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Seduta dell'1/7/2004


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Esame testimoniale di Umberto Plaja.

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca l'esame testimoniale dell'ambasciatore Umberto Plaja. Avverto che egli viene ascoltato con le modalità della testimonianza e quindi ha l'obbligo di dire la verità e di non tacere nulla di ciò di cui sia a conoscenza. Lo invito a darci le sue generalità.

UMBERTO PLAJA. Sono Umberto Plaja, sono nato a Milano il 19 marzo 1941. Sono residente a Roma in via Spadini, dove ho la residenza, ma adesso sono appena rientrato. Sono stato un anno a Pristina, assieme al generale Mini, che era il capo delle Forze NATO in Kossovo.

PRESIDENTE. La sua qualità è quella di ambasciatore?

UMBERTO PLAJA. No, sono ministro. Ho fatto l'ambasciatore in due posti, Nigeria e Zambia, ma sono ministro.

PRESIDENTE. Nel marzo 1994 che carica ricopriva al Ministero degli esteri?

UMBERTO PLAJA. Ero a capo dell'unità di crisi. L'unità di crisi si occupa normalmente di tutti gli italiani che si trovano in pericolo in tutto il mondo.

PRESIDENTE. Per la Somalia, che tipo di assistenza e che tipo di compiti assolveva l'unità di crisi?

UMBERTO PLAJA. In particolare, abbiamo evacuato due volte l'ambasciata italiana a Mogadiscio. Ci siamo occupati, quando Siad Barre è caduto, di portare tutti gli italiani in salvo. Poi, ho ricevuto qualche incarico speciale. Molto probabilmente sono stato la prima persona a rientrare in Somalia dopo la caduta di Barre su incarico del ministro De Michelis per portare aiuti alla popolazione.

PRESIDENTE. Lei è andato in Somalia? Quando è andato in Somalia?

UMBERTO PLAJA. Sono andato in Somalia, se ricordo bene (la caduta di Barre è avvenuta verso dicembre) a marzo del 1991.

PRESIDENTE. Fino a quando è rimasto?

UMBERTO PLAJA. Un mese tra Nairobi e la Somalia.

PRESIDENTE. È più tornato in Somalia?

UMBERTO PLAJA. No.

PRESIDENTE. A quali compiti assolveva l'unità di crisi in Somalia? Lei ha detto che la Somalia è stata evacuata due volte. Quando?

UMBERTO PLAJA. Una volta nel 1991 e un anno dopo.

PRESIDENTE. Quindi all'inizio del 1992?

UMBERTO PLAJA. Alla fine del 1992.

PRESIDENTE. E dopo questa seconda evacuazione, quali sono stati i rapporti con l'Italia dal lato dell'unità di crisi di cui lei era a capo?

UMBERTO PLAJA. Generalmente, venivo chiamato se si decideva di inviare qualche italiano per la cooperazione. Per esempio, venivo chiamato se si decideva di


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inviare dei giornalisti in Somalia. Mi occupavo di dire quali erano le condizioni di sicurezza per gli italiani.

PRESIDENTE. Nel marzo del 1994, qual era la posizione dell'Italia rispetto alla Somalia?

UMBERTO PLAJA. Siccome c'erano delle truppe italiane che stavano in Somalia (il contingente italiano che faceva parte di una missione delle Nazioni Unite) avevano riaperto una specie di ambasciata dove operava un ambasciatore che, più o meno, ci informava sui fatti e ci teneva un po' al corrente della situazione.

PRESIDENTE. Questo era Scialoja? Quindi, nel 1994 Scialoja era ambasciatore in Somalia per l'Italia?

UMBERTO PLAJA. Era ambasciatore in Somalia.

PRESIDENTE. Ma proprio formalmente?

UMBERTO PLAJA. Direi di sì.

PRESIDENTE. Non c'era niente di particolare?

UMBERTO PLAJA. No, che io sapessi.

PRESIDENTE. Ora c'è l'ambasciatore italiano in Somalia?

UMBERTO PLAJA. No.

PRESIDENTE. C'è un incaricato di affari?

UMBERTO PLAJA. No, neppure. C'è un inviato che si occupa della Somalia stando a Nairobi.

PRESIDENTE. Qual era la situazione, allora? Avevamo un ambasciatore, quindi vi erano dei rapporti diplomatici con la Somalia.

UMBERTO PLAJA. No, era più che altro per tenere una presenza sul posto. Non c'era un Governo; io, appunto, ero stato mandato lì anche per fornire di radio i due principali contendenti in Somalia - che erano l'uno il generale Aidid, l'altro Ali Mahdi - e, appunto, detti loro due radio; non so se le abbiano usate e se si siano parlati; ma non sembrerebbe, visto che hanno continuato come prima.

PRESIDENTE. Parliamo sempre del 1994, che è l'anno che ci interessa. Nei confronti degli italiani quali erano, rispettivamente, le posizioni dei gruppi somali, ovvero dei gruppi di Aidid e di Ali Mahdi? C'era una conflittualità?

UMBERTO PLAJA. Sì, direi che mentre tutta la parte tenuta da Ali Mahdi era abbastanza sicura per gli italiani, la parte tenuta da Aidid lo era molto di meno.

PRESIDENTE. Un'altra domanda: all'epoca - parlo sempre del 1994 -, rispetto ad una questione di cui oggi si parla con tanta gravità, ovvero l'integralismo islamico, qual era la situazione in Somalia?

UMBERTO PLAJA. Non credo che si potesse parlare di integralismo, in Somalia. In quel momento il problema era la sopravvivenza.

PRESIDENTE. Che significa?

UMBERTO PLAJA. Io non sono più stato a Mogadiscio, ma sono stato di nuovo in Somalia, nella parte nord, il Somaliland, ad esempio, per occuparmi di un cargo italiano che era stato posto sotto sequestro; mi sono occupato, appunto, di far rientrare i marinai. Al riguardo, c'è stato un processo a Bari, perché naturalmente i marinai italiani hanno voluto rivalersi sulla società.
Dunque, la volta in cui sono stato a Mogadiscio ho visitato la nostra ambasciata e ho visto che cosa


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ne restava: non ne restava più niente, la città era distrutta. Già tre mesi prima, si vedeva gente che per la sopravvivenza...

PRESIDENTE. Però, presso i servizi di informazione italiani vi erano note precise da cui risultava che in quegli anni - alla fine del 1993 e nel 1994 - si dava in Somalia la presenza di Bin Laden. A lei risulta questo dato?

UMBERTO PLAJA. No. Ammetto che all'epoca Bin Laden non aveva raggiunto la fama che ha raggiunto poco dopo.

PRESIDENTE. Non aveva raggiunto la fama ma aveva raggiunto, in quel momento, buoni rapporti con gli americani, da quello che risulta.

UMBERTO PLAJA. È possibile; tutto è possibile: in Somalia, certamente, la gente può sparire tranquillamente ma posso dire che non è una cosa di cui ci siamo occupati all'epoca.

PRESIDENTE. Non ve ne siete occupati, dunque.

UMBERTO PLAJA. No.

PRESIDENTE. Non avevate notizie in proposito?

UMBERTO PLAJA. No.

PRESIDENTE. Posso chiederle di fare accertamenti e, magari, riferire successivamente alla Commissione su quale fosse la situazione?

UMBERTO PLAJA. Sì, certamente, posso andare a rivedere le carte del mio periodo, ma le assicuro che Bin Laden non era comparso, altrimenti me lo ricorderei.

PRESIDENTE. Però, noi abbiamo notizie abbastanza precise e confermate dai servizi di informazione che quella era un'epoca in cui...

UMBERTO PLAJA. Sembra che avesse una villa. L'ho sentito anch'io, ma dopo.

PRESIDENTE. Esatto. Sembra che in quell'epoca stesse curando particolarmente l'acquisizione di armi, preparandosi all'attacco nei confronti dell'Afghanistan.

