COMMISSIONE XII
AFFARI SOCIALI

Resoconto stenografico

AUDIZIONE


Seduta di marted́ 14 febbraio 2006


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PRESIDENZA DEL PRESIDENTE GIUSEPPE PALUMBO

La seduta comincia alle 14.

Sulla pubblicità dei lavori.

PRESIDENTE. Avverto che, se non vi sono obiezioni, la pubblicità dei lavori della seduta odierna sarà assicurata, oltre che attraverso l'attivazione di impianti audiovisivi a circuito chiuso, anche mediante la trasmissione televisiva su canale satellitare della Camera dei deputati.
(Così rimane stabilito).

Audizione del ministro della salute, onorevole Francesco Storace, sull'emergenza derivante dal ritrovamento in Italia di volatili affetti da influenza aviaria.

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca, ai sensi dell'articolo 143, comma 2, del regolamento, l'audizione del ministro della salute, onorevole Francesco Storace, sull'emergenza derivante dal ritrovamento in Italia di volatili affetti da influenza aviaria.
Do la parola al ministro della salute, Francesco Storace, al quale rivolgo il nostro benvenuto. Successivamente, gli onorevoli deputati potranno rivolgere domande al ministro, che replicherà prima della chiusura dell'audizione.

FRANCESCO STORACE, Ministro della salute. Signor presidente, onorevoli deputati, ho accettato di buon grado la richiesta, proveniente dall'opposizione parlamentare, di venire a riferire presso la Commissione della Camera e quella del Senato - ove mi recherò alle ore 16 - in ordine alla situazione di emergenza che si è verificata nel nostro paese in seguito al ritrovamento in Calabria, Puglia e Sicilia, di alcuni cigni risultati positivi all'analisi del virus H5N1 ad alta patogenicità.
Nella notte tra il 10 e l'11 febbraio, il Ministero della salute è stato informato dell'inizio di analisi presso l'Istituto zooprofilattico delle Tre Venezie di Legnaro, a Padova.
La mattina dell'11 sono stato informato dal dipartimento di sanità veterinaria circa i primi esiti degli esami effettuati su due cigni, trovati in Sicilia, che sono risultati positivi al virus. Ne ho informato la pubblica opinione, con un primo comunicato sugli accertamenti in corso, e ne ho riferito al Consiglio dei ministri, convocato per gli adempimenti legati alla fine della legislatura. Apprese ulteriori notizie su altri tre cigni risultati positivi, abbiamo informato la stampa per un dovere di trasparenza presso la pubblica opinione.
Nel corso della giornata di sabato si sono susseguite, presso il Ministero, riunioni tecniche con gli uffici di sanità veterinaria e della prevenzione e il comando dei NAS, per varare un'ordinanza con le prime misure urgenti, di cui ho informato anche il Capo dello Stato. Domenica mattina ho convocato la riunione dell'unità di crisi, creata a seguito dell'approvazione della recente legge sulla lotta all'influenza aviaria, a cui hanno partecipato anche una rappresentanza dell'associazione dei comuni italiani e le tre regioni coinvolte.
La riunione è servita ad elaborare, unitariamente, protocolli operativi per la popolazione e per gli operatori chiamati ad intervenire sulle situazioni di crisi. Nella giornata di ieri è stato attivato il


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numero verde 1500 - preso comprensibilmente d'assalto da migliaia di cittadini -, che è stato tenuto aperto fino alle ore 20 anziché fino alle ore 17, come originariamente previsto.
Ancora nella stessa giornata di ieri, mi sono recato nei luoghi di ritrovamento degli animali infetti dal virus per trasmettere ai cittadini - assieme ai presidenti delle regioni Cuffaro, Loiero, Vendola e agli assessori Pistorio, Lomoro e Tedesco - messaggi di serenità e per invitare tutti a vivere questa fase con la certezza dell'impegno unitario delle istituzioni a tutela dei cittadini.
Permettetemi di insistere su questo punto. È decisivo, per contrastare una psicosi che troppo spesso è alimentata da notizie false o non verificate, o diffuse con superficialità, che tutti facciano la loro parte, per far sì che non ci si senta costretti a modificare persino le abitudini alimentari.
Ho ricevuto relazioni sintetiche - che ho richiesto domenica - da 14 regioni. Ne mancano 7, ma penso di poter dire che nel territorio si stia svolgendo, complessivamente, un buon lavoro. Desidero pertanto, in questa occasione, rinnovare un appello agli organi di informazione affinché esercitino la loro funzione, avendo cura, una volta di più, di evitare sensazionalismi.
Il giudizio sull'efficienza del sistema italiano dei controlli non ve lo riferisce chi vi parla. La valutazione positiva su quanto stanno attuando lo Stato, le regioni, i comuni, i servizi sanitari, in particolare gli istituti zooprofilattici, le forze dell'ordine e gli operatori, non viene dal Ministero della salute. Infatti nella giornata di ieri, in rapida successione, sono state l'Organizzazione mondiale della sanità, attraverso la portavoce del Segretario generale delle Nazioni Unite, Kofi Annan, la FAO, l'Unione europea e persino il New York Times a definire il sistema di controllo italiano un modello da seguire per efficienza e tempestività. Credo che il Parlamento debba esserne orgoglioso.
Informo ora la Commissione sul dettaglio dei provvedimenti finora attuati: l'ordinanza di sabato 11 febbraio e i protocolli adottati dall'unità di crisi il 12 febbraio. Anzitutto, desidero dirvi qual è la situazione attuale dell'analisi del virus.
Fino ad ora avevamo notizia di sei cigni, tra quelli sottoposti alle analisi, risultati positivi al virus H5N1. In queste ore è in corso una verifica su due ulteriori cigni, risultati positivi all'H5 - non all'H5N1 - trovati a Vernole, in provincia di Lecce, e a Rodi Garganico, in provincia di Foggia. Se le analisi, nel corso della giornata - o al più tardi domani mattina - dovessero risultare positive, sarebbero otto i cigni trovati positivi al virus dell'H5N1.
Se agli onorevoli parlamentari sarà utile, forniremo anche notizie sul lavoro che in queste ore hanno svolto i NAS nelle regioni interessate.
Va prioritariamente sottolineato che non vi è evidenza di trasmissione del virus dell'influenza aviaria da uomo a uomo. Inoltre, non è stata dimostrata la trasmissione dell'H5N1 dai volatili selvatici all'uomo in nessun caso mai registrato al mondo, tra i tanti verificatisi in questi mesi. In oriente si sono registrati episodi di mortalità umana per influenza aviaria, ma si trattava di casi in cui le persone colpite dal virus H5N1 ad alta patogenicità vivevano a stretto contatto con gli animali infetti e comunque in condizioni igieniche pessime, molto lontane da quelle del nostro paese.
Tutte le misure fin qui adottate nel nostro paese, peraltro, appaiono le uniche idonee a contrastare il virus. Dopo i casi dei cigni colpiti dall'H5N1, abbiamo ulteriormente rafforzato le misure di prevenzione e di controllo. Vediamole nel dettaglio.
L'11 febbraio abbiamo varato un'ordinanza ministeriale, direttamente in vigore, che prevede misure restrittive già adottate dalla Commissione europea per la Grecia in una analoga circostanza. Tenete presente che questa ordinanza è stata ovviamente trasmessa, per la dovuta verifica, anche alla Commissione europea, a Bruxelles, e all'OIE, l'Organizzazione internazionale per la sanità animale.
L'ordinanza prevede alcune misure che passo a descrivervi. Anzitutto, l'adozione


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di misure urgenti di protezione dall'influenza aviaria ad alta patogenicità nelle province interessate dalla presenza del virus H5N1, riscontrata in cigni migratori morti. In pratica, abbiamo delimitato il territorio, colpito dal focolaio di influenza ad alta patogenicità, in due zone, per raggi concentrici: nei primi 3 chilometri viene istituita una zona di protezione; nei successivi 7 chilometri, per arrivare ad un totale di 10, viene creata una zona di sorveglianza, attorno ai luoghi in cui è stata confermata la presenza del virus H5N1 negli uccelli selvatici.
Le disposizioni sono state poi attuate con decreti o ordinanze regionali, in quanto abbiamo delegato le regioni a dar seguito al provvedimento. Inoltre, nelle zone di protezione e sorveglianza è stata vietata la movimentazione degli animali ed è previsto il divieto di caccia, anche se al momento il problema non si pone.
A scanso di equivoci, voglio sottolineare che tale ordinanza avrà valore, d'ora in avanti, ogni volta che verrà rilevata la presenza del virus H5N1. Questo provvedimento è stato assunto, per esempio, nel caso in cui dovesse verificarsi la scoperta di un focolaio durante il periodo della caccia ed ha natura temporanea per le zone che vengono individuate, come vi spiegherò tra un attimo.
Nell'area di protezione è previsto un controllo sanitario sistematico di tutte le aziende e dei loro animali. L'area di protezione, vi rammento, è quella dei 3 chilometri; nell'area che si estende a 10 chilometri, invece, il controllo è a campione.
In poche parole, negli allevamenti, nelle industrie, nei pollai compresi nei 3 chilometri, vengono effettuati controlli su tutti i siti, a campione, sugli animali ivi inclusi. Nella zona superiore ai 3 chilometri, fino ai 10, vengono censiti a campione ogni azienda, ogni pollaio, ogni allevamento. Nell'ordinanza di sabato scorso è comunque previsto l'obbligo di censimento di tutti i pollai, gli allevamenti, le aziende avicole, compresi nelle zone di protezione e sorveglianza, e l'attuazione delle misure di biosicurezza, di cui alle ordinanze firmate nei mesi scorsi, per arginare il contatto fra volatili domestici e selvatici.
È vietato l'accesso alle persone non autorizzate dai sindaci in tutte le zone faunistiche nelle quali sono stati rinvenuti volatili selvatici risultati positivi al virus H5N1.
L'applicazione delle misure è prevista per la durata di almeno 21 giorni nella zona di protezione e di almeno 30 giorni nella zona di sorveglianza, dalla data di conferma del virus. Questi archi temporali sono stati scelti in ragione della possibile espansione della malattia degli animali.
Il 12 febbraio abbiamo riunito l'unità di crisi, a cui hanno preso parte, appunto, un rappresentante dell'ANCI e i rappresentanti delle regioni interessate dai casi di aviaria in uccelli selvatici. La riunione è servita ad elaborare e ad approvare due documenti, che contengono raccomandazioni sui comportamenti da tenere per coloro che sono a contatto con volatili - e, conseguentemente, potrebbero essere esposti a potenziali rischi - e indicazioni comportamentali dirette ai cittadini. Pensiamo alle misure protettive da adottare, in caso di coinvolgimento, nelle attività di abbattimento di volatili che sono delegate all'autorità sanitaria e veterinaria di zona. Oltre a questo, ovviamente, bisogna tener presente il corretto e limitato uso di farmaci antivirali, quando indicati, e la sorveglianza degli operatori potenzialmente esposti a volatili ammalati.
A questo proposito - entrerò poi nel dettaglio del documento che riguarda gli operatori - voglio segnalare alla vostra attenzione che la raccomandazione più importante che abbiamo ribadito, prima ancora dell'eventuale ricorso al farmaco antivirale, è il corretto utilizzo dei dispositivi di protezione individuale. Diversamente, infatti, si potrebbe verificare un rallentamento del dispositivo di protezione, con il pretesto della presenza del farmaco antivirale. Non è così: è importante avere il dispositivo di protezione; successivamente, può essere necessario anche il farmaco.
Nello specifico, uno dei documenti contiene raccomandazioni per la popolazione.


