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Seduta del 29/4/2004


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Esame testimoniale di Anne Florence Morin.

PRESIDENTE. Passiamo all'esame testimoniale della dottoressa Anne Florence Morin, alla quale rivolgiamo innanzitutto il nostro ringraziamento per essere qui presente per dare il contributo che sarà in


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grado di conferire alla Commissione, e alla quale ricordiamo che è qui ascoltata in qualità di testimone - per quanto non sia necessario ricordarglielo - con tutte le responsabilità che conseguono da eventuali risposte non intenzionalmente corrispondenti al vero, ovvero perché non intenda rispondere.
Intanto, può darci le sue generalità?

ANNE FLORENCE MORIN. Sono Florence Anne Morin, nata il 14 maggio 1960 a Neuilly-sur-Seine, in Francia, cittadina italiana e francese, ora residente a Milano, via Eustachi 35. Però, adesso lavoro a Bruxelles e quindi mi sono domiciliata a Bruxelles.

PRESIDENTE. Ho capito. Attualmente, che attività svolge?

ANNE FLORENCE MORIN. Adesso sono alla Commissione europea, all'ufficio cooperazione. Fino ad alcuni mesi fa ero desk officer per la Russia, e adesso siamo in un periodo di transizione per cui cambierò lavoro.

PRESIDENTE. Attualmente, è libera?

ANNE FLORENCE MORIN. No, sono funzionaria della Commissione, ma non mi occupo più della Russia.

PRESIDENTE. Bene. Noi invece dobbiamo parlare di un'altra cosa, di questa vicenda. Lei è mai stata ascoltata dall'autorità giudiziaria o da qualunque altro? O è la prima volta?

ANNE FLORENCE MORIN. No, è la terza.

PRESIDENTE. Chi l'ha ascoltata fino a questo momento?

ANNE FLORENCE MORIN. Una volta la polizia in una traversa di via Nazionale.

PRESIDENTE. In questura.

ANNE FLORENCE MORIN. Una volta, credo, dal tribunale, dietro Rebibbia, l'aula bunker.

PRESIDENTE. Va bene. Allora, signora, lei in che epoca è andata a Bosaso? E poi, quando se n'è andata e quanto è restata a Bosaso?

ANNE FLORENCE MORIN. Sono stata in quel periodo lì, nel 1993 e nel 1994.

PRESIDENTE. Da quando a quando?

ANNE FLORENCE MORIN. Questo non lo ricordo.

PRESIDENTE. Grosso modo.

ANNE FLORENCE MORIN. Ricordo che erano nove mesi. Mi sembra che finissero verso maggio-giugno, e quindi il periodo dev'essere iniziato tra settembre-ottobre.

PRESIDENTE. Del 1993. Cioè dal settembre-ottobre 1993 al maggio-giugno 1994. Perché andò a Bosaso?

ANNE FLORENCE MORIN. Ero come cooperante veterinario per l'ONG Africa 70, basata a Bosaso

PRESIDENTE. Era un'attività inserita nella cooperazione, che lei sappia? Lei aveva soltanto un rapporto con Africa 70? O anche con il Ministero degli esteri?

ANNE FLORENCE MORIN. Avevo un contratto con l'ONG, la quale credo che a sua volta avesse un contratto con il Ministero.

PRESIDENTE. Lei con il Ministero degli esteri, invece, non aveva nessun rapporto?

ANNE FLORENCE MORIN. Direi di no. Contrattuale no.


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PRESIDENTE. Conosceva i responsabili della cooperazione del Ministero degli esteri? Se sì, chi?

ANNE FLORENCE MORIN. No, nessuno in particolare.

PRESIDENTE. E in generale?

ANNE FLORENCE MORIN. No, direi di no, non conoscevo nessuno.

PRESIDENTE. Non ha ricordo, oppure proprio non conosceva nessuno?

ANNE FLORENCE MORIN. Dopo ho conosciuto un paio di persone. Sto cercando di ricordare se le avevo conosciute prima e dopo.

PRESIDENTE. E chi sono, intanto?

ANNE FLORENCE MORIN. Ovviamente, i veterinari. Adesso posso dire che conoscevo Mauro Ghirotti, un'altra ragazza e Vincenzo Oddo. Sarebbero i miei referenti. Però sono anni che non li sento.

PRESIDENTE. Senta, era la prima volta che andava in Somalia?

ANNE FLORENCE MORIN. Sì.

PRESIDENTE. Ed era anche la prima volta che collaborava con la cooperazione, oppure aveva avuto altri incarichi nel settore? Siamo nel 1993-1994, quindi mi riferisco a prima.

ANNE FLORENCE MORIN. Era la prima volta, perché sono stata esperta associata, e dopo ho fatto altre cose. L'unico rapporto contrattuale è stato in Ruanda, però è dopo.

PRESIDENTE. Parlando di Africa 70 lei ha detto prima che c'era una convenzione con il Ministero degli esteri. Che a lei risulti, Africa 70 era finanziata solo dal Ministero degli esteri, o aveva anche altre fonti?

ANNE FLORENCE MORIN. Quell'incarico lì era sicuramente del Ministero degli esteri, dopodiché, Africa 70 ha altri contatti con altri donatori.

PRESIDENTE. Sì, ma in quel periodo (per quello che lei sa e se non lo sa non fa niente) Africa 70 aveva finanziamenti solo dal Ministero degli affari esteri?

ANNE FLORENCE MORIN. Sul quel progetto specifico sì.

PRESIDENTE. Su altri progetti invece no?

ANNE FLORENCE MORIN. Non lo so.

PRESIDENTE. Dunque, lei se n'è andata da Bosaso a giugno del 1994.

ANNE FLORENCE MORIN. Sì, dopo il fatto.

PRESIDENTE. Perché? Era finita la missione?

ANNE FLORENCE MORIN. Erano nove mesi in totale.

PRESIDENTE. Non ha mai più lavorato per Africa 70?

ANNE FLORENCE MORIN. No.

PRESIDENTE. È stata la prima e l'unica volta?

ANNE FLORENCE MORIN. Sì.

PRESIDENTE. Senta, e dal 1994 in poi, lei che cosa ha avuto a che spartire con la cooperazione, al di là di Africa 70?

ANNE FLORENCE MORIN. Quest'unica missione in Ruanda di un mese più o meno, forse meno, con il Ministero. Poi sono andata in Sudan con una ONG finanziata da UNICEF. Sono stata nel Ciad, finanziata dall'Unione europea.


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PRESIDENTE. Ilaria Alpi e il suo compagno di viaggio, Miran Hrovatin, lei li ha conosciuti e se sì quando?

ANNE FLORENCE MORIN. In quei giorni lì che sono venuti a Bosaso e che sono venuti ad abitare nella casa di Africa 70.

PRESIDENTE. Nella casa di Africa 70? Quindi, siete vissuti insieme in quei giorni?

ANNE FLORENCE MORIN. Sì.

PRESIDENTE. C'era lei, Miran Hrovatin, Ilaria Alpi, e chi altro?

ANNE FLORENCE MORIN. Cercavo ieri sera di ricordarmelo.

PRESIDENTE. Anche Simeone?

ANNE FLORENCE MORIN. Sa che non me lo ricordo?

PRESIDENTE. Simeone non se lo ricorda?

ANNE FLORENCE MORIN. Poverino.

PRESIDENTE. Va bene, che c'entra?

ANNE FLORENCE MORIN. Mi spiace per lui, ma non mi riesco a ricordare se c'era o meno. So che Gabriella non c'era, perché è quella con cui sono rimasta in contatto. Valentino c'era sicuramente.

PRESIDENTE. Valentino chi? Faccia i cognomi perché io non c'ero.

ANNE FLORENCE MORIN. Casamenti.

PRESIDENTE. C'era Casamenti?

ANNE FLORENCE MORIN. Casamenti c'era, non c'era Gabriella Columbano, Enrico di cui non posso dire il cognome...

PRESIDENTE. Fregonara?

ANNE FLORENCE MORIN. Sì.

PRESIDENTE. Lei ha conosciuto Ilaria in quella circostanza, o la conosceva già?

ANNE FLORENCE MORIN. No, l'ho conosciuta lì.

PRESIDENTE. Lei era proprio lì in quei giorni e quindi quanto tempo ha vissuto con Ilaria e con Miran?

ANNE FLORENCE MORIN. Due o tre giorni.

PRESIDENTE. Quando Ilaria è partita, cioè il giorno in cui è stata uccisa, voi siete stati insieme a Bosaso?

ANNE FLORENCE MORIN. Loro sono partiti la mattina, e dunque saremmo stati insieme il giorno prima. Non ho ricordo di averla accompagnata all'aeroporto. Non ricordo niente del genere.

PRESIDENTE. E non ricorda di averla incontrata la mattina del 20 marzo?

ANNE FLORENCE MORIN. Sì, ma non ricordo niente di particolare.

PRESIDENTE. Mi riferisco al giorno della morte. Noi vorremmo capire con precisione, attraverso il ricordo di quello che è stato fatto, quali siano i giorni di presenza di Ilaria Alpi e di Miran Hrovatin da voi, ad Africa 70.

ANNE FLORENCE MORIN. Loro sono arrivati il giorno che hanno perso l'aereo.

PRESIDENTE. E che giorno era?

ANNE FLORENCE MORIN. So di aver dichiarato che doveva essere un martedì, nelle dichiarazioni precedenti, però, parlando con altri, potrebbe essere che io mi sbagliassi, e che fosse mercoledì. Dunque, sono rimasti: giovedì, venerdì (siamo andati al mare, me lo ricordo sicuramente), sabato siamo andati a fare la spesa.


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PRESIDENTE. Dunque, la domenica sono partiti?

ANNE FLORENCE MORIN. Io ero convinta che fosse un sabato, però io ho sbagliato tutto.

PRESIDENTE. Dunque, domenica 20 sono partiti. Poi lei si riferisce al venerdì.

ANNE FLORENCE MORIN. Venerdì sicuramente c'erano, infatti siamo andati al mare.

PRESIDENTE. Quando siete andati al mare era il primo giorno che c'erano?

ANNE FLORENCE MORIN. No, loro già c'erano. Mi ricordavo che l'aereo Unicef partiva il martedì, ma probabilmente sbaglio io. Andava su il martedì e ritornava il mercoledì. Probabilmente, sono arrivati il mercoledì da noi.

PRESIDENTE. Quindi, sono arrivati il mercoledì da voi. Giovedì sono rimasti con voi. Venerdì sono stati al mare.

ANNE FLORENCE MORIN. Credo che sabato al mattino siamo andati a fare un giro in città insieme con Ilaria, a cercare i famosi assorbenti e la domenica sono partiti.

PRESIDENTE. E il giovedì dove siete andati non se lo ricorda? Le chiedo: non fu mercoledì 16 il giorno in cui andarono al mare? Cioè il primo giorno?

ANNE FLORENCE MORIN. Magari per fatti loro. Questo io non lo so.

PRESIDENTE. No, mi riferivo a quando sono andati con voi.

ANNE FLORENCE MORIN. Il sabato è l'equivalente della domenica in Somalia. Per cui il sabato era giorno di libertà, come la domenica. È un giorno libero per andare al mare o a fare un picnic.

PRESIDENTE. Lei ha detto, però, che al mare ci siete andati di venerdì!

ANNE FLORENCE MORIN. Sì, scusi, il venerdì! No, no, il venerdì.

PRESIDENTE. Il venerdì è festa come la domenica da noi. Dunque, sono andati il venerdì. Questo è un fatto, ma le chiedo: è possibile che il mercoledì, il giorno in cui sono arrivati, voi siate andati il pomeriggio al mare?

ANNE FLORENCE MORIN. Non ne ho ricordo.

PRESIDENTE. E il giovedì, lei ricorda se siete andati a fare qualche particolare giro non a Bosaso, ma fuori Bosaso?

ANNE FLORENCE MORIN. No, non ricordo. Io o Ilaria?

PRESIDENTE. Ilaria.

ANNE FLORENCE MORIN. Non ricordo.

PRESIDENTE. Partiamo da mercoledì. Vediamo di ricostruire un po', per quello che ricorda. Di mercoledì, il giorno dell'arrivo, che cosa ricorda?

