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Seduta del 28/7/2004


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Audizione del professor Vincenzo Pascali.

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca l'audizione del professor Vincenzo Pascali, direttore dell'istituto di medicina legale dell'Università cattolica di Roma.
Ricordo che, nella seduta del 22 luglio 2004, la Commissione ha deliberato in ordine alla partecipazione del consulente della famiglia Alpi, dottor Costantino Ciallella, all'audizione del professor Vincenzo Pascali.
Onde consentire al dottor Ciallella di svolgere eventuali rilievi alla perizia presentata dal professor Vincenzo Pascali, propongo che il dottor Costantino Ciallella sia ascoltato nelle forme dell'audizione.
Se non vi sono obiezioni, rimane così stabilito.
(Così rimane stabilito).

Ricordo alla Commissione che il professor Pascali ha già depositato la relazione di consulenza, con gli allegati che testimoniano il lavoro svolto ed i materiali che sono stati oggetto di consultazione. Al dottor Pascali dico subito che, siccome vi sono delle ragioni di contestazione da parte del dottor Ciallella, consulente della


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famiglia Alpi, abbiamo assunto l'impegno per cui oggi si sarebbe dato corso ad una prima serie di contestazioni, avendo egli chiesto tempo per poter analizzare ed approfondire i risultati degli accertamenti di laboratorio che sono stati effettuati, per poi formulare le definitive ulteriori contestazioni.
Pertanto, do la parola al professor Pascali perché ci esponga le sue conclusioni in rapida successione e con motivazioni succinte, in quanto egli già ha ragguagliato la Commissione in maniera assolutamente esaustiva; ciò consentirà al dottor Ciallella di formulare le proprie contestazioni.

VINCENZO PASCALI. Grazie, presidente. Sarò davvero molto breve, anche perché gran parte delle conclusioni della nostra ricerca sono state già esposte alla Commissione, circa due settimane fa.
Devo premettere che il nostro lavoro si è basato essenzialmente sull'analisi di dati documentali: la gran parte - credo il 95 per cento - di ciò che abbiamo valutato sono documenti o accertamenti prodotti da altri. La restante porzione, ovvero il contributo in termini di nuovi dati da noi portati, si riduce essenzialmente all'esecuzione di una tomografia assiale computerizzata sul corpo di Ilaria Alpi, all'esecuzione di un'autopsia guidata dai risultati della TAC e all'esecuzione di nuovi rilievi sui corpi di reato disponibili: ovvero, il corpo di reato n. 141247 (proiettile di piombo rinvenuto all'interno del collo di Ilaria Alpi), il corpo di reato n. 147114 (porzione di metallo rinvenuta nella fossa cranica di Ilaria Alpi), il corpo di reato n. 14388 (camiciatura di un proiettile rinvenuta dal cineoperatore Lenzi della Radiotelevisione Svizzera) e il corpo di reato n. 143886, che in realtà è costituito da due frammenti metallici, uno dei quali è senz'altro il proiettile di un AK-47 kalashnikov, mentre l'altro è un frammento metallico - scheggia - estratto dall'avambraccio di Miran Hrovatin.
In breve sintesi, i nostri accertamenti hanno consentito di sviluppare le seguenti considerazioni. L'omicidio è avvenuto nel primo pomeriggio, probabilmente in un intervallo che può essere circoscritto intorno alle 15-15,15 del 20 marzo 1994. L'omicidio è avvenuto tramite aggressione a colpi d'arma da fuoco, probabilmente da parte di più persone, più aggressori che hanno agito esplodendo colpi a distanza. La posizione reciproca degli aggressori e delle vittime non può essere dedotta con esattezza, in quanto mancano alcuni elementi di grande importanza, che consistono essenzialmente nella definizione del punto di partenza e del punto di primo impatto, almeno, dei proiettili.
Si può tuttavia affermare, sulla base di dati che potrei definire del tutto non controvertibili, che ad esplodere colpi d'arma da fuoco nella circostanza sono stati certamente fucili automatici AK-47 kalashnikov: questo è dimostrato dal rinvenimento di almeno un nucleo di acciaio del calibro pertinente all'interno del cranio di Miran Hrovatin e dal rinvenimento di una camiciatura che probabilmente appartiene ad un calibro compatibile con questa stessa arma, nel sedile posteriore del Toyota all'interno del quale il duplice omicidio è avvenuto.
Stante la difficoltà di ricostruire la posizione degli aggressori, è ovvio che tutto quanto noi possiamo ricostruire da un punto di vista della postura delle vittime ha dei limiti. Questi limiti sono stati oggettivamente evidenziati persino nell'analisi e nel tentativo di ricostruzione della traiettoria intrasomatica che ho eseguito, insieme al collega, sul corpo di Ilaria Alpi. Abbiamo tentato di rettilineizzare il tramite intrasomatico del cranio e quello del collo, tuttavia il tentativo ha fornito solamente alcuni dati di limitata importanza, relativamente alla traiettoria extrasomatica che può aver seguito il colpo che ha attinto Ilaria Alpi.
Queste considerazioni valgono, a maggior ragione - anzi, sono decuplicate in termini di difficoltà -, per Miran Hrovatin, in relazione al quale non è possibile alcun particolare accertamento.
Veniamo, ora, ad una delle questioni più controverse dell'intera serie di dati che sono stati raccolti: come interpretare le


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lesioni rinvenute sui corpi di Ilaria Alpi e di Miran Hrovatin? Sulla questione vi sono opinioni molto distanti e dissonanti; opinioni discordanti sono state espresse persino dallo stesso esperto, in momenti differenti. Bisogna dire che la ragione principale per la quale sono state espresse opinioni discordanti è senz'altro l'ambiguità, ovvero il carattere abbastanza complesso delle due lesioni. Parlo delle lesioni rinvenute sul capo delle due vittime.

PRESIDENTE. La lesione che riguarda Ilaria Alpi, ovviamente, lei l'ha ricostruita attraverso l'autopsia, mentre per Hrovatin vi siete basati su materiale documentale. È esatto?

VINCENZO PASCALI. Sì, solo su materiale documentale. Sostanzialmente, entrambe le lesioni - la lesione d'ingresso su Miran Hrovatin e la lesione d'ingresso su Ilaria Alpi - sono abbastanza complesse da interpretare. I tentativi di interpretazione si sono esercitati, per gran parte, sulla lesione inferta alla Alpi, per la semplice considerazione che essa è stata oggetto di analisi diretta in diversi momenti degli accertamenti medico-legali. Per Hrovatin, se occorre, il problema è ancor più complesso e, in un certo senso, interessante.
La lesione di Hrovatin presenta una tipica - nella sua atipicità - sproporzione tra il forame d'ingresso nel cuoio capelluto e il forame d'ingresso nella teca cranica. Inoltre, il forame d'ingresso nella teca cranica presenta un aspetto di svasatura, di imbuto rovesciato verso l'esterno, che contrasta in maniera totale con tutto quel che è descritto nella letteratura medico-legale a proposito dei forami d'ingresso, come credo gran parte dei membri della Commissione sappiano, in quanto si tratta di questioni suscitate anche per Ilaria Alpi. In genere, il forame d'ingresso è svasato verso l'interno, poiché il proiettile, nella sua traiettoria di progressione intrasomatica, produce lesioni più estese all'interno della diploe cranica, e non all'esterno.
Ebbene, il colpo che ha attinto Hrovatin ha un livello di lesione più esteso verso l'esterno: questo fatto è stato oggetto di valutazione molto fine da parte nostra, nonché di consultazione con gli esperti del Forensic Science Service, ai quali abbiamo posto direttamente il problema di come interpretare tale colpo.
Le ipotesi sono due. Intanto, si deve dire con franchezza e con chiarezza che, al meglio delle nostre conoscenze su quanto si sa delle lesioni inferte a Miran Hrovatin, quello è un forame d'ingresso, poiché non ne sono stati descritti altri (per lo meno, io non ho visto l'autopsia di Hrovatin, ma non c'è un altro forame). Non vi è nemmeno un forame d'uscita, pertanto non è possibile neppure ipotizzare il contrario - ovvero, che l'uscita sia l'entrata e viceversa - semplicemente perché il colpo è stato ritenuto e il proiettile è stato rinvenuto in fossa cranica media.

PRESIDENTE. Mi scusi, per Hrovatin il proiettile risulta ritenuto. È stato estratto?