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I documenti sono stati già inviati alle regioni e, se non sbaglio, sono stati anche pubblicati sul sito del Ministero della salute. Si specifica che l'uomo può infettarsi con il virus dell'influenza aviaria per una serie di motivazioni: per contatto diretto con animali vivi infetti; per contaminazione di mani, occhi, bocca; attraverso oggetti, superfici e altro, contaminati da escrementi o sangue di animali infetti; per via aerea, in ambienti fortemente inquinati dal virus - questa è l'evenienza in un caso di focolaio presso un allevamento intensivo -, o per ingestione di acqua contaminata. Le persone, inoltre, possono diffondere l'infezione attraverso mani, scarpe e vestiti contaminati da materiali biologici appartenenti ad animali infetti (questo è uno dei casi che si sono verificati in Turchia).
Le vie di trasmissione del virus dell'influenza aviaria individuano, pertanto, alcuni fattori di rischio. Anzitutto, al contatto diretto o indiretto sono esposte le persone che per attività lavorativa sono a stretto contatto con animali infetti. In secondo luogo, al contagio per via aerea - tranne le polveri inalabili contaminate - sono esposte le persone conviventi con animali infetti, nel loro ambiente naturale, così come i lavoratori di allevamenti intensivi. Infine, per ingestione, sono esposte le persone che per cultura e tradizioni alimentari consumano carne di animali infetti non cotta, o le persone che vivono in condizioni igienico-sanitarie precarie e che consumano acque contaminate da liquami.
Inoltre, nel documento approvato dall'unità di crisi viene spiegato che nell'uomo il periodo di incubazione varia dai due ai quattro giorni. Tuttavia, precauzionalmente, abbiamo suggerito di estendere tale periodo fino a dieci i giorni dall'esposizione. Tale disposizione è stata attuata nel caso del contadino che ha recuperato il primo cigno in Sicilia. L'uomo è stato sottoposto a controlli, esattamente come tutte le altre persone, e anche in quel caso non abbiamo rilevato problemi per la persona o le persone.
I sintomi clinici si sono mostrati, storicamente, in modo diverso. Tuttavia, si può dire, per l'H5N1, che i sintomi iniziali sono simili a quelli della comune influenza: febbre, mal di gola, dolori muscolari e tosse. Tutto questo è anche oggetto di un opuscolo che abbiamo inviato, nei mesi scorsi, ai medici di medicina generale del paese, affinché possano essere informati sulla sintomatologia. Ovviamente, si determina un più rapido interessamento delle vie respiratorie, con l'insorgenza di polmonite. Nelle forme atipiche il virus può presentarsi con diarrea o coma, senza interessamento respiratorio.
È raro, come ho detto, il passaggio del virus dall'animale all'uomo, se non in condizioni igienico-sanitarie molto scadenti. Pertanto, nel documento si raccomanda in primo luogo a chi possiede animali da cortile di mantenere standard igienico-sanitari molto elevati con accorgimenti specifici; di ospitare i tradizionali pollai lontano dalle abitazioni; di dotare i pollai nelle aree a rischio, perché situate sulle rotte migratorie, di doppia rete antipassero; di utilizzare nei pollai stivali di gomma e guanti da lavoro; di lavarsi le mani dopo ogni contatto con gli animali; di contattare immediatamente il servizio veterinario della propria ASL, nel caso in cui gli animali presentino sintomi anomali.
Tengano presente, presidente e deputati, che queste sono indicazioni che vengono anche dalle linee-guida dell'Organizzazione mondiale della sanità.
Il virus H5N1 può sfuggire anche ai controlli più sofisticati, ma nel nostro paese abbiamo adottato tutte le misure che riteniamo utili a contenere eventuali focolai. Tutti, però, con i nostri comportamenti, possiamo contribuire ad evitare la diffusione del virus. Le persone, soprattutto i bambini, che vivono nelle aree dove si sono manifestati i focolai, sono invitate, in questo momento di allerta, ad evitare i contatti con polli, anatre ed altri volatili. Si suggerisce di evitare contatti con allevamenti che presentino casi segnalati di animali malati, di non toccare animali morti, di non mangiare pollame crudo o uova non certificate da controlli sanitari e


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di tenere cani e gatti lontani dalle zone infette. Viene infine specificato che, in caso di contatto accidentale con animali che presentano sintomi di malattia, si deve riferire l'evento al dipartimento di prevenzione della ASL in tempi strettissimi. L'azienda fornirà tutte le istruzioni sui comportamenti da assumere, oltre alla già ricordata sorveglianza sanitaria delle persone esposte.
Un ulteriore provvedimento - e a questo dobbiamo prestare particolare attenzione nella comunicazione - potrà essere la vaccinazione con il vaccino antinfluenzale stagionale, che può fornire un contributo in più. Tuttavia, deve essere chiaro che la normale vaccinazione antinfluenzale non protegge dall'influenza aviaria. Pertanto, chi è esposto deve comprendere che il vaccino antinfluenzale non mette al riparo dall'H5N1 e deve adottare comunque generali misure protettive.
Il secondo documento, varato domenica scorsa dall'unità di crisi, prevede indicazioni per gli operatori esposti a focolai di influenza aviaria. Per le persone che lavorano con volatili infetti, il rischio di contrarre l'infezione resta basso, anche per quella più pericolosa. Infatti, nei numerosissimi casi di influenza aviaria che si sono registrati nel sud-est asiatico in particolare, sono pochissimi i casi di lavoratori che si sono ammalati. Il rispetto delle misure di igiene, comunque, costituisce il mezzo essenziale di prevenzione e di protezione delle persone esposte.
Una protezione efficace, secondo l'indicazione dei nostri esperti, si basa sull'applicazione dei seguenti sei principi.
Primo: controllo delle infezioni dei volatili. Più rapido sarà l'intervento, in corso di emergenza, per l'eradicazione dei focolai di influenza aviaria, minore sarà la diffusione del virus tra i volatili.
Secondo: riduzione al minimo del numero di persone che per motivi professionali, inclusa la messa in atto delle misure sanitarie, dovranno venire a contatto con il virus. Sarà necessario, quindi, impedire per quanto possibile i contatti della popolazione con i volatili e i prodotti infetti. All'operazione di abbattimento dei volatili dovrà essere presente solo il personale strettamente necessario e adeguatamente formato. Tutti gli altri devono evitare l'esposizione a fonti di contagio virale sospette. A questo proposito, voglio riferire alla Commissione l'esperienza vissuta nei comuni che abbiamo visitato ieri. Particolarmente significativa è quella del comune di Manduria, dove esisteva già la segnaletica per quanto riguarda la comunità locale ed era previsto il divieto per i cittadini di oltrepassare le aree in cui si trovavano ancora dei cigni malati. Ciò presuppone anche, secondo quello che ci hanno riferito gli uffici, una diversa valutazione epidemiologica rispetto al ritrovamento di cigni sani (solo uno è stato trovato sensibile all'H5N1).
Terzo: uso dei dispositivi di protezione individuale per coloro che sono direttamente coinvolti in attività di abbattimento (è il principio a cui facevo riferimento prima).
Le indicazioni dettagliate le abbiamo riportate nel manuale operativo - in caso di influenza aviaria - e sono state pubblicate sul sito dell'Istituto zooprofilattico sperimentale delle Tre Venezie.
Quarto: uso corretto, ma limitato e controllato, di farmaci antivirali, a seguito di valutazione locale dei rischi. Gli antivirali devono essere utilizzati in modo limitato e dietro controllo medico, per ridurre al minimo il rischio di effetti collaterali e per prevenire il rischio della farmaco-resistenza. In presenza di un focolaio, gli antivirali possono essere utilizzati per la profilassi del personale coinvolto nelle operazioni di contenimento del focolaio e per l'abbattimento dei volatili infetti. Inoltre, possono essere utilizzati anche per la profilassi delle persone venute a contatto con i volatili infetti, purché nell'ambito delle prime 48 ore.
Quinto: copertura vaccinale contro l'influenza stagionale, specialmente se questa è già circolante. Tale misura, in realtà, serve a proteggere il personale rispetto ad ulteriori rischi.
Sesto: attesa sorveglianza dell'infezione tra coloro che sono stati potenzialmente esposti. Al dipartimento di prevenzione


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delle ASL è affidata la sorveglianza delle persone che sono venute a contatto con gli animali. Nell'area in cui sono confermati uno o più focolai di influenza aviaria sono tempestivamente informati i sindaci, i medici di medicina generale e i pediatri. Tutto il personale esposto a pollame infetto deve verificare costantemente il proprio stato di salute.
Ho già dato notizia dell'attivazione del call center, per farvi capire quel che è accaduto, dal momento che i telegiornali hanno trasmesso questo numero. Ovviamente, esistono anche ulteriori numeri messi a disposizione dalle regioni. Pertanto, vi è un sistema che si metterà a regime, perché naturalmente si è ricercato un punto di riferimento. Al numero verde, nella giornata di ieri, sono arrivate 4.295 telefonate. Circa la metà delle persone che hanno telefonato è riuscita a trovare una risposta rapida ai propri quesiti e altre le stanno richiamando; questa mattina, alle ore 11, erano pervenute al call center oltre 1.000 telefonate. Si rende evidente, quindi, la ricerca di un punto di riferimento al quale potersi rivolgere: credo che questo sia un dato positivo. Ovviamente, tale realtà va messa a regime e gli operatori si stanno impegnando al massimo. Questa mattina li ho voluti ringraziare privatamente per il lavoro a cui si stanno sottoponendo.
Esistono altre misure di prevenzione che sono state già adottate prima dei fatti che abbiamo conosciuto. Il 9 febbraio abbiamo raggiunto un accordo, in Conferenza Stato-regioni, sul piano nazionale per la preparazione e la risposta alla pandemia influenzale. Tale documento fornisce le indicazioni chiave da cui dovranno discendere i piani regionali, nonché gli interventi sociali di supporto, proposti dagli altri dicasteri coinvolti nella risposta alla pandemia influenzale. Anche queste informazioni sono consultabili sul sito del Ministero della salute e saranno rapidamente pubblicate sulla Gazzetta ufficiale della Repubblica italiana.
Il piano nazionale, in buona sostanza, è un riferimento per il coordinamento e l'organizzazione di una risposta ad una pandemia influenzale, tra Stato, regioni e province autonome. Tale piano è coerente con le linee guida dell'Organizzazione mondiale della sanità e della Commissione europea. In questo momento siamo nella fase 3 del piano nazionale, esattamente come siamo nella fase 3 dei livelli di allerta dell'Organizzazione mondiale della sanità, e si sta operando per una puntuale sorveglianza epidemiologica e virologica, cioè siamo a conoscenza di casi verificatisi di influenza umana stagionale.
Il sistema di sorveglianza epidemiologica e virologica dell'influenza umana stagionale fa capo al Ministero della salute e si basa su una rete di circa 1.000 medici di medicina generale e di pediatri cosiddetti «sentinella», nonché di laboratori regionali di riferimento. Questi trasmettono settimanalmente i dati rilevati ai due laboratori nazionali di riferimento: quello dell'Istituto superiore di sanità e quello del Centro interuniversitario di ricerca sull'influenza di Genova. Ad ogni modo, tutti i laboratori dei maggiori ospedali italiani sono in grado di diagnosticare rapidamente l'influenza da virus H5N1.
Dallo scorso anno, il sistema è stato implementato con la collaborazione di istituti di riferimento e con l'Istituto delle Tre Venezie, al fine di incrociare i risultati della sorveglianza umana con quelli della sorveglianza animale. I risultati di questa sorveglianza sono a disposizione dei cittadini e sono aggiornati settimanalmente sul sito web del Ministero della salute.
Per quanto riguarda i dispositivi di protezione individuale (mascherine, guanti, tute e copricapo), il Ministero ha appena effettuato un'indagine presso le regioni, le province autonome e gli uffici di sanità marittima, aerea e di frontiera del dicastero, riscontrando l'esistenza di adeguate scorte. Il Ministero ha comunque acquistato dispositivi di protezione individuale per 250 mila euro, destinati ai NAS, ma disponibili comunque ad essere dislocati, in caso di emergenza, dove necessario.
Voglio riferire alla Commissione parlamentare che il paese dispone inoltre di una buona possibilità di ricoveri nei reparti infettivi (abbiamo 4.200 posti-letto


