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Resoconto stenografico
INDAGINE CONOSCITIVA
La seduta comincia alle 14,30.
(La Commissione approva il processo verbale della seduta precedente).
PRESIDENTE. Avverto che, se non vi sono obiezioni, la pubblicità dei lavori della seduta odierna sarà assicurata anche attraverso impianti audiovisivi a circuito chiuso.
(Così rimane stabilito).
PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca, nell'ambito dell'indagine conoscitiva sul sistema di gestione amministrativa degli enti parco nazionali, l'audizione di rappresentanti della Conferenza dei presidenti delle regioni e delle province autonome.
Do quindi la parola all'assessore ai beni ambientali della regione Abruzzo e coordinatore della materia parchi e riserve naturali per la Conferenza dei presidenti, Massimo Desiati, ringraziandolo per la partecipazione.
MASSIMO DESIATI, Assessore beni ambientali della regione Abruzzo, coordinatore della materia parchi e riserve naturali per la Conferenza dei presidenti. Signor presidente, ho letto la nota allegata alla convocazione odierna e, in apertura di questo mio intervento, desidero rilevare come i temi contenuti nella nota siano da me completamente condivisi là dove tracciano, per il futuro, delle linee che indicano la necessaria integrazione tra il momento politico-amministrativo, rappresentato dagli enti locali e segnatamente dalle regioni, e gli enti di gestione dei parchi nazionali. Ritengo che anche gli altri contenuti della nota rientrino in questo alveo, e quindi siano complessivamente condivisibili.
La regione Abruzzo vede il 44 per cento del proprio territorio sottoposto, a vario titolo e in varia misura, alla tutela ambientale; in particolare mi riferisco ai tre parchi nazionali, al parco naturale regionale Sirente-Velino e ad un sistema di riserve naturali (sono 19 e altre due sono in procinto di essere costituite).
PRESIDENTE. Le riserve naturali sono quelle della ex azienda delle foreste demaniali o sono delle riserve naturali della regione?
MASSIMO DESIATI, Assessore beni ambientali della regione Abruzzo, coordinatore della materia parchi e riserve naturali per la Conferenza dei presidenti. Sono della regione su sollecitazione, per così dire, delle amministrazioni comunali.
PRESIDENTE. Ho formulato questa domanda perché quando parliamo, in genere, di riserve naturali, facciamo riferimento a quelle che facevano capo all'ex azienda delle foreste demaniali che adesso non si sa bene che fine faranno, perché di loro nessuno si occupa.
MASSIMO DESIATI, Assessore beni ambientali della regione Abruzzo, coordinatore della materia parchi e riserve naturali per
la Conferenza dei presidenti. Inoltre, occorre aggiungere anche una serie di sink d'interesse comunitario che insistono sia nelle aree già protette, dei parchi e delle riserve, sia fuori di queste aree. Complessivamente, quindi, giungiamo, come detto, a circa il 44 per cento del territorio regionale.
Questo sistema di parchi e di riserve naturali, così sparso e spalmato sul territorio, non ha sempre incontrato la benevolenza delle popolazioni amministrate le quali, in alcuni casi, hanno visto in esso un vincolo allo sviluppo di attività, anche laddove queste fossero non lesive delle caratteristiche naturalistiche e, quindi, del principio della tutela ambientale.
Mentre con il parco regionale il rapporto è costante e proficuo, più farraginosi sono i rapporti con i tre parchi nazionali, sebbene si siano velocizzati negli ultimi tempi sia nella quantità sia nella qualità.
Passo adesso a tratteggiare, in maniera diversa, lo stato dell'arte dei tre parchi nazionali.
Il parco nazionale Gran Sasso e Monti della Laga ha un proprio statuto approvato nel 1996, ed un cosiddetto piano del parco approvato e presentato alla regione nel marzo del 2000; la comunità del parco ha avviato anche, contestualmente al piano del parco, l'elaborazione del piano pluriennale economico-sociale, che non è stato ancora approvato. Però, sia per il parco del Gran Sasso e Monti della Laga sia per il parco nazionale della Maiella e sia per il parco nazionale d'Abruzzo, Lazio e Molise, non è stato ancora definito l'iter di approvazione del piano del parco; ciò a causa della lentezza burocratica ed anche perché non si è riusciti a realizzare un'intesa, prevista dalla legge, tra regione e parchi. Al fine di addivenire a quest'intesa, la regione Abruzzo, con atto della giunta regionale (che lascio a disposizione della Commissione), ha individuato dei temi che si ritiene debbano essere contenuti nella proposta di piano del parco perché rappresentano sollecitazioni provenienti dagli enti locali e dalle popolazioni.
Non abbiamo trovato puntuale riscontro nei piani del parco, laddove approvati, presentati alla regione per l'adozione e per tali motivi abbiamo inteso puntualizzare i nostri desiderata, cioè arrivare velocemente al raggiungimento dell'intesa...
PRESIDENTE. E li avete comunicati?
