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Seduta del 30/6/2004


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Seguito dell'esame testimoniale del dottor Umberto Silvestri.

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca il seguito dell'esame testimoniale del dottor Umberto Silvestri, iniziato nella seduta del 16 giugno scorso.
Avverto il dottor Silvestri dell'obbligo di dire tutta la verità e delle responsabilità previste dalla legge penale per i testimoni falsi o reticenti.
Dottor Silvestri, sottopongo alla sua attenzione il verbale del consiglio d'amministrazione di Telecom Italia del 18 marzo 1996; nell'intestazione di tale verbale c'è l'ordine del giorno, che parla, alle voci 6 e 7, di «Rapporto semestrale sulla qualità» e «Deliberazioni relative a partecipazioni». Non c'è assolutamente traccia dell'operazione Telekom-Serbia. Alla riunione «Sono presenti» - leggo questa parte del verbale affinché le sia chiara la ricostruzione - «i signori: Silvestri dottor Umberto, presidente; Gagliano avvocato Filippo, vicepresidente; Chirichigno dottor Francesco, amministratore delegato; Battiato dottor Lorenzo; De Julio dottor ingegner Umberto; Gabrielli dottor Lamberto; Graziani dottor ingegner Enrico; Pascale dottor Ernesto; Rasi professor Gaetano».
A pagina 47 del verbale, ultimo capoverso, è scritto: «Costituzione società in Serbia».
«Il presidente» - si tratta di lei - «informa che le necessità di adeguamento e modernizzazione dei sistemi di telecomunicazioni


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espresse dai rappresentanti del Governo serbo e la dichiarata disponibilità a collaborare in termini finanziari e dei know-how di Telecom Italia, hanno condotto le parti a delineare i contorni di una possibile intesa che si inquadra nella politica di gruppo e di penetrazione nei paesi dell'est Europa.
«In tale contesto la Serbia può essere considerata non solo come il più grande gestore dell'area (se si esclude la Russia), ma anche un punto di partenza per entrare nei paesi limitrofi quali Montenegro, Macedonia, eccetera.
«La possibile intesa ha trovato espressione in una bozza di memorandum of understanding e in un business plan dell'iniziativa che sono tuttora oggetto di affinamento tra le parti e che potrebbe condurre in tempi ravvicinati ad una positiva conclusione.
«Gli elementi principali sono:
a) la costituzione di una società di diritto serbo partecipata al 51 per cento dallo stesso Governo serbo e al 49 per cento da Telecom Italia con lo scopo di gestire il sistema delle telecomunicazioni serbe;
b) l'impegno delle autorità governative serbe a non intraprendere iniziative similari con altri gestori di telecomunicazione;
c) l'impegno da parte serba di intraprendere tutte le iniziative necessarie per garantire alla nuova società una licenza esclusiva per tutte le attività relative alla realizzazione, gestione, installazione e manutenzione delle infrastrutture di rete, nonché all'erogazione di tutti i servizi di telecomunicazioni (solo per il GSM la licenza non è esclusiva ma in competizione con un altro operatore).

«La licenza avrà la durata di 20 anni e dovrà definire tariffe che siano in grado di garantire la redditività dell'iniziativa così come descritta nella bozza del business plan, che è basato principalmente sui seguenti punti: la joint venture avrebbe la stessa durata della licenza (20 anni); il 50 per cento delle linee analogiche esistenti verrebbe sostituito con linee digitali: al termine del periodo la rete sarebbe così numerizzata al 76 per cento».
Quando si parla di 50 per cento delle linee analogiche si intende non che l'altro 50 per cento era digitale, ma che si trattava soltanto di una prima tranche per poi procedere successivamente. È così?

UMBERTO SILVESTRI. Presidente, per la verità questo tratto non lo ricordo.

PRESIDENTE. Non c'era linea analogica in Serbia; questo è il punto.

GIUSEPPE CONSOLO. Signor presidente, mi pare di capire che il teste non ricordi proprio questa parte di verbale.