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negli ospedali italiani), di una dotazione di strumenti di assistenza legati alla patologia, quali ventilatori polmonari (più di 14 mila), nonché di 1.100 posti-letto, ad alto isolamento, per malattie infettive. Questi numeri vengono ritenuti ampiamente sufficienti per affrontare un'emergenza.
L'unica vera efficace difesa nei confronti di un eventuale nuovo virus pandemico è ovviamente un vaccino pandemico realizzato su misura, a partire dal virus stesso. Per tale ragione abbiamo stipulato appositi contratti con aziende produttrici di vaccino antinfluenzale, al fine di garantire un diritto di prelazione sul vaccino prodotto in caso di pandemia e per implementare le attività di ricerca e sperimentazione di vaccino, prodotto con tecniche che consentano il dimezzamento dei tempi di produzione.
Al momento attuale, con le tradizionali tecniche di produzione, la disponibilità di un vaccino pandemico è prevista - stiamo parlando anche di istituto contrattuale, quindi esiste un impegno da parte delle aziende - nell'arco di circa tre mesi dall'isolamento del virus pandemico stesso. Una quota di vaccino contro il virus dell'influenza H5N1 (influenza aviaria), pari a 185 mila dosi, è stata acquistata ed immagazzinata presso l'azienda produttrice, quale vaccino prepandemico, da somministrare agli operatori sanitari direttamente esposti ad un focolaio umano, qualora se ne ravvisasse l'opportunità di impiego.
In attesa di poter disporre del vaccino efficace contro il virus pandemico, uno dei possibili strumenti per contenere i danni dell'infezione è l'impiego di farmaci antivirali. Come è noto, il Ministero della salute ha immagazzinato centralmente circa 170 mila cicli di farmaci antivirali, utili, eventualmente, a trattare altrettante persone colpite da virus pandemico oltre a 100 mila operatori esposti al nuovo virus, dal momento che per la profilassi la posologia è inferiore. A partire dal prossimo mese, saranno consegnate ulteriori dosi di farmaci antivirali, che entro la fine dell'anno porteranno il totale a 40 milioni di dosi, ossia 4 milioni di cicli.
Il piano nazionale prevede un disegno di graduale distribuzione dei farmaci antivirali alle regioni e province autonome, oltre al mantenimento di una quota centrale da utilizzare laddove dovesse crearsi l'esigenza di una maggiore richiesta. Al momento attuale, al verificarsi di una reale emergenza che richieda l'impiego di antivirali, questi possono essere richiesti dalle regioni. Anch'esse infatti, in virtù delle disposizioni legislative, hanno un carico di farmaci da acquistare (comunque, intanto ci siamo mossi come Ministero). I farmaci possono essere recapitati in poche ore dal magazzino del Ministero della salute a qualunque luogo di destinazione che le regioni sceglieranno nella loro autonomia. Tale prassi è consolidata attraverso la procedura di invio, dal magazzino del Ministero, del siero antibotulinico alle strutture sanitarie locali.
Contemporaneamente, il Ministero ha disposto l'invio di una preliminare quota di antivirali alle regioni che ne faranno richiesta, opportunamente utilizzabile nell'evenienza di un focolaio di influenza aviaria.
Abbiamo realizzato un'attività di comunicazione rivolta alla popolazione in generale, finalizzata alla diffusione dell'informazione sull'influenza stagionale, su quella aviaria, su un'eventuale pandemia e sulle relative possibili misure di prevenzione. Anche questo materiale informativo è disponibile sul sito del Ministero. Tuttavia, come dicevo prima, è stato distribuito agli operatori sanitari, e non solo ai medici di famiglia, in oltre un milione di copie, affinché contribuiscano a diffondere una informazione corretta ed istituzionale.
Abbiamo distribuito presso gli uffici di sanità marittima, aerea e di frontiera, volantini informativi per i viaggiatori da e per le aree geografiche in cui sono attivi i focolai di influenza aviaria che hanno dato luogo a casi umani di malattia e a decessi.
Per la diffusione di un'informazione corretta e condivisa - proprio al fine di garantire agli operatori sanitari, a tutti i livelli di coinvolgimento, un aggiornamento sull'influenza, sulle diverse connotazioni che essa può assumere e, soprattutto, sul


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coordinamento e sulla gestione degli eventi e delle loro fasi, per migliorare la capacità di risposta pronta, tempestiva e appropriata -, abbiamo previsto la realizzazione di un piano di formazione pandemia. Tale piano sta per essere erogato con una formula a cascata e prevede la formazione dei formatori a livello centrale, nonché la ripetizione di un modulo didattico a livello regionale e locale. Una formula di questo tipo è già stata sperimentata nel 2003-2004, per il corso di aggiornamento sulla SARS.
Per quanto riguarda, invece, le questioni legate al carattere sanitario sul profilo veterinario e ai controlli sulla carne, affermo con assoluta certezza che possiamo esprimere sicurezza nei confronti delle carni avicole italiane. La profilassi sanitaria nazionale nei confronti della malattia, in accordo con le linee-guida comunitarie, si basa sulla sorveglianza regolare della filiera avicola industriale, degli allevamenti rurali e dei volatili selvatici migratori, oltre che sull'applicazione di misure di biosicurezza degli allevamenti e sul controllo delle importazioni.
Ricordo alla Commissione le misure di carattere sanitario, per allevamenti e veterinaria, che abbiamo adottato in questi mesi. In primo luogo, va menzionata l'ordinanza ministeriale di agosto, che ha stabilito l'obbligo di registrazione delle aziende di volatili da cortile presso le ASL; ogni inadempienza comporta il divieto di commercializzazione di animali e prodotti dell'avicoltura. Abbiamo introdotto misure di quarantena e controllo nelle aziende di volatili da cortile, imponendo un periodo di quarantena di 21 giorni per i volatili che vengono immessi nelle aziende. Abbiamo altresì introdotto il sistema di etichettatura delle carni avicole, in particolare di pollame e selvaggina, nonché di tutti i prodotti ottenuti dalle stesse.
A tale proposito, informo che questa mattina ho risposto alla Commissione europea sul contenzioso che si è verificato rispetto alla contestazione dell'etichettatura obbligatoria per le carni, tentando di spostare la discussione dal profilo squisitamente commerciale a quello di carattere sanitario, per arrivare ad una definizione positiva.
Nel mese di ottobre abbiamo siglato un'ordinanza ministeriale che ha esteso le disposizioni di agosto a tutte le specie sensibili: fagiani, quaglie e via elencando. Abbiamo stabilito la definizione di un programma di controllo, su base campionaria, di un numero di allevamenti statisticamente significativo fra i volatili domestici, con particolare riferimento agli allevamenti all'aperto, nonché agli allevamenti a management potenzialmente a rischio. Abbiamo puntato sull'implementazione di un sistema di monitoraggio sui volatili selvatici vivi, nelle zone umide del territorio nazionale, individuate in base ad un'attenta analisi del rischio. Su questo argomento vi fornirò successivamente alcuni dati.
Abbiamo inoltre stabilito l'obbligo per chiunque detenga volatili, anche in via transitoria, di comunicarne il possesso ai servizi veterinari competenti per territorio, inclusi gli uccelli ornamentali e da voliera, se tenuti all'aperto, e quelli presenti nei giardini zoologici, nei parchi-divertimento, nei parchi naturali, nelle aree assimilabili e nei circhi. Abbiamo disposto l'incremento dell'attività di vigilanza veterinaria nei luoghi in cui sono presenti i volatili e l'attuazione delle misure di biosicurezza a cui ho prima accennato.
Con l'ordinanza ministeriale successiva, sempre ad ottobre, abbiamo obbligato la registrazione di tutte le movimentazioni, in entrata ed in uscita, da parte dei responsabili degli incubatoi, degli allevamenti di svezzamento e di tutte le strutture commerciali che detengono volatili (anche diversi dal pollame), nonché degli impianti a stazione di quarantena, degli allevamenti a conduzione biologica, dei giardini zoologici e di strutture similari.
Oltre a ciò è stata predisposta la registrazione delle informazioni e il loro invio, con cadenza mensile, ai servizi veterinari, che provvedono poi ad inoltrarla al Centro di referenza sull'influenza aviaria di Padova. È stato stabilito il divieto temporaneo di utilizzo dei richiami vivi delle


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specie di volatili appartenenti alle anatre selvatiche, alle oche, ai cigni, ai fischioni, ai mestoloni, e via dicendo, nell'esercizio dell'attività venatoria. È stata temporaneamente vietata l'attività venatoria sul territorio italiano, diviso in macroaree, su indicazione dell'Istituto nazionale per la fauna selvatica, nel caso in cui, a seguito di rilevamenti nel corso del piano di sorveglianza per l'influenza aviaria, si evidenzi il rischio. Tale disposizione è stata attuata con i provvedimenti di sabato scorso.
Ad ottobre, con un'altra ordinanza ministeriale, abbiamo disposto l'intensificazione del piano di monitoraggio sulla fauna avicola, selvatica e domestica: sulla base degli esiti di tale controllo, può essere appunto sospesa l'attività venatoria. Sono stati individuati gli allevamenti all'aperto e industriali su cui applicare le misure di biosicurezza (l'esordio delle doppie reti antipassero). Inoltre, è stato stabilito il divieto di organizzare mostre, fiere o qualsiasi concentramento di volatili sull'intero territorio nazionale.
Per quel che riguarda l'anagrafe delle aziende avicole - un altro degli elementi oggetto di interventi di parlamentari e non -, per dare attuazione a quanto disposto dall'ordinanza ministeriale di agosto, sono stati predisposti gli strumenti informatici della banca dati nazionale, al fine di renderli compatibili con la particolare tipologia della filiera avicola. Allo stato attuale, risultano registrate, in banca dati nazionale, 3.763 strutture avicole, pari a circa il 50 per cento delle aziende con obblighi di registrazione, e l'implementazione è in corso. Si tratta di inserire nelle banche dati le informazioni presenti presso i servizi veterinari delle aziende sanitarie locali.
Abbiamo ancora adottato misure di restrizione alle importazioni da paesi terzi e agli scambi intracomunitari ed abbiamo potenziato i controlli. La maggior parte di queste misure sono state prese in via unilaterale, senza attendere l'adozione di misure di salvaguardia comunitaria. Penso, ad esempio, al divieto di importazione dalla Russia e dal Kazakistan di prodotti e animali a rischio per influenza aviaria, all'intensificazione dei controlli sulle importazioni dai paesi terzi, al divieto di importazione, all'adozione dell'obbligo di quarantena e ad altre questioni sulle quali, se sarà opportuno, sono pronto a fornire ulteriori particolari alla Commissione.
Qualche cifra può essere utile per far capire quanto sia stato imponente il lavoro svolto dagli operatori. Per quanto riguarda i controlli sull'importazione da parte degli uffici periferici, sono stati effettuati 11.681 controlli (i dati che vi riferisco sono aggiornati a ieri). Di questi, 2.487 hanno portato al sequestro di prodotti di origine animale, prodotti ittici, carne di pollame e di altre specie, prodotti a base di carne, prodotti lattiero-caseari e avicoli. I paesi terzi da cui provengono le partite sequestrate, nella maggioranza dei casi, sono i seguenti: Turchia, Cina, Romania, Albania, Algeria, Russia, Ucraina, Indonesia, Ecuador, Marocco, Nigeria, Egitto, Senegal, Sri Lanka, Tunisia, Thailandia, Brasile, Libano, Pakistan, Bulgaria, Siria, Stati Uniti e Camerun.
Per quanto riguarda la selvaggina da penna uccisa a caccia e trasportata a seguito, o spedita separatamente, sono state controllate 13 partite. A seguito di tali controlli, sono state rinvenute, presso i nostri posti di ispezione frontaliera, alcune merci. A tal proposito, voglio fornire una descrizione alla Commissione: a Gioia Tauro sono stati rinvenuti 70 containers di carne suina e di pollo provenienti dalla Cina, per un peso complessivo di 1.707 tonnellate; presso il posto di ispezione frontaliera di Taranto, 4 colli contenenti preparazioni a base di carne e altri prodotti alimentari, per un peso complessivo di 48 chilogrammi; a Genova, 305 colli contenenti preparazioni di carne suina, di pollame e di prodotti della pesca provenienti dalla Cina, per un peso complessivo di 1.684 chilogrammi.
Il Ministero della salute ovviamente ha dato attuazione al decreto-legge - poi convertito nella legge n. 244 del 2005 - sulle misure di contrasto all'influenza aviaria, attraverso l'istituzione del Centro


