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PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca l'esame testimoniale di Alexander Braunmuhl. Avverto che la Commissione è collegata telefonicamente con l'ambasciata d'Italia a Nairobi, dove si trova il testimone, per procedere in audioconferenza, come comunicato alla Presidenza della Camera.
(Il collegamento audio con Nairobi viene attivato).
Dott. SANTUCCI. Buongiorno. Sono Alfredo Santucci, dell'Ambasciata italiana a Nairobi.
PRESIDENTE. Sono l'onorevole Taormina, presidente della Commissione parlamentare d'inchiesta sulla morte di Ilaria Alpi e Miran Hrovatin.
Vorrei sapere se la persona che dovremo ascoltare, il signor Alexander Braunmuhl, è presente in ambasciata e se è stata effettuata l'identificazione.
Dott. SANTUCCI. Il signor Braunmuhl è presente. Abbiamo provveduto all'identificazione.
PRESIDENTE. Le chiedo di rimanere nella sala dove si trova il testimone e di fare in modo che egli non consulti i documenti mentre risponde alle domande della Commissione, e comunque non senza aver prima chiesto il permesso alla Commissione.
Signor Braunmuhl, lei parla italiano?
ALEXANDER BRAUNMUHL. Affermativo.
PRESIDENTE. La avverto che lei è ascoltato dalla Commissione con le forme della testimonianza, per cui ha il dovere di rispondere sinceramente alle nostre domande. Le chiedo inoltre, nel caso in cui avesse necessità di consultare documenti, di chiedercelo preventivamente. Detto questo, le chiedo le sue generalità.
ALEXANDER BRAUNMUHL. Sono nato il 7 gennaio 1951, a Kastl, in Germania, coniugato con Carla Zanoli, operante per la cooperazione tedesca, qualche volta per l'ONU.
PRESIDENTE. Dove abita attualmente?
ALEXANDER BRAUNMUHL. Attualmente a Nairobi, lavorando in zona, tra la Tanzania, il Kenya e la Somalia.
PRESIDENTE. In Europa ha la residenza?
ALEXANDER BRAUNMUHL. No. Prima avevo la residenza vicino a Pavia ma attualmente sono residente a Nairobi.
PRESIDENTE. Nel 1994, anno al quale siamo interessati, con particolare riferimento al mese di marzo, che attività svolgeva e dove?
ALEXANDER BRAUNMUHL. Ero capo progetto per la GTZ, la cooperazione tedesca, a Gardo, con un ufficio di coordinamento a Gibuti, per cui lavoravo nel nord-est della Somalia, compreso Bosaso, Bender Beila, Skushuban per un progetto di ricostruzione comunale nella martoriata Somalia di allora.
PRESIDENTE. Lei ha mai lavorato con Africa 70?
ALEXANDER BRAUNMUHL. Sì, ero capo progetto per loro, in Niger, dal 1986 al 1988.
PRESIDENTE. Quindi, nel 1994 lei non lavorava più con loro.
PRESIDENTE. A Bosaso lei capitava spesso in quel periodo (mi riferisco al marzo del 1994)?
PRESIDENTE. Per quali ragioni?
ALEXANDER BRAUNMUHL. Il nostro materiale, di cui ero responsabile, veniva trasportato via aereo da Gibuti a Bosaso, per poi proseguire per Gardo.
ALEXANDER BRAUNMUHL. Ogni tanto in un albergo, altre volte proprio ad Africa 70, però maggiormente nei vari alberghetti di Bosaso.
PRESIDENTE. Nel marzo del 1994, ricorda se si trovasse effettivamente a Bosaso e, se sì, dove alloggiava?
ALEXANDER BRAUNMUHL. Mi ricordo di aver incontrato Ilaria Alpi il giorno prima della sua uccisione. Mi ricordo di non aver pernottato ad Africa 70 bensì in città. Però, veramente, a seconda della disponibilità dei posti dormivo da loro o negli alberghetti.
PRESIDENTE. Lei sa che quando Ilaria morì, il 20 marzo del 1994, si trovava in Somalia da circa una settimana. In quel periodo, ricorda in quale giorno l'ha incontrata?
ALEXANDER BRAUNMUHL. Sì, penso di averla incontrata proprio il giorno prima, ad un pranzo, sempre da Africa 70, insieme a Miran. Era un pranzo amichevole, come spesso si faceva in quel posto. Ricordo, inoltre, di essere tornato a Gibuti il giorno dopo - presumibilmente il 21 - e di aver appreso la notizia della sua morte.
