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PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca l'esame testimoniale di Mauro Maurizi, al quale faccio presente che è ascoltato in
qualità di testimone, con tutto ciò che ne consegue dal punto di vista delle sue dichiarazioni.
La prego di declinare le sue generalità.
MAURO MAURIZI. Sono Mauro Maurizi e lavoro alla RAI, per il TG1, come tele-cineoperatore. Sono nato a Roma il 9 gennaio 1952 e risiedo a Roma, in Via Dego, 42.
PRESIDENTE. Lei è mai stato sentito dalle autorità in merito all'omicidio di Ilaria Alpi e di Miran Hrovatin?
PRESIDENTE. È stato in Somalia?
PRESIDENTE. Ricorda in quale periodo?
MAURO MAURIZI. Ci sono andato talmente tante volte. Ci andavo anche prima della guerra civile. Ci sarò andato venti volte.
PRESIDENTE. Senza precisare esattamente la data, ricorda i periodi, anche rispetto alla storia ed alle vicende della Somalia? Ha detto che c'è stato prima della guerra civile.
MAURO MAURIZI. Prima sono andato con il ministro Emilio Colombo per servizi istituzionali, del ministero. Poi, quando sono iniziati i problemi con la guerra civile, sarò andato una ventina di volte, con scadenze quasi fisse. Ad esempio, ero presente quando c'è stato lo scontro a fuoco al check point Pasta, quando furono uccisi degli italiani.
PRESIDENTE. Non ricorda con precisione i periodi in cui è stato in Somalia, ma nel marzo del 1994 lei comunque è stato in Somalia?
MAURO MAURIZI. Quando c'era Ilaria? Sì, ci siamo anche incontrati.
PRESIDENTE. Ricorda in quale periodo?
MAURO MAURIZI. Ricordo che ero arrivato una settimana, dieci giorni prima di Ilaria. Poi l'ho incontrata all'EBU, dove noi facciamo i riversamenti delle immagini; era appena arrivata. Andai a salutare anche Miran Hrovatin in stanza e parlammo del più e del meno.
PRESIDENTE. Lei dove alloggiava?
MAURO MAURIZI. All'hotel Hamana.
PRESIDENTE. Lei si occupava personalmente del noleggio delle auto e delle scorte?
MAURO MAURIZI. Sì, insieme al giornalista Cervone.
PRESIDENTE. Chi vi forniva le auto e le scorte? A chi vi rivolgevate quando arrivavate?
MAURO MAURIZI. Ormai avevamo un giro fisso, una persona che sembrava abbastanza affidabile.
PRESIDENTE. Non ricorda come si chiamava?
MAURO MAURIZI. No, non lo ricordo.
PRESIDENTE. Non era Giancarlo Marocchino che vi dava la scorta?
PRESIDENTE. Ricorda se di Mogadiscio nord o di Mogadiscio sud?
MAURO MAURIZI. Dopo la linea verde, l'Hamana stava sotto, davanti all'ambasciata.
PRESIDENTE. L'Hamana stava a nord di Mogadiscio.
MAURO MAURIZI. Sì, praticamente davanti all'ambasciata italiana.
PRESIDENTE. Siccome nel corso del nostro lavoro si è sempre detto che la sicurezza doveva essere garantita...
MAURO MAURIZI. Però, caso strano, quando è successa la storia di Ilaria, avevamo preso un'altra scorta, non c'erano le solite persone che prendevamo normalmente. Se non sbaglio, l'ultima volta in cui sono andato con Cervone non trovammo il ragazzo che normalmente contattavamo per lavorare.
PRESIDENTE. Quindi, non avete trovato la stessa persona?
MAURO MAURIZI. No, se non sbaglio, non erano gli stessi. Questo ragazzo non c'era, cambiammo, al novanta per cento.
PRESIDENTE. Chi glielo indicò? Nel momento in cui lei ha cambiato scorta, per fidarsi di una situazione, a chi si è rivolto?
MAURO MAURIZI. Adesso non mi ricordo, però sempre gente conosciuta.
PRESIDENTE. Che avevate conosciuto nei precedenti viaggi?
MAURO MAURIZI. Certo, anche perché Rino Cervone conosceva molto bene il paese, lo seguiva da molti anni, anche professionalmente. Come ripeto, non ricordo precisamente come lo abbiamo contattato, ma erano i soliti giri di amicizie. Non abbiamo preso il primo che abbiamo visto, ma persone che già avevano lavorato nell'ambito giornalistico.
PRESIDENTE. Voi eravate stati avvisati da qualcuno che c'era una pericolosità crescente nella città? Avevate piena consapevolezza della pericolosità?
MAURO MAURIZI. Quello era un momento brutto, perché, come lei ben saprà, erano andati via tutti, gli italiani erano andati via, non c'erano più. Prima se c'erano problemi e scappavi con la macchina, perché qualcuno ti inseguiva, andavi in un posto di blocco e ti fermavi; quando sono andati tutti via non potevi più fare queste cose. Credo che rimasero soltanto gli indiani o quelli dello Sri Lanka. Praticamente non c'era più nessuno per strada a coprire la sicurezza delle strade, perché, come saprà, se ne andarono tutti, gli italiani e tutti gli altri. Era veramente pericoloso, molto pericoloso.
PRESIDENTE. Se ne andarono tutti, ma nei giorni in cui lei era presente c'erano ancora gli italiani.
MAURO MAURIZI. Sì, però poi sono andati via e siamo rimasti almeno una settimana, dieci giorni da soli.
PRESIDENTE. Senza che facessero il servizio...
MAURO MAURIZI. No, non c'erano proprio, erano andati via con la nave, stavano al largo sulla nave, gli italiani e anche gli altri contingenti.
PRESIDENTE. Nei giorni in cui stette lì, prima dell'uccisione di Ilaria Alpi, lei riuscì a farsi un'idea di quale fosse l'atteggiamento della popolazione nei confronti degli italiani?
MAURO MAURIZI. Come ripeto, in quei giorni cercavo di uscire molto poco, perché si sentiva nell'aria che c'era molto pericolo. Sì, si avvertiva qualcosa, c'era un po' di tensione.
PRESIDENTE. Quindi, lei l'avvertiva?
MAURO MAURIZI. Sì, io l'avvertivo. Infatti, più di una volta ho detto a Cervone: siamo rimasti soltanto noi, andiamo via anche noi, siamo rimasti soli.
Anche i giornalisti italiani erano andati via; eravamo rimasti praticamente Rino Cervone, io, Ilaria Alpi e Miran Hrovatin, che ancora dovevano tornare da Bosaso, quando rimasero bloccati. Poi non c'erano altri giornalisti, erano andati tutti via, anche quelli della carta stampata.
