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PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca l'esame testimoniale della dottor Rosario Mancino, al quale facciamo presente che egli viene ascoltato nella qualità di testimone, quindi con l'obbligo di dire la verità e di rispondere alle domande che la Commissione e il suo presidente intenderanno rivolgergli.
Innanzitutto, ci dica le sue generalità.
ROSARIO MANCINO. Mi chiamo Rosario Mancino, sono nato a Palermo, dove vivo e lavoro come giornalista, presso l'Assemblea regionale siciliana, il parlamento siciliano.
ROSARIO MANCINO. Il 1o gennaio 1964.
PRESIDENTE. Residente a Palermo, in via?
ROSARIO MANCINO. Ernesto Basile, 192.
PRESIDENTE. Lei ha scritto alla Commissione una lettera con la quale ha chiesto di essere ascoltato e noi l'abbiamo immediatamente esaudita. Cosa ci vuole dire, naturalmente che non abbia già detto ad altri?
ROSARIO MANCINO. Premetto che il caso di Vincenzo Li Causi ha degli aspetti comuni, per certi versi, a quelli di Ilaria Alpi e Miran Hrovatin: anche il caso di Vincenzo Li Causi è stato pesantemente condizionato da omissioni e depistaggi, anzi ancora di più.
PRESIDENTE. Tenga presente che lei, in questa sede, deve esporre dei fatti, non delle valutazioni. Se si tratta di depistaggi lo stabiliremo noi, quando lei ci avrà detto i fatti e le circostanze. Cosa sa lei di Ilaria Alpi?
ROSARIO MANCINO. Di Vincenzo Li Causi.
PRESIDENTE. Di Vincenzo Li Causi e di Ilaria Alpi cosa sa? Dei rapporti fra le due vicende, in punto di fatto, cosa sa?
ROSARIO MANCINO. So, come è ormai notorio a tutti, che vi sono stati dei rapporti tra Vincenzo Li Causi e Ilaria Alpi...
PRESIDENTE. Chi glielo ha detto?
ROSARIO MANCINO. Anche se, stavo dicendo, non posso produrre alcuna documentazione di fatto. Sono voci che, tra l'altro...
PRESIDENTE. Non possiamo raccogliere voci. Le ho fatto la premessa che noi siamo qui a sentirla come testimone e la prima regola è che le voci correnti in pubblico non possono essere oggetto di testimonianza; per cui ci deve dire fatti, circostanze che lei ha saputo direttamente o indirettamente. Indirettamente significa per tramite di altre persone, delle quali se conosce il nome, ce lo dice; se non lo conosce, ci dice che si tratta di persone le quali stanno in un determinato posto o fanno una determinata cosa, per cui noi andiamo a ricercarle.
ROSARIO MANCINO. L'unica cosa che so e che, tra l'altro, è stata anche riferita da altri colleghi, è che uno degli informatori di Ilaria era Li Causi.
PRESIDENTE. Da chi l'ha saputo questo?
ROSARIO MANCINO. Ci sono diverse fonti. Tra l'altro, c'è un'intervista, che non so se sia stata acquisita dalla Commissione, della collega Sabrina Giannini a Report, la trasmissione di Raitre, in cui la collega intervista un agente del servizio segreto (o così nella trasmissione si qualifica), il quale afferma di sapere che vi sono stati dei rapporti tra Ilaria e Vincenzo Li Causi.
PRESIDENTE. Quindi, la fonte della sua conoscenza è il servizio televisivo.
ROSARIO MANCINO. Il servizio televisivo e, tra l'altro...
PRESIDENTE. Che non è un fatto, diciamo.
ROSARIO MANCINO. Tra l'altro, anche il maresciallo Francesco Aloi fa riferimento ad un possibile contatto e rapporto tra Ilaria Alpi e Vincenzo Li Causi.
PRESIDENTE. Lei conosce il maresciallo Aloi?
PRESIDENTE. Quindi, come sa questo fatto del maresciallo Aloi?
ROSARIO MANCINO. È stato pubblicato il suo diario.
PRESIDENTE. Dove è stato pubblicato questo diario?
ROSARIO MANCINO. Nei giornali. Credo sia stato pubblicato, se non vado errato, intorno al 1996-97, su Panorama.
PRESIDENTE. In sintesi, dell'esistenza di rapporti tra Ilaria Alpi e il maresciallo Li Causi lei ha conoscenza per il servizio televisivo e per il diario del maresciallo Aloi pubblicato su un giornale.
ROSARIO MANCINO. E per voci che...
PRESIDENTE. No, le voci non le possiamo sentire. Lei le voci non le può riferire.
ROSARIO MANCINO. Io ho premesso che non ho alcuna prova documentale al riguardo.
PRESIDENTE. Ma le voci non sono documenti, le voci sono dichiarazioni. Una cosa è la dichiarazione di terzi, altra cosa è la voce corrente nel pubblico, che è elemento non utilizzabile in nessuna aula di giustizia, quindi nemmeno in questa sede.
