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PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca l'audizione del dottor Roberto Colaninno, già amministratore delegato di Telecom Italia.
Dottor Colaninno, lei è mai stato sentito da altra autorità per la vicenda Telekom-Serbia?
ROBERTO COLANINNO, già amministratore delegato di Telecom Italia. No.
PRESIDENTE. La preghiamo, quindi, di fornirci le sue generalità.
ROBERTO COLANINNO, già amministratore delegato di Telecom Italia. Roberto Colaninno, nato a Mantova il 16 agosto 1943, residente a Mantova, in via Carducci 48.
PRESIDENTE. La prima domanda che sto per rivolgerle non è in negativo, ma serve soltanto per offrire a lei eventuali maggiori garanzie ove ci fosse ancora, da parte della procura della Repubblica di Torino o da altre autorità, aperto un procedimento per sospette sopravvalutazioni nell'acquisto di SEAT e di TIM. È inutile che le ricordi che, nel caso, si deve stabilire se vi sia reato connesso o se lei abbia diritto alle relative garanzie, a cominciare dall'assistenza di un difensore e così via. Quindi le chiediamo se ancora questo processo sia aperto o se sia chiuso e, in tal caso, che esito abbia avuto.
ROBERTO COLANINNO, già amministratore delegato di Telecom Italia. È ancora aperto, ma non è un processo, è un'indagine preliminare.
PRESIDENTE. Ha connessione con la vicenda al nostro esame?
ROBERTO COLANINNO, già amministratore delegato di Telecom Italia. No, assolutamente.
PRESIDENTE. Quindi, lei non ha motivo di essere assistito da un difensore.
ROBERTO COLANINNO, già amministratore delegato di Telecom Italia. No.
PRESIDENTE. Dottor Colaninno, il 16 febbraio 2001, su la Repubblica, appare l'articolo che, di fatto, scatena la vicenda Telekom-Serbia; il giorno dopo, lo stesso quotidiano dà notizia di un comunicato stampa nel quale lei annuncia l'avvio di un'indagine interna. È quindi vero che lei, dopo solo un giorno dall'articolo di stampa, dispose un'inchiesta interna? Ciò solo sulla base di detto articolo o per altri motivi diversi (notizie raccolte all'interno dell'azienda, in altri ambienti imprenditoriali o altro)?
ROBERTO COLANINNO, già amministratore delegato di Telecom Italia. Ricordo che la mattina in cui la Repubblica pubblicò per la prima volta un articolo su questa vicenda, avevamo un consiglio di amministrazione; tutti aprimmo il giornale e, in consiglio, leggemmo la notizia, sorprendente per noi. La nostra reazione fu quella di verificarne l'attendibilità o meno o comunque capire se fossero successi fatti che potevano avere dei riferimenti sui bilanci o sui comportamenti di persone.
Quasi immediatamente la magistratura di Torino aprì un'inchiesta e quindi noi sospendemmo l'organizzazione dell'indagine e del team che avrebbe dovuto occuparsene, dando pieno aiuto alla magistratura nelle sue indagini e fornendole, nel più breve tempo possibile, tutta la documentazione che la stessa ci avesse richiesto.
PRESIDENTE. Se ho capito bene, a fini di collaborazione istituzionale, voi avete sospeso l'indagine, riversando la vostra disponibilità all'autorità giudiziaria di Torino.
ROBERTO COLANINNO, già amministratore delegato di Telecom Italia. Sì.
PRESIDENTE. Nel giugno del 1999, lei prende il posto del dottor Franco Bernabè, perché, se le mie annotazioni sono esatte, lei ha svolto il suo incarico dal 29 giugno 1999 al luglio del 2001.
ROBERTO COLANINNO, già amministratore delegato di Telecom Italia. Sì.
PRESIDENTE. Come amministratore delegato.
ROBERTO COLANINNO, già amministratore delegato di Telecom Italia. Sì.
PRESIDENTE. Quindi, ha preso il posto del dottor Bernabè, precedente amministratore. In occasione del passaggio di consegne, o in altre circostanze, il dottor Bernabè le parlò dell'affare Telekom-Serbia, considerando che lo stesso, audito da questa Commissione, ha precisato che anch'egli
aveva disposto un'indagine e addirittura ha fatto i nomi di coloro i quali dovevano compilarla?
ROBERTO COLANINNO, già amministratore delegato di Telecom Italia. No. Il dottor Bernabè mi mandò una lettera - perché io avevo chiesto di avere evidenza delle situazioni più problematiche nell'azienda, soprattutto a livello internazionale - nella quale non segnalò la questione Telekom-Serbia.
PRESIDENTE. Dell'operazione Telekom-Serbia le ha mai parlato qualcuno dei protagonisti (Tommasi, Guido Rossi)?
ROBERTO COLANINNO, già amministratore delegato di Telecom Italia. No.
PRESIDENTE. Praticamente, quindi, la prima notizia che ha è quella che apprende da la Repubblica?
ROBERTO COLANINNO, già amministratore delegato di Telecom Italia. Sì.
PRESIDENTE. A seguito di questa notizia, dichiarando la sua corretta disponibilità alla procura di Torino, credo che sorga spontaneo acquisire, anche informalmente, qualcosa in più per capire lo stato di sofferenza di questa vicenda. D'altro canto, lei sta ereditando un «condensato di gas» e quindi ha la necessità «fisiologica» di capire cosa stia succedendo.
ROBERTO COLANINNO, già amministratore delegato di Telecom Italia. Le notizie e gli articoli pressanti di la Repubblica costituirono per la Telecom un elemento di disagio e di immagine negative molto importante, per cui sia io sia il consiglio di amministrazione e i massimi dirigenti della Telecom eravamo molto preoccupati di questa situazione e dell'indagine giornalistica. Quindi, ci siamo attivati, in maniera informale, per essere più aggiornati sulla situazione.
Comunque, Telekom-Serbia era stata oggetto di nostre particolari attenzioni sia alla fine del 1999 sia durante il 2000, perché, con le vicende belliche in quell'area e l'impossibilità di avere informazioni corrette sullo stato delle infrastrutture che si immaginava venissero particolarmente prese di mira dai bombardamenti e soprattutto in mancanza della possibilità di riscontri, ci siamo preoccupati di verificare lo stato di questa nostra partecipata in Serbia, soprattutto dopo le vicende della fine del 1999, quando le autorità dell'ONU, delegate per la ricostruzione del Kosovo, hanno spossessato tutte le infrastrutture di telefonia mobile e fissa del Kosovo. Al di là delle notizie apparse sui giornali, ci siamo attivati presso le autorità dell'ONU per capire o comunque per salvaguardare i nostri interessi contro l'esproprio che era stato attivato per quanto riguarda le infrastrutture nel Kosovo. Ricordo che ci fu un nutrito scambio di lettere, con l'interessamento anche del Ministero degli affari esteri e degli ambasciatori, per tutelare i nostri interessi patrimoniali in quell'area e ricordo anche che tutta questa attività fu portata avanti insieme alla OTE, l'altra società di partecipazione. Però, il nostro intervento era soprattutto di salvaguardia patrimoniale e, in particolare, di salvaguardia dei diritti che erano stati accettati, siglati e firmati con il contratto di acquisto della partecipazione.
PRESIDENTE. Ci sono stati questo scambio di informative e questa richiesta di intervento, per cui voi opportunamente avete allertato il Ministero degli esteri, le ambasciate, e così via. Al Ministero degli esteri lei ha avuto un interfaccia? Con chi ha parlato?
ROBERTO COLANINNO, già amministratore delegato di Telecom Italia. Io personalmente no, salvo due volte. Hanno avuto un interfaccia i funzionari dirigenti preposti: sia quello del servizio legale sia quello del servizio regolamentare interfacciavano l'ambasciatore e i funzionari incaricati di seguire le attività, che, a loro volta, interfacciavano con le autorità militari e dell'ONU in Kosovo.
PRESIDENTE. Lei ha detto: «salvo due volte». In queste occasioni con chi ha parlato presso il Ministero degli esteri?
ROBERTO COLANINNO, già amministratore delegato di Telecom Italia. Ho parlato una volta con il ministro degli esteri Dini.
PRESIDENTE. In tale occasione qual è stato il contenuto del vostro colloquio?
ROBERTO COLANINNO, già amministratore delegato di Telecom Italia. Il contenuto del nostro colloquio, che compare nella documentazione della Telecom, riguardava il rispetto degli obblighi che il Governo serbo aveva accettato con la firma del contratto e il ripristino o la cancellazione dell'esproprio fatto dalle autorità.
PRESIDENTE. In quale epoca avvenne questo colloquio con il ministro Dini?
ROBERTO COLANINNO, già amministratore delegato di Telecom Italia. Si è trattato di una serie di lettere risalenti al periodo tra la fine del 1999 e l'inizio del 2001.
PRESIDENTE. Lettere tra lei...