ANNE FLORENCE MORIN. Sono arrivati da noi. Io sono arrivata all'ora di pranzo, circa a mezzogiorno, e mi sono trovata questi due davanti che hanno detto: abbiamo perso l'aereo, per favore, ci ospitate?

PRESIDENTE. Mercoledì: abbiamo perso l'aereo...

ANNE FLORENCE MORIN. È logico che sia così perché loro andavano in giù.

PRESIDENTE. E voi li avete ospitati. E l'altro aereo, quando sarebbe ripartito? Perso l'aereo, che cosa hanno detto che avrebbero fatto? Hanno detto: ospitateci.


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Voi gli avete risposto che li avreste ospitati, come in effetti è accaduto. Fino a quando, e con quale finalità?

ANNE FLORENCE MORIN. Fino al prossimo aereo.

PRESIDENTE. E quale sarebbe stato il prossimo aereo? Lei lo sapeva? O Ilaria l'ha detto? O Miran Hrovatin l'ha detto?

ANNE FLORENCE MORIN. No, però c'era un aereo alla settimana per andare in su. C'era il martedì e il sabato, e per andare in giù, c'era il mercoledì e la domenica. Bosaso non è un posto turistico, ci sono due aerei alla settimana.

PRESIDENTE. Le dissero da dove venivano mercoledì 17?

ANNE FLORENCE MORIN. Dissero che erano andati... Allora, ci sono due villaggi, due cittadine, andando in giù: Gardo e Garoe, e loro devono essere andati al primo, a Gardo.

PRESIDENTE. Prima di venire da voi?

ANNE FLORENCE MORIN. Sì.

PRESIDENTE. Che cos'è? È un villaggio?

ANNE FLORENCE MORIN. Sì, è una piccola città.

PRESIDENTE. Quindi vi dissero che venivano da Gardo?

ANNE FLORENCE MORIN. Sì, e che poi avevano perso l'aereo.

PRESIDENTE. Per questo avevano perso l'aereo?

ANNE FLORENCE MORIN. No, avevano perso l'aereo perché avevano l'orario sbagliato.

PRESIDENTE. Prego, onorevole Bindi.

ROSY BINDI. A lei risulta che avesse fatto un'intervista al sultano di Bosaso, quando è venuta da voi?

ANNE FLORENCE MORIN. Sì, ci provava.

ROSY BINDI. L'ha fatta dopo aver perso l'aereo o prima?

ANNE FLORENCE MORIN. Mi sembra che l'abbia fatta dopo per riempire il tempo.

ROSY BINDI. Grazie.

PRESIDENTE. Quindi lei veniva da Gardo?

ANNE FLORENCE MORIN. Sì.

PRESIDENTE. E lei ha detto che questa era la ragione per cui avevano perso l'aereo.

ANNE FLORENCE MORIN. No, in realtà avevano l'orario sbagliato. In più, secondo me, se uno è in Africa, uno non parte la mattina per prendere un aereo. Mi è sembrata molto ottimista.

PRESIDENTE. A proposito dell'intervista al sultano di Bosaso, lei ha conosciuto il sultano di Bosaso?

ANNE FLORENCE MORIN. No.

PRESIDENTE. Chi era il sultano di Bosaso?

ANNE FLORENCE MORIN. Un personaggio somalo - ce ne sono diversi - che si credono importanti.

PRESIDENTE. Di seguito alla domanda dell'onorevole Bindi, quindi avrebbe fatto questa intervista dopo essere arrivata da voi? Questo è un ricordo che lei ha preciso? Basterebbe che lei pensasse se nel momento in cui è entrata in Africa 70,


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dicendo le cose che aveva fatto, lei avesse anche ricordato di aver effettuato questa intervista.

ANNE FLORENCE MORIN. Quando lei è arrivata ha detto che erano arrivati prima, che erano andati a Gardo a fare una gita e poi, tornando, avevano perso l'aereo. Lei si è trovata lì e dunque cercava di occupare questi giorni al meglio, da brava giornalista.

PRESIDENTE. Le disse che avrebbe intervistato il sultano di Bosaso, o che aveva intervistato il sultano di Bosaso, a qualcuno di voi che era lì?

ANNE FLORENCE MORIN. No. In quei giorni andava per i fatti suoi a cercare di intervistare della gente.

PRESIDENTE. Sì, questo l'ho capito. Ma le domando se abbia detto, a lei personalmente o a qualcuno di voi che poi lo ha riferito a lei, che aveva intervistato o che aveva in animo di intervistare il sultano di Bosaso.

ANNE FLORENCE MORIN. Sì.

PRESIDENTE. Le ha detto che lo aveva intervistato o che aveva in animo di intervistarlo?

ANNE FLORENCE MORIN. Alla fine, insistendo, era riuscita a intervistarlo.

PRESIDENTE. Nel periodo di permanenza da voi?

ANNE FLORENCE MORIN. Sinceramente, non era il massimo dei miei interessi sapere cosa piaceva a quest'ospite. Mi sembra di sì.

PRESIDENTE. Le faccio un nome e un cognome: Kamal Aden. L'ha mai sentito nominare?

ANNE FLORENCE MORIN. Non che mi ricordi. No.

PRESIDENTE. Questo è un nome che abbiamo trovato annotato in un block notes di Ilaria. Era un personaggio conosciuto a Bosaso? A noi risulterebbe essere un medico di Bosaso.

ANNE FLORENCE MORIN. Medico? Forse un veterinario, ma un medico no, non mi ricordo.

PRESIDENTE. Ilaria ha mai detto di averlo intervistato? O di avere intervistato un medico che si interessava in particolare di colera?

ANNE FLORENCE MORIN. Non ricordo.

PRESIDENTE. In questi spostamenti che sono stati fatti dai Ilaria Alpi e da Miran Hrovatin in questo periodo, qualcuno di voi li accompagnava, o dava loro delle indicazioni? Lei stessa, qualche volta, l'ha accompagnata?

ANNE FLORENCE MORIN. Io e Ilaria siamo andati una mattina in giro per Bosaso. Penso sia stato il sabato. È la cosa più logica.

PRESIDENTE. Ha fatto interviste a voi, sulla vostra attività, sul vostro lavoro? Ha documentato un po' l'opera, oltre che di cooperazione, anche umanitaria che Africa 70 svolgeva a Bosaso, a beneficio della Somalia?

ANNE FLORENCE MORIN. Sicuramente, quella domenica le ho raccontato tutto quello che facevamo, anche perché pensavo che fosse valido.

PRESIDENTE. Con Miran Hrovatin, ad esempio, le risulta che abbiano fatto delle riprese della comunità, della vostra attività, delle modalità di svolgimento delle vostre attività?

ANNE FLORENCE MORIN. Non più di tanto.


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PRESIDENTE. Lei non è in grado di dirci se il giorno in cui Ilaria è arrivata, con assoluta tranquillità, avendo perso l'aereo, avrebbe atteso la possibilità di prendere l'aereo della domenica? Cioè: arriviamo il mercoledì, stiamo qui fino a domenica, che sarebbe stato il giorno dell'altro aereo, oppure ha ricordo che nel frattempo, cioè durante il periodo di permanenza vi siano state delle ragioni per le quali, da parte di Ilaria e Miran, si volesse ripartire, e non ci si sia riusciti, che si siano avute delle difficoltà, che lo stesso permanere a Bosaso, sia pure ospitati da voi, potesse rappresentare una ragione di disagio, di disappunto, per il lavoro, per il mancato rientro in Italia? Ci sa dire qualcosa su questo punto?

ANNE FLORENCE MORIN. Non avevano altra scelta che aspettare il prossimo aereo. Questo è, per cui era inutile piangere su cose impossibili. Sì, lei ci spiegò che la Rai aveva pagato uno, due o tre minuti di tempo di satellite, e che era un dramma se non riempiva questi minuti, professionalmente, e che le spiaceva moltissimo e che quindi avrebbe fatto l'impossibile per trasmetterlo in qualche modo.

PRESIDENTE. Per trasmettere che cosa?

ANNE FLORENCE MORIN. Qualcosa per occupare questi tre minuti e per dimostrare che aveva lavorato, e poi c'è stato lo sciopero della Rai.

PRESIDENTE. Che cosa le disse? Le disse che telefonava alla Rai? Lei fu presente a qualche telefonata che Ilaria fece alla Rai?

ANNE FLORENCE MORIN. No.

PRESIDENTE. Le riferì di una telefonata fatta, di persone con le quali aveva parlato? E di queste telefonate, se le ha fatte, le ha riferito che cosa disse nel corso di queste telefonate? O che cosa preannunciò?

ANNE FLORENCE MORIN. No, assolutamente. Disse solo che in fondo il problema era superato perché tanto c'era lo sciopero e non era più un grande problema che non ci fossero questi due o tre minuti.

PRESIDENTE. Quale problema era superato?

ANNE FLORENCE MORIN. Quello di non riuscire a trasmettere questi pochi minuti di spazio, di immagini.

PRESIDENTE. Le ha mai parlato del contenuto di questo servizio?

ANNE FLORENCE MORIN. No.

PRESIDENTE. Ad esempio le aveva mai fatto riferimento a qualche intervista particolare che avesse fatto in quel periodo?

ANNE FLORENCE MORIN. No.

PRESIDENTE. Quando le ha detto questo: quando è arrivata o nei giorni successivi?

ANNE FLORENCE MORIN. In quei giorni lì. In questi giorni ognuno andava per la sua strada.

PRESIDENTE. Va bene. Dunque, non è in grado di darci indicazioni più precise?

ANNE FLORENCE MORIN. Mi dispiace.

PRESIDENTE. Anche a noi dispiace molto. Puntavamo molto sulla sua spontaneità, invece, non riusciamo a mettere a fuoco questo passaggio.

ANNE FLORENCE MORIN. Quale?

PRESIDENTE. Quello di cui stavamo dicendo prima. Infatti, se lei dice che Ilaria ebbe dei problemi, che poi rientrarono dal punto di vista dei rapporti con la Rai, avendo saputo dello sciopero, siccome


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lo sciopero avviene sicuramente dopo il giorno in cui, secondo quello che lei dice, dottoressa Morin, sarebbe arrivata Ilaria Alpi, tutto quello che è consistito in rapporti con la Rai, in comunicazioni e in ragioni di comunicazione, lo ha vissuto dentro Africa 70.
Lei stessa ha ricordato di un servizio di due o tre minuti, della preoccupazione del satellite che sarebbe stato ugualmente pagato, eccetera. Quindi, non riesce a dare una scansione più precisa dei tempi e dei contenuti dei fatti?

ANNE FLORENCE MORIN. Dunque, Ilaria è venuta da noi. Quand'è arrivata, già sarebbe dovuta ripartire. Durante la sua permanenza da noi aveva questa angoscia professionale.

PRESIDENTE. Ecco, e a un certo punto la supera. Come supera l'angoscia professionale? Che cosa fa, perché poi lei, come già ci ha riferito, stesse tranquilla, perché aveva saputo - lo ha detto - che, meno male, c'era lo sciopero della Rai? Tutto questo presuppone che lei abbia vissuto la vicenda. Non ci può dire che se l'è dimenticata, o che ricorda male. Non so se rendo l'idea. Abbandoni schemi, cose, ricordi, qualcuno che le può aver ricordato qualcosa in questi giorni, in queste ore, in questi tempi. Vada con la sua mente.

ANNE FLORENCE MORIN. Sì, infatti, mentre lei era lì, un giorno, quale di questi giorni non lo so...

PRESIDENTE. Ricorda se telefonò alla Rai?

ANNE FLORENCE MORIN. No, non lo ricordo. Svolgeva la sua attività, per il meglio. Non mi ricordo assolutamente niente... Lei andava all'Unosom. Lei appunto diceva questa cosa, e il cameraman, che era più vecchio di lei, aveva questo atteggiamento un po' paterno e protettivo e ci ha spiegato: per lei, che professionalmente è giovane, questi tre minuti sono molto importanti, è per questo che è un po' stressata, per non riuscire a mandarli.
Poi, ad un certo punto, c'è stato lo sciopero della Rai. E io, in tutti questi dieci anni, da quando è successo, ogni tanto ci penso, quando, ad esempio, c'è una scadenza molto importante e uno si preoccupa tanto di qualche cosa, di non riuscire a rispettare la scadenza, e poi, magari, c'è uno sciopero. E il problema si risolve da sé.

