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PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca l'audizione del sostituto procuratore della Repubblica presso il tribunale di Roma, Andrea De Gasperis, al quale faccio presente - come già avvenuto con il dottor Ionta -, pur sapendo che non ve n'è alcun bisogno, che rende dichiarazioni in questa sede sotto l'applicazione dell'articolo 372 del codice penale. Naturalmente questo non esclude che nell'ambito dell'audizione egli possa esprimere alcune sue valutazioni, che tali resteranno, senza alcun'altra implicazione.
Chiedo, dunque, al dottor De Gasperis di declinare cortesemente le sue generalità.
ANDREA DE GASPERIS, Sostituto procuratore della Repubblica presso il tribunale di Roma. Sono Andrea De Gasperis, Roma. Sono in servizio presso la procura della Repubblica presso il tribunale di Roma.
PRESIDENTE. Dottor De Gasperis, lei è stato il primo dei magistrati che si sono interessati dell'inchiesta sull'uccisione di Ilaria Alpi e Miran Hrovatin: è così?
ANDREA DE GASPERIS, Sostituto procuratore della Repubblica presso il tribunale di Roma. Sì.
PRESIDENTE. Da chi le fu conferita la delega?
ANDREA DE GASPERIS, Sostituto procuratore della Repubblica presso il tribunale di Roma. Era il 22 marzo 1994 e io ero di turno. Spiego in cosa consista il turno: in quel tempo, un solo magistrato a Roma si occupava di tutti gli arresti che venivano operati in una giornata, cioè nell'arco di ventiquattr'ore, e di tutti i cosiddetti atti urgenti, quindi accessi sui luoghi in caso di omicidio o altri fatti di sangue di particolare rilievo, richieste di perquisizioni, sequestri e simili. In questa mia veste, delegato dal dottor Coiro, che a quel tempo era procuratore aggiunto, non so se era anche reggente, perché ci fu...
ANDREA DE GASPERIS, Sostituto procuratore della Repubblica presso il tribunale di Roma. C'erano degli interregni..
PRESIDENTE. Era andato via il dottor Mele?
ANDREA DE GASPERIS, Sostituto procuratore della Repubblica presso il tribunale di Roma. Può darsi, non lo ricordo. Comunque, ero sicuramente nell'ufficio da aggiunto. Dunque, a me arriva dall'anagrafe del comune di Roma una richiesta di nullaosta per la sepoltura della salma di Ilaria Alpi, che mi indicano giacente presso la RAI di Saxa Rubra. Io scendo dal dottor Coiro pensando che fosse quello che noi chiamiamo un seguito, cioè che fosse un atto successivo ad un'informativa di polizia giudiziaria, perché in genere un omicidio forma oggetto di informativa, anche se commesso all'estero.
PRESIDENTE. Mi scusi: il nullaosta fu richiesto con riferimento ad una morte dovuta ad omicidio?
ANDREA DE GASPERIS, Sostituto procuratore della Repubblica presso il tribunale di Roma. Uccisa, sì. Il 24... «Si prega di voler rilasciare con la massima urgenza autorizzazione al rilascio del nulla osta per il seppellimento della salma della giornalista Ilaria Alpi, nata a Roma (...), uccisa a Mogadiscio il 19 (...). La salma si trova a Saxa Rubra».
PRESIDENTE. Da chi proviene questa richiesta?
ANDREA DE GASPERIS, Sostituto procuratore della Repubblica presso il tribunale di Roma. Dall'anagrafe.
PRESIDENTE. Dall'anagrafe di Roma?
ANDREA DE GASPERIS, Sostituto procuratore della Repubblica presso il tribunale di Roma. Dall'anagrafe del comune di Roma.
ANDREA DE GASPERIS, Sostituto procuratore della Repubblica presso il tribunale di Roma. «Il 19 corrente mese». È l'unico atto che ho (Commenti).
PRESIDENTE. Do lettura del documento prodotto dal dottor Andrea De Gasperis, datato 22 marzo 1994, del comune di Roma, anagrafe stato civile, lettera inviata alla procura della Repubblica di Roma: «Richiesta nullaosta. Si prega voler rilasciare con la massima urgenza l'autorizzazione al rilascio del nullaosta per il seppellimento della salma della giornalista Ilaria Alpi, nata Roma il 24 maggio 1961 e uccisa a Mogadiscio il 19 corrente mese. La salma attualmente è nella camera ardente allestita presso il centro RAI di Saxa Rubra in Roma». Preso atto di questo documento, che, se non la disturba, chiederemo che producesse e ci lasciasse in fotocopia...
ANDREA DE GASPERIS, Sostituto procuratore della Repubblica presso il tribunale di Roma. Sì, certo.
PRESIDENTE. ... le domando: questo è l'unico documento che è arrivato?
ANDREA DE GASPERIS, Sostituto procuratore della Repubblica presso il tribunale di Roma. Il primo.
PRESIDENTE. Il primo documento, nel quale non si faceva riferimento a nessun intervento di tipo di polizia giudiziaria o, comunque, proveniente dalle forze dell'ordine. Secco così.
ANDREA DE GASPERIS, Sostituto procuratore della Repubblica presso il tribunale di Roma. Stavo appunto precisando che io, per il tenore del documento...
PRESIDENTE. Mi scusi se la interrompo nuovamente, ma essendo attiva la trasmissione della seduta a circuito chiuso la invito a farsi carico lei stesso di dirci quando, parlando di questioni che intende siano segretate, il circuito debba essere disattivato.
ANDREA DE GASPERIS, Sostituto procuratore della Repubblica presso il tribunale di Roma. No, non ce n'è motivo.
PRESIDENTE. Dunque, stava dicendo?
ANDREA DE GASPERIS, Sostituto procuratore della Repubblica presso il tribunale di Roma. Dunque, per la natura dell'atto, ritenevo che fosse quello che noi chiamiamo un seguito, cioè un atto che viene mandato successivamente ad un atto principale; invece, si appurò che non c'era assolutamente nulla. Siamo nella tarda mattinata: dovevano essere le 13-13,30, non ricordo con precisione. Poi tornai nel mio ufficio, al piano di sopra, e chiamai il funzionario di turno della squadra mobile di Roma per far traslare la salma all'obitorio, a medicina legale, per espletare l'autopsia, com'è regola. Parlo con il funzionario e restiamo d'accordo in questi termini. Dopo poco, lo stesso funzionario mi richiama...
PRESIDENTE. Le chiedo scusa, ma per noi questa serie di passaggi è fondamentale. Lei, essendosi reso conto dalla missiva che ci ha consegnato, che Ilaria Alpi era stata uccisa, la prima cosa che ha pensato è stata di far fare l'autopsia? È per questa ragione che chiede il trasferimento a medicina legale?
ANDREA DE GASPERIS, Sostituto procuratore della Repubblica presso il tribunale di Roma. Sì, sì. Chiamo la sezione VIII della squadra mobile (ricordo ancora che era quella la sezione di turno) per il trasferimento (ci saranno sicuramente stati altri morti a Roma in quel giorno: tra suicidi e incidenti stradali qualcosa ci sarà
stato). La mattina dopo, poi, sarebbe stato conferito l'incarico cosiddetto di consulenza tecnica.
Dicevo che, poco dopo, questo funzionario mi richiama, abbastanza agitato, e mi dice che era già stata predisposta la cerimonia funebre con la partecipazione di svariate personalità (adesso non ricordo chi fossero), cerimonia che si sarebbe conclusa con la tumulazione. A questo punto, io scendo di nuovo dal dottor Coiro, gli rappresento la situazione e gli chiedo cosa fare. Mi dice: «Vai al cimitero di Prima Porta, disponi tu», oppure: «è già stata traslata» o «sarà traslata», non ricordo il dettaglio; «fate la visita esterna» - nella sala mortuaria che ogni cimitero ha per le esumazioni e per questi adempimenti - «però ci devi andare tu. Ci devi stare, devi presenziare a quest'atto». Io ero abbastanza contrariato, perché un incarico di perizia...
PRESIDENTE. Quindi il procuratore Coiro, aggiunto o procuratore capo che fosse, le disse lui di non fare l'autopsia e di fare solamente...
ANDREA DE GASPERIS, Sostituto procuratore della Repubblica presso il tribunale di Roma. Sì, disse «vai tu, però ci devi stare. Devi essere presente all'atto». Io, fra l'altro, dissi che l'autopsia sarebbe stata fatta il giorno dopo, con un minimo impegno dal punto di vista orario; comunque andai e c'era, fra l'altro, una gran folla, c'era la polizia scientifica, c'era il dottor Sacchetti, che quel giorno era il medico di turno dell'obitorio comunale dell'università La Sapienza. C'era il corpo...
