CAMERA DEI DEPUTATI - SENATO DELLA REPUBBLICA XIV LEGISLATURA Resoconto stenografico della Commissione
parlamentare di inchiesta |
CARLO CARLI. Le chiedo se questi fascicoli sono originali. A noi sono pervenute delle copie - ne abbiamo già discusso nel corso dell'ultima seduta - che recano il provvedimento di «non luogo a provvedere». Lei ha detto che forse la firma che vi compare non è la sua.
VINDICIO BONAGURA, Procuratore generale militare presso la Corte militare di appello. Non credo. I provvedimenti di non luogo a provvedere erano naturalmente concertati tra il collega Nicolosi e me, ma lui era il presidente di questa commissione, in quanto più anziano di me, e quindi questa sottoscrizione è sua.
CARLO CARLI. Quelli che voi avete visto erano fascicoli originali oppure no?
VINDICIO BONAGURA, Procuratore generale militare presso la Corte militare di appello. Francamente non mi pare che fossero fascicoli originali. Credo che gli originali fossero quelli che erano stati già trasmessi alle autorità giudiziarie ordinarie. Che io ricordi, erano copie.
Presidente, in relazione a questa domanda, si era già parlato nell'audizione precedente di questi 202 fascicoli e della non coincidenza tra questo numero ed il numero di 260 riferito nella relazione del Consiglio della magistratura militare.
Io potrei proporre un'ipotesi di chiarimento di questa divergenza. Come ripeto, il nostro compito, il compito di quella commissione era quello di selezionare il materiale da trasmettere. Tra gli atti non trasmessi, oltre ai 202 fascicoli, vi erano altri fascicoli che non sono stati trasmessi perché non contenevano alcuna notizia che fosse suscettibile di interesse giudiziario. C'erano delle copertine sulle quali era scritto: ignoti tedeschi; furto di bestiame avvenuto non si sa dove, non si sa da parte di chi.
CARLO CARLI. Ci sono anche omicidi.
VINDICIO BONAGURA, Procuratore generale militare presso la Corte militare di appello. Sì, probabilmente anche omicidi. Questi sono stati trasmessi alla Commissione nell'ambito della trasmissione di documenti che ci è stata richiesta. Sono 71 fascicoletti ed anche questi recano il provvedimento di non luogo a provvedere, che significa che non era utile, non aveva senso provvedere ad una trasmissione perché non c'era nessuna notizia specifica sulla quale si potesse appuntare un interesse giudiziario.
L'ipotesi - è solo un'ipotesi - è che, in sede di conteggio svolto da parte del Consiglio della magistratura militare, nel novero dei 260 che si dice siano stati trasmessi all'autorità giudiziaria ordinaria siano stati compresi anche i fascicoli che non erano stati trasmessi ad alcuna autorità, per le ragioni che ho detto, ma che, in quanto recanti tutti il provvedimento di non luogo a provvedere, potrebbero essere stati conteggiati nel complesso, e in tal modo arriveremmo ad una cifra di poco superiore ai 270 e comunque abbastanza vicina ai 260 di cui si riferisce nella relazione del Consiglio.
È una mera ipotesi. Io ho riflettuto un po' su questa circostanza, a seguito dell'audizione precedente, essendomi reso conto che tale questione è di particolare interesse per la Commissione. Questa potrebbe essere un'ipotesi di chiarimento della divergenza.
PRESIDENTE. Secondo lei, perché in questi fascicoli non c'era nulla?
VINDICIO BONAGURA, Procuratore generale militare presso la Corte militare di appello. Noi li prendevamo uno per uno. In moltissimi di questi fascicoli - adesso non ricordo esattamente quanti - c'era il provvedimento del procuratore generale Santacroce e non c'era altro. C'era una copertina senza alcuna indicazione utile ai fini di una trasmissione ad un qualsiasi ufficio e poi in molti di questi, se non in tutti addirittura - ora non ricordo questo particolare - c'era il provvedimento del procuratore generale Santacroce, almeno per quello che ricordo.
Una cosa è certa: così li ritrovammo e così li abbiamo lasciati.
CARLO CARLI. Lei ha detto: «li ritrovammo». Chi è entrato per primo in quei locali?
PRESIDENTE. Possiamo riprendere la seduta pubblica.
LUCIANO GUERZONI. Lei prima ci ha detto - questa ipotesi ha una sua logica - come far corrispondere, in sostanza, i 202 ed i 260 fascicoli, e questo è un contributo che si potrà verificare.
Ad un certo punto si dice che questi 202 fascicoli erano già presso le procure della magistratura ordinaria per cui non sono stati inviati. Si decide - così abbiamo sentito - di svolgere un'indagine su questi 202 fascicoli; un'indagine il cui obiettivo - mi pare - la nostra Commissione non è ancora riuscita a percepire nella sua più netta formulazione.
In primo luogo, lei sa di questa decisione? Secondo la sua esperienza, le sue conoscenze, a che cosa doveva servire questa indagine?
VINDICIO BONAGURA, Procuratore generale militare presso la Corte militare di appello. Questi 202 fascicoli erano stati portati dalla Procura generale militare della Corte di appello alla Procura generale militare della Corte di Cassazione, nel momento in cui il titolare dell'ufficio della Procura generale militare della Corte di appello transitava alle funzioni di procuratore generale. Lo so perché questi fascicoli sono stati restituiti al mio ufficio nel gennaio di quest'anno con una nota nella quale si diceva che era opportuno ricostruire l'unitarietà dell'archivio.
Siccome questi fascicoli a suo tempo erano stati legittimamente, regolarmente, in maniera trasparente, alla luce del sole, acquisiti da quell'ufficio ed in relazione a questi fascicoli quell'ufficio aveva svolto una certa attività, l'aveva sviluppata interamente ed era stata un'attività produttiva di ulteriore documentazione rispetto a quella originariamente contenuta nei fascicoli, io decisi di restituirli a quell'ufficio non ritenendo di aver titolo a custodirli nel mio ufficio. Ricordo che questa comunicazione venne trasmessa anche alla Commissione parlamentare.