PRESIDENTE. Ho capito. Ricorda chi accompagnò Ilaria Alpi all'aeroporto di Bosaso, per partire il giorno 20?

ANNE FLORENCE MORIN. No.

PRESIDENTE. Lei dove stava?

ANNE FLORENCE MORIN. Non me lo ricordo.

PRESIDENTE. E l'ha salutata quando è partita, o non l'ha salutata?

ANNE FLORENCE MORIN. Non me lo ricordo.

PRESIDENTE. Quindi non mi può dire con chi è partita, chi può averla accompagnata?

ANNE FLORENCE MORIN. Io no di sicuro.

PRESIDENTE. Quanto era distante l'aeroporto da dove stavate voi?

ANNE FLORENCE MORIN. Un quarto d'ora.

PRESIDENTE. In genere, chi vi accompagna all'aeroporto?

ANNE FLORENCE MORIN. Uno dei nostri autisti.

PRESIDENTE. Quindi, non sa niente in sostanza.

ANNE FLORENCE MORIN. Al momento non era così importante. Con il senno di poi tutto si concentra su di lei.


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PRESIDENTE. Casamenti ci ha detto che Ilaria Alpi, anche se avesse voluto cercare qualcosa, non avrebbe trovato nulla a Bosaso, perché non c'era nulla di interessante da fare, e che nulla di interessante avrebbe fatto. Questa affermazione non coincide con quello che lei ha detto fino a questo momento. Quindi, o lei o Casamenti non dite la verità. Infatti, come lei ci ha ricordato Ilaria era invece venuta, aveva degli obiettivi. Lei presuppone o pensa - non voglio dire che lo dice con sicurezza - che nel periodo di permanenza presso Africa 70 avrebbe fatto l'intervista al sultano di Bosaso, ci ricorda di questa interlocuzione con la Rai e di questo suo disappunto perché aveva preoccupazione che non andasse in onda qualcosa di sua provenienza; quindi, contrariamente a quello che dice Casamenti, salvo poi mettersi con l'anima in pace, perché sarebbe partita la domenica, Ilaria Alpi quando stava con voi era ben viva, vivace e consapevole che c'era qualcosa da fare a Bosaso, o sbaglio? Se lei, dottoressa Morin, dice la verità, perché Casamenti dice invece il contrario?
Avete vissuto nello stesso contesto temporale e spaziale. Vivevate insieme. C'era Casamenti quei giorni?

ANNE FLORENCE MORIN. Sì, ma sa che non capisco la domanda?

PRESIDENTE. Non è una domanda, è una contestazione, nel senso che le faccio presente che Casamenti ha detto cose diverse da quelle che sta dicendo lei.

ANNE FLORENCE MORIN. Ma lui ha detto che...

PRESIDENTE. Che non c'era niente da cercare e da trovare perché a Bosaso non c'era niente di interessante e che Ilaria s'era fatta una passeggiata, tanto per parlarci chiaro, e che stava lì bella e tranquilla, e che, anzi, quando ha saputo che poteva rimanere tranquilla e serena ha avuto una ragione di soddisfazione. Possiamo sintetizzare: era lì per fare una vacanza.
Non mi pare che facesse una vacanza se andava cercando di fare un'intervista al sultano di Bosaso e se, come lei ha ricordato, potrebbe persino averla fatta.

ANNE FLORENCE MORIN. Mi sembrava una persona normale che in un posto cerca di andare in giro e di utilizzare al meglio questi giorni, visto che era rimasta bloccata in quel posto.

PRESIDENTE. Pranzavate e cenavate insieme?

ANNE FLORENCE MORIN. Sì.

PRESIDENTE. Vi ha detto mai con chi aveva parlato alla Rai, quando ha telefonato a Roma? Con chi ha parlato, con quale funzionario o con quale giornalista si è messa in contatto, o ha dato comunicazioni? Vi ha detto niente di tutte queste cose? In una vita in comune (credo che lo spazio, quantunque grande, fosse certamente limitato), certamente la convivenza è forte. Niente? Prego, onorevole Bindi.

ROSY BINDI. Lei ha detto che l'intervista al sultano sarebbe stata fatta un po' per riempire quei giorni. Io capisco perfettamente che se uno è costretto a stare in un posto, va bene andare al mare o vedere dei posti. Se poi, nel frattempo c'è una cosa utile... Allora questa intervista sarebbe stata fatta, questo signore sarebbe stato uno dei tanti che si sentono importanti, ma ha fatto qualche commento su questa intervista? Lei ha potuto capire se si trattava di un'intervista importante, e se erano state dette cose importanti?

ANNE FLORENCE MORIN. Non lo ricordo, perciò non lo avrei memorizzato, perché per me non era importante.

ROSY BINDI. Questa domanda nasce da questo fatto: le cose che abbiamo letto su Ilaria Alpi danno molta importanza a questa intervista. Anche dal materiale che abbiamo visto e dalla data dell'intervista, emergono alcuni problemi; la persona che


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abbiamo sentito prima di lei, Casamenti, ha detto che Ilaria Alpi avrebbe commentato che questo sultano le aveva detto un sacco di sciocchezze. Allora, per noi è importante capire se è confermata la tesi delle sciocchezze, se è confermata la tesi dell'intervista importante, o se pure è assolutamente irrilevante. Lei si ricorda che questa intervista è stata fatta? Questo sì?

ANNE FLORENCE MORIN. È probabile.

ROSY BINDI. È probabile oppure sì?

ANNE FLORENCE MORIN. Sì.

ROSY BINDI. L'ha sentita dire questa cosa?

ANNE FLORENCE MORIN. Sì.

ROSY BINDI. Dunque che avesse fatto l'intervista al sultano se ne è parlato, anche se ne ignora i contenuti.

ANNE FLORENCE MORIN. Come ho detto, la mia percezione era che il sultano fosse una persona che si credeva importante. Sarebbe il king, quello che voi chiamate sultano.
Non avevo però la percezione che fosse uno veramente importante. È chiaro che se una è giornalista e deve fare un'intervista cerca di dire che la sua intervista l'ha fatta ad una persona importante. Non ha intervistato i miei veterinari o i miei allevatori.

ROSY BINDI. Insomma, ho capito: si tiravano su con l'importanza a vicenda, secondo lei.
Ho un'altra domanda molto semplice: questo servizio che doveva andare in onda, e che poi non è andato in onda, che comunque ha costituito un problema che poi si è risolto, è stato detto su che cosa verteva?

ANNE FLORENCE MORIN. No.

ROSY BINDI. Erano tre minuti generici?

ANNE FLORENCE MORIN. Credo che l'importante fosse riempire i tre minuti.

ROSY BINDI. Erano stati comprati tre minuti, ma non quello che si doveva trasmettere?

ANNE FLORENCE MORIN. Sì.

PRESIDENTE. Sul punto, prego onorevole Deiana.

ELETTRA DEIANA. A differenza del presidente, mi è sembrato di capire dalle cose che lei ci ha voluto dire che in realtà lei si sia fatta idea che questi due giornalisti erano arrivati a Bosaso un po' per caso. Non si sa bene per che cosa sarebbero andati a Gardo, e poi i giorni successivi l'intervista al sultano di Bosaso sarebbe stata fatta - parole sue, che io ho scritto - per riempire il tempo. Lo ha detto lei.
Insomma, questo viaggio in questa zona così remota da Mogadiscio e in un contesto tutt'altro che favorevole a gite di piacere, in realtà si sarebbe risolto in un riempitivo. Erano arrivati in Somalia e quindi dovevano riempire il tempo, e poi magari riempire i tre minuti che erano costati cari alla Rai?
È assolutamente legittimo che lei abbia avuto questa percezione e perlomeno è così che lei me l'ha comunicata. Quindi, potrebbe darmi qualche precisazione rispetto a questo e qualche notizia più precisa sulle cose che la Alpi avrebbe fatto in quei giorni e anche se lei le ha fatto delle domande?
Infatti, se lei si è fatta questa idea che fossero lì per caso, ha fatto loro qualche domanda sul perché fossero arrivati lì in quei frangenti e con un programma di lavoro un po' incerto e un po' indefinito?

PRESIDENTE. Intervengo per dire che non è a differenza del presidente, perché ho la stessa sua opinione.


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ELETTRA DEIANA. Va bene, allora siamo d'accordo, presidente.

ANNE FLORENCE MORIN. Non sono stati gli unici giornalisti che sono transitati per Bosaso. Di gente che passava ce ne era molta.

ELETTRA DEIANA. Questi due giornalisti, il giorno stesso che hanno lasciato Bosaso, sono stati ammazzati. E lei lo avrà saputo, immagino, abbastanza presto. Allora, se due persone che ho conosciuto ieri - nel caso, lei li aveva conosciuti ieri - vengono ammazzate, a meno che non siamo marziani, rimangono nella memoria. E rappresentano un focus della nostra memoria e dei processi di sedimentazione della nostra memoria. Insomma, erano due giornalisti fino al giorno in cui li hanno ammazzati, dal momento in cui sono stati ammazzati sono diventati Ilaria Alpi e Miran Hrovatin, soprattutto per lei che ha condiviso quattro giornate per loro cruciali. Insomma, facciamo perlomeno uno sforzo di memoria.

PRESIDENTE. Le devo rammentare, con tutta tranquillità ma anche con tutta la fermezza, che lei è sotto responsabilità penale di quello che dice. Adesso risponda.

ANNE FLORENCE MORIN. Per quanto riguarda la seconda domanda, che ho dato l'impressione che fossero venuti per caso, la risposta è no, Ilaria ci ha detto che erano lì a Mogadiscio, dove erano chiusi, e infatti sono questi i racconti che tutti fanno, cioè che non potevano uscire e che era stressante, e che avevano avuto la possibilità di venire fuori due giorni a vedere un posto bello dove le cose andavano bene e avevano colto questa opportunità.
Dopo di che, perché fossero andati a Gardo... Non era tutto negativo per la cooperazione. A Bosaso le cose andavano bene (Commenti del deputato Deiana). No, loro ci hanno detto che avevano avuto la possibilità di fare una gita fuori e che erano stati invitati.

ELETTRA DEIANA. Hanno usato la parola gita?

ANNE FLORENCE MORIN. Non credo. Hanno parlato di un'uscita.

PRESIDENTE. Mi scusi, un attimo fa lei ha detto che erano arrivati preoccupati perché avevano perso l'aereo?

ANNE FLORENCE MORIN. Sì.

PRESIDENTE. E allora, perché dice: la gita?

ANNE FLORENCE MORIN. Prima. Loro sono arrivati prima di quando sono arrivati da noi, ed erano andati a Gardo.

ELETTRA DEIANA. E non hanno detto niente di Gardo? E non le hanno riferito qualche particolare che avevano visto, o qualcosa che li aveva coinvolti per la bellezza?

ANNE FLORENCE MORIN. No, non hanno detto niente (noi conoscevamo Gardo): sì, vale la pena, è interessante, è bello... Immagino che delle immagini di Gardo possano essere interessanti, appunto perché non sono immagini della Somalia devastata.

PRESIDENTE. Onorevole Bianchi Clerici, prego.

GIOVANNA BIANCHI CLERICI. Mi collego all'ultima osservazione fatta dall'onorevole Deiana. A me sembra francamente impensabile che lei, nel momento in cui ha saputo della morte di questi due giornalisti - e le chiedo anche quando lo ha saputo e tramite quale mezzo lo ha saputo - non abbia immediatamente focalizzato tutti i contenuti delle tre o quattro giornate che avete passato insieme, a maggior ragione se siete stati al mare insieme e, quindi, immagino anche in una situazione di rilassatezza, di svago, in cui le bellezze ed il riposo possono indurre


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anche a scambiarsi non dico confidenze, perché vi conoscevate da poco, ma perlomeno impressioni e idee.
Mi riesce francamente impensabile che lei, nel momento stesso in cui ha saputo della morte, non abbia immediatamente sedimentato nella memoria tutte quelle fasi, sia per curiosità umana, per attitudine umana, a maggior ragione visto il lavoro che svolge, sia, più cinicamente, perché avrebbe potuto pensare che, prima o poi, le sarebbe stata chiesta una testimonianza su questo fatto.
Vorrei, quindi, sapere quando ha saputo della loro morte e in che modo. Le chiedo anche se loro avessero un telefono, se i giornalisti avessero un telefono satellitare, come telefonassero, come avessero telefonato alla RAI e come si erano presentati, con che tipo di automobile, se avessero un autista, se fossero con qualcuno quando vi hanno chiesto ospitalità.