UMBERTO SILVESTRI. Questo pezzo del verbale non lo ricordo.

PRESIDENTE. Io vado per interpretazione logica, e la Commissione a questo punto mi aiuterà: dicendo «il 50 per cento delle linee analogiche esistenti verrebbe sostituito con linee digitali; al termine del periodo la rete sarebbe così numerizzata al 76 per cento», si vuole...

UMBERTO SILVESTRI. Probabilmente vorrà dire che la Telekom-Serbia già aveva una quota parte di linea digitale.

PRESIDENTE. Sì, le linee digitali sicuramente esistevano, è chiaro, ma il problema è che si dice che le linee analogiche sarebbero state sostituite con le linee digitali, il che significa che, ad un primo bilancio, una previsione del 50 per cento equivale a dire che non c'era niente o quasi. Se vogliamo procedere all'interpretazione più estensiva, arriviamo ad un 76 per cento. Questo vuol dire che c'era solo un 24 per cento. È chiaro?

UMBERTO SILVESTRI. È chiaro.

PRESIDENTE. Questo mi interessava sapere.
Continuo con la lettura:
«Nell'arco di 10 anni i nuovi utenti sono stati stimati in 2,3 milioni oltre a


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circa 0,4 milioni di utenti sulla rete GSM della joint-venture, realizzando al 10o anno un fatturato di 2.400 milioni di marchi tedeschi.
«Alla luce di quanto illustrato, il dottor Silvestri propone che il consiglio d'amministrazione proceda alla seguente delibera:
«Il consiglio d'amministrazione della "SIP Società italiana per l'esercizio delle telecomunicazioni pa", altresì denominata in breve "Telecom Italia Spa",

delibera
«di dare l'assenso al progetto di costituzione in Serbia (...).
«Il consiglio approva».

Questo verbale del 18 marzo 1996 reca in calce, a pagina 55, una firma. La riconosce?

UMBERTO SILVESTRI. Certamente. È la mia firma.

PRESIDENTE. La ringrazio. Quindi, dopo aver visto questo documento, lei è nelle condizioni di affermare che esso ripropone la volontà dell'azienda?

UMBERTO SILVESTRI. Sì, ma con una particolarità. Faccio una premessa: a parte il fatto, signor presidente, che da allora sono trascorsi otto anni, e dunque possiamo ricordare e possiamo non ricordare, in maniera più specifica le posso dire con tutta franchezza e sincerità che quel tratto che lei ha letto non lo ricordo.

PRESIDENTE. Sì, ma dato che io le ho letto un tratto che non è preso dal pensiero altrui ma che rappresenta il contenuto letterale della deliberazione, quel tratto non ha bisogno di interpretazione; ha bisogno, a questo punto, di confutazione, se non è vero, o di conferma, se è vero. Poiché quello che dice lei non è quello che sto interpretando io o che sta interpretando qualcuno della Commissione, ma documenta che c'era quest'operazione in corso, per cui il 50 per cento...

UMBERTO SILVESTRI. Ricordo bene quello che lei ha detto.

PRESIDENTE. Benissimo. Questo per noi è un punto importante.

UMBERTO SILVESTRI. Guardi, signor presidente, c'è una terza ipotesi rispetto a quelle di cui ha parlato lei. Io le parlo veramente con estrema sincerità, anche se dire questo sembra pleonastico ed ovvio. Lei ha detto: lei può affermare di conoscere questa parte del verbale del consiglio d'amministrazione o può confutarla. Esiste una terza ipotesi - non voglio certo cercare le cose difficili - vale a dire che, essendo trascorsi otto anni, potrebbe anche darsi (ma non lo metto nel conto di certezze) che quella parte ci fosse stata e che io non la ricordi. Ma se dovessi scegliere, rispetto a quanto lei ha detto, tra l'ipotesi di affermare che quella parte è stata detta e scritta nel verbale e l'altra di confutarla, sarei propenso a confutarla. Non so se mi sono spiegato.