UMBERTO PLAJA. È possibile, ma nel mio periodo non se ne è parlato. Io credo che sia un periodo successivo al mio.

PRESIDENTE. Parliamo del 1993-1994.

UMBERTO PLAJA. Io sono stato a capo dell'unità di crisi fino a giugno 1994.

PRESIDENTE. E queste notizie non le ha avute?

UMBERTO PLAJA. No.

PRESIDENTE. E dell'esistenza dei campi di Al Qaeda ha sentito parlare?

UMBERTO PLAJA. Dopo, successivamente.

PRESIDENTE. Ma nel 1994 c'erano già.

UMBERTO PLAJA. C'erano, ma...

PRESIDENTE. Ma lei non ne ha avuto notizia: insomma, un ministero che non fa onore a De Michelis!

UMBERTO PLAJA. Presidente, io mi occupavo degli italiani. E di italiani in Somalia ne sono rimasti ben pochi!

PRESIDENTE. Quindi, praticamente, trattandosi di un'unità di crisi, le vostre erano operazioni di appoggio, a tutela degli italiani che stavano in Somalia e non con riferimento alla popolazione somala

UMBERTO PLAJA. Esatto.

PRESIDENTE. Dunque, soltanto con la cooperazione - o in quanto si trattasse di cooperazione -, la popolazione somala


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veniva in qualche modo coinvolta dall'unità di crisi di cui lei era la testa.

UMBERTO PLAJA. È stato un incarico che ha deciso di darmi il ministro De Michelis.

PRESIDENTE. Ma della cooperazione lei si è interessato o non si è interessato?

UMBERTO PLAJA. Qualcuno della cooperazione è venuto con me, nel viaggio che abbiamo fatto.

PRESIDENTE. Nel 1994?

UMBERTO PLAJA. No, molto prima, tra le due evacuazioni!

PRESIDENTE. E quale tipo di attività di cooperazione avete messo in pista, realizzato o curato?

UMBERTO PLAJA. Portare aiuti.

PRESIDENTE. Che significa «portare aiuti»?

UMBERTO PLAJA. Significa roba da mangiare.

PRESIDENTE. Ad esempio, costruire strade?

UMBERTO PLAJA. No, no, roba da mangiare! Questioni alimentari, proprio. Partivamo da Nairobi con un aereo pieno e lo scaricavamo; a Chisimaio, ad esempio, addirittura non ci siamo potuti fermare sulla pista: allora, scaricavamo in volo.

PRESIDENTE. Per quale motivo non vi siete potuti fermare sulla pista?

UMBERTO PLAJA. Perché era troppo pericoloso: sparavano!

PRESIDENTE. Chi è che sparava? Non lo sa?

UMBERTO PLAJA. No, ma abbiamo ricevuto un colpo; eravamo su un aereo dell'aeronautica militare e un colpo lo abbiamo ricevuto.

PRESIDENTE. Infatti, Ilaria Alpi, aveva come prima destinazione proprio Chisimaio, dove però non potette arrivare perché non vi era l'aereo. Però era lì che sarebbe dovuta andare.

UMBERTO PLAJA. Anche di questo ne ho sentito parlare dopo. Noi, come unità di crisi, di Ilaria Alpi...

PRESIDENTE. Non ve ne siete proprio interessati, certo.

UMBERTO PLAJA. Ilaria Alpi aveva una compagna di scuola che lavorava con me all'unità di crisi; erano andate a scuola insieme e lei aveva ricevuto, naturalmente, tutte le informazioni sulla situazione.

PRESIDENTE. Da chi siete stati avvisati dell'agguato ai danni di Ilaria Alpi e di Miran Hrovatin?

UMBERTO PLAJA. Al momento, in Burundi c'erano dei problemi e quindi ero lì, mi ricordo, la sera. Mi sembra di ricordare che la sera, abbastanza tardi, siamo stati avvertiti da colui che aveva le nostre comunicazioni radio, il centro cifra. Il centro cifra ci ha avvertito che...

PRESIDENTE. Chi vi ha avvertito? L'ambasciata?

UMBERTO PLAJA. Immagino che il centro cifra sia stato avvertito da Scialoja; devo immaginarlo.

PRESIDENTE. Non ebbe lei personalmente la notizia?

UMBERTO PLAJA. No, la notizia non l'ho avuta personalmente. Questo me lo ricordo.

PRESIDENTE. E che cosa avete fatto, quando avete ricevuto la notizia?


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UMBERTO PLAJA. Dopo aver avuto la notizia...

PRESIDENTE. Scialoja si mise in contatto con il ministero per avere disposizioni, per avere aiuti?

UMBERTO PLAJA. Certamente, visto che poi è stato fornito un aereo alla RAI, che io ho guidato fino a Luxor, per prendere le salme. Ma direi che quello che abbiamo fatto - anche quello lo facevamo ogni tanto, per facilitare i compiti, visto che avevamo un collegamento diretto con i carabinieri - è stato chiedere ai carabinieri se fossero stati avvertiti i familiari. E mi sembra di ricordare che mi fu detto di sì.
So che gli Alpi dicono che sono stati avvertiti dalla televisione: non posso dire che cosa è successo; io personalmente non ho preso contatto con i genitori.

PRESIDENTE. Scialoja si mise in contatto con voi? Voi aveste contatti con Scialoja?

UMBERTO PLAJA. Dopo, sì.

PRESIDENTE. Avete dato disposizioni? Oppure, Scialoja ha chiesto di essere messo nella condizione di fare qualche indagine per capire che cosa fosse successo, da dove provenisse l'attentato, chi l'avesse potuto perpetrare e quali fossero le ragioni, oppure no?

UMBERTO PLAJA. Immagino di sì, ma non dipendeva più dal mio ufficio.

PRESIDENTE. E da chi?

UMBERTO PLAJA. Un ufficio che si occupa, ad esempio, del rimpatrio delle salme. Vi sono vari uffici all'emigrazione - come si chiamava allora - che sarebbero dovuti intervenire in quel caso.

PRESIDENTE. Quindi, ci dovremmo rivolgere all'ufficio rimpatrio salme.

UMBERTO PLAJA. C'era un ufficio che si occupava di rimpatriare le salme.

PRESIDENTE. E che c'entra con le investigazioni e con le indagini?

UMBERTO PLAJA. L'unico soggetto che poteva fare investigazioni in quel momento erano le forze dell'ONU; e, infatti, ciò è stato chiesto - non da parte del mio ufficio, sebbene io mi tenessi al corrente di quel che succedeva perché avevo ricevuto la visita dei genitori Alpi ed avevo detto loro che li avrei tenuti informati - ma immagino che di questo se ne occupasse l'ufficio per le relazioni con le Nazioni Unite.

PRESIDENTE. Ma in una situazione come questa, l'ambasciatore che cosa avrebbe potuto fare per intervenire, per capire che cosa fosse successo?

UMBERTO PLAJA. Generalmente, si chiede alla polizia. Là, non essendoci polizia, chiese alle Nazioni Unite, all'UNOSOM.

PRESIDENTE. Ed ebbe notizie, Scialoja?

UMBERTO PLAJA. Molto dopo, credo quando io ero già partito.

PRESIDENTE. E che notizie ebbe?

UMBERTO PLAJA. Questo non lo so, non l'ho più seguito.

PRESIDENTE. Non so ciò se rientrasse o meno nei vostri interessi; tuttavia, sono morti due cittadini italiani, per di più giornalisti, il che conferisce un taglio diverso alla vicenda, anche se sarebbe comunque gravissima. Il Governo italiano - e per esso il Ministero degli esteri, per la parte di sua competenza - si è interrogato su che cosa potesse essere successo, su quali potessero essere le cause, chi potesse essere l'autore, chiedere conto di due cittadini italiani, uccisi in quel modo, barbaramente,


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in un paese straniero? O ve ne siete proprio non interessati, per usare un linguaggio felpato?

