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Seduta del 2/3/2004


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Esame testimoniale dell'avvocato Douglas Duale.

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca l'esame testimoniale dell'avvocato Douglas Duale, che fu difensore di Hassan, l'attuale unico condannato, con sentenza definitiva, di questa vicenda.
Ricordo all'avvocato Duale che lo ascoltiamo con le regole della testimonianza del codice di procedura penale e, quindi, le sue dichiarazioni - è soltanto una formalità alla quale adempio - saranno suscettibili di valutazione dal punto di vista della reticenza o della falsa testimonianza. Naturalmente dico anche all'avvocato Duale che, per la sua qualità di difensore di Hassan, può imbattersi in domande rispetto alle quali può avvalersi del segreto professionale. Ce lo dirà di volta in volta e noi valuteremo il da farsi.
La prego di fornire le sue generalità.

DOUGLAS DUALE. Avvocato Douglas Duale, nato a Gabredaharre in Somalia, il 27 luglio 1956.

PRESIDENTE. Residente?

DOUGLAS DUALE. Residente a Roma, via Cosimo Giustini, 12, con studio in Roma, via Marianna Dionigi, 43.

PRESIDENTE. Avvocato Duale, lei esercita la professione qui in Italia e a Roma da sempre e da quanto?

DOUGLAS DUALE. Io sono in Italia dal 1972. Prima sono entrato come studente, allievo ufficiale dell'Accademia militare di Modena, presso l'Arma dei carabinieri, dove ho conseguito il grado di sottotenente e tenente, fino alla scuola ufficiale dell'Arma. Successivamente mi sono laureato, il 24 luglio 1981, presso la facoltà di giurisprudenza; poi ho fatto le varie specializzazioni, diritto penale e antropologia criminale, sempre a Roma. Dopodiché ho fatto un periodo di specializzazione a Londra alla facoltà londinese, dove ho conseguito anche il diploma di diritto internazionale penale. Poi sono tornato a Roma per esercitare ed attualmente sono iscritto oggi come avvocato cassazionista presso l'ordine degli avvocati di Roma.

PRESIDENTE. Quali sono i suoi rapporti con la Somalia attualmente? Da quando sta in Italia che tipo di rapporti ha e con quali istituzioni, in particolare, lei si correla?

DOUGLAS DUALE. Premetto che io sono il legale della comunità italiana, sia da parte del Consolato generale somalo in Italia che dell'Ambasciata, da quando sono


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iscritto all'ordine degli avvocati di Roma fino ad oggi, il che vuol dire dal 1991 ad oggi, ed ho rapporti sia con la comunità e con le autorità somale in Somalia e le varie fazioni che oggi governano in Somalia.

PRESIDENTE. Che intende per autorità in Somalia?

DOUGLAS DUALE. Intendo dire che anche prima, con il regime di Siad Barre, fino al 26 gennaio 1991, ho avuto rapporti anche con il regime precedente. Da quella data fino ad oggi ho rapporti sia come consulente sia quale personaggio, diciamo così, politico ed anche culturale delle varie fazioni.

PRESIDENTE. Quindi, mi pare di capire che prima, con il regime di Siad Barre, lei aveva rapporti stabili con la Somalia e con le sue principali istituzioni.

DOUGLAS DUALE. Sì, le principali istituzioni nel senso che ho sempre cercato di mediare, di conciliare fra gli oppositori del regime di Siad e lo stesso regime.

PRESIDENTE. Ho capito. Successivamente, qual è stato il suo ruolo politico, dopo Siad Barre?

DOUGLAS DUALE. Dopo Siad Barre sono stato sempre consulente, anche da parte del Governo italiano, tutte le volte che loro hanno avuto problemi con la Somalia ed, in particolare, ho fatto parte di una commissione del Ministero degli esteri che partì nel dicembre 1990 e di un'altra commissione che partì, tra l'altro, nel dicembre 1992, quando ci fu l'operazione Restore hope, quando i somali, capeggiati dal generale Aidid, si opposero all'Italia, perché non volevano che l'Italia facesse parte del contingente internazionale.

PRESIDENTE. E lei che ruolo svolse?

DOUGLAS DUALE. Il mio ruolo era quello di mediazione tra l'Italia e la fazione di Aidid, cosa che riuscì.

PRESIDENTE. Lei prima faceva riferimento alla distinzione in varie fazioni, che ancor oggi esiste in Somalia. Ci può dare un'indicazione, quanto più precisa possibile, di queste divisioni esistenti ancora oggi?

DOUGLAS DUALE. Presidente, inizialmente le fazioni non erano tante.

PRESIDENTE. Cosa intende per «inizialmente»?

DOUGLAS DUALE. Intendo dire prima del 1990, quando c'erano coloro che erano all'opposizione, erano quasi omogenei, ma con la caduta del regime di Siad Barre, come succede in tutti i paesi africani, non essendoci un'opposizione omogenea cioè capace di ricostruire un Governo unitario, purtroppo si divisero. Quindi, tutte le fazioni che oggi sono presenti rappresentano diverse etnie.

PRESIDENTE. Sono molte o poche? Quante e quali sono, se possibile?

DOUGLAS DUALE. Oggi si possono contare, almeno quelle riconosciute dalle Nazioni Unite, che credo siano diciannove.

PRESIDENTE. Vi sono dei raggruppamenti, nel senso che, di questi diciannove, dieci fanno parte di un raggruppamento e nove di un altro, oppure ognuna va per conto suo?

DOUGLAS DUALE. Ultimamente si sono raggruppati, perché prossimamente dovranno costituire un Governo transitorio. Oggi ci sono quattro gruppi - si possono definire così - che possono vantare o rivendicare la possibilità di formare un Governo transitorio.

PRESIDENTE. Quali sono questi quattro gruppi?


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DOUGLAS DUALE. C'è un gruppo che si chiama ... Adesso chiamare questi gruppi con il loro nome non avrebbe nessun significato, perché sono delle sigle che loro fanno oggi, ma domani disfano.

PRESIDENTE. Intanto, per intenderci.

DOUGLAS DUALE. C'è un primo gruppo che si fa chiamare «gli intellettuali», che non fanno riferimento ad una tribù; poi c'è il gruppo che si fa chiamare «alleanza di Mogadiscio» e dintorni; c'è un altro gruppo che si fa chiamare «CSCSR», che è il gruppo vicino all'Etiopia; poi c'è un altro gruppo ancora, che si fa chiamare il gruppo di Merca. Poi ci sono gli altri due gruppi, al di fuori di questi, che sono il gruppo del Somaliland, ex colonia britannica, che non è presente ufficialmente, però la sua etnia è quella dell'Issak, le famiglie Issak sono presenti.

PRESIDENTE. Aidid come si collocava in questa spartizione?

DOUGLAS DUALE. Aidid fu colui che cacciò il regime di Siad Barre e aveva combattuto a fianco di un altro gruppo, che si chiamava «SSNF», fronte nazionale patriottico. Insieme cacciarono Siad Barre, però non avevano costruito tra di loro un Governo, non avevano la possibilità di formare un Governo, non avevano nessun intento di formare un Governo, perché ognuno di loro si batteva per una cosa diversa. Aidid successivamente ebbe un conflitto interno con il suo stesso gruppo in cui morì, lo hanno ammazzato. Adesso c'è il figlio di Aidid.

PRESIDENTE. Attualmente, se noi vogliamo avere dei rapporti con le istituzioni somale, per esempio le istituzioni di polizia oppure i corrispondenti delle nostre ambasciate, dei nostri ministeri degli esteri, e così via, ma ci interessa soprattutto il settore della polizia e della magistratura, che cosa esiste? Ci può dare qualche indicazione?

DOUGLAS DUALE. Oggi, se le cose non cambieranno, l'unica possibilità che esiste è quella di mettersi in contatto con l'inviato speciale per la Somalia, intendo dire l'ambasciatore, di cui ora non ricordo il nome - è stato sostituito quello che c'era -, che ha sede a Nairobi, ma un'autorità centrale somala politica o di polizia non esiste. Quindi, ove la Commissione un domani volesse sentire testimoni, incontrare i vecchi poliziotti che erano presenti all'epoca dei fatti, secondo il mio parere, occorre rassegnarsi e andare a Nairobi per sentire i testimoni.

PRESIDENTE. Invece, al tempo dei fatti dei quali si interessa questa Commissione parlamentare di inchiesta, cioè dell'uccisione di Ilaria Alpi e di Hrovatin, esattamente il 20 marzo 1994, c'era un Governo centrale?

DOUGLAS DUALE. Non c'era nessun Governo centrale; c'erano due Governi locali, il Governo di Aidid e il Governo di Ali Mahdi.

PRESIDENTE. Questi Governi avevano ciascuno la sua polizia, ciascuno la sua giustizia, non so come la vogliamo chiamare?

DOUGLAS DUALE. Certamente. Ognuno aveva un suo quartiere e una sua zona che controllava. La zona in cui morirono i due giornalisti la controllava Ali Mahdi.

PRESIDENTE. C'era un capo della polizia in questo territorio in cui sono morti i giornalisti, il territorio di Ali Mahdi?

DOUGLAS DUALE. Sì.

PRESIDENTE. Chi era il capo della polizia?

DOUGLAS DUALE. Il generale Ahmed Gilao, capo dei servizi segreti all'epoca di Siad Barre.


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PRESIDENTE. Siad Barre va via nel 1991?

DOUGLAS DUALE. Sì, Siad Barre non c'era, perché il fatto è del 1994.

PRESIDENTE. Quindi, c'era questo capo della polizia. Dall'altra parte, invece, chi era il capo della polizia?

DOUGLAS DUALE. Era il colonnello Ali Jiro Scermarke, quello che fu incaricato dalle Nazioni Unite, che poi è deceduto.

PRESIDENTE. Vuole dire alla Commissione che cosa significa, non solo dal punto di vista geografico, ma anche politico, Mogadiscio nord e Mogadiscio sud?

DOUGLAS DUALE. Certamente, presidente. Quando scoppiò la guerra civile in Somalia, e con ciò intendo dire i fatti che sono avvenuti nel settembre 1991, quando Aidid, che aveva rovesciato il regime di Siad Barre, non potendo formare un Governo, perché ci fu un ostacolo da parte di quelli che erano dalla parte di Ali Mahdi ... Quando io parlo di Ali Mahdi, vorrei sottolineare, anche se non è nella mia cultura, purtroppo, parlare delle tribù, che da parte di Aidid ci sono gli Habarghidir, mentre da parte di Ali Mahdi ci sono gli Abgal. Queste sono cose che purtroppo in Europa hanno poco senso, ma in Africa hanno una ragione d'essere.
Per quanto riguarda Ali Mahdi, nel 1991, Aidid, avendo vinto la guerra, avendo rovesciato il regime di Siad Barre, voleva formare un Governo solo con coloro che avevano partecipato a questa lotta contro il regime totalitario di Siad Barre. Ali Mahdi, invece, si è messo d'accordo con un altro gruppo politico, che chiamavano «Manifesto», e volevano formare un Governo diverso da quello di Aidid e non volevano includere Aidid. Il conflitto poi si trasformò da Governo di liberazione a Governo fratricida fra i vari clan. E quindi ci fu una guerra fra gli Habarghidir e gli Abgal, nel settembre del 1991. Questo comportò che la città di Mogadiscio fu divisa a metà, poi ci fu l'intervento delle Nazioni Unite, che ha portato alla divisione della città di Mogadiscio a metà e, quindi, Mogadiscio nord fu controllata dal gruppo di Ali Mahdi, prettamente degli Abgal, mentre Mogadiscio sud dal gruppo di Aidid.

PRESIDENTE. Quindi a Mogadiscio sud Aidid e a nord Ali Mahdi. Questo cosa comportava dal punto di vista dell'organizzazione ed anche del controllo del territorio? Una seconda domanda correlata: che significava - non so se adesso la situazione sia la medesima ...

DOUGLAS DUALE. No.

PRESIDENTE. Che cosa significava andare da nord a sud e viceversa?

DOUGLAS DUALE. Fra i somali, al momento in cui è avvenuto l'agguato, non c'era nessuna differenza. Mi riferisco al 20 marzo 1994, quando è avvenuto questo agguato. Non c'era nessuna differenza, perché i somali da nord a sud passavano tranquillamente - parlo dei somali -, ma il controllo politico era sotto la giurisdizione di Ali Mahdi al nord ed al sud era sotto la giurisdizione di Aidid.

PRESIDENTE. Quindi, i somali potevano circolare liberamente?

DOUGLAS DUALE. Tranquillamente.

PRESIDENTE. Non c'erano ragioni di contrasto. E per i non somali?

DOUGLAS DUALE. I non somali? Altrettanto.

PRESIDENTE. Facciamo riferimento ai fatti che ci interessano. Ilaria Alpi e Hrovatin, che vanno da sud a nord, potevano farlo senza alcun rischio personale o c'erano delle restrizioni, delle limitazioni, delle regole da osservare in quel momento, parlo del 20 marzo 1994?

DOUGLAS DUALE. Presidente, non c'era assolutamente nessun ...


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PRESIDENTE. Ma lei stava lì allora?

DOUGLAS DUALE. No, io ero qui a Roma. Io con Mogadiscio sono in contatto mattino e sera ed anche all'epoca. Se lei mi parla di un rischio generale in cui potevo incorrere anch'io essendo somalo e venendo dall'estero, se qualcuno pensava che io potessi portare in tasca dei soldi, questo è un rischio per tutti. Ma che ci fosse stato un rischio per un italiano, un europeo, perché bianco o giallo, per spostarsi da nord a sud, no, perché le guardie o, meglio, le scorte dei giornalisti erano sempre miste, perché se si doveva andare a nord bisognava portarsi quelli del luogo, mentre se si andava a sud bisognava fare il contrario.

PRESIDENTE. Si fermi. Allora, perché questo? Questa esigenza di fare le scorte miste che senso aveva? Evidentemente una scorta non mista rappresentava un problema.

DOUGLAS DUALE. Era solo una questione di denaro, nel senso di dire: chi lavora da questa parte, è uno di noi o l'altro? Era un discorso di chi faceva le guardie, ma non perché ci fosse una difficoltà o una minaccia rispetto ad un bianco o ad un giallo, o perché uno era di sinistra e uno di destra. Non parlo di destra e sinistra in senso politico, intendo dire la zona, per chi stava a nord o a sud non era un problema. Il problema c'era perché lì le guardie funzionano così; infatti, tutti i giornalisti, naturalmente intelligentemente organizzati, quando vanno in una zona del sud che sanno essere la zona di Aidid, fanno così, altrimenti prendono quelli misti, neutri, perché in Somalia si usa anche questo.

PRESIDENTE. Il 20 marzo 1994 o, comunque, a ridosso di questa data c'erano alcune ragioni di conflitto, di contrasto? Il contingente italiano stava per allontanarsi proprio in quei giorni o addirittura proprio il 20 marzo. Questa situazione militare - lo dico tra virgolette - aveva determinato un mutamento nei rapporti tra Mogadiscio nord e Mogadiscio sud o no?

DOUGLAS DUALE. A me non risulta questo.

PRESIDENTE. In questa vicenda che riguarda Hrovatin e Ilaria Alpi abbiamo sentito più volte parlare, ma soltanto per questioni di stampa - anche nei processi che si sono fatti se ne è discusso, ma forse meno che sulla stampa -, di traffici più o meno leciti che facevano capo alla Somalia. Per quelle che sono le sue conoscenze, che mi pare siano particolarmente illuminanti per la Commissione, quali erano le situazioni a rischio, nel senso della centralità della Somalia dal punto di vista dei traffici illeciti?

DOUGLAS DUALE. Presidente, come lei ben sa, io non ero presente in Somalia in quel periodo.

PRESIDENTE. Ma lei era in contatto con le istituzioni? Lo ha detto poc'anzi; io le domande gliele ho fatte apposta. Lei ha detto poc'anzi di essere in contatto con le istituzioni, di essere un elemento di raccordo, addirittura di mediazione, tra Italia e Somalia, quindi le cose le sa.

DOUGLAS DUALE. Certamente. Mi riferisco ai tempi recenti, nel senso dal 1991. Prima...

PRESIDENTE. Ma io parlo dal 1991 al 1994.

DOUGLAS DUALE. 1991-1994. Anzi, andiamo indietro. Prima del 1991 negli ultimi anni di regime di Siad Barre a tutti i somali era presente che la Somalia era diventata una pattumiera di rifiuti tossici.

PRESIDENTE. Tossici soltanto o anche radioattivi?