ROBERTO COLANINNO, già amministratore delegato di Telecom Italia. Io una volta sola. Le altre sono state mandate dai servizi legale e regolamentare.
PRESIDENTE. Nel colloquio che lei ha avuto con il ministro Dini, ha avuto l'impressione che il ministro conoscesse la materia?
ROBERTO COLANINNO, già amministratore delegato di Telecom Italia. C'è stata un'informativa al Ministero degli esteri, che era a conoscenza ovviamente della situazione che si stava sviluppando in Kosovo, non tanto per la nostra ma anche per altre aziende.
PRESIDENTE. Il Ministero degli esteri è una grande struttura bianca con 5 mila persone. Il suo referente massimo è ovviamente il ministro. Le sembrò che il ministro Dini fosse informato responsabilmente della questione?
ROBERTO COLANINNO, già amministratore delegato di Telecom Italia. Era informato responsabilmente della situazione che si era creata in Kosovo, delle azioni che i rappresentanti dell'ONU avevano intrapreso nell'area bellica e dell'attività di esproprio.
PRESIDENTE. Lei ovviamente non andava a discutere della strategia nel Kosovo, andava per parlare degli interessi di Telecom da proteggere. Il ministro Dini, su questo versante, si mostrò informato?
ROBERTO COLANINNO, già amministratore delegato di Telecom Italia. Dell'affare Telekom?
ROBERTO COLANINNO, già amministratore delegato di Telecom Italia. Gli spiegammo noi la situazione che si era venuta a creare e il ministro credo che scrisse una lettera ufficiale al rappresentante dell'ONU, cercando di sintetizzare i diritti delle società italiane in quell'area e chiedendone il rispetto.
PRESIDENTE. Quindi, lei si incontra con il ministro Dini e ha l'impressione che per la prima volta egli apprenda che vi è una Telekom-Serbia operante...
ROBERTO COLANINNO, già amministratore delegato di Telecom Italia. No. Evidentemente lo sapeva.
PRESIDENTE. Quali sono gli elementi che l'hanno convinta di ciò?
ROBERTO COLANINNO, già amministratore delegato di Telecom Italia. Che Telecom avesse una partecipazione in Telekom-Serbia era abbastanza noto.
PRESIDENTE. Il ministro degli esteri doveva saperlo.
ROBERTO COLANINNO, già amministratore delegato di Telecom Italia. Mi pare di sì. Credo che tutte le rappresentanze estere del mondo sappiano - o dovrebbero sapere - quali sono gli interessi e gli investimenti più importanti nell'area.
PRESIDENTE. Il ministro Dini, alla fine, si mostrò interessato, com'era sua responsabilità, alla cosa e, nello stesso tempo, a lei diede l'impressione di un interlocutore avveduto, che già conosceva la materia e non la sentiva da lei per la prima volta?
ROBERTO COLANINNO, già amministratore delegato di Telecom Italia. Certamente non era la prima volta che veniva a sapere della situazione del Kosovo e dell'esproprio.
PRESIDENTE. Lei ha parlato di «due volte»; questa testé esposta è la prima. La seconda volta con chi si è incontrato? Sempre con il ministro Dini?
ROBERTO COLANINNO, già amministratore delegato di Telecom Italia. No. La seconda volta mi sono incontrato con il Primo ministro iugoslavo.
PRESIDENTE. Questo non ci interessa. Noi abbiamo il ministro Dini che si incontra con lei e i suoi incaricati (ufficio legale ed altro) che si incontrano con l'interfaccia di pari livello: le hanno riferito mai con chi abbiano colloquiato? Chi fosse il loro punto di riferimento istituzionale?
ROBERTO COLANINNO, già amministratore delegato di Telecom Italia. Non ricordo i nomi, ma ricordo che si trattava dei massimi esponenti della Farnesina.
PRESIDENTE. Le hanno mai parlato del ministro De Roberto?
ROBERTO COLANINNO, già amministratore delegato di Telecom Italia. No. No, aspetti un momento: hanno incontrato l'ambasciatore Sessa... Vattani... penso anche De Roberto...
PRESIDENTE. Allora diciamo: certo Sessa e Vattani, possibile anche De Roberto. Ci siamo?
ROBERTO COLANINNO, già amministratore delegato di Telecom Italia. Sì.
PRESIDENTE. Le parlo ora di atti che abbiamo rinvenuto - perché stiamo facendo i «frati certosini» in questa vicenda - e in particolare del giornale Reporter: ne ha mai sentito parlare?
ROBERTO COLANINNO, già amministratore delegato di Telecom Italia. No.
PRESIDENTE. È un giornale serbo. Mi riferisco ad un articolo del 8 novembre 2000, quindi «regnando» Colaninno, in cui si dice: «In questi giorni si è fatta molto attuale la domanda perché la Telecom ha ceduto i redditi generati dagli apparecchi automatici: perché sono quelli più redditizi, in quanto l'85 per cento dei redditi determinati da tali apparecchi va agli acquirenti nascosti e solo il 15 per cento rimane alla Telecom». Lei aveva notizia di questo?
ROBERTO COLANINNO, già amministratore delegato di Telecom Italia. No, ne prendo notizia da lei in questo momento.
PRESIDENTE. Lo apprende da me. Divengo in questo momento un suo informatore, come vede... «Milan Beko - lei sa chi è Milan Beko?
ROBERTO COLANINNO, già amministratore delegato di Telecom Italia. No.
PRESIDENTE. È un ministro delle telecomunicazioni della Serbia. «Milan Beko ha i dati relativi precisi. Oltre agli italiani...» - questo è Maslovaric: sa chi era? Era l'ambasciatore presso la Santa Sede.
ROBERTO COLANINNO, già amministratore delegato di Telecom Italia. Non lo conosco.
PRESIDENTE. Va bene, non ha importanza. Si tratta di un'intervista che l'ambasciatore Maslovaric rilascia: «Milan Beko ha i dati relativi precisi. Oltre agli italiani vi hanno preso parte anche i greci e la cifra precisa è superiore ad un miliardo e mezzo di marchi...». Io chiedo l'attenzione particolare, comunque sempre vigile, del senatore Cantoni perché questo si inserisce in un filone che egli ha portato avanti, cioè quello relativo alla conoscenza della entità del prezzo ed alla congruità dello stesso. Attenzione, dunque, a questa intervista: «...un miliardo e mezzo di marchi, vicino al miliardo di dollari. Si tratta di una cifra molto alta rispetto al caso della Romania. Qui, nei giornali, gli italiani sono stati criticati per aver pagato troppo da noi e Milan Beko ha detto che Nikola Sainovic e Jaksic volevano vendere per 20 anni a fronte di una cifra minore e lui è riuscito ad accordarsi per otto anni per più soldi». La responsabilità non è sua, poiché lei arriva a cose fatte. Ha saputo mai di questa forbice?
ROBERTO COLANINNO, già amministratore delegato di Telecom Italia. No.
PRESIDENTE. Ora le chiedo, e mi rivolgo all'uomo con responsabilità manageriali: in una situazione come questa, l'affermazione che si erano già predisposti a vendere una concessione per vent'anni ad una cifra minore, mentre hanno ottenuto il successo di vendere per otto anni ad una cifra maggiore, comporta una definizione in positivo o in negativo dell'affare? Questo secondo le loro parole. Ripeto che lei non c'entra con quello che è stato l'affare.
ROBERTO COLANINNO, già amministratore delegato di Telecom Italia. Per quanto lei mi legge...
PRESIDENTE. Per quanto lui dichiara.
ROBERTO COLANINNO, già amministratore delegato di Telecom Italia. Per quanto lui dichiara e lei legge che lui dichiari, visto dalla loro parte è senz'altro un affare.
PRESIDENTE. Perfetto. Poi si parla delle banche - e siamo al 18 dicembre 2000, per cui lei è ancora la testa - che hanno svolto un grande e chiacchierato ruolo nei Balcani. Si cita la Banca di Roma, che ha avuto un ruolo predominante nei mega-affari Telekom-Serbia, e l'Unicredito, che ha realizzato affari mega-miliardari, oggetto di una valanga di accuse da parte dei media locali. Lei ha notizia di queste banche che si sono attivate?
ROBERTO COLANINNO, già amministratore delegato di Telecom Italia. No. Non ho mai avuto relazioni, per quanto riguarda i Balcani, né con la Banca di Roma né con l'Unicredito.
PRESIDENTE. Lei conosce la Ericsson italiana?
ROBERTO COLANINNO, già amministratore delegato di Telecom Italia. La conosco come casa che fornisce, ha fornito Telecom di apparecchiature.