Faccio un preambolo: al medico legale in caso di morte vengono formulati tre quesiti: epoca, causa e mezzi che produssero la morte. Fu lo stesso quesito che gli posi io (ora, sinceramente, non ricordo se il verbale di autopsia l'ho fatto io o lo ha fatto lui) e il medico legale... Erano lesioni molto particolari, tant'è che il medico... Non è stato un guardare e andarsene, è stata una cosa anche lunga, perché aveva delle ferite, lo ricordo benissimo: aveva una ferita che interessava entrambe le dita di una mano e forse anche l'altra mano; aveva un foro nel cranio, molto particolare, e forse questo innesca tutta la problematica successiva. Fra l'altro, aveva il proiettile ritenuto nel collo. Fu tutta fotografata, com'era doveroso. Venne inciso il lato del collo e venne estratto il proiettile.
Sull'epoca della morte non c'erano problemi perché, anche attraverso la televisione, si conosceva il giorno in cui era morta - la causa della morte è sempre la stessa, cioè l'arresto cardiocircolatorio - e quanto al mezzo disse di essere certo perché era un particolare ferita che denota...
PIETRO CANNELLA. Da dove è stato estratto il proiettile?
ANDREA DE GASPERIS, sostituto procuratore della Repubblica presso il tribunale di Roma. Dal collo, si vedeva.
PIETRO CANNELLA. È difficile confondere un proiettile di kalashnikov con uno di pistola.
ANDREA DE GASPERIS, Sostituto procuratore della Repubblica presso il tribunale di Roma. Però c'era il problema della ferita. La ferita si presentava abbastanza devastata, a forma di stella invertita, aveva dei tagli a raggiera, era abbastanza profonda. È la ferita che tipicamente si può ritenere determinata da un colpo di arma corta sparato a bruciapelo nel senso che l'esplosione del colpo, investendo la cute, la fa deflagrare.
PRESIDENTE. Mi pare che, quando si tratta di un colpo a contatto, si presenta un tondo attorno al foro d'entrata, quello che tecnicamente chiamiamo l'orletto. C'era l'orletto?
ANDREA DE GASPERIS, Sostituto procuratore della Repubblica presso il tribunale di Roma. Ricordo che si trattava di una ferita molto aperta; comunque, è stata fotografata da tutte le angolazioni possibili ed immaginabili. Poi venne fatto anche il
tramite con uno specillo e quindi c'era la direzione del colpo, un evidente colpo sparato da un'arma corta. Ricordo che feci anche cenno alla possibilità, alla presenza di una lesione cutanea che poteva essere determinata dal ritorno della molla, del carrello della pistola. Quindi, la risposta l'aveva data a tutti i quesiti e supportava...
PRESIDENTE. Scusi, dottor De Gasperis, ma in quella circostanza voi disponevate di qualche altro certificato medico di constatazione della morte che riguardasse la signorina Ilaria Alpi? Le risulta che sia stato fatto un referto di morte con l'indicazione delle cause da un ufficiale medico sulla Garibaldi?
ANDREA DE GASPERIS, Sostituto procuratore della Repubblica presso il tribunale di Roma. Un certificato medico - me lo ricordo perché c'era scritto «razza caucasica» - me lo ricordo ancora; i due certificati arrivano dopo, non so se fossero già arrivati; ne dubito perché all'1 e mezza io avevo solo l'anagrafe, questo documento qui; non so se nel pomeriggio... Questo, se mi posso permettere, si può...
ANDREA DE GASPERIS, Sostituto procuratore della Repubblica presso il tribunale di Roma. Facendo scannerizzare il processo, voi avete a disposizione, su un CD, l'intero procedimento e quindi potete... io l'ho visto sicuramente questo certificato, ricordo che c'era scritto «razza caucasica» ed era di un medico militare.
PRESIDENTE. Ricorda quale causa della morte veniva indicata?
ANDREA DE GASPERIS, Sostituto procuratore della Repubblica presso il tribunale di Roma. No, non lo ricordo.
PRESIDENTE. Avete fatto questa ispezione cadaverica, sia pure approfondita, non di routine, diciamo. Le dico subito, come osservazione della presidenza, ma credo di interpretare anche il pensiero dei componenti la Commissione: lei sa perfettamente quale sia stata la sorte di questa diagnosi, di questa rilevazione fatta dal dottor Sacchetti, perché il processo si sarebbe successivamente incaricato di dimostrare che era una diagnosi assolutamente sbagliata; infatti, la supeperizia fatta in dibattimento dimostrò che, invece, Ilaria Alpi fu uccisa da un colpo d'arma da fuoco - presumibilmente un kalashnikov - sparato da lontano, come dimostrato dal fatto che, all'interno della testa, fu trovato un frammento dello schienale del sedile su cui era seduta Ilaria Alpi, per cui una ricostruzione per la quale non era un colpo a contatto, ma un colpo sparato da lontano, che si trattava non di un'arma corta ma di un'arma a canna lunga, presumibilmente un kalashnikov, anzi, secondo i periti si trattò proprio di un kalashnikov in considerazione del tipo di proiettile che era stato repertato. Le chiedo come lei spieghi questo errore così clamoroso del vostro consulente tecnico. Era di turno il dottor Sacchetti, non è che ve lo siate trovato tra i piedi?
ANDREA DE GASPERIS, Sostituto procuratore della Repubblica presso il tribunale di Roma. No, era di turno. In genere sono turni automatici tra Università cattolica ed Università «La sapienza», abbiamo l'elenco, il riscontro si trova. Poi vorrei far presente che non so nulla del processo.
PRESIDENTE. Di questo parleremo successivamente.
Quindi, è stato lei a decidere di non fare l'autopsia dopo il funerale perché ha ritenuto che non fosse necessaria oppure...
ANDREA DE GASPERIS, Sostituto procuratore della Repubblica presso il tribunale di Roma. In quel posto non era possibile farla.
PRESIDENTE. In quel posto va bene, ma si poteva riaprire la cassa e fare l'autopsia.
ANDREA DE GASPERIS, Sostituto procuratore della Repubblica presso il tribunale di Roma. Me lo disse Coiro.
PRESIDENTE. Coiro le disse intanto di fare l'ispezione cadaverica perché c'era il problema dell'occorrenza del funerale ma dopo naturalmente non è che dovesse essere Coiro a decidere se fare o meno l'autopsia. Le domando: perché non avete fatto l'autopsia? Per noi è un problema molto importante; naturalmente la buonafede di tutti è fuori discussione, ma dobbiamo capire cosa sia successo. Lei sa benissimo che per Hrovatin, il cui corpo fu sbarcato a Trieste, l'autopsia fu fatta immediatamente, senza che venisse avanzata richiesta in tal senso da parte di alcuno, stando almeno alla ricostruzione che fino a questo momento abbiamo fatto, ricostruzione che magari potrà essere smentita; un diverso trattamento fu riservato, invece, ad Ilaria Alpi. Allora, può darsi benissimo che questo sia il risultato di una valutazione basata su questa erronea diagnosi fatta dal dottor Giulio Sacchetti, oppure che ci sia stata - dobbiamo mettere in cantiere qualsiasi ipotesi - una negligenza, un errore, uno sviamento o anche, magari, non dico un'intenzionalità ma che qualcuno avesse pilotato le cose in modo tale che l'autopsia non si facesse. Tra questa gamma di ipotesi qual è quella che si verificò nella realtà?
ANDREA DE GASPERIS, Sostituto procuratore della Repubblica presso il tribunale di Roma. Sicuramente, essendo presente io e vedendo come si era svolta la cosa, reputai che quelle risposte a quel punto erano esaurienti. La ferita era molto particolare, nel senso che aveva interessato solo una parte ben determinata del corpo. Quindi, la cosa finì lì.
PRESIDENTE. Successivamente - mi riferisco, naturalmente al periodo nel quale l'inchiesta è stata nelle sue mani - vi fu l'esigenza di procedere ad autopsia? Qualcuno la rappresentò? Oppure si trattò di un tema sul quale non si è più tornati? Nessuno ha chiesto di riesumare il cadavere?
ANDREA DE GASPERIS, Sostituto procuratore della Repubblica presso il tribunale di Roma. No, non fino a quando l'inchiesta l'ho avuta io.
PRESIDENTE. Nessuno si è posto il problema.
ANDREA DE GASPERIS, Sostituto procuratore della Repubblica presso il tribunale di Roma. No, non mi sembra. Non ci giurerei, ma non mi sembra.
PRESIDENTE. Dottor De Gasperis, noi vogliamo sapere proprio tutto - nei limiti, ovviamente, dei ricordi - di questa storia che si conclude poi con l'affiancamento alla sua persona del dottor Giuseppe Pititto nella conduzione dell'inchiesta. Fino a quando lei ha tenuto l'inchiesta per conto suo?