VINCENZO PASCALI. Il proiettile è stato estratto nel corso della parziale sezione del corpo eseguita il 23 marzo 1994; pertanto, non vi è ambiguità sull'interpretazione della lesione.
Vi sono, tuttavia, molte perplessità sul modo in cui la lesione può essere stata prodotta. Ad esempio, una delle ipotesi formulate dagli esperti del Forensic Science Service è che si tratti di un colpo prodotto dall'azione contemporanea di un proiettile e di una scheggia. Dovete pensare che, nell'immediatezza del fatto, l'abitacolo del Toyota era il teatro del proiettarsi di numerosissimi colpi mobili: alcuni di questi erano proiettili, altri erano, invece, frammenti di lamiera, frammenti degli stessi proiettili staccatisi dal corpo principale.

PRESIDENTE. Si fermi un attimo, professore. Siccome lei parla di molte perplessità, non vorrei che vi potesse essere un'interpretazione non lineare rispetto al suo reale pensiero, per cui le vorrei chiedere: le molte perplessità riguardano o


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non riguardano anche l'esplosione del colpo a contatto e da parte di arma lunga o corta?
Più precisamente, le chiedo: con riferimento a Miran Hrovatin, il colpo d'arma da fuoco i cui esiti lei ha potuto analizzare, proviene da arma corta? Potrebbe essere, poi, un colpo d'arma da fuoco sparato a contatto?

VINCENZO PASCALI. Credo che si possa con la massima franchezza possibile, e con nettezza, affermare che il colpo è stato esploso da un fucile mitragliatore kalashnikov e a distanza.

PRESIDENTE. Quindi, le perplessità alle quali lei ha fatto riferimento fino a un attimo fa si lasciano alle spalle questa conclusione, per così dire.

VINCENZO PASCALI. Naturalmente, sì. Però, non bisogna dimenticare che il compito di un esperto non è confezionare un pacchetto regalo nel quale tutto concordi. Io vi metto davanti il problema della atipicità della lesione di entrata di Miran Hrovatin, assieme a quello della atipicità - ben più dibattuta - del forame d'ingresso di Ilaria Alpi, per il carattere che esso ha.
Naturalmente, non rinuncio a formulare delle ipotesi, in particolare due. La prima ipotesi è quella che ho appena enunciato.

PRESIDENTE. Tra queste ipotesi, però, non vi è quella del colpo a contatto da arma corta.

VINCENZO PASCALI. Assolutamente no. La ragione per la quale dismettiamo l'ipotesi del colpo a contatto consiste precisamente nel fatto che, essendo ormai assodato che il proiettile sia stato esploso da una classe d'arma AK-47, un colpo a contatto da AK-47 avrebbe fatto esplodere il cranio di Miran Hrovatin: non ci sono perplessità su questo aspetto perché, anche a bassa velocità, il colpo avrebbe provocato una devastazione del cranio e non certamente una lesione così limitata, come quella che abbiamo osservato.

PRESIDENTE. La stessa conclusione vale anche per Ilaria Alpi?

VINCENZO PASCALI. Sì, in gran parte.

PRESIDENTE. Qual è la parte per cui non vale?

VINCENZO PASCALI. Alcuni dei consulenti della famiglia Alpi hanno ipotizzato che nel caso di Ilaria si debba anche prendere in considerazione l'ipotesi dell'esplosione di un colpo a contatto a partire da un'arma corta calibro 9 tipo Makarov o di classe simile, nel qual caso bisognerebbe effettuare delle altre considerazioni, adiacenti rispetto a quelle che ho già formulato.

PRESIDENTE. E cioè? Ci dica.

VINCENZO PASCALI. Dovremmo, però, passare a parlare di Ilaria Alpi.

PRESIDENTE. Prego.

VINCENZO PASCALI. Allora, per quanto riguarda Ilaria Alpi, i temi sono essenzialmente simili, anche se non identici a quelli esposti per il caso di Miran Hrovatin.
L'alternativa è, ovviamente, tra colpo a contatto e colpo a distanza. Le ragioni che possono essere addotte a favore del colpo a distanza sono numerosissime e consistono in ragioni di balistica terminale: il tipo di proiettile esploso e le sue caratteristiche; il fatto che il proiettile rechi ancora al proprio interno fibre tessili; il fatto che il proiettile rechi numerose tracce di impatto contro superfici dure; il fatto che il proiettile rechi un vallo, il che implica che esso ha avuto, a suo tempo, una camiciatura, pur non avendo una camiciatura; il fatto che il proiettile abbia lasciato nel contesto delle mani di Ilaria Alpi, nel forame d'ingresso e in tutto il tramite una numerosissima serie di prodotti metallici di sfaldamento, che sono stati definiti «sabbia metallica» ma che sostanzialmente consistono nello sfaldamento del nucleo di piombo, reso incandescente


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e molto malleabile, quindi friabile, dalla numerosa serie d'impatti, nel corso dei quali l'energia cinetica si è trasformata in calore.
Non ultimo, le ipotesi del colpo esploso a distanza in un certo senso possono essere avvalorate dall'implausibilità delle ipotesi opposte. Un colpo a contatto potrebbe essere stato inferto o con un AK-47 oppure con un'arma corta. Nel primo caso valgono le considerazioni che abbiamo appena portato per il caso di Miran Hrovatin. Queste considerazioni possono essere avvalorate in maniera molto semplice: ho visionato una fototeca del Forensic Science Service, che illustra lesioni da AK-47 portate a contatto, in regione cranio-facciale, e vi assicuro che c'è una differenza molto rilevante, assolutamente rilevante, che non giustifica in alcun modo il prendere in considerazione tale ipotesi.
Peraltro, l'ipotesi di una calibro 9 - formulata dai consulenti Ugolini e Merli nel 1996 - che abbia esploso un colpo a contatto è implausibile per numerose ragioni. Supponete che una calibro 9 con proiettile camiciato esploda un colpo a contatto. Ebbene, questo colpo, proprio perché dotato di energia cinetica molto bassa - è stato spiegato molto bene dal dottor Farneti in una precedente audizione -, porterebbe senz'altro con sé la camicia del proiettile; e la camicia sarebbe rinvenuta intera all'interno del cranio della vittima, ciò che non è avvenuto nel nostro caso. Il proietttile, a sua volta, non recherebbe tracce di deformazione.

PRESIDENTE. E che proiettile sarebbe?

VINCENZO PASCALI. Sarebbe un proiettile di calibro differente.

PRESIDENTE. No, intendo dire: il proiettile estratto da Ilaria Alpi, che proiettile è?

VINCENZO PASCALI. L'interpretazione più probabile è che si tratti del nucleo di piombo di un proiettile del calibro pertinente alla classe AK-47.

PRESIDENTE. Quindi, quale sarebbe la sua conclusione per Ilaria Alpi?

VINCENZO PASCALI. La mia conclusione, per il caso di Ilaria Alpi, è che il colpo è stato quasi certamente, dico quasi certamente perché il mio compito è dubitare e continuare a dubitare...

PRESIDENTE. Il nostro compito, però, è accertare.

VINCENZO PASCALI. Vi sono consistentissime prove che depongono straordinariamente a favore dell'ipotesi che il colpo sia stato inferto a distanza con un'arma della classe AK-47.

PRESIDENTE. E quali sono le evidenze che possono far pensare al contrario?

VINCENZO PASCALI. Nella mia opinione, nessuna, fatta eccezione per la forma del foro dell'entrata, la quale è stata lungamente analizzata da molti ed è stata l'oggetto di numerose opinioni, tutte difformi l'una dall'altra, o comunque ondivaghe.
Questa forma, comunque, possiamo definirla «pseudo stellata». Questa è la lesione cutanea su Ilaria Alpi (Mostra una diapositiva): il carattere pseudo stellato a tre punte ha fatto propendere molti per l'ipotesi che si sia trattato di un colpo inferto a contatto. Ciò che, però, non combacia con tale ipotesi è la totale assenza di segni di affumicatura e di tatuaggi.
Pur nella difficoltà di asseverare osservazioni che sono state fatte, probabilmente, in modo abbastanza frettoloso e in tempi diversi, talvolta con ritardo sufficiente a mascherare la presenza o l'assenza di determinati aspetti, questa foto è stata fatta nell'immediatezza.