PRESIDENTE. Prego, risponda.

ANNE FLORENCE MORIN. Ci sto pensando. L'ho saputo la sera.

GIOVANNA BIANCHI CLERICI. La sera stessa?

ANNE FLORENCE MORIN. Sì. Di sera, era sicuramente di sera.

GIOVANNA BIANCHI CLERICI. Per mezzo di cosa?

ANNE FLORENCE MORIN. Mi sembra che ce lo abbia detto Enrico, che immagino lo abbia saputo dalla radio, non lo so. Aveva appena saputo questa cosa.

GIOVANNA BIANCHI CLERICI. E il telefono?

ANNE FLORENCE MORIN. Non ne ho la minima idea. C'era un tedesco che aveva un telefono, ma non lo dava ai privati, non lo dava a noi, ai cooperanti, bisognava chiederglielo. L'Unosom doveva avere un telefono, mi sembra.

GIOVANNA BIANCHI CLERICI. Come erano arrivati? In macchina?

ANNE FLORENCE MORIN. Io me li sono trovati davanti a casa.

PRESIDENTE. Se li è trovati davanti a casa?

ANNE FLORENCE MORIN. Saranno arrivati in macchina, sicuramente. Chi li abbia portati lì non lo ricordo, però, se sono andati a Gardo, avranno affittato una macchina.

GIOVANNA BIANCHI CLERICI. Quindi, c'era anche un autista?

ANNE FLORENCE MORIN. Non ricordo se avessero la loro macchina. No, probabilmente l'avevano lasciata nel momento in cui speravano di prendere l'aereo.

PRESIDENTE. Prego, onorevole Lavagnini.

ROBERTO LAVAGNINI. Dottoressa Morin, non ho capito bene. Ilaria Alpi e Miran Hrovatin avevano perso un aereo. A Gardo sono andati prima o dopo aver perso l'aereo? E poi: quando erano arrivati a Bosaso? Saranno arrivati il martedì, se il mercoledì ripartiva l'aereo. L'intervista al sultano può essere stata fatta prima di aver perso l'aereo?

PRESIDENTE. Le posso precisare, per agevolarle il compito, che lei ha detto che probabilmente proprio il fatto di essere andati a Gardo aveva fatto perdere loro l'aereo. Che significa questa frase?

ANNE FLORENCE MORIN. Era circa mezzogiorno quando sono arrivati, per cui erano partiti il mattino da Gardo per prendere un aereo a metà mattinata, il che mi è sembrato estremamente ottimista, perché potevano bucare, al di là del fatto che l'aereo fosse partito in un orario diverso da quello che avevano deciso.


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ROBERTO LAVAGNINI. Quindi, a Gardo erano andati prima di perdere l'aereo?

ANNE FLORENCE MORIN. Sì.

ROBERTO LAVAGNINI. E l'intervista è possibile che sia stata fatta prima, cioè il giorno prima, quando sono arrivati?

ANNE FLORENCE MORIN. E Ilaria avrebbe fatto tutta questa messa in scena per due giorni dicendo che cercava di avere un'intervista con qualcuno di interessante? No.

ROBERTO LAVAGNINI. Sto cercando di capire se fosse giustificato il viaggio a Bosaso oppure erano venuti veramente per una vacanza.

ANNE FLORENCE MORIN. Credo che siano venuti per vedere il nord del paese, dove ci sono delle cose belle.

ROBERTO LAVAGNINI. Ma se l'intervista al sultano è stata fatta il martedì, quando sono arrivati, il viaggio a Bosaso evidentemente aveva uno scopo, cioè quello di intervistare il sultano. Se invece è stata fatta dopo, è perché a Bosaso non erano venuti per intervistare il sultano, ma lo hanno fatto trovandosi lì casualmente per quattro giorni.

ANNE FLORENCE MORIN. Questa è la mia percezione.

PRESIDENTE. Prego, onorevole Fragalà.

VINCENZO FRAGALÀ. Dottoressa, lei ha avuto modo di parlare sia con Ilaria Alpi che con Miran Hrovatin?

ANNE FLORENCE MORIN. Sì.

VINCENZO FRAGALÀ. Quindi, ha saputo anche da Miran Hrovatin quale era stata la loro esperienza in Somalia, le motivazioni del viaggio e tutto il resto? Di cosa ha parlato con Miran Hrovatin?

ANNE FLORENCE MORIN. Ci vedevamo a pranzo e a cena.

VINCENZO FRAGALÀ. Ma chiacchieravate?

ANNE FLORENCE MORIN. Sì.

VINCENZO FRAGALÀ. Ma di che cosa? Di esperienze professionali?

ANNE FLORENCE MORIN. Sì, della vita normale. Ricordo che lui ha raccontato che prima aveva lavorato nella ex Jugoslavia. Comunque aveva già un'esperienza di lavoro in situazioni di guerre civili.

VINCENZO FRAGALÀ. Quindi, di questa esperienza in Somalia Miran Hrovatin non le ha detto niente?

ANNE FLORENCE MORIN. Niente che ricordi.

VINCENZO FRAGALÀ. Immagino che tra i due giornalisti vi fossero rapporti, naturalmente formali, professionali. Entrambi coltivavano un disegno professionale riguardo a questo viaggio in Somalia? Non è che Miran Hrovatin fosse soltanto al seguito di Ilaria Alpi. Erano entrambi impegnati?

ANNE FLORENCE MORIN. Erano un bel team. Erano affiatati, direi.

VINCENZO FRAGALÀ. Quindi, entrambi coltivavano questo progetto di inchiesta giornalistica in Somalia. Allora, le chiedo: anche con il giornalista cineoperatore lei ha avuto modo di parlare dell'esperienza che avevano fatto in Somalia fino a quel momento oppure no?

ANNE FLORENCE MORIN. Abbiamo parlato in generale. Non ricordo che abbiamo detto cose particolari, eccetto che a Mogadiscio non era molto interessante perché si era chiusi e non si aveva la possibilità di fare un lavoro giornalistico come avrebbero forse desiderato.


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VINCENZO FRAGALÀ. Nessuno dei due le ha detto qual era l'obiettivo, il disegno, il progetto professionale dell'inchiesta giornalistica in Somalia?

ANNE FLORENCE MORIN. Fare un servizio sulla Somalia per la televisione.

VINCENZO FRAGALÀ. Siccome lei ha detto che loro hanno subito lamentato che a Mogadiscio la situazione era chiusa, perché in effetti il nostro contingente aveva praticamente ...

ANNE FLORENCE MORIN. Mi scusi, mi sono espressa male. Per «chiuso» intendevo che loro dicevano che erano proprio chiusi fisicamente in casa, non potevano andare in giro.

VINCENZO FRAGALÀ. Cioè non potevano uscire.

ANNE FLORENCE MORIN. Sì, non potevano andare in giro a vedere delle cose.

VINCENZO FRAGALÀ. Siccome questa condizione era risaputa, perché il nostro contingente stava smobilitando e vi era una situazione generale di insicurezza nella città di Mogadiscio, loro non le hanno detto se il loro iniziale progetto giornalistico era naufragato per una condizione imprevista, oppure prevista, ma rispetto alla quale hanno corso il rischio di fare comunque il viaggio?
Due giornalisti della RAI che dall'Italia vanno a Mogadiscio e si trovano chiusi in una stanza e non possono uscire, poi non le raccontano nulla rispetto a questa esperienza singolare, anomala, immagino imprevista?

ANNE FLORENCE MORIN. Di frustrazione. Non credo fosse imprevista.

PRESIDENTE. Lei deve ricordare bene le cose. Io prima mi sono annotato la frase e adesso gliela ripeto: lei ha detto che, dopo che Ilaria Alpi e Miran Hrovatin si stabilirono, per così dire, presso Africa 70, Ilaria Alpi voleva fare questa intervista al sultano di Bosaso e che si adoperava - non ha detto «in tutti i modi», ce lo aggiungo io, ma il senso della sua frase era questo - per poter fare questa intervista.
Rispondendo ad una domanda che le ha fatto l'onorevole Lavagnini, e praticamente sulla stessa scia stava per rispondere all'onorevole Fragalà, lei ha detto che, secondo la sua opinione, sono venuti a fare una gita e poi, siccome non avevano altro da fare, hanno pensato di fare l'intervista. Lei deve rispondere su questo punto! Deve dire con chiarezza se Ilaria Alpi ha rappresentato a lei o a chiunque altro che intendeva fare l'intervista al sultano di Bosaso.

ANNE FLORENCE MORIN. La signora Ilaria Alpi, avendo perso l'aereo per il suo ottimismo, per non dire imprudenza, avendo due giorni ...

PRESIDENTE. Che significa ottimismo e imprudenza?

ANNE FLORENCE MORIN. Che partiva il mattino per prendere un aereo a mezzogiorno.

PRESIDENTE. Questa è una sua valutazione. Aveva perso l'aereo e poi? Non c'era una corrente di simpatia tra lei e Ilaria Alpi ?

ANNE FLORENCE MORIN. Sì, molta.

PRESIDENTE. C'era? Non sembra che ci fosse. Non si direbbe; comunque, ognuno ha le sue opinioni.
Io voglio sapere se la signora Ilaria Alpi abbia manifestato comportamenti dai quali lei ha tratto la consapevolezza, non l'impressione - lasciamo stare come era arrivata ad Africa 70, che ancora non lo abbiamo capito, ma lo capiremo - che intendesse fare l'intervista al sultano di Bosaso. Questa è la domanda.

ANNE FLORENCE MORIN. Sì. Visto che aveva due giorni, per riempirli utilmente e far felice il suo superiore, si è


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data l'obiettivo di fare l'intervista ad una persona, che si chiama sultano - che suona anche importante - a Bosaso.

PRESIDENTE. «Per fare felice il suo superiore». Quindi, il suo superiore le aveva chiesto di fare l'intervista al sultano di Bosaso?

ANNE FLORENCE MORIN. No.

PRESIDENTE. E allora perché lei dice questo? Lei non deve pensare. Quando si risponde come testimoni non si può pensare, si deve solo dire il fatto e la circostanza, se la si ricorda. Se non la si ricorda, non c'è problema.
Perché lei ha messo in mezzo il suo superiore?

ANNE FLORENCE MORIN. Volevo dire - questo è un mio apprezzamento - che Ilaria Alpi era una persona estremamente professionale, che desiderava fare qualcosa di professionalmente valido e quindi voleva usare costruttivamente questi due giorni facendo un'intervista.

PRESIDENTE. Le chiedo: quando uno perde un aereo o comunque ha una qualsiasi complicazione per la quale non riesce a lasciare un paese come la Somalia, va a Bosaso?

ANNE FLORENCE MORIN. Si trovava a Bosaso, perché aveva perso l'aereo.

PRESIDENTE. Ma avendo perso l'aereo che da Bosaso l'avrebbe dovuta portare a Mogadiscio e avendo perso questo aereo, come ha detto lei, perché prima era andata a Gardo e quindi si illudeva di poter arrivare in tempo, come obiettivo e come punto di arrivo per poter attendere l'altro aereo aveva soltanto Bosaso? Non credo che avesse soltanto Bosaso. Poteva andare benissimo a Mogadiscio dove aveva l'albergo. O no?

ANNE FLORENCE MORIN. Stava cercando di andare a Mogadiscio.

PRESIDENTE. E viene a Bosaso. Al di fuori di Africa 70, di Bosaso, Ilaria Alpi aveva altre alternative per attendere il successivo aereo? Poteva andare in qualche altra parte? Poteva tornare a Gardo?

ANNE FLORENCE MORIN. E correre di nuovo il rischio di perdere l'aereo successivo?