PRESIDENTE. Quindi, le fonti sono quelle: il servizio della giornalista Sabrina Giannini e il diario pubblicato da Panorama nel 1996-97 ed appartenente o riferito al maresciallo Aloi. Le chiedo: rispetto alla circostanza, che per noi è di particolare importanza, dei rapporti, di cui stiamo discutendo, tra Ilaria Alpi ed il maresciallo Vincenzo Li Causi, lei ha altre ragioni di conoscenza, diretta o indiretta, o tutto si ferma qui?
ROSARIO MANCINO. Da questo punto di vista, tutto si ferma qui.
PRESIDENTE. Benissimo. Andiamo avanti: parliamo del maresciallo Li Causi. Chi era? Lei lo ha conosciuto?
ROSARIO MANCINO. No, personalmente non l'ho conosciuto.
PRESIDENTE. Dunque ci riferisce notizie questa volta tramite documenti o tramite notizie?
ROSARIO MANCINO. Questa volta tramite documenti.
PRESIDENTE. Perfetto. E notizie ricevute da altri?
ROSARIO MANCINO. Poi vedremo, adesso non ricordo. Per adesso ho dei documenti che posso produrre alla Commissione.
ROSARIO MANCINO. Come si sa, Li Causi venne ucciso il 12 novembre 1993.
PRESIDENTE. Questo è un dato incontestabile.
ROSARIO MANCINO. La prima versione dei fatti ci viene fornita dal Ministero della difesa, la notizia stampa n. 288, diramata lo stesso giorno. In quella occasione il Ministero della difesa riferisce che alle ore 18 locali (le ore 16 in Italia) viene ucciso Vincenzo Li Causi mentre percorreva la via Imperiale che da Mogadiscio lo conduceva a Balad, dove aveva sede il comando militare italiano. Li Causi, secondo questo dispaccio di agenzia diramato dal Ministero della difesa, si trovava assieme ad una persona. La notizia viene confermata da un dispaccio ANSA del 13 novembre 1993, riportato anche da alcuni giornali. In questo dispaccio, che il collega Remigio Benni mi ha detto essere del collega Mencacci, si fa riferimento all'apertura di
un'inchiesta da parte del comando militare, quindi da parte del generale Fiore, in cui si ribadiscono le circostanze che erano emerse nel corso della prima notizia stampa diramata il 12 novembre 1993. Vale a dire: mentre Li Causi stava percorrendo, in quell'ora buia (perché alle 18, per la condizione geografica della Somalia, vi era buio pesto), la via Imperiale, era stato attaccato un camion di civili somali; Li Causi, assieme al collega, si era fermato per difendere i malcapitati e quindi era partito un colpo che lo avrebbe riferito al fianco destro.
Abbiamo, in seguito, altre versioni. La prima viene prodotta dal generale Fiore nel corso dell'audizione presso la Commissione parlamentare di inchiesta sulla cooperazione del 5 luglio 1995. In questa audizione il generale Fiore rappresenta che il maresciallo Li Causi muore al ritorno da una ricognizione lungo il fiume (che, anche se il generale non lo dice, è il fiume Scebeli):«Avevamo, infatti, avuto notizia che avendo noi intensificato i controlli sulle strade, i somali portavano le armi lungo il fiume ed il maresciallo Li Causi, insieme a due nostri ufficiali, ad un sottufficiale più un altro componente del SISMI era andato ad organizzare un posto di osservazione per controllare questo tratto di fiume e poi, tornando al nostro accampamento, si è imbattuto in un agguato contro un pullman di banditi somali». Quindi, il numero delle persone era passato da uno a cinque; inoltre, il generale Fiore fa riferimento al fatto che Li Causi non si trovava (se volete, ho anche la foto)...
PRESIDENTE. Questi sono documenti, sono atti. Sono dichiarazioni fatte. La conclusione qual è?
ROSARIO MANCINO. La conclusione è che nel corso sempre della stessa Commissione sulla cooperazione...
PRESIDENTE. Questi atti noi li abbiamo tutti.
ROSARIO MANCINO. ...il colonnello Rajola, invece, fornisce un'altra versione dei fatti, cioè che con Li Causi sarebbero state non una persona, come nella versione originale, non cinque, come diceva il generale Fiore, bensì due: quindi abbiamo quattro versioni differenti dei fatti. Non si comprende quindi bene quale sia la dinamica reale dell'accadimento, del fatto delittuoso e, come ben comprensibile, se noi non riusciamo ad avere...
PRESIDENTE. Mi scusi, signor Mancino, noi già abbiamo il problema di Ilaria Alpi e Miran Hrovatin, non ci dia anche quello di Li Causi perché, francamente, o ci sono delle correlazione delle quali lei è in grado di dare testimonianza, diretta o indiretta, o, altrimenti, le ragioni e le modalità con le quali è stato ucciso Li Causi non interessano la Commissione.
ROSARIO MANCINO. Siccome vi è tutta una serie di passaggi in comune, ad esempio anche per quanto riguarda Li Causi non è stata eseguita l'autopsia, credevo che alla Commissione potesse interessare.