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nazionale di lotta ed emergenza contro le malattie animali. Abbiamo provveduto ad istruire tutta la pratica legata all'assunzione di 60 medici veterinari e di 50 operatori sanitari, nonché il rafforzamento del Comando dei carabinieri per la salute.
Nella legge finanziaria, come ricorderete, è prevista all'articolo 1, comma 403, la possibilità per le regioni di potenziare l'organico dei servizi veterinari e degli istituti zooprofilattici sperimentali, attraverso l'assunzione nei servizi veterinari di 300 unità di personale. Su questo argomento voglio aggiungere una considerazione, in quanto è bene che la Commissione sia debitamente informata su tutto: la cifra di 300 unità di personale è stata stabilita a seguito di valutazioni svolte con i sindacati. Abbiamo trasmesso alla Conferenza delle regioni la proposta di riparto di queste unità ed è molto probabile che, all'interno della stessa Conferenza, i numeri subiranno una variazione perché sarà necessario rafforzare i presidi delle regioni colpite dall'influenza aviaria, come Calabria, Sicilia e Puglia. Del resto, è del tutto evidente che da questo punto di vista ci aspettiamo collaborazione.
Rispetto ad una precisa richiesta del presidente Vendola, ieri ho assunto l'impegno di informarne il Presidente del Consiglio e il Ministero dell'economia, per verificare se vi siano ulteriori spazi. Tuttavia, possiamo tranquillamente riservarci di affrontare l'argomento nella nuova legislatura. In questo momento, infatti, non appena le regioni avranno ripartito i rispettivi numeri, le 300 unità entreranno in organico. Avremo dunque il tempo per una modifica legislativa alla ripresa dell'attività parlamentare.
L'unità di crisi centrale è stata istituita anche a seguito della legge n. 244 del 2005. Nel corso della prima riunione abbiamo disposto l'acquisizione di scorte strategiche di vaccino H5, per gli animali, in ragione di 20 milioni di dosi. Negli ambiti regionali e locali sono state intraprese iniziative per il controllo della malattia con l'istituzione delle unità di crisi regionali, a cura delle regioni, e locali a cura dei comuni. Dai dati finora pervenuti sul loro lavoro, oltre 4.600 controlli si sono svolti in aziende relative all'applicazione delle misure di biosicurezza e alle regole della movimentazione.
Dall'11 ottobre 2005, il Centro nazionale di referenza di Padova ha effettuato le analisi per la ricerca del virus H5N1 - era questo il dato più interessante che volevo sottoporre alla vostra attenzione - ad alta patogenicità, su 5.441 campioni provenienti dal territorio nazionale. Mi riferisco, in particolare, al lavoro che è stato effettuato sul delta del Po: da lì è partita l'operazione ed è stato svolto un intenso lavoro di cattura degli animali, a cui è seguito un controllo. Alla fine abbiamo ottenuto questo risultato che, proprio per il fatto di essere negativo, è evidentemente positivo. In seguito, si è verificata un'emigrazione anomala dei cigni, dovuta alle avverse condizioni meteorologiche insistenti sulle rotte ordinarie di questi uccelli. Dato che ieri ho ascoltato alcune imprecisioni, vorrei ribadire che il cambiamento di clima ha determinato lo spostamento di questi uccelli e la loro presenza ha causato l'innalzamento del livello di allerta locale nelle regioni interessate dal fenomeno migratorio anomalo.
Il livello di attenzione nei confronti della malattia è ovviamente alto.
Anche sul fronte internazionale, sono stati molteplici gli incontri svolti dai rappresentanti del Ministero della salute - in particolare, si sono mossi attivamente il sottosegretario Cursi e i funzionari degli organismi internazionali - con la Commissione europea e con l'Organizzazione internazionale per le malattie animali, al fine di esaminare i provvedimenti adottati in ambito nazionale, nonché concordare azioni di intervento nei paesi colpiti da epidemia di influenza aviaria. In quei luoghi è assente un efficace sistema di prevenzione e noi stiamo lavorando per approntare le forme di tutoraggio, insieme alle altre nazioni più pronte.
A Parigi, il 10 gennaio scorso, si è tenuto un importante incontro tra il sottosegretario Cursi e il direttore generale dell'OIE. In quell'occasione si è sollecitato il ruolo che potrebbe svolgere l'Italia quale


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sede del centro di referenza dell'influenza aviaria per l'OIE. Abbiamo chiesto a Bruxelles di poter identificare il centro di Padova come uno dei due centri europei per il controllo del virus, anche per i paesi extracomunitari. Inoltre, abbiamo lavorato attraverso un accordo per far svolgere ai servizi veterinari attività di prevenzione primaria di controllo e di rilevazione dei casi di malattie negli animali, laddove sia chiesto l'impegno dell'Italia.
Alla Conferenza internazionale dei paesi donatori di Pechino, è stato stanziato più di 1 miliardo di dollari, tra tutti i partecipanti, per combattere l'influenza aviaria. A tale evento hanno preso parte i rappresentanti di oltre cento paesi e gli inviati degli organismi internazionali. Anche in questo caso, l'Italia ha voluto giocare un ruolo da protagonista, destinando risorse a questo scopo e offrendo collaborazione con il proprio personale.

PRESIDENTE. Ringrazio il ministro per l'ampia e documentata relazione, che consente a tutti i parlamentari di avere contezza di quanto è stato fatto prima, di ciò che si sta facendo adesso e di cosa è necessario fare, probabilmente, in un prossimo futuro.
È ovvio - ma l'ultima parte della relazione lo ha chiarito - che oltre alle ordinanze si dovranno decidere ulteriori interventi. Per quanto mi riguarda, posso parlare di quello che è stato fatto a Catania, la zona dove è stato rinvenuto il primo cigno morto. È stato rinvenuto casualmente - comunque l'allarme era già alto -, ma chi l'ha trovato lo ha portato subito ai veterinari. A Catania, peraltro, è presente un centro di raccolta di fauna selvatica, abbastanza conosciuto in tutta la Sicilia orientale, che raccoglie tutti gli animali che stanno male o che vengono colpiti dai cacciatori. Nel centro, i veterinari hanno analizzato l'animale ed hanno verificato che era portatore del virus H5N1.
È inutile ricordare che questi animali non si muovono singolarmente, ma a stormi. Per questa ragione, ne sono stati trovati altri nelle zone viciniori; quindi si è allargata la verifica prima nella zona di 3 chilometri, poi in quella di 10 chilometri. Tuttavia, nella zona non si registra panico, ma viene svolto un attento controllo a scopo preventivo.
Le zone periferiche e quelle in cui sono stati rinvenuti gli animali sono state allertate. In questo momento, dunque, in tali zone sono necessari maggiori interventi, più veterinari, più tecnici e più mezzi per la prevenzione; su di esse, insomma, bisognerà concentrare l'attenzione. Peraltro, come si evince anche dalla relazione del ministro, essendo un fatto eccezionale che l'emigrazione di questi cigni sia avvenuta al sud per il freddo e prevedendosi ancora periodi caratterizzati da tale clima in quelle zone, potrebbero arrivarne altri.

FRANCESCO STORACE, Ministro della salute. Adesso il problema è il ritorno.

PRESIDENTE. Ieri abbiamo riunito l'unità di crisi a Catania e i veterinari hanno affermato che probabilmente, per ora, questi uccelli si fermeranno lì dove sono e ritorneranno solo quelli guariti. Quelli che sono infetti, dunque, dovrebbero morire, ma ovviamente occorre monitorarli. Di conseguenza, è in queste zone che va concentrata l'attenzione e di ciò sicuramente ci faremo carico.
Vi chiedo scusa per il mio breve intervento, ma sto vivendo la situazione in prima persona. Ieri sono stato in giro per queste zone con il ministro ed ho voluto riferirvi qual è il clima che si respira nei luoghi interessati: nessun allarmismo, ma molta attenzione.
Do ora la parola ai colleghi che intendano formulare quesiti o osservazioni.

FRANCESCO PAOLO LUCCHESE. Ringrazio il ministro non solo per la relazione molto ampia, ma anche per gli interventi che sono stati messi in atto, che mi pare siano molteplici, notevoli e importanti.
Comincio dall'ultima osservazione svolta dal presidente Palumbo, relativa al fatto che i cigni che giungono da noi provengono da posti in cui magari può essersi sviluppata l'influenza aviaria. Sappiamo


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che il virus viaggia per via aerea, dunque può tranquillamente svilupparsi in altre zone e arrivare in Italia.
Siamo piuttosto combattuti tra la serietà del problema - che impone lo si debba affrontare in modo concreto, tutti i massmedia sono informati e i giornali ne parlano - e l'esigenza di evitare la spettacolarizzazione o l'allarmismo. Il problema è molto serio, ma lo è anche il rischio dell'allarmismo che potrebbe sorgere. Per evitarlo, come ha detto il ministro, bisogna informare. L'informazione deve essere chiara e circostanziata, basata su elementi ben precisi che il ministro ha riferito nella sua relazione. Peraltro, sebbene siano stati oggetto di informazione tutti i medici di famiglia, proporrei di informare tutti gli altri medici e gli operatori sanitari, anche quelli che, come me, non esercitano più la professione medica.
Mi pare che le notizie più importanti siano quelle relative alle modalità di trasmissione del virus dall'animale all'uomo e da uomo a uomo: questo è un aspetto che andrebbe adeguatamente chiarito. Inoltre, bisognerebbe informare sull'uso degli alimenti, una questione che ha non solo un riflesso sulle abitudini alimentari, ma anche risvolti di carattere economico.
Vorrei conoscere, al riguardo, le iniziative del Ministero dell'agricoltura - so bene che non è competenza del ministro Storace, ma immagino che egli sarà in contatto con l'altro ministero - per venire incontro alla crisi dei produttori di carni avicole, crisi che tra l'altro ha determinato già qualche tragedia familiare. Non so se queste notizie corrispondano o meno al vero, ma la crisi economica legata a questa vicenda è reale, in quanto i cittadini in questi giorni hanno drasticamente ridotto il consumo di prodotti aviari.
A proposito di informazione, ho appreso che 500 volontari si sottoporranno al vaccino contro il virus dell'influenza aviaria. Infine, vorrei maggiori ragguagli su una notizia che ha circolato qualche tempo fa, ossia che l'influenza spagnola e quella asiatica sarebbero una mutazione del virus H5N1: questo sarebbe un elemento di ulteriore preoccupazione. Sui giornali si ricorda che, all'epoca della spagnola, si sono contati migliaia di morti: io non c'ero ancora, ma ho contratto l'asiatica quando ero studente universitario. Bisognerebbe capire se questo rischio sia reale, perché parlare di migliaia di morti fa pensare ad un'epidemia gravissima.
Francamente ha suscitato in me una certa inquietudine l'affermazione del ministro secondo la quale, in seguito a controlli attenti, sarebbero state sequestrate diverse tonnellate di carne proveniente da altri paesi. Credo che questo controllo dovrebbe essere operato costantemente, a regime, indipendentemente dal fatto che in questo periodo sia necessaria una maggiore attenzione. Conseguentemente, l'assunzione di personale, che il ministro ha già annunciato, è urgente non solo per fronteggiare l'influenza aviaria, ma anche per garantire i controlli necessari sugli alimenti importati da altri paesi.
Concludo manifestando apprezzamento per lo sforzo del ministro, che sono certo non mancherà di portare avanti.