PRESIDENTE. Quindi, è certo che fu il giorno prima? Dunque, il 20 marzo - era una domenica - Ilaria e Miran furono uccisi. Lei conferma che siete stati a pranzo il giorno precedente, cioè il 19?
ALEXANDER BRAUNMUHL. O il 19 marzo o il 20 stesso...
PRESIDENTE. No, il 20 non può essere...
ALEXANDER BRAUNMUHL. ...perché gli aerei spesso partivano il pomeriggio e io sono sicurissimo di essere andato a Gibuti, dove ho saputo del misfatto. E ovviamente...
PRESIDENTE. Pronto? Non sento bene. Lei mi sente?
ALEXANDER BRAUNMUHL. Dica pure, io sono in ascolto.
PRESIDENTE. Ecco, ora sentiamo bene.
Allora, dottor Braunmuhl, mettiamo bene le cose in ordine. Come stavamo dicendo, il 20 marzo del 1994, poco tempo dopo le ore 15, vengono uccisi i due giornalisti italiani a Mogadiscio. Lei ha detto, se ho ben capito, di aver pranzato con i due giornalisti, facendo un particolare riferimento ad Ilaria Alpi. Può collocare temporalmente tale incontro conviviale?
ALEXANDER BRAUNMUHL. Non posso dirlo con precisione. I miei ricordi mi portano a dire che si trattasse del giorno precedente, per il semplice fatto di aver saputo della loro morte a Gibuti. Quindi, a distanza di undici anni, mi risulta essere stato il giorno precedente. Si trattava di un pranzo, sicuramente a casa di Africa 70.
ALEXANDER BRAUNMUHL. Non posso, per rispondere alla sua domanda, dirle con precisione se fosse il giorno 19, ovvero il giorno ancora precedente o meno.
PRESIDENTE. No, le vorrei ricordare che dal momento che i due giornalisti erano a Mogadiscio il giorno 20, e che la loro uccisione avviene alle 15 di quel giorno, se si tratta di un pranzo, non poteva essere quel giorno.
ALEXANDER BRAUNMUHL. Ha ragione.
PRESIDENTE. Se si tratta di un pranzo, non poteva essere quel giorno. Se questo l'aiuta a ricordare...
ALEXANDER BRAUNMUHL. Mi aiuta molto. Lei ha ragione: deve essersi trattato del giorno precedente. Magari può essere utile ricordare il fatto che a questo pranzo erano presenti i rappresentanti di Africa 70 di allora: Enrico Fregonara e sua moglie.
PRESIDENTE. Questa è stata l'unica occasione nella quale lei ha incontrato Ilaria Alpi in questo periodo, conclusosi poi così tragicamente? Se fosse stato il giorno precedente rispetto a quello dell'omicidio, questo fu anche l'unico nel quale vi siete incontrati?
ALEXANDER BRAUNMUHL. Sì, è proprio così. Fu l'unica e l'ultima volta nella quale li ho visti.
PRESIDENTE. Allora, le devo ricordare che abbiamo acquisito agli atti - e questo è stato confermato in questa sede - una lettera dell'ambasciatore Cassini. Lei ha conosciuto l'ambasciatore Cassini?
PRESIDENTE. L'ambasciatore Cassini, in una lettera del 12 dicembre 1996 indirizzata ai signori Giorgio e Luciana Alpi, a proposito dei vari personaggi che egli aveva ascoltato, si riferisce anche a lei, così dicendo: «Testimonianza che ho raccolto a Nairobi presso Alexander Braunmuhl, cooperante tedesco, allora in servizio a Bosaso con l'organizzazione non governativa italiana Africa 70».
Intanto le chiedo: lei conferma di aver avuto tale colloquio con l'ambasciatore Cassini?
ALEXANDER BRAUNMUHL. No, confermo di aver avuto un colloquio addirittura... ricordo con l'ambasciatore italiano a Nairobi in un'altra occasione però noto subito un errore, se posso dire, perché mai avrei detto di aver lavorato per Africa 70 nel 1994. Ci deve essere un errore da parte dell'ex ambasciatore Cassini.
PRESIDENTE. Quando lo ha incontrato, se questo è avvenuto?
ALEXANDER BRAUNMUHL. L'ho incontrato a Nairobi, assieme ad un collega di nome Flavio Lovisolo e grazie al fatto che questi fece da tramite. L'ambasciatore
fece presente di essere molto impegnato, anche per conto dei due genitori, nella vicenda Alpi.