PRESIDENTE. Ma nessuno vi avvertì di questo pericolo o di un pericolo imminente?
MAURO MAURIZI. No, sono cose che aspetti, che senti, anche perché in albergo eravamo rimasti solo io e lui. Difatti, io più di una volta dissi a Rino che forse era meglio se andavamo via anche noi.
PRESIDENTE. Lei ha detto prima di aver conosciuto Ilaria Alpi e Miran Hrovatin. A noi interessa, in particolar modo, quando lei li ha incontrati insieme a Cervone il 14 marzo, quando siete andati all'hotel Sahafi. Ci può raccontare questo incontro, la premessa di questo incontro, come è avvenuto e cosa vi siete detti durante questo incontro?
MAURO MAURIZI. Ero andato con Rino a fare il montaggio e il riversamento. Mentre Rino era al montaggio, io entravo ed uscivo a fumare una sigaretta ed ho visto arrivare Ilaria. Sapevo che era arrivata, perché ce lo avevano detto i soldati italiani, anzi si erano sbagliati e pensavano che fosse venuta con un cameraman donna. Allora dissi scherzando: «Ilaria, ma chi è questo cameraman donna?». «Ma quale donna, è Miran Hrovatin, è su, sta riposando. Se vai su gli fa piacere vederti, anche perché è la prima volta che viene, così lo incoraggi». Quindi, andai su in stanza a salutarlo, come si fa normalmente tra di noi. Parlammo del più e del meno; lui disse che il giorno dopo sarebbero andati via - anch'io sarei andato via con Rino da un'altra parte - e che quando sarebbero tornati a Mogadiscio ci saremmo visti una sera per cenare insieme. Io dissi che Ilaria sapeva dov'era il mio albergo.
PRESIDENTE. Ma quando parlò di dove andava...
MAURO MAURIZI. No, non mi disse niente.
PRESIDENTE. Non le disse se andava a Bosaso o a Chisimaio?
MAURO MAURIZI. Sì, mi disse che andava a Bosaso... in un paese, ma niente di più.
PRESIDENTE. Disse Bosaso o Chisimaio?
MAURO MAURIZI. Andavano a Bosaso. Sapevo che andavano a fare una cosa... Quegli aerei erano dell'ONU; io prendevo con Rino l'aereo che andava a Chisimaio, il giorno successivo, e loro andavano nell'altro paese. Poi so che non tornarono indietro perché si ruppe l'aereo, qualcosa del genere, e loro rimasero dei giorni in più proprio perché l'aereo si ruppe. Invece, io e Rino tornammo nel tempo previsto, il giorno dopo.
PRESIDENTE. Quindi, lei ricorda che Ilaria le disse precisamente che andavano a Bosaso?
MAURO MAURIZI. Sì, mi disse che andavano fuori.
PRESIDENTE. Non le parlò assolutamente di Chisimaio?
MAURO MAURIZI. No, mi dissero che andavano fuori.
PRESIDENTE. Quando lei dice che parlarono del più e del meno che cosa intende?
MAURO MAURIZI. Problemi di lavoro, come stai, com'è la situazione, le domande che normalmente si fanno quando si va per la prima volta in un posto abbastanza pericoloso.
PRESIDENTE. Ma, ad esempio, lei non chiese che cosa andassero a fare a Bosaso?
MAURO MAURIZI. No, normalmente non chiedo mai, per non mettere in difficoltà, perché magari vogliono fare una cosa che non vogliono dire, vogliono fare uno scoop. Se me le dicono, bene, ma non chiedo: che cosa vai a fare? È brutto chiedere ad un giornalista che cosa va a fare.
PRESIDENTE. Con Miran Hrovatin parlò?
PRESIDENTE. Con lui o con Ilaria?
MAURO MAURIZI. Ilaria mi accompagnò su nella stanza e parlai con Miran che stava ancora riposando.
PRESIDENTE. Parlarono anche del ritorno?
MAURO MAURIZI. Dovevano stare lì un giorno o due, il tempo che l'aereo ritornasse indietro. Gli aerei dell'ONU, che ci permettevano di muoverci, venivano con orari ben stabiliti. Quindi, di solito si stava fuori un giorno o due, il tempo di arrivare con l'aereo. Dissi: «Anch'io sto fuori». «Quando torni ci vediamo. In che albergo stai? Non stai qui?». «No, sto all'Hamana. Comunque non ti preoccupare che Ilaria lo sa».
PRESIDENTE. Parlando del più e del meno, parlaste anche della situazione della sicurezza, del pericolo che c'era?
MAURO MAURIZI. Sinceramente non me lo ricordo, però qualche domanda l'avrà fatta. Hrovatin era uno che nelle guerre c'era stato, noi ci eravamo conosciuti in Bosnia. Certo era un approccio diverso nel modo di combattere, anche il clima è diverso ed era la prima volta che lui veniva.
PRESIDENTE. Nei giorni successivi al vostro incontro lei ha avuto notizie di Ilaria Alpi e di Miran Hrovatin?
MAURO MAURIZI. So che erano partiti e non riuscivano a tornare indietro.
PRESIDENTE. Lei direttamente ha avuto notizie?
MAURO MAURIZI. No, non con loro. Ci informavamo perché il loro autista li cercava sempre: «Ma dove stanno? Io vado all'aeroporto tutte le mattine e non ci sono».
PRESIDENTE. Un loro autista che andava...
MAURO MAURIZI. Andava a prenderli, perché dovevano tornare e non tornavano mai. Quindi, chiedeva sempre a noi italiani: «Perché non vengono?». «Non so perché non vengono. Vai all'aeroporto e vedrai».
PRESIDENTE. La prego di guardare queste foto (Mostra al teste alcune fotografie). Vediamo se riesce a riconoscere l'autista di Ilaria Alpi, colui che le riferiva che andava all'aeroporto per andare a riprenderli.
MAURO MAURIZI. Era piccolo di statura. Ricordo solo che era un ometto, non molto alto, e basta.
PRESIDENTE. Mostrato al teste l'album di fotografie, lettera A, contenente il filmato 20/3/94, Mogadiscio, ABC, «recupero corpi», Mauro Maurizi non riconosce in nessuna fotografia quella dell'autista di Ilaria Alpi.
Passiamo ora alla cena in casa di Marocchino per il compleanno della giornalista Carmen Lasorella, il 16. Lei partecipò? Cervone non era presente, ma lei c'era?
PRESIDENTE. Cosa ricorda di quella cena?