ELETTRA DEIANA. Sulla nave Garibaldi?

VINCENZO PASCALI. No, è stata fatta in occasione dell'esame esterno, nel pomeriggio del 22 marzo 1994. Mancano


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alcuni aspetti che contribuirebbero a definire questa come una lesione a contatto, però il nostro compito è tentare di spiegare come mai questo tipo di lesione si sia prodotto a fronte dell'esplosione di un colpo a distanza.
Ebbene, nella particolare traiettoria ondivaga del proiettile - che aveva subito numerosi impatti precedenti e la cui energia di traslazione, quindi, non era solamente spesa in senso antero-posteriore, ovvero di traslazione in avanti, ma anche in movimenti laterali - e nella la presenza di un cono di eiezione di materiale estraneo, che accompagnava il proiettile, abbiamo individuato le ragioni che ci possono far ritenere che la lesione sia stata inferta da un colpo a distanza.
Nella nostra visione delle cose, il nucleo di piombo che ha colpito Ilaria Alpi, prima di attraversare il cranio dalla regione parietale alta, ha avuto un impatto extrasomatico, certamente con un corpo di metallo; questo corpo di metallo ha lasciato, quasi aderente al proiettile, un altro corpo estraneo metallico, che ha fatto lega con lo stesso proiettile di piombo; tale corpo di metallo è il frammento che vedete (Mostra una diapositiva). Questo è il corpo metallico rinvenuto nella fossa cranica di Ilaria Alpi. La sua forma non coincide affatto neanche con l'ipotesi che si tratti di un frammento di camiciatura. La composizione chimico-fisica di questo corpo di metallo non richiama affatto nessuna camicia di proiettile. Si badi bene che questo corpo metallico adesso è modificato, poiché uno dei periti lo ha tagliato in due. Quella che vedete, se non sbaglio, è una foto originaria: si vede molto bene che la gran parte del contorno del corpo metallico è strappata, il che non coincide, ancora una volta, in alcun modo con l'ipotesi che si tratti di una camiciatura; infatti, la camiciatura si deforma nell'impatto con un corpo duro, producendo un'immagine più o meno simile a quella che potete vedere in uno dei CD allegati alla relazione, ovvero l'immagine del corpo di reato n. 14388 (camiciatura Lenzi). In sostanza, ciò che si verifica nella camicia di un proiettile è che la parte anteriore si deforma e si svasa, mentre il cilindro conserva una certa sua integrità, soprattutto in considerazione dell'ipotesi che il colpo sia stato inferto a contatto, cioè quando il proiettile non ha l'energia cinetica sufficiente per configgersi in qualcosa e disintegrarsi. Questo è un poderoso argomento a favore del fatto che si tratti di un corpo estraneo.
Altri corpi estranei accompagnavano il proiettile e provenivano dalla disintegrazione del nucleo di piombo. Il nucleo di piombo è composto da una lega di piombo e di antimonio ed è molto tenero. La sua disintegrazione extrasomatica ha prodotto come effetto quello di far accompagnare il proiettile da una nubecola di frammenti metallici, che si sono infissi nella cute intorno al forame d'ingresso né più né meno che producendo un cono di eiezione abbastanza simile a quello prodotto dai gas di scarico di un colpo a contatto.
Per completare il quadro, nella nostra ricostruzione degli eventi il colpo ha dapprima attraversato parte delle strutture ossee della mano sinistra della vittima. Vi ricordo che vi è stata un'importante perdita di sostanza. Tale perdita di sostanza, ovviamente, ha seguito anch'essa il proiettile come una nubecola di satelliti, non facendo altro che configgersi intorno al forame d'ingresso, così come hanno fatto gli altri frammenti metallici. Quindi, corpi più o meno duri e corpi la cui consistenza o durezza era di grado equivalente a quella della diploe cranica, hanno avuto modo di configgersi all'interno della porzione parietale alta di Ilaria, producendo un fenomeno di dilatazione e di strabordamento dei bordi del forame d'ingresso, così da rendere la falsa sensazione che il colpo fosse stato esploso a distanza, ma in realtà indicando semplicemente che il cono d'eiezione di tutte queste sostanze ha prodotto un effetto cinetico né più né meno equivalente a quel tipo di fenomeno, cioè il fenomeno del colpo a contatto. Nel colpo a contatto sono i gas di scarico che determinano l'apertura della lesione. In questo caso, sono i corpi metallici e ossei


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che hanno accompagnato il proiettile ad aver determinato la atipica conformazione del forame d'ingresso.
Ma vi è anche un altro elemento. Che cosa ci dice che tutti questi corpi metallici stavano veramente accompagnando il proiettile? Diamo un'occhiata alla ricostruzione, fatta con la TAC, del cranio e del collo d'Ilaria (Mostra una diapositiva): ancora adesso vi è una descrizione molto chiara di tutto il tramite intrasomatico determinato, appunto, dal fatto che il proiettile si è lasciato dietro numerosissimi corpi metallici. Come si può vedere, quei corpi a sinistra accompagnano il colpo e determinano una scia all'interno del collo; una scia di frammentini metallici - e, probabilmente, ossei - che stanno accompagnando il proiettile dislocandosi in maniera più o meno continua lungo la traiettoria, fino al punto in cui il proiettile si arresta. Si tratta di ciò che i periti del 1996 hanno chiamato «sabbia metallica». Questa è una ricostruzione della TAC e, pertanto, è una ricostruzione reale: non è un modello ma descrive esattamente la situazione attuale, riscontrata prima di fare l'autopsia del corpo.
Abbiamo, adesso, una visione della diploe cranica di Ilaria (Mostra una diapositiva). Guardate questa immagine: il corpo in alto a destra, ad ore tre, non è mai descritto nel testo della relazione Sacchetti-Farneti-Nobile-Liviero ma, esaminando la documentazione filmata, ovvero il filmino girato nel corso dell'autopsia, si vede che uno dei consulenti della famiglia Alpi, il professor Merli, indica quella lesione, additandola a tutti i presenti e affermando che si tratta di una lesione assai simile a quella provocata da un colpo d'arma da fuoco con pallini da caccia: sembra, egli dice, l'immagine di una lesione da pallino da caccia. In realtà, successivamente, questa lesione va persa, perché i consulenti decidono di effettuare una resezione della diploe, circoscrivendo il forame d'ingresso; pertanto, questa lesione non l'abbiamo più vista. Il consulente tecnico della famiglia lo ricorderà; l'abbiamo a lungo ricercata, ma non è stata più vista. Però, la documentazione relativa a tale lesione è sia fotografica sia filmata ed è inequivocabile.
Questa lesione è, secondo noi, il prodotto di infissione di corpi in movimento che hanno la stessa densità - densità non metallica ma probabilmente ossea -, in termini di materia, della diploe del cranio. Si tratta di frammenti di osso che hanno la possibilità di scalfire la diploe del cranio, ma non di penetrare all'interno. Questa è un'ulteriore prova del fatto che il proiettile era accompagnato da una serie di altri corpi estranei: il frammento di lamiera che avete visto e un'altra serie di corpicini mobili - in parte frammenti metallici e in parte frammenti ossei - che si sono confitti all'interno e intorno alla lesione principale, producendo un effetto di scoppio e uno strabordamento della ferita d'ingresso.
Vediamo, ora la radiografia della mano (Mostra una diapositiva): c'è una consistente perdita di sostanza; ovviamente, tutta la parte ossea della mano, che è mancante, deve essere andata a finire in qualche posto; e non può che essere andata a finire lì. La lesione a gutter - a semicanale - è in parte dislocata nella regione palmare, ma dimostra benissimo che vi è stata una frammentazione di tessuto osseo. Ancora meglio, forse, potrebbe essere vedere la lesione al terzo dito della mano sinistra.

ELETTRA DEIANA. Questo frammento osseo avrebbe avuto una forza di impatto sul cranio pari a quella del proiettile?

VINCENZO PASCALI. La sua energia cinetica era più o meno equivalente a quella del proiettile.

ELETTRA DEIANA. Quindi, il frammento trasportato dal dito, impattando sul cranio, avrebbe provocato la lesione che c'è sulla destra del foro?

VINCENZO PASCALI. Sì, questa è un'ottima possibilità. Altra possibilità e che altro materiale molto morbido, ad esempio la plastica...


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ELETTRA DEIANA. Lei parla della stessa consistenza del cranio.