PRESIDENTE. Il signor Petar Cvijic (non importa sapere chi sia, lo sconosciamo tutti) scrive un articolo sul giornale Notizie Est-Balcani del 22 febbraio 2001 e dice che è stata «un'offerta della Ericsson d'Italia, il cui valore su due fatture è di 48 milioni di marchi tedeschi. Petrovic (che sarebbe il nuovo responsabile della telefonia), quale dirigente nuovo, giovane ambizioso, ha scritto alla Ericsson svedese chiedendo un'offerta per le stesse apparecchiature citate nell'offerta della società affiliata italiana. L'offerta della sede centrale arriva e afferma: per le stesse apparecchiature 23 milioni di marchi» (cioè meno della metà di quello che offriva la Ericsson italiana). La Ericsson durante il tempo della sua gestione era una vostra...
ROBERTO COLANINNO, già amministratore delegato di Telecom Italia. Un nostro fornitore.
PRESIDENTE. Un vostro fornitore.
ROBERTO COLANINNO, già amministratore delegato di Telecom Italia. Sì.
PRESIDENTE. E lei ha avuto mai notizie di questa disparità di prezzi con la Ericsson madre?
ROBERTO COLANINNO, già amministratore delegato di Telecom Italia. No. No perché io non entravo in dettagli operativi di questa natura, appunto così dettagliati e, soprattutto, fatti, seguiti e gestiti dalle consociate estere.
PRESIDENTE. Quindi, in via di ipotesi, poteva accadere che questi facessero una cresta di oltre il doppio ignorandolo lei, poiché non era al corrente della vicenda.
ROBERTO COLANINNO, già amministratore delegato di Telecom Italia. Credo che il monte acquisti della Telecom fosse di 18 mila miliardi l'anno. Quindi, lei capisce che gestire, controllare o pretendere di controllare a livello di una persona 18 mila miliardi di consolidati l'anno è impossibile. Se poi lei mi chiede se fossi a conoscenza di un'offerta di 22 miliardi di...
ROBERTO COLANINNO, già amministratore delegato di Telecom Italia. ...di Telekom-Serbia, veramente...
PRESIDENTE. Ma nel momento in cui c'è una controfferta che va oltre il dimezzamento del valore, l'affare non si conclude. Lei ha chiesto e si è chiesto perché l'affare non si fosse concluso ed ha trovato una spiegazione?
ROBERTO COLANINNO, già amministratore delegato di Telecom Italia. Io non seguivo, non arrivavano a me i dettagli operativi delle offerte e delle scelte delle offerte. Dovrei spiegare, ma farei perdere tempo...
PRESIDENTE. Capisco ciò che lei ci dice.
ROBERTO COLANINNO, già amministratore delegato di Telecom Italia. Io ho strutturato la Telecom, dal punto di vista industriale, in una società organizzata per poter essere gestita e controllata a livello di unità operative; quindi, il primo intervento che feci, proprio per avere un maggior controllo sugli acquisti, fu quello di spaccare gli Acquisti, che prima erano un'unica centrale che acquistava e coordinava 18 mila miliardi, in tanti Acquisti derivati sulle varie società e unità operative, perché, evidentemente, è più facile controllare dei sistemi di controllo macro - perché nel micro lei non può arrivarci o, almeno, io non ci sono mai arrivato - sui progetti di acquisto. Questo ci ha portato grandi risparmi: diciamo che nel 2000 noi abbiamo risparmiato quasi duemila miliardi sugli acquisti fatti, parametrati a quelli fatti nel 1999, grazie a questi interventi di ristrutturazione organizzativa generale, che abbiamo portato avanti adeguando la contabilità interna, i controlli...
PRESIDENTE. Mi inserisco in questa sua ultima espressione, vale a dire sull'economicità della gestione. «Nel 2001 - lei è alla testa dell'azienda - il dottor Dragor Hiber... (ricorda chi sia il dottor Dragor Hiber? È il presidente del consiglio d'amministrazione della Telecom serba) dice all'assemblea degli azionisti della Telekom-Serbia, tenutasi l'anno scorso (l'articolo è del 2002, quindi si tratta, appunto, del 2001) che la Telekom-Serbia ha un debito di quasi mezzo miliardo di marchi; che la perdita per l'anno 2000 è pari quasi a 7 miliardi di oneri; che la situazione di arretratezza tecnologica tecnica, soprattutto nella telefonia fissa ma anche in quella mobile, è enorme; che l'organizzazione della società è vecchia e inefficace e che gli azionisti di minoranza (...)», eccetera, eccetera. Non le sembra che questo confligga con chi ha sostenuto - pochi, in verità, ma qualcuno vi è stato ed oggi la Repubblica lo riprende (lei lo avrà letto) - che è stato un buon affare e che tutto era «fiori e rose»?
ROBERTO COLANINNO, già amministratore delegato di Telecom Italia. Guardi,
presidente, risposte sintetiche, senza allargare un momento il contesto operativo, non riesca dargliene.
PRESIDENTE. La mia domanda è secca, non chiedo che risponda voce per voce.
ROBERTO COLANINNO, già amministratore delegato di Telecom Italia. Sto dicendo che quando ho incominciato ad interessarmi di Telekom-Serbia l'ho fatto per un problema che nasceva da un conflitto bellico: il primo problema nostro nel 1999 era quello di svalutare per rendere trasparenti e adeguati i valori di bilancio con i valori patrimoniali. Dopo di che, siccome Telekom-Serbia non era l'unica partecipazione, ma avevamo tante partecipazioni in giro per il mondo, io mi sono interessato per portare, attraverso le varie funzioni generali, un processo di riorganizzazione e di valorizzazione dei nostri investimenti. Parlando di Telekom-Serbia, cercai di visitare Telekom-Serbia anche durante il periodo bellico, ma mi fu vietato di andare, perché in quel momento eravamo nemici. Quindi, per quanto riguarda la Serbia, c'è un 2000 sul quale noi non abbiamo notizie interne, se non quelle dell'esproprio, delle quali ci siamo interessati in maniera fattiva, per poter rientrare in questo esproprio. Nell'anno 2001, poi, in occasione della pubblicazione di questo articolo, decisi di andare in Serbia, cioè di intervenire pesantemente sulla Serbia. Perché sulla Serbia noi non incassavamo una royalty, avevamo problemi molto particolare a livello di bilancio, c'erano debiti... Insomma, volli sincerarmi di persona di quale fosse la situazione e chiesi un appuntamento all'allora Presidente del consiglio serbo Djindijc. Lo incontrai e capii quelle che erano le loro richieste; capii anche che la situazione di Telekom-Serbia, sia dal punto di vista guerra, sia dal punto di vista organizzativo generale, necessitava di un profondo intervento, di una profonda ristrutturazione. Djindijc, dall'altra parte, aveva una serie di preoccupazioni, poiché si trattava, in quel momento, di recuperare un valore che si era distrutto, così dal punto di vista guerra come dal punto di vista organizzazione (perché durante la guerra là non c'era nessuno); quindi, si trattava di ripartire da zero in un paese che, però, poteva rappresentare un certo interesse, sia per il suo futuro, sia perché la Serbia chiedeva di entrare nel mercato comune. Sarò brevissimo: i punti principali che il Governo serbo voleva...
PRESIDENTE. Mi scusi se la interrompo. Sebbene convenga con lei sull'importanza dell'argomento, e saremmo tutti avidi di sapere, abbiamo una lotta contro il tempo. Questo comparto...
ROBERTO COLANINNO, già amministratore delegato di Telecom Italia. Era la risposta...
PRESIDENTE. Ma è successivo all'indagine. A me interessava sapere - è una risposta che lei ha già dato - che in quel momento la situazione della Telekom-Serbia in Serbia, quindi la situazione della nostra gestione, aveva parecchi punti di sofferenza per una serie di concause.
ROBERTO COLANINNO, già amministratore delegato di Telecom Italia. Certo.
ROBERTO COLANINNO, già amministratore delegato di Telecom Italia. Non c'è dubbio.
PRESIDENTE. Questo mi interessa. Questo stesso giornale non può, essendo un giornale schierato, non chiamare in causa l'attuale Presidente del Consiglio, Silvio Berlusconi, ma dice una cosa interessante: «È chiaro che Silvio Berlusconi vuole dimostrare come Lamberto Dini con l'acquisto di quote della nostra Telecom abbia aiutato direttamente il regime di Slobodan Milosevic». Ma siccome non siamo tenuti a fare un'indagine di politica estera, questo primo periodo non ci interessa, mentre ci interessa molto il secondo: «È una faccenda politica che riguarda solo
lui (e noi lo confiniamo). Per quanto riguarda noi, per il 49 per cento delle azioni abbiamo ottenuto il migliore prezzo in tutta l'Europa sud-orientale». Non è lei che ha concluso il contratto ma, collegandomi alla domanda precedente, le chiedo: questo contratto viene definito con una trattativa privata, mentre vi era da parte serba l'insistenza per un'asta pubblica, al punto che Jaksic non firmò l'accordo e si allontanò per protesta contro questa vicenda. Durante la sua gestione o per quanto ne sappia lei - per letteratura economica e giuridica dell'azienda, diciamo - si accedeva all'asta pubblica o alla trattativa privata, in genere?
