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PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca l'audizione del dottor Luciano Tarditi, sostituto procuratore della Repubblica presso il tribunale di Asti.
Dottor Tarditi, innanzitutto la Commissione la ringrazia moltissimo per aver sacrificato molti dei suoi impegni; non è stato facile poter concordare questa data. La Commissione la ringrazia per la sua disponibilità. Le dico subito che, con molta probabilità, questa non potrà essere un'audizione conclusiva. Penso che le domande che le faremo noi e quelle che saranno rivolte dagli altri componenti la Commissione dimostreranno quanto sarà importante invece approfondire con lei, per cui certamente vorremmo chiederle di darci ulteriore collaborazione.
Lei è stato sentito da altre Commissioni parlamentari di inchiesta; in particolare, dalla Commissione di inchiesta sul ciclo dei rifiuti, in epoca anche abbastanza recente, nel gennaio 2004.
LUCIANO TARDITI, Sostituto procuratore della Repubblica presso il tribunale di Asti. No, nel novembre 2003.
PRESIDENTE. Quindi, vorremmo cercare di percorrere con le sue dichiarazioni strade che vanno un pochino oltre le dichiarazioni che già ha reso e che sono agli atti della Commissione. Nel ricordarle, ma soltanto per forma, che le sue dichiarazioni sono assunte con il regime della testimonianza e, quindi, assoggettate all'articolo 372 del codice penale, le chiedo di rassegnare le sue generalità per poi cortesemente rispondere alle nostre domande.
LUCIANO TARDITI, Sostituto procuratore della Repubblica presso il tribunale di Asti. Luciano Tarditi, nato a Caracas, Venezuela, il 25 agosto 1951, residente a Brà, piazza Carlo Alberto, 33.
PRESIDENTE. Attualmente in carica presso la procura di Asti?
LUCIANO TARDITI, Sostituto procuratore della Repubblica presso il tribunale di Asti. Sì, in servizio presso la procura di Asti come sostituto procuratore della Repubblica.
PRESIDENTE. Dottor Tarditi, lei si è imbattuto, più che essersi interessato direttamente, nella vicenda riguardante l'omicidio di Hrovatin e di Ilaria Alpi. Ci può dire quali sono state le situazioni di investigazione, di indagine che l'hanno condotta ad imbattersi nella vicenda della quale la Commissione si interessa?
LUCIANO TARDITI, Sostituto procuratore della Repubblica presso il tribunale di Asti. Fu nell'ambito delle indagini che da tempo il mio ufficio aveva portato avanti, anche con riferimento a vicende di grossi traffici di rifiuti che erano emersi dopo l'alluvione di Asti del 1994 e che avevano portato, nell'ambito delle indagini che facemmo, a scoprire le vicende connesse ad una discarica risultata piuttosto pericolosa in quel di La Spezia, in località Pitelli, che si rivelò poi un vaso di Pandora di tanti altri profili. Poi perdemmo la competenza per ovvie ragioni, in effetti, legate alla Commissione e all'eventuale sussistenza di un'associazione a delinquere in quel di La Spezia.
PRESIDENTE. Scusi se la interrompo. A questo proposito vorremmo un chiarimento definitivo: gli atti della sua inchiesta dove stanno?
LUCIANO TARDITI, Sostituto procuratore della Repubblica presso il tribunale di Asti. Tutte le carte dell'inchiesta passata a La Spezia sono finite a La Spezia in originale, doverosamente.
PRESIDENTE. Quindi, lei non conserva nulla di quella inchiesta come atti al suo ufficio?
LUCIANO TARDITI, Sostituto procuratore della Repubblica presso il tribunale di Asti. No. Gli atti formali furono mandati, come deve essere, formalmente, con tanto di indice, perché c'erano persone detenute in carcere e a circa un mese dall'emissione delle misure cautelari vi fu la dichiarazione di incompetenza, quindi una trasmissione formale a tutti gli effetti. Tant'è che con le misure cautelari dell'ottobre 1997 la trasmissione a La Spezia avvenne nel dicembre del 1997.
PRESIDENTE. A Roma lei ricorda di aver trasmesso atti per competenza o comunque per unione a quelli di altro processo?
LUCIANO TARDITI, Sostituto procuratore della Repubblica presso il tribunale di Asti. No. Preciso: a Roma io mi sono limitato qualche volta, limitatamente ed esclusivamente alla vicenda Alpi quando emerse qualche profilo che poteva essere interessante, a trasmettere copia di queste sintetiche dichiarazioni e, segnatamente, quelle con le quali Giancarlo Marocchino, dopo l'arresto del somalo nelle circostanze che sappiamo, a gennaio del 1998, da una registrazione telefonica che noi avevamo su un'utenza che non riguardava Giancarlo Marocchino, ma su cui lui si appoggiava costantemente, riferiva come in realtà questo soggetto fosse estraneo alla vicenda in quanto si chiedeva perché non si venisse sul posto ad accertare la verità.