VINCENZO PASCALI. Sì, è una buona ragione. La perdita di sostanza a livello della falange intermedia del terzo dito della mano sinistra è molto meglio visibile nell'immagine che stiamo vedendo.
Ho concluso, presidente.

PRESIDENTE. La ringrazio, professor Pascali.
Dottor Ciallella, lei ha sentito le conclusioni sinteticamente rappresentate dal professor Pascali. Le chiedo se, intanto, ci vuol dare le sue prime annotazioni. L'intesa, come lei sa, è quella di darle il tempo di fare tutte le rilevazioni che riterrà opportuno, poi sarà il momento - nel caso dovesse essere necessario - che il professor Pascali dia delle risposte, anche formalizzate, alle sue domande.

COSTANTINO CIALLELLA. La ringrazio, presidente.

PRESIDENTE. Come lei sa, essendo un tecnico del mestiere, la procedura che stiamo seguendo è piuttosto insolita, ma lo facciamo per dare il massimo della garanzia a tutti, al di là di qualsiasi formalismo, che potrebbe soltanto intralciare l'accertamento della verità.

COSTANTINO CIALLELLA. In realtà, il mio contributo vuol essere sostanzialmente in questo senso. Quindi, premettendo che vi è colleganza e amicizia ormai ventennale con Vincenzo Pascali, l'esposizione che segue ha il senso della testimonianza di un'esperienza; un'esperienza maturata all'interno di un istituto di medicina legale - quello della Sapienza - che, storicamente, negli anni dal 1977 al 1985, è stato l'unica struttura in Italia ad avere la possibilità di osservare in modo seriale e continuativo la lesività da AK-47.
In questo senso, vi esporrò la mia esperienza personale, che si inserisce al termine di un periodo che è cominciato quando avevo più o meno l'età dei collaboratori del professor Pascali - quindi ero il più giovane e oggi, forse, sono il meno anziano.

PRESIDENTE. Le chiedo scusa, dottore. Per il nostro ordine dei lavori, tenga presente che terremo un'altra seduta dopo la pausa estiva, in cui ricapitoleremo tutto. In questo momento le chiedo di rendere note le sue contestazioni, in modo tale che il professor Pascali possa rispondere o, meglio, riservarsi di rispondere.

COSTANTINO CIALLELLA. Allora, vi elencherò in sintesi i punti discordanti.
Li elencherò in termini tecnici, a questo punto, in quanto l'esposizione è rivolta al professor Pascali.

PRESIDENTE. Le saremmo grati se si potesse far comprendere anche da noi.

COSTANTINO CIALLELLA. Se posso fare una premessa di ordine discorsivo, riuscirò a farmi capire anche da voi.

PRESIDENTE. Prego, dottore, faccia pure.

COSTANTINO CIALLELLA. Benissimo. Il primo punto riguarda la diagnosi differenziale sulla morfologia della lesione osservata nel caso di Ilaria Alpi. Fondamentalmente, la lesività d'arma da fuoco si divide in due categorie sostanziali: quella legata all'azione di armi corte di impiego civile e quella legata all'azione di fucili da guerra.
La lesività è profondamente diversa. Ho con me delle fotografie e, quando le potrò esporre, vi porterò delle immagini al riguardo. Il dato morfologico consente una diagnosi differenziale al patologo forense, prescindendo dagli aspetti morfologici della cute. Quella che avete visto sulla cute e sul cranio di Ilaria Alpi, è una morfologia tipica di impiego di arma corta da uso civile. E questa è una diagnosi che penso di poter condividere con qualunque patologo forense, sia che si parli, per diagnosi differenziali, di un AK-47, proiettile


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totalmente mantellato, sia che si parli di un nucleo di proiettile AK-47 enucleatosi dalla camiciatura.
Questo, quindi, è un principio di disaccordo sostanziale, perché il quadro morfologico della lesività da AK-47 al cranio, non solo a contatto, ma anche al di fuori delle brevi distanze, è sempre distruttiva; sempre, qualunque sia il target di distanza fra vittima ed aggressore. Avete ascoltato Giulio Sacchetti, che più di me condivide questa continuità di esperienza, il quale vi ha ricordato un caso specifico di terrorismo occorso nel nostro paese. Vi preciso che in quel caso l'AK-47 era adoperato a fuoco incrociato da un cavalcavia sull'autovettura della vittima che passava ad una distanza di 15-20 metri: l'esplosione del cranio fu massiva.

PRESIDENTE. Per la verità, il dottor Sacchetti poi ha cambiato opinione.

COSTANTINO CIALLELLA. Nel caso specifico non commento le opinioni di Giulio Sacchetti ma vi espongo i dati. È un caso che lui ha richiamato, quindi potete sentire Giulio Sacchetti per chiedergli precisazioni.

PRESIDENTE. Bene, questa è la prima contestazione mossa dal dottor Ciallella. Adesso, vorrei ascoltare l'opinione del professor Pascali.

VINCENZO PASCALI. Sono in completo disaccordo. La nostra ipotesi è che quel nucleo di piombo ha avuto numerosi impatti intrasomatici, si è consumato fino ad un livello molto basso - pesava poco più di 3 grammi - e ha conservato un'energia cinetica bassissima, pertanto ha prodotto quella lesione.

PRESIDENTE. Prego, dottor Ciallella.

COSTANTINO CIALLELLA. Presidente, non so se sia il caso che io replichi.

PRESIDENTE. Se deve fare osservazioni sul punto, le faccia pure, ci mancherebbe. Per quale motivo non dovrebbe replicare?

VINCENZO PASCALI. Presidente, mi scusi, posso aggiungere un'osservazione?

PRESIDENTE. Prego, professor Pascali.

VINCENZO PASCALI. Vorrei aggiungere che è impossibile dire se si tratta di arma ad uso civile o militare: i proiettili sono proiettili.

COSTANTINO CIALLELLA. No, scusami Vincenzo, questo non si può dire. Gli aspetti morfologici di lesività da arma d'uso bellico e da arma d'uso civile sono sostanzialmente diversi!

VINCENZO PASCALI. Non discuto questo tema fondamentale. Dico solo che quel nucleo di piombo rinvenuto nel collo di Ilaria è perfettamente consentaneo, compatibile con la lesione che è stata prodotta a livello del cranio, perché è un nucleo di piombo piccolo, che si è consumato e che ha agito a bassa energia cinetica.

COSTANTINO CIALLELLA. La bassa energia cinetica è una valutazione che, applicata ad una AK-47, è impropria. La velocità alla bocca della AK-47 è di circa 750 metri al secondo: sono praticamente tre quarti di chilometro percorsi in un secondo. Le armi da uso civile hanno mediamente una velocità alla bocca che viene ricompresa in un range fra i 250 e i 350 metri al secondo.
In realtà - vorrei trasmettervi questo contenuto di conoscenza - il raddoppio della velocità non equivale ad un raddoppio dell'energia posseduta dal proiettile, perché quest'ultima viene descritta con l'equazione fondamentale di possesso dell'energia, descritta dalla formula secondo la quale l'energia E è uguale alla massa per la velocità al quadrato diviso due. Quindi, il raddoppio della velocità significa quadruplicare, quanto meno, l'energia lesiva posseduta da un proiettile. Trecento al quadrato fa 90 mila; settecento al quadrato fa 490 mila.
Questo aspetto è stato da sempre rilevato nel campo della lesività delle armi da guerra. I patologi forensi, a partire dal


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conflitto del 1956 in Indocina, si sono confrontati con aspetti morfologici del tutto atipici rispetto alle osservazioni convenzionali in tema di lesività da agente balistico.
Avrò il piacere di mostrarvi le immagini dalla prossima volta, ma i percorsi intrasomatici, i quadri lesivi sono del tutto nuovi per il patologo forense che non abbia avuto occasione di vederli direttamente.