ROBERTO COLANINNO, già amministratore delegato di Telecom Italia. Quando si dovevano acquistare delle società o delle attività vendute da istituzioni pubbliche, governi, parlo di licenze o altro, normalmente (io ho partecipato solo ad alcune gare di licenza) erano gare pubbliche. La licenza UMTS, la licenza in Marocco, la licenza in Turchia: erano tutte gare pubbliche.
PRESIDENTE. Questa che le rivolgo è la penultima domanda. C'è una intervista con il signor Andrea Ferrario (anch'egli politicamente schierato) del 15 maggio 2003, che però si riferisce a fatti precedenti, vale a dire all'ottobre 2000: «Negli anni a seguire la gestione italiana di Telekom-Serbia si è dimostrata pessima. L'azienda ha continuato a sopravvivere senza alcuna prospettiva di sviluppo e senza investimenti che ne consentissero la ripresa». Questo si collega con quanto ha detto lei, che tutto sta nell'impazzimento che si è avuto nella società a seguito della guerra, per cui vi è stato, se ho capito bene, un «buco nero» nel 2000, in cui non potevate controllare nulla e questa è stata una delle cause principali, non delle concause, per determinare lo sfascio di natura economico-aziendale.
ROBERTO COLANINNO, già amministratore delegato di Telecom Italia. Per quanto riguarda la mia gestione, cioè da fine giugno 1999 fino al 2001. Prima non lo so.
PRESIDENTE. Certo, parlo della sua gestione. Quindi, può rispondere in forma positiva o negativa alla domanda se fossimo in una situazione economica negativa per la gestione dell'azienda Telekom-Serbia.
ROBERTO COLANINNO, già amministratore delegato di Telecom Italia. Se Telekom-Serbia fosse negativa?
ROBERTO COLANINNO, già amministratore delegato di Telecom Italia. È evidente. Lo dimostrano i bilanci.
PRESIDENTE. Benissimo. Ultima domanda: ovviamente, non è una notizia che fa impressione, perché è il normale evolversi delle cose (direbbe il filosofo), che lei sia stato molto agevolato, molto sponsorizzato (oggi, con un brutto termine, si dice così) nella sua scalata a Telecom dal Governo D'Alema, ed è chiaro che ognuno cerca i propri referenti fiduciari. Lei pensa che per il suo predecessore o per i suoi predecessori ci fosse un'attività analoga, non voglio sapere di chi? Di norma, era la politica che si occupava di queste «sponsorizzazioni», visto che non si arrivava per concorso?
ROBERTO COLANINNO, già amministratore delegato di Telecom Italia. A me quello che è successo agli altri interessa abbastanza poco. Quello che voglio dire è che io non ho avuto nessuna agevolazione dal Governo D'Alema, perché la nostra offerta non si è rivolta verso lo Stato italiano, ma verso il mercato. Noi abbiamo comprato delle azioni che avevano azionisti privati, italiani, non italiani, mondiali. Abbiamo fatto un'offerta di 11 e mezzo per azione. Tra l'altro, per la prima volta, abbiamo fatto pubblicità in televisione all'acquisto e non alla vendita. Hanno guadagnato tutti montagne di soldi, con quest'operazione. Il Governo non ci vendette un'azione e non fece assolutamente niente. Non poteva far niente: un'OPA che si rivolge sul mercato privato non ha bisogno
di un Governo. Il Governo bisogna che controlli che quelle cose siano fatte correttamente, in maniera trasparente, rispettando la legge. Credo che l'OPA sulla Telecom (lo dico e lo ripeto) sia stato un esempio di correttezza economica e istituzionale per questo paese.
PRESIDENTE. Dottor Colaninno, lei è troppo abile...
ROBERTO COLANINNO, già amministratore delegato di Telecom Italia. No, io dico la verità.
PRESIDENTE. ...per non essersi avveduto di aver eluso il cuore della mia domanda. Io non le sto contestando una gestione in negativo...
ROBERTO COLANINNO, già amministratore delegato di Telecom Italia. Ma io per i precedenti non lo so.
PRESIDENTE. Qui siamo tutti angeli, però qualche volta tra noi c'è un peccatore. Allora io mi rivolgo alla platea dei peccatori; se lei si iscrive agli angeli, il discorso si chiude.
ROBERTO COLANINNO, già amministratore delegato di Telecom Italia. No, io mi iscrivo ai peccatori, per carità!
PRESIDENTE. Allora, visto che tutti e due abbiamo la condizione comune di essere peccatori, nell'ambito di quello che è il vostro mondo era notizia abbastanza nota, abbastanza diffusa che ognuno dei manager dipendesse da una scelta, da un privilegio, da un'opzione - è naturale; addirittura in America, come lei sa, è istituzionalizzato lo spoil system -, quindi, su ognuno di voi si appuntava la fiducia di un Presidente del Consiglio, di uno sponsor politico. Era questa una prassi a lei nota, non dico praticata, oppure è una novità?
ROBERTO COLANINNO, già amministratore delegato di Telecom Italia. Nel mio periodo lo escludo. Lo escludo perché in quel momento nessun esponente politico...
PRESIDENTE. Non in quel momento.
ROBERTO COLANINNO, già amministratore delegato di Telecom Italia. Io sto parlando del periodo che mi interessa. Nel momento dell'OPA che l'Olivetti (nessun privato) lanciò, nessun esponente politico dell'arco costituzionale si manifestò contrario a questa operazione, salvo, credo, qualcuno dell'estrema sinistra. Da Berlusconi, a Bossi a tutti quanti si sono manifestati positivi su quest'operazione, quindi io non avevo un referente al quale ero più simpatico o meno simpatico, che mi avesse agevolato o non agevolato. Questo per quanto mi riguarda. Per quanto riguarda altre situazioni o persone, non glielo posso dire. Ho sempre rifiutato di avere dei referenti o dei padrini che mi proteggessero su qualche cosa. Non ho mai creduto alle protezioni.
PRESIDENTE. Ultima domanda, la più ingenua di tutte. Su questo versante lei non ha mai saputo di simpatie che venivano nutrite, e da chi, per uno dei suoi predecessori, Tomaso Tommasi di Vignano?
ROBERTO COLANINNO, già amministratore delegato di Telecom Italia. No, guardi, nel 1997 io ero impegnato nella Olivetti...
PRESIDENTE. Dico dopo, facendo un riepilogo di quella che era la storia della società.
ROBERTO COLANINNO, già amministratore delegato di Telecom Italia. No, lo posso aver letto come lettore che essendo stata un'ex società dell'IRI evidentemente avrà fatto parte di uno schieramento che non so... che immagino che come oggi, come ieri, come domani, ci sarà sempre. Ma per quanto riguarda Tommasi non posso qui dichiarare nulla, perché non lo so.
ROBERTO COLANINNO, già amministratore delegato di Telecom Italia. Prego.
PRESIDENTE. Sono iscritti i colleghi Consolo, Vito, Selva, Eufemi, Cantoni e Nan. Purtroppo, non posso fare alternanza tra esponenti di centro-destra e centro-sinistra, al massimo potrei farla tra deputati e senatori! La parola al senatore Consolo.
GIUSEPPE CONSOLO. Dottor Colaninno, lei è stato mai manager in società pubbliche precedentemente alla Telecom?
ROBERTO COLANINNO, già amministratore delegato di Telecom Italia. No, assolutamente.
GIUSEPPE CONSOLO. Come manager - quindi amministratore delegato - non azionista di una società privata, lei ritiene che l'acquisizione di una quota societaria per un esborso di 900 miliardi necessiti dell'approvazione dell'azionista?
ROBERTO COLANINNO, già amministratore delegato di Telecom Italia. Credo di sì.
GIUSEPPE CONSOLO. Su cosa basa questa sua affermazione?
ROBERTO COLANINNO, già amministratore delegato di Telecom Italia. Se l'azionista è il padrone, alla fine è lui che decide l'acquisto.
GIUSEPPE CONSOLO. Voglio sentirlo dire da lei che è un esperto.
ROBERTO COLANINNO, già amministratore delegato di Telecom Italia. Salvo che il padrone abbia dato ai manager deleghe tali per le quali essi possono agire liberamente senza informarlo.
GIUSEPPE CONSOLO. Lei, come amministratore delegato di Telecom, aveva, all'epoca del suo insediamento, le deleghe per acquistare per oltre 900 miliardi di lire?
ROBERTO COLANINNO, già amministratore delegato di Telecom Italia. No.
GIUSEPPE CONSOLO. Perché, vi fu un cambio di deleghe?
ROBERTO COLANINNO, già amministratore delegato di Telecom Italia. Quando io assunsi la carica, le deleghe non avevano quella capienza.
GIUSEPPE CONSOLO. Ricorda che deleghe aveva l'amministratore delegato?
ROBERTO COLANINNO, già amministratore delegato di Telecom Italia. Chi?