MAURO MAURIZI. Ricordo che c'erano Carmen, Romolo Paradisi e Vladimiro Odinzoff di Repubblica; poi credo ci fosse anche il giornalista dell'ANSA, Benni. Stavamo a cena perché era il compleanno di Romolo Paradisi, credo. Mi avevano invitato e Cervone non era voluto venire perché diceva che era stanco, non aveva voglia, voleva fare delle cose. Era una serata fra amici. Improvvisamente Marocchino è uscito dalla stanza, è tornato e ci ha detto: «Scusate, mi allontano un po'». Si è allontanato per più di un'ora, un'ora e mezza. Quando è tornato ha allontanato tutti i camerieri, i somali, che, bene o male, conoscevano tutti l'italiano, ha chiuso le porte ed ha detto: «Ragazzi, state attenti. Mi dicono che ci sarà un sequestro di italiani, però state attenti perché qui tra un sequestro ed essere ammazzati ci vuole poco. Mi raccomando, rafforzate le scorte». Si preoccupò molto di rafforzare la scorta a Carmen Lasorella, si preoccupò di quelli ai quali lui dava il supporto, non di me perché io avevo un'altra macchina. Si preoccupò di rafforzare la scorta a quelli ai quali la forniva, a cui dava assistenza.
PRESIDENTE. Quale fu la reazione dei presenti a questo allarme di Marocchino?
MAURO MAURIZI. Può immaginare. Cercammo di stare ancora più attenti di prima.
PRESIDENTE. Ricorda qualche espressione fatta da alcuni giornalisti in particolare?
MAURO MAURIZI. Si cercava di uscire il meno possibile. È difficile spiegare com'era la situazione in Somalia. Il pericolo c'era dappertutto, poteva esserci per qualsiasi motivo.
PRESIDENTE. Marocchino fu così lapidario? Disse quella frase, «state attenti», e basta?
MAURO MAURIZI. Sì, «state attenti, perché mi dicono che ci potrebbe essere un sequestro».
PRESIDENTE. Voi avete fatto domande, lui ha risposto?
MAURO MAURIZI. Ho visto che stava parlando con delle persone delle famiglie, dei clan. Se non ricordo male, una cosa che mi colpì fu che disse: la cosa strana è che sono dei clan che normalmente si scontrano tra di loro e questa volta, invece, vorrebbero fare un sequestro, quelli al di là e al di qua della linea verde insieme.
PRESIDENTE. Disse esplicitamente che il sequestro...
MAURO MAURIZI. Disse: è una cosa strana, perché sono gruppi che normalmente si combattono e stavolta vogliono fare una cosa insieme. Questo lo ricordo abbastanza bene.
PRESIDENTE. Spiegò per quale ragione ce l'avevano con gli italiani? Disse qualcosa di preciso?
MAURO MAURIZI. Quello che si diceva e si sentiva non ha valore, erano persone che magari parlavano a titolo personale. Sono cose che si sentivano: ad esempio, che gli italiani avevano promesso delle cose ad alcuni clan, dopo il problema del check point Pasta. Avevano promesso delle cose, non so se soldi o altro, per proteggere gli italiani; invece poi, come al solito, sono partiti e non hanno dato niente a nessuno, e quindi erano molto arrabbiati. Però, come ripeto, questa è una cosa che posso pensare pure io, ma non è detto che sia una cosa ufficiale, sono considerazioni di persone.
PRESIDENTE. Marocchino vi spiegò per quale ragione vi fosse questo sentimento di ostilità nei confronti degli italiani?
MAURO MAURIZI. No, come ripeto, non disse niente di particolare.
ELETTRA DEIANA. Però lei ha detto che Marocchino ha riferito delle cose precise circa questo sentimento di ostilità. Sta dicendo che Marocchino avrebbe detto che le tribù, contrariamente alla loro abitudine, si erano coalizzate contro gli italiani per vendicarsi di promesse non mantenute.
MAURO MAURIZI. Ma questo non lo ha detto Marocchino. Erano voci, cose che si dicono davanti ad un caffè.
ELETTRA DEIANA. Ma erano voci che lei aveva raccolto precedentemente alla cena?
ELETTRA DEIANA. In quella cena queste...
MAURO MAURIZI. La cena non c'entra niente. Questa era una cosa che si sentiva, cose che magari pensava qualcuno, non è detto che fosse sicuro.
ELETTRA DEIANA. Marocchino quando tornò e vi diete l'allarme quali motivi addusse per questo allarme?
MAURO MAURIZI. Niente di particolare.
ELETTRA DEIANA. Marocchino disse che gli italiani rischiavano perché i somali...
MAURO MAURIZI. Ci ha detto che si parlava di un rapimento di italiani.
ELETTRA DEIANA. Da parte dei somali?
ELETTRA DEIANA. Vorrei sapere: perché ad un certo punto Marocchino è uscito?
MAURO MAURIZI. Qualcuno lo ha chiamato.
ELETTRA DEIANA. Lui non ha detto chi lo aveva chiamato?
MAURO MAURIZI. No. È entrato un inserviente, gli ha parlato, lui si è alzato e ha detto: scusate un attimo. Poi è tornato e ha detto: mi allontano dieci minuti, un quarto d'ora, mezz'ora.
ELETTRA DEIANA. È uscito dalla casa?
MAURO MAURIZI. Sì, credo sia uscito da casa.
ELETTRA DEIANA. Non dalla sala?
MAURO MAURIZI. È uscito dalla stanza e non so dove sia andato, se è andato fuori con la macchina.
ELETTRA DEIANA. Fino ad allora lui non aveva parlato di questo rischio che gli italiani correvano?
ELETTRA DEIANA. Ne ha parlato tornando?
MAURO MAURIZI. Sì. Le faccio presente che io non frequentavo molto Marocchino. Lo conoscevo perché erano molti anni che andavo lì, ma non è che lo frequentassi. Quella sera sono stato invitato perché c'era un compleanno, non è che io normalmente andassi a casa di Marocchino.
ELETTRA DEIANA. Quando lui vi ha dato queste informazioni voi non avete chiesto da dove le avesse sapute?
MAURO MAURIZI. Certo, abbiamo chiesto cosa fosse successo. Disse che aveva parlato con delle persone vicine, amiche. Disse «mi è stato riferito», ma non disse da chi.
ELETTRA DEIANA. Non avete chiesto se erano suoi amici somali oppure italiani?
MAURO MAURIZI. Onestamente no. Penso che di questa cosa forse ne sappiano qualcosa in più Carmen e... Sicuramente avranno insistito con lui per farlo parlare, i giornalisti sono più portati a chiedere.