ROSY BINDI. Noi abbiamo sollecitato questa audizione del ministro perché riteniamo che il Parlamento, anche dopo il decreto di scioglimento delle Camere da parte del Presidente della Repubblica, sia il primo luogo al quale deve rivolgersi l'informazione da parte del Governo, soprattutto quando le situazioni diventano critiche. Questo è importante non solo per il doveroso esercizio della funzione di controllo che spetta al Parlamento, ma anche per rendere evidente al paese che su argomenti così importanti, che creano allarme e suscitano l'interesse di tutti, è necessario un atteggiamento istituzionale volto a sollecitare, suggerire e verificare i diversi aspetti, ovviamente per il bene del paese e per evitare qualunque tipo di problema.
È evidente che la situazione si sta facendo più delicata rispetto a qualche mese fa. Già quando le notizie riguardavano paesi come la Turchia abbiamo avvertito la vicinanza del problema, ma ora ce lo ritroviamo direttamente in casa. È


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quindi necessario far scattare, come del resto mi sembra si sia verificato in questi giorni, tutti i dispositivi che erano stati previsti. Soprattutto, credo che si debba rafforzare la rete di sorveglianza del Servizio sanitario nazionale, perché le misure straordinarie sono efficaci solo se funziona il sistema nel suo complesso.
Per questo motivo, signor ministro, sottolineiamo l'importanza di due ordini del giorno che furono accolti dal Governo, che riguardavano il rafforzamento degli istituti zooprofilattici e della rete dei veterinari, anche attraverso l'assunzione dei precari, che sono molti. È evidente, stando ai dati che lei ci ha riferito - peraltro, abbiamo ricevuto il messaggio con la notizia del sequestro, da parte dei NAS, di migliaia di polli -, che i controlli effettuati non sono stati inutili. Se è stato sequestrato un capo di bestiame su quattro, significa che questi controlli sono necessari.
È di fondamentale importanza rafforzare la rete di sorveglianza di cui già disponiamo, a partire da chi ha già una certa esperienza. Riteniamo che questo sia il presupposto di un'informazione corretta. L'allarmismo esiste, ma credo che dobbiamo assolutamente confidare nell'intelligenza e nella razionalità del popolo italiano. Questo significa che non devono essere inviati messaggi emotivamente rassicuranti - che qualche volta, come dicono gli psicologi, hanno gli effetti esattamente opposti - ma devono essere fornite le informazioni attraverso tutti gli strumenti di divulgazione di cui disponiamo. Il servizio pubblico, a questo riguardo, dovrebbe mettersi a disposizione, sebbene non lo abbia sempre fatto in maniera adeguata.
Insomma, bisogna dire agli italiani come stanno effettivamente le cose, quali sono i rischi reali, quali sono i meccanismi di prevenzione che occorre mettere in atto, dove sono le reti di sorveglianza e quali sono i punti di riferimento sanitari e veterinari ai quali rivolgersi. A mio avviso, farsi vedere mentre si mangia il pollo ingenera ulteriori dubbi. Invece, bisogna effettivamente dire come stanno le cose, e credo che questo serva molto di più che mandare messaggi...

GIULIO CONTI. Se si mangia la carne cruda è pericoloso.

ROSY BINDI. Ci siamo perfettamente capiti, ma mi pare che il materiale che è stato predisposto dall'Organizzazione mondiale della sanità, dall'Europa, dal Ministero, dalle regioni, dagli istituti competenti, abbia una sua base razionale e scientifica, ed è questo che va comunicato serenamente e tranquillamente agli italiani. Per quanto mi riguarda, è bene che sia impegnato in prima persona il ministro, ma questi può affidarsi anche a tecnici e a quanti altri possano dare questo tipo di informazione.
A mio avviso, il punto interrogativo più significativo dell'intera vicenda è relativo alla questione dei farmaci e del vaccino: questo resta il punto più debole. Non si può certamente dire - senza alcun allarmismo, ma per spiegare effettivamente le cose come stanno - che il farmaco antivirale e il vaccino, che ancora sostanzialmente non c'è, ci mettano al sicuro da questo punto di vista. Questo è l'aspetto sul quale vale la pena di insistere più di quanto si sta facendo.
Al riguardo, rimane un interrogativo, che noi abbiamo sollevato già in sede di conversione del decreto: va bene prenotare il vaccino, ma mi chiedo se sia altrettanto appropriato lo stanziamento non indifferente di 50 milioni di euro che è stato previsto per un farmaco antivirale la cui efficacia, a mio avviso, è tutta da verificare. Se ci sono i tempi per rimediare - il Governo può emanare decreti anche a Camere sciolte - si provveda.

FRANCESCO STORACE, Ministro della salute. Può essere più chiara su questo aspetto dei farmaci?

ROSY BINDI. Vorremmo avere qualche certezza in più rispetto a quelle di cui disponiamo attualmente. Dal momento che questo non è tema da imminente


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campagna elettorale, sappiamo tutti che l'aver prenotato un certo tipo di farmaci è certamente importante, ma non risolutivo. Ci troviamo di fronte ad uno stanziamento non indifferente, che probabilmente sarebbe opportuno dirottare verso qualche iniziativa più efficace.
Un'altra questione che volevo sottolineare riguarda il controllo veterinario. Gli animali morti sono stati ritrovati in una zona che, da certi punti di vista, è sicuramente più problematica di altre zone d'Italia. Non siamo in presenza dei grandi allevamenti del nord, ma di un'economia rurale, dove sono maggiormente diffusi gli allevamenti di animali da cortile, senza alcun tipo di controllo. Credo che si debba pensare, da parte del servizio veterinario, a qualche intervento in più rispetto a quelli normalmente previsti.
Inoltre, credo che questa sia l'occasione per affrontare il problema della revisione delle norme relative alle condizioni di allevamento del pollame. Quando qualche anno fa si verificò un altro rischio di epidemia, ci ponemmo nuovamente il problema: passata l'epidemia, però, tutto ritornò come prima e grandi conseguenze positive non ce ne sono state. In questo caso - auguriamoci, naturalmente, che tutto si risolva con un grande spavento, senza altre conseguenze -, credo che dovremmo trarre insegnamento da quanto sta succedendo. È inutile nasconderlo: quando forziamo la natura, quest'ultima si ribella. I sistemi di allevamento adottati, per quanto controllati, sono comunque una forzatura della natura. Anche a tale proposito dovremmo cogliere l'occasione per intervenire.
Un ulteriore aspetto che intendo sottolineare riguarda la crisi del settore. È chiaro che le misure finora adottate sono assolutamente insufficienti. Non intendo strumentalizzare la questione, ma vi ricordo che l'ultima tragedia di Verona si è verificata per mano di un cassintegrato di questo settore. Tra le tante crisi che investono il nostro paese, esiste anche quella riguardante questo settore. Qualche intervento ulteriore è necessario, in considerazione del fatto che siamo di fronte, peraltro, ad alcuni tipi di aziende che hanno un numero di dipendenti inferiore a quello che fa scattare certe forme di ammortizzatori sociali. So perfettamente che il problema non riguarda il ministro della salute, ma in sede di Consiglio dei ministri esso andrebbe comunque posto, insieme con i responsabili dell'agricoltura e del lavoro. Non possiamo pensare che le conseguenze si fermino a quello che si è già verificato finora, perché si andrà sicuramente oltre: quindi, credo che si debba assolutamente intervenire.
Infine, considerato che il virus è arrivato non da animali da allevamento, ma da animali migratori, considero assolutamente necessaria una forte collaborazione con le associazioni ambientaliste, che sono dei terminali quanto mai interessanti.
Signor ministro, le auguriamo buon lavoro e, naturalmente, assicuriamo la nostra disponibilità non solo ad ascoltarla e ad interloquire, ma anche a dare il contributo che si dovesse rendere necessario perché si affronti questo problema con grande sensibilità istituzionale.

GRAZIA LABATE. Rivolgo un ringraziamento al ministro Storace per averci ampiamente illustrato lo stato dell'arte circa i fatti che si sono verificati nell'ultima settimana. Vorrei ricordare al ministro che in un'interrogazione nel corso del question time del 13 settembre, prima che approvassimo il decreto per l'emergenza dell'influenza aviaria, entrambi avevamo concordato che si trattava solo di una questione di tempo e che il problema si sarebbe presentato in maniera rilevante anche nel nostro paese. Ometto tutte le considerazioni che esprimemmo allora a seguito delle dichiarazioni dell'OMS e della FAO sulla contiguità con paesi, da un lato, dell'Europa dell'est e, dall'altro, della zona dei Balcani, che avrebbe certamente coinvolto il nostro paese.
Come lei sa, ho ascoltato molto attentamente la sua relazione, ma devo dirle in tutta sincerità che ho ancora dei grandi interrogativi. Concordo sul fatto che il nostro compito sia quello di fare non allarmismo, ma sicuramente allerta, dando


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le corrette informazioni. Credo che il nostro compito, in una fase così delicata, dopo questi avvenimenti, sia soprattutto quello di tentare di comprendere se le misure che mettiamo in campo forniscano una sufficiente ed adeguata risposta per uscire da questo problema e dalla logica dell'emergenza. Per me, questo è molto importante. Ritengo che intorno al tema dell'influenza aviaria il primo aspetto da affrontare sia uscire da una logica di emergenza e predisporsi - attivando numerosi strumenti, come quelli che lei ci ha elencato - perché si possa fare quello che ci consigliano gli organismi internazionali e quei paesi che hanno adottato sistemi di sorveglianza adeguati.
La mia opinione è che la sorveglianza sindromica intorno a fatti di questa natura, che oramai da molti anni evidenziano la conoscenza di ceppi virali con notevoli mutazioni, corrisponda alla capacità di un paese, in termini di salute pubblica, di predisporre i contesti di sorveglianza e di allerta.
Signor ministro, noi ci siamo trovati di fronte a questi fenomeni, ma credo che lei converrà con me - concordo con l'onorevole Bindi, non siamo qui per fare propaganda politica, né per dare stoccate da campagna elettorale - che sulla vicenda dei cigni, come ha visto, il sistema è stato assolutamente spontaneo nella denuncia del caso. Penso che questo debba essere il suo primario compito, come ci ha illustrato, in una concordanza di azione tra il Ministero della salute, gli organismi tecnico-scientifici e le nostre regioni.
Credo, quindi, che questi giorni, come lei ha detto, debbano servire non solo a far conoscere ciò che è stato già predisposto, ma ad implementare tutte le misure di sorveglianza. Da quello che ho letto sui giornali - non sono esperta in materia animale, ma mi sono informata - la fine di marzo mi preoccupa molto, perché è il periodo in cui arriveranno i germani reali. Quindi occorre intervenire prontamente nei luoghi di riserva che si conoscono, o nelle zone circonvicine, con un sistema serio di allerta.
Ringraziamo tutti i cittadini volenterosi, che ormai sanno come attivarsi, rivolgendosi alle aziende sanitarie locali, ai comuni, al Ministero, ma dobbiamo lavorare con maggiore solerzia perché l'avvenimento di fine marzo desta una serie di preoccupazioni. Credo che il confronto colloquiale odierno, per scambiarci informazioni e per stabilire come intervenire, debba servirci reciprocamente per decidere quali ulteriori attività occorrono. Mi augurerei, dunque, una task force capace di essere in sinergia continua con il sistema delle regioni, in sostanza con la struttura decentrata sul territorio, perché sarà quello il sistema di primo intervento.
Signor ministro, vorrei rivolgerle una serie di domande specifiche. Come lei sa, nella mia città, con il coordinamento del professor Crovari, esiste un campione di circa cinquecento volontari che si sottopone a test clinici per il vaccino antivirale: ebbene, vorrei saperne di più. Considerato che, sul piano scientifico, leggiamo e continuiamo a sentire che il vaccino non c'è ancora, vorrei capire come avviene questa sperimentazione con i cinquecento volontari italiani.
Passo alla seconda domanda, premettendo che ho un'opinione esattamente contraria a quella che ha espresso, come preoccupazione, la collega Bindi sulla vicenda degli antivirali. Signor ministro, nel piano che ci ha consegnato a settembre - quando abbiamo esaminato il decreto e, poi, quando ci siamo disposti all'implementazione delle misure, prevedendo le risorse economiche nella legge finanziaria - lei ha detto che avevamo predisposto 150 mila dosi di antivirale per i nostri cittadini e che il suo piano, grazie a quelle risorse, avrebbe coperto almeno il 10 per cento della popolazione. Da settembre ad oggi sono passati molti mesi, dunque vorrei capire come sono state utilizzate quelle risorse e quante sono le dosi di antivirale di cui oggi disponiamo.
Ho voluto sottolineare la differenza di opinione rispetto all'onorevole Bindi non per un fatto culturale o politico, ma perché quello che leggo dal punto di vista scientifico, proprio in base alle pandemie