PRESIDENTE. Dopo cinque giorni.

ANNE FLORENCE MORIN. Quando uno ha perso un aereo una volta, sta lì vicino all'aereo.

PRESIDENTE. Io non conosco la situazione, ma le chiedo innanzitutto se ci fossero alternative. Bosaso era una delle alternative o era l'unica spiaggia alla quale avvicinarsi per poter aspettare l'aereo successivo?

ANNE FLORENCE MORIN. Era quella più ragionevole, la più sensata.

PRESIDENTE. Ma non era l'unica.
Prego, onorevole Fragalà.

VINCENZO FRAGALÀ. Chiedo alla dottoressa di fare uno sforzo di memoria, perché a me pare che ci siamo avvitati su una circostanza che potrebbe essere invece adulterata dal cattivo ricordo della teste. Desidero che la dottoressa ricordi, se ne ha memoria, quando è stata effettuata l'intervista da parte di Ilaria Alpi al sultano di Bosaso.

ANNE FLORENCE MORIN. Non me lo ricordo.

VINCENZO FRAGALÀ. Lei ricorda allora la data in cui Ilaria Alpi ha perso l'aereo?

ANNE FLORENCE MORIN. Le date no, però doveva essere per forza un mercoledì.

VINCENZO FRAGALÀ. Lei non ricorda se Ilaria Alpi perse l'aereo il 18 marzo?


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ANNE FLORENCE MORIN. Le date veramente non le ricordo.

VINCENZO FRAGALÀ. Perché lei pensa che Ilaria Alpi abbia perso l'aereo prima di fare l'intervista al sultano di Bosaso?

ANNE FLORENCE MORIN. Perché ricordo che nei due giorni in cui era lì cercava di fare questa intervista.

VINCENZO FRAGALÀ. E se invece Ilaria Alpi avesse fatto l'intervista al sultano di Bosaso prima di perdere l'aereo e le avesse quindi parlato di questa intervista? Evidentemente le cose cambierebbero.

ANNE FLORENCE MORIN. Io non ricordo che mi abbia parlato particolarmente dell'intervista. Ricordo che cercava di fare un'intervista per occupare al meglio questi giorni.

VINCENZO FRAGALÀ. Credo che a questo punto dobbiamo fare una contestazione. È chiaramente il suo ricordo che è assolutamente sbiadito, perché la circostanza obiettiva è che Ilaria Alpi ha svolto l'intervista al sultano di Bosaso il 17 marzo del 1994, mentre ha perso l'aereo il 18 marzo, l'indomani.
Quindi non è assolutamente possibile che l'intervista sia stata fatta dopo il 18 marzo, perché era già avvenuta, e non è possibile che Ilaria Alpi le abbia detto che, siccome aveva perso l'aereo e non sapeva cosa fare, voleva comunque dare un senso professionale alla sua permanenza a Bosaso e, quindi, sarebbe andata ad intervistare il sultano, perché il sultano è stato intervistato il 17 marzo e Ilaria Alpi ha perso l'aereo il 18 marzo. Queste sono due date obiettive.

PRESIDENTE. Onorevole Fragalà, precisiamo che la dottoressa ha dichiarato che Ilaria Alpi sarebbe arrivata, insieme a Hrovatin, il 16.

ANNE FLORENCE MORIN. Il mercoledì.

PRESIDENTE. Il mercoledì 16.

ANNE FLORENCE MORIN. Io ho sempre detto il martedì, poi riflettendoci tutta la notte ...

VINCENZO FRAGALÀ. Questo rafforza questa ricostruzione. Quindi, come fa lei a ricordare che Ilaria Alpi ha fatto l'intervista dopo aver perso l'aereo, quando invece l'aveva fatta prima, e come fa a ricordare che addirittura Ilaria Alpi si è inventata questa intervista perché aveva perso l'aereo e doveva dare uno scopo a quei giorni?

PRESIDENTE. È bene che lei abbia chiaro il senso della domanda. Se il 16 sono arrivati da lei, e non c'era il problema dell'aereo perso, sono arrivati da voi, come ricordava l'onorevole Fragalà, per fare il 17 l'intervista al sultano di Bosaso. Ha capito qual è l'importanza della domanda? Non è una casualità: il 16 arriva, il 17 fa l'intervista e il 18 parte, e invece il 18 non trova l'aereo.
Queste precisazioni le consentono di rimettere in ordine i suoi ricordi? Con chi ha parlato lei in questi giorni? Ha parlato con qualcuno in questi giorni per confrontarsi, per capire come stessero le cose, per ricordare? Non so se si sia confrontata con i suoi vecchi amici, con Simeone, che se ne è andato poc'anzi e che ha detto delle cose diverse da quelle che sta dicendo lei, oppure se si sia confrontata con qualcun altro. Per carità, è assolutamente normale, ma può succedere che dai confronti nascano delle idee che si solidificano in un certo modo.
Come giustamente le è stato ricordato dal collega intervenuto, il 17 c'è stata l'intervista, il 18 è il giorno in cui ha perso l'aereo, per cui arriva il 20. L'interpretazione è importante. Se lei colloca l'intervista dopo che sono arrivati da lei perché avevano perso l'aereo e, quindi, siccome non sapevano come occupare il tempo, hanno inserito l'intervista, questa è una ricostruzione diversa da quella secondo la quale invece l'arrivo a Bosaso era un fatto


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calcolato. Questo è lo schema, provi a ricordare. Se non ricorda, per carità, non vogliamo assolutamente forzarla.

ANNE FLORENCE MORIN. L'unica persona con cui ho parlato è stato il dottor Cancellieri, che mi ha permesso ...

PRESIDENTE. Questa non è una bella cosa!

ANNE FLORENCE MORIN. Mi ha dato l'illuminazione ...

PRESIDENTE. O le ha dato l'illuminazione o le ha complicato le cose.

ANNE FLORENCE MORIN. No, sulla questione del martedì e del sabato.

PRESIDENTE. Ma non si parla con le persone. Le ha detto Cancellieri di dire questa cosa?

ANNE FLORENCE MORIN. No. Non volevo neanche che venisse fuori che avevo parlato con una persona.
L'unico con cui ho parlato è lui e poi voi mi avete telefonato lunedì.

PRESIDENTE. Questa ricostruzione l'ha fatta con Cancellieri?

ANNE FLORENCE MORIN. No. Lui mi ha solo detto che era morta di domenica e questo ha abbattuto tutte le mie certezze.

PRESIDENTE. Ha abbattuto tutte le sue certezze?

ANNE FLORENCE MORIN. Io avevo l'idea fissa del martedì-sabato; invece era mercoledì-domenica.

PRESIDENTE. Quindi, ha spostato da martedì a mercoledì in relazione alla domenica?

ANNE FLORENCE MORIN. Sì.

PRESIDENTE. Adesso è chiaro.

ANNE FLORENCE MORIN. C'è anche una spiegazione, perché per me gli aerei importanti erano quelli.

PRESIDENTE. Giustissimo, ma se lei sposta il termine di riferimento ...

ANNE FLORENCE MORIN. I miei aerei erano quelli del martedì e del sabato, ed è quello che ho dichiarato nell'intervista.

PRESIDENTE. Abbiamo chiarito.

ANNE FLORENCE MORIN. Questa persona è arrivata quel giorno, che abbiamo chiarito essere mercoledì, verso mezzogiorno. In questi due giorni ha fatto i suoi giri, mentre io facevo i miei, e ho memoria che cercasse appunto di occupare i giorni nel migliore dei modi e, tra le varie cose di cui ha parlato, ha parlato anche di questa intervista al sultano.
Ma se ora lei mi chiede se lo avesse fatto prima o dopo, le dico che al momento non vi ho attribuito molta importanza. Mi raccontava che aveva fatto questa intervista al sultano e, come le ho già detto, non mi risultava che questo sultano fosse una persona così importante.

PRESIDENTE. Prego, onorevole Bertucci.

MAURIZIO BERTUCCI. Vorrei sapere se era amica di Ilaria Alpi.

ANNE FLORENCE MORIN. L'ho conosciuta in questa circostanza. Siamo state due giorni insieme e direi che abbiamo simpatizzato.

MAURIZIO BERTUCCI. Ho sentito che ne parlava dicendo «Ilaria», poi ad un certo momento, dopo venticinque minuti, ha cambiato tono dicendo «la signora Ilaria Alpi».
Se non ho capito male, lei ha detto esplicitamente che Ilaria Alpi le ha parlato dell'intervista al sultano, che era stata fatta per riempire un tempo di tre minuti.


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ANNE FLORENCE MORIN. No, mi sono espressa male.

MAURIZIO BERTUCCI. Posso sapere che cosa voleva dire?

ANNE FLORENCE MORIN. Volevo dire cose diverse.

MAURIZIO BERTUCCI. Cosa, per esempio?

ANNE FLORENCE MORIN. Ilaria aveva uno spazio di tre minuti.

MAURIZIO BERTUCCI. Dove aveva uno spazio di tre minuti?

ANNE FLORENCE MORIN. Doveva riempire questo spazio. Non ho detto tre, ho detto «alcuni». Uno spazio di alcuni minuti di trasmissione televisiva, che erano importanti professionalmente.

MAURIZIO BERTUCCI. Voleva dire questo?

ANNE FLORENCE MORIN. Sì. Poi ha parlato dell'intervista, ma non garantirei sulla connessione fra le due cose, né che volesse riempire questi tre minuti con l'intervista.

MAURIZIO BERTUCCI. Sono due cose completamente diverse. Quindi, lei intendeva dire che ha parlato di uno spazio che doveva riempire per una trasmissione o per un servizio da mandare al telegiornale?

ANNE FLORENCE MORIN. Che costava tanto.

MAURIZIO BERTUCCI. Quindi, lei sta parlando della prenotazione di un satellite?

ANNE FLORENCE MORIN. Sì.

MAURIZIO BERTUCCI. La prenotazione di un satellite vuol dire che il servizio doveva essere trasmesso tramite satellite, perché la RAI prenota, addirittura una settimana prima, il giorno e l'ora in cui bisogna trasmettere il servizio fatto.
Se Ilaria Alpi le ha detto che doveva trasmettere un servizio della durata di due o tre minuti, ciò significa che il satellite era stato prenotato dalla RAI, quindi dal TG3, per quel giorno ad una certa ora. Quindi, lei era a conoscenza di questo?

ANNE FLORENCE MORIN. Sì. Non a conoscenza, me lo ha detto Ilaria o l'altro.

MAURIZIO BERTUCCI. Quindi, Ilaria Alpi ha detto che doveva trasmettere un servizio tramite satellite. Il satellite viene prenotato - ripeto, presidente - una settimana prima ed ha una durata di non meno di dieci minuti fino ad un massimo di un'ora.
Quando si prenota un satellite, siccome costa molto, vuol dire che il servizio sicuramente va in onda e il servizio sicuramente deve essere stato fatto. Ciò significa che l'intervista al sultano, un nome così pomposo, ma che non conta nulla ... A lei è dispiaciuto che non sia stata fatta l'intervista ai suoi veterinari o non si sia parlato del servizio che voi stavate svolgendo?

ANNE FLORENCE MORIN. Essendo il mio argomento preferito, sì, ovviamente, ma capisco il contesto generale.

MAURIZIO BERTUCCI. Avrebbe preferito che si facesse l'intervista ai suoi veterinari sul lavoro che stavate facendo piuttosto che al sultano.

ANNE FLORENCE MORIN. Ognuno giudica le proprie cose più interessanti.

MAURIZIO BERTUCCI. Capisco che forse vi era un minimo di risentimento.

ANNE FLORENCE MORIN. No, assolutamente.

MAURIZIO BERTUCCI. Mi perdoni, forse ho colto male una battuta.


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Un'ultima domanda. Lei ha detto che Enrico - che non so chi sia - vi ha detto della morte di Ilaria Alpi. Posso sapere a chi lo ha detto, quando e chi è Enrico?

ANNE FLORENCE MORIN. Enrico era il capo.

PRESIDENTE. Enrico Fregonara.