DOUGLAS DUALE. No. Questo i somali, purtroppo, non riescono a distinguerlo. Loro, quando parlano, parlano di


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rifiuti tossici. Sulla qualità, in genere, i somali sono vaghi, anche perché, purtroppo, questo è il grado di cultura.

PRESIDENTE. Lei, invece, di personale sa qualcosa?

DOUGLAS DUALE. Personalmente, io non ho mai visto. Però quello che mi è stato sempre raccontato è che questa era una cosa frequente e in cui era, tra l'altro, coinvolto il regime di Siad Barre. Si lucrava su questo, per cui la Somalia era diventata questo. Sia per questo sia per quello che riguarda importazione di armi.

PRESIDENTE. Aspetti: una cosa per volta. Allora: rifiuti tossici, senza poter distinguere. E per quelle che sono le notizie a lei riportate, dunque, perché di personale non sa nulla, come si svolgeva questo traffico? La pattumiera dove stava? Quali erano i paesi che facevano capo alla Somalia per questo tipo di traffici?

DOUGLAS DUALE. Per quello che io so, presidente, è che di queste navi che arrivavano in Somalia i somali non hanno mai, mai saputo dire da quale parte del mondo venissero, se non generalizzare e dire che venivano dall'Europa. Non è che mi hanno mai detto che venivano dall'Italia o dalla Francia o dall'Inghilterra, però dicevano che queste navi arrivavano. Addirittura, quando la Commissione me ne darà la possibilità, vi porterò dei fusti che, secondo i somali, sono stati trovati proprio sulle spiagge di Mogadiscio.

PRESIDENTE. E dove stanno questi fusti?

DOUGLAS DUALE. Queste fotografie dei fusti le ho io.

PRESIDENTE. Se ce le facesse avere, non sarebbe male. La Commissione la ringrazia per questa disponibilità.

DOUGLAS DUALE. Anticipo questa disponibilità che vi darò.

PRESIDENTE. Ormai è un impegno, non è più una disponibilità!

DOUGLAS DUALE. Presidente, questo è quello che mi è stato dato. Io non sono un tecnico.

PRESIDENTE. Ma questi depositi dove stavano, in quale zona?

DOUGLAS DUALE. No, no. Tra l'altro, io ho chiesto molte volte ai somali... Vorrei fare una premessa, presidente. Noi non abbiamo una lingua scritta; la lingua somala è solo una lingua parlata. Il popolo somalo non scrive, è un popolo che tramanda le cose sentite dal nonno al nipote. Quindi, o lei fa tesoro di quello che raccontano, o altrimenti lasciamo perdere: buttiamolo nel cestino. Questa, purtroppo, è la verità: le cose si tramandano dal bisnonno e dal nonno. Quello è il problema. Loro dicono: «io ho visto le navi che buttavano nel mare». Dopo di che cosa posso dire? Posso chiedere a un somalo se ha visto la marca, che tipo di nave era? Questo mi risponde: «ma per chi mi hai preso?».

PRESIDENTE. Ha mai sentito parlare della Shifco?

DOUGLAS DUALE. La Shifco la conosco bene.

PRESIDENTE. Che cos'è?

DOUGLAS DUALE. È una società che, secondo quanto ufficialmente risulta, commercia con la pesca.

PRESIDENTE. Con la pesca.

DOUGLAS DUALE. Ufficialmente.

PRESIDENTE. E ufficiosamente?

DOUGLAS DUALE. Questo io... Se lei mi chiede quello che so, è quello che dicono tutti.

PRESIDENTE. Che dicono tutti in Italia o in Somalia?


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DOUGLAS DUALE. In Somalia.

PRESIDENTE. Che dicono?

DOUGLAS DUALE. In Somalia dicono che la Shifco era coinvolta in un periodo... che importava armi in Somalia.

PRESIDENTE. Ma all'epoca di Siad Barre?

DOUGLAS DUALE. Siad Barre.

PRESIDENTE. Successivamente, che lei sappia?

DOUGLAS DUALE. Questo è de relata, questo ho detto anche davanti al dottor Pititto... Premetto che io ho difeso anche il sultano di Bosaso e sono andato nello Yemen per assistere al suo interrogatorio.

PRESIDENTE. Quindi, diceva: fino a...

DOUGLAS DUALE. Credo, fino al 1992. Come risulta anche dai verbali.

PRESIDENTE. Fino al 1992. Poi torniamo su Bosaso.
Dunque, questo è un primo tipo di traffici. E l'altro tipo di traffico qual era? Lei parlava di armi.

DOUGLAS DUALE. Sì, sì.

PRESIDENTE. A chi servivano le armi?

DOUGLAS DUALE. A tutti.

PRESIDENTE. Quello che voglio sapere è se c'era un collegamento tra il traffico di rifiuti e le armi.

DOUGLAS DUALE. Questo, personalmente, non posso dirlo.

PRESIDENTE. Le risulta che la disponibilità della Somalia per la raccolta e i traffici di rifiuti avesse come contropartita la fornitura di armi alla Somalia stessa?

DOUGLAS DUALE. Presidente, questo io non lo posso dire, perché non ho mai avuto la possibilità di accertarlo, neanche verbalmente. Però so benissimo che le armi che venivano dai paesi dell'Est al momento del regime di Siad Barre venivano in Somalia; e questo nessuno lo può negare perché tutti i somali lo sanno.

PRESIDENTE. E dopo Siad Barre?

DOUGLAS DUALE. Dopo Siad Barre lì è diventato il mercato di tutti, presidente, anche dai paesi dell'Est sono venute armi, che sono state importate anche dalle navi della Shifco, come ha dichiarato il mio assistito, sultano di Bosaso.

PRESIDENTE. Dopo parliamo di Bosaso. Questo traffico di armi faceva capo alle tribù, a questa spartizione del territorio di cui abbiamo parlato prima, tra Mogadiscio nord e Mogadiscio sud? Chi gestiva il traffico di armi in Somalia? C'era un accentramento di interessi, una «imprenditoria» che si preoccupava di fare da elemento di raccordo nel traffico di armi, oppure ognuno andava a briglia sciolta?

DOUGLAS DUALE. A me non risulta questo.

PRESIDENTE. Questo cosa?

DOUGLAS DUALE. Nel senso che non c'era assolutamente nessuna centrale che organizzava tutto questo.

PRESIDENTE. Da dove venivano le armi oltre che dall'Est? Dall'Europa?

DOUGLAS DUALE. Personalmente, quello che ho saputo è che le armi venivano dai paesi dell'Est.

PRESIDENTE. Dall'Europa non risulta che venissero armi?

DOUGLAS DUALE. Finché c'era Siad Barre sì.


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PRESIDENTE. Ecco: fino a Siad Barre sì.

DOUGLAS DUALE. Perché venivano dall'Italia, quindi era fornitore privilegiato.

PRESIDENTE. Ho capito. Lei ha seguito, per quello che mi risulta, il settore della cooperazione.

DOUGLAS DUALE. No, io con la cooperazione non ho mai avuto a che fare, con loro, se non per il famoso processo - di cui credo che lei saprà - di Santoro, contro la cooperazione. Ma l'ha fatto verso la Somalia.

PRESIDENTE. E lei si è interessato dei problemi di raccordo tra la cooperazione italiana e la Somalia.

DOUGLAS DUALE. Solo a titolo di informazione. Ma non ho mai partecipato a un processo.

PRESIDENTE. E non ha avuto rapporti con la Somalia per i problemi della cooperazione italiana?

DOUGLAS DUALE. Assolutamente no. Mi sono occupato solo di un'indagine che abbiamo fatto con un giornalista, che era, se non erro, de L'Espresso, per quanto riguarda l'industria di pellami di un famoso stilista di Milano, che aveva fornito...

PRESIDENTE. Armani?

DOUGLAS DUALE. No Armani. Purtroppo non ricordo. Lui aveva fornito di una fabbrica intera per fare pellami in Somalia, che era, tra l'altro, una fabbrica che non funzionava. Arrivati lì, l'hanno chiusa, l'hanno messa là.

PRESIDENTE. Chi l'aveva aperta, questo imprenditore milanese?

DOUGLAS DUALE. Sì. Trussardi!

PRESIDENTE. Ho capito.

DOUGLAS DUALE. Solo di quello mi sono occupato, naturalmente accompagnando i giornalisti. Un'altra volta mi sono occupato dell'uccisione di venti studenti, uccisi dal regime di Siad Barre, e anche in quel caso sono andato con L'Espresso. Poi ci fu l'uccisione di padre Colombo, che fu mio insegnante nel collegio in cui ho studiato quando ero ragazzino.

PRESIDENTE. Fermiamoci al dopo Siad Barre: a proposito di conflitti nei quali risulta, da documenti storici, che la Somalia ha pagato un debito di vite umane incredibile, le risulta qualcosa?

DOUGLAS DUALE. Ci riferiamo ai fatti del check point?

PRESIDENTE. Uno è quello.

DOUGLAS DUALE. Quella è una cosa di cui non si può assolutamente accusare l'Italia.

PRESIDENTE. Io non sto dicendo che l'Italia sia accusata. Se l'è posto lei il problema se l'Italia debba essere o meno accusata. Le sto chiedendo se ci può dire di conflitti che si sono verificati in quel periodo ed in cui il sacrificio di vite umane somale fu molto rilevante, anche a ridosso del 1994.

DOUGLAS DUALE. Quello che io so e che posso dire, secondo quello che ho saputo, riguarda il famoso check point.

PRESIDENTE. Che cosa successe?

DOUGLAS DUALE. Secondo quello che io ho saputo, e stando qui a Mogadiscio... Tra l'altro, devo dire, onestamente, che io ho perso lì mio zio: non nel conflitto quel giorno, ma successivamente, per quello che era successo fra gli americani e il gruppo di Aidid. Quello che è successo è, secondo me, che ci fu un tranello organizzato dagli americani d'accordo con i servizi segreti di Mogadiscio.


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PRESIDENTE. Quando è successo questo?

DOUGLAS DUALE. Credo che fosse il 2 luglio 1993.

PRESIDENTE. Quale Mogadiscio, mi viene giustamente suggerito? Nord o sud?

DOUGLAS DUALE. Al check point: era a metà. Non era né sud né nord.

PRESIDENTE. E a chi era attribuita questa operazione? Solo agli americani?

DOUGLAS DUALE. Per noi somali era ovvio, perché siccome c'è stata una alleanza... Torno indietro a quello che ho detto prima: quando nel dicembre 1992 partecipai alla riunione famosa che conciliò l'Italia e la Somalia, quando era ancora a Mogadiscio il generale Rossi, Aidid non volle la presenza degli italiani perché all'epoca ce l'aveva con Craxi, punto e basta, e io ho mediato. Da quel momento in poi, fra gli italiani e il gruppo di Aidid c'è stata un'alleanza: sia con Aidid sia con il gruppo del nord dei Migiurtini, Quindi, secondo loro, gli unici a non volere la pace in Somalia erano gli americani. Gli americani che fino al 2 luglio 1993 hanno visto scavalcare i loro rapporti da parte degli italiani a favore dei somali, non volevano questo; volevano a tutti i costi, secondo la nostra percezione, coinvolgere anche gli italiani nel massacro che loro stessi avevano fatto nei confronti dei somali.
Naturalmente, il comandante Loi, che si era presentato lì, fu informato malissimo, perché Loi che sapeva di andare nella zona di Aidid, si è fatto, in un certo senso, portare con sé i poliziotti di Ali Mahdi... (Commenti) Volendo disarmare Aidid o, per meglio dire, togliere quello che dicevano gli americani - i quali dicevano che in quel compound c'era Aidid ... bisognava catturare Aidid. Ma Aidid in quel momento non era ancora ricercato. Loi con il suo reggimento è andato lì, però davanti alla fascia dei militari italiani c'erano i poliziotti di Ali Mahdi, nemici giurati di Aidid. Quindi non è che il gruppo di Aidid ha aperto il fuoco contro Loi. Tra l'altro, quella mattina Aidid mandò un suo emissario, un avvocato, per parlare con Loi, per dirgli: «noi non vogliamo sangue tra gli italiani e i somali». Questo avvocato si è presentato, ha parlato con il generale Loi, si sono messi d'accordo e il gruppo di Aidid ha tolto questo assedio. Dopo di che sono andati più avanti. Cinque chilometri dopo ci fu l'agguato: ma non sono stati i gruppi di Aidid a sparare per primi. No, erano gli uomini, i cosiddetti poliziotti, di Ali Mahdi, capeggiati dal generare Gilao certamente (l'uomo che secondo i somali era colluso con gli americani), che hanno creato questo problema.

PRESIDENTE. Ma nell'opinione dei somali, in questa che fu una carneficina... perché quante persone sono morte?

DOUGLAS DUALE. Da parte dei somali non si sa.

PRESIDENTE. Si parla di duemila.

DOUGLAS DUALE. Duemila è un numero esagerato. Possono essere stati cinquanta, ma meno di cento.

PRESIDENTE. Quindi duemila è una cifra, per così dire, da leggenda.

DOUGLAS DUALE. Duemila né prima né dopo.

PRESIDENTE. Nell'immaginario collettivo - come si dice oggi - gli italiani erano ritenuti in qualche modo coinvolti in quest'agguato oppure no?

DOUGLAS DUALE. L'agguato di Ilaria Alpi?

PRESIDENTE. No, quello di cui stiamo parlando adesso, al check point.

DOUGLAS DUALE. Mi sia consentito dare le versioni dell'uno e dell'altro.

PRESIDENTE. Sì, prego.


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DOUGLAS DUALE. Quelli del gruppo di Aidid dicono - o meglio: dicevano all'epoca - che ad organizzare tutto questo fu il generale di Ali Mahdi, perché volevano a tutti i costi scatenare la guerra tra gli italiani e Aidid. Gli altri, invece, dicono: «no, noi non abbiamo sparato. È stato il gruppo di Aidid che ha cominciato a sparare contro gli italiani», perché quello era il problema.

PRESIDENTE. Le risulta un agguato nel 1994?

DOUGLAS DUALE. Contro chi?

PRESIDENTE. Contro i somali.

DOUGLAS DUALE. Nel 1994? Da parte di chi, presidente?

PRESIDENTE. Questa è una domanda successiva. Intanto le chiedo se le risulti il fatto, altrimenti è inutile andare avanti.

DOUGLAS DUALE. No.

PRESIDENTE. Non le risulta.

DOUGLAS DUALE. In questo momento mi manca la memoria.

PRESIDENTE. Va bene. Lei ha detto di essere stato il difensore anche del sultano di Bosaso: chi era il sultano di Bosaso?

DOUGLAS DUALE. Il sultano di Bosaso era...

PRESIDENTE. Lei ne fu difensore qui in Italia, quando è stato iscritto nel registro degli indagati da parte del dottor Pititto?

DOUGLAS DUALE. Sì.

PRESIDENTE. Per quale reato?

DOUGLAS DUALE. Sempre per l'uccisione di...

PRESIDENTE. Per omicidio.

DOUGLAS DUALE. Per omicidio. Nel mese di giugno (adesso non ricordo il giorno) sono partito con il dottor Pititto e ci siamo recati nello Yemen. In quella sede, presso l'ambasciata italiana nello Yemen, il sultano fu interrogato. Sia il sultano che Mugne.

PRESIDENTE. In sua presenza?

DOUGLAS DUALE. Sì.

PRESIDENTE. Lei difese anche Mugne?

DOUGLAS DUALE. No, io Mugne non l'ho mai difeso.

PRESIDENTE. Ma era indagato anche Mugne.

DOUGLAS DUALE. No, Mugne all'epoca era persona informata sui fatti. Non era ancora iscritto nel registro degli indagati; per lo meno per quel che compariva agli atti. Poi, io il resto non lo so.

PRESIDENTE. Certo.

DOUGLAS DUALE. Il sultano per le dichiarazioni che aveva rilasciato Ilaria Alpi, naturalmente prima dell'uccisione dei giornalisti. E lui aveva dato le sue versioni.

PRESIDENTE. Nell'intervista lui aveva detto che i mandanti...

DOUGLAS DUALE. Aveva detto che c'erano anche gli italiani. Lui disse che dietro questo omicidio sicuramente c'erano anche gli italiani e su questo è stato interrogato. E ha dato le risposte che credo la Commissione conosca.

PRESIDENTE. Va bene. Veniamo alla vicenda specifica. Lei entra in questa vicenda per il sultano o per Hassan? Perché Hassan è incriminato dopo, o sbaglio?