ANDREA DE GASPERIS, Sostituto procuratore della Repubblica presso il tribunale di Roma. Il fascicolo l'ho tenuto fino al 21 marzo 1996.
PRESIDENTE. Due anni, praticamente. E quali atti ha compiuto fino a quella data?
ANDREA DE GASPERIS, Sostituto procuratore della Repubblica presso il tribunale di Roma. C'è stata una prima fase in cui non avevamo assolutamente niente: non c'era un ufficio di polizia giudiziaria che si fosse interessato alla vicenda...
ANDREA DE GASPERIS, Sostituto procuratore della Repubblica presso il tribunale di Roma. Sì, a Roma. Non c'era un ufficio di polizia giudiziaria che avesse raccolto elementi. Gli elementi cominciarono ad arrivare dopo: relazioni di un reparto delle Forze armate, ma non ricordo quale, sullo svolgimento di quello che avevano potuto accertare successivamente, varie comunicazioni da parte di giornalisti che erano presenti in loco. Io ho sentito parecchie persone e ricostruimmo quel che era successo nella giornata del fatto e prima della partenza per Bosaso di
Ilaria Alpi e Hrovatin: ciò è stato ricostruito sentendo anche giornalisti che erano stati in loco o che, comunque, avevano avuto rapporti con persone che erano a Mogadiscio.
PRESIDENTE. Ha compiuto personalmente gli atti o ha delegato?
ANDREA DE GASPERIS, Sostituto procuratore della Repubblica presso il tribunale di Roma. No, non ho mai delegato niente.
PRESIDENTE. Quindi, ha fatto audizioni di persone informate sui fatti.
ANDREA DE GASPERIS, Sostituto procuratore della Repubblica presso il tribunale di Roma. Sì.
PRESIDENTE. Quante? Molte, poche?
ANDREA DE GASPERIS, Sostituto procuratore della Repubblica presso il tribunale di Roma. Abbastanza: parecchi giornalisti, poi ho sentito ufficiali...
PRESIDENTE. Avete istituito rapporti con la Somalia, nei limiti del possibile?
ANDREA DE GASPERIS, Sostituto procuratore della Repubblica presso il tribunale di Roma. Non c'era la possibilità di rapporti con la Somalia. Abbiamo chiesto, mi sembra, informazioni all'organismo dell'ONU per avere un qualche appoggio. Mi sembra che si stessero ritirando. Gli americani si erano già reimbarcati ed erano restate soltanto delle scorte, quel giorno: mi sembra di ricordare la scorta di un ambasciatore e un'altra unità che doveva coprire il reimbarco.
PRESIDENTE. A chi si appoggiava, come polizia giudiziaria? Alla questura di Roma?
ANDREA DE GASPERIS, Sostituto procuratore della Repubblica presso il tribunale di Roma. Sì, poi è intervenuta la Digos di Roma.
PRESIDENTE. Alla Digos di Roma ha dato delle deleghe di indagini e, se sì, quali?
ANDREA DE GASPERIS, Sostituto procuratore della Repubblica presso il tribunale di Roma. La cosa l'ho sentita molto direttamente, perché vi era il problema della cooperazione: sia da articoli di stampa sia da altre cose che avevamo acquisito era posto un collegamento fra una nave madre e dei pescherecci acquistati, mi sembra, con fondi della cooperazione italiana, che si assumeva fossero in qualche modo coinvolti in un traffico di armi per la conoscenza del quale poi sarebbe stato commesso l'omicidio. Al riguardo, mi sembra che sentii delle persone, un rappresentante legale di quella società. Considerate che vi erano, sicuramente a Roma e, mi sembra, a Milano, a Brescia e forse anche alla procura della Repubblica di Latina, indagini su presunti traffici di armi che in qualche modo interessavano il Corno d'Africa. Mi sembra che Latina avesse in corso un'indagine sulle navi. Quindi, ci siamo scambiati un po' di informazioni con le altre procure; anche Roma, mi sembra il dottor Ionta, aveva in corso qualcosa.
PRESIDENTE. Fino a quando durarono queste indagini che lei portava avanti?
ANDREA DE GASPERIS, Sostituto procuratore della Repubblica presso il tribunale di Roma. Poi si esaurirono.
PRESIDENTE. Nell'arco di qualche mese, qualche giorno o qualche settimana?
ANDREA DE GASPERIS, Sostituto procuratore della Repubblica presso il tribunale di Roma. No, parliamo di mesi, anche di un anno. Mi sembra che l'ultimo atto consistesse in trascrizioni di bobine da parte della Digos mandatemi nel gennaio-febbraio 1996. Arrivarono informazioni che - in merito alla loro fondatezza - erano da prendere con le molle, per cui
tentavamo di verificarle; vi erano personaggi che si presentavano affermando di essere a conoscenza dei fatti, quindi cercavamo di verificare queste cose. Poi - ma dovrei andare a rivedere il processo, perché non ho più niente - ad un certo punto, forse nel 1995, c'è un ufficio di polizia, non di Roma...
ANDREA DE GASPERIS, Sostituto procuratore della Repubblica presso il tribunale di Roma. Sì, del nord est (Udine o altro) che comincia a riferire sia verbalmente, con contatti personali, probabilmente con qualche informativa...
PRESIDENTE. Con lei? Avevano rapporti con lei?
ANDREA DE GASPERIS, Sostituto procuratore della Repubblica presso il tribunale di Roma. Sì, certo. Era una donna, un funzionario di polizia, ma non ricordo il cognome.
ANDREA DE GASPERIS, Sostituto procuratore della Repubblica presso il tribunale di Roma. Può darsi. Forse una qualche informativa l'hanno anche inviata, in cui affermavano di avere una fonte, qualcuno che era a conoscenza di come erano andati realmente i fatti. Però, ovviamente era a livello di fonte, per cui era inutile che mi riferissero.
PRESIDENTE. Le risulta se questa fonte provenisse anche dal SISDE, ovvero le risulta che l'informativa proveniente dalla questura di Udine, dalla Digos, avesse una possibilità di essere sovrapposta ad un'altra, proveniente dal SISDE?
ANDREA DE GASPERIS, Sostituto procuratore della Repubblica presso il tribunale di Roma. No. Io ricordo che avevano qualcuno, un somalo, che era in contatto non so se con la Digos o con la squadra mobile...
PRESIDENTE. Con la Digos di Udine. Sulla base di quella informativa, che indagini sono state avviate?
ANDREA DE GASPERIS, Sostituto procuratore della Repubblica presso il tribunale di Roma. No, no, era solo la notizia, ma senza contenuti.
PRESIDENTE. I nomi e i cognomi c'erano, però.
ANDREA DE GASPERIS, Sostituto procuratore della Repubblica presso il tribunale di Roma. Della fonte?
PRESIDENTE. No, non della fonte, bensì delle persone che venivano indicate in quella fonte.
ANDREA DE GASPERIS, Sostituto procuratore della Repubblica presso il tribunale di Roma. No, era di carattere generico.
PRESIDENTE. Forse lei ricorda male.
ANDREA DE GASPERIS, Sostituto procuratore della Repubblica presso il tribunale di Roma. Può darsi.
PRESIDENTE. Noi abbiamo agli atti questa informativa dalla quale risulta l'indicazione di nomi e cognomi di mandanti ed esecutori dell'omicidio e di intermediari, con una corrispondenza pressoché assoluta con altra nota informativa proveniente dal SISDE.
ANDREA DE GASPERIS, Sostituto procuratore della Repubblica presso il tribunale di Roma. Se è così, è così.
PRESIDENTE. Al di là del contenuto, ricorda se sulla base di queste informative - o di quella informativa, se una sola fosse dovuta pervenire alla sua attenzione - lei dette disposizioni di svolgere indagini per
sapere se effettivamente le persone ivi indicate potessero essere coinvolte nell'omicidio di Ilaria Alpi e di Miran Hrovatin?
ANDREA DE GASPERIS, Sostituto procuratore della Repubblica presso il tribunale di Roma. Una delega specifica, se l'ho data, c'è, è negli atti del processo.
PRESIDENTE. Però, ciò non sollecita la sua memoria. Quindi, fu un fatto - diciamo - burocratico.
ANDREA DE GASPERIS, Sostituto procuratore della Repubblica presso il tribunale di Roma. Ricordo che c'era questo ufficio, che poi sviluppò queste... Me lo ricordo perché quando ho mandato via il fascicolo al procuratore, in qualche modo qualche notizia mi era arrivata, e sono tutte notizie che si dovrebbero concretizzare successivamente, perché dovrebbe essere...
PRESIDENTE. A cavallo, a ridosso?
ANDREA DE GASPERIS, Sostituto procuratore della Repubblica presso il tribunale di Roma. Sì, mi ricordo che era estate, non avevo più il fascicolo. Mi telefonò almeno un'altra volta quando non avevo più il processo. Poi gli dissi: «Guardi, la situazione è questa, lei scriva alla procura, poi la procura smisterà gli atti». Che ci fosse una notizia originaria sì, me lo ricordo, però nel dettaglio non ricordo. Delle informative del SISDE, ne è arrivata forse una.