MASSIMO DESIATI, Assessore ai beni ambientali della regione Abruzzo, coordinatore della materia parchi e riserve naturali per la Conferenza dei presidenti. Certamente sì; deve considerare la comunicazione fatta una decina di giorni dopo l'approvazione in giunta. Successivamente non abbiamo avuto un effettivo riscontro ma altri contatti sui temi, senza codificarli in una nuova proposta di piano del parco. Inoltre, abbiamo chiesto ai parchi di creare una condizione binaria di stretto parallelismo temporaneo e di contenuto tra il piano parco e il piano pluriennale economico-sociale, così come dettato dalla norma e dalle condizioni proprie del gestore.
Questo non è avvenuto, tant'è che sottolineiamo ancora questa diversificazione temporale che, secondo noi, non ha ragione di esistere. Abbiamo anche stimolato il sistema direttivo dei parchi affinché fosse soddisfatto il senso e il contenuto della norma stessa. Per quanto riguarda il parco nazionale del Gran Sasso e Monti della Laga, il piano è stato presentato alla regione ma non risente ancora delle sollecitazioni pervenute dalla delibera della giunta regionale.
PRESIDENTE. Il piano del parco del Gran Sasso era stato presentato prima della delibera di giunta?
MASSIMO DESIATI, Assessore ai beni ambientali della regione Abruzzo, coordinatore della materia parchi e riserve naturali per la Conferenza dei presidenti. Certamente sì.
PRESIDENTE. Quindi, si è preso atto della delibera di giunta ma non c'è risposta; di conseguenza, resta ancora il piano parco precedente tale delibera.
MASSIMO DESIATI, Assessore ai beni ambientali della regione Abruzzo, coordinatore della materia parchi e riserve naturali per la Conferenza dei presidenti. Diciamo giacente presso gli uffici regionali; siamo in attesa della relativa corrispondenza. Il parco nazionale della Maiella venne adottato nel 1996 ed approvato dal Ministero dell'ambiente nel 1997; nel 1999 venne adottato il piano del parco, che fu trasmesso immediatamente alla regione. Tutti e tre i parchi sono nelle stesse condizioni in ordine al recepimento di quelle indicazioni.
Per quanto riguarda il piano pluriennale economico e sociale del parco nazionale della Maiella, la comunità del parco ne ha avviato l'elaborazione, contestualmente al piano del parco, ma non l'ha ancora approvato. Per quanto riguarda il parco nazionale d'Abruzzo, Lazio e Molise, lo statuto è stato adottato nel 2002 e presentato al Ministero dell'ambiente. Il piano del parco, invece, è stato approvato nell'aprile del 2001 e presentato al Ministero dell'ambiente, il quale ha chiesto aggiornamenti, e l'iter approvativo da parte dell'ente dovrà essere completato entro il 12 gennaio 2003.
PRESIDENTE. Nel caso del parco d'Abruzzo, coinvolgendo tre regioni (Abruzzo, Molise e Lazio), l'approvazione deve avvenire da parte di tutte e tre le giunte regionali?
MASSIMO DESIATI, Assessore ai beni ambientali della regione Abruzzo, coordinatore della materia parchi e riserve naturali per la Conferenza dei presidenti. Deve esservi l'intesa, anche se non contestuale all'approvazione che, poi, spetta comunque al Ministero.
PRESIDENTE. L'intesa delle altre due con la regione Abruzzo?
MASSIMO DESIATI, Assessore ai beni ambientali della regione Abruzzo, coordinatore della materia parchi e riserve naturali per la Conferenza dei presidenti. L'intesa delle altre due con il parco.
PRESIDENTE. Visto che questo parco insiste prevalentemente sull'Abruzzo, mi domandavo se non ci fosse una supremazia di tale regione rispetto alle altre due.
MASSIMO DESIATI, Assessore ai beni ambientali della regione Abruzzo, coordinatore della materia parchi e riserve naturali per la Conferenza dei presidenti. Da un punto di vista istituzionale non potrebbe esserci.
PRESIDENTE. Si tratta però dell'80 per cento del territorio, anche se mi risulta che il Lazio abbia dato all'ente parco dei fondi dei quali si sono perdute le tracce, e questa è una delle ragioni per cui andrebbe commissariato.
MASSIMO DESIATI, Assessore ai beni ambientali della regione Abruzzo, coordinatore della materia parchi e riserve naturali per la Conferenza dei presidenti. Il piano pluriennale economico e sociale del parco nazionale d'Abruzzo, Lazio e Molise è in fase di elaborazione, come da dichiarazione resa nel corso di incontri informali con il direttore del parco: ad oggi, questa è la situazione degli iter approvativi sia dei piani parco che di quelli pluriennali. Consideriamo che contestualmente dovrebbe esserci anche l'iter di approvazione per il raggiungimento dell'intesa dei piani pluriennali economici e sociali dei parchi in ordine al quadro di riferimento e di sviluppo regionale, perché la potestà di governo del territorio rende la regione responsabile e fa sì che debba tendere alla condivisione degli obiettivi e delle strategie.