UMBERTO PLAJA. Immagino che certamente il Governo abbia fatto qualcosa.

PRESIDENTE. Il Governo siete voi; voi siete il Ministero degli esteri.

UMBERTO PLAJA. Io sono partito come ambasciatore per la Nigeria, nel mese di giugno, e non ho più seguito la vicenda.

PRESIDENTE. Ma io parlo di marzo.

UMBERTO PLAJA. Credo di sì; ad esempio, il mio successore, ad un certo momento mi ha chiesto determinate cose per completare una lettera del ministro...

PRESIDENTE. Chi fu il suo successore?

UMBERTO PLAJA. Ora non ricordo come si chiama. Attualmente è ambasciatore a Brasilia. Come stavo dicendo, egli mi chiese determinate cose per completare un rapporto, una lettera del ministro per i signori Alpi, quindi la questione è stata certamente seguita. Ora, chi, quale ufficio l'abbia seguita - lo ammetto -, non lo so.

PRESIDENTE. Quindi, lei non sa dire se in quel momento, avendo il Ministero degli esteri particolari cognizioni dei rapporti tra Italia ed estero, nonché cognizione di quel che accadeva all'estero più di qualsiasi altro ministero, avesse fatto un'ipotesi, avesse dato un'indicazione, avesse avuto notizia.
Avete un servizio di intelligence al Ministero degli esteri?

UMBERTO PLAJA. No.

PRESIDENTE. Lei sa dire, dunque, se il Ministero degli esteri avesse avuto notizia di quel che potesse essere accaduto oppure no?

UMBERTO PLAJA. Immagino che sia stato chiesto proprio all'intelligence italiana di cercare i motivi. Immagino che, ad un certo momento, ci sia stato il rapporto dell'UNOSOM, anche se senza conclusioni. Sono cose che non ho più cercato.

PRESIDENTE. Lei andò a Luxor, vero?

UMBERTO PLAJA. Sì, io andai a Luxor.

PRESIDENTE. Con chi?

UMBERTO PLAJA. Assieme al presidente della RAI e al direttore generale; c'era, poi, qualche altra persona della RAI.

PRESIDENTE. Quindi, era una cosa importante: presidente, direttore generale, eccetera, però...

UMBERTO PLAJA. E con un altro giovane diplomatico, che all'epoca era del servizio stampa.

PRESIDENTE. Chi era?

UMBERTO PLAJA. Non mi ricordo.

PRESIDENTE. Fu lei a preparare la delegazione?

UMBERTO PLAJA. No, ma mi è stato chiesto, sempre dal ministro De Michelis, di rappresentare il ministero - e, quindi, il Governo - al momento in cui le salme rientravano in Italia.

PRESIDENTE. Quindi, del Ministero degli esteri, oltre a lei chi c'era?

UMBERTO PLAJA. Un giovane della stampa.

PRESIDENTE. E della RAI, chi c'era?

UMBERTO PLAJA. C'era parecchia gente. Ricordo Lilli Gruber, essendo una bella donna; c'erano, poi, il presidente e il direttore generale; so che eravamo i tre considerati come i più importanti.


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PRESIDENTE. E delle altre istituzioni dello Stato, chi c'era?

UMBERTO PLAJA. Oltre alla RAI, non c'erano altri. Direi che c'era, oltre alla RAI, personale dell'aeronautica; vi era l'equipaggio, che era più ampio del solito, proprio per la situazione.

PRESIDENTE. Fu lei a ricevere in consegna le salme, i documenti ed i bagagli?

UMBERTO PLAJA. Le salme, sì, perché il mio compito era quello di assicurarmi che le salme rientrassero in Italia; i bagagli, no; nessuno mi aveva chiesto di controllare i bagagli.

PRESIDENTE. E i documenti?

UMBERTO PLAJA. Dei documenti lo so, in quanto li ho visti, quando sono usciti dall'aereo militare. Poi, se ricordo male qualcosa, vorrei precisare che sono stato interrogato quasi subito dopo da un magistrato, il giudice Ionta, che dovrebbe avere a verbale quello che mi ricordo meglio, molto probabilmente.

PRESIDENTE. Come sarebbe a dire, che lei è stato interrogato subito dopo dal giudice Ionta?

UMBERTO PLAJA. Mi ha chiamato per parlare di questa storia.

PRESIDENTE. Il giudice Ionta?

UMBERTO PLAJA. Sì.

PRESIDENTE. Ma quando? Subito dopo i fatti?

UMBERTO PLAJA. Prima che io partissi per la Nigeria.

PRESIDENTE. Lei è partito a giugno, per la Nigeria.

UMBERTO PLAJA. Sì.

PRESIDENTE. Quindi, prima di giugno lei viene sentito da Ionta?

UMBERTO PLAJA. Sì. Dovrebbe essere a verbale.

PRESIDENTE. Da Ionta o da De Gasperis?

UMBERTO PLAJA. Da Ionta.

PRESIDENTE. Si ricorda proprio Ionta.

UMBERTO PLAJA. Sì, mi ricordo Ionta.

PRESIDENTE. Va bene, ne prendiamo atto. Riprendiamo il discorso che è stato interrotto. Dunque, lei prese in consegna le salme.

UMBERTO PLAJA. Sì, ho visto anche i bagagli che erano stati sigillati e, in più, ci hanno consegnato...

PRESIDENTE. Dove vide i bagagli, a Luxor?

UMBERTO PLAJA. Sì, a Luxor. Ci siamo fermati con l'aereo della Presidenza - un DC-9 - a Luxor e abbiamo aspettato che le salme ci venissero portate da Mogadiscio da un aereo militare.

PRESIDENTE. E i bagagli e le altre cose furono dati a Demattè?

UMBERTO PLAJA. No, non è che furono dati, furono messi dentro...

PRESIDENTE. Insomma, furono consegnati.

UMBERTO PLAJA. La consegna veniva fatta, però, alla RAI.

PRESIDENTE. Lei firmò una ricevuta o qualcosa del genere?

UMBERTO PLAJA. No.


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PRESIDENTE. Demattè sì, però.

UMBERTO PLAJA. Demattè sì.

PRESIDENTE. Ecco, appunto. Lei, invece, non firmò alcuna ricevuta.

UMBERTO PLAJA. No, una ricevuta mi pare di no.

PRESIDENTE. Nemmeno per gli effetti personali dei due ragazzi?

UMBERTO PLAJA. Gli effetti personali ci furono consegnati in due bustine di plastica. Si trattava - lo ricordo visivamente - di un occhiale, un orologio, un foglietto di carta a quadrati, intrisi di sangue. L'idea di non darli, così intrisi di sangue, fu di Demattè. Io lo assecondai, perché trovai anch'io che, effettivamente, consegnare delle cose piene di sangue, arrivando all'aeroporto...

PRESIDENTE. Consegnare a chi?

UMBERTO PLAJA. Ai genitori, come normalmente pensavamo di fare.

PRESIDENTE. Come è avvenuto il trasbordo dei bagagli dall'aereo che arrivava a Luxor all'aereo diretto a Ciampino?

UMBERTO PLAJA. Sono stati portati dai nostri militari, che erano a bordo dell'aereo arrivato da Mogadiscio.

PRESIDENTE. E lei dove stava, in quel momento?

UMBERTO PLAJA. A vedere dove li mettevano.

PRESIDENTE. Ed erano sempre sigillati, questi bagagli, per quello che risulta a lei?

UMBERTO PLAJA. I bagagli sono arrivati sigillati e sono entrati sigillati nel nostro aereo.

PRESIDENTE. Invece, che successe dopo? Vennero aperti durante il viaggio?

UMBERTO PLAJA. No, no, io sto parlando di due sacchetti di plastica con le cose trovate indosso alle persone, il resto è a parte. Quelli ce li ha consegnati un militare; li ha consegnati a Demattè.

PRESIDENTE. Stiamo parlando dei due sacchetti di plastica.