PRESIDENTE. Il procuratore della Repubblica o il procuratore aggiunto, laddove non ci fosse stato il capo, stava particolarmente appresso a questo processo? Le faceva pressioni? Le faceva richieste di riferire sull'andamento dell'inchiesta, fino a che lei l'ha avuta, oppure no?
ANDREA DE GASPERIS, Sostituto procuratore della Repubblica presso il tribunale di Roma. Veramente, poiché non ero in ottimi rapporti - questa è la verità - ci andavo assai raramente. Ad un certo punto arriva una nota, una memoria fatta dall'onorevole Gritta Greiner ed è, me lo ricordo, il 15 marzo. In quel momento, entrammo in urto e lui mi disse: «Questo processo lo ridelego a qualcun altro, lo do al dottor Pititto»: fu lo stesso giorno, alla luce di quel documento dell'onorevole Gritta Greiner. Penso che sia stata l'ultima volta che ho parlato con Coiro, proprio in assoluto.
PRESIDENTE. Che cosa avvenne? Coiro che cosa fece?
ANDREA DE GASPERIS, Sostituto procuratore della Repubblica presso il tribunale di Roma. Mi disse che il processo lo avrebbe delegato a Pititto. Io ho detto: «lei è il capo dell'ufficio, il processo è il suo».
PRESIDENTE. E lo delegò a Pititto?
ANDREA DE GASPERIS, Sostituto procuratore della Repubblica presso il tribunale di Roma. No, non lo delegò a Pititto. Succede questo. Io gli rimando il processo: siccome doveva essere sistemato, in sostanza fascicolato, è sicuramente andato via dal mio ufficio il 21 marzo. Andava sistemato e mandato giù e io glielo rimando per le sue determinazioni, facendo seguito al colloquio del 15 o qualcosa del genere. Quello stesso giorno, o il giorno prima o quello dopo, già va sulla stampa la notizia che il processo era stato tolto a me e delegato al dottor Pititto, che aveva iscritto Bagor, il sultano di Bosaso, nel registro degli indagati per l'omicidio dei due cittadini italiani. In quel contesto - sinceramente non ricordo se prima o dopo - Pititto venne da me e io ebbi una certa discussione, anche perché era andato in televisione il discorso che, praticamente, per due anni io non mi ero accorto di avere l'indiziato principale del reato, mentre lui in uno o due giorni aveva scoperto questo filone d'indagine, che poi non so che fine abbia avuto. Quale sia la posizione processuale di Bagor non lo so, perché il processo io non l'ho più visto.
PRESIDENTE. È stato archiviato.
ANDREA DE GASPERIS, Sostituto procuratore della Repubblica presso il tribunale di Roma. Per me il discorso finisce lì. Poi non vedo più niente.
PRESIDENTE. Quindi, nel momento in cui, il 22 marzo...
ANDREA DE GASPERIS, Sostituto procuratore della Repubblica presso il tribunale di Roma. No, non è finita, ho saltato l'ultimo pezzo. Il 21 marzo il processo va via; mi ritorna di tutto il processo un solo foglio, una fotocopia, che è la fotocopia della copertina del processo, dove c'è scritto il numero di registro generale e il nome del procuratore della Repubblica di Roma, e dove io e Pititto siamo indicati come delegati (perché venivano indicati sulla copertina i magistrati delegati) e dove c'è l'indicazione di questo sultano Moussa Bagor come ipotetico responsabile dell'omicidio.
PRESIDENTE. Le arriva lo stesso 21 marzo?
ANDREA DE GASPERIS, Sostituto procuratore della Repubblica presso il tribunale di Roma. No, no. L'iscrizione è del 3 aprile, mi sembra. A me è arrivata la fotocopia il 4 o il 5.
PRESIDENTE. Quindi, da quella data in poi, al di là di quello che abbia concretamente fatto, lei risulta in codelega con il dottor Pititto.
ANDREA DE GASPERIS, Sostituto procuratore della Repubblica presso il tribunale di Roma. Sì, siamo delegati ambedue.
PRESIDENTE. Nei rapporti con il dottor Pititto chiariste quale sarebbe stato il reciproco ruolo?
ANDREA DE GASPERIS, Sostituto procuratore della Repubblica presso il tribunale di Roma. No, no, perché il processo io non l'ho proprio... mi è stato... io l'ho mandato e se lo sono...
PRESIDENTE. Cioè, lei da quel giorno non ha visto più niente?
ANDREA DE GASPERIS, Sostituto procuratore della Repubblica presso il tribunale di Roma. Non ho visto più un atto. Qualcosa è arrivato e l'ho mandato al procuratore, sempre per le sue determinazioni.
PRESIDENTE. Quindi lei non ha compiuto mai nessun atto processuale?
ANDREA DE GASPERIS, Sostituto procuratore della Repubblica presso il tribunale di Roma. No, niente, perché non avevo il processo.
ANDREA DE GASPERIS, Sostituto procuratore della Repubblica presso il tribunale di Roma. Poi sulla televisione, sugli organi di stampa era conclamata la nuova delega, diciamo.
PRESIDENTE. Le domando: quando lei ha avuto il colloquio con Pititto, quale ne fu l'oggetto?
ANDREA DE GASPERIS, Sostituto procuratore della Repubblica presso il tribunale di Roma. Lui mi venne a chiedere - probabilmente ancora era nelle more della sistemazione - di vedere degli atti, di prendere visione di qualcosa, non so. Chiedeva, penso, informazioni del processo; io gli dissi che non mi sembrava corretto che facesse conferenze stampa, e finì là.
PRESIDENTE. Quindi, da allora lei non ha svolto più alcuna indagine.
ANDREA DE GASPERIS, Sostituto procuratore della Repubblica presso il tribunale di Roma. Non ne ho avuto la possibilità.
PRESIDENTE. Conferma questa circostanza?
ANDREA DE GASPERIS, Sostituto procuratore della Repubblica presso il tribunale di Roma. Io non ho fatto più niente.
PRESIDENTE. Ho cercato di essere preciso su questa circostanza per il fatto che ci fu, ad un certo momento, un provvedimento con il quale sia lei sia Pititto veniste sollevati dall'incarico.
ANDREA DE GASPERIS, Sostituto procuratore della Repubblica presso il tribunale di Roma. Sì.
PRESIDENTE. Chi adottò questo provvedimento?
ANDREA DE GASPERIS, Sostituto procuratore della Repubblica presso il tribunale di Roma. Il dottor Vecchione.
PRESIDENTE. Con il quale lei aveva un rapporto certamente migliore di quello con Coiro.
ANDREA DE GASPERIS, Sostituto procuratore della Repubblica presso il tribunale di Roma. Era all'inizio, era appena arrivato.
PRESIDENTE. Il dottor Vecchione cosa le disse? Perché toglieva il processo a lei e al dottor Pititto?
ANDREA DE GASPERIS, Sostituto procuratore della Repubblica presso il tribunale di Roma. I passaggi sono questi (devo fare mente locale): siamo alla prima decade di giugno 1997, perché Vecchione è arrivato, mi pare, nell'aprile 1997; mi chiama e mi dice... È stato citato un certo Patruno, che dovrebbe essere un sottufficiale o un ex sottufficiale di un corpo armato dello Stato, che rese delle dichiarazioni - penso - sulle violenze sessuali alle somale, o qualcosa del genere.
PRESIDENTE. Si tratta dell' l'inchiesta di Panorama, sì.
ANDREA DE GASPERIS, Sostituto procuratore della Repubblica presso il tribunale di Roma. E Vecchione disse: «Questo è andato sul giornale. Si sa che un giorno dovrà comparire di fronte a Pititto per essere sentito come teste» - era stata data una certa pubblicità, come al solito - «hai fatto anche tu la convocazione?». «Guardi, procuratore, dal 21 marzo 1996 il processo io non l'ho più visto, non ho fatto proprio niente». Allora mi disse «va bene» e mi mandò una lettera per formalizzare, chiedendomi se ero codelegato, dal momento che risultavano due deleghe. Io gli risposi dicendo in sintesi quello che ho detto adesso: non ho citato assolutamente nessuno e da quella data il processo non l'ho più visto. Gli mando... e finisce là. Pochi giorni dopo, il 12 o il 13 giugno, che era il giorno in cui andava sentito questo Patruno a sommarie informazioni, il procuratore mi manda un biglietto, in cui dice: «Tu devi andare, perché siete delegati tutti e due. Devi andare a compiere quest'atto processuale unitamente al collega». Faccio presente cosa noi intendiamo per codeleghe: ad esempio, io ho fatto Criminalità organizzata e Direzione distrettuale antimafia fino a circa due anni fa, ora è rimasto qualche processo per traffico di stupefacenti e cose del genere, che io devo avere in codelega con un collega della Direzione distrettuale antimafia. Tutti gli atti che compiamo - tabulato telefonico, richiesta di intercettazione - sono a doppia firma, salvo che quel giorno il collega non ci sia o cose del genere; magari il processo lo seguo io, sostanzialmente, però tutti gli atti sono visti anche da lui o dal procuratore aggiunto.