In una fotografia di insieme delle realtà dei parchi, non posso non sottolineare come i rapporti con il parco nazionale del Gran Sasso e Monti della Laga e con il parco nazionale della Maiella abbiano raggiunto elementi di fluidità tali da farci considerare possibile un iter approvativo e, comunque, di condivisione sui problemi di una strategia di politica per il territorio. Riscontriamo ancora delle farraginosità in ordine ai rapporti di carattere istituzionale con il parco nazionale d'Abruzzo, Lazio e
Molise. Sappiamo che sussiste una determinata traversia all'interno di tale parco e speriamo che venga conclusa quanto prima per recuperare degli spazi di intesa e di collaborazione istituzionale che, non risolti, arrecherebbero danni al territorio e alle popolazioni amministrate.
La regione Abruzzo si sta sforzando, da un punto di vista più propriamente politico, di avvicinare quelle che tradizionalmente sono state considerate parti distanti: la popolazione dei territori che insistono nei parchi, gli enti gestori, i consigli direttivi e le presidenze dei parchi stessi.
Stiamo conducendo, quindi, un'opera di sensibilizzazione, laddove la coniugazione tra tutela e valorizzazione deve necessariamente rappresentare, invece, il punto di arrivo ed un obiettivo condiviso. A tutt'oggi c'è stata, forse, più un orientamento che ha sospinto a mantenere distinte le volontà delle popolazioni amministrate e quelle degli enti gestori dei parchi, in virtù di ideologismi che riteniamo non possano più trovare spazio nella corretta amministrazione del territorio. Vi sono ancora richieste, ancorché non formalizzate, di uscita dai confini del parco da parte di alcuni comuni (raccolte di firme, mobilitazioni e via dicendo) così come peraltro sono giacenti presso il Ministero delle richieste di ingresso nei parchi. Si tratta, comunque, di trovare la giusta coniugazione affinché non si alimenti ulteriormente una contrapposizione, che non avrebbe più motivo di esistere laddove riuscissimo a trovare l'intesa sui metodi di gestione. Questo potrebbe avvenire in virtù di una maggiore presenza, nella fase decisionale, delle comunità locali all'interno degli enti gestori in modo da permettere un loro coinvolgimento su temi e contenuti.
Rimetto nelle mani del presidente della Commissione queste mie considerazioni, svolte in maniera non approfondita, ma che, se opportunamente interpretate, potranno consentire alla regione Abruzzo d'essere partecipe delle decisioni che dovranno essere adottate, e delle modifiche alle leggi nazionali che si dovessero rendere necessarie; ciò al fine sia di ottenere una maggiore e migliore partecipazione delle popolazioni amministrate alla vita dei parchi e delle aree protette sia per consolidare, sempre più, la tutela e la contestuale valorizzazione delle realtà locali.
PRESIDENTE. Ringrazio l'assessore Desiati per aver sollevato dei problemi che, come i colleghi ricorderanno, sono emersi periodicamente nel corso dello svolgimento delle nostre audizioni. In particolare, desidero soffermarmi sull'aspetto, che ritengo centrale, relativo all'interpretazione del nuovo titolo V della Costituzione. Difatti, da un lato, con il nuovo titolo V s'introduce il principio che l'ambiente rientra tra le competenze esclusive dello Stato, dall'altro si prevede la competenza concorrente sul governo del territorio che, in pratica, fa rientrare dalla finestra quello che dovrebbe essere uscito dalla porta. Evidentemente ciò pone un problema che ravviso, in maniera analoga, anche in ordine alle competenze della Commissione che presiedo con riferimento, nell'ambito del settore dei lavori pubblici, alle infrastrutture. Anche in questo caso si pongono problemi di conflitto o comunque di potenziale contrapposizione che nascono proprio da questa nuova formulazione del titolo V della Costituzione approvato in limine mortis nella scorsa legislatura senza, a mio avviso, aver svolto un approfondimento complessivo e penetrante sulle potenziali contrapposizioni che potevano nascere da formulazioni non particolarmente puntuali su determinati aspetti. Ad esempio, nell'ambito del vecchio articolo 117 della Costituzione, per quanto concerne la materia dei lavori pubblici, si prevedeva una competenza regionale specifica - infatti si parlava di lavori pubblici di interesse regionale -, adesso di lavori pubblici non si parla più; conseguentemente, non si comprende fino a che punto la competenza è delle regioni e da quale punto in poi, come ad esempio per le grandi opere infrastrutturali, la competenza sia dello Stato.
Il settore dell'ambiente dovrebbe essere per intero di competenza dello Stato, però, qualora s'intervenga nel governo del territorio - ad esempio in tema di rifiuti, parchi e così via - la competenza è concorrente. Pertanto, in tema di governo del territorio, a che punto termina la competenza dello Stato ed inizia quella della regione? Ciò pone un problema che occorrerà affrontare non certo con una legge ordinaria ma con l'approvazione di una legge costituzionale.