Peraltro, intendo far presente che da parte della Commissione parlamentare avevo ricevuto la richiesta di trasmettere tutta la documentazione inerente alla materia e non sapevo che questa richiesta fosse stata già precedentemente rivolta al Procuratore generale di Cassazione, perché evidentemente si riteneva che la documentazione fosse presso quell'ufficio. Quindi, nella mia nota dicevo al Procuratore generale militare di Cassazione che questi documenti erano stati richiesti dalla Commissione e che se la Procura generale di Cassazione non riteneva di trasmetterli, non essendo stata richiesta di ciò, ne facesse delle copie e le avremmo trasmesse noi.
LUCIANO GUERZONI. Dottore, lei dice che ad un certo punto ha ritenuto che il suo ufficio non avesse titolo a trattenere questi fascicoli ed ha proceduto di conseguenza.
Come mai, invece, il suo predecessore li tratteneva e risulta che li portò lì dall'ufficio precedente? Naturalmente aveva fatto una diversa valutazione delle competenze del suo ufficio.
VINDICIO BONAGURA, Procuratore generale militare presso la Corte militare di appello. Io non mi sento legittimato ad esprimere valutazioni sulle iniziative di un ufficio diverso dal mio. Avrà avuto le sue ragioni e credo le abbia espresse in una nota in cui si parla di una indagine storico-giudiziaria, ma io che cosa posso dirle?
LUCIANO GUERZONI. La ringrazio.
PRESIDENTE. Dottor Bonagura, secondo lei perché glieli ha mandati proprio nel gennaio di quest'anno - anzi il 30 dicembre - e non prima?
VINDICIO BONAGURA, Procuratore generale militare presso la Corte militare di appello. Cosa posso dire, signor presidente? Io vorrei riferire su dei fatti; mi viene richiesta un'opinione. Dal momento che lei me lo chiede, immagino che, sapendo che c'era l'interessamento della Commissione ad acquisire tutti questi atti, lui mi abbia detto di prenderli perché io avevo in archivio tutto il resto della documentazione, in modo che potessi ricostruire l'unità dell'archivio e trasmettere tutto alla Commissione. Forse la ragione è questa.
PRESIDENTE. Se era il suo ufficio a detenere tutta la documentazione, come lei sta dicendo, questi 202 fascicoli dovevano arrivare molto prima, visto che lei da sempre ha avuto tutta la documentazione.
VINDICIO BONAGURA, Procuratore generale militare presso la Corte militare di appello. Dove dovevano arrivare molto prima?
PRESIDENTE. Nel suo ufficio.
VINDICIO BONAGURA, Procuratore generale militare presso la Corte militare di appello. No, perché erano stati trasferiti da quello che attualmente è il mio ufficio ad un altro ufficio. Sono stati trattenuti presso questo ufficio per lo svolgimento dell'attività che abbiamo detto, dopodiché, nel gennaio scorso, sono stati ritrasferiti al mio ufficio con la motivazione di ricostruire l'unitarietà dell'archivio, ma io non ho ritenuto di avere titolo ...
PRESIDENTE. Perché non avete fatto le copie di quei 202 fascicoli? Per i 695 voi avete fatto le copie.
VINDICIO BONAGURA, Procuratore generale militare presso la Corte militare di appello. Io credo che i 202 fascicoli siano in copia, vale a dire che le copie erano state fatte già nel 1994...
PRESIDENTE. Mi scusi, dottor Bonagura, forse ho formulato male la domanda. Nel momento in cui questi 202 fascicoli sono andati in un posto diverso dal suo ufficio - per un'indagine storico-giudiziaria, credo di aver capito - perché lei non ha fatto la copia dei 202 fascicoli per tenerla, come è stato fatto per i 695?
VINDICIO BONAGURA, Procuratore generale militare presso la Corte militare di appello. All'epoca, nel 1997, non ero ancora all'ufficio in cui sono attualmente. Sono arrivato nell'ufficio in cui mi trovo attualmente, se non ricordo male, nella primavera del 1998, quando questi fascicoli erano già stati trasferiti da quello che è il mio attuale ufficio alla Procura generale militare presso la Corte di cassazione. Quindi, non ho avuto nessuna gestione in questa vicenda; li ho visti arrivare nel gennaio.
PRESIDENTE. Però lei sapeva che non c'erano più quei 202 fascicoli?
VINDICIO BONAGURA, Procuratore generale militare presso la Corte militare di appello. Lo sapevo, ma non ufficialmente. Lo sapevo per sentito dire, perché qualcuno forse mi aveva detto, a titolo di informazione, che una parte di quel materiale era stata trasferita da quello che era diventato il mio ufficio ad un altro ufficio, però io non ero interessato a seguire la vicenda proprio perché quei documenti non appartenevano più al mio ufficio, non erano più sotto il mio controllo ed io non ritenevo di aver titolo ad interessarmene, tant'è che li ho rimandati a quell'ufficio quando mi sono stati trasmessi.
CARLO CARLI. Attualmente il materiale rinvenuto nel 1994 dove è conservato e chi è responsabile della sua custodia?
VINDICIO BONAGURA, Procuratore generale militare presso la Corte militare di appello. Attualmente il materiale rinvenuto nel 1994, per la parte «scottante» - per usare un aggettivo che credo sia stato già usato - è stato trasmesso alle procure. Noi ne abbiamo conservato le fotocopie.
CARLO CARLI. Io intendo dire questo.
VINDICIO BONAGURA, Procuratore generale militare presso la Corte militare di appello. Noi abbiamo le fotocopie di tutti i 695 fascicoli trasmessi alle procure militari, abbiamo in originale un carteggio di natura amministrativa e, quindi, non di interesse giudiziario. Abbiamo tutto e stiamo trasmettendo tutto.
Credo che le trasmissioni di questi documenti siano quasi esaurite. Dobbiamo forse trasmettere ancora qualcosa, ma abbiamo trasmesso quasi tutto.
CARLO CARLI. Signor procuratore, le ho fatto questa domanda perché gli originali dei fascicoli sono stati inviati alle procure militari competenti, ma voi ne avete copia. Poi c'è anche tutto un altro carteggio, perché a noi interessa tutto e non solamente i fascicoli.