PRESIDENTE. Mi scusi se la interrompo: la lettera alla quale si riferisce è questa che le sto mostrando, del 13 giugno?
ANDREA DE GASPERIS, Sostituto procuratore della Repubblica presso il tribunale di Roma. Sì, è questa.
PRESIDENTE. È datata 13 giugno 1997: «Dal 21 marzo 1996 non ho più
avuto notizie del procedimento, non ho svolto alcuna attività, né sono stato informato del compimento di indagini da parte del codelegato. Non sono stato informato dal dottor Pititto della convocazione per oggi del Patruno». Questa lettera è firmata da Andrea De Gasperis e il destinatario è il procuratore della Repubblica di Roma.
ROSY BINDI. Questa lettera segue una inviata a lei dal procuratore, se ho capito bene.
ANDREA DE GASPERIS, Sostituto procuratore della Repubblica presso il tribunale di Roma. Sì, il procuratore mi scrive, dato che è persona che ci tiene molto...
PRESIDENTE. Questa lettera fa seguito a quella del 12 giugno 1997 del dottor Salvatore Vecchione ai consiglieri De Gasperis e Pititto: «Invito a confermarmi, come risulta da annotazione sul registro generale, che il procedimento indicato in oggetto risulta essere assegnato a lei medesimo, in codelega con il consigliere Pititto. In caso di risposta positiva, comunicarmi se ella è stata informata dal consigliere Pititto dell'iniziativa di convocare presso il suo ufficio certo Patruno, soggetto noto per avere reso dichiarazioni concernenti atti di violenza compiuti da militari italiani in Somalia. La presente ha carattere di urgenza». La firma è di Salvatore Vecchione.
A questo punto le pongo una domanda secca, perché il provvedimento con il quale lei ed il dottor Pititto siete stati sollevati dall'incarico reca la stessa data del 13 giugno 1997.
ANDREA DE GASPERIS, Sostituto procuratore della Repubblica presso il tribunale di Roma. Questa è del 13.
PRESIDENTE. Ha ragione, mi scusi.
ANDREA DE GASPERIS, Sostituto procuratore della Repubblica presso il tribunale di Roma. Il 13 mi manda un biglietto, che dovreste avere perché era allegato nelle varie relazioni che ho fatto, con il quale mi dice di andare a presenziare, cosa che io faccio. Infatti, l'atto di Patruno risulta fatto da entrambi. Sostanzialmente il procuratore voleva che, essendo codelegati, lo facessimo insieme. Dopo questo atto ci andiamo insieme (dovrebbe essere il 15 o poco dopo), e io vado dal procuratore... allora, questo processo lo fate insieme? Vi siete riappacificati?
PRESIDENTE. Leggo il documento del 13 giugno, scritto a mano dal dottor Vecchione: «Il dottor De Gasperis è pregato di presenziare all'escussione del teste Patruno, convocato dal dottor Pititto per le ore 10 odierne».
ANDREA DE GASPERIS, Sostituto procuratore della Repubblica presso il tribunale di Roma. Infatti ci andai e in quella sede ribadii il discorso che ho rappresentato prima a questa Commissione, cioè che, a torto o a ragione, il comportamento che aveva avuto a mio avviso il dottor Pititto quando ci fu quel passaggio del processo materialmente a lui, nonostante la codelega, non lo avevo condiviso, per cui ci fu una discussione. Io sono una persona - forse non interessa - di carattere molto riservato, nel senso che ho fatto tutti i più grossi processi di criminalità organizzata svolti a Roma e non ho mai avuto rapporti con giornalisti. Non parlo con loro, non li conosco e non ho niente a che vedere con loro. L'eccessiva pubblicizzazione a mio modesto avviso crea solo problemi ai processi; soprattutto se sento un teste in un caso di omicidio, evito di parlare con la stampa, perché questo povero soggetto rischia di farsi sparare o di essere indotto... Questo era il concetto che espressi. Quindi, non condivido assolutamente, come non condividevo, il fatto per me grave che si iscriva un indagato senza la mia firma in un processo delegato a me, un indagato che fra l'altro, da un mio punto di vista tecnico, era l'unico teste esistente, perché il sultano di Bosaso era l'unico che avrebbe potuto dire qualche cosa. Per il modo in cui è conformato il nostro sistema processuale, nel momento in cui lo si incrimina, questo si avvale
della facoltà di non rispondere, e quindi lo si è perso. È quello che dico io agli uditori e alla Polizia giudiziaria: non denunciare nessuno per favoreggiamento in assenza di una prova piena, perché questa persona poi nel processo non si può più utilizzare. Gli esposi queste cose, il fatto della pubblicità, il fatto che per me non è assolutamente possibile una convivenza con Pititto.
PRESIDENTE. Le ricordo la motivazione del provvedimento con il quale lei ed il dottor Pititto foste sollevati dall'incarico: «Rilevato che dai colloqui intercorsi tra lo scrivente ed i due magistrati è emerso che non è utile che prosegua la designazione congiunta,» - questo è affare suo - «che esiste disparità di vedute sulle modalità di conduzione dell'indagine medesima, resa palese dalla circostanza oggettiva che il consigliere Pititto omise di coordinarsi con il consigliere De Gasperis nel compimento di un atto istruttorio di notevole rilevanza, rilevato che, per le motivazioni suddette, si presenterebbe impossibile, ove fosse mantenuta la designazione congiunta, una concorde definizione dell'attività di indagine preliminare...». Qui c'è un riferimento ad una disparità di vedute sulle modalità di conduzione dell'indagine.
ANDREA DE GASPERIS, Sostituto procuratore della Repubblica presso il tribunale di Roma. Sì.
PRESIDENTE. Lei un attimo fa ha risposto - e se deve precisare e chiarire, lo faccia - che dal 21 marzo 1996 non aveva mai più visto quel processo e che nessun atto aveva mai compiuto, perché tutto era ormai nelle mani del dottor Pititto. Quindi, fino alla data di cui stiamo discutendo, dell'atto rispetto al quale avreste avuto la disposizione del dottor Vecchione di compierlo congiuntamente, disparità di vedute sulla conduzione dell'inchiesta non ce ne potevano essere, perché lei non ha fatto niente di quel processo, dal 21 marzo.
ANDREA DE GASPERIS, Sostituto procuratore della Repubblica presso il tribunale di Roma. Sì, ma non per mia volontà.
PRESIDENTE. Siamo d'accordo, non per sua volontà, ma perché è stato esautorato dal dottor Pititto, tanto per intenderci.
ANDREA DE GASPERIS, Sostituto procuratore della Repubblica presso il tribunale di Roma. Da Coiro.
PRESIDENTE. Da Coiro. Disparità di vedute nella conduzione non ce ne potevano essere, perché non ha compiuto atti.
ANDREA DE GASPERIS, Sostituto procuratore della Repubblica presso il tribunale di Roma. L'ho spiegato prima: per esempio, su questa forma di gestione del processo, pubblicizzarlo...
PRESIDENTE. No, io le chiedo questo: se Coiro le toglie il processo e dice che lo fa Pititto, quello della pubblicità non è un problema rilevante, perché c'è stata la volontà di Coiro di mettere lei da un canto e di utilizzare Pititto. Da quel momento in poi la conduzione era soltanto di Pititto e lei non ha mai interloquito, o sbaglio?
ANDREA DE GASPERIS, Sostituto procuratore della Repubblica presso il tribunale di Roma. È così. Né potevo.
PRESIDENTE. Secondo punto: con riferimento all'atto specifico da compiere, l'audizione di Patruno, era successo che Pititto aveva deciso di convocare il Patruno di sua iniziativa, come aveva fatto per tutto il periodo precedente. C'è stato un confronto fra voi sull'utilità di sentire Patruno, per decidere se farlo o meno?
ANDREA DE GASPERIS, Sostituto procuratore della Repubblica presso il tribunale di Roma. Assolutamente no. Il discorso che fa Vecchione è una proiezione, è nel futuro. Per lui - regola rispettata da tutti noi alla procura della Repubblica di Roma - quando si fanno i processi in codelega si firma tutti insieme.
PRESIDENTE. Non è sul futuro, perché qui si fa riferimento a disparità di vedute
sulla modalità di conduzione dell'indagine, che mi pare che non ci possano essere, e poi al fatto che il consigliere Pititto omise di coordinarsi con lei nel compimento di un atto istruttorio.