Ringrazio l'assessore Desiati per aver fornito alla nostra Commissione importanti indicazioni sulla mancata approvazione da parte della regione dei piani parco. Mi pare inoltre di capire che l'assenza, nei piani presentati dai tre parchi nazionali della regione Abruzzo, dei criteri elencati nella delibera della giunta regionale dimostri che effettivamente è mancata, perlomeno all'inizio, quell'intesa necessaria che consentisse un'approvazione tempestiva di questi piani. L'approvazione dei piani parco è fondamentale perché essi scavalcano i piani regolatori dei comuni il cui territorio ricade in quello del parco. Il fatto che manchi tale piano determina notevole confusione come, del resto, hanno evidenziato alcuni sindaci di comuni i cui territori insistono su quello del parco dell'Abruzzo. Di quest'ultimo parco ci siamo, ahimè, dovuti occupare molto spesso sia con delle interrogazioni parlamentari sia con un intervento molto analitico svolto dal ministro Matteoli perché, com'è noto, il parco in questione vive di anticipazioni di cassa a causa di spese effettuate senza alcuna responsabilità dai precedenti e, forse, anche dagli attuali responsabili. Quindi, la necessità che esista un collegamento tra regione e parchi nazionali rappresenta una questione di cui abbiamo avuto modo di occuparci.
L'assessore all'ambiente e alla tutela del territorio della regione Toscana, Tommaso Franci, potrà fornirci un altro spaccato del problema con riferimento ai conflitti che s'instaurano tra il ministero e la regione Toscana in tema di rapporti fra la regione e il parco. Gli do senz'altro la parola.
TOMMASO FRANCI, Assessore all'ambiente e alla tutela del territorio della regione Toscana. Come anticipato dal presidente, inevitabilmente dovrò affrontare, nel corso del mio intervento, il problema dei conflitti che s'instaurano su questa materia; tuttavia, è mia intenzione svolgere prima alcune considerazioni di carattere generale.
In primo luogo, desidero esprimere il mio apprezzamento in merito all'iniziativa che la Commissione ha intrapreso con lo svolgimento di quest'indagine conoscitiva sul sistema di gestione amministrativa degli enti parco nazionali. Mi auguro che tale iniziativa possa svolgere un ruolo di primo piano nel cercare di dipanare i problemi che si pongono in questo settore.
In presenza di modifiche sostanziali apportate alla Costituzione, a mio parere, per quanto possa essere attenta la valutazione degli effetti di tali cambiamenti, nella realtà, essi maturano il giorno dopo la pubblicazione della legge. Questo processo di federalismo e di decentramento, tendenzialmente condiviso, presenta comunque degli aspetti complessi.
PRESIDENTE. Assessore Franci, desidero comunque tranquillizzarla, anche perché la Camera dei deputati ha approvato la legge delega per la riforma della legislazione sull'ambiente che prevede che i parchi siano oggetto di un decreto delegato che non verrà, ahimè, valutato da questa Commissione ma da una Commissione bicamerale; personalmente, ero contrario a questa soluzione, però, in ogni caso, le indicazioni che emergeranno dallo svolgimento dell'indagine conoscitiva, anche grazie alla collaborazione da voi prestata, saranno certamente contenute nella relazione finale che trasmetteremo alla Commissione bicamerale, in modo che su di essa si possa svolgere un'approfondita riflessione.
Le chiedo scusa se l'ho interrotta, tuttavia mi premeva infonderle tranquillità in merito all'utilizzazione delle vostre indicazioni.
TOMMASO FRANCI, Assessore all'ambiente e alla tutela del territorio della
regione Toscana. Come dicevo, questo percorso è anche più complesso in quanto, con la modifica del titolo V della Costituzione, la materia dell'ambiente ha intrapreso una direzione opposta a quella che hanno seguito tutte le altre materie. Dico questo anche da un punto di vista istituzionale; infatti, quando nella precedente legislatura ero consigliere regionale, il consiglio regionale della Toscana elaborò una proposta di modifica della Costituzione con la quale si prevedeva per l'ambiente un tragitto coerente con quello che, nel complesso, hanno avuto la gran parte delle altre materie.
Ciò crea una situazione paradossale e molte complicazioni che finiscono per accentuare un problema tipico del nostro paese, e cioè che le leggi non trovano corrispondenza nella realtà. Infatti, la realtà è che, in questi ultimi anni, le regioni hanno assunto un ruolo enorme nel campo dell'ambiente; conseguentemente, questo arretramento, previsto nel nuovo titolo V della Costituzione, non trova, a mio parere, alcuna rispondenza nella realtà. Ciò pone una serie di contraddizioni perché, nel momento in cui si volesse veramente applicare, fino in fondo, il nuovo titolo V in materia di ambiente, bisognerebbe che lo Stato si riappropriasse nuovamente di funzioni e di ruoli, ma ciò mi pare impossibile da immaginare.
TOMMASO FRANCI, Assessore all'ambiente e alla tutela del territorio della regione Toscana. Questo, pertanto, è lo scenario in cui concretamente viviamo.
Ritengo che la realtà dei parchi nazionali, che è stata oggetto di un confronto con la recente conferenza di Torino, presenti molti problemi rispetto ai quali occorre individuare delle soluzioni ottimali; in particolare, dal punto di vista amministrativo occorre procedere - su ciò ritengo che tutti si debba convenire - ad uno snellimento del funzionamento di questi enti.