Il carteggio di corrispondenza, ad esempio, con i ministeri, con la Presidenza del Consiglio e con altri, ed altri atti di carattere amministrativo, che erano occultati in quell'armadio, oggi dove si trovano?
VINDICIO BONAGURA, Procuratore generale militare presso la Corte militare di appello. Da noi, alla Procura generale militare presso la Corte militare di appello.
CARLO CARLI. Dove lei è procuratore generale, a capo di questo ufficio. Quindi, materiale mancante o meno, in qualche modo dovrebbe essere stato registrato se non c'erano più i 202 fascicoli, perché evidentemente, dal momento che sono stati rinvenuti da un'altra parte, dovevano risultare mancanti da voi.
VINDICIO BONAGURA, Procuratore generale militare presso la Corte militare di appello. In realtà, ripeto, il dottor Scandurra prese questi fascicoli, in relazione ai quali aveva iniziato questo lavoro di monitoraggio, e li portò con sé. Cambiando ufficio, li portò nel nuovo ufficio, ma lo fece alla luce del sole, informandone il Consiglio della magistratura militare e tenendolo informato nel corso del tempo di questa sua attività. Dopodiché, se non ha ritenuto di rilasciare specificamente un documento presso quello che è attualmente il mio ufficio... Non so se lo abbia fatto o meno, francamente questa cosa mi sfugge, ma cambia poco.
Questo passaggio, indipendentemente dalle ragioni, è stato realizzato ufficialmente ed è questo il motivo per cui io poi recentemente non ho più trattenuto quei fascicoli che mi erano stati trasmessi, perché erano stati già acquisiti - credo regolarmente e comunque ufficialmente, in maniera nota nell'ambito degli uffici - da altro ufficio.
CARLO CARLI. L'altro ufficio ha anche avviato nuove indagini, perché nei fascicoli abbiamo potuto leggere nuove testimonianze e presumibilmente anche nuove notizie di reato, per cui doveva esserci anche l'obbligatorietà dell'azione penale rispetto a queste nuove notizie e testimonianze.
Era legale che avvenisse tutto questo? È importante far giustizia sempre fino a che ci sono gli elementi per fare giustizia, ma ritengo che, di fronte a nuovi elementi, debba immediatamente scattare l'obbligatorietà dell'azione penale.
VINDICIO BONAGURA, Procuratore generale militare presso la Corte militare di appello. Onorevole, questi nuovi elementi francamente a me non risultano, forse per mia disattenzione. Tra l'altro, questi atti li ho visionati a suo tempo, nel 1994, quando si ritenne che non dovessero essere trasmessi perché già trasmessi in precedenza. Non sono stato di recente a guardarli uno per uno, a vedere ciò che era stato fatto. Mi sarebbe piaciuto, ma purtroppo non ho avuto il tempo di farlo.
Non so quale sia il contenuto degli atti successivi a quelli originariamente presenti nei singoli fascicoli. Vorrei anche precisare che noi a suo tempo, quando abbiamo ricevuto la richiesta da parte della Commissione di trasmettere tutta la documentazione contenuta nell'armadio, abbiamo richiesto la collaborazione dei singoli procuratori e lo abbiamo fatto con una nota nella quale sono spiegate le ragioni; una nota che è anche a conoscenza della Commissione.
Dopodiché è accaduto che, ad esempio, qualche procura - se non ricordo male, la procura militare di Padova - ha trasmesso non solo le denunzie originariamente contenute nell'archivio, ma qualche atto in più. Io non sono stato a guardare le carte una per una - forse avrei dovuto farlo -, devo in qualche modo affidarmi anche ai colleghi, ai collaboratori, ma è comunque una mia responsabilità se è stato fatto qualche errore nella trasmissione di questi atti.
Nel momento in cui mi sono reso conto che i 202 fascicoli contenevano qualche documento in più rispetto a quello che era stato richiesto dalla Commissione, mi sono premurato di avvertire il procuratore generale militare di Cassazione, con una nota scritta che ho trasmesso per conoscenza anche alla Commissione, che forse era opportuno che trasmettesse solo la documentazione originariamente contenuta, perché sapevo che c'era stato qualche disappunto per il fatto che da parte di qualche ufficio erano stati trasmessi atti in più. Questo per dire qual è stato il tipo di attenzione che ho dedicato alla questione, in relazione alle mie competenze, alle mie mansioni.
PRESIDENTE. Prego, senatore Marino.
LUIGI MARINO. Signor procuratore generale, se ho capito bene - lei lo ha ripetuto più volte - il «non luogo a provvedere» significa una presa d'atto. I fascicoli a suo tempo furono inviati e, quindi, non c'era più da provvedere per un ulteriore invio.
Io sono stato per 35 anni nel pubblico impiego e forse un semplice funzionario poteva certificare questo, apponendo semplicemente un timbro. Le chiedo scusa, ma qui non siamo di fronte ad una commissione per gli scarti d'archivio, bensì ad una commissione di altissimo livello e autorevolezza, che comunque, anche non leggendo pagina per pagina, si è trovata di fronte a cose orripilanti. Non si tratta solo del furto del maiale: è la casa che viene fatta saltare solo perché c'è un sospetto collaboratore dei partigiani, cose di tristissima attualità anche oggi, a qualche migliaio di chilometri di distanza da qui. Abbiamo potuto leggere cose veramente orribili.
Di fronte al fatto di apporre il timbro «non luogo a provvedere» perché nel lontano 1945 il tutto era stato inviato, le mie domande - può darmi anche una risposta breve - sono diverse. Innanzitutto, tutti questi fascicoli all'esame della commissione riguardavano la competenza delle procure ordinarie, per cui c'era stato l'invio a suo tempo, oppure c'era una parte che riguardava anche le procure militati? Io non sono stato ancora in grado di esaminare tutta la documentazione agli atti della Commissione.
Vi è poi un altro punto che provoca il mio disorientamento personale: questi fascicoli furono anch'essi parcheggiati nelle prefetture, come altri, in base a quanto deciso nei primissimi anni del dopoguerra? Alla commissione risultava che poi questi fascicoli avevano avuto momenti di centralizzazione nel 1945, per cui il precedente invio magari era stato annullato dalla successiva centralizzazione? Vorrei che facesse chiarezza su questo aspetto.