ANDREA DE GASPERIS, Sostituto procuratore della Repubblica presso il tribunale di Roma. È una valutazione di Vecchione, perché reputava che anche quell'atto dovesse...
PRESIDENTE. Ho capito, ma in concreto Pititto aveva deciso di sentire Patruno di sua iniziativa, come aveva sempre fatto.
ANDREA DE GASPERIS, Sostituto procuratore della Repubblica presso il tribunale di Roma. Senza dirmi niente, come aveva sempre fatto.
PRESIDENTE. Quando si parla di omissione della sua consultazione, è un'affermazione ulteriore rispetto a quello che è accaduto, perché prima lei non è stato mai consultato e non lo è stato nemmeno per l'atto del quale si discute.
ANDREA DE GASPERIS, Sostituto procuratore della Repubblica presso il tribunale di Roma. Per quanto ho compreso io, era quella che lui riteneva l'ultima di una serie di cose.
PRESIDENTE. Ma a parte questo, lei in fatto non è stato mai consultato e non lo fu nemmeno per quello?
ANDREA DE GASPERIS, Sostituto procuratore della Repubblica presso il tribunale di Roma. Esatto. Però era l'atto che avveniva sotto la sua gestione di procuratore. Precedentemente lui non c'era. È l'unico atto che lui conosce.
PRESIDENTE. Siamo d'accordo. Però il procuratore Vecchione prende atto di una decisione già assunta dal dottor Pititto di sentire Patruno, perché lo apprende dalla stampa.
ANDREA DE GASPERIS, Sostituto procuratore della Repubblica presso il tribunale di Roma. Sì, lo apprende dalla stampa, e chiede a me se avevo partecipato a questa convocazione.
PRESIDENTE. Ha avuto successivamente contatti, rapporti o possibilità di chiarificazione con il dottor Pititto?
ANDREA DE GASPERIS, Sostituto procuratore della Repubblica presso il tribunale di Roma. No.
PRESIDENTE. Con il dottor Ionta ha mai parlato di questo?
ANDREA DE GASPERIS, Sostituto procuratore della Repubblica presso il tribunale di Roma. No, con Ionta ho rivisto il processo solo per la parte fatta da me, ma per neanche mezz'ora, quando feci quella relazione al procuratore, che avete sicuramente, il 19 dicembre 1999.
PRESIDENTE. Do la parola all'onorevole Bindi.
ROSY BINDI. Dottor De Gasperis, quella pallottola estratta esiste ancora?
ANDREA DE GASPERIS, Sostituto procuratore della Repubblica presso il tribunale di Roma. Sì. Le ripeto, purtroppo...
ROSY BINDI. È andata al processo? Perché lei sa benissimo che poi c'è stata una perizia...
ANDREA DE GASPERIS, Sostituto procuratore della Repubblica presso il tribunale di Roma. Io non lo so. Io non so niente. Quello che è successo lo desumo dalla sentenza della Corte di cassazione; se la Corte ha detto che non c'è premeditazione, vuol dire che non è vero quello che avevo erroneamente accertato io.
ROSY BINDI. Ci sono perizie che dicono esattamente l'opposto. Se questa pallottola esiste, come si fa a concludere...
ANDREA DE GASPERIS, Sostituto procuratore della Repubblica presso il tribunale di Roma. Le spiego. L'errore che fa Sacchetti è questo: le armi da fuoco hanno una velocità iniziale, che si esprime in un certo valore. Se io assumo che sia vero quello che dice Sacchetti devo presumere che sia stata usata una pistola semiautomatica. In ambiente Somalia erano in giro armi ex Patto di Varsavia, quindi AK47; se era una pistola corta, era una tokarev, una pistola di uso comune in quelle forze armate, e il proiettile, quando esce dalla canna, ha una velocità di 400 metri al secondo. Invece l'arma usata, da quanto ho sentito da voi, dovrebbe essere il kalashnikov, l'AK47 in calibro 5,45, arma moderna che ha una velocità di oltre 900 metri al secondo e quindi il proiettile di un kalashnikov sparato da dieci o venti metri può facilmente confondersi, per il potere devastante, con il foro che fa una tokarev o una qualsiasi arma corta che ha una velocità iniziale di 300-350 metri al secondo. Quindi, l'errore è giustificato da questo, ma il proiettile c'è, perché è stato repertato (c'era la polizia scientifica).
PRESIDENTE. Però, questo consigliava l'autopsia. Queste sue perplessità ...
ANDREA DE GASPERIS, Sostituto procuratore della Repubblica presso il tribunale di Roma. Queste sono...
PRESIDENTE. ... del dopo, dice lei.
ANDREA DE GASPERIS, Sostituto procuratore della Repubblica presso il tribunale di Roma. Adesso, ex post lo so, perché lo so da voi.
ROSY BINDI. Fu definito subito a quale arma appartenesse questo proiettile?
ANDREA DE GASPERIS, sostituto procuratore della Repubblica presso il tribunale di Roma. Lui disse che era una pistola a «coso»...
ROSY BINDI. Maurizio Sacchetti?
ANDREA DE GASPERIS, Sostituto procuratore della Repubblica presso il tribunale di Roma. Maurizio Sacchetti, lo disse subito.
ROSY BINDI. Non fece fare neanche la perizia?
ANDREA DE GASPERIS, Sostituto procuratore della Repubblica presso il tribunale di Roma. È un medico ...
ROSY BINDI. Scusi, dottore, non fece fare neanche la perizia balistica?
ANDREA DE GASPERIS, Sostituto procuratore della Repubblica presso il tribunale di Roma. Sì, dopo è stata fatta la perizia balistica.
ROSY BINDI. E il proiettile, da dove risultava venire fuori?
ANDREA DE GASPERIS, Sostituto procuratore della Repubblica presso il tribunale di Roma. Non me lo ricordo, ma c'è una perizia.
ROSY BINDI. Una prima perizia c'è, quella fatta da lei.
ANDREA DE GASPERIS, Sostituto procuratore della Repubblica presso il tribunale di Roma. ...balistica, perché quando si tiene il secondo processo di Trieste, quello di Hrovatin, è lo stesso funzionario della polizia scientifica - mi sembra - che la fa (Commenti del deputato Bindi)... A memoria mia, mi sembra di sì.
ROSY BINDI. Non ho altre domande. Spero di vedere - se c'è - questa perizia balistica fatta dal dottore.
PRESIDENTE. La andiamo a prendere.
Prego, onorevole Deiana.
ELETTRA DEIANA. Volevo capire se la perizia balistica fatta sul proiettile rinvenuto nel collo di Ilaria Alpi abbia stabilito da quale arma fosse stato sparato.
PRESIDENTE ...il tipo di arma.
ELETTRA DEIANA. Sì, il tipo di arma, se da una pistola a canna corta, oppure da un kalashnikov. Sono due armi diverse. Era possibile o non era possibile stabilire il calibro e il tipo di arma?
ANDREA DE GASPERIS, Sostituto procuratore della Repubblica presso il tribunale di Roma. Sicuramente, quella di Hrovatin: c'è la descrizione della ferita. Lui viene colpito alla tempia, con ritenzione del proiettile. È un proiettile di 5 millimetri, quindi è un kalashnikov.
ELETTRA DEIANA. Sì, per Hrovatin il problema non c'è, perché lui ha avuto l'autopsia e tutto quanto. Ma per Ilaria Alpi l'autopsia manca, e quindi ...
ANDREA DE GASPERIS, Sostituto procuratore della Repubblica presso il tribunale di Roma. L'autopsia rispetto al proiettile...
ELETTRA DEIANA....sì, sì, non c'entra niente.
ANDREA DE GASPERIS, Sostituto procuratore della Repubblica presso il tribunale di Roma. Non c'entra niente. Non è ...
ELETTRA DEIANA. Sì, però è dirimente sapere a che il tipo di arma appartenesse il proiettile.
ANDREA DE GASPERIS, Sostituto procuratore della Repubblica presso il tribunale di Roma. Non me lo ricordo, ma c'è la perizia.
PRESIDENTE. Io sono non proprio particolarmente addottorato in questa materia, però le chiedo: ma un proiettile, ritenuto di kalashnikov, come nel caso di specie, è un proiettile agevolmente riconoscibile.
ANDREA DE GASPERIS, Sostituto procuratore della Repubblica presso il tribunale di Roma. Ricordiamo che non si tratta del proiettile. Penso che entrambi i proiettili privi di camiciatura. Ogni proiettile ha una sua camicia, una copertura di metallo più duro rispetto all'anima, quindi, alla vista può essere confuso. Anche risulta da 5, non esiste arma corta in calibro 5 perché sono da 6,35. Per questo, c'è la perizia.