Inoltre, esiste il problema di rivedere il coinvolgimento delle comunità locali - che, fra l'altro, mi pare venga accennato anche nelle motivazioni che hanno condotto a deliberare questa indagine conoscitiva - soprattutto quando si parla della possibilità di affidare agli enti locali nonché alla stessa società civile la gestione autonoma di tali aree. Si pone, pertanto, il problema del rapporto tra la gestione di queste aree ed il territorio in tutte le sue articolazioni, istituzionali, sociali ed economiche. Questo, in termini generali, rappresenta quanto noi auspichiamo ma che, nella realtà, è sostanzialmente negato dal comportamento del Governo e, in particolare, dal ministro dell'ambiente e della tutela del territorio.
Mi dispiace non aver potuto portare con me della documentazione a supporto del lavoro da noi svolto, tuttavia, nei prossimi giorni sarà mia cura farla pervenire alla Commissione.
PRESIDENTE. Noi l'allegheremo al volume finale, al termine dell'indagine conoscitiva. Tuttavia, lei può ora sintetizzarne il contenuto anche perché quanto dirà sarà inserito nel resoconto stenografico della seduta odierna.
TOMMASO FRANCI, Assessore all'ambiente e alla tutela del territorio della regione Toscana. In Toscana abbiamo tre parchi nazionali, due a cavallo tra la Toscana e l'Emilia Romagna - il parco delle foreste casentinesi e il parco dell'Appennino tosco-emiliano -, il terzo, il parco dell'arcipelago toscano, invece, interamente nel territorio regionale.
Nel corso di questi anni abbiamo lavorato - soprattutto con il parco dell'arcipelago toscano e con quello delle foreste casentinesi, perché quello dell'Appennino tosco-emiliano è di recentissima istituzione - in un'ottica di sistema regionale delle aree protette. Un sistema di cui facevano parte, e ancora fanno parte, i parchi nazionali; ciò perché riteniamo che la gestione di conservazione della natura e le politiche di fruizione e valorizzazione, dal punto di vista delle opportunità economiche e sociali, di queste aree non deve essere tale da far considerare come tanti
francobolli siti sul territorio regionale i parchi nazionali, i parchi regionali, le riserve e le aree naturali protette di interesse locale.
Con la logica di area vasta - al riguardo vale la pena di ricordare l'esperienza importantissima, che speriamo possa decollare ancora meglio, dell'Appennino parco dell'Europa -, presente in tutte le zone montane, le aree protette sono inserite in una politica di promozione e valorizzazione del territorio montano ma i cui effetti si prevede dovrebbero ricadere anche sulle aree che non sono all'interno dei parchi.
Questo può valere, in particolare, per un'azione da adottare nei confronti delle zone umide della nostra regione; inoltre, riteniamo che questo debba essere anche il criterio con il quale si promuove e si gestiscono complessivamente tutte le aree protette presenti nelle zone costiere o che, comunque riguardano ambienti marini.
Questo è il nostro approccio; è evidente che, comunque, molte attività e funzioni debbono essere viste nell'ottica di una strategia di sinergia e di cooperazione.
PRESIDENTE. I monti dell'Uccellina?
TOMMASO FRANCI, Assessore all'ambiente e alla tutela del territorio della regione Toscana. I monti dell'Uccellina fanno parte del primo parco regionale della Toscana, vale a dire il parco regionale della Maremma.
In Toscana vi sono tre parchi regionali: il parco regionale della Maremma e monti dell'Uccellina, in provincia di Grosseto, il parco di Migliarino San Rossore Massaciuccoli e, infine, il parco regionale delle Alpi Apuane. In Toscana è presente inoltre un vasto sistema di riserve naturali gestite dalle province e un vasto sistema di aree naturali protette di interesse locale; queste ultime, promosse con legge regionale, rappresentano un istituto particolare, in quanto non sono completamente riconosciute dal Governo, perché includono anche piccole aree dove possono essere svolte attività, tra cui quella venatoria, che normalmente non sono consentite nelle altre aree protette. Si tratta di aree protette, la cui promozione e gestione è affidata direttamente agli enti locali, che stiamo tuttora verificando in quanto sono emerse incongruenze che impongono un maggiore rigore; però, tali aree hanno sicuramente rappresentato un contributo importante allo sviluppo della politica ambientale in Toscana.
Noi guardiamo a questo complesso di aree protette in una chiave integrata di strategie di conservazione della natura, perché ciò ci permette di pensare alla tutela della biodiversità per quello che riguarda tutte le reti ecologiche e tutti gli obiettivi specifici di conservazione della natura previsti dalla direttiva habitat. Questo vale sia per gli aspetti di conservazione e di tutela sia per gli aspetti di promozione e gestione.
Questa è la strada che stiamo perseguendo sulla base dell'approvazione di un nostro programma triennale di gestione relativo al sistema regionale delle aree protette toscane; programma che sarà mia cura fare avere al più presto a questa Commissione. Per noi, quindi, i parchi nazionali si inseriscono in questo scenario; ciò è già avvenuto sia con il parco nazionale delle foreste casentinesi sia con il parco dell'arcipelago ed auspichiamo, inoltre, che la stessa cosa possa avvenire anche con il parco dell'appennino tosco-emiliano.