PRESIDENTE. L'ambasciatore Cassini, riportando le sue parole, scrive (e questo è quanto lei avrebbe detto all'ambasciatore Cassini): «Ilaria» - è lei che parla - «fu ospite nella nostra casa per i pochi giorni durante i quali soggiornò a Bosaso. Raccontò di essere venuta lì perché a Mogadiscio non vi erano particolari avvenimenti da seguire e perché voleva verificare la notizia di un'epidemia di colera che si diceva essere scoppiata a Bosaso. Avendo molto tempo libero, accettò il nostro invito di accompagnarci a Gardo, cittadina a duecentocinquanta chilometri nell'interno, per visitare un progetto della nostra organizzazione non governativa in corso d'opera». Ha capito?
ALEXANDER BRAUNMUHL. Ho capito, pur con una piccola difficoltà tecnica. A parte gli anni, io non ho lavorato di certo per una organizzazione non governativa e di certo non ho accompagnato Ilaria Alpi per conto di una organizzazione non governativa. Non mi riconosco... Che io abbia soggiornato in quei giorni ad Africa 70 è possibile. Sicuramente è anche possibile che qualcuno abbia accompagnato Ilaria Alpi a Gardo. A Gardo, dal momento che io percorrevo l'intero nord-est, ho appreso che lei vi era stata.
Tuttavia, non mi ritrovo nel rapporto dell'ambasciatore Cassini, il che è strano. A quando risale l'incontro con l'ambasciatore? Al 1996?
PRESIDENTE. Sì, nel 1996. Precisamente, nell'autunno del 1996.
ALEXANDER BRAUNMUHL. Sicuramente i miei ricordi nel 1996 erano più freschi. Comunque, ribadisco di non aver accompagnato Ilaria Alpi a Gardo. Ci siamo incontrati a Bosaso (e qui soltanto), dove lei mi ha raccontato, nel corso di un pranzo, di essere stata a Gardo. Sicuramente a Gardo Ilaria Alpi non era stata accompagnata da me.
Ribadisco inoltre di non aver lavorato per un'organizzazione non governativa.
PRESIDENTE. Vorrei che questo aspetto fosse bene evidenziato e che non vi fosse alcun dubbio al riguardo da parte sua.
Secondo quanto scrive l'ambasciatore Cassini, lei avrebbe detto di aver invitato Ilaria Alpi a recarsi, tutti insieme, a Gardo per visitare un progetto della vostra organizzazione non governativa in corso d'opera. Questa è la circostanza precisa: lei la nega?
ALEXANDER BRAUNMUHL. Non parliamo in termini di vero o di falso. Mi può ricordare quanto ha affermato l'ambasciatore Cassini?
PRESIDENTE. Mi scusi, vorrei ricordarle che non sto citando quanto dice l'ambasciatore Cassini. Sto riportando le sue parole. L'ambasciatore dice che lei avrebbe detto quanto segue: «Avendo molto tempo libero, accettò il nostro invito di accompagnarci a Gardo per visitare un progetto della nostra organizzazione non governativa in corso d'opera».
ALEXANDER BRAUNMUHL. Ripeto: in primo luogo, non lavoravo per un'organizzazione non governativa, perché la GTZ è la cooperazione tedesca e non una NGO. È possibile che, incontrandoci a pranzo a Bosaso, sia stato di aiuto ad Ilaria Alpi, in particolare quando lei ha parlato di epidemia di colera, prospettando di recarci a Gardo successivamente. Questo è possibile; di sicuro però non fui io ad accompagnarla.
Il nostro incontro fu a Bosaso ed io sono stato poi molto male, avendo saputo, a Gibuti, della sua morte.
PRESIDENTE. Dottor Braunmuhl, vorrei ricordare un piccolo particolare che probabilmente aiuterà la ricostruzione. Se lei ha ricordo di un viaggio a Gardo, questo non poteva avvenire dopo il 20
marzo, perché in quella data Ilaria Alpi è stata uccisa. Se dunque siete andati a Gardo, lo avete fatto prima.
ALEXANDER BRAUNMUHL. Secondo quanto mi ricordi, io non ho mai accompagnato a Gardo Ilaria Alpi. Ricordo l'occasione del pranzo nel corso del quale lei mi parlava del suo interesse per Gardo...