VINCENZO PASCALI. Credo che vedere la questione sotto l'aspetto della quantità di moto, come sta dicendo il dottor Ciallella - quantità di moto significa considerazione della velocità della massa - non cambi granché, perché, come ho spiegato prima, il proiettile era piccolo semplicemente perché si è consumato. Pertanto, ovviamente la sua quantità di moto è stata in parte dissipata come calore e come distruzione della massa nel corso dell'attraversamento di altri diaframmi e in parte con l'impatto avuto nella diploe del cranio.
Quanto alle considerazioni generali, vi veicolo invece un'altra idea, cioè che ogni lesione da arma da fuoco è uguale a sé stessa, nient'altro che a sé stessa. Forse niente può sostituire l'osservazione diretta e concreta degli eventi; è il tentativo - dico tentativo - di ricostruzione delle caratteristiche fondamentali del quadro della lesione ed anche di tutti gli altri dettagli che ci possono fornire informazioni sulla vita extrasomatica del proiettile. Potremmo vedere una fototeca sulla lesività da AK-47, ma perché?

PRESIDENTE. Lei si è soffermato sul quadro lesivo che ha riguardato Miran Hrovatin, che può essere interessante per la comparazione, per capire se è una cosa totalmente eccentrica rispetto a quella che riguarda la Alpi?

COSTANTINO CIALLELLA. Certo, è completamente diverso.

PRESIDENTE. Quindi, per Hrovatin lei è d'accordo che è un colpo d'arma da fuoco lunga e da lontano?

COSTANTINO CIALLELLA. Certamente, è un proiettile ad alta velocità non a contatto, rallentato però dalla perdita dalla camicia.

PRESIDENTE. Lei è d'accordo sulla diagnosi del kalashnikov?

COSTANTINO CIALLELLA. Sì.

PRESIDENTE. Le domando un'altra cosa e concludo. Sul proiettile che è stato ritenuto da Ilaria e che è stato poi estratto dalla parte bassa del collo lei ha fatto la sua analisi per capire se sia vero o falso quello che dice oggi il professor Pascali, che lo riferisce ad un proiettile di kalashnikov?

COSTANTINO CIALLELLA. In realtà, io non ho mai visto i reperti.

PRESIDENTE. Ma questo è importante.

COSTANTINO CIALLELLA. È importante però considerare che l'aspetto morfologico di questo nucleo di piombo è fortemente destrutturato rispetto alle caratteristiche primitive del proiettile.

PRESIDENTE. Mi permetto di dirlo per una sola ragione. A parte il fatto che se si usa il kalashnikov per Miran Hrovatin, tutto è possibile, ma ...

COSTANTINO CIALLELLA. Non l'ho mai avuto fra le mani, non l'ho visto.

PRESIDENTE. Io non sono un esterofilo, tutt'altro, ma i tecnici di un ufficio così attrezzato come quello inglese, al quale ci siamo rivolti, hanno esaminato il proiettile ed è stato determinante per dire che quello è l'esito del residuo di un proiettile da kalashnikov. Lei dice di non aver visto il proiettile; se vuole glielo facciamo vedere.

COSTANTINO CIALLELLA. A parte che la competenza balistica dei tecnici è indiscussa, ma la valutazione di questo


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ufficio al quale è stato chiesto il parere è fatta in termini probabilistici o in termini di certezza?

PRESIDENTE. Di certezza.

COSTANTINO CIALLELLA. Di certezza come nucleo riferibile in modo esclusivo all'AK-47?

VINCENZO PASCALI. Se posso intervenire, praticamente non ci sono dubbi sul fatto che il proiettile rinvenuto nella fossa cranica di Hrovatin provenga da un AK-47. Ci manca solo che ci sia scritto. Ha una conformazione così totalmente tipica.

COSTANTINO CIALLELLA. In realtà, storicamente queste valutazioni sono sempre state fatte in termini probabilistici.

VINCENZO PASCALI. Si tratta di Hrovatin.

COSTANTINO CIALLELLA. Noi stiamo parlando di Ilaria Alpi, il presidente sta parlando di Ilaria Alpi.

VINCENZO PASCALI. Il proiettile di Ilaria Alpi, come è scritto nella nostra relazione, non ha caratteristiche di conformazione proprie così da poter essere individualmente definito come un proiettile esploso da questa come da qualsiasi altra arma, perché è totalmente consumato. Infatti, la nostra diagnosi di esplosione è tipicamente circostanziale, perché va bene nel quadro generale di riferimento di questo gas.

COSTANTINO CIALLELLA. Quindi, è giusta la mia interpretazione.

VINCENZO PASCALI. Nell'immagine si può vedere il proiettile estratto dal dottor Sacchetti. Esattamente quel vallo che vedete al centro, anche secondo noi, è probabilmente il segno del fatto che il proiettile avesse una camicia.
Quanto al resto, la conformazione specifica di questo proiettile indica solamente che lui ha avuto una grande serie di impatti prima, perciò questo non può essere un proiettile esploso a contatto del cranio di qualcuno. È pressoché impossibile. Ovviamente, in balistica tutto è possibile, ma questo è pressoché impossibile.

COSTANTINO CIALLELLA. Io non sto facendo una valutazione del contatto. Sto facendo una valutazione metodologica sulla caratteristica dell'arma, come dato di partenza. Il contatto è una valutazione successiva.
Per quanto riguarda il problema delle vicissitudini extracorporee del proiettile, andrebbe precisato che il tramite intrasomatico di questo proiettile è stato altrettanto sofferto rispetto al tramite extracorporeo teorico, con l'unica differenza che il tramite intrasomatico è accertato: questo proiettile supera un primo piano di resistenza rappresentato da un dito della mano, un secondo piano di resistenza rappresentato dall'altro dito dell'altra mano, la diploe ed il tavolato osseo della volta e la base cranica.
Nella mia personale esperienza questo è un tragitto effettivamente molto impegnativo per la caratteristica strutturale del proiettile, perché il proiettile non si deforma solo nella sua traiettoria extrasomatica, ma si deforma in maniera significativa anche e soprattutto nella traiettoria intracranica.

VINCENZO PASCALI. Io credo esattamente il contrario, è impossibile. Questo è un tipico tragitto intrasomatico di proiettile; la diploe del cranio ha una consistenza uguale alla diploe del cranio, non è uno schermo di metallo ed è facilmente attraversabile da un proiettile, ed il proiettile non si deforma.

COSTANTINO CIALLELLA. Ha perso il nucleo di piombo e quindi si deforma.

VINCENZO PASCALI. D'accordo, ma ha finito con l'esserlo, poiché è l'anima di un proiettile di AK-47, che aveva il nucleo di piombo al suo interno, era rivestito di un'altra porzione che si è persa e poi aveva una camiciatura, che si è ancora persa. E questo è quanto è rimasto.


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Naturalmente noi possiamo solo supporre questo genere di cose, perché quello che abbiamo rinvenuto è un proiettile con il suo corteo di segni lasciati. Non dimenticate che il corteo di segni lasciati dal proiettile è quel disfacimento ...

COSTANTINO CIALLELLA. Da dove proviene?

VINCENZO PASCALI. Dal nucleo del proiettile ...

COSTANTINO CIALLELLA. Perfetto.

VINCENZO PASCALI. Ed in parte anche da quel corteo di piccole particelle che lo accompagnavano nel suo tramite extrasomatico. Nella radiografia fatta da Nobile si vede che il proiettile si sta disfacendo appena entrato nella diploe del cranio e ciò non ha alcuna compatibilità con l'ipotesi del colpo esploso a contatto. Non può averla, perché la dissipazione di energia cinetica in quel momento è bassissima: ha appena attraversato il cranio e sta già distribuendo frammenti a destra e a manca.

COSTANTINO CIALLELLA. In realtà, il fatto che distribuisca piccoli frammenti metallici riguarda sostanzialmente le caratteristiche strutturali del nucleo di piombo più che il suo muoversi all'interno. Fondamentalmente è un nucleo di piombo che, nell'attraversare un tessuto cerebrale, perde uno sciame metallico.

VINCENZO PASCALI. Sì, Costantino, ma nessun proiettile è fatto solamente di un nucleo di piombo. Se è ridotto così e sta producendo quel genere di cose, vuol dire che è già nudo e si sta già disfacendo.

COSTANTINO CIALLELLA. Questo non è in contestazione.

RAFFAELLO DE BRASI. La perizia che abbiamo chiesto riguarda, da un lato, la morfologia patologica e, dall'altro, la parte balistica. Non sono un esperto, ma è ovvio che le due cose debbono procedere in maniera molto integrata.

PRESIDENTE. Ma il problema è questo.

RAFFAELLO DE BRASI. Come possiamo fare una discussione - mi riferisco al dottor Ciallella - se l'approccio è esclusivamente morfologico?

PRESIDENTE. Lui fa un discorso soltanto morfologico.