ANNE FLORENCE MORIN. Ce lo ha detto una sera, ricordo che era sera. Non saprei dire se lo avesse saputo il giorno stesso o il giorno dopo, immagino il giorno stesso. Eravamo io, lui e gli altri - non mi chieda chi erano gli altri - ed eravamo lì nel patio della casa di Africa 70. Immagino che ce lo abbia detto la sera, perché era sera ed avevamo le comunicazioni radio due volte al giorno.

PRESIDENTE. Chi è Mario Casadio? Lo conosce?

ANNE FLORENCE MORIN. Sì, era un altro del gruppo che era con noi, ed era logista. Ma se adesso lei mi chiede se c'era quella settimana lì, sinceramente non glielo so dire.

PRESIDENTE. Gabriella Colombano c'era invece?

ANNE FLORENCE MORIN. No, lei sicuramente non c'era.

PRESIDENTE. Che faceva Gabriella Colombano? Di che cosa si interessava?

ANNE FLORENCE MORIN. Era infermiera di professione e si occupava di aspetti sanitari umani nell'ospedale. Nella prima fase del progetto si occupava di rimettere in sesto un gruppo di dispensari e, quando c'è stato l'episodio di colera, si è data molto da fare all'ospedale.

PRESIDENTE. E Alda Rossin?

ANNE FLORENCE MORIN. Alda Rossini è la moglie di Enrico Fregonara.

PRESIDENTE. C'era in quel periodo?

ANNE FLORENCE MORIN. Non lo so, ma direi di no, perché Alda era basata a Gibuti, stava fondamentalmente lì ed è venuta poco.

PRESIDENTE. Sa chi era Beri-Beri?

ANNE FLORENCE MORIN. Yusuf Beri-Beri?

PRESIDENTE. Sì.

ANNE FLORENCE MORIN. Era un somalo che, tra le varie cose, era portavoce di uno dei gruppi politici presenti in Migiurtinia; non posso dirle quale, ma era un gruppo importante. Ha aiutato molto Africa 70 ed abitava da noi.

PRESIDENTE. Lei sa se avesse una residenza anche in Italia, e precisamente a Bologna?

ANNE FLORENCE MORIN. Sì.

PRESIDENTE. Ha mai sentito nominare Omar Mugne?

ANNE FLORENCE MORIN. Sì, però dopo tutta questa faccenda e in tutt'altro contesto.

PRESIDENTE. Anche lui abitava a Bologna.

ANNE FLORENCE MORIN. Questo non lo so.

PRESIDENTE. Chi era Mugne?

ANNE FLORENCE MORIN. Come ho detto, di Mugne mi hanno parlato in tutt'altro contesto.

PRESIDENTE. Glielo hanno presentato come un gentiluomo oppure no?

ANNE FLORENCE MORIN. Lavora con la Shifco. Non saprei dirle se sia il capitano


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di una nave o il manager della società, ma sicuramente una persona importante alla Shifco.

PRESIDENTE. E la Shifco che cos'era?

ANNE FLORENCE MORIN. La Shifco era una società peschereccia, con cinque pescherecci. Della Shifco, in relazione con Ilaria Alpi, credo di aver sentito parlare per la prima volta durante uno dei vari interrogatori che mi hanno fatto.

PRESIDENTE. Ma quando stava lì della Shifco non sapeva niente?

ANNE FLORENCE MORIN. No. Si parlava delle navi.

PRESIDENTE. Delle navi nel porto di Bosaso?

ANNE FLORENCE MORIN. Delle navi pescherecce ...

PRESIDENTE. Delle navi pescherecce e della cooperazione?

ANNE FLORENCE MORIN. Sì, della cooperazione, e che in quel momento lavoravano in proprio.

PRESIDENTE. Che lavoro facevano?

ANNE FLORENCE MORIN. Pescavano.

PRESIDENTE. Pescavano solo pesce?

ANNE FLORENCE MORIN. Sì.

PRESIDENTE. E trasportavano solo pesce? Lei non ha mai sentito parlare di traffici di armi e di altre cose?

ANNE FLORENCE MORIN. Di armi sì.

PRESIDENTE. Anche con riferimento alla Shifco?

ANNE FLORENCE MORIN. Non in particolare.

PRESIDENTE. E in generale?

ANNE FLORENCE MORIN. Di traffico di armi.

PRESIDENTE. Anche con riferimento alla Shifco in generale?

ANNE FLORENCE MORIN. No.

PRESIDENTE. Tutti facevano traffico di armi meno che la Shifco?

ANNE FLORENCE MORIN. No, non mi sono espressa bene. Si parlava di traffico di armi, che esisteva un traffico di armi. Che cosa può voler dire traffico di armi in una situazione di guerra?

PRESIDENTE. Questo poi lo stabiliremo anche noi. C'erano dei riferimenti generali, come ha detto lei, cioè tutti facevano traffico di armi?

ANNE FLORENCE MORIN. No. Il discorso era che esisteva un traffico di armi, tutti avevano delle armi in casa.

PRESIDENTE. È un po' difficile avere in casa pezzi di mortaio da trasportare.

ANNE FLORENCE MORIN. No, kalashnikov.

PRESIDENTE. Se una persona tiene in casa il kalashnikov, qualcuno glielo deve portare. Quindi, qualcuno portava i kalashnikov in Somalia?

ANNE FLORENCE MORIN. Suppongo di sì.

PRESIDENTE. Lei non può dire chi lo abbia fatto, ma questa era una voce generale, era una realtà?

ANNE FLORENCE MORIN. I kalashnikov c'erano.

PRESIDENTE. Almeno questo lo ha visto.


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E di altri traffici ha sentito mai discutere, che qualcuno li trattasse? Ad esempio, traffici di rifiuti tossici?

ANNE FLORENCE MORIN. Il traffico di rifiuti tossici l'ho visto per la prima volta guardando il film.

PRESIDENTE. Non ne ha mai sentito parlare?

ANNE FLORENCE MORIN. No.

PRESIDENTE. Ha mai fatto un collegamento di Mugne con la Shifco?

ANNE FLORENCE MORIN. Mugne è il manager della Shifco.

PRESIDENTE. Intendo dire allora.

ANNE FLORENCE MORIN. Mugne l'ho sentito per la prima volta dopo, quando i miei colleghi sono andati a vedere le navi Shifco.

PRESIDENTE. Ha mai sentito parlare del Fronte democratico per la salvezza della Somalia?

ANNE FLORENCE MORIN. È uno dei vari gruppi.

PRESIDENTE. Che mi pare abbia avuto particolare attenzione per Africa 70, o sbaglio? Lei ricorda di un'evacuazione che avete dovuto fare dai vostri locali?

ANNE FLORENCE MORIN. Sì, era il primo dell'anno.

PRESIDENTE. Può spiegare con precisione questo episodio o anche questo lo ha vissuto dall'esterno? Lo ha vissuto personalmente? Anche lei è andata via da Bosaso o sbaglio?

ANNE FLORENCE MORIN. Sì, per qualche giorno.

PRESIDENTE. Quindi, stava lì dentro ed è andata via da Bosaso. Siete andati a Gibuti a cagione di questa intimidazione. Ricorda qualcosa di più o quello che ho detto io è sufficiente e più di questo non sa?

ANNE FLORENCE MORIN. Il rappresentante dell'Unosom aveva ricevuto una lettera.

PRESIDENTE. E vi diffidavano a lasciare i locali?

ANNE FLORENCE MORIN. Sì.

PRESIDENTE. Ricorda la ragione per la quale vi hanno fatto questa intimidazione, che voi avete puntualmente osservato andandovene?

ANNE FLORENCE MORIN. Credo che accusassero Africa 70 di una storia di navi.

PRESIDENTE. In che senso?

ANNE FLORENCE MORIN. Non lo ricordo. C'erano le navi e Africa 70 non aveva neanche un progetto pesca, per cui associarci con le navi ...

PRESIDENTE. Però ve ne siete andati. Perché ve ne siete andati? Avete avuto paura?

ANNE FLORENCE MORIN. Sì. Il fatto di stare in Somalia si basava su tutta una serie di accordi.

PRESIDENTE. Ricorda con quali particolarità fu fatta questa intimidazione, se fu fatta per iscritto, a voce, da chi fu fatta?

ANNE FLORENCE MORIN. Che io sappia, si è trattato di una lettera mandata non so più da chi al rappresentante dell'Unosom, il quale l'ha comunicato al rappresentante di Africa 70. Questo lo ricordo benissimo per altri motivi.

PRESIDENTE. Lei andava al porto di Bosaso?


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ANNE FLORENCE MORIN. Ci sono andata una volta.

PRESIDENTE. Ma era facile andarci, era agevole oppure no? Era pericoloso, per esempio?

ANNE FLORENCE MORIN. Per me personalmente sarebbe stato interessante andarci di sera quando caricavano le pecore, però di sera non si usciva, per cui ci sono andata di giorno e si vedevano delle banchine deserte. Per me non presentava grande interesse.

PRESIDENTE. A parte l'interesse, le risulta che fosse anche pericoloso avvicinarsi al porto di Bosaso o entrarci addirittura? Quando c'è andata lei ha avuto sensazione di correre dei rischi?

ANNE FLORENCE MORIN. No.

PRESIDENTE. Sa se vi fosse una nave sequestrata a Bosaso?

ANNE FLORENCE MORIN. Sì.

PRESIDENTE. Chi l'aveva sequestrata? Il sultano?

ANNE FLORENCE MORIN. Non lo so.

PRESIDENTE. E perché l'avevano sequestrata? C'erano le armi?

ANNE FLORENCE MORIN. No, credo fosse per la storia del pesce.

PRESIDENTE. Non sa altro su questo punto. Conosce Marocchino?

ANNE FLORENCE MORIN. Di nome.

PRESIDENTE. Di persona non lo conosce.

ANNE FLORENCE MORIN. Stava a Mogadiscio.

PRESIDENTE. A Bosaso, per quanto lei sa, c'erano rappresentanti delle istituzioni italiane, della polizia, dei Servizi italiani, del SISMI, del SISDE?

ANNE FLORENCE MORIN. No.

PRESIDENTE. Ha mai conosciuto Rajola Pescarini, un uomo del SISMI?

ANNE FLORENCE MORIN. No.

PRESIDENTE. Il colonnello Vezzalini lo ha mai conosciuto?

ANNE FLORENCE MORIN. No.

PRESIDENTE. Una persona che veniva qualificata come «l'avvocato» a Bosaso?

ANNE FLORENCE MORIN. Un somalo o un europeo?

PRESIDENTE. C'era o non c'era? Lasci stare se era somalo o europeo.

ANNE FLORENCE MORIN. No.

PRESIDENTE. Non se lo ricorda.

ANNE FLORENCE MORIN. Ma c'eravamo solo noi e l'Unosom, e le ONG. Eravamo pochissimi a Bosaso.

PRESIDENTE. Ha mai sentito parlare di un certo Giuseppe Cammisa?

ANNE FLORENCE MORIN. No.

PRESIDENTE. Detto Jupiter.

ANNE FLORENCE MORIN. No.

PRESIDENTE. Della comunità di Saman ha mai sentito parlare?

ANNE FLORENCE MORIN. No.

PRESIDENTE. Di due navi, a nome Garaventa, nel porto di Bosaso ha mai sentito parlare?


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ANNE FLORENCE MORIN. No.

PRESIDENTE. Prego, onorevole Deiana.

ELETTRA DEIANA. Vorrei chiedere se nei giorni in cui Ilaria Alpi soggiornò presso Africa 70 ebbe modo di parlare della cooperazione, di porre domande sull'attività della cooperazione, sui progetti, se si interessò di questa problematica, se fece domande, interviste. Questo aspetto venne toccato durante il soggiorno di Ilaria Alpi presso di voi?

ANNE FLORENCE MORIN. Noi le abbiamo sicuramente raccontato quello che facevamo, io sicuramente gliel'ho raccontato.

ELETTRA DEIANA. Non voglio sapere se lei ne abbia parlato così per parlare, come si fa tra persone che si conoscono. Vorrei sapere se lei era interessata, pose domande, fece interviste. Voglio sapere questo, non se ne parlarono casualmente come si parla del tempo e di tante altre cose quando ci si conosce. Voglio sapere se Ilaria Alpi pose domande, mostrò un interesse sull'argomento.