PRESIDENTE. È chiaro. Ma in forza di quale argomento? Perché lei la confuterebbe?

UMBERTO SILVESTRI. Perché io non ho mai letto una cosa del genere, non ho mai sentito parlare di quanto lei mi ha letto.

GIUSEPPE CONSOLO. Presidente, questo è importante, perché il dottor Chirichigno ha detto la stessa cosa.

PRESIDENTE. Non solo qui il dottor Chirichigno ha detto la stessa cosa, ma è anche arrivato a dare una definizione tecnico-giuridica, affermando che trattasi di falso ideologico, che si verifica - lo dico perché lei non è un penalista - tutte le volte in cui il pubblico ufficiale, difformemente a quanto è avvenuto, assume una cosa come vera. Il dottor Chirichigno - e questo va a suo onore - non ebbe esitazione a marcarlo come falso ideologico, dicendo che quella circostanza gli era del tutto nuova e che cadeva dalle nuvole.


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Questo è in sintesi quanto ci ha detto. Lei ripropone la stessa considerazione. Capirà che un fatto del genere comporta la necessità di un accertamento di ordine giudiziario, perché ci può essere un cattivo ricordo di una persona, e va bene, ma qui stiamo parlando non con uno dei tanti ma con il presidente che ha firmato un verbale nel quale - parlo di un'ipotesi di scuola - non è escluso che possa essere stata inserita una pagina al posto di un'altra. Lei, come avviene sempre in questi casi, dando fiducia a chi le ha sottoposto questo documento, potrebbe averlo sottoscritto. Potrebbe essere possibile un'ipotesi del genere?

UMBERTO SILVESTRI. Facendo la premessa che io non ricordo quella parte del verbale del consiglio d'amministrazione che lei mi ha cortesemente letto e, inoltre, essendo io propenso a ritenere di non aver mai visto lo stesso documento nella sua parte riguardante la Telekom-Serbia, è chiaro che c'è qualche cosa di assolutamente anomalo. Lei viceversa, presidente, ha un documento in una parte del quale l'argomento Telekom-Serbia viene trattato. Tendenzialmente - dico tendenzialmente, e le spiegherò poi, come ho già fatto prima - sarei propenso a dire che è successo qualche cosa di anomalo, dato che io non ricordo assolutamente l'esistenza di quella parte. Però, come volevo dire prima, se qualcuno mi facesse vedere un verbale di un consiglio d'amministrazione della STET - io sono stato presidente di Telecom Italia, poi sono stato amministratore delegato della STET, prima di questo periodo - di quindici anni fa, come potrebbe pretendere - scusi se mi esprimo in questi termini - che mi ricordi se quel pezzo c'era scritto o meno?

PRESIDENTE. Proprio questo autorizza la Commissione ad essere allertata, perché se si trattasse di un dettaglio, di una percentuale invece di un'altra, dopo otto anni si potrebbe non ricordare. Qui è l'oggetto del contendere, vale a dire l'affare Telekom-Serbia, che a lei risulta nuovo, come inserito in questo verbale, come è risultato nuovo al dottor Chirichigno, vale a dire a due persone di estrema qualificazione.

UMBERTO SILVESTRI. Forse io non riesco ad esprimermi bene, e non voglio certo complicare le cose. Credo di essere molto nitido nella mia esplicitazione. A me risulta assolutamente nuovo il pezzo che lei mi ha letto, ma dopo otto anni come facciamo ad escludere che quel pezzo ci fosse e che sia io a non ricordarlo? Non so se mi spiego. Ci sono tre ipotesi, non due.

PRESIDENTE. Non ribadiamo le cose già dette; il tema è questo, e nel caso di specie si tratta dell'oggetto principale della nostra indagine e non di un dettaglio che può essere sfumato con «ricordo» o «non ricordo». Se io le chiedessi quanti eravate in quell'occasione, lei potrebbe anche dire «non ne sono certo»; se le chiedessi se invece del 50 o del 76 poteva trattarsi del 45 e dell'81, lei potrebbe dire «è possibile». Lei può non ricordare in quale giorno è venuto qui, ma se a distanza di otto anni io le chiedessi se lei sia mai stato in Commissione Telekom-Serbia non mi potrebbe dire di non esserci mai stato. Ecco il punto. Il dettaglio può variare, ma il fatto storico non cambia.