COSTANTINO CIALLELLA. Non è esclusivamente morfologico. Sulle competenze balistiche ...

PRESIDENTE. Adesso incameriamo soltanto i dati.

COSTANTINO CIALLELLA. Allora non vorrei farvi perdere altro tempo.

PRESIDENTE. Lei è utilissimo, perché è consentito un affinamento delle rispettive opinioni. Poi naturalmente la Commissione trarrà le conclusioni.

COSTANTINO CIALLELLA. Vorrei introdurre alcuni concetti che sono abbastanza normali per il patologo forense, per quanto riguarda i bersagli intermedi.
Il bersaglio intermedio è qualcosa che si frappone rispetto alla normale traiettoria del proiettile prima che raggiunga il corpo. L'osservazione di un'atipia nel foro di ingresso del colpo di arma di fuoco è fondamentalmente l'aspetto che fa sospettare un impatto dell'agente balistico prima di attingere il corpo umano e, quindi, la presenza di un bersaglio intermedio.
Il bersaglio intermedio incide sostanzialmente sulla conformazione, sulla traiettoria e sulla stabilità dell'agente balistico. In patologia forense, nella mia personale esperienza e nella letteratura consultata, non sono noti casi nei quali il bersaglio intermedio abbia condiviso pienamente la traiettoria del proiettile originario.


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PRESIDENTE. Cioè che non l'abbia modificata?

COSTANTINO CIALLELLA. Che non l'abbia modificata e che l'abbia accompagnato. Non sono noti casi descritti in patologia forense. L'ipotesi del professor Pascali, nella mia personale esperienza ed anche nella letteratura internazionale che ho avuto la possibilità di consultare, non ha un riscontro casistico.
In questo caso è un principio di fisica elementare, un principio di fisica vettoriale - potete consultare un esperto - per cui il proiettile ha una direzione di moto ed un angolo d'impatto rispetto al bersaglio intermedio. La risultante di questa direzione vettoriale è comunque in genere diversa.
Vi preciso anche che sono descritti casi di penetrazione sincrona di bersagli intermedi esclusivamente nell'ipotesi in cui questo bersaglio intermedio sia sul corpo della vittima: monete o frammenti di agendine indossate nel taschino.
In ogni caso il bersaglio intermedio, nel momento in cui penetra all'interno del corpo umano, assume una direzione divergente rispetto al proiettile primario. L'atipia morfologica del foro d'ingresso è massima.
L'affermazione fatta in questa sede dal collega Pascali prevede che queste enunciazioni, fondamentalmente condivise in modo unanime - se la mia ricerca, che è stata comunque molto ristretta nel tempo, non è stata poi così lacunosa -, in questo caso non siano verificate.
Anticipo - e concludo sul punto, perché in fondo è una valutazione che rimetto a voi - che per quanto riguarda il frammento 147114, in realtà non abbiamo una cognizione esatta della lega che lo costituisce, senza discutere dei margini, perché personalmente non ho mai visto frammenti di camicie, non camicie intere, come quella di cui discutiamo in questo caso, che non avessero anch'esse i margini strappati, sbocconcellati. Sono aspetti che credo non siano risolutivi della discussione del caso.
Se realmente vogliamo considerare che, in ipotesi, sia attribuibile ad una parte di un autoveicolo, l'indagine è di chimica analitica di base. A questo punto del percorso è necessario capire se quella lega è normalmente impiegata nella produzione di una parte di quel determinato autoveicolo, da quella determinata ditta costruttrice. Questo sarebbe risolutivo, perché ci consentirebbe - lo dico a prescindere dall'ipotesi prevalente, che poi sarebbe successiva all'accertamento - di risolverlo in maniera radicale.
Sull'aspetto della morfologia del frammento, vi invito ad osservare che comunque è un frammento semicircolare, che del resto lo stesso Pascali ritiene abbia aderito in una sorta di coesione istantanea - perché stiamo parlando comunque di 750 metri al secondo e, quindi, il tempo di contatto fra questo bersaglio intermedio ed il proiettile sarà stato di frazioni millesimali di secondo - creando una sorta di compenetrazione fra il nucleo o il proiettile, l'agente balistico chiamiamolo a questo punto, ed abbia poi proseguito superando i piani di resistenza delle dita e della volta fermandosi a livello della base.
Vorrei fare un'altra considerazione da patologo forense: in generale, nella personale esperienza, nell'esperienza di scuola ed anche nella letteratura di base consultata, la valutazione della perdita della camicia da parte del proiettile nel contatto con il corpo umano viene sempre affrontata considerando il piano di resistenza offerto dal corpo, ed il piano di resistenza tipica della perdita della camicia è il tessuto osseo.
Spero di essere stato chiaro.

PRESIDENTE. Prego, professor Pascali.

VINCENZO PASCALI. Secondo la mia opinione fare una casistica sulle armi da fuoco non ha alcun senso. Ogni impatto balistico è un evento unico. Il dottor Juha Rainio ha realmente esperienza diretta di lesività da AK-47: è stato alcuni mesi in Bosnia ed ha visto molti casi di questo genere; io ne ho visti pochissimi e non sono un esperto di questo genere di cose.


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Ogni impatto balistico è un evento unico. Fare casistica o statistica su ciò che accade è completamente destituito di fondamento, serve ad orientarsi, ma non serve a nulla. Questa è la mia personale opinione. Pertanto, dire che questo evento possa o non possa avvenire non significa affatto mettere il cappello sul fatto che sia avvenuto.
Ciò che noi facciamo, in realtà, è una ricostruzione di tipo deduttivo, cioè noi esaminiamo una serie di circostanze che abbiamo individuato e cerchiamo di capire che cosa è avvenuto, al meglio delle conoscenze sull'evento.
Naturalmente dire che non è mai successo non significa nulla, semplicemente perché, come vi ho detto, non è mai accaduto che una situazione simile si sia riprodotta in un nessun altro posto del mondo. Questa è la mia personale opinione sulla questione.
Pertanto, studiare la patologia forense o la balistica terminale ha un senso per acquisire esperienza, ma non al fine di ipotecare la ricostruzione di questo o quell'altro evento che noi dobbiamo ancora individuare. Questo è un punto fondamentale, altrimenti non si comprende niente.
L'ipotesi che sia un frammento di lamiera o di qualsiasi altro manufatto della Toyota non è mia. Tale ipotesi è stata formulata inizialmente, credo, dal dottor Farneti ed è stata poi confermata da tutti, compresi gli esperti del Forensic Science Service che noi abbiamo consultato, che sono molto intrigati e convinti da questa ipotesi. Gli unici ad essere dissonanti su questo aspetto sono stato il dottor Ugolini, in una consulenza di parte sollecitata dalla famiglia, e l'insieme di periti di Cartoni e collaboratori, che hanno agito nel 1996 con un approccio che io sinceramente devo ritenere estremamente discutibile.
Concludo con un'altra piccolissima annotazione. Supponete per un momento che quello sia un frammento di camiciatura, poiché non può essere che un frammento, e che l'ipotesi sia quella di un colpo a contatto, la domanda è: dov'è andata a finire l'altra parte di camicia?

PRESIDENTE. Prego, onorevole Cannella.

PIETRO CANNELLA. Mi rivolgo ad entrambi. Perché è impossibile l'analisi chimico-fisica?

VINCENZO PASCALI. L'analisi chimico-fisica è impossibile per alcune ragioni. In primo luogo, perché i tipi di cartucce di AK-47 sono quasi infiniti. Se prendete un repertorio, anche quello citato da Ugolini, vedrete che, poiché si tratta di un'arma ubiquitaria, le raffiche sparate da AK-47 contengono insieme proiettili di calibro più o meno equivalente - anche sul calibro vi è un certo intervallo di tolleranza -, ma tale arma accetta anche proiettili che hanno la composizione metallica più varia. Si può dire, come nel caso di Hrovatin, che quella sia una delle più tipiche conformazioni, ma non si potrà mai escludere che una certa lega metallica sia entrata in un certo patch di produzione.
Lo stesso vale ovviamente per il Toyota. Noi non abbiamo intrapreso nessuna analisi di questo genere, ma il tema è stato proposto numerose volte nel corso dell'iter peritale ed è stato sempre scartato, poiché non introdurrebbe che altre ambiguità, in funzione del fatto che non si sa neppure quando e come il Toyota sia stato prodotto, ad esempio. Si sa solo che si tratta di un tipo di veicolo che non era prodotto per il mercato occidentale e del quale non si sa nemmeno quali possano essere state le modalità costruttive.
Si aggiunga che ovviamente non sappiamo neppure da quale parte metallica è stato generato il menisco che vi abbiamo fatto vedere. Pertanto, una simile comparazione non avrebbe alcun senso e noi abbiamo rinunciato a farla.