DOUGLAS DUALE. Hassan dopo. Hassan viene nel gennaio 1998, il sultano fu


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iscritto nel registro degli indagati nel 1996. Nel 1998 Hassan venne qui come teste della commissione governativa: esce da questa commissione e viene portato in questura, dove è stato interrogato dalla mattina fino alla sera. Da questo interrogatorio, che, tra l'altro, è un interrogatorio-fiume, è stato arrestato. Il giorno dopo sono stato nominato dal consolato e dall'ambasciata per assisterlo. Però, a monte, l'indagine sul sultano fu chiusa.

PRESIDENTE. Quindi rimase difensore solo di Hassan.

DOUGLAS DUALE. Solo di Hassan, perché il fascicolo del sultano di Bosaso fu archiviato.

PRESIDENTE. Allora: chi era Hassan?

DOUGLAS DUALE. Hassan è un ragazzo che, all'epoca dei fatti, 1994, aveva 19 o 20 anni (ora non ricordo). Hassan il 20 marzo 1994 si trovava a circa 150 chilometri da Mogadiscio, era con suo nonno morente...

PRESIDENTE. Mogadiscio nord?

DOUGLAS DUALE. Era a Balad, e si trovava con il nonno.

PRESIDENTE. Il giorno dell'omicidio?

DOUGLAS DUALE. Il giorno dell'omicidio. Era partito addirittura due giorni prima.

PRESIDENTE. Questo lo disse Hassan a lei?

DOUGLAS DUALE. Hassan lo disse dall'inizio. Il giorno in cui è stato fermato lui lo ha ammesso; il giorno della convalida ha detto che quel giorno si trovava addirittura in quella parte del mondo. I somali sentono o dicono le cose attraverso la BBC, la BBC nella lingua somala, che viene diffusa da Londra: a Londra c'è un'università somala, in lingua somala, la televisione e la radio. Qualsiasi cosa che succede in Somalia possiamo ascoltarla la mattina; adesso con internet in Somalia si può sentire anche in qualsiasi lingua, ora in Somalia c'è anche in inglese, anche la radio di Mogadiscio si può sentire a Roma, ma all'epoca era la BBC. Loro hanno sentito questa notizia attraverso la radio di Mogadiscio e la BBC, che lui si trovava in quella parte del mondo, a più di 150 chilometri. Questo poveretto, prima ancora dell'omicidio, ebbe problemi con i nostri militari, perché un giorno lui intervenne quando sua sorella fu oggetto di un litigio, in cui sono intervenuti i nostri militari, fu arrestato ed ha subito delle violenze. Quando la commissione ha chiesto ...

PRESIDENTE. In Somalia?

DOUGLAS DUALE. Sì, in Somalia.

VINCENZO FRAGALÀ. I «nostri» militari sono quelli italiani?

DOUGLAS DUALE. Certo, io sono italiano. Da parte dei nostri militari ha subito questo danno e naturalmente lui si era messo nella lista delle persone che hanno subito dei maltrattamenti, questo lui aveva chiesto. Aggiungo inoltre che, quando ancora lui era in Somalia, questo Gelle, che, come avete letto, fu testimone della Digos, si recò a casa sua dicendo: Hassan, non devi andare in Italia, noi abbiamo l'ambasciatore italiano che ci paga, basta che tu racconti all'ambasciatore che hai bisogno di qualcuno, un capro espiatorio, basta che dici che tu facevi parte del gruppo. Ci prendiamo i soldi e lasci perdere.

PRESIDENTE. Chi lo ha detto questo?

DOUGLAS DUALE. Gelle.

PRESIDENTE. Lei come lo sa questo?

DOUGLAS DUALE. Dall'udienza di convalida.

PRESIDENTE. Lo ha dichiarato Hashi?


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DOUGLAS DUALE. Sì, lo ha dichiarato.

PRESIDENTE. Questo è un punto importante. Le chiedo: lei si è avvalso dei poteri che la legge consente, cioè di fare indagini difensive per capire se, ad esempio, questo che è un punto nodale di tutta la vicenda, fosse corrispondente al vero o no? Che indagini ha fatto lei, che risultati ha raccolto?

DOUGLAS DUALE. Presidente, quando Hashi è stato arrestato, non è stato arrestato soltanto per l'omicidio di Ilaria Alpi e Hrovatin. Il giorno dopo la Digos romana ha fatto uscire fuori che Hashi aveva violentato una signora somala residente in Italia, che si è presentata alla Digos dicendo: sono stata violentata e sequestrata da Hashi.
Io mi sono trovato a difendere un cittadino somalo, scoperto da assicurazione e sprovvisto di mezzi. Ho chiesto al tribunale di Roma quello che la legge prevede o, meglio, almeno il patrocinio gratuito. Presidente, mi è stato rigettato, con la motivazione che lui era uno straniero non residente e, come tale, non aveva diritto di essere ammesso al patrocinio gratuito.

PRESIDENTE. Ma io le ho fatto un'altra domanda.

DOUGLAS DUALE. Non potevo farlo, i mezzi dov'erano?

PRESIDENTE. Non parlo di indagini, investigazioni o altro. Dico: questa circostanza che Hassan riferisce durante l'udienza di convalida mi pare sia completamente rivoltata rispetto all'accusa che gli ha fatto poi la Digos. Lei l'ha potuta riscontrare, è stato in grado di indicare testimoni?

DOUGLAS DUALE. Ho indicato testimoni, ho portato i testimoni, che hanno portato alla assoluzione di Hashi in primo grado, in corte di assise.

PRESIDENTE. Questo lo sappiamo.

DOUGLAS DUALE. Questi sono i testimoni che noi abbiamo portato, che hanno confermato che Hashi il giorno dell'omicidio dei giornalisti si trovava a 150 chilometri. Questi purtroppo non sono bastati per la corte d'assise d'appello, che ha fatto quello che ....

PRESIDENTE. Ha voluto?

DOUGLAS DUALE. Non solo quello.

PRESIDENTE. Quello che riteneva.

DOUGLAS DUALE. Presidente, lei, come professore, sa che la procedura penale - lei è il nostro insegnante .... Questo è il libro che abbiamo scritto, io e l'avvocato Moriconi, che verrà qui. Noi abbiamo detto le cose come erano: ci siamo trovati in un processo in cui il nostro assistito è stato assolto e, quando ci siamo trovati in corte d'assise d'appello, alla prima udienza ci siamo ritrovati due testimoni della Digos presenti in aula, senza l'ordinanza che ammetteva ...

PRESIDENTE. In appello o in primo grado?

DOUGLAS DUALE. In appello. Noi ci siamo trovati con una persona che diceva...

PRESIDENTE. A proposito dell'appello, questo Hassan che ha fatto? Quando fu scarcerato per essere stato assolto, dove tornò, in Somalia?

DOUGLAS DUALE. No, è andato in Olanda, dai suoi parenti.

PRESIDENTE. Perché è tornato in Italia? Era talmente tranquillo?

DOUGLAS DUALE. Lui è tranquillo, è una persona onesta. Come si può sfuggire alla giustizia? Certamente, noi siamo abituati, come professionisti, a dire al cliente, ed io gli ho detto la stessa cosa: non sappiamo come va a finire. Presidente, ho detto a chiare note: la giustizia oggi è così,


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ma domani può anche cambiare. Ma ad una persona che dice: «io sono innocente, dove vado?», non ho la facoltà mentale di dire, non posso dire che la corte d'assise d'appello aveva qualcosa in una valigetta, in cui si diceva che Gelle è quella persona e non questa. Preannuncio che a proposito di Gelle in quell'udienza è stata fatta un perizia falsa.

PRESIDENTE. Su che cosa?

DOUGLAS DUALE. Perché è stata esibita davanti alla corte di assise una foto con la quale Gelle, secondo la Digos - ma non in aula - era identificato per essere lui, e la prossima volta porterò anche questa foto. Non è lui, e noi abbiamo chiesto anche l'esame di questa persona con la quale questo testimone falso si era identificato, non ci è stata data neanche la possibilità.

PRESIDENTE. Che cosa avrebbe dimostrato questo testimone?

DOUGLAS DUALE. Che la persona che era presente al momento dell'agguato non era Gelle, bensì quest'altro. Quindi, noi abbiamo Gelle che si identifica in R, dicendo di essere R, invece è Q. Non ci hanno dato la possibilità, perché purtroppo quello che è successo nella corte d'assise d'appello non è un processo, è sui generis.

PRESIDENTE. Fu fatta una perizia medico-legale durante il processo d'appello?

DOUGLAS DUALE. In appello no.

PRESIDENTE. In primo grado?

DOUGLAS DUALE. È stata fatta ancora prima, perché le perizie ...

PRESIDENTE. La mia domanda è questa: in primo grado è stata fatta o non è stata fatta una perizia medico-legale?

DOUGLAS DUALE. Sono state fatte tre perizie.

PRESIDENTE. Durante il primo grado?

DOUGLAS DUALE. Sì, ne sono state fatte tre.

PRESIDENTE. In primo grado tre?

DOUGLAS DUALE. Tre ne sono state fatte, perché le prime due sono quelle che confermavano che l'arma che ha ucciso Ilaria Alpi era una pistola. L'ultima perizia è quella che ha aggiornato, ha cambiato tutto.

PRESIDENTE. L'ultima perizia, delle tre.

DOUGLAS DUALE. L'ultima perizia, che ha tirato fuori i FAL. Ma stiamo scherzando! È una perizia che ha fatto aggiustare il tiro secondo le testimonianze di questo falso Abdi. C'è stata una perizia di aggiustamento. Presidente, quella non era una perizia, perché se, come immagino, lei ha letto ciò che questo testimone falso ha dichiarato, prima di venire in Italia, durante le prime indagini e successivamente, questo era un testimone falso, formato e che doveva raccontare. Questo è un cantastorie, presidente, come si direbbe in aula giudiziaria. Era un cantastorie, che doveva confermare questo.

PRESIDENTE. L'ultima perizia è quella che dice che fu un kalashnikov, da lontano?

DOUGLAS DUALE. Presidente, un kalashnikov da lontano. Noi abbiamo assistito ad un teste che dice: io non ho mai portato una pistola, non avevo una pistola. È stato interrogato e registrato - credo che le cassette le abbiate viste tutti ...

PRESIDENTE. Le dobbiamo vedere.


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DOUGLAS DUALE. Quando è stato interrogato dal dottor Ionta, questo ha negato ...

PRESIDENTE. «Questo» chi è?

DOUGLAS DUALE. Parlo di Abdi, l'autista dei giornalisti. Lui ha negato di essere mai stato in possesso di pistola. Poi, quando l'uomo di scorta ...

PRESIDENTE. Però il proiettile che fu trovato nel collo di Ilaria Alpi non era di pistola, era di kalashnikov.

DOUGLAS DUALE. Sono frammenti. Hanno trovato frammenti, non hanno trovato armi. Secondo l'ultima perizia, presidente, il kalashnikov è passato per i parabrezza della macchina, dopodiché - io ho dichiarato prima che vengo dall'accademia militare - che cosa ha fatto, una parabola?

PRESIDENTE. Lei si è confrontato con queste realtà molto prima di noi e forse anche con maggiore consapevolezza, almeno per i particolari, ma il fatto che si trovi un proiettile nel collo di Ilaria Alpi, dal quale fu estratto durante la visita cadaverica, denota evidentemente che, se fosse stato un colpo a contatto, sarebbe sicuramente uscito, non sarebbe certamente stato ritenuto. Non so se rendo l'idea.

DOUGLAS DUALE. Ho capito, presidente. Ci sono tre fasi. Intanto, la prima perizia è stata fatta dopo quanto? Solo quando la famiglia di Ilaria Alpi ha chiesto di fare queste perizie, non subito, quando è arrivata la salma.

PRESIDENTE. Io non voglio sapere la verità da lei, perché lei certamente ...

DOUGLAS DUALE. Io sono di parte.

PRESIDENTE. È chiaro, non può. Però, lei dice che l'ultima perizia fu quella, tanto per intenderci, «aggiustata» e fu la perizia nella quale si disse che era un kalashnikov che sparò da lontano.

DOUGLAS DUALE. Un kalashnikov e non una pistola, le altre due invece parlavano di pistola.

PRESIDENTE. Però io le ho fatto questo rilievo: se una pistola spara a bruciapelo, il proiettile che ne fuoriesce non è ritenuto, così come è accaduto indiscutibilmente per Ilaria Alpi, perché abbiamo trovato il proiettile dentro il collo.

DOUGLAS DUALE. Quale proiettile è stato trovato, presidente?

PRESIDENTE. I frammenti del proiettile.

DOUGLAS DUALE. O i primi medici che hanno estratto i primi frammenti hanno mentito ... Io non sono un esperto balistico ...

PRESIDENTE. Bene, questo è il concetto.

DOUGLAS DUALE. Il discorso è proprio questo, perché io su quello non posso testimoniare, quello è ciò che ci hanno detto, ma per me, per quel poco di cognizione di esame di tiro che ho ricevuto in accademia, non è assolutamente possibile, perché la tesi, sia secondo i somali sia per la prima perizia sia per la seconda, è che ad uccidere Ilaria Alpi fu l'autista, consapevole o no, ma l'uomo che ha ucciso Ilaria Alpi con la pistola è quello.

PRESIDENTE. Certo, lei difende gli interessi di Hassan ed è giusto che porti argomenti che comunque la Commissione prende in considerazione e, anzi, la ringrazio.

DOUGLAS DUALE. Assolutamente, non pretendo ...

PRESIDENTE. Lei rappresenta determinate istanze.


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Lei ha conosciuto Marocchino?

DOUGLAS DUALE. Sì.

PRESIDENTE. Lei mi ha parlato più volte di servizi segreti somali. Chi erano questi servizi segreti somali?

DOUGLAS DUALE. Un regime totalitario ...

PRESIDENTE. Parliamo di Siad Barre?

DOUGLAS DUALE. Sì, stiamo parlando di Siad Barre.

PRESIDENTE. E dopo Siad Barre?

DOUGLAS DUALE. Sono rimasti tali.

PRESIDENTE. Cioè, cambiando il regime, non c'è stata una ... Lei mi ha detto prima che le fazioni erano diverse, ciascuna andava per conto suo. Ciascuna aveva il suo servizio segreto?

DOUGLAS DUALE. Certamente.

PRESIDENTE. Ciascuna aveva il suo servizio segreto?

DOUGLAS DUALE. Ciascuna aveva i suoi servizi segreti, a seconda della propria appartenenza come famiglia.

PRESIDENTE. Dove ha conosciuto Marocchino e quando? Lo conosceva prima dell'uccisione di Ilaria Alpi o no?

DOUGLAS DUALE. Sì.

PRESIDENTE. Che faceva Marocchino?

DOUGLAS DUALE. Conobbi Marocchino attraverso l'avvocato Menicacci.

PRESIDENTE. Che era il suo avvocato. In quale occasione e cosa sa che facesse?

DOUGLAS DUALE. Io conobbi Marocchino, credo, nel 1988, precisamente non ricordo. Lui aveva una ditta di trasporti a Genova. Questa ditta fu dichiarata fallita.

PRESIDENTE. Che trasportava?

DOUGLAS DUALE. Non lo so. Onestamente quello che faceva in Italia non lo so.

PRESIDENTE. Trasporti, poi vedremo. Ma in Somalia faceva trasporti?

DOUGLAS DUALE. Quello che faceva in Italia non lo so. So che aveva questa ditta di trasporti; ho saputo che poi, quando andò in Somalia, essendo stata dichiarata fallita la ditta di Genova, Marocchino, naturalmente, per sfuggire ai pignoramenti, portò tutti i macchinari in Somalia e fece costituire una società, una nuova ditta di trasporti in Somalia, con un signore che si chiamava Duale, come me.

PRESIDENTE. È suo parente?

DOUGLAS DUALE. No, non è mio parente, ha lo stesso mio cognome. Si chiama Ahmed Duale.

PRESIDENTE. È un cognome comune?

DOUGLAS DUALE. No, non è tanto comune.

PRESIDENTE. Allora siete parenti?

DOUGLAS DUALE. No, non siamo parenti.

PRESIDENTE. Avevo già preparato la domanda su Ahmed Duale.

DOUGLAS DUALE. Hanno fatto questa società. Marocchino prima lavorava nel porto di Mogadiscio e si occupava soltanto di trasporti.

PRESIDENTE. Di che non lo sa?

DOUGLAS DUALE. Trasporti normali. Per quello che sapevo io erano trasporti


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normali, perché all'epoca questi problemi non c'erano, presidente. All'epoca si occupava di trasporti di merci.

PRESIDENTE. Le risulta che fosse collegato ai servizi somali?

DOUGLAS DUALE. Marocchino è collegato con tutti.

PRESIDENTE. Le domando: le risulta che fosse collegato con i servizi somali?

DOUGLAS DUALE. Certo.