PRESIDENTE. Quindi, questa sua dichiarazione non corrisponde alla verità. Lei poi può dire se sia falsa o meno; tuttavia, la dichiarazione secondo la quale lei sarebbe andato a Gardo per accompagnare Ilaria Alpi non risponde al vero.
ALEXANDER BRAUNMUHL. Preferisco dire così, con tutto il rispetto per l'ambasciatore Cassini. Si tratta di un incontro amichevole, come diceva lui, nell'intento di essere d'aiuto ai genitori di Ilaria Alpi. Preferisco dire con chiarezza che la dichiarazione non è vera.
ALEXANDER BRAUNMUHL. No. Mi ascolti: a distanza di undici anni non mi risulta ancora di aver accompagnato i giornalisti. Secondo me, li ho incontrati il giorno prima. Mi è infatti sempre presente lo shock derivante dall'avere appreso della loro morte poco dopo il nostro incontro. Loro di sicuro erano a Mogadiscio.
PRESIDENTE. Quindi è possibile che lei sia stato a Gardo nei giorni precedenti e che in quel posto abbia incontrato Ilaria Alpi?
ALEXANDER BRAUNMUHL. Penso di no. È probabile che io sia stato a Gardo prima, magari dopo abbia fatto viaggi in altri posti (a Bender Beila, a Skushuban), viaggi che portano via tantissimo tempo, e che poi ci siamo incontrati a Bosaso. A me risulta di non averli incontrati a Gardo.
ALEXANDER BRAUNMUHL. L'incontro si limita a Bosaso. È vero che ho lavorato a Gardo, ma anche in tutto il nord-est, anche in posti che si trovavano a duecento chilometri di distanza.
PRESIDENTE. È vero o non è vero che Ilaria Alpi, a Bosaso, le disse che era venuta lì perché a Mogadiscio non vi erano particolari avvenimenti da seguire?
ALEXANDER BRAUNMUHL. Se ho detto così nel 1996, è un'affermazione che posso convalidare piuttosto che smentire. Penso proprio di sì; undici anni sono tanti, ma questa informazione sta in piedi; mentre l'altra, relativa a Gardo e all'accompagnamento non sta in piedi!
PRESIDENTE. È vero o non è vero che Ilaria Alpi le disse che era venuta a Bosaso perché voleva verificare una notizia circa un'epidemia di colera che era scoppiata in quel posto?
ALEXANDER BRAUNMUHL. È vero. Devo aggiungere che sicuramente vi era l'epidemia. Non sto a dire perché avrebbe detto così. Ma se nel 1996 ho fatto questa affermazione preferisco confermarla.
PRESIDENTE. Va bene. Lei ha visto Ilaria Alpi soltanto il giorno precedente alla sua morte e non nei giorni precedenti?
ALEXANDER BRAUNMUHL. Così mi risulta e così ribadisco.
PRESIDENTE. Quindi non risponde al vero che Ilaria Alpi fu ospite della vostra casa nei pochi giorni durante i quali soggiornò a Bosso? A lei risulta soltanto il giorno precedente?
ALEXANDER BRAUNMUHL. Io non avevo una casa a Bosaso. Io stesso ero ospite
PRESIDENTE. Dico «casa vostra» nel senso di Africa 70.
PRESIDENTE. Va bene. La parola all'onorevole Schmidt.
GIULIO SCHMIDT. Grazie, presidente.
Dottor Braunmuhl, l'ambasciatore Cassini le disse di investigare per conto dei genitori di Ilaria Alpi?
ALEXANDER BRAUNMUHL. Direi piuttosto di sì. Ripeto, a parte che ho incontrato l'ambasciatore Cassini per altri motivi di lavoro, vi era anche la presenza di Flavio Lovisolo...
GIULIO SCHMIDT. Ripeto la domanda: l'ambasciatore Cassini disse di essere stato incaricato dai genitori di Ilaria Alpi ad investigare sulla morte della figlia o disse piuttosto di investigare per conto delle istituzioni italiane?
ALEXANDER BRAUNMUHL. Dai miei ricordi, lui non ha fatto cenno alle istituzioni italiane. Magari non ha adoperato la parola «incaricato», ma ha sottolineato molto il suo legame con i genitori di Ilaria Alpi e non con quelli di Miran Hrovatin. Mi ha pregato per un incontro che non ha...
Forse, se vi è qualcuno che può essere utile alla vostra Commissione, è l'attuale dipendente del Ministero degli affari esteri, nonché mio amico, Flavio Lovisolo.