PRESIDENTE. Noi abbiamo un interesse specifico. Poiché, come lei giustamente ha detto all'inizio della sua deposizione, c'è questo dato importante della possibilità, o forse anche qualcosa di più, che Ilaria Alpi ed il maresciallo Li Causi si conoscessero, si trattassero, che ci fosse anche un rapporto di informazione tra i due, per questa ragione noi siamo attenti alla vicenda Li Causi. Dal momento che l'uccisione di Li Causi, che avviene nel novembre 1993, precede soltanto di pochi mesi l'uccisione di Ilaria, nella contestualità che lei ha evocato, è chiaro che stiamo attenti a questo problema. Mi spiego? Però della questione delle modalità con le quali l'omicidio si verificò e delle relative causali, se non c'è un intreccio con la vicenda Alpi-Hrovatin noi non abbiamo legittimità ad interessarci. Ad esempio, per quanto riguarda le causali della uccisione di Li Causi, lei è in grado di darci qualche indicazione, anche qui per consapevolezza quanto meno indiretta?
ROSARIO MANCINO. Li Causi prima di andare in Somalia era stato per tre anni capo centro del servizio Gladio a Trapani. In questo contesto si era anche inserita la questione della pista somala relativa a Rostagno. A quanto sembra, Rostagno aveva registrato una videocassetta...
PRESIDENTE. Queste cose lei le ha lette da qualche parte, oppure qualcuno gliele ha raccontate, gliele ha riferite? Ci può dare i nomi e i cognomi delle persone che le hanno riferito?
ROSARIO MANCINO. Di queste cose io ho parlato, anche se poi è stata archiviata l'inchiesta, con il sostituto procuratore Ingroia, al quale, come si può anche appurare negli atti, io ho dato materiale riguardante Li Causi, dal momento che proprio questi eventuali traffici avvenivano nel momento in cui Li Causi era capo centro a Trapani.
PRESIDENTE. Lei sa se come capo centro si interessasse di qualcosa in particolare?
ROSARIO MANCINO. Di fronte ai giudici del tribunale militare di Padova, prima, e ai giudici della procura di Trapani, poi, Li Causi ha negato di occuparsi...
PRESIDENTE. Ad esempio di traffico di armi?
ROSARIO MANCINO. Ha negato tutto.
PRESIDENTE. Lei, invece, è in grado di poter dire qualche cosa, che in realtà si interessasse del traffico di armi?
ROSARIO MANCINO. No, che si interessasse del traffico di armi non posso dirlo.
PRESIDENTE. Dei rapporti di Li Causi con Rajola Pescarini lei sa dire qualcosa?
ROSARIO MANCINO. No, so soltanto che Rajola era suo superiore.
PRESIDENTE. Dei rapporti di Li Causi con il colonnello Ferraro, l'uomo che si sarebbe suicidato qualche anno fa impiccandosi con una asciugamano alla maniglia della porta di un bagno?
ROSARIO MANCINO. Tranne quello che ha riferito Elmo alla procura della Repubblica di Torre Annunziata...
PRESIDENTE. Le dichiarazioni di Francesco Elmo certamente le acquisiremo e lo sentiremo anche. Ma più di quello che dice Francesco Elmo lei non è in grado di dire?
PRESIDENTE. Lei ha conosciuto Francesco Elmo?
PRESIDENTE. Non lo ha conosciuto. Lei sa se Li Causi si sia occupato mai della comunità Saman, di Francesco Cardella?
ROSARIO MANCINO. Diciamo che presso la procura della Repubblica di Trapani, negli atti della richiesta di custodia cautelare nei confronti di quattro giovani della comunità Saman, è emerso l'unico documento, che io sappia, del centro Scorpione, nel quale si indicavano delle presunte irregolarità del centro Saman, che furono messe agli atti della procura di Trapani.
PRESIDENTE. Sa di che irregolarità si trattasse?
ROSARIO MANCINO. No. Diciamo che rimaneva sul vago. Che io sappia, questo è l'unico documento...
PRESIDENTE. E di propaggini della comunità Saman verso la Somalia lei ha mai saputo qualcosa?
PRESIDENTE. Conosce la rete informativa di cui disponeva Li Causi in Sicilia?
ROSARIO MANCINO. Li Causi, francamente, disse di non avere disposto di alcuna rete informativa.
PRESIDENTE. Ma lei sa qualcosa?
PRESIDENTE. Poiché non ci sono colleghi che intendano rivolgerle altre domande, signor Mancino, dichiaro concluso il suo esame testimoniale.
Le chiediamo, comunque, la cortesia di scrivere, quando avrà tempo di farlo, un riassunto delle cose che conosce e del modo in cui le ha conosciute, una sorta di memoriale, per così dire, che noi potremmo acquisire agli atti e di cui faremo le valutazioni opportune. Va bene?
PRESIDENTE. La ringrazio. Dichiaro conclusa la seduta.
La seduta termina alle 0,40 di giovedì 20 maggio 2004.
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