PRESIDENTE. Se sì, perché le risulta e che tipo di collegamento aveva, se lo vuole dire? Se lei vuole andare in seduta segreta, basta che me lo chieda.

DOUGLAS DUALE. No, presidente, non c'è nulla di segreto.

PRESIDENTE. Se lei non vuol far conoscere quello che dice, possiamo segretare le sue dichiarazioni.

DOUGLAS DUALE. Presidente, per quello che riguarda la Somalia non ho peli sulla lingua.

PRESIDENTE. Io glielo dico, siccome la pelle è la sua.

DOUGLAS DUALE. La ringrazio molto, presidente. Marocchino aveva rapporti con tutti: servizi segreti somali e italiani.

PRESIDENTE. Un momento: parliamo dei servizi segreti somali. Che tipo di rapporti aveva e che faceva con i servizi, se lo sa?

DOUGLAS DUALE. Assolutamente nulla che io possa sapere.

PRESIDENTE. Che significa rapporti con i servizi? Con chi aveva rapporti?

DOUGLAS DUALE. Vivere in Somalia e, in particolare, a Mogadiscio, dove Marocchino era una cerniera, aveva rapporti con i somali, con le ambasciate, con i servizi, con gli stranieri, con i giornalisti, e non avere rapporti con Marocchino era assolutamente impossibile.

PRESIDENTE. Ma lui stava quasi sempre in Somalia?

DOUGLAS DUALE. Era l'uomo factotum. Credo che ci fosse dal 1984-1985, ma forse mi sbaglio.

PRESIDENTE. Noi abbiamo parlato di questi traffici o delle attività, chiamiamole come vogliamo; abbiamo parlato di armi, di rifiuti tossici, di cooperazione. Le risulta qualche collegamento, qualche addentellato tra Marocchino ed una di queste attività?

DOUGLAS DUALE. No. Personalmente, no. Quello che dicono i somali in giro è questo, i somali lo dicono, ma io personalmente non ho mai avuto ...

PRESIDENTE. Lei mi ha fatto il nome di due capi della polizia: il generale Gilao e l'altro ...

DOUGLAS DUALE. Ali Jiro.

PRESIDENTE. Lei sa se Marocchino avesse rapporti con questi due capi della polizia?

DOUGLAS DUALE. Certamente sì.

PRESIDENTE. È una sua opinione oppure le risulta personalmente?

DOUGLAS DUALE. Mi risulta personalmente.

PRESIDENTE. Perché ed in quale circostanza, se lo ricorda?

DOUGLAS DUALE. Perché, quando si va in Somalia e si parla con Marocchino ... io ho parlato con Marocchino e c'erano rapporti a tutt'oggi per parlare con Marocchino. Se chiedo di Gilao, Marocchino lo conosce perfettamente. I suoi rapporti


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sono stati sempre rapporti fissi, con Gilao e dall'altra parte. Ali Jiro era, tra l'altro, il direttore generale dell'ufficio case della polizia.

PRESIDENTE. Ho capito. E con i servizi italiani Marocchino aveva rapporti?

DOUGLAS DUALE. Sì, l'ha dichiarato anche in aula.

PRESIDENTE. Lasci stare quello che ha detto in aula. A lei cosa risulta?

DOUGLAS DUALE. A me solo quello che racconta lui, sempre quello che ci racconta Marocchino.

PRESIDENTE. Le risulta personalmente che incontrava i capi della polizia in Somalia, Le risulta se incontrasse qualcuno dei servizi italiani, militari o civili?

DOUGLAS DUALE. In Somalia?

PRESIDENTE. In Italia.

DOUGLAS DUALE. Questo non lo posso sapere.

PRESIDENTE. Non lo sa. Ha mai sentito parlare di titoli, di bond, che erano trafficati in Somalia?

DOUGLAS DUALE. No, non l'ho mai sentito.

PRESIDENTE. Di titoli provenienti dalla Repubblica di Weimar ha mai saputo?

DOUGLAS DUALE. No, mai saputo.

PRESIDENTE. Lei sa se Marocchino si interessasse della collocazione di titoli?

DOUGLAS DUALE. No, assolutamente. Io questa cosa non la so.

PRESIDENTE. Conosce Scialoja?

DOUGLAS DUALE. L'ambasciatore Scialoja?

PRESIDENTE. Sì.

DOUGLAS DUALE. L'ho conosciuto in aula, quando l'abbiamo interrogato.

PRESIDENTE. Niente di più?

DOUGLAS DUALE. Niente di più.

PRESIDENTE. Lei ha detto che non avevate soldi, per cui non avete potuto fare indagini quando si è interessato di questa vicenda, difendendo Hassan. Che fu incriminato da chi? Da Ionta, se non sbaglio.

DOUGLAS DUALE. Da Ionta.

PRESIDENTE. Dunque, le chiedo: questa inchiesta lei l'ha seguita...

DOUGLAS DUALE. Dall'inizio.

PRESIDENTE. ...dall'inizio, ma comunque, in maniera più pressante da quando è stato incriminato Hassan (prima il sultano e poi Hassan). Prima, lei ha detto qualcosa a proposito del dibattimento, delle cose che sono successe e che non l'hanno convinta e ancora oggi le fanno esprimere delle lamentele per come è stato svolto il processo, eccetera.

DOUGLAS DUALE. Tantissime. In secondo grado.

PRESIDENTE. Lei ha ricordato di aver avuto rapporti con Pititto, che fu colui che nello Yemen interrogò il sultano; è stato testimone o, comunque, ha recepito personalmente situazioni, circostanze che le hanno fatto fare delle rimostranze rispetto al modo in cui veniva gestito il processo, ad esempio da Pititto o da Ionta?

DOUGLAS DUALE. Io ho avuto, presidente, grosse perplessità...


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PRESIDENTE. Lei ha avuto pressioni da qualche autorità italiana nel corso dello svolgimento dei suo ruolo di avvocato?

DOUGLAS DUALE. Io personalmente sì.

PRESIDENTE. Da chi le ha avute?

DOUGLAS DUALE. Le ho avute dalla polizia italiana.

PRESIDENTE. Cosa voleva la polizia?

DOUGLAS DUALE. Quando noi siamo tornato dallo Yemen, quando si è saputo che il sottoscritto era il difensore del sultano di Bosaso, io sono stato incriminato per traffico di bambini! Una mattina mi sono svegliato che dicevano che io trafficavo con bambini somali e li vendevo in Italia!

PRESIDENTE. E non era vero?

DOUGLAS DUALE. Noi siamo tornati in giugno...

PRESIDENTE. E da dove partiva questa cosa?

DOUGLAS DUALE. Quando in giugno 96 tornammo dallo Yemen, i primi ad avere una comunicazione furono i miei parenti lontani in Somalia. Gli si sono avvicinati alcuni signori che hanno detto: «Avvertite il vostro parente avvocato in Italia che deve assolutamente mollare il caso di Ilaria Alpi, dei giornalisti».

PRESIDENTE. Chi erano questi giornalisti?

DOUGLAS DUALE. No, sono dei somali.

PRESIDENTE. Giornalisti somali?

DOUGLAS DUALE. No, altri somali.

PRESIDENTE. E a chi lo dicono?

DOUGLAS DUALE. Ai miei parenti in Somalia. Un avvertimento di tipo mafioso, insomma. «L'avvocato Duale si deve assolutamente disinteressare dell'uccisione dei giornalisti».

DOMENICO TUCCILLO. Questo detto da chi a chi?

DOUGLAS DUALE. Da un gruppo di somali. Poi ho fatto le denuncie, io.

PRESIDENTE. Queste minacce si svolgono tutte in Somalia?

DOUGLAS DUALE. Tutte in Somalia.

PRESIDENTE. E lei a chi le ha denunziate?

DOUGLAS DUALE. Qui a Roma. Perché successivamente mi hanno lasciato anche un biglietto. Sono andato dai carabinieri...

PRESIDENTE. Dove?

DOUGLAS DUALE. A Roma.

PRESIDENTE. Chi glielo ha lasciato il biglietto?

DOUGLAS DUALE. È anonimo.

PRESIDENTE. E che diceva?

DOUGLAS DUALE. «Molla il caso di Ilaria Alpi, altrimenti te ne pentirai».

PRESIDENTE. Lo ha consegnato a qualcuno questo biglietto?

DOUGLAS DUALE. No, era proprio sotto il mio portone.

PRESIDENTE. No, le chiedo se lei lo abbia consegnato a qualcuno.

DOUGLAS DUALE. No, no.

PRESIDENTE. Se lo è tenuto lei?


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DOUGLAS DUALE. Alla polizia. Ho fatto denuncia...

PRESIDENTE. Ha consegnato il biglietto alla polizia?

DOUGLAS DUALE. Ho fatto denuncia ai carabinieri.

PRESIDENTE. Ai carabinieri? Ha consegnato il biglietto ai carabinieri?

DOUGLAS DUALE. Sì, certo.

PRESIDENTE. A quali carabinieri?.

DOUGLAS DUALE. Via Muzio Clementi, l'ho denunciato all'epoca. E presentai la denuncia, per iscritto, alla procura di Roma.

PRESIDENTE. E che esito ha avuto?

DOUGLAS DUALE. Niente.

PRESIDENTE. Zero.

DOUGLAS DUALE. Zero, come sempre. È naturale questo: sono contro ignoti, quindi... Poi, il giorno dopo, ho trovato addirittura una frase scritta sulla mia porta.

PRESIDENTE. Dello studio?

DOUGLAS DUALE. Dello studio, proprio.

PRESIDENTE. Cosa c'era scritto?

DOUGLAS DUALE. «Sei un fascista». Sono depistaggi, si sanno queste cose, che succedono in questi giorni. Scrivere «sei un nero» non è un problema, però scrive cose del genere... questo è quello che ho trovato. Questo è quello che è successo. Poi, in settembre, il mio arresto. La sera sono tornato e mi sono trovato che l'avvocato Duale era quello che vendeva i bambini

PRESIDENTE. Ed è stato arrestato per questa cosa?

DOUGLAS DUALE. Sono stato arrestato 48 ore.

PRESIDENTE. In che anno?

DOUGLAS DUALE. 1996.

PRESIDENTE. Il processo che fine ha fatto?

DOUGLAS DUALE. Assolto.

PRESIDENTE. Come, dove, quando e da chi?

DOUGLAS DUALE. A Roma.

PRESIDENTE. Udienza preliminare? Dibattimento?

DOUGLAS DUALE. No, no. Assolutamente prima delle indagini hanno detto che non c'era niente...

PRESIDENTE. Quindi archiviato.

DOUGLAS DUALE. Quel caso là, per quello che riguarda i bambini.

PRESIDENTE. Archiviato.

DOUGLAS DUALE. Ma poi...

PRESIDENTE. Ma lei era stato arrestato per il traffico dei bambini?

DOUGLAS DUALE. Sì, sì. Anche i giornali lo riportano.

PRESIDENTE. E poi è stato archiviato.

DOUGLAS DUALE. È stato archiviato.

PRESIDENTE. Chi ha fatto l'arresto?

DOUGLAS DUALE. La dottoressa De Martino.


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PRESIDENTE. Chi aveva fatto le indagini, polizia o carabinieri?

DOUGLAS DUALE. La Digos di Roma.

PRESIDENTE. La De Martino ha fatto il fermo?

DOUGLAS DUALE. Sì, il fermo.

PRESIDENTE. E chi l'ha convalidato?

DOUGLAS DUALE. Nessuno. Lo ha convalidato Paccione.

PRESIDENTE. Lo ha convalidato o non lo ha convalidato?

DOUGLAS DUALE. Lo ha convalidato, però mi ha liberato. Però su che cosa? Ha detto che io ho corrotto la questura per illecito amministrativo.

PRESIDENTE. Aspetti. L'archiviazione per il traffico di bambini chi l'ha fatta?

DOUGLAS DUALE. L'ha chiesta la dottoressa De Martino a Capotorto.

PRESIDENTE. Benissimo. Poi c'era un'altra imputazione.

DOUGLAS DUALE. Hanno aperto un'altra imputazione. Due cittadini somali, altrimenti la cosa, se andava avanti, succedeva... Hanno aperto in base al 468, dicendo che l'avvocato Duale aveva raccomandato una cittadina somala per il permesso di soggiorno.

PRESIDENTE. Chi ha fatto questa indagine?

DOUGLAS DUALE. Sempre la Digos.

PRESIDENTE E il pubblico ministero chi era?

DOUGLAS DUALE. Prima abbiamo avuto De Martino, che se ne è lavate le mani. Poi, alla fine abbiamo avuto ad ogni udienza un nuovo pubblico ministero. Perché sono stato arrestato? Perché c'è stato un verbale di polizia giudiziaria della Digos che diceva che l'avvocato Duale, il giorno 7 o 9 luglio (non ricordo) si era visto presso la stazione Termini dentro un taxi confabulare con un gruppo di somali, quando l'avvocato Duale, secondo gli stessi della Digos (perché il mio telefono era sotto intercettazione) era allo studio e parlava con altre persone. Paccione quel giorno, quando io ero in stato di fermo, chiamò i due poliziotti: i poliziotti sono arrivati e hanno detto che io non ero la persona che avevano visto.

PRESIDENTE. Perfetto. Quindi lei per questo ha avuto un'altra archiviazione?

DOUGLAS DUALE. Sì, un'archiviazione e un'assoluzione.

PRESIDENTE. Assoluzione dove? Che significa? Udienza preliminare o dibattimento?

DOUGLAS DUALE. Dibattimento. Il pubblico ministero ha chiesto la mia assoluzione.

PRESIDENTE. Perfetto. Questo è quanto le è accaduto. Potrebbe bastare, ma le è successo dell'altro?

DOUGLAS DUALE. No. Fino ad ora per fortuna no.

PRESIDENTE. La provenienza delle presunte intimidazioni (dico così prendendo atto delle sue dichiarazioni, ma, in realtà, non sappiamo come siano andate le cose) è quella che lei fino a questo momento ha dichiarato o ci sono stati altri organi dello Stato italiano, o delle istituzioni italiane, che hanno fatto pressione affinché lei svolgesse il suo ruolo di avvocato in un modo piuttosto che in un altro o, addirittura, che non lo svolgesse?

DOUGLAS DUALE. Non ho mai avuto nessun'altra pressione da parte di chicchessia. Ma il messaggio e il mio fermo di polizia giudiziaria come (posso dire tra


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virgolette) «sputtanamento» che mi hanno fatto deriva solo dal caso dei giornalisti, perché la mia presenza in questo processo faceva tremare qualcuno.

PRESIDENTE. In quali anni è avvenuta questa operazione di intimidazione?

DOUGLAS DUALE. Nel 1996, era giugno. È partita in giugno.

PRESIDENTE. Che significa che «faceva tremare qualcuno»?

DOUGLAS DUALE. Significa che quando hanno saputo che io difendevo il sultano di Bosaso hanno pensato: è un somalo, sta in Italia, ha rapporti con tutti i somali, è il loro depositario, ha rapporti con Mogadiscio, direttamente o indirettamente qualche notizia gli arriverà.

PRESIDENTE. E le è arrivata?

DOUGLAS DUALE. Sono notizie che la Commissione potrà verificare solo interrogando le persone che io indicherò...

PRESIDENTE. Se intanto ce le dicesse...

DOUGLAS DUALE. Io vi farò avere una lista di nomi.

PRESIDENTE. No, noi segretiamo i lavori della Commissione...

DOUGLAS DUALE. Le dico con sincerità, presidente, che non sono in grado di dirlo, perché i nomi li devo leggere.

PRESIDENTE. Allora, lei ci ha promesso che ci fornirà innanzitutto le foto dei fusti, poi la foto del teste, inoltre ....

DOUGLAS DUALE. L'elenco delle persone che erano presenti e che possono dare un contributo determinante per la Commissione.

PRESIDENTE. Dov'erano queste persone?

DOUGLAS DUALE. O nell'immediatezza o in quel momento: parlo dell'agguato ai giornalisti.

PRESIDENTE. E non sono state mai sentite durante il processo?

DOUGLAS DUALE. Non sono mai state sentite, tranne due.

PRESIDENTE. Che lei ha chiesto...

DOUGLAS DUALE. Che sono venute per testimoniare ma sono state rimpatriate.

PRESIDENTE. Che lei aveva chiesto che venissero sentite e che non sono state sentite?

DOUGLAS DUALE. No, non l'ho mai chiesto.

PRESIDENTE. E quelle che sono state cacciate via chi le ha cacciate?

DOUGLAS DUALE. La Digos di Roma.

PRESIDENTE. Lei le aveva indicate come persone?

DOUGLAS DUALE. No, assolutamente. L'ha indicate Udine.