COSTANTINO CIALLELLA. Io non credo che possa essere di nostra competenza fare questo tipo di valutazione sul Toyota, perché è una valutazione che riguarda la chimica dei processi industriali


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nella costruzione di un'autovettura. Penso che ci vogliano competenze specifiche nel settore, anche per identificare la tipologia costruttiva dell'autoveicolo perché oggettivamente ricordo anch'io che vi sono state incertezze sulla provenienza, ma comunque è un dato storico accertabile da parte di un esperto del settore.

PRESIDENTE. L'orletto che deriva dall'esplosione del colpo a contatto si produce solo sulla cute o rimane anche sulla superficie ossea?

COSTANTINO CIALLELLA. Anche sull'osso, quando si produce.

PRESIDENTE. Sull'osso, sul cranio fu riscontrata la presenza dell'esito da orletto o no? La fotografia di cui abbiamo preso visione non presentava, almeno per quello che ricordo, orletti esterni. Le domando, pensando ad una possibilità di pulizia o cose di questo genere: sull'osso rimane il segno dell'orletto?

COSTANTINO CIALLELLA. Sì. Intende dire dell'affumicatura? Sì, rimane.

PRESIDENTE. Prego, onorevole Cannella.

PIETRO CANNELLA. Si è cercato il segno dell'affumicatura sulla teca cranica, ma se rispetto all'arma - diciamo a contatto, secondo una tesi - si frapponevano le mani, l'affumicatura o un segnale caratteristico si sarebbe dovuto riscontrare sulle dita.

VINCENZO PASCALI. Su entrambi. L'ipotesi del colpo a contatto implica ovviamente che i gas di scarico dell'arma abbiano il tempo di sottominare; pertanto, bisogna trovarli entrambi.

COSTANTINO CIALLELLA. Ma la domanda fa riferimento all'affumicatura più che alla penetrazione di gas. Credo che l'affumicatura sia fermata dalla superficie cutanea e non debba necessariamente arrivare sulla teca. Si può trovare, in questo caso, nel tramite teoricamente creato dal sovrapporsi parziale delle dita fin giù, ma non è detto che arrivi proprio sulla teca, perché va considerato che si è creato uno spessore che è di circa quattro centimetri.

PRESIDENTE. Però le dita non sono state attraversate, sono state lambite.

COSTANTINO CIALLELLA. Sì, ma sono comunque sovrapposte.

PRESIDENTE. Prego, onorevole De Brasi.

RAFFAELLO DE BRASI. Vorrei rivolgere due domande al dottor Ciallella. Come può spiegare la mancanza di affumicatura anche nella ferita, che abbiamo appena visto? In questo caso è la pelle, non è l'osso.

COSTANTINO CIALLELLA. Sulla pelle, se ipotizziamo la sovrapposizione delle mani, dovremmo ... Per fare una discussione analitica sulla distanza di sparo ho certamente bisogno di studiare determinate cose, perché le mie cognizioni sul problema sono legate ad una cassetta contenente immagini che ho avuto il 15 luglio, e senza vedere le immagini non potevo proprio farmi un'idea delle dimensioni del problema. Non ho mai avuto occasione di vedere gli allegati alle varie consulenze succedutesi, che per me sono più importanti del testo scritto. Questa è una premessa per spiegare le oggettive limitazioni.
Vorrei sottolineare poi un altro aspetto che ritengo importante, e credo che Pascali sarà sicuramente d'accordo con me sul problema. Qualunque interpretazione venga data in questa sede, bisogna considerare che i dati fondamentali in questo caso sono legati alle notizie relative al sopralluogo, che sapete come si è potuto fare ed organizzare. In particolare, vi è il problema dell'inquinamento delle microtracce, trattato dal professor Pascali, che


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in qualche misura rende un certo numero di accertamenti ormai completamente non più esperibili.

RAFFAELLO DE BRASI. La mia era una domanda molto secca. Lei concorda sul fatto che sulla ferita non c'è l'affumicatura?

COSTANTINO CIALLELLA. Il problema è capire come erano le mani.

RAFFAELLO DE BRASI. Ho capito, questa è la sua risposta.

COSTANTINO CIALLELLA. Ho bisogno di vedere cosa c'era sulle mani.

RAFFAELLO DE BRASI. L'affumicatura non ci sarebbe perché le mani avrebbero ...

PRESIDENTE. Cioè, dovremmo trovare l'affumicatura sulle mani.

RAFFAELLO DE BRASI. Le rivolgo la domanda del professor Pascali, che faccio mia: secondo lei, per quale ragione non è stata trovata tutta la camiciatura?

COSTANTINO CIALLELLA. Se oggettivamente quella è una parte di camicia ...

RAFFAELLO DE BRASI. Come ha detto lei.

COSTANTINO CIALLELLA. Io ho detto che va accertato sul frammento. La rimanente parte può essere legata alla perdita della camicia nell'impatto.
Questa è un'affermazione completamente divergente da quanto afferma Pascali, cioè che un proiettile totalmente camiciato non perde la camicia nell'impatto contro le dita. Al di là della personale esperienza, vi sono anche articoli pubblicati su riviste internazionali che testimoniano che, nel caso delle dita, la frammentazione del proiettile e la parziale asportazione della camicia è possibile.

RAFFAELLO DE BRASI. Questo pezzo di camiciatura rimasto al di fuori del cranio di Ilaria Alpi sarebbe stato trovato, quindi, dentro il Toyota oppure, secondo lei, poteva anche essere fuori dal Toyota?

COSTANTINO CIALLELLA. La ringrazio. Il problema è proprio questo: nella parte balistica noi facciamo una ricostruzione totalmente per ipotesi. Abbiamo questo nucleo di proiettile di piombo che ha determinate caratteristiche strutturali, soprattutto quella di frammentarsi nella progressione intrasomatica, che sicuramente è un aspetto che depone per una sua cedevolezza strutturale. D'altro canto, in funzione del modo in cui era camerato questo proiettile in piombo, nel tramite extrasomatico ed anche teoricamente nell'uscita dal piano di volata può realizzarsi la perdita della camicia.

PRESIDENTE. In questa foto si vede la mano. Se fosse vera questa fotografia, orletti non ce ne sono.

COSTANTINO CIALLELLA. Questa è la mano dopo il reperimento della salma, il trasporto sulla nave e la detersione. Da questo punto di vista, c'è un limite oggettivo all'indagine.

PRESIDENTE. La detersione da che cosa risulta? Queste sono le fotografie fatte appena è stata trasportata la salma. Vediamo l'altra mano. Comunque lei prende atto che qui non ci sono orletti?

COSTANTINO CIALLELLA. Sì, orletti, affumicatura.

PRESIDENTE. Questa è l'altra.

COSTANTINO CIALLELLA. Questa andrebbe studiata con un maggiore ingrandimento. Il problema rimane quello.

PRESIDENTE. Potrebbe essere stata eliminata.


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COSTANTINO CIALLELLA. Non eliminata, per carità. Il problema è vedere l'aspetto di questa superficie cutanea nell'immediatezza dell'evento, in quale misura si può recuperare.

PRESIDENTE. Siccome, per quello che so, l'affumicatura residua in ogni caso addirittura si imprime sulla teca cranica ...

COSTANTINO CIALLELLA. Sulla teca, sì; sul tessuto osseo, va bene.

PRESIDENTE. Qui abbiamo la mano che è fatta di carne e di tessuto osseo. Allo stato degli atti non riesco a vedere affumicatura.

COSTANTINO CIALLELLA. Senz'altro, non c'è discussione.

VINCENZO PASCALI. Se posso aggiungere una minuscola notazione documentale, il dottor Sacchetti, che è l'unico ad aver visto il corpo subito dopo che era stato traslato in Italia, non ha mai parlato di affumicatura, né sulle mani né sopra la teca cranica. Tuttavia, sentito dal dottor Pititto, credo un anno dopo, si è lasciato sfuggire di aver visto l'affumicatura. Che cosa abbia visto non lo so ...
Noi conosciamo molto bene questo aspetto, perché, come vi abbiamo promesso, abbiamo tentato di effettuare le osservazioni con occhi di altri, come è ovvio - ha ragione il dottor Ciallella ...

