare una riflessione più seria. Può finire o non finire la stagione dei condoni, ma se guardiamo i dati dell'abusivismo edilizio, dal 1994 ad oggi, e se guardiamo per esempio i dati dell'abusivismo edilizio nei cinque anni di Governo dell'Ulivo, vediamo che, a prescindere dalla presenza o meno dei condoni, il fenomeno dell'abusivismo edilizio nel nostro paese è drammaticamente rimasto e si è addirittura sviluppato (Commenti del deputato Giordano).
Potrei invitare i colleghi dell'Ulivo e in particolare il collega Vigni a leggersi molto bene i dati, molto preoccupanti, per constatare come si è sviluppato l'abusivismo edilizio nei cinque anni di Governo dell'Ulivo. In particolare, c'è un dato che deve far riflettere - il Governo dell'Ulivo, gli amici dell'opposizione, i colleghi e gli amici della maggioranza -: come è possibile che, tra il 1997 ed il 1998 (quindi da un anno all'altro), in presenza di nessuna azione legislativa di condono edilizio, si sia verificato addirittura un picco di costruzioni abusive del 22 per cento? Come è possibile che, in cinque anni di Governo dell'Ulivo, vi siano state in Italia oltre 195 mila costruzioni abusive?
Tutto ciò lo dico, per chiarire che il problema non è tanto quello di affermare che le costruzioni abusive sono aumentate con un certo Governo, mentre potrebbero diminuire con un altro, bensì è quello di porre all'attenzione del Parlamento, del Governo, della maggioranza e dell'opposizione che cosa si può e si deve fare perché il fenomeno dell'abusivismo edilizio non ci sia più nel nostro paese. Quali sono, inoltre, le cause della proliferazione, in presenza o in assenza di una legislazione sul condono, dell'abusivismo edilizio, della mancanza di rispetto della legge, da parte dei cittadini? Questa è la vera questione su cui occorre confrontarci: il resto può far parte del dibattito della politica o della demagogia elettorale. Le responsabilità sono comunque di tutti: continuare a dire in questi giorni, come fa l'opposizione, che nel nostro paese si prevede la possibilità di un condono continuo è un atto di irresponsabilità grave, perché fa percepire alla gente che si può contare sul condono edilizio sempre e comunque.


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Il provvedimento in esame - come ha sottolineato bene il relatore, il collega Dell'Anna - non è un'apertura nei confronti del condono edilizio nel nostro paese, dal momento che si prevede solo una proroga dei termini per la presentazione delle domande rispetto ad eventuali abusi, che rientrano nelle tipologie della legge sul condono edilizio, commessi, non oggi, non ieri, non due mesi fa, ma una anno fa. Questo è il primo punto da chiarire. La nostra grande responsabilità è di non creare un clima di sfiducia nel paese e nei confronti dei nostri cittadini e di essere coscienti dei compiti che abbiamo. È un atto di irresponsabilità dire bugie, mentre è un atto di responsabilità, da parte della maggioranza e dell'opposizione, svolgere una riflessione seria al riguardo: è, infatti, oggettivo (non si può non constatare questo dato) il fatto che, in presenza di leggi sul condono, aumentano, come è accaduto nel 2003, le costruzioni abusive (bisogna riflettere in ordine a tale dato).
Tuttavia, dobbiamo anche riflettere sul motivo dell'inazione delle pubbliche amministrazioni in questi anni sotto il profilo della repressione del condono. Perché non si dice che, per la prima volta, in un provvedimento di condono edilizio viene esplicitamente prevista una modalità precisa di azione da parte delle pubbliche amministrazioni per reprimere gli abusivismi nel nostro paese? Per la prima volta vengono esplicitamente stanziate risorse per combattere il fenomeno dell'abusivismo edilizio. Perché non si dice tutto ciò? Occorre che vi sia una riflessione da parte di chi esercita il proprio ruolo con responsabilità (come la società civile o le associazioni): perché non si pone l'accento sui segni positivi che si incominciano ad intravedere nel nostro paese, nella cultura e nella difesa ambientale?
Non si tratta di un problema di strumentalizzazione di un rapporto o dall'altro. La stessa Legambiente, come affermato precedentemente, riconosce che, finalmente, nel nostro paese sono diminuiti radicalmente i reati ambientali (il 37 per cento). Con riferimento alle cause che hanno permesso la loro diminuzione, nel rapporto della medesima si dice esplicitamente che le suddette sono da rinvenire oltre che in una maggiore coscienza ambientale (il cui merito credo vada innanzitutto alla responsabilità della società civile, alla crescita e al lavoro delle tante associazioni che hanno sensibilizzato la cultura ambientale del nostro paese), anche nell'aumento dei controlli nel 2003. Si è verificata in particolare, per quanto riguarda le attività del nucleo tutela ambientale dell'Arma dei carabinieri, una decisa sterzata operativa nei confronti dei reati più gravi (mi riferisco, ad esempio, al traffico illecito dei rifiuti). Questo è un dato da cui partire.
Non si può dire che quando diminuiscono i reati ambientale il merito è di qualcun altro, mentre, quando vi sono i problemi, la colpa è del Governo. Dobbiamo dire che si è intrapresa una strada giusta che dobbiamo continuare a percorrere.
La seconda riflessione che vorrei svolgere è legata alla seguente domanda: come mai negli ultimi dieci anni, si verifica, sotto qualsiasi Governo, il fenomeno dell'abusivismo nel nostro paese? Dobbiamo domandarci seriamente il motivo per cui vi sono interi comuni che non dispongono di piani regolatori.
Come mai i procedimenti nel settore dell'urbanistica per l'approvazione dei piani regolatori durano decenni? Come mai non si lavora alla riqualificazione delle città? Come mai non si risponde in maniera concreta e puntuale all'esigenza abitativa presente nel nostro paese?
Non che ciò legittimi un atteggiamento illegale, ma un legislatore, un politico che si assume la responsabilità di governare ha il dovere di capire perché tali fenomeni avvengano. E quando affermiamo - e lo diciamo con coscienza, perché tutti noi sappiamo che è così - che il condono, nel momento in cui viene realizzato, è un atto di sconfitta di qualsiasi Governo, si procede esattamente in questa direzione, vale a dire nel riconoscere che in quegli anni lo Stato, il pubblico, la legge, non avendo avuto la capacità di intervenire per reprimere