PRESIDENTE. Marocchino disse che si trattava di una minaccia generica nei confronti degli italiani o contro i giornalisti? Specificò a chi era rivolta questa minaccia?
MAURO MAURIZI. No, parlò di italiani, non disse se giornalisti o altro, però chiaramente bisognava stare attenti tutti. Secondo me, erano gli italiani, chiunque prendessero. Secondo me, ma è solo una mia deduzione personale, era riferito agli italiani in quanto tali, ma posso anche sbagliare.
PRESIDENTE. Però dicendolo in una riunione in cui c'erano dei giornalisti, lei avrà fatto qualche ragionamento, perché anche Marocchino era italiano.
MAURO MAURIZI. Ma lui viveva lì ormai da tanto, anche se cominciava ad avere problemi anche lui in quel periodo.
PRESIDENTE. Comunque, Marocchino non fece specificazioni rispetto alla minaccia?
PRESIDENTE. Lei poi quando è partito? Lo ricorda?
MAURO MAURIZI. Ricordo perfettamente che sono partito e all'aeroporto ho incontrato Marocchino e gli ho chiesto di Ilaria. Mi ha detto: è tornata oggi. Ho detto: sono contento, finalmente una buona notizia. Ilaria si era fatta viva, finalmente era riuscita a ritornare a Mogadiscio. Io sono partito per il Kenya.
MAURO MAURIZI. Io partivo con Rino e all'aeroporto incontrammo Marocchino. Gli chiesi se sapeva qualcosa di Ilaria, perché io partivo e lei ancora non si era fatta sentire. Disse: tutto a posto, è tornata.
MAURO MAURIZI. Io partivo per lavoro per il Kenya.
PRESIDENTE. Sta dicendo che è partito per il Kenya il giorno stesso in cui Ilaria era tornata, perché Marocchino gli avrebbe riferito che Ilaria era già tornata.
ELETTRA DEIANA. Ma lei ricorda quando è partito?
MAURO MAURIZI. Non mi ricordo.
ELETTRA DEIANA. Ma questo non è indifferente!
MAURO MAURIZI. Il giorno che è tornata Ilaria. Quando è tornata?
ELETTRA DEIANA. Ma lei è partito il 18, il 19 o il 20?
MAURO MAURIZI. Non mi ricordo.
ELETTRA DEIANA. È partito la mattina?
MAURO MAURIZI. No, era l'ora di pranzo, più o meno.
ELETTRA DEIANA. E all'aeroporto ha incontrato Marocchino. Dove ha visto Marocchino?
MAURO MAURIZI. Veniva con la macchina.
MAURO MAURIZI. Io stavo sul campo militare dell'aviazione, ero già dentro l'aeroporto.
ELETTRA DEIANA. Lei non può ricostruire quando è partito da Mogadiscio per Nairobi?
ELETTRA DEIANA. È partito con Cervone?
ELETTRA DEIANA. Noi sappiamo quando Cervone ha detto di essere partito? Venerdì 18?
PRESIDENTE. Cervone dice il 18, quindi Ilaria Alpi non era tornata. Cervone dice che è partito insieme a lei il 18.
MAURO MAURIZI. Se lui dice il 18... Io non ricordo le date.
PRESIDENTE. Ma allora Marocchino non può averle detto che era tornata.
ELETTRA DEIANA. Ricorda bene questo episodio?
MAURO MAURIZI. Ricordo che ha detto: tutto bene, è tornata.
PRESIDENTE. «È tornata», «sta tornando» o «tornerà»?
MAURO MAURIZI. Io credo di aver capito che era già tornata. Credo che anche Rino abbia capito la stessa cosa. Onestamente, per le date non sono molto... Sono passati anni e poi io non scrivo mai niente.
ELETTRA DEIANA. Cervone che ha detto?
PRESIDENTE. Ha detto che è partito il 18; c'è un'incongruenza.
MAURO MAURIZI. Ilaria quando è tornata?
MAURO MAURIZI. Non può essere, due giorni di differenza assolutamente non è possibile. Si sarà sbagliato Rino allora.
PRESIDENTE. Il 18 è il giorno in cui si sa che Ilaria ritorna.
MAURO MAURIZI. Io stavo intervistando Aidid in Kenya e ho sentito dalla CNN che avevano ucciso Ilaria e Miran. Era il secondo giorno che stavo in Kenya e, quindi, non può essere.
Io ho saputo di Ilaria mentre stavo intervistando Aidid; sulla CNN ho visto tutti questi somali ed ho sentito «non siamo stati noi». Il giornalista americano ha detto: noi tutto a posto, killed italian journalist. Ho finito l'intervista e ho detto: Rino, mi sa che è successo qualcosa.
ELETTRA DEIANA. Quando ha fatto questa intervista?
MAURO MAURIZI. In Kenya, due giorni dopo.
PRESIDENTE. Il giorno in cui è stata uccisa Ilaria, il 20, lei dice che ha saputo dell'uccisione di Ilaria Alpi quando era già a Nairobi.
MAURO MAURIZI. Sì, è sicuro che stavo a Nairobi.
PRESIDENTE. Quindi, è partito due giorni prima, il 18. Lei è stata uccisa il giorno in cui è tornata.
MAURO MAURIZI. Lo stesso giorno? Io le date non le ricordo.
PRESIDENTE. Quindi, lei si è confuso.
MAURO MAURIZI. Oppure probabilmente ha detto: l'ho sentita, tutto bene, sta tornando. Probabilmente avrà detto una cosa del genere.
ELETTRA DEIANA. Presidente, bisogna capire bene questa testimonianza che ci ha dato relativamente alle cose che ha detto Marocchino.
PRESIDENTE. Sta parlando della cena?
ELETTRA DEIANA. No, sto parlando dell'incontro con Marocchino all'aeroporto.
PRESIDENTE. Lui sicuramente si è confuso, perché se il 20 è a Nairobi ad intervistare Aidid ed è partito due giorni prima, è il 18 e non il 20. Quindi, lui si ricorda male. Il 18 Marocchino non poteva sapere che era tornata. Il 20 Marocchino poteva sapere che era ritornata, ma il 18 poteva sapere che sarebbe tornata e non che era tornata.
ELETTRA DEIANA. Ho capito, presidente, ma io vorrei che lui facesse uno sforzo per ricordare bene se ha incontrato Marocchino, che cosa gli abbia detto Marocchino, se lo ricorda. Lasciamo da parte le supposizioni.