UMBERTO PLAJA. Sì, due sacchetti di plastica con un orologio, un occhiale - entrambi avevano orologio e occhiali - e in più, nel sacchetto di Ilaria Alpi c'era un piccolo foglietto a quadratini.

PRESIDENTE. Quindi, i bagagli non vengono aperti, per quello che riguarda il trasbordo, fino al momento in cui i bagagli entrano nel vostro aereo.

UMBERTO PLAJA. Sì, nel nostro DC-9.

PRESIDENTE. E invece, cosa succede a Ciampino?

UMBERTO PLAJA. A Ciampino, sono andato dai genitori e sono stato con loro...

PRESIDENTE. E i bagagli che fine fanno?

UMBERTO PLAJA. Non lo so.

PRESIDENTE. Non ne sa nulla?

UMBERTO PLAJA. No, non ho seguito i bagagli.

PRESIDENTE. Non sa se qualcuno si pose il problema di aprire quei bagagli e, se sì, per quale motivo?

UMBERTO PLAJA. No, ammetto che - a mia memoria -, una volta che l'aereo è sceso a terra e siamo arrivati, sono andato dai genitori di Ilaria Alpi.


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PRESIDENTE. È a sua conoscenza, diretta o indiretta, se furono aperti oppure no?

UMBERTO PLAJA. Indiretta, nel senso che ho visto la trasmissione Report, dove un giornalista afferma: «Ho aperto e preso...».

PRESIDENTE. Quindi, lei quelle scene non le ha vissute, per così dire.

UMBERTO PLAJA. No.

PRESIDENTE. Ricorda le buste che contenevano i documenti relativi a Ilaria Alpi e Miran Hrovatin?

UMBERTO PLAJA. Sì.

PRESIDENTE. Che tipo di buste erano?

UMBERTO PLAJA. Non erano buste: erano due sacchetti di plastica.

PRESIDENTE. Di che colore?

UMBERTO PLAJA. Direi trasparente.

PRESIDENTE. Giallo?

UMBERTO PLAJA. Sì, forse sul giallo, ma trasparente, perché si vedeva dal di fuori che dentro era tutto pieno di sangue.

PRESIDENTE. Furono aperte a bordo?

UMBERTO PLAJA. Sì, furono aperte a bordo.

PRESIDENTE. A bordo del vostro aereo?

UMBERTO PLAJA. Sì, del nostro aereo.

PRESIDENTE. Da chi furono aperte?

UMBERTO PLAJA. Adesso non ricordo se sia stato Demattè o il direttore generale.

PRESIDENTE. E perché furono aperte?

UMBERTO PLAJA. Perché si vedeva dal di fuori che erano piene di sangue e non si voleva darle in quel modo ai parenti. Si vedeva anche che cosa contenevano.

PRESIDENTE. Che cosa contenevano?

UMBERTO PLAJA. Come ho già detto, un paio di occhiali ognuno, un orologio ognuno; adesso, mi sembra che Hrovatin avesse anche delle chiavi, ma non ricordo bene, lo ammetto. Certamente, in quello di Ilaria Alpi c'era un foglio a quadretti in cui erano segnati dei numeri telefonici, tra l'altro alcuni che le avevamo dato noi dell'unità di crisi.

PRESIDENTE. Chi era presente a questa operazione, oltre a lei e a Demattè?

UMBERTO PLAJA. Il direttore generale della RAI.

PRESIDENTE. Locatelli?

UMBERTO PLAJA. Sì.

PRESIDENTE. I materiali contenuti in quelle buste, una volta prelevati, dove furono collocati?

UMBERTO PLAJA. Furono lavati - furono lavate anche le buste - e rimessi dentro le buste, meno il foglietto, che non si voleva lavare perché si sarebbe stinto tutto, visto che...

PRESIDENTE. È un'operazione un po' azzardata quella di lavare un reperto; quello era un reperto al seguito di due persone uccise.

UMBERTO PLAJA. Erano passati - si vedeva benissimo - per talmente tante mani che nessuno di noi ha pensato che potessero essere utili come reperti, salvo riaverli. Il foglietto, come ho detto, era un foglio di carta con numeri telefonici.


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PRESIDENTE. Ambasciatore, lei sa che i signori Alpi ebbero copia dell'elenco, con l'annotazione che il biglietto insanguinato era in suo possesso. Per quale motivo lo aveva lei?

UMBERTO PLAJA. No, molto probabilmente i genitori Alpi ricordano male, perché io ho scritto «si trattiene» volendo che ci fosse memoria di qualche cosa che veniva trattenuta e che è sempre rimasta nelle mani...

PRESIDENTE. Mi spieghi bene, non ho capito.

UMBERTO PLAJA. Non ho scritto «trattengo», ma ho scritto «si trattiene» perché significava che qualcheduno aveva trattenuto...

PRESIDENTE. È burocratese, questo.

UMBERTO PLAJA. Ma no...

PRESIDENTE. E pure ipocrita, oltre che burocratese.

UMBERTO PLAJA. No, non vuol essere ipocrita, perché non l'ho trattenuto io. Non è mai rimasto in mano mia.

PRESIDENTE. Quindi, lei nega questa circostanza.

UMBERTO PLAJA. Che sia rimasto in mano mia, sì.

PRESIDENTE. E in mano di chi è rimasto, secondo lei? Di Demattè?

UMBERTO PLAJA. Sì, del presidente Demattè.

PRESIDENTE. Lei, quindi, lo ha visto soltanto al momento in cui la busta fu aperta.

UMBERTO PLAJA. Sì, nel momento in cui guardavamo che cosa contenesse.

PRESIDENTE. Però, l'annotazione dichiarava che il biglietto era in suo possesso.

UMBERTO PLAJA. No. Possiamo rileggerlo.

PRESIDENTE. Chiedo agli uffici di farmi avere il foglietto recante l'annotazione. Intanto, andiamo avanti.
Ambasciatore, secondo quanto da lei affermato, ci sarebbe scritto «si trattiene»; ovvero, lei avrebbe scritto per conto di Demattè?

UMBERTO PLAJA. Ho scritto perché restasse sicuro che c'era un foglio che bisognava dare, tant'è vero che ho saputo che i signori Alpi hanno avuto difficoltà ad averlo.

PRESIDENTE. No, non è che hanno avuto difficoltà; non glielo hanno dato, è diverso!

UMBERTO PLAJA. Ma no, credo che alla fine glielo abbiano dato.

PRESIDENTE. Sì, ma alla fine: dopo sei mesi, glielo hanno dato!

UMBERTO PLAJA. No, anche quello direi che glielo hanno dato prima della mia partenza, perché ho dovuto telefonare io a Demattè, di fronte ai signori Alpi, per chiedergli perché non glielo davano.

PRESIDENTE. I signor Alpi ne vennero in possesso dopo aver saputo che era in mano a Demattè e ne hanno fatto richiesta. Allora, Demattè gliel'ha dato.

UMBERTO PLAJA. Mi scusi, presidente, si può leggere la lettera di accompagnamento di Demattè, quando ha mandato il foglietto ai genitori Alpi?

PRESIDENTE. Ho chiesto agli uffici di farmi avere il foglietto recante la sua annotazione. Vediamo se lo troviamo. Intanto, andiamo avanti.


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Dunque, nei sei mesi trascorsi prima che i coniugi Alpi ricevessero in consegna il biglietto che era insanguinato, lei non lo ha più visto?

UMBERTO PLAJA. No.

PRESIDENTE. Chi lo teneva?

UMBERTO PLAJA. Demattè.

PRESIDENTE. Quindi, da quel momento lei non ha più visto il documento.

UMBERTO PLAJA. No.

PRESIDENTE. Le mostro il biglietto. Come avrà modo di vedere, sono annotati dei numeri di telefono. Leggiamo: «Reuters», e via dicendo, «The Children», eccetera. Lei ha controllato a chi corrispondessero questi numeri telefonici? Come può vedere, ci sono dei numeri di telefoni satellitari.