L'armadio risulta essere stato distrutto già nel 1990, poi invece si ritrova - può darsi che il secondo armadio non sia quello di prima - ed anche leggendo le testimonianze si parla sempre di un armadio, invece l'armadio richiesto per essere esposto nel museo di Sant'Anna di Stazzema risulta già demolito nel 1990. Si parla di un armadio, poi di scaffalature, poi ancora di un armadio, ma il problema non è questo. Il problema è che l'occultamento consiste nel fatto che, malgrado tanti abbiano potuto mettere mano e occhi su questi fascicoli, non c'è mai stato nessun provvedimento di natura giudiziaria.
Questo è il punto che deve colpire la sensibilità di ciascuno di noi, di chi abbia esaminato in precedenza i fascicoli ed ora la nostra perché in quest'aula abbiamo un obbligo parlamentare da svolgere. È questo che non riesco a capire: è mai possibile, solo perché nel 1945 è stato fatto l'invio, certificare filosoficamente - io sono napoletano e credo anche lei - «chi ha avuto ha avuto, chi ha dato ha dato»? Siccome nel 1945 c'è stato l'invio, si appone il «non luogo a provvedere» ed è finita. È questo l'atteggiamento che mi sconcerta, e glielo dico con la massima umiltà e comprensione. Questi fascicoli sono andati veramente solo alle procure ordinarie? Sono stati anch'essi parcheggiati nelle prefetture? E se alla commissione risultava che erano ritornati nel 1945 perché c'era stata la centralizzazione, il vecchio invio era già superato dalla successiva centralizzazione? Davvero non riesco a dipanare questa matassa. Se lei potesse aiutare questa Commissione, ed in particolare me, le sarei molto grato.
VINDICIO BONAGURA, Procuratore generale militare presso la Corte militare di appello. Il «non luogo a provvedere» significa che, in relazione al nostro compito di provvedere all'attivazione di quell'attività che non era stata svolta in precedenza, laddove non vedevamo i presupposti per attivare un qualsiasi ufficio, non facevamo nulla e trattenevamo le carte con quel piccolo provvedimento di «non luogo a provvedere».
Noi provvedevamo alla trasmissione degli atti alle procure militari della Repubblica laddove si trattava di denunzie di reati avvenuti in determinate località, in modo tale che fosse individuabile la competenza territoriale di determinati uffici e ne decidevamo la trasmissione. Ripeto che si trattava di «non luogo a provvedere» perché non dovevamo trasmettere niente. Lei chiede perché non dovessimo trasmettere niente.
LUIGI MARINO. Almeno per curiosità intellettuale rispetto ai crimini riportati in questi fascicoli, perché ripeto che non si aveva a che fare con un furto di maiali, almeno per capire perché da quel famoso invio tanta gente abbia sofferto e non abbia mai avuto un riconoscimento, nemmeno morale, dell'ingiustizia subita.
VINDICIO BONAGURA, Procuratore generale militare presso la Corte militare di appello. Lei parla dei 202 non trasmessi oppure dei 695 trasmessi?
PRESIDENTE. Dei 202.
LUIGI MARINO. Parlo di quelli che sono venuti all'esame della sua cognizione specifica.
VINDICIO BONAGURA, Procuratore generale militare presso la Corte militare di appello. All'esame della mia cognizione specifica sono venuti tutti.
LUIGI MARINO. A maggior ragione.
VINDICIO BONAGURA, Procuratore generale militare presso la Corte militare di appello. Possiamo anche aver fatto qualche sbaglio, nel senso che possiamo non esserci accorti che qualcuno di questi atti dovesse essere trasmesso. Per la verità, lo escluderei, ma tutto è possibile.
Sono venuti alla nostra attenzione ed abbiamo fatto questa cernita, questa selezione tra quelli che dovevano essere trasmessi perché non erano mai stati trasmessi e quelli che non dovevano essere trasmessi perché risultavano già trasmessi. Questa è la selezione che abbiamo fatto.
In relazione al nostro compito di provvedere alle trasmissioni, abbiamo deciso di non provvedere a tali trasmissioni nei casi in cui ci sembrava che non ne ricorressero i presupposti, e non sono solo i casi dei 202 fascicoli di cui abbiamo più volte parlato, ma, come accennavo prima, sono anche i casi di altri fascicoli che non contenevano alcuna notizia utilizzabile ai fini di uno sviluppo giudiziario.
PRESIDENTE. Mi scusi, ma i fascicoli di cui lei parla, in cui c'è solo il provvedimento di archiviazione provvisoria, vengono trattati allo stesso modo dei fascicoli in cui invece c'era un contenuto, cioè non vengono trasmessi né quelli dove non c'era niente né gli altri.
VINDICIO BONAGURA, Procuratore generale militare presso la Corte militare di appello. Sì, gli uni per un motivo, gli altri per un altro motivo, ma erano tutti motivi riconducibili alla mancanza di un'esigenza di trasmissione o perché dal loro contenuto si evinceva che erano già stati trasmessi o perché erano completamente privi di contenuto. Comunque, secondo la nostra valutazione del momento, non andavano trasmessi.
PRESIDENTE. Questo, ad esempio, è uno dei fascicoli dove non c'era nulla; c'è solo il provvedimento del procuratore Santacroce, vi sono elencate le parti lese e vi è il «non luogo a provvedere». È un procedimento contro ignoti militari delle SS tedesche per il reato di violenza con omicidio previsto dall'articolo 185 del codice militare di guerra.
VINDICIO BONAGURA, Procuratore generale militare presso la Corte militare di appello. Presidente, può anche darsi che queste copertine fossero duplicati di altre carte.
PRESIDENTE. Questi non li avete mandati perché non avevate modo di risalire.
VINDICIO BONAGURA, Procuratore generale militare presso la Corte militare di appello. Non c'era modo, erano talmente generici, privi di qualsiasi connotato che consentisse di capire di quali fatti si trattasse e chi dovesse interessarsene che non li abbiamo trasmessi.