GIUSEPPE CONSOLO. Presidente, vorrei chiedere al dottor Silvestri, della cui correttezza ed integrità anche sotto il profilo etico - questo è importante - io ho assoluta certezza, per mia esperienza personale, di esaminare la seguente circostanza: nella prima riunione gli è stato posto il quesito se i componenti del CDA di Telecom avessero o meno deliberato nel senso che oggi è stato letto, e lei ha detto «io non ricordo assolutamente questa circostanza». Il presidente le ha fatto un esempio molto calzante, dicendo che lei può non ricordare quando è stato convocato in Commissione Telekom-Serbia, ma che anche tra dieci anni ricorderà che un giorno comunque è stato qui. Così, pur essendo trascorsi otto anni, l'altra volta ha ricordato che di questo argomento non si


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era mai parlato. Oggi le è stata mostrata la firma, lei l'ha riconosciuta, però dopo la lettura da parte del presidente del verbale del consiglio d'amministrazione lei ugualmente ha detto di non ricordare. È significativo, dottor Silvestri, che la stessa cosa non la ricordassero altri componenti del consiglio; addirittura un componente ha parlato di un falso ideologico.
Noi, come Commissione - avanzo formale richiesta in questo senso - abbiamo i poteri di svolgere, attraverso i Carabinieri del RIS nucleo di Roma, un'indagine sulla consistenza cartacea del verbale. Mi spiego meglio: se il verbale è composto da cinque pagine e se ne aggiunge una sesta, questa è diversa dalle altre cinque, anche se apparentemente sono uguali. Questa è la prima istanza istruttoria che rivolgo in via d'urgenza, stante la scadenza dei termini.
In secondo luogo, vorrei porre al dottor Silvestri una domanda alla quale non potrà rispondere con «ricordo» o «non ricordo». Lasciando stare per un momento se sia vera la circostanza che il presidente le ha letto (quel che poteva dire lei lo ha detto), ma se fosse stata vera lei avrebbe potuto deliberare in tal senso in mancanza del preventivo assenso dell'azionista? Qui non c'entra la memoria buona o cattiva; non le chiedo una data o un orario.

UMBERTO SILVESTRI. Guardi...

GIUSEPPE CONSOLO. Dottor Silvestri, scusi, qui o è bianco o è nero. Lei, presidente di Telecom Italia, che vuole porre in essere un'attività per 1.500 miliardi - perché all'epoca di questo si parlava -, può deliberare una cosa del genere, prescindendo dai poteri, senza interpellare il suo azionista?

UMBERTO SILVESTRI. Quanto lei dice è estremamente chiaro, ma è altrettanto chiaro che, nell'ambito del consiglio d'amministrazione, c'era per esempio il dottor Pascale che era il capo esecutivo della STET, e c'erano altre persone che lei mi ha cortesemente citato, che erano tutti della STET. Quando si teneva un consiglio d'amministrazione, le bozze venivano preventivamente esaminate e controllate dalla STET e tutto quello che si arrivava a deliberare era stato già visto e controllato dalla STET, che era la nostra azionista di maggioranza.

GIUSEPPE CONSOLO. Lei può escludere o dare per certo che, se questo fosse avvenuto, la STET avrebbe dovuto interpellare preventivamente il suo azionista?

UMBERTO SILVESTRI. Non ho capito, mi scusi.

GIUSEPPE CONSOLO. A differenza di noi, che parliamo più italiano, è lei che parla un po' politichese, dottor Silvestri. Io le ho chiesto se lei doveva informare l'azionista, e lei abilmente ha risposto: il mio azionista era la STET. Va bene, ne abbiamo preso atto. Può lei, che è stato anche legale rappresentante di STET, escludere che per un'operazione di 1.500 miliardi la STET, a sua volta posseduta da un'azionista, non lo informasse? Questo è importante.