PRESIDENTE. Questo soggetto, cioè il somalo sottoposto a procedimento penale?
LUCIANO TARDITI, Sostituto procuratore della Repubblica presso il tribunale di Asti. Sì, così disse.
LUCIANO TARDITI, Sostituto procuratore della Repubblica presso il tribunale di Asti. Così diceva Marocchino. E che la realtà era tutt'affatto diversa e non riusciva a capire - ripeto - perché non si volesse accertare sul posto la cosa. Addirittura si doleva del fatto che da Roma gli venisse chiesto di inviare testimoni o quant'altro, quando sarebbe stato più semplice indagare sul posto visto che lui avrebbe messo a disposizione quanto necessario. Venne fuori da queste intercettazioni, abbastanza chiare, in cui lui da un
lato diceva che il somalo non è che c'entrasse molto, però ... la conversazione comunque sarà poi a disposizione...
PRESIDENTE. Quindi, questa è un'intercettazione telefonica che avete fatto... è telefonica o ambientale?
LUCIANO TARDITI, Sostituto procuratore della Repubblica presso il tribunale di Asti. Telefonica.
PRESIDENTE. Tra Marocchino e chi?
LUCIANO TARDITI, Sostituto procuratore della Repubblica presso il tribunale di Asti. Parlava con un certo Giancarlo Roghi, un operatore economico della zona di Pistoia, risultato coinvolto in molti affari. In questa utenza si diceva: badate che le cose forse non sono andate così, c'è l'autista che ha visto tutto, tutta una serie di cose riferite all'episodicità dell'attentato che, per quel che poteva valere, io inviai, dopo un contatto telefonico con il dottor Ionta, poi inviai formalmente evidenziandogli come questo stralcio faceva riferimento ovviamente al nome di un parlatore, cioè il Marocchino, altrimenti non avrebbe avuto significato che io glielo consegnassi, e glielo consegnai anche nell'ottica del fatto che sapevo dai giornali che era pendente al tribunale del riesame, quindi sappiamo che sono tutti atti che possono essere inviati a conforto e, in ogni caso, a chiarimento di determinate situazioni.
PRESIDENTE. Dottor Tarditi, queste cose le possiamo dire pubblicamente, sono cose che si conoscono, ci sono segreti di indagine da osservare? Nel caso in cui lei dovesse darci questa indicazione, chiuderemmo il circuito.
LUCIANO TARDITI, Sostituto procuratore della Repubblica presso il tribunale di Asti. Questo è un profilo rispetto al quale devo fare una premessa. Tutte queste cose, con una certa analisi, per quel che ho potuto fare, sono raccolte nella richiesta di archiviazione che il 18 febbraio 2004 ho depositato al GIP del tribunale di Asti sollecitando nei limiti del possibile le sue decisioni, sia nel senso che si rifiutava l'archiviazione - secondo quanto prevede il codice - sia nel caso in cui avesse ritenuto condivisibili le mie conclusioni di archiviarlo formalmente in modo ufficiale di talché la richiesta potesse essere esternata totalmente, sia con la richiesta di archiviazione, sia con tutti i documenti, abbastanza corposi - sono sei, sette faldoni - che la corredano. Questo è il profilo.
PRESIDENTE. C'è stata poi l'archiviazione?
LUCIANO TARDITI, Sostituto procuratore della Repubblica presso il tribunale di Asti. È pendente. È del 18 febbraio, una settimana fa.
PRESIDENTE. Allora dobbiamo chiudere il circuito. Prima di chiudere, le chiedo: queste intercettazioni telefoniche sono fatte su Marocchino e su questo Roghi?
LUCIANO TARDITI, Sostituto procuratore della Repubblica presso il tribunale di Asti. No. Ripeto - questa è una mia opinione - che hanno avuto un certo successo perché non erano fatte su Marocchino.
PRESIDENTE. Disattiviamo il circuito chiuso.
(La Commissione delibera di procedere in seduta segreta. I lavori procedono in seduta segreta).
PRESIDENTE. Riprendiamo i lavori in seduta pubblica.
(I lavori riprendono in seduta pubblica).
Rinvio il seguito dell'audizione ad altra seduta, riservandomi di chiedere al dottor Tarditi, che ringrazio per aver partecipato ai nostri lavori, di poter acquisire agli atti della Commissione i documenti inerenti
all'indagine svolta presso la procura di Asti e riguardanti il caso di Ilaria Alpi e Miran Hrovatin.
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