GIULIO SCHMIDT. Lei ha detto che i rapporti tra l'ambasciatore Cassini ed i genitori di Ilaria Alpi erano molto intensi. Può specificarci in dettaglio su quali basi erano costruiti tali rapporti?
ALEXANDER BRAUNMUHL. Mi ha parlato, in un italiano colto, del suo legame ed anche della responsabilità che avvertiva nei riguardi dei genitori. Ignoro tuttavia come potesse aver costruito un tale legame.
GIULIO SCHMIDT. Le fece riferimento a qualche sospetto che aveva rispetto agli assassini di Ilaria Alpi?
ALEXANDER BRAUNMUHL. No, è stato molto riservato. Non si è dilungato su sospetti di alcun tipo, anche se aveva parlato delle circostanze. Non ricordo nemmeno se in questo momento l'autista sia stato fermato. La storia l'ho seguita anche io...
Devo dire di notare qualche incongruenza nel rapporto dell'ambasciatore: egli è stato tuttavia gentile, corretto ed il suo interessamento alle vicende della famiglia mi ha veramente toccato.
PRESIDENTE. In questo incontro conviviale, l'unico che lei ha avuto con Ilaria Alpi il giorno prima della sua morte, di cosa avete parlato?
ALEXANDER BRAUNMUHL. Come si direbbe, del più e del meno. Come spesso accadeva in queste occasioni ad Africa 70, tra l'altro in condizioni difficili nella città di Bosaso, si parlava della Somalia. Abbiamo parlato delle reciproche attività.
Destò un certo interesse il fatto che io fossi a Gardo: sicuramente non mi ha rivelato alcun segreto. Non mi disse di indagare su qualcosa. È stata riservata, professionale ed abbiamo scambiato qualche chiacchiera a titolo privato.
PRESIDENTE. Ilaria Alpi le ha parlato del sultano di Bosaso? Lei lo ha conosciuto?
ALEXANDER BRAUNMUHL. L'ho incontrato una volta; penso di aver aiutato suo figlio, che era paralizzato. Non ricordo il suo nome; ho letto anche il libro ed ho constatato che appare spesso.
Mi risulta, come ricordavo, che Ilaria Alpi sia stata corretta e cauta verso uno sconosciuto, vale a dire il sottoscritto. Non mi rivelò grandi segreti e, probabilmente, non mi parlò nemmeno del sultano.
PRESIDENTE. Lei ha detto che non le rivelò grandi segreti: e segreti piccoli?
ALEXANDER BRAUNMUHL. No, non rivelò alcunché. Penso faccia parte del suo lavoro.
PRESIDENTE. Avete parlato per caso di navi che erano state sequestrate nel porto di Bosaso?
ALEXANDER BRAUNMUHL. Può darsi. Mi ricordo vagamente di questa famosa nave. Era sui titoli, come per la Alpi e per fatti di cui in Italia non si può non parlare. Sicuramente Ilaria Alpi non mi ha utilizzato come fonte di chissà quali rivelazioni. Mi ricordo del fatto e mi ricordi di alcuni protagonisti, l'allora leader dell'SSDF, generale Mohamed Abshir, però ripeto, per mettere le cose in modo preciso, che Ilaria sicuramente ha parlato e chiacchierato ma probabilmente mi ha anche individuato come qualcuno che di queste cose ne sa ben poco.
PRESIDENTE. Le aveva detto di essersi recata dal sultano di Bosaso e di averlo intervistato?
ALEXANDER BRAUNMUHL. Non posso dire di sì. La risposta è negativa.
PRESIDENTE. Quindi non ne avete sostanzialmente parlato. Successivamente lei ha appreso da qualcuno di Africa 70 se effettivamente Ilaria Alpi si fosse recata a fare queste interviste e se l'avesse accompagnata qualcuno dal sultano di Bosaso?
ALEXANDER BRAUNMUHL. Devo averlo letto su un libro...
PRESIDENTE. Lasciamo perdere i libri. Lei ne ha avuto consapevolezza diretta? Aveva un ufficio a Gardo?
PRESIDENTE. Per l'attività della sua organizzazione lei era prevalentemente a Gardo?
ALEXANDER BRAUNMUHL. Il progetto era iniziato a gennaio. Era piuttosto consistente, con posti quali Gardo, Skushuban, Bender Beila. Il territorio era piuttosto vasto. L'ufficio di coordinamento era a Gibuti. Eravamo ancora nella fase del decollo del progetto: io stesso guidavo le macchine che ci portavano...