UMBERTO PLAJA. Vedo il nome «Ali Mahdi» e il numero telefonico; vedo altri nomi con i numeri telefonici.

PRESIDENTE. Sì, ma ce ne sono altri dove non c'è scritto il nome. Per esempio, qui vi sono dei numeri telefonici. Questi corrispondono ad UNOSOM.

UMBERTO PLAJA. Sì, ad UNOSOM; «Italeli» sono gli elicotteri italiani; «The Children» era un'organizzazione. Come vede, spessissimo ci sono dei numeri di satellitari.

PRESIDENTE. Di satellitari, esatto.

UMBERTO PLAJA. E i numeri dei satellitari li davamo noi, generalmente, perché li conoscevamo. Con la Somalia si era solo in contatto satellitare, all'epoca.

PRESIDENTE. Cosa sa riguardo alla restituzione del biglietto? Demattè l'avvertì di aver restituito il biglietto ai coniugi Alpi?

UMBERTO PLAJA. No.

PRESIDENTE. L'avvertì che i coniugi Alpi avevano fatto richiesta di questo biglietto?

UMBERTO PLAJA. Con Demattè ci siamo parlati una sola volta, dopo. Io ho telefonato...

PRESIDENTE. Dopo la consegna?

UMBERTO PLAJA. No, prima della consegna del biglietto. Mi sembra che fossi addirittura di fronte ai coniugi Alpi, quando ho chiamato Demattè dicendogli che i coniugi Alpi sarebbero passati a ritirare quel foglio.

PRESIDENTE. Lei stava con i coniugi Alpi?

UMBERTO PLAJA. Sì, erano venuti nel mio ufficio.

PRESIDENTE. Ciò avvenne molto tempo dopo il fatto?

UMBERTO PLAJA. No, tre o quattro giorni dopo.

PRESIDENTE. Quindi, lei disse loro di andare da Demattè a prendere quel biglietto.

UMBERTO PLAJA. Sì, che c'era questo foglietto, appunto...

PRESIDENTE. Mi scusi, ma non ho capito. Lei sta parlando di una visita che le fecero i coniugi Alpi.

UMBERTO PLAJA. Sì, da me, all'unità di crisi.

PRESIDENTE. Erano venuti a chiederle il biglietto?

UMBERTO PLAJA. Sì.

PRESIDENTE. E lei che cosa fece? Chiamò Demattè?


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UMBERTO PLAJA. Sì, ho chiamato Demattè.

PRESIDENTE. E disse a Demattè di dar loro il biglietto?

UMBERTO PLAJA. No, che i coniugi Alpi sarebbero passati.

PRESIDENTE. Mi scusi, ambasciatore, ma sono passati sei mesi, quindi i conti non tornano.

UMBERTO PLAJA. Ma no, sono passati tre o quattro giorni!

PRESIDENTE. In questo momento mi hanno consegnato il documento. Leggo: «News Media elenco oggetti Ilaria Alpi; News Media identification card; orologio Swatch; braccialetto; chiavi Sahafi hotel, room 202»; poi, c'è scritto: «biglietto con numeri telefonici» e si riferisce al biglietto che le ho appena esibito; leggo ancora: «Bordo 20.03.1994, il comandante Giovanni Giorgi»; poi, tra parentesi è scritto «trattenuto al Ministero degli affari esteri» e vi è la firma «Plaja»; «Plaja» è lei, esatto?

UMBERTO PLAJA. Sì, sono io. Ho messo questo per dire che se venivano da me, io gli avrei detto e raccontato...

PRESIDENTE. No, no, questo me lo deve spiegare bene, guardi.

UMBERTO PLAJA. Glielo spiego, presidente.

PRESIDENTE. Ecco, me lo spieghi. Io sono un cretino, lo sanno tutti...

UMBERTO PLAJA. No, no, ma se un biglietto così...

PRESIDENTE. Mi scusi, ambasciatore, qui c'è scritto «biglietto con numeri telefonici - trattenuto al Ministero degli affari esteri» ed è firmato da lei.
Non c'è scritto, come invece lei ci ha detto, «si trattiene», bensì «trattenuto»!

UMBERTO PLAJA. Sì, c'è scritto «trattenuto», ma non c'è scritto «trattengo».

PRESIDENTE. Va bene, ma lei ci ha detto di aver scritto «si trattiene» per intendere che lo avrebbe trattenuto Demattè! Ambasciatore, quello che lei ci ha detto è un suo cattivo ricordo, perché qui c'è scritto «trattenuto al Ministero degli affari esteri».

UMBERTO PLAJA. Presidente, le posso assicurare che anche se ho scritto questo - non ricordavo come avessi scritto - comunque non ho mai trattenuto il biglietto. Si può chiedere al direttore generale...

PRESIDENTE. Io non devo chiedere niente a nessuno! Io devo chiedere a chi ha firmato il documento; a chi altro debbo chiedere, se non a chi ha firmato il documento?

UMBERTO PLAJA. Sì, a me ma...

PRESIDENTE. Appunto, a lei che è un alto funzionario dello Stato; quindi, chi è più credibile di lei, sia quando scrive sia quando parla?
Allora, lei ha scritto «trattenuto al Ministero degli affari esteri» ed ha firmato «Plaja»: questa è la verità dei fatti. Il 20 marzo 1994 è il giorno dell'uccisione di Ilaria Alpi, quindi mi pare che la cosa sia pacifica.

UMBERTO PLAJA. Possiamo leggere la lettera con la quale il professor Demattè ha restituito agli Alpi il biglietto?

PRESIDENTE. No, non lo ha restituito il presidente Demattè.

UMBERTO PLAJA. Lo ha restituito la RAI; c'è proprio la lettera; in Report si vede che la RAI restituisce il foglio, con lettera. Comunque, malgrado abbia scritto «trattenuto», non l'ho trattenuto io.

PRESIDENTE. Allora, possiamo verbalizzare che viene mostrato al teste il documento


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datato 20 marzo 1994, intestato «Elenco oggetti Ilaria Alpi rinvenuti su nave Garibaldi»; viene mostrato allo stesso teste che, a latere della scritta «Biglietto con numeri telefonici», risulta scritto a mano «Trattenuto al Ministero affari esteri» con la firma del teste medesimo; il teste dichiara essere sua la calligrafia, ma che la scritta non corrisponde a verità.

UMBERTO PLAJA. No, non corrisponde a verità.

PRESIDENTE. Quindi, possiamo dire che questa dichiarazione è falsa.

UMBERTO PLAJA. Falsa? Ho voluto avvertire che...

PRESIDENTE. E no, o è vera o è falsa! O è falsa questa dichiarazione o è falso quello che lei sta dicendo adesso.

UMBERTO PLAJA. È falsa la dichiarazione.

PRESIDENTE. È falsa la dichiarazione, allora. Perché è prescritto, lei potrebbe dire, giustamente.

UMBERTO PLAJA. No, no. Me ne assumo la responsabilità.

PRESIDENTE. Dunque, abbiamo preso atto di questo e poi procederemo separatamente, non c'è problema.
Mi ricostruisca, in due parole, la storia del biglietto. Allora, il biglietto viene tolto dalle buste.

UMBERTO PLAJA. Sì, dalle buste.

PRESIDENTE. Nel momento in cui viene tolto dalle buste, viene preso da Demattè. Esatto?

UMBERTO PLAJA. Sì.

PRESIDENTE. Dopo di che, lei non ne sa più niente.

UMBERTO PLAJA. Non l'ho più visto.

PRESIDENTE. Dopo qualche giorno, sono venuti i genitori di Ilaria Alpi a chiederle il biglietto.

UMBERTO PLAJA. Sì, c'era scritto «trattenuto».

PRESIDENTE. E come avevano saputo che c'era questo biglietto?

UMBERTO PLAJA. Perché c'è scritto lì. Copia di questo è stata data pure a Demattè, di che cosa c'era...