PRESIDENTE. Dal registro generale, è possibile evincere qualcosa? Questo fascicolo è il numero 938 nel registro generale, dove è annotato: «Parte lesa Cinotti Giuseppe. Carabinieri di Bologna. Non luogo a provvedere». Per questo fascicolo, per esempio, non avete pensato di interpellare i carabinieri di Bologna?
VINDICIO BONAGURA, Procuratore generale militare presso la Corte militare di appello. Non era nostro compito, presidente. Noi siamo uffici di secondo grado: non abbiamo competenze per quanto riguarda gli accertamenti e le indagini; non potevamo far altro che interessare di questi fatti le autorità competenti.
PRESIDENTE. Ho capito, dottor Bonagura. Prendo atto che lei mi dice che non eravate competenti, ma allora non avreste neanche dovuto apporre il timbro di «non luogo a provvedere»! Dovevate, semmai, mandare i fascicoli a chi di competenza.
VINDICIO BONAGURA, Procuratore generale militare presso la Corte militare di appello. Li abbiamo mandati a chi di competenza, signor presidente: i 695 fascicoli...
PRESIDENTE. No, dottor Bonagura. Questo è un fascicolo preso a caso tra i 70 fascicoli che - secondo quanto lei da lei affermato - non avete mandato da nessuna parte in quanto non si poteva, dagli elementi sussistenti, risalire a nulla.
Questo fascicolo è contrassegnato dal numero 938 del registro generale. Sul registro generale - eccolo qui - vi sono i nomi delle parti lese, così come sul fascicolo; c'è il nome dell'ente denunziante - nel caso che ci interessa, i Carabinieri di Bologna - , per cui si poteva quanto meno risalire ai fatti e capire che cosa era successo. Lei ha affermato che non eravate competenti; allora non avreste dovuto, secondo me, neanche apporre la sigla «non luogo a provvedere».
VINDICIO BONAGURA, Procuratore generale militare presso la Corte militare di appello. Presidente, ho capito che cosa intende dire. Può darsi che abbiamo valutato male, può darsi che avremmo dovuto mandare quel fascicolo a qualcuno, ma non l'abbiamo fatto.
PRESIDENTE. E chi era competente, secondo lei?
VINDICIO BONAGURA, Procuratore generale militare presso la Corte militare di appello. Adesso non saprei. Posso vedere il fascicolo, per cortesia?
PRESIDENTE. Certamente. Prego, dottor Bonagura.
VINDICIO BONAGURA, Procuratore generale militare presso la Corte militare di appello. Dunque: «Ignoti militari delle SS tedeschi. Parti lese: Cinotti Giuseppe, Cinotti Tullio, Carvani Gino. Provvisoria archiviazione». Presidente, ripeto, possiamo aver sbagliato a non mandare questo fascicolo ma, adesso, non saprei dire a chi si potesse mandare.
PRESIDENTE. Prendiamo un altro fascicolo a caso, il fascicolo numero 1078. Facciamo una verifica subito. Leggo: «Ignoti militari tedeschi. Violenza con omicidio, articolo 185. Parti lese: Felci Bruno. Ente denunziante: Carabinieri di Livorno». Questo è un altro di quei fascicoli, dottor Bonagura. Il registro voi lo avevate?
VINDICIO BONAGURA, Procuratore generale militare presso la Corte militare di appello. Sì, lo avevamo e lo controllavamo, anche. Può darsi che non l'abbiamo controllato con la necessaria attenzione. Quand'anche lo avessimo controllato con la necessaria attenzione, avremmo stabilito, nel caso delle parti lese Cinotti Giuseppe, Cinotti Tullio e Carvani Gino, che c'era un qualche collegamento con i Carabinieri di Bologna e, quindi, un qualche collegamento - dal punto di vista della competenza giudiziaria - con la procura militare della Repubblica di La Spezia. Sì, avremmo potuto trasmettere il fascicolo a quell'autorità, ma se non lo abbiamo fatto è forse per superficialità, di certo non per occultare ulteriormente quel che era stato già occultato in precedenza.
PRESIDENTE. Dottor Bonagura, io mi guardo bene dal dover dire una cosa del genere. Le sto solo chiedendo di chi fosse, secondo lei, la competenza nel caso specifico.
VINDICIO BONAGURA, Procuratore generale militare presso la Corte militare di appello. Dalla lettura della copertina del fascicolo, non si capisce proprio di chi possa essere la competenza. Qui c'è scritto: «Procedimenti contro ignoti militari delle SS tedesche per il reato di violenza con omicidio», dopodiché sono indicati tre nomi di parti lese. E non c'è altro.
PRESIDENTE. C'è il numero del registro generale.
VINDICIO BONAGURA, Procuratore generale militare presso la Corte militare di appello. Sì, c'è il numero del registro generale e, nel registro generale, c'è qualche indicazione in più. Lei mi chiede perché non abbiamo trasmesso questo fascicolo. Ripeto, non lo abbiamo trasmesso - se si ritiene che fosse il caso di trasmetterlo - per errore; avremo sbagliato, che cosa posso dire? Forse, non siamo stati abbastanza attenti, non so.
PRESIDENTE. Neanche io lo so, dottor Bonagura, tant'è che sto chiedendo lumi a lei, che faceva parte di quella commissione.
VINDICIO BONAGURA, Procuratore generale militare presso la Corte militare di appello. Ma noi, in quella commissione, cercavamo di selezionare il materiale, e così abbiamo fatto. Purtroppo, a distanza di tanto tempo dai fatti, la maggior parte delle denuncie sono state archiviate o comunque si sono concluse con sentenza di non luogo a procedere per la dispersione delle fonti di prova intervenuta nel corso del tempo. In pochi casi, c'è stato anche un esito positivo per alcuni procedimenti. Attualmente, c'è un'attività abbastanza interessante, in relazione ad alcune delle stragi più gravi di quel periodo: da parte della procura militare della Repubblica di La Spezia si è arrivati al dibattimento per l'eccidio di Sant'Anna di Stazzema...
PRESIDENTE. Mi scusi, ma questo che lei dice vale per i 695 fascicoli.
VINDICIO BONAGURA, Procuratore generale militare presso la Corte militare di appello. Sì, per i 695 fascicoli. Lei mi dice che abbiamo sbagliato a non trasmettere questi fascicoli. Va bene, avremo sbagliato.