PRESIDENTE. Ho capito. A Gardo, dove alloggiava?
ALEXANDER BRAUNMUHL. Agli inizi, in una specie di albergo. A marzo probabilmente mi ero già messo d'accordo con un collega del progetto per l'acqua, al fine di condividere una casa non tanto distante dal nostro ufficio: era l'ex residenza del governatore ai tempi delle colonie.
PRESIDENTE. Lei ricorda un'occasione nella quale il personale di Africa 70 dovette rifugiarsi a Gibuti?
PRESIDENTE. Può dirmi quando accade e per quale motivo?
ALEXANDER BRAUNMUHL. Si tratta di una domanda difficile: penso fossero sotto pressione e, forse, ricattati. Per questa ragione, avevano lasciato il personale locale. Circa le ragioni, non ricordo: il fatto stesso che tutti gli italiani non potessero muoversi da Gibuti o quanto meno non recarsi a Bosaso - fatto che avveniva spesso in Somalia - poteva portare a ritenere che dovesse trattarsi di un'intimidazione se non addirittura di una minaccia.
PRESIDENTE. Proveniente da chi?
ALEXANDER BRAUNMUHL. Non saprei. Lo scenario a quei tempi in Somalia era molto difficile.
PRESIDENTE. In cosa consisteva la minaccia?
PRESIDENTE. Lei poco fa ha parlato dell'SSDF. Ci dica quali erano la sua organizzazione e le finalità perseguite.
ALEXANDER BRAUNMUHL. In questo modo entriamo proprio nel fondo della politica somala. SSDF sta per Somalia Salvation Democratic Front. Nel 1994 era in corso una lotta per il potere tra il generale Mohamed Abshir e l'attuale Presidente della Somalia Abdullahi Yusuf.
PRESIDENTE. Dunque, uno scontro di potere interno alla stessa SSDF?
ALEXANDER BRAUNMUHL. Sì, sto parlando di questi due personaggi. Hanno terminato uno dei loro congressi, che avvenivano di settimana in settimana, proprio a Gardo.
PRESIDENTE. Cosa si contendevano? Il potere politico o qualcos'altro?
ALEXANDER BRAUNMUHL. A me risulta soltanto, dal momento che ho visto questo congresso protrarsi a Gardo per settimane, che fosse in palio la leadership di una delle tante fazioni presenti in Somalia. Penso che poi il generale Mohamed Abshir si sia ritirato.
PRESIDENTE. Ha mai sentito fare il nome del dottor Kamall?
ALEXANDER BRAUNMUHL. Sì. Non si trattava forse di una persona che si è ammalata gravemente ed è poi deceduta?
ALEXANDER BRAUNMUHL. Lo conosco: era abbastanza grosso. Una volta eravamo in un albergo. Era un personaggio importante. Non ricordo di più.
PRESIDENTE. Lei sa se il dottor Kamall incontrò mai Ilaria Alpi?
ALEXANDER BRAUNMUHL. Devo dire di no.
PRESIDENTE. Ha mai conosciuto Yusuf Mohammed Ismail, detto «Bari Bari» o «Beri Beri»?
ALEXANDER BRAUNMUHL. L'ho sentito nominare; era un nome che girava spesso. Posso dire di aver conosciuto un certo Yusuf, che magari è un altro. Era una persona molto autorevole, che lavorava ad Africa 70. Se non è lui, allora non lo conosco.
PRESIDENTE. Potrebbe trattarsi di lui. Nel marzo del 1994 e in particolare nelle occasioni che abbiamo indicato, quando lei si trovava a Bosaso presso Africa 70, ricorda se vi fosse anche Bari Bari?
ALEXANDER BRAUNMUHL. Se è lui, uno altissimo...
ALEXANDER BRAUNMUHL. ...che è poi diventato il marito della Martina Steiner, una ricercatrice. È lui?
ALEXANDER BRAUNMUHL. So che era il tuttofare per Africa 70. Parlava un ottimo italiano ed era molto gentile. So che era lui che talvolta andava a cambiare i soldi. Quale altro ruolo possa avere avuto, lo ignoro completamente. Ricordo questa persona alta, dalla bella voce, gentile, che lavorava ad Africa 70.
PRESIDENTE. Sa se si frequentasse con Ilaria Alpi e Milan Hrovatin, in quel periodo? Li ha mai visti insieme?