PRESIDENTE. No, le ho chiesto come lo hanno saputo. Che cosa le hanno detto i genitori, quando le sono venuti a chiedere il biglietto? Se sapevano che ce l'aveva Demattè, sarebbero andati da lui.

UMBERTO PLAJA. Perché hanno letto questo «trattenuto» e mi hanno chiesto...

PRESIDENTE. Che cosa le hanno detto?

UMBERTO PLAJA. Mi hanno chiesto il biglietto...

PRESIDENTE. Che cosa le hanno detto? Come le hanno detto?

UMBERTO PLAJA. Mi hanno chiesto il biglietto e io ho detto che il biglietto non lo avevo, che era nelle mani di Demattè.

PRESIDENTE. Ambasciatore, le ho fatto un'altra domanda. Le sto chiedendo: le hanno detto per quale motivo venivano da lei a chiedere il biglietto?

UMBERTO PLAJA. Io ho sempre immaginato che fosse perché avevano letto «trattenuto»...

PRESIDENTE. Andiamo avanti. Lei ha detto, invece, che lo aveva Demattè.

UMBERTO PLAJA. Sì.

PRESIDENTE. Prima, ha dichiarato che lei avrebbe telefonato davanti a loro a


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Demattè - il quale è morto; tra l'altro è morto anche lui il 20 marzo, dieci anni dopo - e li avrebbe mandati a prendere il biglietto.

UMBERTO PLAJA. No, non li ho mandati.

PRESIDENTE. E che ha fatto?

UMBERTO PLAJA. Ho detto al signor Demattè che i genitori sarebbero passati a prendere il biglietto.

PRESIDENTE. Va bene, questa è la sua dichiarazione. Dopo di che, non ha saputo più niente di questo biglietto.

UMBERTO PLAJA. Del biglietto, no.

PRESIDENTE. Quindi, non ha saputo quando sia stato restituito il biglietto ai coniugi Alpi?

UMBERTO PLAJA. L'ho saputo soltanto vedendo la trasmissione Report.

PRESIDENTE. L'elenco dei bagagli è un altro documento che non è mai arrivato ai genitori di Ilaria Alpi. Lei sa che fine possa aver fatto?

UMBERTO PLAJA. L'elenco di che cosa contenevano i bagagli?

PRESIDENTE. Esatto.

UMBERTO PLAJA. No, non lo so.

PRESIDENTE. Le risulta che Locatelli abbia dato disposizioni al giornalista Bonavolontà di appropriarsi delle cassette che erano nei bagagli di Ilaria Alpi?

UMBERTO PLAJA. No, non l'ha certo detto in mia presenza.

PRESIDENTE. Anche questo le risulta per averlo saputo dopo o, invece, non l'ha mai saputo?

UMBERTO PLAJA. Non l'ho mai saputo.

PRESIDENTE. E del prelievo dei bloc-notes da parte di Bonavolontà? Lei conosce Bonavolontà?

UMBERTO PLAJA. Mi sembra che, forse, era nell'aereo.

PRESIDENTE. Esatto.

UMBERTO PLAJA. E allora lo avrò conosciuto.

PRESIDENTE. Le risulta che si sia preoccupato di recuperare cassette, bloc-notes di pertinenza di Ilaria Alpi?

UMBERTO PLAJA. Non finché era nell'aereo, cosa abbastanza difficile...

PRESIDENTE. E a Ciampino?

UMBERTO PLAJA. All'arrivo a Ciampino, non lo so.

PRESIDENTE. Non sa nulla?

UMBERTO PLAJA. No.

PRESIDENTE. Lei non ha mai assistito, a Ciampino, ad operazioni di prelievo di materiali di qualsiasi genere dalle borse o dai bagagli di Ilaria Alpi?

UMBERTO PLAJA. No.

PRESIDENTE. Ha mai visionato le cassette che erano nei bagagli di Ilaria Alpi o di Miran Hrovatin?

UMBERTO PLAJA. No.

PRESIDENTE. A Ciampino, chi fu incaricato di eseguire le formalità relative alle salme che erano lì giunte? Chi se ne preoccupò?

UMBERTO PLAJA. Formalità, in che senso?


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PRESIDENTE. Quelle attinenti, ad esempio, alla consegna e, successivamente, per l'intervento dell'autorità giudiziaria. Avete provveduto voi?

UMBERTO PLAJA. Per quanto riguarda l'autorità giudiziaria, si è intervenuti quasi immediatamente, in quanto è stata informata di tutto. Come ho detto, il giudice Ionta mi ha interrogato.

PRESIDENTE. In che tempi è arrivata l'autorità giudiziaria?

UMBERTO PLAJA. Credo che fosse già presente; sì, direi di sì; c'era una folla, all'arrivo a Ciampino.

PRESIDENTE. Il passaggio delle salme dalla bara militare alla cassa di legno - diciamo così - fu disposto da lei?

UMBERTO PLAJA. No, io non mi occupo di queste cose.

PRESIDENTE. Ricorda bene se, quando arrivò a Ciampino, ci fosse un magistrato?

UMBERTO PLAJA. No, ammetto di non ricordare se ci fosse un magistrato; mi sembra di sì; c'era la polizia, c'erano i carabinieri, è probabile che ci fosse anche un magistrato.

PRESIDENTE. Come si chiama la compagna di scuola di Ilaria che lavorava presso la sua unità di crisi?

UMBERTO PLAJA. Cuneo.

PRESIDENTE. E di nome?

UMBERTO PLAJA. Cristiana. Cristiana Cuneo.

PRESIDENTE. Abita a Roma?

UMBERTO PLAJA. Sì, lavora al ministero.

PRESIDENTE. Attualmente?

UMBERTO PLAJA. Sì.

PRESIDENTE. Erano amiche, erano state compagne di scuola?

UMBERTO PLAJA. Erano state compagne di scuola durante un certo periodo.

PRESIDENTE. Ilaria Alpi aveva dato qualche informazione a questa ragazza?

UMBERTO PLAJA. Immagino di sì, se si sono chiamate.

PRESIDENTE. Non sa nulla al riguardo? L'amica di Ilaria non le ha mai raccontato nulla?

UMBERTO PLAJA. No, non in proposito. So che decisamente molti di questi numeri di telefono glieli abbiamo potuti dare solo noi e, quindi, immagino che siano tutti...

PRESIDENTE. Di quella provenienza.

UMBERTO PLAJA. Sì.

PRESIDENTE. Mi scusi, ci ha detto che lei è stato sentito da Ionta: in quell'occasione, lei ha firmato un verbale?

UMBERTO PLAJA. Sì.

PRESIDENTE. Fu sentito negli uffici di piazzale Clodio?

UMBERTO PLAJA. Sì.

PRESIDENTE. Voi dell'unità di crisi, da chi foste avvertiti dell'omicidio?

UMBERTO PLAJA. Come ho detto, dal nostro centro cifra. Il centro cifra aveva ricevuto una chiamata da parte, immagino, dell'ambasciatore Scialoja, quindi ci ha avvertiti.

PRESIDENTE. Ed avete avvertito la procura di Roma?


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UMBERTO PLAJA. No, non noi dell'unità di crisi. Noi dell'unità di crisi, come ho spiegato, ci siamo occupati di avvertire i carabinieri.

PRESIDENTE. Tanto basta, certo. Do ora la parola all'onorevole Bulgarelli.

MAURO BULGARELLI. Ministro, lei si è occupato della Somalia anche precedentemente, con l'unità di crisi, e, quindi, anche della morte di altre persone italiane in Somalia, sempre a cavallo di quel periodo? Mi riferisco a Li Causi, anche se magari quello ha riguardato direttamente l'esercito.

UMBERTO PLAJA. L'unità di crisi si occupava dei vivi, non dei morti. Io ho avuto l'incarico di rappresentare il Governo, per la questione di Ilaria Alpi, perché era una domenica ed hanno trovato me al Ministero degli esteri. È successo unicamente per questo motivo, altrimenti avrebbero mandato l'ufficio competente.