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o creare le condizioni affinché al bisogno del cittadino si potesse rispondere in maniera efficiente, ha cercato di prevedere un condono al fine di riappropriarsi di un'azione positiva. Tuttavia, è evidente che ci troviamo di fronte ad una sconfitta da parte dell'ente pubblico.
Queste sono le riflessioni su cui occorre confrontarsi. Purtroppo, anche se su ciò ci stiamo confrontando - penso alla legge relativa ai principi sul governo del territorio, penso ai tanti dibattiti svolti in Commissione -, troppo spesso la preoccupazione elettorale, demagogica e politica in base alla quale dall'opposizione può derivare tutto ciò che è buono, mentre da questa maggioranza non può derivare una cultura ambientalista, una cultura sulla qualità della vita, blocca qualsiasi possibilità di confronto.
Un'altra considerazione riguarda il conflitto istituzionale creatosi su questa e su tante altre leggi. In realtà, tutti dovremmo essere soddisfatti del fatto che i termini per questo condono siano stati prorogati, in quanto, grazie alla riforma del Titolo V della Costituzione, in campo istituzionale è accaduto che, non essendo stata chiara quella riforma, esistono conflitti tra lo Stato centrale e le istituzioni locali. Chi paga le conseguenze di tale conflitto? I cittadini, che non hanno la certezza della legge. Questa è l'altra questione sulla quale occorre riflettere!
Dunque, Presidente, ritengo che queste siano le considerazioni che una parte politica responsabile, qual è Forza Italia, debba svolgere, in presenza di provvedimenti come questi e in presenza di problemi che permangono, ma sui quali tuttavia si intravede finalmente una soluzione positiva.
Vogliamo e possiamo permetterci di creare le condizioni per le quali nel paese la qualità della vita, la qualità dell'ambiente, lo sviluppo e la risposta ai bisogni veri dei cittadini possano trovare finalmente risposta (Applausi dei deputati dei gruppi di Forza Italia, di Alleanza nazionale e dell'Unione dei democratici cristiani e dei democratici di centro - Congratulazioni).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Ghiglia. Ne ha facoltà.

AGOSTINO GHIGLIA. Signor Presidente, dopo tante lezioni di etica politica e amministrativa e dopo tante «lezioncine» morali urbanistico-edilizie da parte di alcuni colleghi dell'opposizione, diventa un po' difficile tornare al tema; tuttavia, malgrado ciò, ci proverò.
Non stiamo parlando dello stupro del territorio e dello sconvolgimento dell'ambiente, ma stiamo parlando semplicemente della proroga del termine per la presentazione delle domande di regolarizzazione previste da una legge dello Stato. Una proroga dovuta non certo ai conti che non tornano - come affermato in precedenza da qualche collega -, in quanto i conti non possono tornare nel momento in cui vi è un'incertezza legislativa tale da costringere il cittadino a non usufruire della legge dello Stato perché su quest'ultima pende un giudizio della Corte costituzionale.
Comprendo che i colleghi del centrosinistra, avvezzi agli enormi buchi nel bilancio dello Stato provocati nel corso degli anni, non abbiano l'abitudine ad agire in maniera seria, ma facciano i conti in questo modo demagogico, raffazzonato, strumentale e soprattutto privo di qualsiasi realismo ed oggettività (Commenti dei deputati del gruppo dei Democratici di sinistra-L'Ulivo!). Il rigore sarebbe stato infatti assicurato soltanto se la legge avesse avuto una vita normale e una vigenza ordinaria, senza essere sottoposta al giudizio della Corte costituzionale.
Oltre a tale giudizio, abbiamo assistito nei mesi passati a quello che, a mio modesto avviso, si configura come un vero e proprio eccesso di potere o, comunque, un uso arbitrario del proprio potere da parte di molte regioni. Alcune di esse non hanno recepito, seguendo la legalità, una legge dello Stato, ma sono andate oltre, tentando di impedire la sua applicazione con motivazioni esclusivamente ideologiche, strumentali ed eccedenti le proprie competenze. Abbiamo avuto un uso eccessivo e politico - esclusivamente politico -