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che si sono verificate (il collega Lucchese ha citato la famosa spagnola, alla metà degli anni trenta) è che, quando si manifestano tali fenomeni, nel sistema di allerta e nella predisposizione di vaccini trascorre un lasso di sei mesi nei quali non siamo in grado di rispondere al fatto di tipo pandemico di trasmissione sull'uomo.
Chiedo a voi e ai tecnici se ciò che leggiamo corrisponda al vero. In questo caso, la scienza ci dice che per tutta la sintomatologia collegata al virus H5N1 è importante l'uso degli antivirali. L'antivirale, dunque, non serve per combattere il virus H5N1, ma serve nell'intervallo di tempo di sei o dodici mesi a provvedere a quelle sintomatologie molto gravi, di tipo respiratorio, che nei soggetti più fragili dal punto di vista immunologico possono creare il terreno di coltura perché quel ceppo possa essere persino letale.
Rispetto a questo, chiedo che nel mio paese si dica una parola chiara sull'antivirale. Voglio sapere come sono state utilizzate le risorse predisposte, quante ne residuano, quanto tempo dobbiamo impiegare ancora, con le risorse previste, a coprire il 10 per cento della popolazione. Leggo nel piano che il ministro ci aveva presentato e apprendo dalle notizie di questi mesi che gli accordi contrattuali con le case farmaceutiche, nel caso si scoprisse il vaccino, ci vedrebbero pronti ad acquistare 35-40 milioni (la cifra esatta ditemela voi) ...

FRANCESCO STORACE, Ministro della salute. Trentasei!

GRAZIA LABATE. Dunque, 36 milioni di dosi di vaccino per coprire una parte cospicua della popolazione - mi pare di capire che si tratti del 70 per cento - nel caso di pandemia da H5N1.
Credo che su questo argomento debba essere detta una parola altrettanto chiara perché concordo - in questo caso fortemente - con la collega Bindi che oggi il nostro dovere verso il paese, da qualunque punto di vista siamo collocati, maggioranza o opposizione, sia quello di non creare allarmismo, ma di sollecitare, con un'informazione corretta ai cittadini, un sistema di allerta serio e di garantire alla popolazione, con dati scientificamente inconfutabili, una prima «iniezione» di fiducia, cioè che, quand'anche si dovesse verificare qualche caso di trasmissione umana, il nostro sistema è pronto a entrare in campo.
Signor ministro, sono molto contenta delle misure che sono state prese e dell'intervento tempestivo, ma quando il 30 marzo arriverà l'altra ondata di germani reali non vorrei che fossimo affidati al buon occhio clinico di chi passa vicino a una palude e vede i germani reali morti. Vorrei che il nostro sistema di sorveglianza il 30 marzo fosse ben visibile, nei luoghi interessati, con divise fosforescenti, per dare ai cittadini la certezza che tale sistema esiste.
Naturalmente, quando esprimeremo la nostra opinione sul piano sanitario nazionale, ci riserveremo di farle rilevare come in quelle pagine, a proposito di piani di intervento sindromici, ci sia poco o nulla, soprattutto rispetto al virus H5N1. Si parla ancora della vecchia SARS e non si affronta, in termini di piano, la predisposizione di un corretto sistema, al quale credo lei tenga molto, quanto noi. Questa è l'unica risposta seria che possiamo fornire al paese per garantire sicurezza, evitare il panico e soprattutto dare ai cittadini la certezza che il Servizio sanitario nazionale è in prima linea su questo terreno.

GIULIO CONTI. Credo che per non creare allarmismo - ma mi pare che il dibattito ne sia carico - non bisognerebbe citare l'asiatica e, soprattutto, la spagnola. Il ministro ha dimostrato che un piano nazionale teso alla prevenzione sta funzionando; ha ricevuto elogi a livello internazionale, ma non ho sentito una sola parola d'elogio negli interventi dei colleghi. A mio avviso, invece, dovrebbe essere espressa stima nei confronti di un ministro che è all'altezza della situazione. Essere d'accordo, una volta tanto, con un ministro non mi pare cosa da poco, e


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sarebbe stato un fatto positivo se lo fosse stata anche l'opposizione. Così non è, ma arrampicandosi sugli specchi si sta cercando il capello, per dimostrare che qualcosa non funziona e che bisogna fare di più.
Per quanto riguarda la questione dei farmaci, vorrei aggiungere che il farmaco antivirale è necessario perché ha una funzione antigenica, nel senso che prepara il paziente, in assenza del vaccino specifico, alla resistenza a questo tipo di malattia: questo è il discorso di fondo. Lo stanziamento previsto mi sembra opportuno, soprattutto per i sei mesi dei quali parlava prima l'onorevole Labate, ossia il tempo che intercorre tra l'esplosione di una pandemia del genere e l'individuazione della cura appropriata. Questo importante aspetto è stato affrontato ed è la prima volta che ciò avviene a questo livello in Europa.
Si è parlato molto della necessità di informazione. Ebbene, mi pare che l'informazione sia stata all'altezza della situazione. Se poi si vuole dimostrare che troppa informazione crea allarmismo, mi pare che questo collegamento non sia logico. Questo, comunque, è un altro aspetto che vorrei sottolineare come positivo.
Si è parlato, altresì, di psicosi. La psicosi, a mio avviso, si può combattere quando c'è prevenzione, quando ci sono informazioni e risposte sufficienti, che vengano soprattutto da chi guida la sanità in Italia, cioè dal ministro. Non è la ASL che, in ogni zona d'Italia, deve rassicurare il cittadino perché quest'ultimo non ha fiducia nelle strutture e guarda soprattutto al ministro e al Ministero della salute. Il ministro si è impegnato, ha dimostrato di essere presente - a differenza di altri ministri che lo hanno preceduto -, e anche questo mi pare un dato di fatto del quale dobbiamo essere soddisfatti.
Per quanto riguarda i controlli, credo che i numerosi sequestri effettuati dimostrino che il piano nazionale sta funzionando. Si è sottolineato il fattore della causalità, dovuta al freddo, che ha portato questi animali dalle nostre parti. Comunque, se ciò non fosse avvenuto non si sarebbe potuto impedire la diffusione dell'epidemia, perché gli animali, migrando, vanno negli allevamenti e frequentano anche gli animali domestici. Quindi, la malattia si sarebbe diffusa ugualmente, magari non con questa velocità.
Quanto alla task force, i 300 veterinari che possono essere impiegati dalle regioni sono un dato di fatto. Inoltre, l'8 marzo è stato fissato un concorso per l'assunzione di altrettanti veterinari, come era stato stabilito in precedenza nel decreto, e credo che sia un'altra iniziativa molto seria, che conferisce un carattere di stabilità a questo tipo di prevenzione. Non è vero che il piano sanitario nazionale non preveda nulla a questo proposito, perché già l'assunzione di nuovi veterinari mira a creare, nel tempo, una struttura organizzata e permanente.
Non mi preoccupa l'idea che l'informazione possa creare allarmismo. L'allarmismo viene diffuso da chi parla della spagnola o dell'asiatica, dal momento che non sembra che questa epidemia o pandemia possa raggiungere livelli analoghi, almeno a giudicare da quello che è accaduto nei paesi in cui è comparso il virus. I dati evidenziano che i morti per questa malattia, in tutto il mondo, sono 160 o 167, non ricordo bene. Dunque, non mi sembra che si possa fare un collegamento con la spagnola perché, dal punto di vista del numero dei decessi, mi pare si tratti di un'influenza come le altre.
A mio avviso, dobbiamo essere soddisfatti ed esprimere solidarietà, una volta tanto che il discorso viene affrontato con serietà e viene applicata la prevenzione, che è sempre stata una parola vuota della legge n. 833 del 1978. Credo che in questa occasione il ministro sia stato il primo ad applicare in modo organico la prevenzione.
Ripeto, se c'è soddisfazione, deve esserci anche attenzione e prudenza, mentre l'informazione deve continuare ad essere assicurata con argomenti all'altezza della situazione. Credo che questo discorso di fondo possa essere condiviso.


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FABIO STEFANO MINOLI ROTA. Signor presidente, rivolgo naturalmente un ringraziamento al Governo e al ministro, per aver saputo, in tempi rapidissimi, avviare quanto stabilito dal decreto e, soprattutto, per la tempestività con la quale hanno messo a fuoco un programma preventivo di monitoraggio, che ha consentito di cogliere in modo puntuale le prime avvisaglie del problema.
Il nostro paese, dalla prima influenza dei polli negli anni '90, alla mucca pazza, alla SARS dello scorso anno, ha dimostrato una capacità preventiva e soprattutto di tutela della salute in senso generale. Si è risposto bene anche per quanto riguarda l'approccio all'emergenza, con un aggiornamento costante delle informazioni, con una modalità di diffusione dei dati sullo sviluppo della malattia che mi sembra coerente con l'aspetto concreto del problema, che deve essere dimensionato per quello che è effettivamente. Soprattutto è stato molto utile ed efficace l'elemento, richiamato prima dal ministro, di sensibilità verso l'azione di coordinamento con le regioni e a livello internazionale.
Complimenti, signor ministro, per l'apprezzamento che le hanno espresso l'Organizzazione mondiale della sanità e la stessa Unione europea, che ci prende come esempio per quanto riguarda il piano preventivo. Ritengo, però, che si debba sempre differenziare l'aspetto che riguarda la fase cosiddetta emergenziale, nella quale siamo oggi, da quello che, nell'ambito più generale, si viene a definire come stato di crisi. Siamo distanti da quest'ultimo aspetto e la situazione è sotto controllo. Penso che questa differenza debba essere sempre ben chiarita attraverso i mezzi di comunicazione.
Un suggerimento che sento di dare al Governo è di tenere sempre in considerazione la rilevanza economica che questo problema oggi può assumere nel nostro paese. Al di là del caso citato di suicidio - un episodio isolato, ma decisamente grave -, rimane il problema di sostenere un settore industriale come quello avicolo, che già pochi anni fa ha subito un grave danno sempre da una forma di influenza. Un'idea potrebbe essere quella di avviare campagne di pubblicità mirate da parte del Governo - penso che anche l'opposizione davanti ad un problema del genere sarebbe d'accordo - e dei produttori, per stimolare il consumo del prodotto sicuro.