UMBERTO SILVESTRI. Facciamo una premessa: io non ricordo il tratto che il presidente...

PRESIDENTE. Mi scusi, non si allontani dal tema. La domanda è secca: la STET poteva o non poteva, per legge? Doveva o non doveva?

GIUSEPPE CONSOLO. Doveva o non doveva?

UMBERTO SILVESTRI. La Telecom Italia certo che poteva, nella misura in cui...

GIUSEPPE CONSOLO. No, non «poteva»; doveva o non doveva informare l'azionista? Dottor Silvestri, la domanda è semplice, e la risposta deve essere semplice.

UMBERTO SILVESTRI. Certo che doveva informare l'azionista.


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GIUSEPPE CONSOLO. E io questo volevo sapere. Non ho posto una domanda incomprensibile, anche perché se ponessi domande incomprensibili il presidente me le censurerebbe.

PRESIDENTE. Anche perché devo dare notizia, ad onore di questa Commissione, che avviandosi alla fine del suo mandato deve essere sempre più orgogliosa di quello che ha fatto e dello stile con cui si è comportata, che noi non abbiamo atteso eventi iperuranici, perché non dipendiamo da alcuna lobby, e il 9 marzo abbiamo inviato al procuratore della Repubblica la seguente lettera-denuncia: «In conformità a quanto deliberato nella seduta del 25 febbraio 2004 dalla Commissione parlamentare d'inchiesta sull'affare Telekom-Serbia, che ho l'onore di presiedere, le trasmetto, per le opportune valutazioni di competenza di codesto ufficio, in uno spirito di cooperazione istituzionale tra poteri dello Stato, i seguenti atti: copia del verbale del consiglio d'amministrazione di Telecom Italia del 18 marzo 1996, classificato riservato; copia del resoconto stenografico dell'audizione del professor Gaetano Rasi, ivi incluse le parti segretate, svoltasi nella seduta della Commissione del 25 febbraio 2004; copia del resoconto stenografico dell'audizione del dottor Francesco Chirichigno, svoltasi nelle sedute del 9 gennaio e del 15 gennaio 2003. Dall'esame degli atti sopraindicati si evincerebbe infatti, a giudizio di questa Commissione, la possibile falsità del citato verbale del consiglio d'amministrazione di Telecom Italia del 18 marzo 1996, considerato che sia il dottor Chirichigno sia il professor Rasi hanno dichiarato alla Commissione di poter escludere che nella citata riunione del consiglio d'amministrazione di Telecom Italia fosse stata adottata una decisione di partecipazione finanziaria alla compagnia telefonica serba».
Ciò significa che, con l'autorizzazione degli autorevoli componenti della Commissione, noi allegheremo lo stenografico di quest'audizione perché sia a supporto probatorio ed a integrazione di quanto già inoltrato.

GIUSEPPE CONSOLO. Presidente, avevo anche rivolto l'istanza affinché per le vie brevi venisse incaricato un magistrato...

PRESIDENTE. Lo farà la procura della Repubblica.

GIUSEPPE CONSOLO. No, perché la procura della Repubblica accerta reati, e noi non possiamo sostituirci ad essa. Correttamente, su mia proposta, abbiamo trasmesso gli atti alla procura, ma dato che il falso ideologico potrebbe essere prescritto e poiché a noi interessano le responsabilità politiche, le chiedo formalmente di incaricare un consulente - potrebbe essere il procuratore della Repubblica dottoressa Margherita Gerunda - affinché su incarico della Commissione contatti quanto prima, quam celerrime potest, il RIS di Roma per accertare, con un'analisi assai breve ed agevole, se le pagine siano tutte della medesima risma e se siano state battute tutte nello stesso momento. I Carabinieri procedono a queste analisi con accertamenti che oso definire assai agevoli sotto il profilo fattuale.