RAFFAELLO DE BRASI. Quindi, non c'è l'affumicatura sulle dita, non c'è sulla pelle del cranio e non c'è sulla teca, e questo è un dato di fatto.

COSTANTINO CIALLELLA. Sulla teca si dovrebbe vedere l'aspetto morfologico.

RAFFAELLO DE BRASI. Vediamo la foto.

COSTANTINO CIALLELLA. Se lei vede l'orlo di quella ...

RAFFAELLO DE BRASI. Parliamo di affumicatura o di orlo?

COSTANTINO CIALLELLA. L'orlo di quella soluzione di continuo ...

RAFFAELLO DE BRASI. Stiamo parlando dell'affumicatura.

COSTANTINO CIALLELLA. Certo, e le sto chiedendo di guardare lungo l'orlo di quella soluzione di continuo. Vedrà un contrasto nerastro.

PRESIDENTE. Quello è il taglio. È l'esito del passaggio del proiettile, non è l'affumicatura.

VINCENZO PASCALI. È stato analizzato da Carlo Torre e contiene frammenti di piombo e di antimonio, la stessa composizione del proiettile.

COSTANTINO CIALLELLA. Non ho notizia di quello di cui avete discusso in Commissione. Stavo introducendo questo concetto proprio per dire che quell'immagine morfologica ha dei limiti interpretativi. D'altro canto, al di là delle indagini che può aver fatto il professor Torre, è un'immagine morfologica che si riferisce ad una persona che è stata esumata dopo due anni e che, quindi, oggettivamente ha avuto un percorso fra il momento in cui è stata attinta dai colpi d'arma da fuoco ed il momento in cui è stata osservata nel quale l'azione dei fenomeni trasformativi ha sostanzialmente modificato il quadro morfologico.

PRESIDENTE. Perché questo può determinare anche la perdita dell'impronta da affumicatura?

COSTANTINO CIALLELLA. Può determinare comunque l'attenuazione di tutti gli aspetti morfologici.

PRESIDENTE. L'attenuazione sì, ma l'eliminazione no.


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COSTANTINO CIALLELLA. Non è detto. Mi scuso per la crudeltà dell'immagine, ma la salma di una persona esumata dopo due anni è immersa in liquame putrefattivo che decombe in posizione supina, con il liquame putrefattivo che in genere arriva all'altezza delle spalle.

PRESIDENTE. Prego, onorevole De Brasi.

RAFFAELLO DE BRASI. Invece, per quanto riguarda il resto della camiciatura - nel caso e nell'ipotesi che il pezzo di metallo trovato all'interno sia il resto di una camiciatura - lei dice che questo pezzo mancante potrebbe essere stato disperso nella Toyota o addirittura fuori.

COSTANTINO CIALLELLA. In realtà, io dovevo formulare solo delle contestazioni, non rispondere. Mi scuso, ma mi era stata la possibilità di studiare il caso.

RAFFAELLO DE BRASI. Allora rivolgo le domande al dottor Pascali, perché noi dobbiamo cercare di capire.

PRESIDENTE. Deve studiare bene le cose.

RAFFAELLO DE BRASI. Ha proposto una tesi ben precisa. Deve studiare, ma la conclusione è molto precisa, è netta ed è completamente diversa da quella del professor Pascali.

PRESIDENTE. Anche se, per la verità, il dottor Ciallella ha fatto delle puntualizzazioni su una conoscenza ancora parziale delle cose e si è riservato di osservare meglio anche i reperti ai quali abbiamo fatto riferimento fino a questo momento.

RAFFAELLO DE BRASI. Sono d'accordo con lei. Quindi, arriveremo alla conclusione alla fine di questo percorso.
Voglio rivolgere invece una domanda al professor Pascali. Mentre i primi due punti, secondo me, trovano un elemento di debolezza nelle tesi del dottor Ciallella, nella sua ricostruzione c'è un punto sul quale mi interrogo ed è quello riferito a questo pezzo di metallo.
Praticamente questo proiettile, dopo l'attraversamento - ricordo che lei ha parlato di attraversamento - ed essendo quindi, molto usurato, ridotto ad un nucleo di piombo, avrebbe trascinato un pezzo di metallo piuttosto strutturato e forte, si sarebbe fuso ed avrebbero attraversato il cranio all'unisono, come una nuova camiciatura, altrimenti non si riesce a capire come sia possibile che in successione avvenga questo fenomeno.

VINCENZO PASCALI. Glielo do per certo, onorevole. Le do per certo che abbia attraversato in uno la teca cranica di Ilaria, per la semplice considerazione che non vi sono altri forami d'ingresso. Non è questo il punto in discussione.
Il dottor Ciallella ipotizzava che sia difficile che una parte di metallo sia portata con sé dal proiettile, cioè ipotizzava l'estrema rarità dell'evento. Io gli ho controbattuto che non si tratta di un evento raro, ma di un evento unico. Questo è ciò che è accaduto con grande probabilità nel caso che stiamo trattando. Naturalmente non ci sono altri casi, perché, come vi ho detto, la ricostruzione degli eventi riguarda eventi unici, per i quali - vi prego di credermi - non vale alcuna valutazione di tipo statistico. Cosa volete che c'entri la statistica con l'impatto stocastico, casuale di un proiettile contro un altro corpo, nella sua traiettoria? Non c'entra niente.

COSTANTINO CIALLELLA. La mia valutazione non è di tipo statistico.

RAFFAELLO DE BRASI. Di ciò che si conosce.

VINCENZO PASCALI. Di ciò che si conosce in letteratura.

RAFFAELLO DE BRASI. Riusciamo a capire che è importante ciò che si conosce, ma è ovvio che ciò che si conosce non è automaticamente riferibile al caso.


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VINCENZO PASCALI. Stiamo parlando di un evento mai occorso.

RAFFAELLO DE BRASI. È chiaro, però ovviamente è importante fare delle comparazioni. Non è che le due scuole di pensiero possano orientarsi in un modo o nell'altro.
Se è vero che, come dice il professor Pascali, il kalashnikov può sparare di tutto, è anche vero che, se oggi è possibile analizzare quel frammento metallico per dirci di cosa si tratti, possiamo escludere alcune ipotesi. Per questo è importante analizzare la composizione del metallo.

VINCENZO PASCALI. Credo che sia stato fatto, in parte da Farneti e in parte dalla consulente tecnica Cartoni. In questo momento non ho con me i documenti, ma ve li farò avere.
Il tema non è studiare la composizione del metallo. Io mi chiedevo che cosa avremmo fatto dei dati introdotti. Sostenere che questa chiave è di colore rosso e ha questa conformazione specifica non significa niente se non abbiamo la possibilità di classificarla, cioè di dire quante altre chiavi di questo genere sono in questo o in quell'archivio.

PRESIDENTE. Il proiettile ha una determinata composizione.

VINCENZO PASCALI. Anche se la avesse - e qui è importante la classificazione di ciò che si conosce - occorre fare la comparazione e la classificazione dei metalli utilizzati per il proiettile, a meno che sia già stato fatto.

COSTANTINO CIALLELLA. A me non risulta che sia stato fatto un esame strutturale, un esame di chimica di base.

PRESIDENTE. Rimaniamo d'intesa che il professor Ciallella ha a disposizione tutto il materiale sia del processo fatto, e quindi le varie perizie e consulenze, sia gli allegati propri della perizia del professor Pascali. Faccio un'unica puntualizzazione: questi ultimi devono essere consultati in questa sede; per il resto possiamo anche fornire delle fotocopie trattandosi di atti liberi.
Proseguiremo l'audizione odierna nella prima seduta del mese di settembre. Nel caso in cui si dovesse riscontrare che nella documentazione non risultano gli esami dei componenti del proiettile, lei, professor Pascali, è autorizzato a farli eseguire. Naturalmente se occorrerà fare un'operazione peritale chiamerà il dottor Ciallella.
Ringrazio il professor Vincenzo Pascali ed il dottor Costantino Ciallella e rinvio il seguito dell'audizione ad altra seduta.

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