MAURO MAURIZI. Sicuramente l'ho visto in macchina, abbastanza velocemente, e gli ho chiesto di Ilaria. Probabilmente avrà detto: sì, l'ho sentita, tutto bene. E io ho capito che era arrivata. Dopo tanti anni, in buona fede, vede che ci vuole a sbagliare? Probabilmente lui passando mi ha detto...
ELETTRA DEIANA. Passando dove? All'aeroporto?
MAURO MAURIZI. Sì, all'aeroporto.
ELETTRA DEIANA. Ma fermandosi anche?
MAURO MAURIZI. Sì, e gli ho chiesto di Ilaria. Probabilmente mi ha detto: tutto bene, l'ho sentita, non ti preoccupare. Invece, io ho capito che era arrivata. Se le date sono queste... Non mi posso ricordare. Poi c'era il responsabile dell'ONU, l'ambasciatore italiano con noi.
PRESIDENTE. Lei conosceva ovviamente Romolo Paradisi?
MAURO MAURIZI. Sì, conosco Romolo Paradisi.
PRESIDENTE. Intendo dire che lo conosceva già allora.
PRESIDENTE. Romolo Paradisi filma sulla Garibaldi l'arrivo delle salme, però questi filmati non sono mai stati ritrovati. Lei con Romolo Paradisi non ha mai parlato di quando lui era sulla Garibaldi, del lavoro che fece in quel momento?
MAURO MAURIZI. No, lo sento per la prima volta. Sapevo che stava sulla Garibaldi, ma che mancavano le immagini non l'ho mai saputo. Per questo quando andarono tutti via sulla Garibaldi ed eravamo rimasti io e Rino, io ero preoccupato e volevo andare via. Lei mi ha chiesto prima se si sentiva nell'aria la paura, la tensione. Si sentiva, perché non c'era più nessuno: gli italiani stavano tutti via sulla Garibaldi, gli americani se n'erano andati. È chiaro che uno aveva paura di rimanere lì da solo.
PRESIDENTE. Adesso le faccio vedere una persona e vediamo se la riconosce (Mostra al teste aclune fotografie).
MAURO MAURIZI. Mi creda, dopo tutto questo tempo è impossibile riconoscerlo.
PRESIDENTE. È quello con la camicia a righe. Non se lo ricorda?
PRESIDENTE. Il testimone Mauro Maurizi non riconosce nelle fotografie
dello stesso album citato precedentemente la fotografia della persona con la camicia a righe azzurre.
Lei è mai stato a Bosaso?
MAURO MAURIZI. A Bosaso penso di esserci andato con Rino, se non sbaglio.
PRESIDENTE. Ricorda? È al nord, è tanto lontano da Mogadiscio... non ricorda se c'è andato?
MAURO MAURIZI. Siamo andati fuori con l'aereo, ma adesso non ricordo se a Bosaso o da un'altra parte. Io sto fuori in trasferta duecento giorni l'anno, non mi posso ricordare.
PRESIDENTE. Certo, però era a trecento chilometri di distanza da Mogadiscio.
MAURO MAURIZI. Ieri sera stavo in Bulgaria. Faccio confusione. Ricordo sicuramente di essere andato con Rino in aereo fuori da Mogadiscio, ma non ricordo se era Bosaso o un altro posto.
PRESIDENTE. Ci sono domande? Prego, onorevole Deiana.
ELETTRA DEIANA. Sempre riferendomi alla cena di festeggiamento, vorrei sapere se vi erano anche degli ospiti somali.
MAURO MAURIZI. Non mi sembra. Al 90 per cento, credo che eravamo solo noi italiani.
ELETTRA DEIANA. Quando Marocchino è tornato ed ha allontanato gli inservienti, non ricorda se nella stanza rimasero anche dei somali?
MAURO MAURIZI. No, c'era - diciamo - il suo braccio destro, che è entrato e poi è uscito. Marocchino ha parlato senza nessun somalo presente.
ELETTRA DEIANA. In quella situazione, si parlò di Ilaria Alpi?
ELETTRA DEIANA. La data dovrebbe essere mercoledì 15 marzo. In quella data, Ilaria Alpi non è stata nominata per niente?
MAURO MAURIZI. Non credo. Adesso non mi ricordo, ma non credo.
ELETTRA DEIANA. Non ricorda se qualcuno abbia rilevato che, non essendoci, bisognava cercare di avvertirla di questo pericolo quando fosse tornata?
MAURO MAURIZI. Sicuramente Marocchino l'avrà fatto, penso. Qualcuno lo avrà fatto.
ELETTRA DEIANA. Ma in quella sede non fu detto nulla?
MAURO MAURIZI. Onestamente non me lo ricordo.
ELETTRA DEIANA. Lei era presente alla riunione di venerdì 18? Ricorda che vi fu una riunione presso il compound italiano nella quale i giornalisti italiani furono avvertiti che la situazione era diventata più pesante? Non ricorda questa riunione?
ELETTRA DEIANA. Mi correggo: sembra che fosse una riunione all'hotel Sahafi, non al compound.
MAURO MAURIZI. Non mi ricordo. Forse ci sarà andato Rino.
ELETTRA DEIANA. Fu una riunione degli ufficiali italiani, si è detto.
MAURO MAURIZI. Sì, ma solitamente non partecipo a queste riunioni; magari ci sarà andato Rino, probabilmente.
ELETTRA DEIANA. Si riferisce a Rino Cervone?
MAURO MAURIZI. Sì. Ricordo che siamo andati ad intervistare una donna somala che parlava molto bene l'italiano, un'amica di Ilaria che si occupa dei rapporti con le donne somale. Era molto, molto impaurita e per la prima volta - l'avremo intervistata duecento volte! - non volle assolutamente essere intervistata. Abbiamo parlato di tutto, ma non volle assolutamente essere intervistata, perché ci disse che quello era un brutto periodo.
PRESIDENTE. Ricorda quando si verificò questo episodio?
MAURO MAURIZI. Sempre in quella trasferta, credo, ma non mi chieda le date perché non me le ricordo proprio. Disse pure che fu aggredita da un camion che trasportava delle cose - che loro vendevano - e che addirittura erano state picchiate delle donne; in un paese come quello, picchiare una donna è veramente una cosa grave. E disse che le cose stavano degenerando di brutto.
PRESIDENTE. Questa signora era Starlin?
MAURO MAURIZI. Credo di sì. Mi è rimasta impressa perché per la prima volta non volle farsi intervistare. Disse: «No, Rino, non è il caso che faccia delle interviste, delle dichiarazioni, perché è un momento proprio brutto».
PRESIDENTE. Con Starlin parlaste di Ilaria Alpi e Miran Hrovatin?