ANNE FLORENCE MORIN. Sì.

ELETTRA DEIANA. Fece domande precise? Ricorda qualcosa che possa suggerirle che lei era interessata alla cooperazione, all'attività in Somalia della cooperazione e, nello specifico, all'attività di Africa 70?

ANNE FLORENCE MORIN. La mia percezione era che fosse interessata. Non credo lo facesse per educazione, dava l'impressione di essere interessata.

ELETTRA DEIANA. Lei ci trasmette delle percezioni.

ANNE FLORENCE MORIN. Non ricordo se abbia chiesto cosa facevamo, ma penso di sì.

ELETTRA DEIANA. Nel block notes di Ilaria Alpi, in uno degli appunti, c'era questa annotazione: «Dove sono finiti i 1.400 miliardi della cooperazione italiana?». Lei non sollevò questa questione? Non ne parlò con voi?

ANNE FLORENCE MORIN. Anche questo l'ho visto nel film.

ELETTRA DEIANA. Non si tratta del film, è una nota autografa che Ilaria Alpi ha lasciato sulla scrivania del suo ufficio in RAI. Quindi, non ha affrontato la questione della cooperazione, se non in termini generici?

ANNE FLORENCE MORIN. Non in termini così inquisitivi.

ELETTRA DEIANA. Lei prima ha parlato di una giornata o mezza giornata che avreste trascorso al mare. Può fornirci qualche particolare più preciso? Qual era la località, come andaste, con chi, che cosa vedeste, c'erano navi? Non ricorda niente?

ANNE FLORENCE MORIN. Non c'era niente.

ELETTRA DEIANA. Che località era?

ANNE FLORENCE MORIN. Da Bosaso sulla costa, a sinistra direi. Era il pezzo più bello di costa, per cui sicuramente siamo andati lì.

ELETTRA DEIANA. La decisione di andare al mare come venne fuori?

ANNE FLORENCE MORIN. Di solito il venerdì si andava al mare.

ELETTRA DEIANA. Era un'abitudine locale?

MAURIZIO BERTUCCI. Siete andati solo lei e la Alpi o anche Hrovatin?

ANNE FLORENCE MORIN. Tutti.


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MAURIZIO BERTUCCI. Hrovatin aveva la telecamera?

ANNE FLORENCE MORIN. Non lo ricordo.

ELETTRA DEIANA. Non ricorda se in quella occasione vennero fatte fotografie, girate scene, presi appunti, fatte delle notazioni su quello che si vedeva? Oppure prendeste il sole e basta?

ANNE FLORENCE MORIN. Abbiamo fatto una lunga passeggiata e abbiamo preso il sole.

ELETTRA DEIANA. Fu proprio una gita, quindi. Quanto durò?

ANNE FLORENCE MORIN. Non lo ricordo.

ELETTRA DEIANA. Ricorda di un certo Alex von Braumueller?

ANNE FLORENCE MORIN. No.

ELETTRA DEIANA. Non l'ha mai sentito nominare?

ANNE FLORENCE MORIN. Così no.

ELETTRA DEIANA. È un tedesco che stava probabilmente a Gardo.

ANNE FLORENCE MORIN. C'era un tedesco, ma non ricordo come si chiamasse.

ELETTRA DEIANA. Chi era questo tedesco?

ANNE FLORENCE MORIN. C'era una ONG tedesca, basata a Bosaso. Erano quelli che avevano il telefono, di cui dicevo prima; erano gli unici ad averlo.

ELETTRA DEIANA. Lavoravano a Gardo?

ANNE FLORENCE MORIN. Lui era a Bosaso. A Gardo c'era stata la cooperazione tedesca e avevano fatto un intervento d'urgenza per l'acqua. Non mi sembra ci fosse un tedesco a Gardo in quel periodo.

ELETTRA DEIANA. Siccome Hrovatin e Alpi avevano perso l'aereo, ricorda che cosa fecero per organizzare il viaggio di ritorno? Presero contatti per essere accompagnati all'aeroporto, per sapere con esattezza se l'aereo partisse quel giorno, a che ora? Sembra che abbiano perso l'aereo perché quello che doveva tornare indietro era partito prima del previsto. Questo è ciò che sappiamo noi: non che loro persero l'aereo perché arrivarono in ritardo, ma perché l'aereo dell'Unosom partì prima.
Quindi, avendo avuto questa esperienza così negativa, non le risulta, non ricorda se in qualche modo cercarono di organizzare meglio, e con chi, il viaggio per tornare a Mogadiscio?

ANNE FLORENCE MORIN. Quello che hanno perso era un aereo dell'Unicef, questo lo ricordo.

PRESIDENTE. Quello che hanno perso era dell'Unicef?

ANNE FLORENCE MORIN. Sì, quello piccolino.

MAURIZIO BERTUCCI. Quanti posti aveva?

ANNE FLORENCE MORIN. Pochi, una decina. C'erano due aerei; uno era molto grande e su quello piccolo spesso non era facile per i cooperanti trovare posto.

PRESIDENTE. Questo aereo piccolo era quello che poi sarebbe ripartito anche la domenica?

ANNE FLORENCE MORIN. Questo non lo so.

ELETTRA DEIANA. A noi risulta che partì prima un aereo dell'Unosom, non un


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aereo dell'Unicef. A noi risulta che loro non presero un aereo Unosom, perché l'aereo partì prima.

ANNE FLORENCE MORIN. Io so che quello del martedì era un aereo Unicef, perché ho commentato che i giornalisti erano riusciti ad avere i posti sugli aerei Unicef mentre a noi di Africa 70 spesso non li davano, non avevamo la priorità tra quelli che potevano chiedere l'aereo.

PRESIDENTE. Invece quello dell'Unosom quando sarebbe partito?

ANNE FLORENCE MORIN. Non lo so.

ELETTRA DEIANA. Quindi, a lei risulta che loro avrebbero perso l'aereo Unicef e sarebbero poi potuti tornare indietro sempre con l'aereo Unicef?

ANNE FLORENCE MORIN. Non ricordo quale aereo ci fosse la domenica.
Loro sono arrivati in ritardo in ogni caso, ma a Mogadiscio avevano dato loro un'informazione sbagliata, del tipo che avevano sbagliato di mezz'ora, c'era un orario vecchio appeso al muro. Loro hanno guardato l'orario appeso al muro.

PRESIDENTE. E l'aereo è partito mezz'ora prima.

ELETTRA DEIANA. Quindi, hanno dato loro un orario sbagliato?

ANNE FLORENCE MORIN. Sì, avevano dato loro l'orario vecchio, l'orario estivo invece di quello invernale.

ELETTRA DEIANA. Glielo hanno dato?

ANNE FLORENCE MORIN. Lo hanno visto al muro.

PRESIDENTE. Ricorda bene questo fatto?

ANNE FLORENCE MORIN. Sì.

PRESIDENTE. Ne è sicura?

ANNE FLORENCE MORIN. Sì.

PRESIDENTE. Lo ricorda con la sua testa?

ANNE FLORENCE MORIN. Sì.

PRESIDENTE. Sicura?

ANNE FLORENCE MORIN. Sì.

PRESIDENTE. Quindi, possiamo dire che l'aereo sarebbe stato previsto per l'ora x dall'orario che era stato dato ad Ilaria Alpi ...

ANNE FLORENCE MORIN. Credo lo avessero visto appeso al muro.

PRESIDENTE. ... e invece era sbagliato perché l'aereo partiva prima.

ANNE FLORENCE MORIN. Sì. Fu una questione di orario estivo ed orario invernale, non so se vi sia mai capitato.

PRESIDENTE. Quindi, è partito prima rispetto a quello che risultava dagli annunci, dalle comunicazioni, dalle tabelle?

ANNE FLORENCE MORIN. Dalla tabella di Mogadiscio. Come capita, avevano dimenticato di cambiare l'orario in bacheca.

PRESIDENTE. Questo è importante.
Prego, onorevole Motta.

CARMEN MOTTA. La domanda che volevo farle è stata anticipata dalla collega Deiana e, quindi, le chiedo alcune precisazioni. In sostanza, vorrei sapere se in occasione dei pranzi e delle cene, nei giorni in cui Ilaria Alpi e Miran Hrovatin sono stati a Bosaso, avevate avuto modo di parlare, scambiare opinioni, come si fa solitamente, chi sul proprio lavoro, chi sul lavoro che sta facendo in loco, quindi sulla cooperazione, essendo voi cooperanti.


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Lei ha risposto dicendo che si è parlato di argomenti di carattere generale, nulla di specifico. Le chiedo quindi: a questi pranzi e cene che avete potuto fare insieme, oltre a lei chi c'era, che lei ricordi precisamente? Ad esempio, c'era sicuramente Enrico Fregonara, c'era qualcun altro, c'era Casamenti?

ANNE FLORENCE MORIN. C'erano tutti perché ad una certa ora non si usciva più di casa.

CARMEN MOTTA. Era per avere una conferma.

ANNE FLORENCE MORIN. Dopo il tramonto, alle cinque, tutti a casa.

CARMEN MOTTA. Quindi, c'erano tutti. Lei ha avuto qualche occasione personale, come può succedere in queste situazioni, di scambiare due parole, di trascorrere un quarto d'ora di tempo insieme a Ilaria Alpi e Miran Hrovatin per parlare di un argomento specifico sollecitato da Ilaria Alpi? Ad esempio se voi di Africa 70 avevate particolari problemi in loco, se avevate avuto notizie di particolari movimenti in loco, insomma qualcosa di cui forse non si può parlare nemmeno ad una tavola un po' più ampia, perché sono argomenti di una certa delicatezza? A lei personalmente sono mai state rivolte domande di questo genere?

ANNE FLORENCE MORIN. No. Abbiamo fatto una lunga passeggiata io e lei, ma ...

CARMEN MOTTA. Una lunga passeggiata al mare, e vi siete distese, avete parlato di altri argomenti?

ANNE FLORENCE MORIN. Sì. Io le ho parlato anche di quello che facevo io.

CARMEN MOTTA. Mi scusi, forse mi sono distratta e, quindi, può darsi che non abbia capito bene io. Io ho capito che il sabato da Bosaso partivano due aerei, uno dell'Unicef e uno dell'Unosom. È una domanda che le rivolgo. Il sabato da Bosaso che aereo partiva?

ANNE FLORENCE MORIN. Io sono sicura che partiva quello che andava a Gibuti.

CARMEN MOTTA. E di chi era quell'aereo?

ANNE FLORENCE MORIN. Questo non lo ricordo.

CARMEN MOTTA. Quello che partiva da Bosaso e andava a Gibuti ...

ANNE FLORENCE MORIN. Era lo stesso che il giorno dopo tornava indietro.

CARMEN MOTTA. Quindi, che aereo avrebbero perso Alpi e Hrovatin sabato?

ANNE FLORENCE MORIN. Lo hanno perso martedì... mercoledì.

CARMEN MOTTA. Quando sono rientrati, domenica, che aereo avrebbero dovuto prendere, e hanno preso?

ANNE FLORENCE MORIN. Non lo ricordo.

PRESIDENTE. L'onorevole Deiana intende fare un'altra domanda. Prego.

ELETTRA DEIANA. Lei ha detto che ad un certo punto, dopo l'omicidio di Ilaria Alpi, ha sentito parlare della Shifco. Quando e in che occasione ne ha sentito parlare?
Ha parlato anche di due esperti dell'ONU che fecero il controllo sulla nave madre della flotta Shifco. Che cosa ha avuto modo di sapere da questi due esperti, che cosa hanno trovato, che cosa hanno potuto verificare? In particolare, le chiedo se ha saputo da loro se le stive della nave madre fossero adeguate alla funzione che la nave doveva svolgere secondo


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la destinazione d'uso di cui si sa, cioè una nave per caricare e trasportare pesce.

ANNE FLORENCE MORIN. Tutto ciò non ha niente a che vedere con la Somalia, con la questione di cui stiamo parlando.

ELETTRA DEIANA. Lasci che siamo noi a deciderlo.