PRESIDENTE. Ho capito. Quindi parlava della preoccupazione che, avendo questo contatto con il sultano, lei potesse avere notizie buone per risolvere il caso.

DOUGLAS DUALE. Non ho detto...

PRESIDENTE. Le notizie buone in cosa consistono: sono questi nomi o c'è dell'altro?

DOUGLAS DUALE. Presidente, io - lo ripeto - al momento dell'agguato ero a Roma. Le notizie de relata, che devono essere verificate, ci sono.

PRESIDENTE. Giustamente lei dice che devono essere verificate e noi siamo qui


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per verificarle. Dunque, a prescindere dall'elenco delle persone di cui lei stava parlando, e che si è riservato di fornire alla Commissione, lei ha detto che il suo ingresso nel processo, soprattutto la difesa del sultano di Bosaso, potevano far tremare qualcuno, perché lei avrebbe potuto avere determinate notizie. Al di là dei nomi di cui ha detto fino a questo momento, ci sono notizie che lei ha avuto e che è in grado di riferire alla Commissione?

DOUGLAS DUALE. No.

PRESIDENTE. Va bene. Questo per quanto riguarda le pressioni che lei ha subito e le ragioni per le quali, secondo lei, le ha subite. Le ho prima fatto una domanda nella quale abbiamo inserito questo ulteriore tema, la domanda era quella relativa ad anomalie che lei può aver percepito nello svolgimento dell'inchiesta da parte dei magistrati romani o di altra parte d'Italia.

DOUGLAS DUALE. Allora: ci sono alcuni elementi che sicuramente la Commissione avrà già saputo. Primo: nel primo processo davanti la corte d'assise, noi abbiamo esaminato circa cento testimoni e tra i testimoni c'era anche Marocchino, il quale ha dichiarato, davanti alla corte d'assise, che una settimana prima si era incontrato con uno del commando che aveva partecipato all'uccisione dei giornalisti, ma che non voleva assolutamente (per sua sicurezza) dire il nome. Secondo: la Digos di Udine, sia in primo grado che in secondo grado, ha raccontato di aver sentito dei testimoni che avevano dato una certa versione, che non volevano dire. Terzo: ...

PRESIDENTE. Testimoni dei quali non conosciamo i nomi.

DOUGLAS DUALE. Non li conosciamo, perché sappiamo quello che è successo.

PRESIDENTE. Lei li conosce questi nomi?

DOUGLAS DUALE. No, presidente. Io non li conosco.

PRESIDENTE. Ne è sicuro? L'avvocato Moriconi, li conosce?

DOUGLAS DUALE. Non credo. Poi abbiamo avuto dal Ministero dell'interno, Digos...

PRESIDENTE. Preciso per i colleghi che l'avvocato Moriconi è il codifensore dell'avvocato Duale.

DOUGLAS DUALE. E anche loro hanno fatto riferimento ad un teste che non volevano comunque dire. Ora, al di là di questo, volevo far presente alla Commissione che è stato fatto un processo nel quale nessuno ha mai fatto un'indagine. È ben chiaro questo? L'indagine che hanno fatto i signori della Digos che si sono presentati in aula è un'indagine circoscritta, secondo le voci dei somali presenti in Italia. Nessun poliziotto italiano si è recato in Somalia per svolgere un'indagine. Nessun magistrato...

PRESIDENTE. Dicono che sarebbe stata una cosa assolutamente inutile andare in Somalia a fare indagini.

DOUGLAS DUALE. Falso.

PRESIDENTE. Secondo lei è utile andare in Somalia a fare indagini?

DOUGLAS DUALE. È utile andare a fare indagini in Somalia.

PRESIDENTE. E a che livelli bisognerebbe rivolgersi?

DOUGLAS DUALE. In ogni zona dove si va oggi in Somalia c'è un gruppo politico-etnico che controlla. Il Ministero degli esteri è capace di chiamare il capo fazione che è riconosciuto da parte delle Nazioni Unite e organizzarci tutto. Non è possibile dire una cosa del genere. Ma non solo questo, presidente. Aggiungo che dopo la morte dei giornalisti alcuni magistrati, italiani


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e non, sono andati in Somalia a fare delle indagini. È possibile che poi a noi raccontino...

PRESIDENTE. Per la cooperazione?

DOUGLAS DUALE. Certamente. Non è soltanto questo, ma io dico ancora: qui c'è un vuoto che ancora nessuno è riuscito a colmare; i due giornalisti tornando da Bosaso sono scesi all'aeroporto internazionale di Mogadiscio, ma da lì fino all'hotel di Al Sahafi, a sud di Mogadiscio, nessuno sa chi li abbia portati, perché l'autista e l'uomo della scorta raccontano che aspettavano a nord di Mogadiscio, al compound americano, però hanno saputo che i giornalisti erano già arrivati in albergo. Nessuno ce lo ha ancora raccontato, ma chi è che è andato a prendere i giornalisti all'aeroporto internazionale e li ha portati in albergo? A questo io aggiungo davanti a questa Commissione che in Somalia, per tradizione, strana, non si spara contro le signore.

PRESIDENTE. Cioè le donne non si toccano.

DOUGLAS DUALE. Non si toccano. I somali hanno fatto guerre, si sono ammazzati tra di loro, ma contro una donna non si spara. Non posso fare un paragone con quello che è successo all'altra giornalista... Carmen Lasorella: fu ammazzato l'uomo, ma non lei.

PRESIDENTE. È vero. Lei era scappata.

DOUGLAS DUALE. A lei non è stato toccato neanche un capello. L'hanno presa e il giorno dopo l'hanno riportata là.

PRESIDENTE. Ma lei era scappata, però.

DOUGLAS DUALE. Mezz'ora prima nello stesso luogo erano presenti altri due giornalisti italiani, senza scorta, e si dice che questi due giornalisti - credo che fossero la Simoni e l'altro, giornalisti di Panorama, credo - sono andati là e che alloggiavano a casa di Marocchino. Sono andati là mezz'ora prima, senza armi, con una sola macchina. Quindi, non diciamo che in Somalia ... Io faccio l'avvocato, ma non lo faccio adesso per ... Questi sono stati uccisi, secondo me e secondo i somali, perché dovevano essere uccisi, ma non perché dovevano rubare chissà che cosa. No, assolutamente, questa è tutta una storia che non regge.

PRESIDENTE. Questa è una sua opinione.

DOUGLAS DUALE. È una mia opinione.

PRESIDENTE. Lei dice: «perché dovevano essere uccisi». Perché dovevano essere uccisi? Se sa qualcosa, ce lo dica. Qual è la ragione per la quale dovevano essere uccisi?

DOUGLAS DUALE. Io ripeto che dicono i somali, i giornalisti dovevano essere eliminati perché avevano scoperto quello che certamente per i somali era noto ...

PRESIDENTE. Cioè?

DOUGLAS DUALE. Il traffico di armi e di rifiuti, ma che per la Alpi non era noto.

PRESIDENTE. Cioè una cosa che facevano tutti, ma che risultava importante ...

DOUGLAS DUALE. Certamente, era importante dal punto di vista giornalistico. Ma era una cosa che i somali sapevano.

PRESIDENTE. Io per il momento vorrei chiedere all'avvocato Duale la cortesia di mettersi a disposizione della Commissione per rispondere alle domande.
Ha chiesto di intervenire l'onorevole De Brasi. Ne ha facoltà.

RAFFAELLO DE BRASI. La prima domanda riguarda la questione del traffico di armi. È chiaro che esisteva una cooperazione


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militare fra l'Italia e la Somalia, e Marocchino, interpellato su queste questioni, sostiene che di armi ce ne erano in abbondanza, non c'era bisogno assolutamente di un traffico di armi, che anzi c'erano dei mercati dove a Mogadiscio si potevano comprare armi tranquillamente. Non mancavano le armi. È una sua tesi, ovviamente.
Mi interesserebbe sapere se lei è a conoscenza che il traffico di armi potesse avvenire in una direzione diversa, cioè passare dal Corno d'Africa ed anche dalla Somalia e poi andare nei Balcani, perché ad un certo punto diverse opinioni sostengono che la traccia di queste armi viene seguita dalla Alpi anche nei Balcani, a Sarajevo. Questa non è ancora una cosa che abbiamo appurato fino in fondo, perché quando abbiamo svolto l'audizione della signora Hrovatin questo non è venuto fuori, cioè che suo marito in effetti fosse andato con lei in questo porto dei Balcani per verificare se effettivamente anche lì c'era una nave della Shifco. Volevo capire da lei se ha mai sentito del fatto che la Somalia fosse una base di passaggio, oltre che di ricevimento delle armi.

DOUGLAS DUALE. Mi risulta circa l'importazione di armi, il traffico di armi, che la Somalia non poteva essere mai un porto di passaggio, perché l'importazione di armi, come dicevo prima, durante il regime di Siad Barre, riguardava armi destinate direttamente al regime, che era in difficoltà, in quanto naturalmente doveva combattere contro i ribelli.
Successivamente, con la caduta di Siad Barre, ogni famiglia si era organizzata per avere armi. Queste armi potevano venire ovunque e potevano essere destinate a Bosaso, Mogadiscio, Merca, Chisimaio, a seconda del gruppo etnico che le aveva richieste. Quindi, erano i fondi che provenivano direttamente dalla Somalia, che passavano attraverso l'Europa, ma il grosso delle armi veniva dai paesi dell'est. Con questo non voglio dire che si possa escludere che le armi potessero anche venire dall'Italia, però quello che io ho saputo e che sapevo - indirettamente, naturalmente - dai somali è che queste armi venivano da questi paesi, perché costavano di meno.

RAFFAELLO DE BRASI. Siccome si parla di navi Shifco che trasportano armi, è chiaro che la Shifco poteva trasportare le armi in una direzione o anche in un'altra. Era questa la mia domanda, se lei ha mai sentito di un traffico di armi dal Corno d'Africa verso i Balcani. Lei lo esclude, non lo ha mai sentito?

DOUGLAS DUALE. No, questo non l'ho mai sentito, onorevole.

RAFFAELLO DE BRASI. La seconda questione è la seguente: ad un certo punto nelle nostre audizioni, parlando appunto di clan e di Mogadiscio divisa in due, viene sostenuta la tesi secondo la quale un agguato come quello che c'è stato nei confronti dei due giornalisti, che ha portato alla loro uccisione, non poteva essere ignorato dal gruppo dirigente del clan che, in qualche modo, controllava politicamente e militarmente il territorio.
Faccio una domanda più diretta, cioè, siccome in diverse occasioni sia le fonti che altri sostengono che Ali Mahdi sarebbe uno dei mandanti, perché queste sono le cose che noi leggiamo, lui o chi era vicino a lui non poteva non sapere dell'agguato e, viceversa, se l'agguato, per forza di cose, non poteva avvenire senza questa conoscenza, chiaramente il collegamento viene immediato. Quindi, quando lei ci ha raccontato come è divisa Mogadiscio, quale era la possibilità di movimento, quando ha parlato di controllo politico-militare, si riferiva anche a questa eventualità, cioè che un agguato di quella dimensione, fatto in quel modo, nei confronti di due cittadini italiani, non poteva non essere comunque conosciuto o autorizzato?

DOUGLAS DUALE. Premetto che Ali Mahdi il 20 marzo 1994 non era a Mogadiscio.


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RAFFAELLO DE BRASI. Questo lo sappiamo.

DOUGLAS DUALE. Detto questo, sottolineo ancora che molte volte il capo fazione non è assolutamente a conoscenza di quello che fanno i sottoclan. Quindi, se questo agguato fu organizzato da un gruppo diverso o dai suoi stessi servizi, Ali Mahdi poteva non sapere.

RAFFAELLO DE BRASI. Ma lei sa se questo gruppo fosse composto in modo interclanico?

DOUGLAS DUALE. Quando si tratta di uccisioni, di omicidi, in Somalia la famiglia non decide mai, non c'è una famiglia che decide di uccidere uno straniero. È proprio per cultura; in Somalia si uccide l'uomo, avversario, come capo tribù, ma non si uccide né la moglie del capo avversario né tanto meno i suoi figli. Non so se ho reso l'idea.

PRESIDENTE. Lei a quale clan appartiene?

DOUGLAS DUALE. Degli Habarghidir.

RAFFAELLO DE BRASI. È la domanda che volevo farle anch'io. E a quale clan apparteneva il suo cliente.

DOUGLAS DUALE. Il mio cliente, invece, è del clan avversario, degli Abgal.

RAFFAELLO DE BRASI. Quindi, quello di Ali Mahdi?

DOUGLAS DUALE. Sì, di Ali Mahdi.

RAFFAELLO DE BRASI. Quando lei dice che poteva essere organizzato da qualcuno, anche all'insaputa di Ali Mahdi, la mia domanda però è: sempre comunque qualcuno vicino ad Ali Mahdi? Un'uccisione fatta in questo modo, di questa gravità, anche se la situazione e il contesto erano quelli che sappiamo, poteva non essere autorizzata da qualcuno che comunque aveva il controllo dentro l'area? Questa è la mia domanda.

DOUGLAS DUALE. Ho detto prima che, se si tratta di assassinare una o due persone, non si convocano mai le famiglie, non si coinvolgono mai le famiglie. Quindi, chiunque della famiglia di Abgal avesse intenzione di eliminare i due giornalisti certamente non aveva bisogno dell'ok di Ali Mahdi.

RAFFAELLO DE BRASI. Però lei sta sostenendo che chi avrebbe comunque dovuto autorizzare questa ....

DOUGLAS DUALE. Ho detto che assolutamente nessuno poteva autorizzarlo.

RAFFAELLO DE BRASI. Mi ha parlato di qualcuno, di responsabili ...

DOUGLAS DUALE. No, io ho detto una sola cosa, che i due giornalisti non sono stati uccisi per caso, che sono stati uccisi dietro una regia. E lo ripeto ancora: questa è la convinzione di tutti i somali.

RAFFAELLO DE BRASI. Ma questa regia poteva essere attuata senza una partecipazione di chi controllava politicamente e militarmente quel territorio? Questa è la mia domanda.

DOUGLAS DUALE. Questo non lo posso sapere.

RAFFAELLO DE BRASI. Ma per sua esperienza, rispetto alle divisioni ....

DOUGLAS DUALE. Assolutamente, purtroppo esce fuori dalla cultura somala. Anche organizzare un agguato del genere, esce dalla nostra cultura, perché non è assolutamente possibile pensare né immaginare un gruppo somalo che organizza l'uccisione di una ragazza.

RAFFAELLO DE BRASI. Quindi, lei sottintende che la cultura sarebbe quella italiana? Ha detto che la cultura somala


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non può essere quella che ... Allora quale è la cultura che può avere causato questo?

DOUGLAS DUALE. Un omicidio del genere per noi esce dai canoni normali della famiglia somala.

RAFFAELLO DE BRASI. Avvocato, perché fu archiviata l'accusa fatta al sultano, che lei difendeva? Poi ad un certo punto sento dire il «cosiddetto» sultano. Era o non era un sultano?

DOUGLAS DUALE. Sì, è un sultano. Noi li chiamiamo Bogor.

RAFFAELLO DE BRASI. Per quale ragione fu archiviata questa accusa, pesantissima, di essere uno dei mandanti dell'uccisione dei due giornalisti?

DOUGLAS DUALE. Per quello che alla fine era risultato, dopo l'audizione del sultano, era diventato assolutamente un atto d'obbligo, perché l'iscrizione nel registro degli indagati del sultano era avvenuta solo perché in quella intervista il sultano aveva travisato o, meglio, le risposte che dava ad Ilaria Alpi erano un po' ambigue.

RAFFAELLO DE BRASI. Quindi, secondo lei, il magistrato Pititto lo avrebbe accusato di omicidio volontario di due persone, iscrivendolo nel registro degli indagati, sulla base di un'intervista ambigua?

DOUGLAS DUALE. Questo è ciò che all'epoca hanno dichiarato i giornalisti e un testimone, che riguardava la nave della Shifco. C'erano alcuni elementi ... Io penso che se questo processo fosse rimasto nelle mani di Pititto avrebbe avuto un'altra svolta.

RAFFAELLO DE BRASI. Secondo lei, Pititto non avrebbe archiviato l'accusa al suo cliente?

DOUGLAS DUALE. Non ho detto questo.

RAFFAELLO DE BRASI. Per quanto riguarda il suo cliente, lui conosceva i suoi accusatori? Mi risulta che lui facesse anche l'autista di Faduma Mohamed.

DOUGLAS DUALE. Sì, la figlia dell'ex sindaco di Mogadiscio.

RAFFAELLO DE BRASI. Lui faceva l'autista?