ALEXANDER BRAUNMUHL. Direi di no. Se Yusuf si trovava a Bosaso per conto di Africa 70, allora per forza era anche con loro. L'unica cosa che ricordo molto bene di lui è che ogni tanto Africa 70 faceva qualche giretto perché dovevamo affidargli dei soldi da cambiare. Non erano sicuri che il cambio fosse giusto... Era comunque il loro uomo a Bosaso.
PRESIDENTE. A proposito di sequestri di navi, lei ha sentito parlare soltanto del sequestro che abbiamo ricordato o invece si trattava di una pratica frequente?
ALEXANDER BRAUNMUHL. Non era frequente. Io avevo cominciato a lavorare in una missione che risale al novembre del 1993. Ho cominciato poi a lavorare in proprio nel gennaio del 1994, facendo la spola con Gibuti. Ho conosciuto presto quello che passava per il leader del nord est, il generale Mohamed Abshir. Lui soffriva molto per questo episodio e non ha mai capito quale nave fosse esattamente e quanto lontana fosse dal porto. Che si trattasse di qualcosa molto importante per quel leader, lo ricordo.
PRESIDENTE. Lei conosce bene Mogadiscio?
ALEXANDER BRAUNMUHL. No. Ci ho vissuto negli anni ottanta e vi ho conosciuto mia moglie. Tuttavia, negli anni novanta il mio lavoro non mi ha più portato a Mogadiscio.
PRESIDENTE. Circa la genesi e lo sviluppo di un fenomeno di integralismo islamico, può fornire notizie alla Commissione relativamente alla sua esperienza nel 1994?
PRESIDENTE. In che senso? Nel senso che lei non ha notizie oppure nel senso che il fenomeno non esisteva?
ALEXANDER BRAUNMUHL. Non ho notizie.
PRESIDENTE. La parola all'onorevole Deiana.
ELETTRA DEIANA. Grazie, presidente.
Dottor Braunmuhl, vorrei rivolgerle alcune domande relativamente al suo incontro con Ilaria Alpi e Miran Hrovatin durante quel viaggio. Vorrei sapere in particolare se lei aveva già conosciuto Ilaria Alpi durante i suoi precedenti viaggi in Somalia.
ALEXANDER BRAUNMUHL. Penso proprio di no. Ricordo che si trattò di una sorpresa. Eravamo a pranzo, come spesso ad Africa 70, e vi erano due persone. Sono abbastanza sicuro di non averla incontrata a Gardo.
ELETTRA DEIANA. Si è trattato dunque di un incontro casuale avvenuto quel giorno?
ELETTRA DEIANA. Quanto alle vicende relative al conflitto esistente in quella organizzazione - che se non ricordo male si chiamava SSDF - le ragioni dello scontro, nella zona di Bosaso, erano note presso le comunità non somale? In particolare, erano note presso gli italiani o i tedeschi?
ALEXANDER BRAUNMUHL. Notissime. Facevano parte della nostra realtà quotidiana: l'esistenza di una lotta per il potere, dichiarata quasi come fosse una competizione democratica, era sulla bocca di tutti!
ELETTRA DEIANA. Le risulta che le ragioni di questo scontro potessero presentare profili relativi al controllo del traffico di armi?
ALEXANDER BRAUNMUHL. Sicuramente non sono mai venuto a conoscenza di questi aspetti.
ELETTRA DEIANA. Si trattava quindi soltanto di uno scontro per il potere e non vi erano aspetti relativi a questioni concrete?
ALEXANDER BRAUNMUHL. Magari vi erano persone che sapevano; io no.
ELETTRA DEIANA. Da quanto ho capito, lei conosce abbastanza bene la zona
nei dintorni di Bosaso. Pertanto, lei potrebbe avere un'idea su chi a Bosaso fece da intermediario nei confronti di Ilaria Alpi perché questa realizzasse l'incontro con il sultano di Bosso: come si poteva incontrarlo?
ALEXANDER BRAUNMUHL. Non so. Io l'ho incontrato in qualche occasione. Magari a casa del già nominato generale Mohamed Abshir, leader della zona. Ripeto, l'ho conosciuto più per le ragioni legate al fatto che il figlio era paralizzato. Ricordo benissimo che, in occasione della mia prima missione in quella provincia nell'ottobre del 1993, in presenza dell'allora ministro della difesa, vi era questo sultano, un personaggio di spicco.
ELETTRA DEIANA. Per intervistarlo o semplicemente per incontrarlo, era necessario qualche particolare procedimento? Oppure era sufficiente semplicemente bussare alla porta e presentarsi?