MAURO MAURIZI. Non mi ricordo. So che c'erano delle polemiche, quando Ilaria parlava a proposito delle donne somale. Qualcuno le diceva: «Forse è meglio se ti fai gli affari tuoi e non parli di infibulazione e di cose del genere». Credo che l'abbiano consigliata di evitare queste...
ELETTRA DEIANA. Queste esposizioni, vuol dire?
ELETTRA DEIANA. Vorrei sapere in quali giorni del marzo 1994 lei è arrivato in Somalia. Inoltre, vorrei capire meglio quando ha avuto inizio la situazione di allarme e di abbandono da parte dei militari dell'Unosom.
MAURO MAURIZI. Mica glielo devo dire io. Sono andati via per legge, il Governo italiano li ha fatti rientrare. La data si sa, quindi.
ELETTRA DEIANA. D'accordo, ma lei poco fa ha parlato di una situazione di allarme. Questa situazione di allarme la percepisce appena arriva oppure cresce via via?
MAURO MAURIZI. Cresce. Guardi, io sono stato lì talmente tante volte e la cosa l'ho seguita dall'inizio, quindi mi rimane molto difficile distinguere. Ad esempio, ho partecipato agli scontri del check-point Pasta. Le immagini - non so se le ha viste - degli scontri a fuoco e dei morti italiani le ho girate io; poi, sono passati gli anni, per cui a volte ricordo confusamente e posso sbagliarmi con un avvenimento accaduto magari l'anno prima. Certo, il fatto del check-point Pasta lo ricordo, perché purtroppo ci sono stati i morti e non è difficile stabilire la data. Ma per le altre cose, mi rimane difficile.
ELETTRA DEIANA. La trasferta a Mogadiscio nel marzo 1994 fu tutta contrassegnata da un clima di allarme e di smobilitazione?
MAURO MAURIZI. Sì, più o meno.
ELETTRA DEIANA. Di allarmi formalizzati, ricorda soltanto quello che fu dato da Marocchino?
MAURO MAURIZI. Sì. Degli altri momenti di allarme te ne accorgi: lo avverti, lo vedi; se ti insegue qualcuno, scappi. Prima avevi dei punti di riferimento che improvvisamente non ci sono più.
ELETTRA DEIANA. Ha avuto modo di parlare successivamente con Marocchino?
MAURO MAURIZI. No, non l'ho più sentito.
ELETTRA DEIANA. Non ha più parlato con nessuno dei presenti a quella famosa cena?
MAURO MAURIZI. Sì, ci siamo visti, incontrati sul lavoro, però non...
ELETTRA DEIANA. Non avete approfondito?
MAURO MAURIZI. No, perché ormai era passato del tempo.
ELETTRA DEIANA. Conosce Yusuf Ismail, detto Beri Beri?
MAURO MAURIZI. Yusuf? Ce ne sono tanti, di Yusuf.
ELETTRA DEIANA. Mi riferisco a Yusuf Ismail, detto Beri Beri.
MAURO MAURIZI. C'era uno Yusuf che era amico anche di Cervone, che è venuto fuori con noi. Non so se sia lui. Si chiama Yusuf, ma non so se sia lui.
ELETTRA DEIANA. Che ricorda di questo signore?
MAURO MAURIZI. Che è un somalo, amico di Rino, che alcune volte è venuto con noi in Somalia a fare da interprete. Ma non so se sia lui.
ELETTRA DEIANA. Vi ha accompagnato a Bosaso nel 1992?
MAURO MAURIZI. Non credo che ci fosse. Eravamo solo io e Rino, lì.
ELETTRA DEIANA. A Bosaso eravate solo lei e Cervone, e basta?
MAURO MAURIZI. Credo di sì. Ora non ricordo di preciso.
ELETTRA DEIANA. Cervone ci ha detto che...
MAURO MAURIZI. Che c'era anche Yusuf?
ELETTRA DEIANA. Sì, che c'era anche Yusuf Ismail.
MAURO MAURIZI. Può darsi. È venuto con noi in trasferta, e magari è questa, ma ora non ricordo bene.
PRESIDENTE. Signor Maurizi, lei ha detto, poco fa, che non era amico di Marocchino e che non lo frequentava. Aveva un giudizio su Marocchino? Sapeva cosa faceva Marocchino?
MAURO MAURIZI. Sì, so tutto, però posso dire una cosa...
PRESIDENTE. Ecco, ci dica che cosa sa e qual è la sua valutazione su questa persona.
MAURO MAURIZI. La sua storia privata ormai la sanno tutti, il perché è andato via da Genova, eccetera. Però, vorrei dire una cosa: Marocchino sarà stato quello che è - se è vero quello che dicono; non voglio prendere le parti di nessuno, sia chiaro - però poi tutti lo cercavano. Allora, se questa persona non la vuoi vedere, non ci vai insieme!
PRESIDENTE. E siccome lei non ci è andato, ci dica cosa ne pensava.
MAURO MAURIZI. Appunto. Se una persona non la voglio frequentare, perché per me non è consona a certe mie prerogative professionali, non la frequento. La saluto - buongiorno, buonasera - e basta. Quella sera mi avevano invitato a cena; mi aveva invitato Carmen, dicendomi: «Romolo ci tiene se vieni». Siccome io e Romolo ci conosciamo da una vita, sono stato invitato; comunque, ho ringraziato, e basta. Non è che quando tornavo in Somalia andavo a riverire Marocchino.
PRESIDENTE. E perché non andava a riverirlo?
MAURO MAURIZI. Perché non mi sembrava il caso, per questo individuo. Che cosa avevo a che spartire con uno così? Io dovevo lavorare, sarà anche una questione mia personale, magari sbaglio. Ne sento parlare tanto di questo Marocchino, poi però ci andavano, anche Ilaria, tra parentesi, buonanima; allora, non ci andare, se pensi che questo sia un delinquente!
PRESIDENTE. Lei pensava che fosse un delinquente?
MAURO MAURIZI. Ma no, era una persona sveglia, uno che conosceva la vita, si dava da fare. Anche i vertici militari lo tenevano in considerazione, per cui ti viene da pensare che, se un generale che sta facendo una missione ha dei contatti con quella persona, avrà preso delle informazioni, mi auguro. Se non le ha prese, cambiasse mestiere! O fa entrare una persona nel campo militare senza sapere chi sia o chi sia stato? Ma scherziamo?
PRESIDENTE. Però, lei non si fidava.
MAURO MAURIZI. Se avessi saputo cose delicate, non le avrei dette certo a Marocchino. Non sapevo niente, ma se avessi saputo delle cose particolari, non vedo perché le avrei dovute dire a Marocchino.