DOUGLAS DUALE. Sì, di quella famiglia.

RAFFAELLO DE BRASI. Quindi, fra autisti ci si conosceva, immagino?

DOUGLAS DUALE. Lui conosceva Gelle.

RAFFAELLO DE BRASI. Ma non conosceva l'autista?

DOUGLAS DUALE. Non aveva mai visto l'autista.

RAFFAELLO DE BRASI. Nonostante facessero lo stesso lavoro a Mogadiscio?

DOUGLAS DUALE. È diverso. L'autista era l'autista dei cubani. L'autista dei giornalisti, prima di lavorare con i giornalisti, aveva lavorato per sei anni presso il Ministero dei trasporti ed era al servizio dei mercenari cubani. Quindi, era una cosa ben diversa.
L'autista e il Gelle, il testimone che poi si era presentato davanti alla Digos e adesso risulta in Europa, lavoravano al Ministero dei trasporti, mentre il Gelle - teste, non l'autista - conosceva il mio assistito perché sono della stessa famiglia di Abgal e abitano uno vicino all'altro. È colui che ha chiamato il mio cliente e lo portò, lo consegnò all'ambasciatore italiano all'epoca in Somalia.

RAFFAELLO DE BRASI. Questo Gelle?

DOUGLAS DUALE. Sì.

RAFFAELLO DE BRASI. Che poi non si trova più.


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DOUGLAS DUALE. Sta in Europa, non è che non si trovi.

RAFFAELLO DE BRASI. Dove si trova?

DOUGLAS DUALE. In Europa.

PRESIDENTE. E dove?

RAFFAELLO DE BRASI. Dicono che non si trovi più.

DOUGLAS DUALE. Se non lo vogliono trovare è un altro discorso.

PRESIDENTE. Dove sta?

DOUGLAS DUALE. L'ultima volta, due anni fa, c'è stata una telefonata; ha chiamato un giornalista somalo, il quale ha registrato. Però lui adesso ogni giorno che noi cerchiamo di contattarlo sfugge. L'ultima volta stava in Germania, e lo sanno i nostri servizi, per forza devono sapere dove sta.

RAFFAELLO DE BRASI. Sempre per parlare di ipotesi di scomparsi, le risulta che l'ingegner Mugne sia deceduto, perché il presidente Taormina ha chiesto... ?

DOUGLAS DUALE. No, quello che è deceduto è il fratello, l'ammiraglio.

RAFFAELLO DE BRASI. Quindi, è il fratello, l'ammiraglio, che è deceduto. Perché ad un certo punto anche Ionta nella Commissione sui rifiuti dice che forse è morto.

PRESIDENTE. Qualcuno lo vuole far passare per morto.

DOUGLAS DUALE. Mugne è vivo.

RAFFAELLO DE BRASI. Invece, rispetto all'alibi, mi risulta, almeno dalle carte che fino ad ora ho visto - non le ho ancora viste tutte e, quindi, posso essere carente nella mia ricostruzione -, e questo alibi è molto importante ovviamente per il suo cliente ed anche per tutto il processo, che Faduma Mohamed Mamud abbia confermato questo alibi.

DOUGLAS DUALE. Sì.

RAFFAELLO DE BRASI. E che però ci sia stata, rispetto alla data, molta incertezza da parte del suo cliente, almeno dalle cose che ho letto io, nel senso che lui non riusciva a dire: sì, proprio quel giorno lì io ero a 150 chilometri, ma in quel periodo. Su questo mi vuole dire qualcosa?

DOUGLAS DUALE. Naturalmente ero colui che ha interrogato la Faduma, che ha confermato puntualmente la dinamica dei fatti, nel senso che in quel periodo, il 20 marzo 1994, anzi due giorni prima, il mio assistito era a 150 chilometri da Mogadiscio. Noi abbiamo portato altri due testimoni, ma mi riferisco solo a Faduma. Faduma aveva una ditta dove lavorava questo nostro assistito. Certamente se in una testimonianza un teste, anziché dire l'ora «x» o il giorno «x», dice: «io mi ricordo che era il mese di marzo, perché ho sentito, non ho penna e carta per scrivere il giorno preciso», per noi è un teste più che attendibile rispetto a quello che dice: ad «x» minuti e secondi mi trovavo al punto «x».

RAFFAELLO DE BRASI. Però sull'alibi del suo cliente non furono fatte delle indagini.

DOUGLAS DUALE. In questo processo, sia per noi che per l'accusa, nessuno ha fatto indagini.

RAFFAELLO DE BRASI. Su questo alibi che, se fosse stato confermato, ovviamente avrebbe assolto ...

DOUGLAS DUALE. Ma in corte di assise, in primo grado, è stato assolto. La corte di assise ha recepito in toto la testimonianza della Faduma, non c'è ombra di dubbio. Noi siamo stati condannati perché in corte d'assise d'appello quella


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mattina si è presentata la Digos dicendo che il loro teste Gelle, quando lo hanno sentito, si era identificato in questa foto per testimoniare che lui in quel momento c'era. E noi abbiamo dichiarato che quella foto non era Gelle.

RAFFAELLO DE BRASI. Anche l'autista lo riconosce direttamente o per averlo sentito da Gelle?

DOUGLAS DUALE. No, l'autista dice: io ho visto questo ragazzo davanti all'hotel Hamana, ma non l'ho visto durante la sparatoria.

RAFFAELLO DE BRASI. Quindi dice davanti all'hotel ma non...

DOUGLAS DUALE. Non durante la sparatoria.

RAFFAELLO DE BRASI. Quindi c'è solo Gelle che lo accusa.

DOUGLAS DUALE. Gelle è un teste che poi... Gelle non è mai comparso. È una testimonianza relata. Porterò anche questa cassetta tradotta da questo giornalista e chiedo che sia sentita. Dopo la causa questo giornalista della BBC, che si chiama dottor Aden (un cittadino somalo che rappresenta la BBC a Roma) ha registrato quello che diceva - il Gelle confermando quello che vi stavo dicendo poco fa e cioè: «Ma io non ero neanche presente. Mi hanno dato dei soldi. Punto e basta».

RAFFAELLO DE BRASI. Ho capito.

DOUGLAS DUALE. È una cosa che hanno combinato tra di loro. Non si tratta di un processo, questo non è un processo.

RAFFAELLO DE BRASI. La ringrazio, avvocato. Ho finito, presidente.

PRESIDENTE. È iscritto ad intervenire l'onorevole Tuccillo. Ne ha facoltà.

DOMENICO TUCCILLO. Le chiedo un chiarimento rispetto a quanto ha appena detto: «Mi hanno dato dei soldi».

DOUGLAS DUALE. Gelle ha riferito a questo giornalista di essere stato pagato e di non essere stato presente sul luogo del delitto.

DOMENICO TUCCILLO. Di essere stato pagato da chi?

DOUGLAS DUALE. Questo non si sa. Faremo la traduzione dalla lingua somala, visto che abbiamo la cassetta.

DOMENICO TUCCILLO. Ma non dice da chi; dice di aver preso...

DOUGLAS DUALE. Onestamente, in questo momento non so se abbia detto «sì» o «no». Conoscendo bene i somali, non credo abbia detto da chi.

DOMENICO TUCCILLO. Ha detto, genericamente, che è stato pagato. Va bene.
Io ho ascoltato la sua ricostruzione, specialmente per quello che attiene a ciò che maggiormente era di sua specifica competenza. Lei ha avuto percezione chiara, diretta e riscontrata del fatto che sono state esercitate pressioni nei suoi confronti affinché lei non si interessasse della difesa di Hassan.

DOUGLAS DUALE. Certamente sì. Però precede, perché tutte queste pressioni sono state fatte al momento in cui difendevo il sultano di Bosaso, non Hassan.

DOMENICO TUCCILLO. E tutte queste pressioni si sono risolte in un bigliettino che lei...

DOUGLAS DUALE. Il bigliettino e quella comunicazione diretta con i miei familiari.

PRESIDENTE. E la galera.

DOUGLAS DUALE. E poi la galera.


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DOMENICO TUCCILLO. E in una comunicazione con i suoi familiari.

DOUGLAS DUALE. Per primo. Poi il biglietto. Poi quello che mi è successo...

DOMENICO TUCCILLO. La comunicazione con i suoi familiari da chi è stata attivata?

DOUGLAS DUALE. Dai somali. Somali verso i miei parenti.

DOMENICO TUCCILLO. Sempre da somali, quindi. Mai da fonti diverse.

DOUGLAS DUALE. No.

DOMENICO TUCCILLO. Tenuto conto di questo, le rivolgo ancora due domande perché, francamente, qualche conto non mi torna. Lei prima diceva che ci fornirà una lista, anche abbastanza articolata, di persone...

DOUGLAS DUALE. Non solo io. Anche con il collega Moriconi.

DOMENICO TUCCILLO. ...di persone che sono state presenti, che hanno testimoniato: in un contesto come quello che lei ci ha descritto, con queste pressioni (lo dico tra virgolette) esercitate nei suoi confronti ed anche fortemente condizionato in senso non oggettivo (perché lei esprime anche giudizi pesanti sulle perizie, sul fatto che siano state attinenti a quanto realmente accaduto oppure no)...

DOUGLAS DUALE. Onorevole, queste osservazioni le ho fatte anche in aula. È registrato anche lì.

DOMENICO TUCCILLO. Sto riassumendo quanto lei ha detto per porle, poi, la domanda. Queste presenze così numerose, di cui ci fornirà riscontro preciso, non ha pensato, nel momento del processo, di fare in modo che fossero ascoltate, convocate?

DOUGLAS DUALE. Ho anticipato anche prima che per fare un processo normale davanti alla corte d'assise, fare una indagine difensiva e portare testimoni dalla Somalia fino qui in Italia, onorevole, ci vogliono i mezzi. Quando non ci sono i mezzi e l'indagine si deve fare in Somalia, con quali mezzi ci vado? Chi mi pagava le spese?

DOMENICO TUCCILLO. Ma lei aveva già questi nominativi o li ha raccolti successivamente?

DOUGLAS DUALE. Io potevo portare un numero limitato, perché non potevo...

DOMENICO TUCCILLO. Quindi lei già aveva la lista di tutte le persone, però non ne ha portata nessuna, o una.

DOUGLAS DUALE. Guardi, onorevole, da quelle liste io ho estrapolato le stesse foto scattate dalla RAI e i giornalisti sono arrivati. Le persone che erano presenti sul luogo, io vi porterò pure le foto... Non è che io sono andato a cercarle, sono le persone che secondo i filmati che sono stati fatti subito, nell'immediatezza, erano presenti.

PRESIDENTE. Permette, onorevole, una battuta? Raccogliendo le indicazioni del collega, avvocato, osservo che questi nomi lei avrebbe potuto trasformarli, senza spendere una lira, in richieste di audizione testimoniale in dibattimento. Questo l'ha fatto o non l'ha fatto?

DOUGLAS DUALE. Io ho fatto quello che mi consentiva...

PRESIDENTE. Questo non costava, mi scusi.

DOUGLAS DUALE. Chi facevo intervenire?

PRESIDENTE. Al giudice del dibattimento poteva dire: «So che queste dieci persone sono a conoscenza di circostanze e fatti. Cercatele e portatele».


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DOUGLAS DUALE. Io ho fatto una lista testimoniale secondo quella che era la mia capacità economica, quando sono stato estromesso dal patrocinio gratuito. Cosa potevo fare io? Chiamare chi era presente sul luogo o chi era presente al fianco del mio assistito? Io ho chiamato quelli che erano a Balad, a 150 chilometri, che assistevano il nonno morente.

PRESIDENTE. Poteva dire al pubblico ministero di chiedere lui la ...

DOUGLAS DUALE. Al pubblico ministero? Io su questo...

DOMENICO TUCCILLO. Per quanto riguarda l'altra domanda, vorrei sapere in modo più chiaro se lei abbia consigliato esplicitamente, apertamente il suo assistito di non rientrare in Italia in procinto di una sentenza che stava per essere emessa, visto, tra l'altro, il contesto che lei descrive.

DOUGLAS DUALE. Certamente. Il mio cliente è maggiorenne; è una persona che si ritiene innocente; è stata assolto; è andato in Olanda dai suoi parenti. Quando è stata fissata l'udienza di appello io e l'avvocato Moriconi siamo andati al Ministero degli esteri perché Hassan ha espresso la volontà di rientrare per assistere al processo e abbiamo chiesto un visto d'ingresso per lui, cosa che ci è stata concessa. Lui è rimasto in aula anche dopo che il procuratore generale ha chiesto l'ergastolo nei suoi confronti.

DOMENICO TUCCILLO. Quanti giorni prima della sentenza è rientrato in Italia?

DOUGLAS DUALE. Credo circa due mesi.

DOMENICO TUCCILLO. Ed è rimasto in Italia fino...

DOUGLAS DUALE. Fino al giorno in cui è stato portato in carcere di nuovo.

DOMENICO TUCCILLO. Sa quale fosse la motivazione per cui è rientrato in Italia?

DOUGLAS DUALE. Per assistere il suo processo. Lui non si vuole sottrarre alla giustizia, non vuole scappare. Lui è una persona...

DOMENICO TUCCILLO. E lei gli ha suggerito, eventualmente, di restare fuori o di rientrare?

DOUGLAS DUALE. Io, come avvocato, conoscendo bene la nostra giustizia, gli ho detto: «Guarda, noi abbiamo avuto una sentenza di primo grado positiva, ma la seconda può anche andar male». Lui ha risposto: «andare in Somalia o qua, per me è uguale. Io non voglio assolutamente sfuggire da nessuna giustizia».

DOMENICO TUCCILLO. Quindi, lei gli ha suggerito di non rientrare.

DOUGLAS DUALE. Credo che rientri nella normalità.

PRESIDENTE. Certo, ci mancherebbe!

DOUGLAS DUALE. Un avvocato, se non dice al proprio cliente i rischi che corre, non fa il suo lavoro.

DOMENICO TUCCILLO. Per me, va bene.

PRESIDENTE. La parola all'onorevole Schmidt.

GIULIO SCHMIDT. Avvocato Duale, il suo cliente è stato arrestato qualche ora prima che il testimone, l'autista, a Roma, davanti al pubblico ministero Ionta cambiasse dichiarazione, dicendo di aver conosciuto uno degli attentatori. Per quale motivo e sulla base di quali fatti è stato arrestato prima della dichiarazione dell'autista?

DOUGLAS DUALE. I fatto si sono svolti come segue. Quando, credo che fosse l'8...


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GIULIO SCHMIDT. 12 gennaio.

DOUGLAS DUALE. Il 12 gennaio. Quando sono arrivati a Roma, erano una delegazione; cioè lui faceva parte di una delegazione...

GIULIO SCHMIDT. Del SIS?

DOUGLAS DUALE. No, delegazione convocata da parte della commissione presieduta dal professor Gallo.

GIULIO SCHMIDT. Sì.

DOUGLAS DUALE. Lui faceva parte di questa delegazione di somali, che sono entrati in Italia per essere sentiti su fatti che riguardavano i maltrattamenti subiti da parte di militari. Il giorno dopo, Hassan fu sentito dalla commissione. Dalla commissione, in via XX Settembre, l'hanno portato direttamente alla questura, dove è stato fermato. Nella stessa giornata...

GIULIO SCHMIDT. Mi scusi: perché è stato fermato?

DOUGLAS DUALE. Perché era già organizzato. Era una scena. Poi alla fine si saprà che tutto è stato organizzato dall'ambasciatore dell'epoca in Somalia, che capeggiava questa delegazione. Il fatto che Hassan facesse parte di questa delegazione convocata dalla commissione governativa presieduta dal professor Gallo era tutta una farsa. Perché questo? Perché quando sono arrivati e il giorno dopo questo poveretto è stato portato in questura, e in questura c'era anche l'autista, il quale è entrato in questura alle ore 16 e fino alle 20,30 (se avete letto le sue dichiarazioni) ha insistito nel dire di non essere in grado di riconoscere nessuno del comando ed ha confermato le dichiarazioni rese a luglio davanti al dottor Ionta. A quel momento, si determinò, stranamente, un intervallo, perché bisognava cercare l'ambasciatore Cassini, che stava al Ministero degli esteri e chiedergli «che è successo? Questo nega di nuovo». Questa è l'ipotesi che io mi sono fatta. Poi, alle 22 si rientra e l'autista dice: «Adesso mi ricordo che durante il viaggio in aereo da Mogadiscio a Nairobi ho visto uno del commando». Si è risvegliato! Quando leggerete i verbali dell'autista, vedrete che purtroppo questo risulta.