ALEXANDER BRAUNMUHL. Probabilmente è vera la prima ipotesi. Tuttavia, dal momento che lei mi ha chiesto quale persona abbia fatto da tramite, allora devo dirle che non saprei; tuttavia, credo sia necessario fare qualcosa di più che bussare alla porta.
ELETTRA DEIANA. Lei non ha idea di quale persona italiana fosse in grado, in quella circostanza, di attivare l'iniziativa, magari chiedendo a qualche somalo di aiutare Ilaria Alpi ad ottenere questo incontro?
ALEXANDER BRAUNMUHL. Non saprei.
ELETTRA DEIANA. Per quanto riguarda il viaggio a Gardo, lei ci ha detto che non ha accompagnato Ilaria Alpi e che ha soltanto saputo che vi era stata. Anche in questo caso, le chiedo se ha qualche idea su chi abbia accompagnato i due giornalisti a Gardo.
ALEXANDER BRAUNMUHL. Ricordo che a Gardo non vi era una comunità molto folta però - se lei vuol prendere nota - le dico quali NGO vi erano: innanzitutto una organizzazione di Washington, poi vi era «Action international contre la faim»; vi era ancora, a quei tempi, «Médecins du monde» (francese); accanto a queste tre NGO, vi era la GTZ che, ripeto, non è una NGO.
ELETTRA DEIANA. Si poteva dunque andare da Bosaso a Gardo, sapendo che vi erano queste associazioni?
ALEXANDER BRAUNMUHL. Sì, a parte che per motivi logistici quasi tutti andavano a Bosaso per l'approvvigionamento dei materiali. Anche per quanto riguarda i viaggi, occorreva andare a Bosaso per andare poi a Gibuti e quindi a Nairobi o a Mogadiscio.
ELETTRA DEIANA. Era facile trovare i collegamenti?
ALEXANDER BRAUNMUHL. Molto semplice.
ELETTRA DEIANA. Durante l'incontro amichevole del quale lei ci ha parlato in precedenza, vi erano molti italiani? Vi erano tutti quelli di Africa 70?
ALEXANDER BRAUNMUHL. Non ricordo il nome di tutti. Tuttavia, eravamo probabilmente a tavola in sei, al massimo otto persone.
ELETTRA DEIANA. Non ricorda se Ilaria Alpi e Miran Hrovatin avessero maggiore familiarità con qualcuno di questi commensali? Con qualcuno che magari era stato con loro nei giorni precedenti?
ALEXANDER BRAUNMUHL. Suppongo che lei avesse già contattato Africa 70 e la loro gente da allora. Se posso essere utile, ricordo che erano Enrico Fregonara, sua moglie (della quale non ricordo il nome) e Giorgio Cancelliere (che aveva anche un ruolo nella gestione di
Africa 70 ). Chi fosse presente di questi italiani non ricordo con esattezza. Tuttavia è molto probabile...
ELETTRA DEIANA. Lei ha detto di aver saputo della morte dei due giornalisti nei giorni immediatamente successivi. È esatto?
ELETTRA DEIANA. Le è capitato, nel periodo immediatamente successivo alla morte di Ilaria Alpi, di fare domande o di raccogliere informazioni per sapere cosa fosse successo?
ELETTRA DEIANA. La ringrazio, ho concluso le mie domande.
PRESIDENTE. Dottor Braunmuhl, ha mai conosciuto Giancarlo Marocchino?
PRESIDENTE. Lei andava spesso a Gardo: per andare a Bosaso, doveva passare per la strada Garoe-Bosaso. Se la ricorda?
ALEXANDER BRAUNMUHL. Da Gardo a Bosaso vi è una distanza di 240 chilometri.
PRESIDENTE. Non so se lei sia a conoscenza del fatto che, quando fu costruita la strada Garoe-Bosaso, vi furono interrati contenitori o bidoni di rifiuti tossici, forse addirittura radioattivi. Ha mai avuto qualche informazione al riguardo?
ALEXANDER BRAUNMUHL. No, devo dire di no per non confondere le mie conoscenze dirette con le dicerie o le informazioni giornalistiche. In prima persona non ho mai saputo nulla.
PRESIDENTE. Se non vi sono altre domande, ringrazio il dottor Alexander Von Braunmuhl per la disponibilità accordata; ringrazio inoltre il dottor Santucci dell'ambasciata italiana per il supporto fornito e dichiaro concluso l'esame testimoniale.
(Il collegamento audio con Nairobi viene disattivato).
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