PRESIDENTE. No, dottor Bonagura, io non ho detto che avete sbagliato. Guardi, io sono molto preciso in queste cose. Non ho detto che avete sbagliato, ma ho preso un fascicolo a caso, quello che reca il numero 938 del registro generale.
Lei ci ha detto che avete adottato un criterio per questi fascicoli e un altro criterio per gli altri fascicoli: questi non li avete trasmessi e avete apposto il timbro «non luogo a provvedere» in quanto non vi erano elementi per risalire a nulla; questo è quanto ci ha detto lei, dottor Bonagura.
VINDICIO BONAGURA, Procuratore generale militare presso la Corte militare di appello. Sì, questo è quanto avvenuto in base alla nostra valutazione del momento, che può essere stata erronea, per carità.
PRESIDENTE. Gli altri fascicoli, in totale 202, non li avete trasmessi in quanto, pur avendo essi un contenuto, avevate verificato che erano stati trasmessi nel 1946, nell'immediato dopoguerra.
Allora, in virtù di quanto lei ci ha detto, io le ho chiesto spiegazioni per questi 70 fascicoli. Visto che, attraverso il registro generale, siamo riusciti a risalire quanto meno a qualcosa, pensavo che anche voi aveste fatto lo stesso tipo di indagine. Prendiamo atto che non l'avete fatto, punto e basta. Io non ho detto che avete sbagliato.
VINDICIO BONAGURA, Procuratore generale militare presso la Corte militare di appello. Presidente, vorrei precisare. Non ricordo se abbiamo fatto o no questo tipo di indagine; può darsi che l'abbiamo fatto e che qualcosa ci sia sfuggito. Può darsi che, per superficialità, non lo abbiamo fatto. Ora non ricordo.
PRESIDENTE. Mi scusi, ogni volta che vi riunivate, facevate un verbale?
VINDICIO BONAGURA, Procuratore generale militare presso la Corte militare di appello. No, presidente, non facevamo alcun verbale. Avevamo soltanto il compito di trasmettere nel più breve tempo possibile - che, come è stato prima rilevato, purtroppo non è stato breve - le notizie di reato agli organi competenti a procedere. Questo era il nostro compito.
PRESIDENTE. Mi consenta, dottor Bonagura, ma questi 70 fascicoli sono senza niente dentro, per cui ci volevano due minuti per vedere che erano vuoti e per scrivere «non luogo a provvedere»; per gli altri 202 fascicoli, siccome c'è scritto «Trasmessi nel 1946», ci volevano altri due minuti - e sono quattro in tutto - per concludere di non trasmettere neanche questi! Quindi, mi permetta, non è un problema di tempo. Lei mi dice una cosa, io mi permetto di obiettarle qualcos'altro.
Poi, per questo provvedimento, rilevo che avete apposto il timbro «Non luogo a provvedere», ma non c'è una motivazione formale.
VINDICIO BONAGURA, Procuratore generale militare presso la Corte militare di appello. No, ahimè, non c'è una motivazione. C'è soltanto: «Visto, non luogo a provvedere». La motivazione che ritenevamo implicita si poteva desumere dal contenuto dei singoli atti.
PRESIDENTE. Do ora la parola all'onorevole Carli.
CARLO CARLI. Grazie, presidente. Sto ascoltando, se mi è permesso dirlo, con un certo sconcerto, in quanto sono convinto che avrebbero potuto esserci, dopo il 1994 -come per i 695 fascicoli - altri procedimenti giudiziari. Questo per verità e giustizia, senza odio e senza vendetta, come abbiamo sempre detto. Questi atti sono indubbiamente gravi: probabilmente, hanno impedito - non so se vi fossero le condizioni, se gli imputati fossero ancora in vita - che si facesse giustizia per molti casi e per molti omicidi. Tra i 202 fascicoli e gli altri 70 fascicoli, sono molti i casi che ancora oggi reclamano giustizia!
PRESIDENTE. Prima di concludere l'audizione, vorrei portare un altro esempio. Questo è il fascicolo numero 1062: «Ignoti militari tedeschi. Violenza con omicidio. Parti lese: Vincioni Maria. Carabinieri di Ancona». È un altro fascicolo preso a caso tra quei 70 di cui stiamo parlando.
Possiamo passare in seduta pubblica.
CARLO CARLI. Dottor Nicolosi, lei è quello che ha apposto la formula: «Non luogo a provvedere, 21 novembre 1994» sui 202 fascicoli e, se non sbaglio, anche sugli altri 70 fascicoli. Non so a quale norma corrisponda questa formula; intendo dire che vi siete sostituiti all'autorità competente - in questo caso la magistratura militare -, in questo modo bloccando un eventuale prosieguo dell'azione penale. Mi sembra grave non aver dato avvio all'azione penale rispetto ad alcuni fascicoli - mi riferisco solo ad alcuni, in quanto non ho potuto esaminarli tutti - in ordine ai quali potrebbero esservi notizie di reato, anche alla luce delle indagini successivamente svolte.
Intanto, vorrei farle una domanda: i fascicoli che avevate erano originali?
ALFIO MASSIMO NICOLOSI, Presidente della Corte militare di appello di Roma. Onorevole, se lei mi chiede questo, le rispondo che io ho svolto la mia attività di magistrato dall'agosto 1960 e pertanto ritengo di essere in condizioni di valutare se un pezzo di carta sia tale da dar vita ad un fumus boni iuris di reato o meno.
Nella fattispecie, i fascicoli rispetto ai quali abbiamo dichiarato il «non luogo a procedere» erano di due categorie: la gran massa era stata già trasmessa, negli anni 1945-1946, all'autorità giudiziaria ordinaria competente, la quale dunque era perfettamente a conoscenza dell'esistenza di questi fascicoli: dal registro generale risultava la data di trasmissione e a quale autorità giudiziaria erano stati trasmessi. Si trattava di autorità giudiziaria ordinaria, in quanto si ritenne che quei fascicoli non riguardassero reati di competenza dei tribunali militari. Ripeto, questo si può dire per la gran massa dei fascicoli.