MAURO BULGARELLI. Invece, per le evacuazioni precedenti, lei ha avuto rapporti o contatti con Marocchino? Conosce Marocchino?

UMBERTO PLAJA. Sì, non ho conosciuto Marocchino quando sono stato lì un mese.

MAURO BULGARELLI. Che tipo di rapporti c'erano tra voi, come unità di crisi, e Marocchino, visto che comunque Marocchino svolgeva anche attività quasi di centro di distribuzione di informazioni, mezzi, appoggio, assistenza a tutte le persone che passavano?

UMBERTO PLAJA. Marocchino è uno degli italiani ritornati quasi subito dopo di me. Era partito anche lui ad un certo momento e credo sia ritornato successivamente a me.
Nel periodo in cui andavo avanti e indietro da Nairobi, portavo aiuti alle popolazioni somale e sono andato a vedere come era ridotta l'ambasciata, non ho avuto rapporti con Marocchino. Ho conosciuto Marocchino perché è venuto anche lui una volta a trovarmi al Ministero degli esteri per dirmi qual era la sua situazione.

MAURO BULGARELLI. Qual era la sua situazione?

UMBERTO PLAJA. Nel senso che rientrava in Somalia e voleva accertarsi di avere determinati numeri di telefono anche lui.

MAURO BULGARELLI. Quindi, anche per la distribuzione di questi aiuti attraverso cooperative, immagino, o comunque, associazioni, enti, ONG, in particolare cooperazione, in questo caso?

UMBERTO PLAJA. Nel periodo in cui io sono stato là e potevo un po' dirigere la cooperazione, no. Abbiamo affittato degli aerei quando non avevamo l'aereo militare o dovevamo portare più materiale. Una volta abbiamo diviso a metà l'aereo con una organizzazione cristiana o cattolica (ora non ricordo bene).

MAURO BULGARELLI. Non avete mai impiegato Marocchino per la sua attività, per smistare materiale?

UMBERTO PLAJA. Non durante il mese in cui mi sono occupato di questo settore, su incarico specifico di De Michelis. Non era il mio compito, una volta che gli italiani che volevano partire erano partiti e quelli che volevano restare erano rimasti. Ne sono rimasti sette giù, ma tra questi non Marocchino, che io sappia, perché non l'ho visto quando sono andato, almeno credo, non ne sono sicuro. Io so che Marocchino in quel periodo non l'ho visto.

MAURO BULGARELLI. Lei è stato anche a Bosaso durante il periodo in cui si è occupato della Somalia?

UMBERTO PLAJA. No, non sono mai stato a Bosaso.


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MAURO BULGARELLI. Grazie.

PRESIDENTE. Prego, onorevole Deiana.

ELETTRA DEIANA. Vorrei chiederle di cercare di fare uno sforzo per ricordare quando è partito per la Nigeria.

UMBERTO PLAJA. È molto facile: ho preso servizio il 1o luglio.

ELETTRA DEIANA. Il 1o luglio del 1994?

UMBERTO PLAJA. Sì.

ELETTRA DEIANA. Lei prima ci ha parlato di una testimonianza o una deposizione - vorrei avere chiarimenti su questo - davanti al sostituto procuratore Ionta. Vorrei capire bene su quale base è stato convocato, qual era il contesto.

UMBERTO PLAJA. Sulla base del fatto che si stava procedendo all'indagine. Si svolgeva un'indagine sulla morte di Ilaria Alpi e sono stato convocato.

ELETTRA DEIANA. Questo le ha dichiarato il magistrato per giustificare la sua convocazione?

UMBERTO PLAJA. Sì.

ELETTRA DEIANA. Poco fa lei ha parlato di un incarico specifico che le era stato dato da De Michelis. Ci può spiegare bene in che cosa consisteva questo incarico specifico? Aveva a che vedere con la Somalia?

UMBERTO PLAJA. Ho avuto due incarichi specifici. De Michelis decideva sul momento di mandare a fare determinate cose. Sono stato io che ho recuperato, ad esempio, le quattro salme del G 222 abbattuto a Sarajevo.

ELETTRA DEIANA. Quindi, l'incarico che cosa riguardava?

UMBERTO PLAJA. Era relativo a determinate cose, come al solito. Questo aereo era stato abbattuto in pieno agosto, verso fine agosto, se ricordo bene; al Ministero c'ero io, che mi occupavo di altre cose, ed ha mandato me.

ELETTRA DEIANA. Ricorda in quale mese, in quale periodo preciso Marocchino si è recato presso il Ministero? Lei prima ha detto che lo aveva incontrato lì.

UMBERTO PLAJA. L'ho incontrato al Ministero. Io ho passato lì il mese di marzo.

ELETTRA DEIANA. Di che anno?

UMBERTO PLAJA. Durante la prima evacuazione.

ELETTRA DEIANA. Nel 1993?

UMBERTO PLAJA. Nel 1991.

ELETTRA DEIANA. Quindi, Marocchino sarebbe arrivato nel 1991?

UMBERTO PLAJA. Nel 1992 l'ho visto, un anno dopo il mio viaggio in Somalia. Sarà stato aprile o maggio. Non ricordo esattamente, so che l'ho visto dopo.

ELETTRA DEIANA. Dopo che cosa?

UMBERTO PLAJA. Dopo essere ritornato, con l'incarico che mi ha affidato De Michelis di fornire cibo, aiuti alla popolazione locale e due radio, una al signor Ali Mahdi ed una al signor Aidid, perché provassero a parlarsi invece di continuare a battersi a cannonate, come facevano.

ELETTRA DEIANA. A noi risulta che l'elenco di cui lei ha parlato prima, l'elenco degli effetti con la sua nota, non fu consegnato ai coniugi Alpi, i quali vennero a conoscenza di quest'elenco mesi dopo - quindi, c'è un'incongruenza - per vie assolutamente diverse, per il fatto che il giornalista Torrealta glielo fornì, avendo chiesto se ci fosse un elenco degli effetti al


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generale Fiore, che gli mandò un elenco «pulito», nel senso che non c'era la sua nota, ovviamente, provenendo dagli archivi della Difesa. A noi consta questo.

UMBERTO PLAJA. Come le ho detto, arrivato all'aeroporto, ho parlato con i genitori di Ilaria Alpi ed ho visto che le due buste venivano consegnate; non ricordo più chi vi fosse dal lato del cameraman. Può darsi che abbia detto io, in quel momento, di venirmi a trovare perché c'era qualcos'altro. Non lo ricordo esattamente; so che sono venuti tre o quattro giorni dopo e che, quando sono venuti, hanno certamente saputo, quel giorno, visto che è avvenuto anche in presenza di altra gente.

ELETTRA DEIANA. Quindi, è possibile - lei mi sta dicendo che forse ricorda male - che non ci fosse l'elenco? Loro non hanno trovato nella busta l'elenco delle cose?

UMBERTO PLAJA. Può darsi benissimo. Non so se lei vede il foglietto a quadratini: si vede benissimo che era pieno di sangue. L'elenco non era pieno di sangue.

ELETTRA DEIANA. Era sangue secco, però.

UMBERTO PLAJA. Forse era accanto, ma a me sembra di ricordare che sia stato consegnato anche l'elenco. Siccome aveva tutto in mano Demattè, non glielo posso assicurare. Quello che è certo è che il mio intento - l'ho fatto con buone intenzioni - era quello di lasciare una traccia, mia personale, che esisteva questo biglietto.
Anch'io, ad un certo momento, ho visto tutta quella gente della RAI; ad esempio, il ragazzo della stampa che stava con me in aereo l'ho lasciato nell'unico punto in cui si sarebbe potuti scendere nel bagagliaio, che è già difficile di per sé, ma lui ha dormito ed ha dormito là, nel solo punto in cui si va se succede qualcosa al carrello, in questo tipo di aerei. Quindi, per questo posso essere sicuro che i bagagli non sono stati manomessi nel nostro aereo.