GIANNI MANCUSO. Anch'io, come l'onorevole Conti poco fa, devo constatare che l'atteggiamento di alcuni colleghi dell'opposizione è sempre lo stesso e, anche a legislatura conclusa, non si riesce a fare a meno di certe sottolineature e di certi distinguo. Insomma, quando un ministro opera bene, se appartiene al centrodestra bisogna necessariamente trovare il classico pelo nell'uovo.
Intanto, ringrazio il ministro per la sua relazione, che è stata ricca e puntuale, anche dal punto di vista tecnico. Si chiarisce, una volta di più, che stiamo parlando di un problema veterinario e che, ad oggi, non ci sono rischi reali - anche in futuro sono poco probabili - a carico della salute delle persone. Ciò nonostante, è giusto che ci si preoccupi di fare tutto quanto è stato illustrato nella relazione.
Sono convinto che l'attività di informazione debba continuare, magari non limitandosi ad un'azione di tranquillizzazione. A tal fine si potrebbero utilizzare, anche in regime di volontariato, i tecnici della materia: in Italia abbiamo 23 mila veterinari, tra dipendenti pubblici e liberi professionisti, che credo potrebbero collaborare a svolgere un'azione di informazione nelle scuole. A mio avviso, vale la pena di sentire l'organismo nazionale che li rappresenta.
In questi giorni, gli organi di informazione si sono sbizzarriti a riferire una serie di bestialità (è proprio il caso di dirlo, visto che parliamo di animali), perdendo di vista un dato fondamentale. Vogliamo dire che nel mondo ci sono stati 168 casi accertati e soltanto 82 morti, mentre nella sola Italia, durante una stagione invernale, muoiono 4-5 mila persone per complicanze delle influenze umane?
Anche dal punto di vista epidemiologico, mi pare che si crei un allarmismo assolutamente ingiustificato. Credo che basterebbe


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citare queste cifre perché anche un bambino capisca che stiamo parlando di un evento poco probabile.
A me pare che nella legge finanziaria il Governo abbia dato risposte molto concrete. Innanzitutto, si è prevista la sistemazione definitiva di un centinaio di veterinari che operano nei PIF e negli UVAC (i servizi periferici del sistema sanitario) e che da circa un decennio vivevano in una situazione di precarietà. Inoltre, come ha ricordato il ministro Storace, si è sbloccata la situazione di circa 300 medici veterinari, per quanto riguarda il turn over nelle ASL. È stato previsto, altresì, un finanziamento per la rete degli istituti zooprofilattici che, oltre alla finalità della ricerca, hanno un ruolo importante sul territorio, proprio come laboratori di riferimento della rete veterinaria, sia pubblica che privata. Cito, ancora, l'istituzione del Centro nazionale per il coordinamento delle malattie animali, sempre presso il Ministero.
Queste sono alcune delle iniziative previste nella legge finanziaria di quest'anno, per non parlare dei provvedimenti straordinari che erano stati adottati già l'anno scorso, che complessivamente fanno sì che le misure di biosicurezza e l'impegno di tutti i tecnici diano garanzie molto importanti.
Da tecnico, conservo qualche perplessità sulla reale utilità degli antivirali, ma non è questa la sede per procedere ad un dibattito su tale argomento.
Ringrazio nuovamente il ministro, il sottosegretario Cursi, che ha operato molto bene nell'esercizio di questa delega per cinque anni, e i collaboratori del ministro, che gli hanno consentito di relazionare così bene sull'argomento.

RENATO GALEAZZI. Vorrei dire ai colleghi che non siamo qui per rivolgere parole di elogio o di biasimo al ministro. Ognuno fa il suo mestiere, il ministro governa e noi facciano i parlamentari. Semmai, i voti glieli daremo tra sei mesi o un anno, peraltro su fatti che, forse, neanche dipendono dalla sua volontà, nel senso che egli si è limitato a seguire le indicazioni dei tecnici e degli organismi internazionali.
La mia domanda riguarda le cosiddette zone di salvaguardia: i chilometri previsti - 3 più 7 - mi sembrano piuttosto pochi, considerato che il virus viene dal cielo e può spostarsi con facilità, sebbene mi renda conto che controllare un territorio vasto è molto difficile. Inoltre, anche i tempi previsti - 21 giorni - non mi sembrano adeguati.
Se i flussi migratori si sono spostati e i tempi sono cambiati, dobbiamo studiare, insieme ai tecnici, le possibili migrazioni, dove e quando ce le aspettiamo. Noi possiamo riuscire a sconfiggere questo virus con un vero isolamento. I tecnici mi dicono che è opportuno cercare di fare una tabula rasa intorno al virus, per impedirne la diffusione. Al di là degli allevamenti familiari, da cortile, è necessario impedire che il virus arrivi nei grandi allevamenti, dove troverebbe - questa sarebbe una vera disgrazia - un terreno di coltura in cui potrebbe mutare. Considerato che le mutazioni dovrebbero essere sette, con dieci mutazioni il virus potrebbe diventare trasmissibile da uomo a uomo e, in quel caso, potrebbe determinarsi uno scenario apocalittico.
La mia opinione è che se ci sarà la diffusione del virus da uomo a uomo avremo un'apocalisse, al di là dei farmaci e dei vaccini più o meno pronti. È necessario, dunque, agire in maniera decisa e determinata adesso, cercando di controllare tutti gli allevamenti, anche quelli piccoli, e di capire quali sono le zone più a rischio, attraverso un controllo veramente capillare. Il controllo può essere affidato ai carabinieri, ai NAS, ma anche ai volontari, cioè un esercito di persone pronte a dare una mano, dalla LIPU ai birdwatchers. Da questo punto di vista, credo che possiamo svolgere un'azione molto precisa e nemmeno troppo costosa.

CARLA CASTELLANI. Ringrazio il ministro Storace per la relazione attenta e particolareggiata e, soprattutto, per l'attenzione che ha posto fin dagli albori di questa problematica. Ricordo che le prime


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azioni per prevenire questa ipotetica pandemia sono state messe in campo dal ministro Storace già ad agosto dello scorso anno. Esprimo, dunque, completa condivisione del percorso che si sta mettendo in atto a tutela della popolazione, sapendo perfettamente che questo tipo di patologie, la cui eziopatogenesi è del tutto variabile, è oggettivamente di difficile contenimento.
È vero che in questa seconda fase, rispetto a quella successiva all'estate, la comunicazione è certamente più calibrata, ma nella nostra popolazione si sta sviluppando una psicosi che sta mettendo in crisi la produzione avicola del nostro paese. In Abruzzo - mi faccio portavoce delle istanze del mio territorio - diverse aziende avicole hanno avuto già, tre o quattro mesi fa, qualche problema. Vorrei sollecitare il ministro Storace a far sì che si ponga il massimo dell'attenzione possibile nei confronti di questo settore produttivo del nostro paese.

MAURA COSSUTTA. Ringrazio il ministro e non rispondo per polemica, ma credo che siano superflue alcune provocazioni. Noi siamo qui, con piacere, ad ascoltare il ministro Storace, che è venuto a riferire per il suo senso di responsabilità istituzionale, ma anche noi naturalmente ci assumiamo la nostra responsabilità istituzionale.
Credo che insieme dobbiamo giudicare al meglio il nostro sistema di sorveglianza, che è considerato nel mondo uno dei più efficaci: ebbene, dobbiamo capire quali sono le zone di criticità del sistema. Crediamo nell'efficienza di un Servizio sanitario nazionale pubblico, universalistico, su tutto il territorio nazionale, anche per risolvere queste emergenze. Siamo contrari all'idea della devolution anche perché siamo sicuri che essa, in questo caso, avrebbe dato risposte del tutto inefficaci: quindi, riflettiamo meglio sui «mostri» che stiamo partorendo. Peraltro, il tema delle pandemie mette in discussione in tutto il mondo la misura, l'efficacia e la natura dei sistemi pubblici. È una riflessione molto seria, che sta mettendo in crisi anche le scelte di politica economica generale e che riprenderemo in un momento più opportuno.
In secondo luogo, è vero che ci sono stati cambi climatici, ma è anche vero che una delle zone di criticità è il sud, come abbiamo sempre denunciato. Allora, temo che questa casualità - alla quale, pur con adeguata tempestività, è stata data risposta - non ci possa lasciare in una totale sicurezza. Questa è la mia preoccupazione.
Come è emerso nel corso di diverse audizioni, credo che si debba avere il coraggio di fare di più ed assumere più personale. Insomma, i cigni si saranno pure spostati - erano attesi nel delta padano - ma non è vero che nel sud non sono attese altre specie. Come è attrezzato, nel nostro sud, il sistema normale di sorveglianza, al di là della eccezionalità rispetto al rischio di pandemia? Io temo che ci siano zone di buco rispetto a questo discorso. Allora, se dobbiamo dare delle sicurezze ai nostri cittadini, dobbiamo dimostrare che il nostro sistema, che sulla carta è il più efficace al mondo, ad oggi è anche il più efficiente.
I sequestri (il Ministero ha operato bene ed occorre potenziare i NAS) sono stati importanti, ma va sottolineato anche il problema dell'etichettatura: insomma, ci sono frodi alimentari che vanno perseguite in modo costante, oggi ancora di più.
Senza fare polemica, ribadisco la necessità di incrementare le risorse e il personale, perché quelli fino ad oggi previsti sono del tutto inadeguati. Non lo dice l'opposizione, ma lo sostenevano gli stessi esperti che abbiamo audito nei mesi precedenti e che ci stavano aiutando ad individuare la risposta più efficace a questa emergenza.

PRESIDENTE. Do ora la parola al ministro Storace per la replica.

FRANCESCO STORACE, Ministro della salute. Nel ringraziare la Commissione per le argomentazioni espresse, vorrei rassicurare i colleghi Conti e Mancuso - hanno peccato di affetto nei miei confronti - che non mi sono sentito colpito da alcuni interventi. Tutto sommato, anzi, si è trattato


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di un dibattito molto civile e voglio darne atto all'opposizione.
All'onorevole Cossutta dico che la devolution, in questo caso, non c'entra assolutamente nulla. Non ho portato con me una lettera, che questa mattina mi ha fatto molto arrabbiare, di una regione che applica una devoluzione un po' strana in tema di influenza aviaria. Non voglio fare polemica, dunque mi fermo qui per non rischiare di rovinare il clima.
Gli esperti li stiamo sicuramente ascoltando. Si è fatto riferimento alle rotte migratorie, a come si possono modificare, e noi stiamo seguendo alla lettera le indicazioni dell'Istituto di fauna selvatica: non mi muovo seguendo le indicazioni di un circolo di Alleanza Nazionale. Stiamo parlando di esperti, impegnati al massimo livello, che ci stanno dando indicazioni precise. Approfittando dell'occasione per ringraziarli, tengo a precisare che, pur apprezzando i riconoscimenti degli organismi internazionali, non mi passa nemmeno per l'anticamera del cervello di pensare che tutto questo sia merito mio. È un sistema intero che si sta muovendo. Ognuno di noi può essere più o meno veloce, ma sicuramente ci avvaliamo di tecnici di grande livello.
Non so se in futuro farò ancora il ministro della salute, ma certamente raccomanderò la burocrazia che ho trovato, perché sono persone di qualità straordinarie.

MAURA COSSUTTA. C'erano anche prima!

FRANCESCO STORACE, Ministro della salute. Non ho dubbi, non sto dicendo che prima non ci fossero. Non c'è una sola persona di mio riferimento; quindi, se può farle piacere, in questi otto mesi non ho fatto alcun danno.
Un tema importante che è stato sollevato è quello dell'informazione. Colleghi, molto spesso mi pongo il problema di come comunicare con i cittadini, ma mi rendo conto che possiamo arrivare solo fino a un certo punto. Per fortuna in questo paese esiste la libertà di stampa, ma a volte mi viene da pensare che sia un po' estremizzata. Capita di leggere sul giornale, in un articolo di nove colonne, che in Thailandia c'è il contagio da uomo a uomo e non è vero. Capita di leggere che l'autorità per la sicurezza alimentare avrebbe detto - e il messaggio viene rilanciato su nove colonne - che le uova fanno venire l'influenza aviaria. L'altro giorno ho letto addirittura «il virus dei polli colpisce i cigni», quando il rischio, semmai, è che i cigni infettino i polli.
Insomma, c'è grande superficialità da questo punto di vista. Prima di parlare, si dovrebbe usare più prudenza ed è questo l'appello che rivolgo ai media. Vi prego di non accostare - mi dispiace che non ci sia l'onorevole Bindi - all'influenza aviaria la tragedia di Verona, che a mio avviso è una tragedia della psiche. Si tratta di una vicenda drammatica che ha colpito il paese, ma mi riesce difficile immaginare che ogni volta si debba trovare una motivazione.
Questo non significa - lo dico anche ai colleghi della maggioranza, che ringrazio per il sostegno esplicito - che ci possiamo permettere di sottovalutare quello che accade. Si è detto dei circa 160 morti in tutto il mondo ed è vero che le normali influenze ogni anno causano una mortalità ben superiore, come le stesse ondate di calore: tuttavia, dobbiamo attenerci alle indicazioni dell'Organizzazione mondiale della sanità. L'onorevole Labate ha ricordato il question time del 13 settembre. In quell'occasione concordammo - lo ricordo perfettamente - che la pandemia sarebbe arrivata. Non lo dicevamo né io né lei, onorevole Labate, ma avevamo letto con attenzione le valutazioni dell'Organizzazione mondiale della sanità. Tuttavia, mi capitò di leggere sull'Unità: «Storace adesso minaccia la pandemia». Un titolo che, trattandosi dell'Unità del 2005 e non di quella degli anni '50, mi colpì molto.
Del resto, posso capire anche il giornalista che riporta certe notizie senza troppa precauzione, esattamente come è comprensibile che il contadino della provincia di Catania, trovandosi per la prima volta di fronte a un cigno morto, lo abbia