PRESIDENTE. Che cosa sentiva su Marocchino, che l'ha portata ad avere questo atteggiamento?
MAURO MAURIZI. Era una mia impressione, cioè che volesse sapere un po' tutte le cose. In spagnolo si dice manejar, guidare, fare, insomma. Ripeto, può essere una mia impressione. Però molte volte, anche con gli amici, con i giornalisti, dicevo: «Scusate, ne parlate tanto male e poi ci andate! Addirittura, dormite a casa sua! Allora, non ci andate, venite a dormire dove dormo io, all'hotel Hamana». È una freccia a favore di Marocchino, nel senso che non sto parlando male di lui ma sto dicendo: se ne parlate male, allora lasciatelo...
PRESIDENTE. La parola all'onorevole Motta.
CARMEN MOTTA. Grazie, presidente. Signor Maurizi, se non ho capito male, lei ha fatto riferimento a qualcuno che avrebbe consigliato ad Ilaria Alpi di non continuare ad occuparsi del problema dell'infibulazione. Era qualcuno in particolare, o in senso generico?
MAURO MAURIZI. Generico. Anche tra giornalisti ne parlavamo: «Forse sarebbe il caso che lasci perdere di fare queste cose». Erano più che altro considerazioni personali, ma niente di...
CARMEN MOTTA. Quello era un tema che consideravate particolarmente delicato o pericoloso, da non affrontare, da non approfondire?
MAURO MAURIZI. Certo. Si è impaurita anche Starlin, che è una di loro, immagini chi non è neanche musulmano.
CARMEN MOTTA. Secondo lei, in quel momento occuparsi di rifiuti tossici, di traffico di armi o di infibulazione comportava lo stesso grado di pericolosità? Erano temi tutti da lasciar perdere o ce n'era qualcuno che lo era un po' di più o un po' di meno?
MAURO MAURIZI. Sono tutti sullo stesso livello, però penso che quello dell'infibulazione fosse più specifico, più pericoloso da affrontare con certa gente.
CARMEN MOTTA. Lei ha fatto un passaggio sul signor Marocchino, dicendo: «Tutti sanno perché è venuto via da Genova». Può dire alla Commissione i motivi - che non siano fatti strettamente personali o di vita privata - per cui Marocchino venne via da Genova?
MAURO MAURIZI. L'ha raccontato lui stesso.
MAURO MAURIZI. Marocchino ha detto che aveva un ragioniere ladro, falso, che non pagò le... aveva una fabbrica, un commercio di non so che cosa e che questo amministratore praticamente non pagava i contributi, eccetera.
CARMEN MOTTA. Insomma, evadeva.
MAURO MAURIZI. Questo è quel che diceva lui. Io, ripeto, neanche gliel'ho chiesto.
CARMEN MOTTA. La ringrazio, non ho altre domande da fare.
PRESIDENTE. Signor Maurizi, nella sua lunga esperienza di rapporti con la Somalia - considerato che lei ci è andato, come ci ha detto, all'incirca una ventina di volte -, cosa ha ascoltato, non solo tra i giornalisti, ma anche tra i somali, sui traffici illeciti di armi e di rifiuti e sulla cooperazione economica allo sviluppo della Somalia?
MAURO MAURIZI. Ci sono state delle manifestazioni fatte dai somali contro la cooperazione. Addirittura - ho fatto io questo servizio - ci fu un volantinaggio che parlava, praticamente, dei soldi rubati dalla cooperazione per cose assurde, come i pozzi d'acqua nel deserto, le cattedrali nel deserto. Erano proprio manifestazioni fatte da loro, ci sono anche i filmati, abbiamo fatto dei servizi.
PRESIDENTE. Ricorda se fossero manifestazioni a Mogadiscio nord o a Mogadiscio sud? Erano, cioè, legate ad Ali Mahdi o ad Aidid?
MAURO MAURIZI. Non ricordo. Di questi traffici, di queste cose si sapeva, non è che fosse un mistero per i giornalisti.
PRESIDENTE. Però lei non è mai riuscito a filmare nulla, in sostanza. Avete cercato di capire dove si potesse andare per filmare, per prendere un'immagine su queste faccende? Ci avete provato?
MAURO MAURIZI. Sì, sono state fatte, ad esempio sulle cattedrali nel deserto. Ma su quelle era più facile farlo, anche perché sono state fatte in modo ufficiale, dal Governo, quindi non c'erano segreti. Pure la nave che gli italiani avevano regalato ai somali non era un segreto, si sapeva che con questa nave ci portavano pure le armi! Era il segreto di Pulcinella, non era uno scoop dire che gli italiani avevano regalato una nave ma che, invece del pesce, ci si portavano le armi. Lo sapevano pure i bambini, voglio dire.
PRESIDENTE. Anche se, purtroppo, nessuno è mai riuscito a presentare un riscontro - che è poi quello che noi cerchiamo - sul punto se esista una connessione tra questi traffici (che sicuramente ci sono stati) e l'omicidio di Ilaria Alpi e Miran Hrovatin. Comunque, si parlava comunemente di questi temi?
PRESIDENTE. Lei sapeva che Ilaria Alpi e Miran Hrovatin indagavano su questi temi?
MAURO MAURIZI. No, non lo sapevo, non gliel'ho chiesto. Ripeto, se le cose me le dicono bene, altrimenti per principio non chiedo mai ai giornalisti, in albergo, alla mattina «dove vai, che fai?», per non metterli in difficoltà, se non te lo vogliono dire, altrimenti sono costretti a dirti una bugia.
PRESIDENTE. E sul nascente fondamentalismo islamico ha sentito nulla?
MAURO MAURIZI. Con Rino facemmo un servizio anche su questo.
PRESIDENTE. Quando? Sempre in quell'occasione?
MAURO MAURIZI. Non ricordo. Si cominciavano già a vedere, in Somalia, donne con il velo, quando prima non c'erano. E ricordo che andai in giro una giornata per cercare di documentare, appunto, queste donne con il velo. Fu un servizio che facemmo proprio sul problema della religione ma queste sono cose che magari sa meglio Rino Cervone, in quanto il pezzo lo ha scritto lui.
PRESIDENTE. La parola all'onorevole Deiana.
ELETTRA DEIANA. Grazie, presidente. Signor Maurizi, lei ha detto di essere stato molte volte in Somalia. Vorrei sapere se ha avuto occasione altre volte di incontrare Ilaria Alpi.
MAURO MAURIZI. In Somalia? Certo.
ELETTRA DEIANA. Quante altre volte l'ha incontrata?