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di un federalismo che non è tale, perché si è andati decisamente oltre le effettive competenze delle regioni. In alcune di queste, peraltro, centinaia di comuni hanno consentito, con loro inazione, la proliferazione e lo sviluppo dell'abusivismo edilizio.
Non so se esista «Berlusconia», - come ha affermato il collega Vigni -, ma sono sicuro che esistono «Veltronia», «Bassolinia», «Rosa Russo Jervolinia», cioè tutte quelle città amministrate per anni, quinquenni, decenni dall'Ulivo e che hanno fatto registrare exploit scandalosi di abusivismo edilizio e, parimenti, non hanno visto attuata alcuna attività repressiva da parte delle amministrazioni comunali. Non si è visto, inoltre, alcun monitoraggio da parte delle regioni nelle competenze di loro spettanza.
Onorevoli colleghi, non mi entusiasmo nell'ascoltare lo slogan: «mai più condoni». Infatti, avrei preferito sentire, al contrario: «mai più abusi». Evidentemente, però, dall'Ulivo, e dalle tante metropoli che esso governa, questo slogan non può arrivare perché, colleghi del centrosinistra, avete la stessa mentalità di chi consente, se non addirittura favorisce gli abusi. Dico favorisce perché nel momento in cui, facendo demagogia elettoralistica, continuate a dire che questa proroga estende il condono, suggerite davvero l'idea della sua estensione. È quindi possibile, a questo punto, che qualche cittadino di «Bassolinia» o di «Veltronia» approfitti di una legge dello Stato, la cui scadenza, invece, è rimasta ferma al 31 marzo.
Quindi, non si possono accettare lezioni da parte di chi non ha vigilato, non ha sorvegliato, non si è attivato e non ha fatto nulla per reprimere l'abusivismo edilizio, anzi - come ha detto molto bene il collega Lupi - lo ha visto proliferare con cifre da capogiro durante il proprio Governo senza fare pressoché nulla. Ci sono record in questo senso registratisi in alcune regioni amministrate da voi da sempre, ma capisco che nella demagogia della campagna elettorale si citino soltanto i presunti dati a favore e mai quelle contrari! Questo condono e questa legge prevedono, al contrario di quanto avete sempre fatto, stanziamenti considerevoli per consentire le opere di abbattimento e repressione. Fate rispettare le leggi!
Come mai in grandi città come quella da cui provengo, Torino, non esiste un nucleo di vigili che si occupi del monitoraggio del territorio? Perché non viene istituito?
Perché, in pendenza del condono, non avete effettuato, dove potevate farlo, un monitoraggio del territorio e non avete esercitato una vigilanza, dopo l'approvazione della legge in Commissione, al fine di evitare l'eventuale proliferazione degli abusi? Non lo avete fatto e non lo volete fare. Tentate maldestramente di colpevolizzare il Governo e la maggioranza perché non avete mai avuto il coraggio di reprimere e di governare realmente il territorio.
Il provvedimento in esame si fonda dunque sull'esigenza di garantire certezza ai cittadini. Vi sono comuni nei quali i cittadini hanno presentato le domande, ed altri in cui, grazie ad un'informazione assolutamente tendenziosa e scorretta da parte delle regioni e dei comuni stessi, i cittadini sono stati addirittura intimiditi e non le hanno presentate.
La proroga nasce dunque dall'esigenza di garantire certezza e parità di trattamento per tutti i cittadini, e non certo dall'idea di estendere il condono. Si tratta dunque di una proroga dovuta, affinché le previsioni finanziarie possano essere formulate con una legge stabile. Si tratta, soprattutto, di un provvedimento che investe ingenti risorse per la repressione: starà anche ai vostri sindaci usare tali strumenti e avere il coraggio di sfidare, qualche volta, una parte della volontà popolare per far rispettare tutte le leggi dello Stato, anche quelle che strumentalmente volete non far valere.
Per tali motivi, ribadisco il voto favorevole di Alleanza nazionale sul provvedimento (Applausi dei deputati dei gruppi di Alleanza nazionale e dell'Unione dei democratici cristiani e dei democratici di centro).


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PRESIDENTE. Sono così esaurite le dichiarazioni di voto sul complesso del provvedimento.

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