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preso, perché nessuno gli aveva detto di non farlo. L'invito che rivolgo ai giornalisti, però, è di adottare una maggiore precauzione.
Vengo alle questioni che sono state sollevate, cominciando da quelle alle quali posso rispondere con un rapido flash. Pur nelle mie limitate competenze, farò riferimento al tema, sottolineato con maggiore attenzione dagli onorevoli Lucchese, Bindi e Castellani, dei produttori e della crisi che stanno vivendo. L'onorevole Minoli Rota ha fatto riferimento alla necessità di garantire pubblicità ai prodotti che sono sul mercato. Questo è uno dei temi di contenzioso con l'Unione europea, sul quale sarebbe utile un'iniziativa parlamentare - anche tra due mesi, non è obbligatorio farla ora - di contestazione della contestazione perché il tutto non è avvenuto con denaro pubblico: quei famosi manifesti con la scritta «i polli a cresta alta» non sono stati pagati dallo Stato.
Mi interessa molto la proposta dell'onorevole Mancuso legata ai veterinari e al loro possibile utilizzo nelle scuole. Probabilmente, la fantasia del legislatore nella prossima legislatura ci potrà consentire anche di lanciare un'idea di cui sono personalmente innamorato, che concerne l'educazione sanitaria nelle scuole, inclusa la sicurezza alimentare e tanti altri argomenti. Credo che questo sia un tema da affrontare.
Voglio rassicurare l'onorevole Galeazzi che la scelta dei 3 e dei 10 chilometri per le cosiddette zone di salvaguardia non risponde ad una nostra malvagia invenzione, ma ad una precisa indicazione dell'Unione europea. Poiché, come si è detto, il virus viene dal cielo, per 21 o 30 giorni blocchiamo tutto in quella parte di territorio, poi ci spostiamo altrove. Tengo a sottolineare che l'ordinanza è sempre valida, ma la sua attuazione dura 20 o 30 giorni a seconda della zona di protezione o di sorveglianza.
Questa mattina, insieme al direttore Marabelli, abbiamo tenuto una riunione con l'Avifauna, nella quale è stata avanzata una richiesta di chiarimento proprio circa i tempi di attuazione del provvedimento. C'è, comunque, la disponibilità alla collaborazione da parte delle associazioni.
Veniamo alla questione della crisi, argomento per me un po' più ostico: è l'Europa che ci deve aiutare a sostenere la nostra agricoltura. Non si tratta di rimproverarsi nulla, ma non dimentichiamo mai quello che è successo in Parlamento qualche mese fa: dopo aver espresso parere contrario su un emendamento, andai in minoranza per aver sottolineato il rischio che quella norma in Europa non sarebbe passata. Ci stavamo lavorando con i ministri Maroni, Tremonti e Alemanno in un tavolo a Palazzo Chigi, poi arrivò l'emendamento che mostrò tutta la sua inefficacia, illudendo i produttori.
Dobbiamo ricordare, dunque, quello che è già accaduto. Non suoni come un rimprovero, per carità, ma consentitemi di sottolineare che, per quanto mi riguarda, prima viene la salute, poi il resto. È importante farlo capire a tutti, senza dimenticare ovviamente quello che sta accadendo. Non voglio che si sottovaluti il numero apparentemente esiguo di circa 166 persone morte in giro per il mondo. Se a preoccuparsi è tutto il globo, e non solamente la Puglia, la Sicilia o la Calabria, significa che la questione esiste.
L'onorevole Lucchese ha manifestato inquietudine per i controlli, con riferimento a quello che gli stessi fanno emergere. Personalmente, quando vedo qualche immagine in televisione di uova marce che vengono sequestrate sono contento, perché significa che i controlli ci sono e che in questo paese non si dà tregua a chi vuole alterare le merci o fare commercio di merci non salutari e non in condizioni ideali.
Infine, vengo agli argomenti posti dalle onorevoli Bindi e Labate. Per carità, è giusto rivendicare il ruolo del Parlamento come primo luogo di informazione, ma ricordiamo anche che era sabato e cominciavano a circolare notizie su casi di influenza aviaria. Ho dovuto informare la pubblica opinione come dovere di trasparenza che rivendico, assicurando la mia


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disponibilità immediata a venire in Parlamento appena richiesto, come ricorderà il presidente Palumbo.
Condivido l'esigenza di puntare sempre più al rafforzamento degli istituti zooprofilattici e mi scuso per non averlo detto nell'introduzione. Credo che tutti insieme dobbiamo riconoscere che queste strutture sono composte da personale straordinario, uomini e donne che stanno lavorando giorno e notte per permetterci di stare più tranquilli: probabilmente è grazie a loro che stiamo ricevendo i complimenti delle organizzazioni internazionali.
A mio avviso, si può anche mangiare il pollo, lo dico pubblicamente. Non è un vezzo solo dei politici italiani: i nostri dirigenti ricorderanno che a Londra, al vertice dei ministri della salute europei, il menu era tutto a base di pollo perché si parlava di influenza aviaria e si volle simbolicamente dare un segnale al mondo.
Di farmaci e vaccini hanno parlato gli onorevoli Bindi e Labate. Non voglio qui sottolineare le diversità, ma chiarire il più possibile i temi in discussione. Per quanto riguarda i vaccini, abbiamo effettuato la prenotazione presso le aziende che sono in grado di produrli. Il 10 agosto sono stati firmati i contratti - se n'è occupata la direzione della prevenzione -, che garantiscono che entro tre o due mesi (a seconda che la produzione del vaccino avvenga su base delle uova o su base cellulare) è possibile avere la prima metà dei 36 milioni di dosi di vaccino, secondo una gerarchia di distribuzione che sarà concertata con le regioni.
Aggiungo - incidentalmente rispondo a un'altra osservazione dell'onorevole Labate - che questa non è materia principale, nell'ambito del piano sanitario nazionale, per il semplice motivo che c'è il piano pandemico, che rappresenta la summa di quello che bisogna fare in questa situazione. Del resto, ricordo di aver dato un'occhiata anche ad alcuni programmi politici, in cui le parole «influenza aviaria» sono citate solo tra parentesi. Non mi sembra, dunque, che questa sia una priorità di tutti. Noi abbiamo dedicato a questo tema il piano pandemico nazionale e non lo dico per polemica.
Per quanto riguarda le risorse, teniamo presente che, rispetto alla stesura originale del decreto, siamo riusciti ad ottenere che le risorse siano aperte. L'impostazione originaria dei 50 milioni di euro, in realtà, è un fondo indistinto presso il Ministero dell'economia. Grazie alla conversione in legge e al dibattito parlamentare, abbiamo migliorato la stesura dell'articolato, che ci consente di intervenire in maniera più adeguata: anche se dovessimo, ad esempio, acquistare mascherine potremmo attingere da quel fondo. Oggi il problema non è economico, ma è relativo alla concorrenza con gli altri paesi. I tempi della pandemia dovrebbero consentirci, credo anche nei primi tre mesi, di avere un primo approvvigionamento di vaccini, sperando che non debba mai essere necessario.
Per quanto riguarda i farmaci, specifico che anche le regioni sono impegnate dalla legge a fare la loro parte. Comunque, la domanda più interessante è: cosa succede dopo il 30 marzo? A parte il fatto che il problema potrebbe presentarsi anche prima, a seconda che si tratti di gabbiani reali o di marzoline, le migrazioni della fauna selvatica ci preoccupano, sebbene, almeno nel secondo caso, si tratterebbe di animali che stazionano per cinque giorni (avremo cinque giorni di preoccupazione, ma potremmo essere pronti).
Abbiamo definito un calendario di acquisto dei farmaci, tenendo presente le disponibilità non da parte nostra, ma da parte della Roche e della Glaxo, le uniche aziende che producono il farmaco. Nessuno può chiedermi un'evidenza scientifica personale sulla qualità di questi farmaci, ma credo che se tutto il mondo si sta rivolgendo a queste aziende qualche motivo ci sarà. Certo, permangono molti dubbi, tant'è vero che mi sono preoccupato di dire, per quanto riguarda il personale, che devono essere utilizzati tutti i dispositivi di protezione individuale, indipendentemente dal farmaco. L'assunzione


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del farmaco non esonera dall'uso della mascherina, dei guanti, dalla necessità di lavarsi le mani.
Nel vertice di Londra, onorevole Labate, io posi una domanda, che traeva spunto da una sua osservazione - legittima, dal momento che aveva letto la stessa informazione falsa che avevo letto io - secondo la quale l'OMS aveva raccomandato il 25 per cento di farmaci per paese. Non era vero, perché il direttore generale mi assicurò che non avevano mai espresso questa raccomandazione.
Il problema, dunque, è approvvigionarsi dei farmaci. Del resto, si è scoperto che tre o quattro paesi, negli anni precedenti, hanno fatto incetta di farmaci, quindi c'è un problema di produzione. Ho convocato, insieme alle direzioni generali competenti, la Roche e la Glaxo, per chiedere un cambiamento del sistema di produzione e siamo arrivati all'accordo che entro fine marzo avremo il primo quantitativo importante di farmaci, per esaurirlo, se non sbaglio, entro la fine dell'anno.
Vorrei essere, tuttavia, più preciso in proposito, dunque intendo inviare all'onorevole Labate un quadro più chiaro sull'approvvigionamento dei farmaci. Mi riservo anche di rispondere sulla questione del test coordinato dal professor Crovari. Credo che si tratti di un legittimo tentativo della ricerca, ma sono più concentrato sulla necessità di essere pronti quando sarà importante avere il vaccino pandemico. Mi sembra di capire che siamo ancora nella sfera dell'interpandemico, del prepandemico, comunque mi riservo di approfondire anche questo aspetto.
Infine, si è richiamato un altro aspetto importante, quello del rapporto con le regioni. Per quanto mi riguarda, sto cercando di vivere con il massimo della disponibilità il rapporto con le regioni. Per questo ieri ho chiesto ai presidenti e agli assessori alla sanità di essere presenti insieme a me, per non fare la passerella personale e per dare ai territori l'immagine plastica dell'unità delle istituzioni. Se fossi stato mosso da una tentazione di campagna elettorale, avrei potuto denunciare ritardi che, impropriamente, qualcuno attribuiva alla struttura. In realtà, si sono verificati dei ritardi dal territorio nella segnalazione, a Padova. Tuttavia, anche in quella circostanza si trattava della prima volta, per questo non era il caso di gettare la croce addosso a quell'istituto. Se fossimo stati però mossi da un altro spirito - e ringrazio l'opposizione per averlo riconosciuto lealmente - avremmo agito diversamente.
In questo caso, penso che ci sia collaborazione da parte di tutti. Questo è un tema che ci riguarderà anche dopo le elezioni - oggi nessuno è in grado di dire chi vincerà, può solo sperarlo -, un tema con cui dobbiamo abituarci a convivere. L'influenza aviaria non finisce il 9 aprile: questa emergenza durerà mesi e anni e con essa tutti dovremo essere capaci di convivere, assicurando ciascuno la propria collaborazione.

PRESIDENTE. Ringrazio il ministro per l'esauriente relazione svolta e tutti gli intervenuti. Comunico sin d'ora che, ove se ne ravvisasse la necessità - speriamo che ciò non accada -, la Commissione sarebbe riconvocata d'urgenza.
Dichiaro conclusa l'audizione.

La seduta termina alle 16.