Faccio riferimento a questa logica di sistema di gestione regionale in quanto in questi giorni il ministero sta ridefinendo la questione, fino ad oggi non decollata, delle aree marine protette; in particolare, il ministero, avendo a disposizione dei fondi, ha sollecitato, in merito a queste aree marine protette, la presentazione di progetti da considerare propedeutici in quanto queste aree, sia nella nostra regione sia in molte altre regioni, non sono state ancora istituite.
Per la regione Toscana abbiamo individuato 4 o 5 costituende aree marine e per esse abbiamo sollecitato la presentazione di progetti individuando, in particolare, nei parchi prospicienti le aree marine costiere gli enti a cui far riferimento per
la presentazione e l'attuazione di questi progetti e per l'utilizzazione dei relativi finanziamenti, stabilendo inoltre che dovranno essere i responsabili dei parchi a gestire le aree marine. Ad esempio, il parco di Migliarino San Rossore Massaciuccoli prospiciente l'area del Secchio della Meloria; il parco nazionale prospiciente le zone comprese tra l'isola di Pianosa e l'isola d'Elba; infine, il parco dell'Uccellina prospiciente alcune zone di Grosseto. In altre parole, una volta individuati, sulla base di una scelta strategica, i soggetti, noi li abbiamo sollecitati a presentare i relativi progetti. Ciò è stato fatto al fine di attuare una corretta strategia di sistema regionale delle aree in questione. In questo intervento faccio riferimento al tema importante delle aree marine protette proprio per far capire qual è il metodo regionale che adottiamo in questo settore.
Questa è, in estrema sintesi, la situazione; comunque, sarà mia cura fare avere a tutti i membri della Commissione l'ulteriore materiale documentale utile a fornire informazioni aggiuntive sulle realtà a cui ho fatto cenno.
L'amministrazione regionale toscana punta molto sulla valorizzazione di queste aree protette allo scopo di consentirne uno sviluppo economico e uno sviluppo sostenibile, anche perché si tratta di luoghi dove è ancora possibile realizzare un'evoluzione qualitativa della produzione agricola, soprattutto delle produzioni tipiche che, oltre ad essere un prodotto locale di qualità, rappresentano prodotti provenienti da un'area protetta dove, in genere, si incentivano forme di agricoltura cosiddetta pulita e biologica. Al riguardo abbiamo promosso - siamo già alla seconda edizione - un programma di intervento triennale di promozione dell'agricoltura biologica delle aree protette ed inoltre siamo sul punto di approvare un nuovo intervento triennale - sulla scorta degli importanti risultati ottenuti con il primo programma - con il quale intendiamo contattare tutte le aziende agricole operanti all'interno del parco.
Esistono, però, anche delle situazioni stridenti; in particolare abbiamo il parco regionale delle Alpi Apuane caratterizzato, nello stesso tempo, da contraddizioni e opportunità legate soprattutto allo svolgimento, in quell'area, di attività estrattive dei marmi. Inoltre, molti hanno criticato la perimetrazione di un parco per via della presenza, al suo interno, di aree non destinate a parco. Tuttavia, non credo che si possa dire che la nostra politica sia aliena dal ricercare soluzioni, anche innovative, che consentano di contemperare le esigenze dell'economia di quel territorio.
Nell'intervento svolto dal ministro Matteoli nel corso della conferenza di Torino mi sembra che egli facesse riferimento ad una cultura diffusa che concepisce le aree protette del nostro paese come ambienti selvaggi in cui l'uomo non è presente. Questa cultura delle aree protette rappresenta, a mio parere, una visione alterata e non corrispondente di quelle realtà, perché tutti gli ecosistemi italiani sono legati ad un'interazione plurimillenaria con l'uomo. Ambienti in cui occorre, in alcuni casi, ritrovare il ruolo dell'uomo, che oggi sta scomparendo a seguito dell'abbandono delle zone montane, al fine di conservare i valori naturalistici, specie ed habitat, legati proprio alla presenza dell'uomo. Noi stimiamo che circa il 60 per cento delle biodiversità, specie ed habitat, è in pericolo nella nostra regione, soprattutto nelle zone montane, a seguito dell'abbandono delle attività tradizionali di pascolo. Pertanto, questa cultura diffusa, a cui faceva riferimento il ministro Matteoli, non mi sembra corrispondente alla realtà delle aree protette del nostro paese, e sicuramente non tiene presenti le potenziali opportunità di sviluppo di quelle zone. Ciò non significa che non esistono problemi; infatti, relativamente al parco delle Alpi Apuane soltanto adesso stiamo giungendo, con grandissime difficoltà, a predisporre il piano del parco. Tuttavia, ripeto, la rappresentazione delle aree protette fatta dal ministro Matteoli, in occasione della conferenza di Torino, la considero
completamente irreale e di per sé pericolosa in quanto suscettibile di provocare dei problemi.