MAURO MAURIZI. Non ricordo quante volte. Ci ho pure litigato, una volta! Ci siamo incontrati nelle manifestazioni...
ELETTRA DEIANA. Che manifestazioni?
MAURO MAURIZI. Nelle manifestazioni in Somalia, a Mogadiscio, tra i somali; ci siamo incontrati per lavoro.
ELETTRA DEIANA. E avete avuto modo di scambiarvi delle opinioni, delle informazioni, al di là dei convenevoli?
MAURO MAURIZI. No. Avremo parlato del servizio che si stava facendo in quel momento, ma non ci siamo messi mai a discutere su problemi...
ELETTRA DEIANA. Lei si era fatto un'idea di quali fossero gli interessi giornalistici di Ilaria Alpi in Somalia?
ELETTRA DEIANA. Ce li può dire?
MAURO MAURIZI. Quello per cui si dice che sia stata uccisa, cioè per cercare delle prove su cose eclatanti come appunto il traffico d'armi, il traffico di uranio, i rifiuti tossici, eccetera. Lei aveva proprio la capacità, la volontà di fare queste cose. Era una ragazza molto preparata, intelligente.
ELETTRA DEIANA. Si è fatto questa idea sulla base di affermazioni di Ilaria Alpi o sulla base di notizie che lei ha raccolto dopo la sua morte?
MAURO MAURIZI. Sono cose di cui si parlava tra di noi. Parlando anche con i cameramen con i quali lei ha lavorato, con gli amici con i quali abbiamo lavorato, si diceva che era una ragazza cui piaceva lavorare, insistere, andare a cercare...
ELETTRA DEIANA. Queste notizie le ha raccolte - da Ilaria o da chi collaborava con la giornalista - già prima della sua morte?
MAURO MAURIZI. Sì. Si sapeva che era una ragazza che si dava da fare per cercare notizie su questi temi.
ELETTRA DEIANA. Quindi, era cosa nota.
MAURO MAURIZI. Non era una novità.
ELETTRA DEIANA. Chi la conosceva sapeva che era una giornalista d'inchiesta su temi scottanti, insomma.
MAURO MAURIZI. Pensi che quando è andata là, dove purtroppo è rimasta dei giorni, si pensava che era andata a prendere il sole, ma era andata sicuramente a fare qualcosa che a lei interessava, altrimenti non si prende l'aereo per andare in Somalia, a mille chilometri...
ELETTRA DEIANA. Chi è che diceva che era andata a prendere il sole a Bosaso?
MAURO MAURIZI. Nessuno di noi lo ha detto, ma se un giornalista va fino a là, lo fa perché ha le sue idee e il suo modo di lavorare, non per andare a prendere il sole. Era una ragazza portata per questo tipo di...
ELETTRA DEIANA. Insomma, aveva un preciso identikit professionale.
MAURO MAURIZI. Sì, le piaceva fare la giornalista: questa, almeno, era l'idea che mi ero fatto su di lei.
PRESIDENTE. Siccome non è la stessa cosa indagare sulla cooperazione, sui traffici di armi o di rifiuti, quando lei dice che Ilaria Alpi era interessata a queste inchieste, a che cosa si riferisce con precisione?
MAURO MAURIZI. Io dico che non ci troverei niente di nuovo se venissi a sapere che lei si dava da fare per cercare queste cose. Non ho detto che lo faceva. Se mi dicessero che stava indagando sui rifiuti tossici, non mi meraviglierei. Non ho detto che lo faceva, ma che era una ragazza che cercava di fare questo tipo di servizi.
ELETTRA DEIANA. E ha detto che era conosciuta nell'ambiente giornalistico - perlomeno nell'ambiente dei giornalisti che stavano in Somalia - come una giornalista interessata a questi temi.
MAURO MAURIZI. Come una giovane ragazza che cercava di fare servizi abbastanza difficili, impegnati, anche per la poca esperienza che aveva.
ELETTRA DEIANA. Lei ha parlato, in precedenza, di un litigio avuto con Ilaria. Può essere più preciso?
MAURO MAURIZI. Durante una manifestazione, sono stato avvicinato da un signore che mi ha detto: «Andate via che è pericoloso, vi vogliono aggredire». Io ho convocato tutti i cameramen e i fotografi e gli ho detto di andare via. Nel frattempo sono arrivati degli elicotteri americani e i somali, per spregio - è un modo che usano spesso - si sono tolti le ciabatte e le hanno alzate verso gli elicotteri. Stavamo riprendendo queste immagini, poi io con gli altri siamo scappati e ho detto al cameraman che stava con Ilaria - Silenzi - di andare via, che era pericoloso. Ilaria gli diceva «Fammi un'altra inquadratura». Le ho detto: «Ilaria, guarda che è pericoloso, mandalo via» e lei: «No, fammi un'inquadratura così...». Fatto sta che hanno portato via il ragazzo, mentre noi siamo riusciti a scappare.
ELETTRA DEIANA. Quale ragazzo?
MAURO MAURIZI. Il cameraman che lavorava con Ilaria.
ELETTRA DEIANA. Chi era questo cameraman?
MAURO MAURIZI. Silenzi. È un ragazzo giovane.
ELETTRA DEIANA. Poi lo hanno rilasciato?
MAURO MAURIZI. Sì, certo, altrimenti si sarebbe risaputo! Allora, ricordo che dissi ad Ilaria: «Scusa, ma per fare un'inquadratura rischi che questo ragazzo...». Allora, siamo andati a chiamare i soldati affinché entrassero con i carri armati e riuscissero a farsi ridare il ragazzo; se lo sono tenuto un paio d'ore, per cui noi eravamo preoccupati. Comunque, gli hanno dato un paio di calci, qualche schiaffo e l'hanno mandato via. Insomma, mi arrabbiai con Ilaria e le dissi: «Ilaria, per un'inquadratura di più, vai a rischiare!». Ecco, Ilaria faceva anche queste
cose, era una ragazza impulsiva, che sarebbe stata lì fino a...
ELETTRA DEIANA. Ricorda in che anno avvenne questo episodio?
MAURO MAURIZI. Sarà stato più o meno l'anno prima. Non lo so, precisamente non mi ricordo. Poteva essere tre mesi prima, come un anno prima. So che era allo stadio, questo sì, me lo ricordo.
ELETTRA DEIANA. La ringrazio, ho concluso le mie domande.
PRESIDENTE. Se non vi sono altre domande, ringrazio il signor Mauro Maurizi e i colleghi intervenuti e dichiaro concluso l'esame testimoniale.
La seduta termina alle 11.35.
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