ROBERTO COLANINNO, già amministratore delegato di Telecom Italia. La mia delega era fino a 500 miliardi di vecchie lire. Però, ho sempre informato il consiglio di amministrazione, anche per operazioni inferiori rispetto a quella cifra.
PRESIDENTE. Questo passaggio è significativo.
GIUSEPPE CONSOLO. Quindi, possiamo dire che lei informò sempre il consiglio d'amministrazione, anche per spendite di denaro per le quali lei aveva l'autorizzazione (ovviamente non per somme minime)?
ROBERTO COLANINNO, già amministratore delegato di Telecom Italia. Per cose importanti sì.
GIUSEPPE CONSOLO. Mi ha incuriosito un punto delle domande del presidente: lei il 28 giugno del 1999 assunse la carica di amministratore delegato di Telecom, che aveva la partecipata Telekom-Serbia. Poi, successe quello che sappiamo. Fu messo a conoscenza di aiuti economici che venivano richiesti dalla partecipata?
ROBERTO COLANINNO, già amministratore delegato di Telecom Italia. No.
GIUSEPPE CONSOLO. Mi spiego meglio: in questa Commissione il direttore generale italiano di Telekom-Serbia ha
detto, riferendosi anche al suo periodo, che avevano un bisogno disperato di cassa (ci ha raccontato in termini drammatici quello che succedeva); egli non solo non aveva trovato cash flow, ma aveva trovato una marea di debiti e chiedeva aiuto a Telecom Italia, la quale però non gli mandava niente. Ci spiega qualcosa, dottor Colaninno?
ROBERTO COLANINNO, già amministratore delegato di Telecom Italia. Non si possono mandare dei soldi a caso. Noi eravamo partecipati per il 29 per cento e quindi le eventuali richieste di finanziamento dovevano essere approvate dal consiglio di amministrazione serbo e dall'assemblea e poi dovevano essere chieste pro quota ai vari azionisti (non ci si poteva rivolgere solo ad uno).
GIUSEPPE CONSOLO. Al di là della forma...
ROBERTO COLANINNO, già amministratore delegato di Telecom Italia. Questa è anche sostanza.
GIUSEPPE CONSOLO. ...con la quale corrispondere aiuto, la domanda che le ho fatto e la risposta che mi ha dato si conciliano con quanto lei ha detto: «Telekom-Serbia necessitava di un profondo intervento e di una profonda ristrutturazione». Quindi, guerra a parte, fu acquistata una società che aveva problemi se non altro di cash flow.
ROBERTO COLANINNO, già amministratore delegato di Telecom Italia. Se non ricordo male, nel 1998 fu fatto a Telekom-Serbia un finanziamento di oltre 100 miliardi, al quale Telecom Italia partecipò per la sua quota parte. Non dimentichiamo che in quel paese vi era il problema drammatico della non convertibilità della moneta.
GIUSEPPE CONSOLO. Lo conosciamo bene. Ci vuole illustrare questo punto, dottor Colaninno?
ROBERTO COLANINNO, già amministratore delegato di Telecom Italia. C'era la svalutazione della moneta e la non convertibilità, per cui o l'azienda viveva di un cash flow proprio, oppure qualcuno doveva metterci dei soldi per gli investimenti, eccetera.Evidentemente in un contesto in cui si espropriano dei beni, c'è la guerra, bombardano le infrastrutture, il Governo non paga le royalty, il socio non paga le royalty e non aumenta le tariffe così come era stato detto era difficile prendere la decisione di mandare quattrini senza avere un piano o degli accordi e senza avere rinegoziato qualcosa per avere la tranquillità di mandare i soldi per un fine. Io ho sempre rifiutato di accettare una gestione di questo genere. Infatti, andai dal Governo...
GIUSEPPE CONSOLO. Da quale Governo andò?
ROBERTO COLANINNO, già amministratore delegato di Telecom Italia. Il Governo Djindijc.
GIUSEPPE CONSOLO. Il Governo serbo.
PRESIDENTE. Devo avvertire che alle ore 16 è convocata la Camera e alle 16.30 il Senato, per cui daremo la precedenza agli interventi dei deputati. Visto che non è presente l'opposizione, possiamo usufruire di tempi diversi, pertanto chiedo ai colleghi di limitare i propri interventi entro i 10 minuti.
GIUSEPPE CONSOLO. Dottor Colaninno, faccia un salto indietro di due anni, andando al 1997 anziché al 1999 (il mio è un discorso ipotetico): lei è amministratore delegato di una società che gestisce denaro pubblico e vuole acquistare una società in Serbia. Che cosa fa?
ROBERTO COLANINNO, già amministratore delegato di Telecom Italia. Innanzitutto verifico che questo acquisto rientri nella strategia industriale approvata nell'ambito della pianificazione del gruppo.
GIUSEPPE CONSOLO. Bene, questo è il punto primo.
ROBERTO COLANINNO, già amministratore delegato di Telecom Italia. In secondo luogo, verifico l'entità dell'investimento e il suo valore.
GIUSEPPE CONSOLO. Come lo verifica, dottor Colaninno?
ROBERTO COLANINNO, già amministratore delegato di Telecom Italia. Di solito, si fa una prima valutazione interna e si chiedono valutazioni alle banche d'affari con le quali normalmente si lavora e si vede qual è la cornice di un certo valore e il prezzo che si può pagare.
GIUSEPPE CONSOLO. Ricorda come si chiama questo documento di richiesta?
ROBERTO COLANINNO, già amministratore delegato di Telecom Italia. Non è ancora una fairness opinion ufficiale, ma è un'opinione che chiedo normalmente alle banche con le quali lavoro.
GIUSEPPE CONSOLO. Possiamo chiamarla due diligence?
ROBERTO COLANINNO, già amministratore delegato di Telecom Italia. No, non è una due diligence.
GIUSEPPE CONSOLO. Quando si arriva alla due diligence?
ROBERTO COLANINNO, già amministratore delegato di Telecom Italia. La due diligence si fa normalmente prima o, certe volte - ma oggi non lo accetta più nessuno - si dice: «Fisso il valore e faccio la due diligence; tue fai delle representetions e delle warrants; se la due diligence corrisponde a quello che tu mi ha detto, il prezzo è quello, altrimenti il prezzo viene dedotto dalla differenza».
GIUSEPPE CONSOLO. In base alla sua esperienza, ritiene ipotizzabile un'operazione di acquisto di questo genere senza due diligence?
ROBERTO COLANINNO, già amministratore delegato di Telecom Italia. Penso che sia difficile dialogare con un Governo e pretendere di fare una due diligence su una società di Governo come la società telefonica di un paese. Certamente, credo che i dirigenti di allora fossero al corrente della situazione generale delle infrastrutture (avevano infrastrutture sulla telefonia fissa analogiche piuttosto che digitali).
GIUSEPPE CONSOLO. Quindi, è ipotizzabile saltare la due diligence o no?
ROBERTO COLANINNO, già amministratore delegato di Telecom Italia. Di solito si cerca di farla, però, nel caso in cui non si possa fare, si può saltare.
GIUSEPPE CONSOLO. Quindi, solo se non si può fare. Dottor Colaninno, le è mai successo, nella sua lunga esperienza (è manager da tanti anni)...
ROBERTO COLANINNO, già amministratore delegato di Telecom Italia. Quaranta.
GIUSEPPE CONSOLO. ...di discutere, in qualità di acquirente, con il venditore o con la banca incaricata di valutare il cespite da acquisire per avere un rialzo del prezzo?
ROBERTO COLANINNO, già amministratore delegato di Telecom Italia. Discuto un rialzo con chi vende?
GIUSEPPE CONSOLO. Sì. Le è mai successo?
ROBERTO COLANINNO, già amministratore delegato di Telecom Italia. No.
GIUSEPPE CONSOLO. Se così fosse, come giudicherebbe questa mia affermazione,
cioè l'ipotesi che l'acquirente chieda alla banca che fa la valutazione di alzare il prezzo e non di abbassarlo?
ROBERTO COLANINNO, già amministratore delegato di Telecom Italia. Non lo so, mi sta facendo una domanda assurda.
GIUSEPPE CONSOLO. Quindi, si può dire che è un'affermazione assurda.
ROBERTO COLANINNO, già amministratore delegato di Telecom Italia. Credo di sì.
GIUSEPPE CONSOLO. Prendo atto.
Lei ha detto di avere acquistato all'estero sempre attraverso gare pubbliche.
ROBERTO COLANINNO, già amministratore delegato di Telecom Italia. No. Ho detto di avere acquistato dai pubblici venditori.
GIUSEPPE CONSOLO. Come spiega che in questo caso non fu effettuata una pubblica gara?
ROBERTO COLANINNO, già amministratore delegato di Telecom Italia. Dove?
GIUSEPPE CONSOLO. Nel caso di Telekom-Serbia.
ROBERTO COLANINNO, già amministratore delegato di Telecom Italia. Non lo so.
GIUSEPPE CONSOLO. Come giudica la circostanza lei che ha amministrato la società subito dopo?