ELETTRA DEIANA. Le rivolgo una domanda come funzionario dello Stato: le sembra normale lavare questi oggetti?

UMBERTO PLAJA. Sì, quando arrivano zuppi di sangue.

ELETTRA DEIANA. Era sangue rappreso, ormai.

UMBERTO PLAJA. No, non si era rappreso, perché essendo nella plastica - e a Luxor anche di notte ci sono trenta gradi di temperatura - le assicuro che il sangue non era rappreso.

ELETTRA DEIANA. Sulla carta immagino che fosse rappreso.

UMBERTO PLAJA. No, signora, gocciolava.

ELETTRA DEIANA. Ma anche se gocciolava c'è dello strano in questo.

UMBERTO PLAJA. La mia reazione, quando Demattè ha chiesto di fare così, è stata nel senso di dire che era vero, che forse si faceva meglio a non mettere in mano a questa povera gente quelle cose. Infatti, le altre cose sono state messe sotto un rubinetto ed è stato tolto il sangue.

ELETTRA DEIANA. Ma lei non immaginava che forse poteva essere materiale utile per l'indagine?

UMBERTO PLAJA. Chi faceva l'indagine? L'indagine era stata già cominciata, a quel punto, dalle nostre forze. Marocchino aveva messo le mani dappertutto, i giornalisti avevano messo le mani dappertutto, tutti avevano messo le mani dappertutto. Poteva servire per l'indagine? Poteva servire quel foglietto pieno di numeri di telefono, se ci fossero stati dei numeri di telefono strani, ma appunto quel biglietto è stato conservato, alla fine.

ELETTRA DEIANA. Lei, per caso, ha conservato tra le sue carte, nel suo archivio, la citazione inviatale da Ionta?

UMBERTO PLAJA. No.

ELETTRA DEIANA. La citazione era scritta?


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UMBERTO PLAJA. Sì, immagino di sì. Se mi sono presentato, mi deve essere arrivato qualcosa di scritto.

ELETTRA DEIANA. Di cui però non ha traccia?

UMBERTO PLAJA. No.

ELETTRA DEIANA. Grazie.

PRESIDENTE. Sono sicuro che vi è un misunderstanding e voglio chiarirlo. Mi descrive Ionta, per favore?

UMBERTO PLAJA. Ricordo che il magistrato era piccolo. Non saprei come descriverlo adesso, sono passati dieci anni.

PRESIDENTE. Era piccolo. Lei ha visto Ionta in questi giorni sui giornali? Arresta tutti, quindi, lo avrà visto sui giornali.

UMBERTO PLAJA. Non ci ho fatto particolarmente caso.

PRESIDENTE. Insomma, era piccolo. Aveva i baffi o no? Lo ricorda?

UMBERTO PLAJA. Non lo ricordo.

PRESIDENTE. Era solo?

UMBERTO PLAJA. Sì, ero solo, ma c'era qualcuno che prendeva nota.

PRESIDENTE. Noi abbiamo il verbale della sua deposizione, che è del 23 giugno del 1994, ed il sostituto procuratore che l'ha interrogata è il dottor Andrea De Gasperis, che è altissimo.

UMBERTO PLAJA. Sono andato due volte e forse confondo Ionta con l'altro. Non posso ricordare dieci anni dopo.

PRESIDENTE. Infatti, io le ho rivolto la domanda proprio per chiarire. Le ho chiesto: quando è andato in procura a giugno, il magistrato era basso o alto? Lei ha detto che era bassino.

UMBERTO PLAJA. Non lo ricordo. Mi sembra... è sempre stato seduto.

PRESIDENTE. Era seduto. Quindi, in dibattimento non si sta seduti. Era in una stanza?

UMBERTO PLAJA. Era la stanza in cui si va.

PRESIDENTE. Poi invece è stato sentito al dibattimento?

UMBERTO PLAJA. Poi sono stato sentito durante il dibattimento.

PRESIDENTE. In corte d'assise?

UMBERTO PLAJA. Sì, in corte d'assise.

PRESIDENTE. A San Basilio?

UMBERTO PLAJA. Sì.

PRESIDENTE. Quindi, una località ben diversa.
Lei ha parlato di questo Marocchino, che è una persona che a noi interessa molto. Ha detto che lo ha incontrato al Ministero degli esteri nel 1992?

UMBERTO PLAJA. Sì, nel 1992.

PRESIDENTE. Che faceva Marocchino nel 1992 al Ministero degli esteri? Era in rapporti con De Michelis, che lei sappia?

UMBERTO PLAJA. No, non lo so.

PRESIDENTE. Con chi era in rapporti al Ministero?

UMBERTO PLAJA. Con la cooperazione.

PRESIDENTE. Che significa la cooperazione? Aveva un nome ed un cognome, all'epoca?

UMBERTO PLAJA. Non posso saperlo. La cooperazione può significare un ufficio che si occupa della Somalia, dal direttore generale a quello che si occupa delle ONG. Poteva essere tutto.

PRESIDENTE. Lei non ricorda chi fosse il direttore generale o quello che si occupava delle ONG, nel 1992, per la Somalia?

UMBERTO PLAJA. No.


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PRESIDENTE. Non è in grado di dirlo.

UMBERTO PLAJA. No, ma basta prendere dall'amministrazione ...

PRESIDENTE. Perché arrivò da lei?

UMBERTO PLAJA. Molto probabilmente perché voleva vedere com'era l'unità di crisi. Siccome ne aveva sentito parlare, voleva vedere come era l'unità di crisi. Mi è sembrato solo curioso di vedere.

PRESIDENTE. Era un referente del Ministero degli esteri, cioè era un accreditato, era una persona che si muoveva con disinvoltura, era una persona che aveva dei rapporti continuativi, se non stabili, con la cooperazione? Si interessava molto di cooperazione? Che notizie è in grado di dare alla Commissione?

UMBERTO PLAJA. Ben poche, perché l'ho visto solo una volta.

PRESIDENTE. Ma quando è andato in Somalia ha trattato con Marocchino?

UMBERTO PLAJA. No.

PRESIDENTE. Non ha trattato con Marocchino?

UMBERTO PLAJA. No.

PRESIDENTE. Però sapeva che Marocchino stava lì?

UMBERTO PLAJA. Marocchino nel mese di marzo è ritornato dopo che io ero andato via. Non l'ho visto in Somalia, non l'ho visto a Nairobi ...

PRESIDENTE. Non lo ha mai visto in Somalia? Marocchino in Somalia lei non l'ha mai incontrato?

UMBERTO PLAJA. Ritengo di no.

PRESIDENTE. Lo ha visto una volta sola. Che ha fatto? Si è presentato, dicendo: sono Marocchino?

UMBERTO PLAJA. È venuto accompagnato da un ragazzo della cooperazione.

PRESIDENTE. Chi era questo ragazzo della cooperazione?

UMBERTO PLAJA. Non lo ricordo, so che è venuto. Io ero a capo dell'ufficio, me lo ha portato una delle mie segretarie, dicendo che veniva dalla cooperazione.

PRESIDENTE. Era un uomo accreditato presso qualche altra istituzione dello Stato? Sa se avesse dei rapporti con i Servizi dell'Italia per la Somalia?

UMBERTO PLAJA. Sui rapporti di Marocchino non so niente. So quello che ho visto su Report su di lui, ma, ad esempio, l'uomo dei servizi che si vede sul Report era certamente quello che si occupava della Somalia, anche nel periodo in cui sono partito per là. Questo lo so, anche se non ci conoscevamo molto bene, perché si occupava, ad esempio, anche di Beirut, si occupava di vari paesi.

PRESIDENTE. Grazie. Dichiaro concluso l'esame testimoniale.
Dichiaro conclusa la seduta.

La seduta termina alle 19,25.

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