Vi erano, poi, per una piccola parte, pezzi di carta in cui c'era scritta soltanto una frase del genere: «Risulta che sono state uccise delle persone», punto e basta. Mi dica lei, dunque, in che modo io potessi trasmettere a qualcuno - non saprei dire a chi - dei pezzi di carta in cui mancava qualsiasi elemento per dar vita ad un'ipotesi di reato!
PRESIDENTE. Mi scusi, dottor Nicolosi, si riferisce ad esempio al fascicolo: «Procedimento contro ignoti militari tedeschi per il reato di violenza con omicidio previsto dall'articolo 185 del codice penale militare di guerra»? Si riferisce a questo?
ALFIO MASSIMO NICOLOSI, Presidente della Corte militare di appello di Roma. Sì, può darsi che questo fascicolo sia uno di quelli. Questa, presidente, è l'archiviazione provvisoria disposta dall'allora procuratore generale Santacroce; comunque, a noi non interessava, in quanto c'era per tutti i fascicoli.
PRESIDENTE. Intendevo chiederle se si trattasse di quei fascicoli per i quali lei affermava che non vi fossero elementi.
ALFIO MASSIMO NICOLOSI, Presidente della Corte militare di appello di Roma. Sì, certamente, quei fascicoli per cui non c'era niente.
PRESIDENTE. Leggo. Parti lese: Cheli Uggiero, Ugolini Attilio...
ALFIO MASSIMO NICOLOSI, Presidente della Corte militare di appello di Roma. No, presidente, questo qui no.
PRESIDENTE. Però vi è stato apposto il timbro «Non luogo a provvedere». Prego, dottor Nicolosi, può verificare. Vi è anche la sua firma, in data 24 novembre 1994. Ci sono i nomi di 33 parti lese: Zanacchini, Castelli, Giacobazzi, Castagnoli, Buratti, Taioni, Tamarri, Zolli, e così via.
ALFIO MASSIMO NICOLOSI, Presidente della Corte militare di appello di Roma. Presidente, questi fascicoli erano stati già trasmessi ad autorità giudiziarie, se non sbaglio.
PRESIDENTE. No, questi non sono stati trasmessi perché c'è l'archiviazione del dottor Santacroce.
ALFIO MASSIMO NICOLOSI, Presidente della Corte militare di appello di Roma. No, dopo l'archiviazione del dottor Santacroce - avvenuta nel gennaio 1960 -, nel 1965 furono trasmessi 1.200 fascicoli a carico di ignoti a varie autorità giudiziarie.
PRESIDENTE. E infatti questo fascicolo non è a carico di ignoti. Mi scusi, dottor Nicolosi, ma questo fascicolo non è a carico di ignoti.
ALFIO MASSIMO NICOLOSI, Presidente della Corte militare di appello di Roma. Ignoto è l'autore.
PRESIDENTE. Sì, ma sono indicate le parti lese.
ALFIO MASSIMO NICOLOSI, Presidente della Corte militare di appello di Roma. Non mi sono spiegato, presidente: ignoto è l'autore del reato.
PRESIDENTE. Però, in precedenza, lei ha detto che per una piccolissima parte di questi fascicoli non vi erano elementi perché potessero essere trasmessi alle autorità giudiziarie competenti.
ALFIO MASSIMO NICOLOSI, Presidente della Corte militare di appello di Roma. Presidente, il timbro di «non luogo a procedere» in questo caso è stato apposto, sicuramente, perché il fascicolo era stato già trasmesso a qualche autorità giudiziaria ordinaria o militare. Come stavo dicendo, nel 1965 furono trasmessi 1.200 fascicoli a carico di ignoti militari tedeschi; e ciò risulta perché in quel famoso registro, di cui ho parlato prima, erano annotati più di 2.200 fascicoli; noi ne trovammo circa 700, perché tutto il resto era stato già trasmesso.
PRESIDENTE. Scusi, questo è il fascicolo 942 del registro generale. Voi controllavate il registro generale per verificare se erano stati trasmessi?
ALFIO MASSIMO NICOLOSI, Presidente della Corte militare di appello di Roma. Sì.
PRESIDENTE. Fascicolo 942: «Ignoti militari tedeschi delle SS. Violenza con omicidio ex articolo 285 del codice penale. Cheli Ruggero ed altri 27, vedi fascicolo. Ente denunziante: carabinieri di Bologna». Non c'è nessuna trasmissione, se non il suo provvedimento di non luogo a provvedere.
ALFIO MASSIMO NICOLOSI, Presidente della Corte militare di appello di Roma. Provvedimento preso di comune accordo.
PRESIDENTE. Questo è un altro problema. Le sto dicendo che qui non risulta niente.
Ne vogliamo prendere un altro, a campione? Questo è un fascicolo trasmesso; c'è scritto: «Trasmessi atti al tribunale di Napoli», n. 26/532 del 16 febbraio 1967, e c'è la sentenza del tribunale, tant'è vero che lei non ha apposto il «non luogo a provvedere», perché questo fascicolo non ce l'ha, in quanto era stato trasmesso.
Prendiamo un altro fascicolo a caso: «Ignoti militari tedeschi. Reato di violenza con omicidio previsto dall'articolo 211 del codice penale militare di guerra. Parti lese Trollo Tommaso, Carinci Giuseppe, caporale aggiunto Barone Vincenzo». Visto, «non luogo a provvedere», 28 novembre 1994, a sua firma. Verifichiamo sul registro generale se era stato trasmesso: 1032, «Ignoti militari tedeschi. Violenza con omicidio ex articolo 185 del codice penale militare di guerra. Trollo Tommaso, Carinci Giuseppe e Barone Vincenzo. Ente denunziante: carabinieri di Roma». Non c'è nulla, tranne il suo provvedimento di non luogo a provvedere del 28 novembre 1994.
ALFIO MASSIMO NICOLOSI, Presidente della Corte militare di appello di Roma. Con il collega Bonagura valutammo cosa fare.
PRESIDENTE. Lei mi ha detto che controllavate il registro generale. Nel momento in cui prendevate visione di questi fascicoli, facevano il riscontro con il registro generale. Se era stato già trasmesso, apponevate la formula «non luogo a provvedere».
ALFIO MASSIMO NICOLOSI, Presidente della Corte militare di appello di Roma. Certamente.