PRESIDENTE. La ragione della domanda, se mi permette, è questa: avete fatto l'ispezione cadaverica che ha portato a determinate rilevazioni (arma corta, colpo a contatto). Se dalla consulenza balistica viene fuori che il proiettile è sicuramente di provenienza kalashnikov, è chiaro che viene fuori un'altra forte, importante, indicazione a fare l'autopsia. Questo è il punto.
ELETTRA DEIANA. Questa è la ratio della domanda.
ANDREA DE GASPERIS, Sostituto procuratore della Repubblica presso il tribunale di Roma. Sono convinto di avere rilevato queste indicazioni.
PRESIDENTE. La realtà è che voi ritenevate che questa fosse un'operazione di guerra, un incidente di percorso che era capitato alla Alpi ed a Hrovatin. Questa è la verità dei fatti, come succede in tanti altri casi di sottovalutazione del caso.
ANDREA DE GASPERIS, Sostituto procuratore della Repubblica presso il tribunale di Roma. L'unico elemento oggettivo su cui si poteva fondare la tesi della premeditazione era l'altro, fra l'altro.
ANDREA DE GASPERIS, Sostituto procuratore della Repubblica presso il tribunale
di Roma. La pistola, perché se io punto una pistola alla testa di una persona è premeditato. Quindi, sostenere il contrario...
ELETTRA DEIANA. Per questo è così importante capire.
ANDREA DE GASPERIS, Sostituto procuratore della Repubblica presso il tribunale di Roma. ... ciò prova la tesi in cui io credo, quella della kalashnikov, cioè che siano stati sparati due o tre colpi di kalashnikov.
PRESIDENTE. Ci spieghi, dottor De Gasperis, anche la di là del fatto strettamente processuale, come sua opinione.
ANDREA DE GASPERIS, Sostituto procuratore della Repubblica presso il tribunale di Roma. Per mia opinione, ritengo che sia stato un fatto imprevisto ed imprevedibile, che non ci sia stata nessuna forma di premeditazione, di organizzazione di un disegno, dietro questo fatto. Anche guardando le foto, ...come è messa, e non so se lo avete visto, la jeep a ridosso di un muretto (ci deve essere un muretto, ho un ricordo un po' vago). La ricostruzione con riferimento a questa pistola lasciava un po' il tempo che trovava, ma quella era l'opinione che era politicamente corretta in quel momento.
Questo è un po' il problema, detto in soldoni. Ero tutt'altro che propenso rispetto a questa tesi.
PRESIDENTE. Lei era contrario alla tesi del complotto?
ANDREA DE GASPERIS, Sostituto procuratore della Repubblica presso il tribunale di Roma. Sì, sinceramente, anche perché avevano esplorato un po' di vie ed era ... cioè, tutto è sostenibile, perché quando uno non lo sa, tutto è sostenibile, però era questo un po' il problema, però d'altra parte ...
PRESIDENTE. Però non poteva sfuggirvi che era il giorno prima che partisse la Ilaria Alpi, e questo è un dato certo, fa una telefonata ad un giornalista, Massimo Loche, di Rai 3, il giorno stesso, per dirgli: guarda che io sto per venire a Roma a fare questo importante servizio, un grossissimo scoop. È una cosa così grossa della quale non ti posso parlare per telefono perché c'è pericolo per la sicurezza.
ANDREA DE GASPERIS, Sostituto procuratore della Repubblica presso il tribunale di Roma. Sto parlando del mio convincimento, però, poi ... stabilire...
PRESIDENTE. Questa è la consulenza tecnica dei dottori Farneti ed altri, del 17 luglio 1996.
ANDREA DE GASPERIS, Sostituto procuratore della Repubblica presso il tribunale di Roma. No.
ELETTRA DEIANA. Posso fare una domanda?
PRESIDENTE. Io intanto cerco, prego.
ELETTRA DEIANA. Questa sua idea circa la mancanza di un piano organizzato per l'uccisione di due giornalisti se l'è fatta a posteriori, perché ... lì per lì, l'accettazione del giudizio del medico Sacchetti, circa l'uccisione attraverso un colpo ravvicinato, con tutta la descrizione che lei ci ha fatto prima, della ferita, che praticamente penso che risulti dalla perizia, lì per lì, lo ripeto, lei non aveva pensato che fosse stato uccisa in quel modo, dopo di che lei si è fatta un'altra idea successivamente.
ANDREA DE GASPERIS, Sostituto procuratore della Repubblica presso il tribunale di Roma. Evidentemente, sul momento, se si dice che gli hanno messo una pistola in testa e gli hanno sparato alla testa è un'esecuzione, e un'esecuzione deve essere motivata da qualcosa, quindi, è un indizio di una - chiamiamola genericamente - premeditazione, e quindi, se la cosa è premeditata, la cosa è ragionata. Dopo, nel corso della cosa ... anche dal ...
ELETTRA DEIANA. Ho un'altra domanda: a maggior ragione - insisto sulla questione dell'autopsia - se si pensa che sia stata una cosa premeditata (nel caso di Hrovatin, che ha avuto l'autopsia, si è subito stabilito che invece si trattava di un colpo sparato da lontano, da 10 metri, con un kalashnikov). Insomma, mi sembra strana questa mancanza di autopsia nel momento in cui un controllo così esterno del corpo fa sembrare che si tratti di un omicidio programmato ... appunto il colpo a bruciapelo.
ANDREA DE GASPERIS, Sostituto procuratore della Repubblica presso il tribunale di Roma. L'autopsia di per sé consiste nell'apertura dell'addome e della volta cranica. In quel caso, aveva raggiunto tutte le conclusioni in quanto aveva repertato il proiettile, ne aveva ricavato la direzione, aveva estratto il proiettile e aveva ricostruito, riposizionando le mani, che era compatibile il fatto che avesse messo le mani alla testa, e che il proiettile avesse bucato, mi sembra, due dita. È quindi il medico stesso che dice: no, no, per me la vicenda è chiara. Allora, ad un certo punto, se il medico mi dice che è chiara, non avevo ragione, perché la vedevo pure io la vicenda.
PRESIDENTE. Scusi, ma quando poi più chiaro non era, vi siete preoccupati, domando, sempre nella buona fede di tutti, per carità, di capire come può incorrere un uno svarione di questo genere il consulente tecnico o può essere incorso in uno svarione l'altro consulente tecnico? Leggo per la Commissione, e per lei, dottor De Gasperis, la consulenza assegnata il 28 maggio 1994, al dottor Farneti, tra l'altro lo stesso del processo Marta Russo, il che non è molto indicativo: «la porzione di camiciatura di proiettile consegnato dal dottor Vittorio Lenzi della radiotelevisione della Svizzera italiana era appartenuto a proiettile di cartuccia 7,62 per 39; l'analisi svolta sulle caratteristiche di classe d'arma, rilevate sulla parte cilindrica, ha permesso di stabilire che il proiettile era appartenuto a cartuccia sparata con fucile d'assalto kalashnikov modello AK47 che presenta caratteristiche di classe uguali a quelli di fabbricazione sovietica».
Allora, le domando se per caso lei non ritenga che questo sia una conclusione sbagliata, perché potrebbe anche essere sbagliata questa.
ANDREA DE GASPERIS, Sostituto procuratore della Repubblica presso il tribunale di Roma. Se non ricordo male Lenzi è svizzero? È lo svizzero?
ANDREA DE GASPERIS, Sostituto procuratore della Repubblica presso il tribunale di Roma. Lo mandò a me. Lo trovò per terra fuori dalla macchina. È un reperto non trovato..., mi sembra che lo trovò lui. Non so, mandò una lettera. Farneti è polizia scientifica?
PRESIDENTE. Voglio dire insomma: lei, sulla conclusione che sia un proiettile di kalashnikov si sentirebbe di giurare o no?
ANDREA DE GASPERIS, Sostituto procuratore della Repubblica presso il tribunale di Roma. Giurare? Io ne sono convinto.
PRESIDENTE. Che era un kalashnikov?
ANDREA DE GASPERIS, Sostituto procuratore della Repubblica presso il tribunale di Roma. Dalle modalità.
PRESIDENTE. Se era un kalashnikov, come faceva ad essere convinto che fosse un colpo a secco?
ANDREA DE GASPERIS, Sostituto procuratore della Repubblica presso il tribunale di Roma. Ma la mia convinzione non l'ho mai esternata in un atto processuale.
PRESIDENTE. No, certo, per carità.
ANDREA DE GASPERIS, Sostituto procuratore della Repubblica presso il tribunale di Roma. Non ho mai chiesto la cattura di qualcuno dicendo che è stato...
ANDREA DE GASPERIS, Sostituto procuratore della Repubblica presso il tribunale di Roma. Era un processo contro ignoti.
PRESIDENTE. Se lei è convinto che questo era un kalashnikov ...