ROBERTO COLANINNO, già amministratore delegato di Telecom Italia. Non lo so. È difficile darle una risposta di questa natura. La prima preoccupazione deve essere da parte di chi vende piuttosto che di chi acquista, perché mi sembra che un amministratore pubblico che vende senza una gara pubblica sia censurabile, da un certo punto di vista. L'acquirente può anche avere interesse a non andare ad una gara pubblica.
PRESIDENTE. Forse la domanda del senatore Consolo può essere completata: abbiamo sentito molti altissimi dirigenti che si sono attivati all'epoca per la conclusione dell'affare, i quali hanno detto che vi era una fretta assoluta.
ROBERTO COLANINNO, già amministratore delegato di Telecom Italia. Fretta da parte di chi?
PRESIDENTE. Nostra. E quindi non si è andati per il sottile.
ROBERTO COLANINNO, già amministratore delegato di Telecom Italia. Lo apprendo da lei.
GIUSEPPE CONSOLO. Ha conosciuto il dottor Francesco De Leo?
ROBERTO COLANINNO, già amministratore delegato di Telecom Italia. No.
GIUSEPPE CONSOLO. Ho concluso. Grazie.
PRESIDENTE. Onorevole Vito, prego.
ALFREDO VITO. Dottor Colaninno, nel periodo in cui è stato amministratore delegato quali acquisizioni all'estero sono state fatte?
ROBERTO COLANINNO, già amministratore delegato di Telecom Italia. Da parte mia?
ROBERTO COLANINNO, già amministratore delegato di Telecom Italia. Una quota del gruppo Globo, una gara in Turchia, delle azioni di partecipate in Cile e in Brasile...
ALFREDO VITO. Avete comunicato queste acquisizioni al Ministero delle poste e telecomunicazioni?
ROBERTO COLANINNO, già amministratore delegato di Telecom Italia. Italiano?
ROBERTO COLANINNO, già amministratore delegato di Telecom Italia. Quando la legge lo richiedeva.
ALFREDO VITO. Nel 1984 fu firmato un accordo ventennale (che quindi scade nel 2004) tra l'allora concedente Ministero delle poste e telecomunicazioni e la SIP, accordo che poi è valso per tutti quelli che sono venuti a valle. In base all'articolo 2 di questa convenzione, tutte le acquisizioni fatte dalle società concessionarie dovevano essere comunicate al Ministero. Questo è valso anche durante il suo periodo, quindi probabilmente...
ROBERTO COLANINNO, già amministratore delegato di Telecom Italia. Nel mio periodo, la Telecom non aveva più concessionarie ma aveva licenziatarie, perché con una legge europea del 1997 per la libera concorrenza le concessioni erano decadute, per cui anche tutti gli obblighi relativi al concessionario - cioè monopolista di una certa attività - erano decaduti. Quindi, la Telecom di per sé non era più nella situazione di concessionario ma era in quella di licenziatario. Ciò non di meno, credo che gli uffici...
ALFREDO VITO. ...abbiano fatto le comunicazioni.
ROBERTO COLANINNO, già amministratore delegato di Telecom Italia. Sì.
ALFREDO VITO. Al momento in cui fu acquisita la partecipazione del 29 per cento di Telekom-Serbia, la Telecom si trovava nella situazione per la quale non doveva comunicare (parliamo del giugno 1997)?
ROBERTO COLANINNO, già amministratore delegato di Telecom Italia. Non ricordo esattamente la data di decorrenza della trasformazione da concessione in licenza. Se erano nel regime di concessione, avrebbero dovuto comunicarlo.
ALFREDO VITO. Il piano industriale veniva da voi trasmesso al Ministero delle poste e telecomunicazioni?
ROBERTO COLANINNO, già amministratore delegato di Telecom Italia. Credo di sì, soprattutto per quanto riguardava la garanzia di telefonia fissa.
PRESIDENTE. Do la parola al presidente Selva.
GUSTAVO SELVA. Dottor Colaninno, se lei è qui lo deve anche ad una mia «colpa», perché sono io che ho aperto la discussione parlamentare su questo tema.
Per me e per noi è importante che lei precisi in modo più adeguato e pieno il giorno del suo incontro con il ministro Dini, il cui contenuto, come lei ha detto, è conservato negli archivi della Telecom. Forse lei era troppo occupato per seguire le cronache del periodo in cui si svolse la discussione alla Camera dei deputati, negli ultimi giorni della legislatura (la fine del mese di gennaio ed il febbraio del 2001), quando il ministro Dini - ci furono tre discussioni e il ministro Dini venne una sola volta a fare l'informativa che noi, allora all'opposizione, chiedevamo da mesi - escluse nel modo più categorico di essere mai stato informato da alcun funzionario, diplomatico, amministratore. Nella sua preziosa testimonianza - preziosa per me - lei ha detto per ben due volte «Lo sapeva, lo sapeva». È importante che questo venga confermato ancora una volta, perché, agli effetti politici, il ministro Dini ha mentito di fronte al Parlamento.
PRESIDENTE. Poiché devo garantire anche chi non c'è, credo che la sua
affermazione sia un giudizio che lei dovrebbe evitare di dare e che come tale consideriamo non pervenuto, anche perché il ministro Dini verrà a rendere deposizione in questa sede.
GUSTAVO SELVA. Onorevole presidente, accolgo la sua osservazione: probabilmente mi sono lasciato trasportare dalla mia vocazione naturale di giornalista di vedere confermata una notizia che ho dato.
GUSTAVO SELVA. Per quanto riguarda, invece, i diplomatici, ha mai avuto occasione di parlare con Bascone, ambasciatore prima a Belgrado e poi a Cipro? Nella conversazione col ministro Dini, si fece il nome dell'ambasciatore Bascone? Dico questo perché l'ambasciatore Bascone è anche autore di una lettera, inviata al sottosegretario Fassino, in cui invitava il Governo a non fare l'accordo.
ROBERTO COLANINNO, già amministratore delegato di Telecom Italia. No.
GUSTAVO SELVA. Lei, quindi, con l'ambasciatore Bascone non ha mai avuto nessun contatto. La ringrazio.
PRESIDENTE. Do notizia alla Commissione che la presidenza è venuta a conoscenza di una circostanza di particolare rilievo e cioè che nei primi giorni di giugno del 1997, alla Farnesina, si è svolta una conferenza sulla telefonia e sui Balcani. Ciò è di grande rilievo, perché dimostra che la notizia non era clandestina ma si sapeva e si dibatteva.
Con la vostra autorizzazione, chiederò al Segretario generale del Ministero degli affari esteri di sapere se all'inizio di giugno del 1997 vi sia stata una Conferenza sulla telefonia ed i Balcani e, in caso affermativo, in che giorno si sia svolta la suddetta Conferenza, chi fossero i relatori e quale fosse il tema dibattuto; chiederò inoltre di acquisirne gli atti in copia.
(La Commissione concorda).
ROBERTO COLANINNO, già amministratore delegato di Telecom Italia. Per precisare qualcosa che forse non ho capito. Io decisi di andare in Jugoslavia personalmente, per incontrare l'allora primo ministro Djindijc, credo nel marzo 2001. Del mio viaggio non ho informato Dini. Credo che l'abbiano informato perché andando in un paese di questa natura, in cui la sicurezza era anche abbastanza relativa, e incontrando un'autorità nuova del paese... Peraltro, io dormii all'ambasciata italiana a Belgrado, quindi dovendovi dormire credo che tutti sapessero che ero là. Dini, invece, fu messo al corrente - credo che in Telecom ci siano le lettere e gli scambi di lettere - per la questione «esproprio del Kosovo», avvenuto nell'anno 2000. Questo è quello che tengo a precisare.
PRESIDENTE. Il presidente Selva la aveva chiesto approssimativamente - se può essere circostanziato è meglio - l'epoca.
ROBERTO COLANINNO, già amministratore delegato di Telecom Italia. Marzo 2001, circa. Andai. A me fu suggerito di dormire presso l'ambasciata per questioni di sicurezza; gli altri dormirono in un albergo di Belgrado; la mattina incontrammo il ministro, credo con il ministro delle telecomunicazioni, insieme ad altri rappresentanti e il nerbo del discorso fu che loro chiedevano la cancellazione della clausola che prevedeva il monopolio sino a naturale scadenza, perché per loro era vitale in quanto volevano entrare nella Comunità europea: ed io dissi di sì. Volevano che Telecom Italia cambiasse i propri funzionari che fino a quel momento erano stati incaricati di seguire Telekom-Serbia: ed io dissi di sì. Chiedevano una revisione del piano generale del contratto di licenza e del know how che Telecom Italia poteva mettere a disposizione: ed io dissi che sotto questo profilo volevo discutere, dal punto di vista italiano, in primo luogo una gestione delle tariffe, in secondo luogo cosa sarebbe successo di una licenza di telefonia mobile (perché sembrava che la Jugoslavia fosse intenzionata ad indire una nuova gara sulla
telefonia mobile, quindi portando un altro concorrente all'interno di un mercato estremamente pesante) e, soprattutto, di rinsaldare in termini trasparenti e costruttivi il rapporto tra Telecom Italia, greci e il Governo serbo. Ci fu pieno accordo su questo. Riconfermai, tornando, gli accordi presi. Passò un po' di tempo senza che nulla succedesse. Mandai nuovamente una lettera sollecitando il ministro all'esecuzione di quegli accordi che avevamo raggiunto, questo nel giugno 2001. Poi, me ne andai.