PRESIDENTE. Anche perché lei ha detto prima che da qui non si evinceva nulla, non si riusciva a capire nulla.
ALFIO MASSIMO NICOLOSI, Presidente della Corte militare di appello di Roma. In alcuni casi sì.
PRESIDENTE. Possiamo vedere tutti i settanta fascicoli. Fra l'altro il fascicolo non poteva essere trasmesso perché in ognuno di questi fascicoli c'è il provvedimento del procuratore Santacroce, datato 1960, che ordina la provvisoria archiviazione degli atti.
Lei ha detto che per ognuno prendevate visione del registro generale per verificare se era stato trasmesso ed è quello che abbiamo fatto adesso noi. Nessuno di questi fascicoli era stato trasmesso.
ALFIO MASSIMO NICOLOSI, Presidente della Corte militare di appello di Roma. In realtà questi fascicoli non sapevamo neanche a chi poterli trasmettere: ignoti militari tedeschi, Pinco Pallino, Sempronio, eccetera ...
PRESIDENTE. Se lei avesse preso visione del registro generale, visto che lei firmava e si assumeva questa responsabilità, le sarebbe bastato verificare l'ente denunziante - in questo caso i carabinieri di Roma - e, siccome avevate i nomi delle parti lese, secondo me ci voleva pochissimo per risalire e capire. In questo caso, trattandosi dei carabinieri di Roma, era facilissimo capire che la procura competente era la procura militare di Roma, ritengo. Lei ci ha tenuto a precisare che fa il magistrato dal 1960, ed io ne prendo atto.
ALFIO MASSIMO NICOLOSI, Presidente della Corte militare di appello di Roma. In ogni caso, il nostro era un provvedimento poi sottoposto al controllo dei capi ufficio, perché loro trasmettevano o meno.
PRESIDENTE. Mi scusi, ma questo è un argomento diverso. Questa è la sua firma, non c'è dubbio.
ALFIO MASSIMO NICOLOSI, Presidente della Corte militare di appello di Roma. Sì.
PRESIDENTE. Lei qui scrive in maniera molto chiara: «non luogo a provvedere», con la data; omette la motivazione che - lei mi insegna - è comunque sempre necessaria, e sottoscrive. Lei mi sta dicendo che, una volta preso questo provvedimento, andava dal suo capo ufficio a chiedere se andasse bene.
ALFIO MASSIMO NICOLOSI, Presidente della Corte militare di appello di Roma. Tutto è stato trasmesso al capo ufficio.
PRESIDENTE. Quindi, nel caso di specie, a chi?
ALFIO MASSIMO NICOLOSI, Presidente della Corte militare di appello di Roma. Al procuratore generale d'appello, dottor Scandurra. Tutto è stato trasmesso al procuratore generale.
PRESIDENTE. Lei però ancora non mi ha spiegato per quale motivo, pur avendo controllato il registro generale, come mi ha detto, non avete provveduto a trasmettere voi questi fascicoli.
ALFIO MASSIMO NICOLOSI, Presidente della Corte militare di appello di Roma. Certamente adesso non ricordo fascicolo per fascicolo.
PRESIDENTE. Non c'è bisogno di ricordare, sono tutti uguali.
ALFIO MASSIMO NICOLOSI, Presidente della Corte militare di appello di Roma. Se io guardo questo fascicolo, vedo che manca un rapporto giudiziario; si dice soltanto: «Ignoti militari tedeschi. Vittime Baltinese, carabiniere Trollo, carabiniere Carinci, carabiniere aggiunto Barone». Che vuol dire «parti lese»? Morti, feriti?
PRESIDENTE. Dottor Nicolosi, mi scusi. C'è scritto: «Ignoti militari tedeschi per il reato di violenza con omicidio previsto dall'articolo 211». Io rispetto l'alta funzione che lei ricopre, ma non mi dica una cosa del genere.
Io sono rispettoso delle istituzioni, faccia altrettanto anche lei.
ALFIO MASSIMO NICOLOSI, Presidente della Corte militare di appello di Roma. Noi valutammo che non poteva darsi luogo ad un processo quando mancava qualunque elemento per identificare gli ignoti militari tedeschi.
CARLO CARLI. Non qualunque elemento. E poi anche gli ignoti militari tedeschi sono rintracciabili.
ALFIO MASSIMO NICOLOSI, Presidente della Corte militare di appello di Roma. Evidentemente abbiamo fatto questa valutazione, adesso non ricordo. Ma insisto nel dire che tutte le nostre valutazioni vennero sottoposte poi al vaglio dei due procuratori generali. Noi non abbiamo trasmesso materialmente nulla; abbiamo fatto una relazione, consegnato il tutto ai procuratori generali, i quali hanno deciso se avallare o meno la nostra opera.
PRESIDENTE. Quindi, c'è comunque un documento, a firma del dottor Scandurra e del dottor Maggiore, che avalla il vostro operato.
ALFIO MASSIMO NICOLOSI, Presidente della Corte militare di appello di Roma. Sono stati loro a trasmettere materialmente. Io so addirittura che il dottor Scandurra ha fatto fare fotocopia di tutti i fascicoli trasmessi per conservarla agli atti dell'ufficio.
CARLO CARLI. Trasmessi a chi?
ALFIO MASSIMO NICOLOSI, Presidente della Corte militare di appello di Roma. Alle varie autorità giudiziarie. Abbiamo trasmesso, ad esempio, alla procura militare di Bari, di Torino, di La Spezia.
CARLO CARLI. Non di questi.
PRESIDENTE. Quindi, lei non ci sa spiegare il motivo.
ALFIO MASSIMO NICOLOSI, Presidente della Corte militare di appello di Roma. Come ripeto, se devo dare un'interpretazione, è che con il collega Bonagura ritenemmo che non si poteva dar vita ad un procedimento mancando ogni elemento per l'identificazione degli autori del reato.
PRESIDENTE. A questo punto sono costretto a sospendere la seduta.
ALFIO MASSIMO NICOLOSI, Presidente della Corte militare di appello di Roma. A dieci anni di distanza, posso dare questa interpretazione.
PRESIDENTE. Possiamo passare in seduta pubblica.