GIULIO SCHMIDT. Lei pensa che nell'intervallo tra le 20 e le 22 qualcuno abbia dichiarato che Hassan era stato arrestato e che l'autista abbia sentito?

DOUGLAS DUALE. Non è soltanto questo. Io penso che l'autista sia stato sollecitato a dichiarare quello che ha dichiarato. Assolutamente non se ne esce, perché non si spiega il perché dalle 16 alle 20,30 l'autista insiste nel dire di non essere in grado di riconoscere e poi, alle 22, gli torna la memoria.

GIULIO SCHMIDT. Avvocato, le risulta che l'autista sia ancora vivo?

DOUGLAS DUALE. È morto.

GIULIO SCHMIDT. In circostanze strane?

DOUGLAS DUALE. No. Ho saputo dalla Somalia che era arrivato in Somalia moribondo.

GIULIO SCHMIDT. Quando?

DOUGLAS DUALE. Credo nel settembre dell'anno scorso.

GIULIO SCHMIDT. La stampa somala, se non ricordo male, riferendo la morte dell'autista, citò ovviamente la sua testimonianza in Italia sul caso Alpi e Hrovatin e sollevò qualche dubbio su quella morte. Le risulta?

DOUGLAS DUALE. Sì. Credo che alcuni giornali abbiano scritto che quando è arrivato in Somalia era quasi drogato, se ben ricordo.

RAFFAELLO DE BRASI. Era sotto protezione?


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DOUGLAS DUALE. Sì, è stato sotto protezione. E devo aggiungere che lui prima di morire aveva acquistato in Somalia una casa, pagandola 25 mila dollari.

RAFFAELLO DE BRASI. Quindi arriva, dopo la protezione, in Somalia moribondo. Questo sta dicendo.

DOUGLAS DUALE. Sì, dopo che è finita la causa.

GIULIO SCHMIDT. Un'altra domanda, avvocato. Abbiamo letto che lei ha interrogato Faduna Mohammed Mamud.

DOUGLAS DUALE. Sì.

GIULIO SCHMIDT. Oltre a confermare l'alibi di Hassan, Faduna Mohammed Mamud ha risposto a lei raccontando una realtà ben precisa: che Ilaria Alpi stava indagando sia sul traffico d'armi, sia sul traffico di rifiuti tossici e che, molto prudentemente, aveva raccomandato a Faduma di non parlarne assolutamente. Oltre a quanto noi sappiamo, quali altri fatti che possono essere di nostro interesse ha dichiarato Faduma?

DOUGLAS DUALE. Assolutamente nessuno, se non quello che risulta nei verbali.

GIULIO SCHMIDT. Benissimo. Lei sa che Francesco Chiesa, il cameraman del giornalista televisivo svizzero Vittorio Lenzi, dichiarò ai giornalisti di Famiglia Cristiana che il frammento di proiettile che era stato consegnato alla procura di Roma, e che sembrava il frammento della pallottola che ha ucciso Ilaria, in realtà non era stato trovato sul sedile posteriore ma su quello anteriore. Lei ha fatto richiesta di convocare come teste Francesco Chiesa?

DOUGLAS DUALE. No, non l'abbiamo fatto perché questa era notizia che ci pervenne nel corso di causa.

GIULIO SCHMIDT. Che le risulti, Francesco Chiesa non fu mai convocato a deporre?

DOUGLAS DUALE. Da parte nostra no.

GIULIO SCHMIDT. E, da quello che lei ricorda, è mai comparso al processo?

DOUGLAS DUALE. Al processo non è mai comparso, se ben ricordo.

GIULIO SCHMIDT. Lei si rende conto che questa testimonianza...

DOUGLAS DUALE. È molto importante.

GIULIO SCHMIDT. ...ha una grande rilevanza per la dinamica dell'attentato?

DOUGLAS DUALE. Me ne rendo conto.

GIULIO SCHMIDT. Ultima domanda, avvocato. Ci sono due delitti e un mancato delitto nell'arco di pochi mesi: che idea si è fatto, lei, del delitto Licausi?

DOUGLAS DUALE. Devo dire che non l'ho mai seguito.

GIULIO SCHMIDT. Che idea si è fatto del tentato omicidio di Franco Oliva?

DOUGLAS DUALE. Neanche questo, se non quello che ho saputo attraverso i somali. Attraverso i somali mi è stato detto che fu tacitato: hanno usato questa espressione. Tacitato dagli stessi servizi italiani: questo è quello che dicevano i somali.

GIULIO SCHMIDT. Sta parlando di Licausi o di Franco Oliva?

DOUGLAS DUALE. Di Franco Oliva.

GIULIO SCHMIDT. Per quale motivo?

DOUGLAS DUALE. Non lo so. Sono cose che si raccontano ma...


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GIULIO SCHMIDT. Un'ultima domanda. Lei ha fatto la seguente dichiarazione: Ilaria e Miran sono morti per ragioni che noi tutti somali sappiamo, ma di cui in quel momento Ilaria è venuta a conoscenza e l'avrebbe eccetera eccetera.

DOUGLAS DUALE. Confermo.

GIULIO SCHMIDT. Benissimo. Nella strada Garoe-Bosaso sono effettivamente noti sotterramenti di rifiuti tossici?

DOUGLAS DUALE. Se ne è parlato, ma non ho le prove. Si parlò di questo, però è molto difficile dire che possa succedere: rifiuti tossici sulle strade...

GIULIO SCHMIDT. Ci risulta che esiste una mappa ben precisa di dove sono stati sotterrati rifiuti tossici pericolosi in Somalia. Lei ritiene che sia facilmente rintracciabile la dislocazione?

DOUGLAS DUALE. Le testimonianze che io ho circa i rifiuti tossici sono relative a fusti buttati in mare, nel profondo del mare, ma non sono stati sotterrati da nessuna parte: questa è l'informazione che ho. Tra l'altro - almeno così mi hanno descritto - legavano 50 fusti in maniera tale che, intanto, nei primi giorni non si potessero neanche vedere. Andavano sul fondale, poi magari ogni due mesi veniva fuori un fusto, ma ciò non accadeva nei primi giorni.

GIULIO SCHMIDT. Lei ha fatto un'affermazione. Ha detto: l'autista è il colpevole dell'omicidio.

DOUGLAS DUALE. Questa è una mia, una nostra valutazione.

GIULIO SCHMIDT. Sì, è una sua valutazione, ma è una valutazione molto precisa. Su quali basi sostiene questa sua valutazione?

DOUGLAS DUALE. Le nostre valutazioni sono tre. Noi non crediamo, in primo luogo, che l'arma di cui si è parlato - il kalashnikov - sia mai entrata nel circuito.

PRESIDENTE. In che senso? In Somalia non arrivavano kalashnikov?

DOUGLAS DUALE. No, non ho detto questo. Avevano tutti le armi dei russi.

PRESIDENTE. Appunto, lo ha detto lei, prima, che è l'est che manda le armi!

DOUGLAS DUALE. Non solo, prima fornivano le armi ufficialmente.

PRESIDENTE. Però, la consulenza tecnica che è stata fatta durante le indagini preliminari dice che il kalashnikov era di provenienza sovietica.

DOUGLAS DUALE. Nessuno lo discute, presidente. Lì si parlava, sia in prima che in seconda istanza, di Fal. Io con i Fal ho sparato, li ho portati, quindi conosco benissimo la differenza tra un Fal e un kalashnikov. Se si spara con un kalashnikov anche attraverso il parabrezza di una macchina, si spappola il cervello della vittima. Ilaria Alpi non è stata colpita sulla fronte, è stata colpita alla nuca, quindi un frammento di una specie di armi...
Presidente, io non sono un perito, parlo da profano, però sia prima sia dopo hanno confermato la gittata delle armi, la distanza dalla quale sono stati sparati i colpi e, in secondo luogo, i racconti. Nell'immediatezza i testimoni hanno detto: quelli si sono messi davanti alla macchina, hanno fatto una squadra, hanno cominciato a sparare da quella distanza. Nessuno può dire che l'arma che ha colpito Ilaria Alpi ha fatto un rimbalzo contro non so quale parabrezza, dopodiché il colpo è andato verticalmente! Questa è una valutazione che io, come avvocato...

RAFFAELLO DE BRASI. Si parla anche di un calibro preciso: 7,62 per 39.

DOUGLAS DUALE. Queste sono cose che io come avvocato non condivido. Comunque, è una mia valutazione, non dico altro.


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È una mia valutazione, punto e basta. C'è il fatto che l'autista in seconda istanza ha negato di avere con sé una pistola: perché? Perché nega?

RAFFAELLO DE BRASI. Perché non aveva sparato.

DOUGLAS DUALE. No, al contrario, l'uomo della scorta dice che l'autista ha sparato. L'uomo della scorta, ripeto, dice che l'autista ha sparato. Il discorso è che lui ha sparato. Queste sono le valutazioni che noi abbiamo fatto, però rimangono tali.

GIULIO SCHMIDT. Per sua esperienza, non le sembra strano che sia Miran sia Ilaria siano stati colpiti tutti e due alla testa in modo così preciso?

DOUGLAS DUALE. Onorevole, questa è un'altra valutazione che noi abbiamo fatto. La perizia dice che Ilaria aveva le mani sulla testa, si era coperta. Allora, perché, da chi si nascondeva? Da dietro? Ilaria - almeno, la percezione umana è questa - ha sentito i colpi che venivano dall'altra parte, si copre e va sotto, ma non si poteva coprire dalla pistola dell'autista. Questa è la nostra valutazione.

RAFFAELLO DE BRASI. Quindi, l'autista era sceso ed era andato dal di dietro: questa...

DOUGLAS DUALE. Sì, da dietro.

RAFFAELLO DE BRASI. ... è la sua idea?

DOUGLAS DUALE. Certamente.

GIULIO SCHMIDT. Secondo la descrizione del meccanismo, in effetti l'autista deve essere sceso, perché Miran è stato colpito alla tempia sinistra e, quindi, dalla parte della guida.

DOUGLAS DUALE. Sì, dalla parte della guida. Quando esaminerete quella cassetta - credo del 17 luglio - in cui sono stati sentiti, da Ionta, l'uomo della scorta e gli stessi militari dell'esercito, vedrete che questo teste è proprio un cantastorie: nega tutto, nega anche in tribunale! In corte d'assise ha negato di aver mai portato armi. Tuttavia, abbiamo interrogato un giornalista, il quale ha detto - certamente, ammettendo di aver commesso un reato in territorio estero - di aver comprato una pistola da quell'autista: è il giornalista italiano Alberizzi ed è stato fatto un confronto. Perché, allora, l'autista nega l'esistenza di quella pistola?

GIULIO SCHMIDT. Le risulta che il traffico di armi e il traffico di rifiuti tossici siano legati in modo indissolubile, nel senso che a fronte della fornitura di armi la Somalia concedeva territorio per sotterrare i rifiuti tossici?

DOUGLAS DUALE. Questo è tutto quello che sappiamo, durante il regime di Siad Barre.

GIULIO SCHMIDT. Grazie, ho concluso le mie domande.

PRESIDENTE. Do ora la parola all'onorevole Bulgarelli.

MAURO BULGARELLI. Avvocato, lei è stato bravissimo a contestualizzare il periodo - l'epoca di Siad Barre, dal 1991 in poi - rispetto ai fatti accaduti. Vorrei farle una domanda al riguardo. Cosa dicono i somali del fatto che vi fossero campi di addestramento, probabilmente per gente che poi è andata a combattere nei Balcani? I Balcani tornano continuamente nella vicenda di Ilaria Alpi. È possibile che in Somalia - o nel Somaliland - vi fossero campi di addestramento che ricevevano armi, nei quali si addestravano persone che poi si sarebbero trasferite nei Balcani?

DOUGLAS DUALE. Lo escludo completamente.

MAURO BULGARELLI. La mia seconda domanda riguarda il suo primo


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cliente, il sultano di Bosaso. Ci racconti qualcosa di più di lui. Il sultano è a Bosaso, all'interno di un'area in cui è accaduto di tutto: si è parlato di sbarco di armi anche in quella zona, di rifiuti tossici sia in mare sia nell'entroterra; si parla di un bunker del quale è vietato, addirittura, il sorvolo, gestito da non so bene chi...

DOUGLAS DUALE. Quale bunker, onorevole?

MAURO BULGARELLI. Nell'interno di Bosaso, nell'entroterra.

DOUGLAS DUALE. No. Un bunker che è vietato sorvolare?

MAURO BULGARELLI. Diciamo che è una gettata di cemento, dove pare vi siano dei rifiuti radioattivi, in questo caso.

DOUGLAS DUALE. No, a me questo non risulta.

MAURO BULGARELLI. Però, il sultano si occupava, ovviamente, di queste cose ed era a conoscenza diretta di queste cose, sia delle armi...

DOUGLAS DUALE. Quali?

MAURO BULGARELLI. Del traffico di armi che si svolgeva nella sua area o del traffico dei rifiuti. Immagino che, come il Presidente, durante il periodo di Siad Barre, tutti quanti...

DOUGLAS DUALE. No, onorevole, va chiarita una cosa. Durante il periodo di Siad Barre, il sultano era in carcere, in quanto era uno degli oppositori del regime. Se parliamo del periodo dopo Siad Barre, rispetto alle armi - che, naturalmente, entravano in Somalia - il sultano ha ammesso che ne era a conoscenza. Addirittura, ha dichiarato che anche loro ne hanno ricevute.

MAURO BULGARELLI. Rispetto, invece, ad eventuali rapporti tra il sultano e Marocchino, vi sono stati rapporti tra di loro o, se non proprio attraverso Marocchino, attraverso Schiavone, Roghi, altre persone?

DOUGLAS DUALE. Non posso assolutamente escludere, in senso generale, che Marocchino abbia avuto rapporti con il sultano. Però, conoscendo bene il sultano, quasi quasi lo escluderei, perché sono due soggetti che non si possono avvicinare.

MAURO BULGARELLI. Dice che vi è un'incompatibilità?

DOUGLAS DUALE. Quasi quasi arriverei a dirlo, conoscendo bene il sultano e Marocchino.

MAURO BULGARELLI. La ringrazio, ho concluso le mie domande.

PRESIDENTE. Vorrei un attimo tornare su quel tratto di strada che, lei ha detto, non sarebbe stato fatto con le stesse persone che tutelavano Ilaria Alpi. Lei ha detto che c'era un tratto di strada, prima di arrivare a Mogadiscio nord, per cui prima lei si chiedeva: chi ha seguito...

DOUGLAS DUALE. No, presidente, ho detto che i due giornalisti, tornando da Bosaso, sono arrivati all'aeroporto internazionale di Mogadiscio. Il vuoto consiste in questo: chi è che ha prelevato i due giornalisti dall'aeroporto internazionale fino all'albergo?

PRESIDENTE. Perché, quello era un percorso pericoloso?

DOUGLAS DUALE. No. Come sono arrivati?

PRESIDENTE. Lei se l'è data una risposta?

DOUGLAS DUALE. Io una risposta me la sono data, però credo che sarebbe meglio sentire i testimoni che indicheremo.


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PRESIDENTE. Lei che cosa pensa? Chi potrebbe averla accompagnata? Marocchino?

DOUGLAS DUALE. No, Marocchino no, assolutamente, bensì proprio l'autista: l'autista in persona.

PRESIDENTE. L'autista in persona?

DOUGLAS DUALE. Sì, l'autista in persona. Non è vero quello che lui ha raccontato ai tribunali, alle commissioni, ovvero che ha saputo che Ilaria era arrivata, e lo ha saputo attraverso altri amici. No, l'autista è coinvolto fino al collo in questa situazione; è andato direttamente all'aeroporto di Mogadiscio, a prelevare i due giornalisti.

PRESIDENTE. Glielo ha detto qualcuno o è una sua ricostruzione?

DOUGLAS DUALE. No, me lo ha detto qualcuno che dovrà venire qui davanti a voi a testimoniare.

PRESIDENTE. E chi è? È uno di quei nomi che lei ci deve fare?

DOUGLAS DUALE. Sì, è uno dei nomi che mi sono riservato di fare.

PRESIDENTE. Va bene. Avvocato, lei ha detto che se il dottor Pititto avesse continuato l'indagine, probabilmente il processo non sarebbe andato come è andato. Perché? Chi lo ha continuato lo ha sviato da come sarebbe potuto andare?

DOUGLAS DUALE. No, assolutamente, non volevo dire questo.

PRESIDENTE. Ci spieghi, allora.