PRESIDENTE. Ma laddove questo dovesse verificarsi...

GIUSEPPE CONSOLO. Poi trasmetteremo il risultato alla procura. Politicamente abbiamo il professor Rasi, il dottor Chirichigno e il dottor Silvestri... I primi due addirittura hanno parlato di falso...

PRESIDENTE. La mia domanda è un'altra: se la dottoressa Gerunda - concordo sul nome, perché è la persona appropriata - è certa che quest'indagine si compia nel giro di pochi giorni ha un senso, ma se, come avviene spesso, occorresse del tempo per attrezzature, apparecchiature e così via, noi saremmo nelle condizioni di non gestire più quest'operazione.

GIUSEPPE CONSOLO. La dottoressa Gerunda si avvarrebbe del RIS di Roma. Non credo sia un'anomalia chiederle questo.


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PRESIDENTE. Senatore Cantoni, lei concorda?

GIAMPIERO CANTONI. Concordo pienamente. Molte delle cose che volevo dire sono già state dette dal collega Consolo. Nel caso specifico, il RIS dei Carabinieri, esaminando le caratteristiche della carta, ha la possibilità di analizzare se la scrittura di tutti i fogli sia coesa.
Dottor Silvestri, ho apprezzato molto le sue angolazioni, ma un fatto così importante in un verbale si ricorda immediatamente anche a distanza di otto-dieci anni, in quanto si deve stabilire se in quella riunione si sia trattato e deliberato per un importo di quasi 1.500 miliardi di lire e, soprattutto, su un'acquisizione in un paese con una situazione molto delicata ed in un momento storico estremamente difficile.
Vorrei ricordarle che lei per ben tre volte ha detto di ritenere anomalo questo verbale. Se un manager come lei dice che un verbale è anomalo e, come presidente del consiglio d'amministrazione, è anche il rappresentante legale, io le devo domandare - scusi la mia brutalità ed il linguaggio non certamente civilistico - se secondo lei si tratti di un verbale falso; infatti, anomalo non vuol dire nulla. O è un verbale vero e normale oppure se è anomalo io mi aspetto che lei mi dia un'angolazione (so che è nelle condizioni di farlo). Altri prima di lei hanno avuto non dico il coraggio ma la lealtà di affermare: «questo è un verbale falso»; ci siamo resi conto che alcuni auditi avrebbero voluto raccontare qualche verità ma non ne hanno avuto il coraggio. Noi siamo qui per dare delle risposte a coloro che ci hanno eletti, e lei, come ha detto il senatore Consolo, è conosciuto come una persona con senso etico, ed eticità significa dire la verità in un momento in cui si chiede la verità. Secondo lei è anomalo o falso? Il termine «anomalo», da una persona come lei, non mi sta bene.

UMBERTO SILVESTRI. La mia coscienza etica mi fa dire quanto segue: non avendo io mai ricordato, nella mia mente, la lettura della parte del verbale del consiglio d'amministrazione concernente la Telekom-Serbia, sarebbe per me facilissimo - qui siamo di fronte ad un'autorevole Commissione e quindi non si devono cercare scappatoie ma si deve dire la verità - dire di non averne mai sentito parlare e, non avendone mai sentito parlare e non ricordando assolutamente questa parte del verbale, ciò significa che qualcosa di anomalo è successo.
Si potrebbe dire che Silvestri è proprio un ingenuo, perché basterebbe che dicesse «è anomalo, e quindi è falso», e tutto finirebbe lì. Ma proprio rispetto alla mia coscienza etica io non posso dire che non si possa essere verificata l'ipotesi che ad otto anni di distanza le persone non ricordino.

GIAMPIERO CANTONI. Le persone o lei?

UMBERTO SILVESTRI. Io non lo ricordo.

GIAMPIERO CANTONI. Lei mi parla della lettura, ma noi non stiamo analizzando la lettura del verbale.