PRESIDENTE. Mi scusi se sono molesto nell'insistere. Lei ha ricordo esatto della data del marzo?
ROBERTO COLANINNO, già amministratore delegato di Telecom Italia. No, comunque, guardi, io ero in Iran con una delegazione governativa (penso che ci fosse anche lei, non so)... penso che fosse o febbraio o marzo 2001.
PRESIDENTE. È in condizione, attraverso una telefonata - non dovrebbe disturbarsi oltre -, compulsando le agende, di verificare e comunicarci la data esatta di questo incontro?
ROBERTO COLANINNO, già amministratore delegato di Telecom Italia. Penso di sì. Glielo dico subito.
GUSTAVO SELVA. Se ho preso nota esattamente, lei ha parlato di fine 1999-inizio 2000 per l'incontro con Dini.
ROBERTO COLANINNO, già amministratore delegato di Telecom Italia. No, l'incontro con Dini avvenne durante l'anno 2000. Comunque, le posso dire la data esatta.
GUSTAVO SELVA. È importante trovare negli archivi della Telecom...
PRESIDENTE. Può farci sapere la data esatta attraverso una telefonata. Se il presidente Selva ha finito, do la parola all'onorevole Nan, ricordando che intervengono per primi i colleghi deputati in quanto alla Camera sono previste votazioni a partire dalle ore 16, mentre l'Assemblea del Senato inizierà votare alle 16,30 e dunque il senatore Eufemi e il senatore Cantoni potranno parlare dopo le 16.
ENRICO NAN. L'acquisizione del 29 per cento delle quote di Telekom-Serbia, dottor Colaninno, sulla base della sua esperienza era da considerarsi un'operazione di livello importante o un'operazione normale?
ROBERTO COLANINNO, già amministratore delegato di Telecom Italia. Dipende dalle deleghe che aveva l'amministratore delegato a suo tempo.
ENRICO NAN. Io faccio un discorso più generale: secondo lei è stata un'operazione da considerarsi importante?
ROBERTO COLANINNO, già amministratore delegato di Telecom Italia. Credo di sì, 900 miliardi sono sempre 900 miliardi.
ENRICO NAN. Quindi, in considerazione di un'operazione di questo tipo, normalmente c'è un ampio dibattito di preparazione nell'ambito del consiglio d'amministrazione. Ci vuole spiegare, in genere...
ROBERTO COLANINNO, già amministratore delegato di Telecom Italia. Io le dico della mia esperienza. Non so dell'esperienza degli altri.
ENRICO NAN. Io le chiedo della sua esperienza.
ROBERTO COLANINNO, già amministratore delegato di Telecom Italia. Di solito in consiglio d'amministrazione si arriva con una documentazione, una fairness opinion, una pianificazione di tutta l'operazione, sia in termini industriali che in termini finanziari, per mettere i consiglieri in condizione di esprimere il loro parere una volta raggiunta una sufficiente cognizione della cosa.
ENRICO NAN. Quindi, di solito si svolge un dibattito abbastanza approfondito.
ROBERTO COLANINNO, già amministratore delegato di Telecom Italia. Se c'è. Questo non so dire. Non le posso garantire...
ENRICO NAN. Quindi, normalmente, un'operazione di questo genere viene messa all'ordine del giorno con una voce specifica.
ROBERTO COLANINNO, già amministratore delegato di Telecom Italia. Penso di sì.
ENRICO NAN. Durante le riunioni dei consigli d'amministrazione viene fatta una registrazione?
ROBERTO COLANINNO, già amministratore delegato di Telecom Italia. In certi consigli sì, in altri no. Per quanto mi concerne, credo che per noi ci fosse la registrazione.
ENRICO NAN. Lei ricorda che nei vostri consigli veniva fatta registrazione.
ROBERTO COLANINNO, già amministratore delegato di Telecom Italia. Credo di sì. Adesso non ricordo esattamente, perché il consiglio d'amministrazione nostro era formato da un francese, tre americani... quindi la lingua era sempre... comunque penso che ci fosse la registrazione.
ENRICO NAN. Queste registrazioni immagino che vengano archiviate.
ROBERTO COLANINNO, già amministratore delegato di Telecom Italia. Nel caso ci siano, penso di sì. Comunque è sempre presente il segretario di consiglio.
ENRICO NAN. In occasione di operazioni importanti lei si è sempre rapportato con il ministro di riferimento?
ROBERTO COLANINNO, già amministratore delegato di Telecom Italia. Mai. Ma io non avevo ministro di riferimento. Perché mi dovevo confrontare con un ministro?
ENRICO NAN. Dicono che ciò avvenga normalmente, in un'operazione di questo genere.
ROBERTO COLANINNO, già amministratore delegato di Telecom Italia. Ma la mia è una società privata.
ROBERTO COLANINNO, già amministratore delegato di Telecom Italia. Io il ministro non l'ho mai informato di quello che facevamo noi.
PRESIDENTE. Non lo doveva informare lei. Avrebbe fatto il delatore, se avesse informato il ministro!...
ENRICO NAN. Riferiva all'azionista di riferimento.
ROBERTO COLANINNO, già amministratore delegato di Telecom Italia. L'azionista di riferimento era l'Olivetti: c'era il presidente, l'amministratore delegato, quindi eravamo in consiglio...
ENRICO NAN. Quindi era rappresentato. Sta bene, non ho altre domande.
PRESIDENTE. La parola all'onorevole Taormina.
CARLO TAORMINA. Dottor Colaninno, quando lei ha acquisito la Telecom, quando ha scalato la Telecom, come si dice, avete fatto una valutazione di Telecom, giusto?
ROBERTO COLANINNO, già amministratore delegato di Telecom Italia. Abbiamo fatto una valutazione.
CARLO TAORMINA. In questa valutazione Telekom-Serbia che valore o che disvalore aveva?
ROBERTO COLANINNO, già amministratore delegato di Telecom Italia. Non l'abbiamo presa in considerazione.
CARLO TAORMINA. Non è stata presa in considerazione?
ROBERTO COLANINNO, già amministratore delegato di Telecom Italia. No.
CARLO TAORMINA. Non è stata presa in considerazione nel senso che non valeva niente, o valeva quanto era appostata in bilancio?
ROBERTO COLANINNO, già amministratore delegato di Telecom Italia. No, no. Il discorso è abbastanza complesso, ma cercherò di essere sintetico. Non è che non l'abbiamo presa in esame. Quando si decise come Olivetti di lanciare un'OPA su Telecom Italia si erano guardati alcuni multipli riguardo al fatturato, all'utile prima delle tasse, alla situazione di cassa, alla situazione di patrimonio e la si era messa a confronto con le altre società che potevano essere comparate con questa. Poi c'era una valutazione di borsa. E poi c'è stata una valutazione imprenditoriale, per dire «sì la facciamo, no non la facciamo». Sulla base dei valori che allora avevamo pensato e della struttura stessa dell'operazione, ossia quanta cassa, quanto debito e quanti strumenti finanziari potevamo offrire al mercato, abbiamo giudicato questa operazione interessante; soprattutto perché l'asse patrimoniale di Telecom era molto importante e molto buono, il livello dei debiti era molto basso e gli analisti e i confronti con il mercato che io feci mettevano tutti in evidenza come la Telecom fosse poco indebitata, quindi avesse, dal punto di vista dei quattrini investiti, una bassissima produttività.
CARLO TAORMINA. E la partecipazione in Telekom-Serbia?
ROBERTO COLANINNO, già amministratore delegato di Telecom Italia. Noi non potevamo fare...
CARLO TAORMINA. Mi scusi, vorrei sapere se vi siate soffermati su questo problema di Telekom-Serbia.
ROBERTO COLANINNO, già amministratore delegato di Telecom Italia. Le dico, per la verità, che non ci siamo soffermati. Abbiamo visto le partecipazioni che la Telecom aveva e tra quelle importanti, che ci interessava verificare, c'era soprattutto la partecipazione in TIM, che era molto importante. Abbiamo verificato altre partecipazioni da dismettere immediatamente, che erano l'Italtel, le assicurazioni, la Sirti, una parte di immobili, una serie di piccole aziende da sette-otto miliardi di fatturato, che, come lei ricorderà, creavano problemi di rapporti, perché erano situazioni difficili e complicate. Tra le partecipazioni estere abbiamo guardato con molto interesse quella in Spagna, quella in Brasile, quella in Cile, quella a Cuba...