DOUGLAS DUALE. Mi spiego. Noi, a giugno, siamo andati ad interrogare sia Mugne, sia il sultano. Credo che il dottor Pititto all'epoca seguisse una traccia. Ora, non posso sapere qual è l'intenzione di un procuratore della Repubblica che è mio avversario, però siamo tornati dallo Yemen il giorno dopo che è arrivata a Roma - prima di quei due testimoni dei quali vi spiegherò meglio poi - una coppia di somali. Dunque, siamo arrivati il giorno dopo che da Nairobi è arrivata, come un pacchetto, una coppia di somali che dicevano di essere depositari di tutta la verità sull'uccisione di Ilaria Alpi.

PRESIDENTE. Dove sono arrivati?

DOUGLAS DUALE. A Roma. Mandati da chi?

PRESIDENTE. Da chi?

DOUGLAS DUALE. Loro dicevano (tra l'altro, ho parlato con il dottor Pititto che li voleva addirittura arrestare) di essere stati contattati e ospitati da un colonnello dei servizi segreti tedeschi a Nairobi.

PRESIDENTE. Aveva un nome e un cognome questo colonnello dei servizi segreti?

DOUGLAS DUALE. È tutto agli atti, credo. Non possiamo non dirlo, questo. Questa coppia diceva di essere al corrente di chi ha ucciso Ilaria Alpi e di come si sono svolti i fatti. Pititto, naturalmente, si è trovato questa patata bollente. Poi, essendo l'avvocato della comunità somala, mi è stato segnalato di due somali che sono stati fermati e sono venuti lì a raccontare...

PRESIDENTE. A lei?

DOUGLAS DUALE. No, a Pititto.

PRESIDENTE. E lui lo ha verbalizzato?

DOUGLAS DUALE. Certamente, ha verbalizzato e ha disposto il loro rientro in Etiopia, perché dicevano di non voler più rientrare in Kenya in quanto avevano paura per la loro incolumità.

PRESIDENTE. E che cosa dichiararono, che lei sappia?


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DOUGLAS DUALE. Onestamente, non ricordo.

PRESIDENTE. Non lo sa?

DOUGLAS DUALE. È stato verbalizzato, quindi non me ne sono più occupato. Dopo di che, non sono passate neanche due settimane, era giugno-luglio e Pititto era già fuori, non so per quale motivo.

PRESIDENTE. Lei ha avuto ragioni di scontro, di contrasto, di disapprovazione, di non condivisione dell'operato investigativo del dottor Ionta?

DOUGLAS DUALE. Mai, anzi lo stimo come pubblico ministero.

PRESIDENTE. Cassini chi era?

DOUGLAS DUALE. Cassini era l'inviato speciale in Somalia.

PRESIDENTE. Che rapporti aveva con i servizi somali?

DOUGLAS DUALE. Era ospite loro.

PRESIDENTE. Che faceva in Somalia Cassini?

DOUGLAS DUALE. Cassini ufficialmente era rappresentante del Governo italiano in Somalia.

PRESIDENTE. E ufficiosamente?

DOUGLAS DUALE. Ufficiosamente, in quel periodo svolgeva un'indagine di polizia giudiziaria.

PRESIDENTE. Su che cosa?

DOUGLAS DUALE. Sul caso dell'uccisione dei due giornalisti.

PRESIDENTE. Per conto di chi faceva questa indagine?

DOUGLAS DUALE. Lui riferiva alla procura, così come risulta dagli atti processuali.

PRESIDENTE. Cassini?

DOUGLAS DUALE. Sì, Cassini.

PRESIDENTE. Per conto di chi? Per i servizi italiani?

DOUGLAS DUALE. No, per la procura di Roma.

PRESIDENTE. E in quale veste?

DOUGLAS DUALE. Mah...

PRESIDENTE. In quale veste? Lei sa se avesse rapporti con i servizi italiani?

DOUGLAS DUALE. Servizi italiani in Somalia?

PRESIDENTE. No.

DOUGLAS DUALE. Quali servizi, presidente?

PRESIDENTE. Il SISDE.

DOUGLAS DUALE. No, no, questo no...

PRESIDENTE. Il SISMI?

DOUGLAS DUALE. No, questo non lo posso sapere, presidente.

PRESIDENTE. Cassini come si presentava? Lei ci ha parlato, ci ha trattato?

DOUGLAS DUALE. Io Cassini l'ho visto due giorni dopo che è stato arrestato il mio cliente: mi sono incontrato in procura...

PRESIDENTE. E che ci è venuto a fare in procura, Cassini? A che titolo stava in procura?

DOUGLAS DUALE. Probabilmente, lo avranno convocato per sentirlo.


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PRESIDENTE. E per che cosa?

DOUGLAS DUALE. Come testimone.

PRESIDENTE. Per aver portato Hashi Omar Hassan in Italia?

DOUGLAS DUALE. Sì, per Hashi Omar Hassan. È stato sentito, ci sono i verbali.

PRESIDENTE. Che ruolo ha avuto Cassini, per portare in Italia Hashi Omar Hassan?

DOUGLAS DUALE. Quando Cassini era a Mogadiscio, aveva avuto rapporti con...

PRESIDENTE. Era amico del sultano?

DOUGLAS DUALE. No, assolutamente, no.

PRESIDENTE. Si trattavano?

DOUGLAS DUALE. No, no. Per quello che sappia, no.

PRESIDENTE. Era amico di Marocchino?

DOUGLAS DUALE. Avrà trattato con Marocchino...

PRESIDENTE. «Avrà trattato» che significa? Ha trattato o non ha trattato con Marocchino?

DOUGLAS DUALE. Personalmente, questo non lo posso sapere.

PRESIDENTE. Non lo sa, non le risulta?

DOUGLAS DUALE. No, assolutamente non lo posso sapere, perché i fatti che si svolgono in Somalia, se qualcuno non me li riferisce, non li posso sapere. Però so che Cassini ha avuto rapporti anche con il mio cliente.

PRESIDENTE. E con le varie tribù alle quali lei ha fatto riferimento, Cassini aveva rapporti?

DOUGLAS DUALE. Sempre.

PRESIDENTE. In particolare con Ali Mahdi?

DOUGLAS DUALE. Anche.

PRESIDENTE. E con l'altra?

DOUGLAS DUALE. Non poteva non averli.

PRESIDENTE. E perché? Che faceva? Perché doveva avere questi rapporti? Per fare un'indagine di polizia giudiziaria? Se ho capito bene, faceva un'indagine su Ilaria Alpi.

DOUGLAS DUALE. Certamente. Quello che sappiamo risulta anche agli atti, presidente.

PRESIDENTE. Ma perché doveva avere questi rapporti con le varie fazioni?

DOUGLAS DUALE. Perché, secondo lui, è stato sollecitato dall'onorevole Veltroni, che all'epoca era Vicepresidente, e nei confronti del quale la famiglia Alpi si è lamentata, per l'insuccesso dell'indagine.
Quindi, lui ha dichiarato di aver ricevuto il mandato per svolgere questa indagine in Somalia. L'ha dichiarato e risulta agli atti. Dopo di che, tutto quello che faceva...

PRESIDENTE. Tutto quello che ha fatto è portare Hassan in Italia.

DOUGLAS DUALE. Non solo quello. Ha portato Hassan... lasciamo perdere.

PRESIDENTE. Va bene. La parola all'onorevole Cannella.

PIETRO CANNELLA. Lei ha ricostruito benissimo il contesto somalo durante il periodo di Siad Barre e anche dopo. Mi sfugge una cosa a proposito delle armi: la


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Somalia di Siad Barre era un paese con un governo legittimo, pur se totalitario; quindi le armi venivano acquistate e provenivano da paesi dell'Est, verosimilmente, perché le armi in dotazione all'esercito somalo erano armi appartenenti all'ex Patto di Varsavia.

DOUGLAS DUALE. Onorevole, non è così.

PIETRO CANNELLA. Le sto facendo la domanda proprio per farmi dire che non è così.

DOUGLAS DUALE. Non è così.

PIETRO CANNELLA. Vorrei che lei specificasse attraverso quali canali, secondo quello che si sente in giro, arrivavano queste armi e quale fosse la loro provenienza, cioè la fabbricazione.

DOUGLAS DUALE. Fino al 1988 le armi in Somalia entravano regolarmente dai paesi che avevano rapporti politici e diplomatici con la Somalia, ad esclusione dei paesi dell'Est, perché all'epoca Siad Barre aveva rotto ogni rapporto con l'Est. I rapporti li aveva con l'Italia, prettamente. Le armi, all'epoca, potevano venire pure dagli Stati Uniti, perché Siad prima era nel blocco comunista, poi rientrò e quando è rientrato è tornato di nuovo nell'Occidente. Quindi, le armi e gli esperti in maggioranza erano italiani: è da lì, allora, che provenivano le armi. Quando, però, nel 1988, Siad Barre ha fatto un grosso errore, perché ha bombardato Haghesia, a nord della Somalia, l'Occidente da quel momento ha chiuso i rubinetti, sia per le armi che per i soldi. Ecco allora perché si è rivolto ai paesi dell'Est e tutti gli escamotage che questi casi comportano; perché le armi, basta avere i soldi, si trovano. Anche dall'Italia, ma non dal Governo italiano. Quello che, poi, è avvenuto dopo la caduta di Siad Barre è che in Somalia non c'è più un governo legittimo. Non essendoci un governo legittimo, si sono formate fazioni: ogni fazione corrisponde a una famiglia e ogni famiglia ha un capoclan, il quale raccoglie i soldi delle varie sue tribù e acquista armi dove le trova. Questa è la situazione della Somalia e, tornando anche alla domanda del presidente, perché Cassini aveva rapporti con questi? L'Italia a tutt'oggi, nonostante che in Somalia non ci sia un governo legittimo, ha un ambasciatore...

PRESIDENTE. Un incaricato d'affari.

DOUGLAS DUALE. No, no, è un ambasciatore, che ha rapporti diplomatici.

PRESIDENTE. Sì, è un incaricato d'affari.

DOUGLAS DUALE. Loro lo chiamano «inviato speciale», che comanda queste missioni e ha sede a Nairobi. E lui con chi ha rapporti? Ha rapporti con tutte queste fazioni. Quindi - torniamo al medioevo - un governo c'è, perché ognuno di loro amministra la propria zona e ognuno di loro risponde per la zona di cui ha il comando.

PIETRO CANNELLA. Un'altra domanda a proposito dei proiettili che hanno colpito Ilaria Alpi e Miran Hrovatin. Il dottor De Gasperis, nella precedente audizione, ci ha detto che i proiettili sono, verosimilmente, di due calibri differenti: un 5.45 dovrebbe essere quello che ha colpito, secondo la ricostruzione, Hrovatin e un 7.62 quello che ha colpito Ilaria Alpi; quindi non vengono da armi a canna lunga simili, ovvero, se il comando somalo aveva soltanto dei kalashnikov, non aveva lo stesso tipo di arma. Secondo lei, è possibile scambiare un proiettile da 7.62, quindi di calibro maggiore rispetto al 5.45, per un proiettile di pistola e viceversa , dato che un proiettile di calibro 38 è certamente di dimensioni maggiormente compatibili con un 7.62 rispetto ad un 5.45?

DOUGLAS DUALE. Secondo la mia esperienza lo escludo, anche perché


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quando la Commissione visionerà anche la macchina troverà che, inizialmente, i sedili posteriori...

PRESIDENTE. Macchina che è in Somalia.

DOUGLAS DUALE. Sì.

RAFFAELLO DE BRASI. Ci porterà delle foto!.

DOUGLAS DUALE. Vedrete diverse foto che rappresentano... Prima si dice che non ci sono fori.

PRESIDENTE. I fori sono sette.

DOUGLAS DUALE. Poi c'è una foto in cui questi fori non risultano proprio. Quale delle due è la macchina?

PIETRO CANNELLA. Come è venuto il testimone che accusa Hassan? Come si è imbarcato sull'aereo?

DOUGLAS DUALE. È stato rintracciato da Massimo Alberisi del Corriere della Sera, prima. Poi, successivamente, gli uomini dei servizi di Gilao.

PIETRO CANNELLA. Ha mai sentito parlare di Rajola Pescarini?

DOUGLAS DUALE. Sì, lo conosco.

PIETRO CANNELLA. Ci dice qualcosa?

DOUGLAS DUALE. Era colonnello, adesso è generale in pensione.

PIETRO CANNELLA. Questo lo sapevamo. Cosa si dice in Somalia? Cosa faceva?

DOUGLAS DUALE. Lui è andato in Somalia nel 1972 e lì è rimasto. Ne sono sicuro perché all'epoca io ero in collegio.

PIETRO CANNELLA. Un'ultima cosa. Il suo assistito ha un soprannome in Somalia?

DOUGLAS DUALE. No. C'è un soprannome, che hanno indicato come Faudo...

PIETRO CANNELLA. Ecco, infatti.

DOUGLAS DUALE. Però noi abbiamo spiegato l'equivoco...

PIETRO CANNELLA. Esatto, perché lei parla di una persona di specchiata moralità, quindi...

DOUGLAS DUALE. La sua famiglia si chiama Fodbal, non Faudo.

PIETRO CANNELLA. Quindi si tratta di un malinteso rispetto al soprannome.

DOUGLAS DUALE. È un soprannome della famiglia.

PIETRO CANNELLA. Va bene, la ringrazio.

DOUGLAS DUALE. Di niente.

PRESIDENTE. L'onorevole Schmidt ha chiesto di fare un'ultima, brevissima domanda.

GIULIO SCHMIDT. Vorrei conoscere l'opinione dell'avvocato Duale sul perché l'attentato sia avvenuto all'hotel Hamann anziché all'hotel in cui la Alpi e Hrovatin alloggiavano e se, a suo giudizio, gli attentatori stavano aspettando o hanno seguito al macchina di Ilaria.

DOUGLAS DUALE. La mia convinzione è che quello fosse un accordo prestabilito.

PRESIDENTE. Qual era l'accordo prestabilito?

DOUGLAS DUALE. L'accordo era di portare i giornalisti a quel luogo.

PRESIDENTE. Con chi l'accordo?

DOUGLAS DUALE. Con l'autista e gli altri. Questa è una mia opinione.


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GIULIO SCHMIDT. Grazie.

PRESIDENTE. Sta bene. Avvocato Duale, io credo di doverla ringraziare sentitamente, a nome della Commissione, perché ci ha permesso di entrare un poco in Somalia, consentendoci di capire non poche cose, che è importante conoscere, in quanto contestualizzare anche dal punto di vista logistico gli avvenimenti è fondamentale, specialmente per una inchiesta come questa, che, come lei giustamente ha detto, si è avvalsa di poche indagini approfondite. Nel ringraziarla, le ricordo anche l'impegno, che lei ha assunto, di far pervenire non oltre la prossima settimana - questo è un termine che indico io adesso - alla Commissione tutto il materiale di cui ci ha fatto menzione: la foto dei fusti, la foto del testimone che non è stato possibile sentire e che, ove fosse stato sentito, avrebbe consentito di accertare che quello al quale si riferiva la corte d'assise non era corrispondente, e l'elenco delle persone che, secondo le sue consapevolezze, sarebbero in grado di dare un contributo determinante all'accertamento che questa Commissione intende fare sulle cause dell'uccisione dei due giornalisti, oltre che sulle disfunzioni che potrebbero essersi verificate nelle nostre istituzioni e che potrebbero non aver consentito l'accertamento dei fatti nella loro puntualità.
Concludo dicendo che attendiamo questi documenti, ma saremmo anche curiosi di sapere se lei stia facendo qualcosa per sottrarre il suo cliente, condannato con sentenza definitiva, ad una sorte che mi pare non sia la migliore che gli potesse capitare.

DOUGLAS DUALE. Ringraziando lei, presidente, e tutta la Commissione, le dico che noi ci proponiamo una revisione del processo.

PRESIDENTE. Noi siamo a disposizione, ritenendo di poter contribuire anche a questo frammento di verità, che non è di poca importanza. Tuttavia, poiché siamo convinti che alcuni dei dubbi che abbiamo lei possa risolverli direttamente o indirettamente, cioè personalmente o per interposta persona, le rivolgiamo un caldo invito a far conoscere alla Commissione quello che potrebbe sapere e che ancor oggi non ha voluto dirle.

DOUGLAS DUALE. Non risparmierò nulla, presidente, per portare davanti a questa Commissione tutto ciò che è a mia conoscenza.

RAFFAELLO DE BRASI. Rispetto alla prova secondo al quale il signor Gelle non sarebbe quello indicato nella foto, faccio osservare che per verificare questo noi abbiamo bisogna anche di una foto del signor Gelle.

DOUGLAS DUALE. Certamente. Vi porterò la perizia.

PRESIDENTE. Ringraziando nuovamente l'avvocato Duale, dichiaro concluso l'esame testominiale.

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