Questo rischia, tra l'altro, di compromettere le opportunità di sviluppo, anche economico, che si vorrebbero sfruttare utilizzando questo approccio; fra l'altro, sono anche emerse delle aspettative di qualità in merito al modo di valorizzare le aree protette. Tutto ciò testimonia l'interesse esistente in questa materia che impone, di conseguenza, di porvi una certa attenzione.
Sui problemi che si pongono nell'ambito dei rapporti istituzionali debbo, purtroppo, aprire un capitolo che considero spiacevole perché, da un precedente resoconto stenografico, ho appreso quanto ha detto, in merito all'argomento in questione relativamente alla regione Toscana, il ministro Matteoli. Si tratta di parole che francamente mi hanno stupito. Tuttavia, prima di soffermarmi su quanto è stato detto dal ministro, desidero parlare del problema in sé.
Noi ravvisiamo alcune situazioni di conflitto. Una di queste riguarda il parco dell'arcipelago toscano, per il quale non è stata raggiunta l'intesa prevista dalla legge; in questo caso non si è proceduto a nominare prontamente un commissario come previsto dalla legge, ma ciò è stato fatto - sulla base di un atto irrituale e soltanto nel mese di luglio o di agosto - dal ministro Matteoli con la nomina di un sindaco di un comune dell'isola d'Elba. In questo noi ravvisiamo, da parte del ministro, un dichiarato disinteresse a raggiungere questa intesa.
Sono francamente dispiaciuto delle parole pronunciate dal ministro; se io e il ministro facessimo parte di uno stesso organo si dovrebbe fare ricorso ad un giurì, soprattutto perché sostenere che la regione Toscana non era interessata a raggiungere un'intesa non risponde a verità. Dico questo perché di ciò sono personalmente testimone proprio per i rapporti che ho con il ministro, ed oggi non pensavo, in questa sede, di dover affrontare questo tema.
PRESIDENTE. Infatti, l'indagine non riguarda questo aspetto.
TOMMASO FRANCI, Assessore all'ambiente e alla tutela del territorio della regione Toscana. Comunque, non voglio insistere perché si tratta di una situazione veramente spiacevole.
Noi comprendiamo che questa procedura non comporta un meccanismo di chiusura; infatti, molto spesso vi sono dei procedimenti che possono condurre a stabilire una sorta di zona grigia. Desidero, comunque, sottoporre all'attenzione dei membri della Commissione la soluzione che abbiamo adottato in ordine ai nostri parchi regionali. Nel nostro caso, la comunità del parco propone una rosa di tre nomi dopo di che a decidere provvede il consiglio regionale. Con questo però non voglio dire che debba decidere la Commissione, il Parlamento, l'esecutivo o il ministro, ma soltanto che soluzioni rispettose possono essere trovate; noi siamo disponibili in qualsiasi momento ad aprire un confronto, come dice lo stesso ministro, per trovare un soggetto terzo (Commenti del presidente Armani). Tuttavia, il ministro ha espresso, in questa sede, nei nostri confronti e senza che alcuno lo interrompesse, dei giudizi sul comportamento dell'amministrazione regionale toscana.
PRESIDENTE. Assessore Franci, sarebbe, però, opportuno dare spazio anche alle domande che i membri della Commissione volessero porre, anche perché non possiamo concentrarci soltanto su questo aspetto.
TOMMASO FRANCI, Assessore all'ambiente e alla tutela del territorio della regione Toscana. Presidente, ho finito. Dico soltanto che anche per l'altro parco si è tenuto lo stesso atteggiamento; noi, di fronte a questa violazione della legge, formale e sostanziale, abbiamo dovuto fare ricorso, essendo disponibili a trovare dei meccanismi che sblocchino la situazione, sia alla nomina del commissario Barbetti sia alla nomina del presidente del parco
dell'Appennino tosco-emiliano; nomine avvenute, a nostro parere, completamente al di fuori della legge.
Ritengo che, in questi casi, vi sia un'inevitabile difesa delle prerogative istituzionali, sebbene tutto ciò si ripercuote negativamente sul lavoro di questi enti parco. Ciò non toglie che siamo in qualsiasi momento pronti a collaborare per il funzionamento dei parchi anche con gli organi che pro tempore li governano, ma si è sicuramente determinato un vulnus istituzionale assunto, tra l'altro, come orientamento dalla Conferenza dei presidenti delle regioni e delle province autonome, tant'è che, nel corso di una seduta della Conferenza Stato-regioni, è stato presentato un ordine del giorno, approvato all'unanimità dalla conferenza dei presidenti, con il quale si giudica il comportamento del ministero, nel caso dei parchi della regione Toscana e anche di altri parchi, non rispettoso, in questo settore, della legge e di un corretto rapporto istituzionale.
PRESIDENTE. Do adesso la parola ai deputati che intendano porre domande o formulare richieste di chiarimento.
FRANCESCO STRADELLA. Ritengo che vada segnalato l'interesse della Commissione per la relazione illustrata dai nostri ospiti, che ha consentito di conoscere quali siano le difficoltà insite nei rapporti tra gli enti parco e le regioni.