ANDREA DE GASPERIS, Sostituto procuratore della Repubblica presso il tribunale di Roma. La convinzione che mi sono fatta, me la sono fatta esaminando il caso, per quel po' che ne so di caratteristiche di armi e per come era messa la macchina, però, in quel momento, non avendo un indagato, non avendo nessuno, era una circostanza... Stabilire in caso di una archiviazione contro ignoti se era stato fatto con o senza premeditazione, perché il processo contro ignoti, se non porta a nulla, viene archiviato, non è rilevante.
Ovviamente, se vi fosse stato un noto, il discorso sarebbe stato diverso, perché sarebbe stato un elemento di riscontro.
Comunque, io penso che si possa arguire la cosa, soprattutto dalla perizia dibattimentale, anche, penso, poi dopo, ... non ... so che c'era certamente questa. Qui dovrebbero aver sparato almeno due armi diverse, perché c'è un 7,62, il vecchio kalashnikov (l'AK47) e l'altro, lui lo misura in 5 millimetri, potrebbe essere l'anima di un 7,62 ...
PIETRO CANNELLA. Signor presidente, l'altra volta lei aveva fatto riferimento alla possibilità che noi facessimo un'ulteriore perizia e questo credo che sia pacifico, così come, se è possibile, dovremmo fare una perizia balistica sui proiettili perché ritengo che gli esperti balistici possano inconfutabilmente stabilire, quanto meno, a che classe di armi appartengano i proiettili. Noi, certamente, possiamo formulare delle ipotesi, ma non credo che siamo esperti nel settore. Vorrei chiedere invece al dottore De Gasperis una cosa precisa.
Dalla posizione dei corpi e da dove erano posizionati in auto, Hrovatin e Ilaria Alpi, è compatibile che siano stati raggiunti da colpi sparati dalla stessa direzione? Mi spiego. Il Hrovatin era seduto davanti; Ilaria Alpi dietro, eppure ha un colpo sulla sommità del capo ...
C'è, insomma, una concomitanza particolare, c'è un colpo che può far pensare o che, come indica lei, si sia abbassata esponendo il cranio, giusto in direzione della fonte di fuoco, oppure che sia stata colpita da dietro proditoriamente (questo è un altro caso). Glielo chiedo per capire se la posizione dei corpi ci dà qualche indicazione sulla provenienza delle pallottole e se non ritiene, ma questo è un perito balistico che ce lo può dire, che un colpo sparato da un'arma di calibro 7,62 - se non ho capito male - non produca effetti ben più devastanti di quelli, al capo, che sono stati riscontrati.
ANDREA DE GASPERIS, Sostituto procuratore della Repubblica presso il tribunale di Roma. Il secondo proiettile (e si ritiene anche per il primo), potrebbe avere perso energia cinetica urtando, non so, parte della macchina. Adesso la macchina non ce l'ho presente perché ho solo le foto e basta. Non è un processo in cui è stata sequestrata la macchina e in cui ci sono i rilievi di polizia giudiziaria. Ci sono delle immagini, quindi ...
Mi sembra che nella descrizione del corpo di Hrovatin vi sono varie ferite lacero-contuse superficiali, nelle quali comunque i proiettili perdono efficienza.
Probabilmente, se ha visto sparare, si è chinata, e ciò giustificherebbe il fatto che una mano aveva un segno netto, traccia del proiettile.
Poi, mi hanno detto che c'è quest'altra perizia ma non ne so niente.
PIETRO CANNELLA. Ho un'altra domanda: i genitori di Ilaria Alpi hanno fatto riferimento alla prima versione che dava il corpo della povera giornalista crivellato di
colpi, mentre in realtà è stata raggiunta da un solo colpo. Abbiamo memoria di questa discrepanza?
ANDREA DE GASPERIS, Sostituto procuratore della Repubblica presso il tribunale di Roma. Si vede pure dalle immagini, dalle videocassette. Poi, me lo ricordo benissimo. Un colpo solo, le dita di entrambe le mani e la testa, e il proiettile qui. Non aveva altri segni di violenza, di questo sono sicuro. Me lo ricordo come fosse oggi.
MAURO BULGARELLI. Dottore, volevo farle una domanda rispetto al calibro dell'arma e mi scuserà se torno su questo. Quando è stata riesumata la salma e fatta l'autopsia, è stato trovato un frammento.
ANDREA DE GASPERIS, Sostituto procuratore della Repubblica presso il tribunale di Roma. Non lo so, non so niente di tutto questo.
MAURO BULGARELLI. È stato trovato un frammento con filamenti di stoffa del sedile, ma è stato trovato anche un frammento del proiettile e qualcosa...
ANDREA DE GASPERIS, Sostituto procuratore della Repubblica presso il tribunale di Roma. ... della camicia, dell'incamiciatura.
MAURO BULGARELLI. ... che vi era sfuggito, probabilmente, durante la prima ispezione che è stata fatta al corpo.
ANDREA DE GASPERIS, Sostituto procuratore della Repubblica presso il tribunale di Roma. Certo, è indubbio.
MAURO BULGARELLI. Allora, quello proviene dallo stesso foro dell'altra pallottola o era in un altro punto del corpo dove era stata ferita Ilaria Alpi?
ANDREA DE GASPERIS, Sostituto procuratore della Repubblica presso il tribunale di Roma. Le conclusioni delle perizie...
MAURO BULGARELLI. Per capire, perché dall'ispezione fatta nella prima fase...
ANDREA DE GASPERIS, Sostituto procuratore della Repubblica presso il tribunale di Roma. Per le conoscenze tecniche che ho, se c'è un tratto di tessuto vuol dire che il proiettile ha passato il sedile di fronte, è evidente, quindi ha perso energia, perché ha urtato molle e quant'altro. Il frammento che si trova dentro - non so se sia stato eseguito un esame metallurgico - può essere o una parte metallica dell'autovettura, anche minimale, che si è portato appresso, o la parte della camiciatura, perché il proiettile, entrando, può perdere la camicia esterna. In questo caso è palese che si è trattato di due colpi, il che tutto sommato emergeva anche nel corso...
MAURO BULGARELLI. Possiamo dire allora che, durante la prima ispezione, quella effettuata dal dottor Sacchetti...
ANDREA DE GASPERIS, Sostituto procuratore della Repubblica presso il tribunale di Roma. Quello non si sarebbe trovato. Di fronte alla certezza che dimostrava Sacchetti sul fatto che si trattasse di un'arma con la molla che è ritornata ed ha sbattuto... Sacchetti poi non è il primo venuto, è un medico legale esperto anche di balistica. È un medico che dice che in caso di morte può fare tre quesiti, anche in base ad una sola cartella clinica, se per una qualche ragione incorre in una colpa professionale; se il corpo è devastato e non si può più fare niente con l'autopsia, si accerta in base alla cartella. Per rispondere a queste tre domande si può arrivare per vari canali, e la certezza di una persona esperta e il fatto che eravamo ad un metro dal corpo... però queste risultanze mi sembra confermino l'opinione che mi ero fatto. Ma poi non ho seguito il processo. Accadeva tutto; il problema è che si trattava di una cosa sinceramente difficilmente... Non potevo certo andare a fare conferenze stampa, dicendo: guardate
che ho scoperto... Mi avrebbero linciato, avrei corso grossi rischi di carattere...
ANDREA DE GASPERIS, Sostituto procuratore della Repubblica presso il tribunale di Roma. Non si poteva dire che era un fatto accidentale, era quello il problema di fondo.
MAURO BULGARELLI. Lei si è occupato anche della morte del maresciallo Li Causi?
ANDREA DE GASPERIS, Sostituto procuratore della Repubblica presso il tribunale di Roma. Ad un certo punto arriva un altro processo: un ex appartenente alle forze armate fa un memoriale che riguarda Li Causi, però il processo poi viene separato. Non so se era stato unito e poi separato; da qualcuno l'ho sentito.
MAURO BULGARELLI. Quindi non si è occupato della dinamica dell'omicidio di Li Causi.
ANDREA DE GASPERIS, Sostituto procuratore della Repubblica presso il tribunale di Roma. No, era avvenuto un anno prima. Qualcosa è arrivata, perché arrivava tutto ciò che si reputava potesse avere un ipotetico collegamento con questo, il che comportava un'attività istruttoria molto spesso improntata... anche perché i fondamenti non è che fossero tanti.
PRESIDENTE. La nostra fatica è stata premiata. Ringraziamo il dottor De Gasperis per la sua disponibilità e per i chiarimenti offerti, che sono stati molto utili. Non è escluso che, in esito ad alcuni nostri approfondimenti, chiederemo nuovamente la sua collaborazione, in orario senz'altro più decente. Ringrazio anche i colleghi intervenuti alla seduta.
Dichiaro conclusa l'audizione.
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