ANNE FLORENCE MORIN. Mi lascia finire, per favore? Io sono un funzionario della Commissione europea, ho lavorato per cinque anni all'ufficio delle ispezioni veterinarie della Commissione europea e, nell'ambito di queste missioni, i miei colleghi sono andati a visitare le navi Shifco, su richiesta della Shifco, ed i rapporti, di cui ho con me una copia, sono peraltro disponibili su Internet.
I miei colleghi - perché io non mi occupavo di pesca, ma di altre cose - vanno regolarmente a visitare queste navi. La prossima missione è a fine anno. Queste attività sono assolutamente ufficiali e non sono dell'ONU, ma sono svolte da funzionari della Commissione europea.
È una storia un po' complicata perché la Shifco ed il signor Mugne, come tali, hanno detto che non esiste un Governo, chiedendo che la Comunità europea autorizzi la società Shifco, come se fosse uno Stato, ad esportare pesce. È una lunga storia: i miei colleghi hanno visitato le navi varie volte, proprio quelle navi lì, ho controllato i nomi.

ELETTRA DEIANA. Ho detto ONU, ma volevo dire Unione europea.

PRESIDENTE. Esistono ancora queste Shifco?

ANNE FLORENCE MORIN. Sì, hanno cambiato nome.

ELETTRA DEIANA. Possiamo acquisire la documentazione che lei ha con sé?

ANNE FLORENCE MORIN. Prego, sono documenti ufficiali, non c'è problema.

PRESIDENTE. Del resto, sono su Internet.

ANNE FLORENCE MORIN. Sì, la Commissione europea ha una politica di trasparenza. Questo è il sito, sul quale trovate il rapporto, in merito alla visita sulle navi. Il signor Mugne ha fatto una grossa lobby perché queste navi fossero autorizzate; infatti, se lei parla ai miei colleghi del signor Mugne, si rizzano loro i capelli! Queste navi, mi raccontavano, hanno avuto bandiera del Belize e ora delle Seychelles; sono state visitate due volte dai miei colleghi, i quali hanno sempre detto che i bagni erano una cosa penosa, per cui non potevano essere assolutamente autorizzate.

ELETTRA DEIANA. Le hanno detto niente riguardo alle stive? Sa se le stive fossero adeguate?

ANNE FLORENCE MORIN. Sinceramente, non lo so; bisognerebbe leggere i documenti o chiedere a loro. Insomma, ci sono rapporti ufficiali.

PRESIDENTE. Mi scusi, dottoressa, ha detto che ai suoi colleghi, quando sentono il nome di Mugne, si rizzano i capelli: a quali suoi colleghi?

ANNE FLORENCE MORIN. Ai colleghi che hanno svolto queste missioni.

ELETTRA DEIANA. Ad un certo punto la Comunità europea, durante il periodo della commissaria Bonino, non gli ha rinnovato il permesso?

ANNE FLORENCE MORIN. No, pare che i bagni siano una cosa terribile.

ELETTRA DEIANA. Quindi, a causa dei bagni non gli avrebbero rinnovato il permesso.


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ANNE FLORENCE MORIN. Esatto, perché è una questione di sicurezza alimentare.

ELETTRA DEIANA. Probabilmente, i frigoriferi o le stive non erano adeguati alla normativa comunitaria.

PRESIDENTE. Dottoressa, lei ha affermato che Mugne fa rizzare i capelli ai suoi colleghi? Innanzitutto, per «colleghi» chi intende, i funzionari del Ministero degli esteri?

ANNE FLORENCE MORIN. No, i miei colleghi funzionari della Commissione europea, che hanno effettuato queste visite, che hanno dovuto spiegare la questione agli Stati membri; dunque, hanno affermato che non si potevano autorizzare quelle navi. Questo è un appunto che mi sono fatta prima di venire, ho studiato la cosa. Di conseguenza, pare che questo signor Mugne abbia fatto una lobby molto forte per avere l'autorizzazione. Tutta questo è molto ufficiale, tutta la Commissione europea è implicata; anch'io ho fatto questo lavoro per cinque anni.

PRESIDENTE. Do la parola all'onorevole Motta.

CARMEN MOTTA. Dottoressa, un ulteriore momento di riflessione. Lei ha parlato di un tedesco di cui non ricorda il nome, il quale si trovava a Bosaso e possedeva un telefono satellitare che, se ho capito bene, teneva per sé e non prestava agli altri.
Al riguardo, vorrei farle alcune domande: si è fatta un'idea del motivo per cui fosse così geloso del suo telefono satellitare? Si ricorda il suo nome o la denominazione della ONG per cui lavorava? Ricorda almeno di cosa si occupasse la ONG tedesca? Ha avuto modo di conoscere altri collaboratori o dipendenti della ONG, che si siano interessati del territorio dove quel signore tedesco - di cui lei non ricorda il nome - aveva già operato? Le risulta se la ONG sia ancora attiva e, nel caso, ha qualche notizia di rimando su quale tipo di attività essa svolga?
Come le ho detto, la questione mi ha un po' colpito. Lei ha detto che in quel luogo c'eravate, praticamente, solo voi: in quel contesto, una persona che possegga un telefono satellitare non mi sembra una presenza insignificante.

ANNE FLORENCE MORIN. Dunque, la ONG non la ricordo, però credo che nel nome vi fossero le parole «samaritani» o «lavorare insieme», insomma qualcosa del genere. Penso che sia una ONG abbastanza importante in Germania; quel signore raccontava che prima era stato in Russia a fare altre cose, tipo portare i pacchi di viveri agli anziani.
Perché teneva il telefono satellitare per sé? Innanzitutto perché, per farlo andare, doveva accendere il generatore e giustamente voleva risparmiare sul carburante. In secondo luogo, per non creare un precedente, altrimenti tutti sarebbero andati a chiedergli di prestare il telefono: in una situazione del genere, non fai più l'operatore ONG ma fai il telefonista!
Che cosa facessero... Non molto, all'epoca: questa era la nostra impressione. Credo che il suo ruolo fosse, in quel momento, di essere lì e di studiare, in modo da poter lavorare a dei bei progetti; tant'è che dopo la cooperazione tedesca nella zona è diventata molto importante.

CARMEN MOTTA. Le risulta che avesse anche un piccolo velivolo, un piccolo aereo in grado di spostarsi in autonomia? Da quel che lei sta dicendo, mi sembra che questa ONG avesse una discreta disponibilità di mezzi.

ANNE FLORENCE MORIN. Sì, i tedeschi hanno sempre queste disponibilità di mezzi. Velivoli no, però so che la cooperazione tedesca c'era stata in precedenza; avevano costruito dei pozzi e poi se ne erano andati; c'era lui e, successivamente, ha cominciato ad arrivare quella grossa, la GTZ; tra l'altro, per il progetto veterinario di cui mi occupavo, sono arrivati questi


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cooperanti tedeschi, con molti più soldi di quanti ne potessimo avere noi, i quali hanno usufruito di tutto il lavoro che noi avevamo fatto.

CARMEN MOTTA. La ringrazio.

PRESIDENTE. La parola all'onorevole Deiana.

ELETTRA DEIANA. Dottoressa, vorrei una specificazione sui pozzi. Lei ha affermato che questa cooperativa tedesca avrebbe realizzato dei pozzi. Le chiedo: che pozzi?
In secondo luogo, lei ha parlato di una lobby con la quale - non so bene che cosa volesse dire - l'ingegnere somalo Mugne avrebbe tenuto in piedi il suo piccolo (o grande, non so) impero economico. Vorrei capire di che lobby si tratta: non so, italiani, europei, o altro.

ANNE FLORENCE MORIN. Lobby nel senso di comunità, nel senso di gruppo di interessi che fa pressioni sulla Commissione europea.

ELETTRA DEIANA. Sì, sì, ho capito: che cosa sia una lobby lo so, la ringrazio. Vorrei sapere se lei conosce quale sia, come dire, la filiera della lobby.

PRESIDENTE. È politica? È economico-massonica?

ANNE FLORENCE MORIN. Non lo so.

ELETTRA DEIANA. Geograficamente come si situa?

ANNE FLORENCE MORIN. Mi sembra che sia una grossa compagnia che in Italia si chiama Panapesca.

PRESIDENTE. Ho capito, è quella di Gaeta. Come potete vedere, sono sempre molto indulgente con l'onorevole Deiana, perché ogni volta è un contributo per la Commissione.

ELETTRA DEIANA. E per quanto riguarda i pozzi?

ANNE FLORENCE MORIN. Avevano fatto dei pozzi...

PRESIDENTE. Nei quali mettevano i rifiuti tossici? Che facevano?

ANNE FLORENCE MORIN. No, diciamo che nell'ambito della cooperazione, quando si fa un pozzo, ci vuole un sacco di tempo, perché si vuole coinvolgere la popolazione locale, ci si vuole assicurare che ci siano sostenitori locali...

ELETTRA DEIANA. Ma erano pozzi per l'acqua?

ANNE FLORENCE MORIN. Sì. Come dicevo, è un processo lungo: si fa la cooperativa e così via. Invece, questi avevano fatto un pozzo e se ne erano andati, senza assicurare...

ELETTRA DEIANA. E dov'era questo pozzo? A Gardo?

ANNE FLORENCE MORIN. Credo che fosse sulla strada di Gardo, poi ce ne erano degli altri...

ELETTRA DEIANA. Quindi, tra Bosaso e Gardo c'era il pozzo.

ANNE FLORENCE MORIN. Guardi, non saprei dirlo. Sicuramente a Gardo, sì, e anche in un altro posto...

ELETTRA DEIANA. Verso Garoe?

ANNE FLORENCE MORIN. No, prima, direi...

ELETTRA DEIANA. Garoe è dopo Gardo?

ANNE FLORENCE MORIN. Dunque, con il mare alle nostre spalle, direi...

ELETTRA DEIANA. Ma Gardo è sulla strada di Garoe?


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ANNE FLORENCE MORIN. Sì, ma Garoe è lontano.

ELETTRA DEIANA. Quindi, hanno fatto un pozzo prima di Gardo ed alcuni altri dopo Gardo.

ANNE FLORENCE MORIN. No, c'è qualcosa a Gardo e qualcosa fuori dalla strada principale, in una zona in cui avevano messo dei rifugiati. Quel che volevo dire, però, è che questi pozzi, senza tutte le varie misure di accompagnamento, in una zona si sono salinificati o comunque non sono stati molto utili a lungo termine.

ELETTRA DEIANA. Insomma, non si comprende perché li avessero fatti.

ANNE FLORENCE MORIN. È stato un intervento d'urgenza. Successivamente, Africa 70 - cioè, le ONG italiane - hanno fatto una cosa molto più completa, insieme con la popolazione: ci si mette di più, magari i pozzi sono meno belli, ma durano di più.

PRESIDENTE. Lei non sa, dunque, cosa mettessero in questi pozzi. Ci potevano anche finire i rifiuti radioattivi, volendo.

ANNE FLORENCE MORIN. Ma i pozzi sono...

PRESIDENTE. Sì, sappiamo cosa siano i pozzi. Dottoressa Morin, la ringrazio. Se ci dovesse essere una prossima volta, ci vorrà perdonare.

ANNE FLORENCE MORIN. Sul serio?

PRESIDENTE. Speriamo di no.

ANNE FLORENCE MORIN. Posso dire una cosa?

PRESIDENTE. Certamente, prego.

ANNE FLORENCE MORIN. Vorrei dire che, adesso, tutto questo sembra molto negativo ma a Bosaso noi abbiamo fatto delle cose veramente belle; tutto quello che concerne l'esportazione degli animali nello Yemen e in Arabia Saudita funziona veramente bene, ci sono colleghi che stanno facendo un corso di formazione per veterinari della durata di due anni. Non era del tutto negativa, la cooperazione italiana.

PRESIDENTE. Certamente, per carità.

ANNE FLORENCE MORIN. Però è questa l'impressione che viene fuori dalla stampa.

PRESIDENTE. Se ci diceste un po' la verità, sarebbe meglio ma questo è un optional per le Commissioni parlamentari d'inchiesta. Probabilmente, lei sa molte più cose di quante non ci abbia detto, ma capiamo.

ANNE FLORENCE MORIN. Ma no, io mi interesso...

PRESIDENTE. Insomma, ci sono cose che è impossibile che lei non sappia. Comunque, la ringrazio e dichiaro concluso l'esame testimoniale.

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