Grazie alle indicazioni che perverranno alla Commissione, ci adopereremo al fine di smussare le difficoltà esistenti, non dimenticando però che i parchi sono un patrimonio nazionale che non possono divenire oggetto di patteggiamento o di scambi non sempre trasparenti. La nostra intenzione è di valorizzare gli enti parco in modo che anch'essi divengano un fattore di sviluppo all'interno di una visione ecocompatibile di rispetto della natura e di miglioramento delle condizioni degli abitanti di quelle zone e delle stesse amministrazioni locali.
PRESIDENTE. Una delle nostre preoccupazioni (che fra l'altro ha motivato la richiesta di svolgimento dell'indagine conoscitiva al Presidente della Camera) nasce dall'approvazione delle contribuzioni che il ministero assegna annualmente ai parchi nazionali e alle riserve che fanno capo all'amministrazione statale. In particolare, abbiamo notato che molti parchi, in misura maggiore quelli costituiti più recentemente, presentavano un accumulo di risorse non utilizzate in conto capitale; conseguentemente, ci siamo chiesti - visto che si tratta di parchi siti in territori fortemente antropizzati e visto, come ci ha confermato l'assessore Desiati, che le popolazioni che insistono su questi territori accettavano inizialmente il parco come una sorta di sopravvenienza passiva piuttosto che attiva - se il non impiegare questi fondi disponibili per sostenere delle attività produttive ecocompatibili avviate nei territori dei parchi potesse rappresentare un ulteriore elemento di tensione fra l'amministrazione dei parchi e le popolazioni che insistono su questi territori.
Questa è un po' l'origine della nostra preoccupazione e la ragione per la quale è stata deliberata questa indagine conoscitiva. Ricordo, inoltre, che è stata approvato dalla Camera dei deputati il disegno di legge delega in materia ambientale nell'ambito del quale, come ho già detto, è contenuta una parte che riguarda il problema dei parchi e la sistemazione della relativa legislazione, compresa l'ipotesi di un'eventuale riforma della legge n. 394 del 1991.
Chiedo ai nostri ospiti di fornirci, in merito ai parchi di loro competenza o comunque che insistono nel territorio delle loro regioni - non mi riferisco al parco dell'Appennino tosco-emiliano perché è stato l'ultimo ad essere istituito e nemmeno al parco nazionale d'Abruzzo per le ragioni che ho detto prima, ma al parco della Majella e a quello del Gran Sasso, per la regione Abruzzo, al parco dell'arcipelago toscano e a quello delle Alpi Apuane, per la regione Toscana -, indicazioni in ordine a questo aspetto e sui nodi che rimangono ancora da sciogliere in modo che si possa accelerare l'impiego delle risorse.
Do la parola ai nostri ospiti.
MASSIMO DESIATI, Assessore beni ambientali della regione Abruzzo e Coordinatore della materia parchi e riserve naturali per la Conferenza dei presidenti. Signor presidente, noi abbiamo adottato un sistema semplicissimo nei rapporti, anche di tipo finanziario, con il sistema delle riserve naturali. In particolare, le riserve naturali abruzzesi non ottengono più fondi a sostegno per le spese fisse in misura analoga a quanto avveniva in passato; difatti, gli interventi a sostegno delle riserve rispondono ai criteri di un sistema che premia la progettualità espressa dalle stesse. Questo sistema, qualora mediato, potrebbe essere anche condiviso dagli enti parco, dal Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e dalla regione. Il sostegno, quindi, potrebbe essere erogato anche in misura superiore all'attuale là dove le riserve o i parchi dovessero farsi promotori, d'intesa con gli enti locali e con la regione, di progetti strategici finalizzati alla valorizzazione del proprio territorio. In questo modo, molte delle vocazioni tipiche dei territori ricompresi nel perimetro del parco potrebbero trovare, al contrario di quanto avvenuto fino ad oggi, soddisfacimento. Pertanto, ripeto, un sistema premiante su progetto, a mio parere, eviterebbe ai parchi di trovare giustificazione al non avere speso i fondi a loro disposizione.
TOMMASO FRANCI, Assessore all'ambiente ed alla tutela del territorio della regione Toscana. Non ho notizie specifiche in merito alla domanda posta dal presidente, tuttavia posso adoperarmi per ottenerle, anche perché i nostri uffici, operando in questo settore, dovrebbero essere al corrente della questione. Però, dico ciò senza averne una conoscenza diretta. In particolare, non ho notizie in merito a grandi somme, in conto capitale, non spese da parte dei due parchi nazionali. Tuttavia, posso effettuare delle verifiche. Mi risulta soltanto che da parte di questi due parchi vi sia stata, nonostante alcune difficoltà, una certa capacità di spesa; i nostri parchi, invece, funzionano abbastanza bene, seppure con delle difficoltà in quanto le risorse sono poche.
PRESIDENTE. Prima di chiudere l'audizione avverto che autorizzo la pubblicazione, in allegato al resoconto stenografico della seduta odierna, della documentazione consegnataci dai rappresentanti delle regioni Piemonte ed Abruzzo.
Ringrazio i nostri ospiti e dichiaro conclusa l'audizione.
La seduta termina alle 15,35.
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