UMBERTO SILVESTRI. Senatore, non vorrei complicare le cose. Lei mi parlava di questioni di grande importanza, ma, essendo stato anche lei a capo di una grande organizzazione, non le sfugge che le cose che trattavano Telecom Italia e STET erano tutte di grande rilievo.

GIAMPIERO CANTONI. L'affare Telekom-Serbia si colloca in un particolare momento storico e riguardava 1.500 miliardi.

UMBERTO SILVESTRI. Il gruppo STET investiva 10 mila miliardi l'anno.

PRESIDENTE. Usciamo dall'equivoco. Il senatore Cantoni ha posto una questione...

UMBERTO SILVESTRI. Comunque la ringrazio per il suo intervento.


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PRESIDENTE. Lasciamo stare i convenevoli.

GIAMPIERO CANTONI. Lei mi ringrazia, ma io, per la stima che ho nei suoi confronti, voglio che lei esca da quest'aula - se me lo consente, ma so di interpretare i sentimenti di tutti i colleghi e dei consulenti - uscendo da un equivoco, perché noi non stiamo parlando della lettura di un verbale, che ricordi o meno di aver letto.
Il problema sostanziale è se durante questo consiglio di amministrazione del 18 marzo 1996 voi avete trattato, deliberato e, quindi, verbalizzato, e lei come rappresentante legale ha firmato, sotto la sua responsabilità civile e penale, un verbale che teneva conto dell'acquisizione così importante di Telekom-Serbia.
Il fatto che lei abbia ripetuto per tre volte il termine «anomalo» non le fa onore. Come lei ha ricordato, anch'io ho presieduto per tanti anni non solo la Banca nazionale del lavoro, ma altre due banche, e le assicuro che fatti di questa importanza li ricordo visivamente. Quindi, il fatto che lei dica che è anomalo - me lo consenta, proprio per l'affetto che ho nei suoi confronti - non mi sta bene.
Dottor Silvestri, lei deve cortesemente dirci se questo è un verbale sul quale voi avete discusso e deliberato, non letto nella verbalizzazione, e, quindi, se, come altri colleghi prima di lei, ritenga - ma questa è una nostra valutazione - che ci sia un falso ideologico.
Mi deve dire se ritiene che questo sia un verbale da lei sottoscritto per un argomento trattato, discusso e deliberato. Se così non è, non è anomalo - lei lo legge a distanza di anni -, ma è falso.
La mia domanda è netta: ritiene che questo documento sia vero o no? Non le chiedo se è falso. È un documento vero?

PRESIDENTE. Stiamo trascurando un passaggio fondamentale. Non si può dire «non ricordo» o «mi pare». Alla fine dell'esposizione - perché si può non ricordare che cosa si è detto nei particolari - il consiglio ha approvato? Lei è il garante di questa materia. Il consiglio ha approvato? Non è un'informazione; l'informazione è un'altra cosa.
Se ha approvato, lei con la sua firma ha garantito l'autenticità di quest'atto, a meno che lei non mi dica che ha garantito l'autenticità di un atto anomalo. Siccome questo non le è consentito, perché l'autenticità di un atto anomalo la rende responsabile, a questo punto la domanda riproposta dai senatori e sulla quale insiste il presidente è semplicemente questa: «anomalo» per noi significa falso, tranne che per lei significhi un'altra cosa e, in tal caso, ce lo dica.

UMBERTO SILVESTRI. Arrivo alla conclusione. Non ho mai sentito parlare di Telekom-Serbia nel consiglio di amministrazione a cui lei fa riferimento e, quindi, se nel verbale del consiglio di amministrazione vi è questa parte, questa parte è falsa.

PRESIDENTE. Benissimo, la ringraziamo.
Avverto che il resoconto stenografico dell'odierno esame testimoniale sarà inviato alla procura della Repubblica di Roma, ad integrazione della precedente documentazione ad essa già inoltrata. Avverto, poi, non essendovi obiezioni, che alla dottoressa Gerunda sarà affidato un incarico nei termini proposti dal senatore Consolo.
Dichiaro concluso l'esame testimoniale.

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