CARLO TAORMINA. Già c'erano queste partecipazioni?
ROBERTO COLANINNO, già amministratore delegato di Telecom Italia. Sì.
PRESIDENTE. E nell'insieme poteva rientrare una Telecom non brillantissima.
ROBERTO COLANINNO, già amministratore delegato di Telecom Italia. No, una Telecom molto brillante.
PRESIDENTE. Perché brillante se lei ha detto che c'era un disastro interno dal punto di vista economico?
ROBERTO COLANINNO, già amministratore delegato di Telecom Italia. Lei parla di Telekom-Serbia?
PRESIDENTE. Sì, Telekom-Serbia, è chiaro!
ROBERTO COLANINNO, già amministratore delegato di Telecom Italia. Ah, allora!
CARLO TAORMINA. Quindi, in sostanza, lei l'ha saputo dopo quello che non era Telekom-Serbia.
ROBERTO COLANINNO, già amministratore delegato di Telecom Italia. Sì.
CARLO TAORMINA. Nelle operazioni che ha fatto lei successivamente di acquisizioni all'estero - mi pare abbia ricordato la Turchia, Globo, Brasile e Cile - ha pagato mediazioni?
ROBERTO COLANINNO, già amministratore delegato di Telecom Italia. No, mai. Io non ho mai usato mediatori.
CARLO TAORMINA. Nella sua esperienza passata...
ROBERTO COLANINNO, già amministratore delegato di Telecom Italia. Mai usato un mediatore, se non per comprare case privatamente.
CARLO TAORMINA. Quello lo facciamo tutti. A proposito di quelle acquisizioni, quando lei lasciò Telecom, nella valutazione della Telecom come da lei lasciata tali partecipazioni furono considerate, in positivo o in negativo, o no?
ROBERTO COLANINNO, già amministratore delegato di Telecom Italia. Lei vuol dire dalla gestione successiva alla mia?
CARLO TAORMINA. Al momento in cui si è stabilito quanto vale Telecom dopo Colaninno, chi ha acquisito avrà fatto i suoi conti: patrimonio, cassa, eccetera.
ROBERTO COLANINNO, già amministratore delegato di Telecom Italia. Penso di sì.
CARLO TAORMINA. Allora le domando: se è così - e a me risulta che sia così -, se è stato fatto questo tipo di valutazione nel momento in cui si passa da Colaninno a Tronchetti Provera, tanto per intenderci, perché quando si è passati a Colaninno non si è fatta la valutazione delle partecipazioni estere o le si è considerate in maniera molto superficiale, per quello che lei mi dice?
ROBERTO COLANINNO, già amministratore delegato di Telecom Italia. No, no, quando lei lancia un'OPA... Innanzitutto, l'acquisizione di Tronchetti o, meglio, di Pirelli non è confrontabile con la nostra, perché in quel caso hanno comprato un pacchetto di azioni Olivetti, non hanno acquistato la Telecom. Al limite, avrebbero dovuto guardare tutta la filiera, da Olivetti in giù, perché hanno comprato in una sera un pacchetto di azioni - peraltro, io non ho partecipato a quella negoziazione perché ero contrario - ed hanno valutato il prezzo richiesto per l'acquisto di quel 20-22 per cento. Il contratto si esaurisce in una giornata, se vogliamo. L'OPA della Telecom è durata dal febbraio al giugno 1999 e si è sviluppata attraverso una serie infinita di incontri con gli azionisti, con gli analisti, con i fondi di investimento; incontri nei quali si cercava di spiegare quali fossero le ragioni per cui Olivetti giudicava interessante, conveniente l'acquisizione e, soprattutto, di convincere gli altri che era conveniente accettare la nostra offerta. Il nostro è stato un passaggio che è durato diversi mesi di confronti a tutto campo con gli azionisti, con gli analisti, con i fondi di investimento. Non le nascondo che qualcuno mi chiese quale fosse la nostra intenzione riguardo a Telekom-Serbia, che cosa avremmo voluto fare in Brasile; le risposte che noi abbiamo dato erano in rapporto alle informazioni che avevamo, che erano le informazioni in bilancio.
CARLO TAORMINA. Le chiedo scusa. Se io dicessi che lei o è stato malamente informato o non è stato informato affatto sulla situazione di Telekom-Serbia farei un'affermazione che ha una sua plausibilità, o no?
ROBERTO COLANINNO, già amministratore delegato di Telecom Italia. No, mi
scusi. Il problema è molto semplice. Telekom-Serbia sono 700 miliardi, noi abbiamo garantito 118 mila miliardi, quindi...
CARLO TAORMINA. Ho capito, però...
ROBERTO COLANINNO, già amministratore delegato di Telecom Italia. Non è che 700 miliardi si giudicano...
GIUSEPPE CONSOLO. Per il verbale: i miliardi sono 900.
ROBERTO COLANINNO, già amministratore delegato di Telecom Italia. 900 miliardi. Erano marchi allora, o fiorini, per cui avevo in mente una cifra...
CARLO TAORMINA. Ma così come avete valutato e conteggiato i 2.500 miliardi per l'acquisto in Turchia o della Globo, eccetera...
ROBERTO COLANINNO, già amministratore delegato di Telecom Italia. Mi scusi, non abbiamo fatto questo discorso, però abbiamo detto «se anche Telekom-Serbia vale niente, il valore rimane».
CARLO TAORMINA. Comunque, che non valesse niente nessuno glielo ha detto.
ROBERTO COLANINNO, già amministratore delegato di Telecom Italia. No.
CARLO TAORMINA. Altra cosa: royalty Telecom Italia ne ha percepite da Telekom-Serbia?
ROBERTO COLANINNO, già amministratore delegato di Telecom Italia. Per quanto mi risulta, no. Se all'inizio del 1997 o 1988, non lo so; però durante il nostro periodo non abbiamo percepito nulla.
CARLO TAORMINA. La ragione le è sfuggita, nel senso che non era una cosa importante?
ROBERTO COLANINNO, già amministratore delegato di Telecom Italia. No, durante la gestione non mi è sfuggita. Le royalty non venivano pagate per due motivi: il primo è che non avevano soldi; il secondo che le autorità serbe eccepivano che Telecom non forniva i servizi pattuiti. Questo durante la mia gestione, quindi responsabilità è mia.
CARLO TAORMINA. Altra cosa. Quando lei acquisì Telekom-Serbia, il sistema bancario come entrò nell'operazione?
ROBERTO COLANINNO, già amministratore delegato di Telecom Italia. No, io non acquisii Telekom-Serbia.
CARLO TAORMINA. Con il pacchetto Olivetti.
ROBERTO COLANINNO, già amministratore delegato di Telecom Italia. Ah, Telecom!
CARLO TAORMINA. Mi scusi, intendevo dire Telecom Italia. Il sistema bancario intervenne e, se sì, come?
ROBERTO COLANINNO, già amministratore delegato di Telecom Italia. Io le posso dire come era finanziata l'OPA dell'Olivetti. L'Olivetti ha venduto la sua partecipazione in Omnitel e ha incassato 15 mila miliardi; ha fatto un aumento di capitale di 5 mila miliardi e aveva 20 mila miliardi. Per il resto si era fatto un bridge loan in cui la Chase Manhattan aveva dato una garanzia in bianco di 24 miliardi di dollari.
CARLO TAORMINA. Che sono 48 mila miliardi.
ROBERTO COLANINNO, già amministratore delegato di Telecom Italia. Mi compiaccio. Ce lo ho ancora là, c'è scritto: signor Colaninno, amministratore delegato della... E poi ci siamo rivolti al mercato internazionale per coprire la differenza, perché dovevamo garantire l'eventuale partecipazione totalitaria all'OPA fino a 118 mila miliardi.
CARLO TAORMINA. Quindi, il sistema bancario entra per quanto?
ROBERTO COLANINNO, già amministratore delegato di Telecom Italia. Internazionale, non italiano.
CARLO TAORMINA. Internazionale. Per quanto entra? Per 50 mila miliardi, da quello che capisco.
ROBERTO COLANINNO, già amministratore delegato di Telecom Italia. Ha dato garanzie per 50 mila miliardi.
CARLO TAORMINA. Quindi la società, quando lei la acquisisce, mi scusi se semplifico, si indebita per 50 mila miliardi nei confronti del sistema bancario.
ROBERTO COLANINNO, già amministratore delegato di Telecom Italia. No: aveva garanzie.
CARLO TAORMINA. Aveva le garanzie dei 48 mila miliardi della Chase Manhattan, ma si indebita con il sistema bancario per 50 mila miliardi.
ROBERTO COLANINNO, già amministratore delegato di Telecom Italia. Non si è indebitata: si è esposta. Perché l'OPA, poi, finì al 51 per cento e quindi noi pagammo 51 mila miliardi.
GIAMPIERO CANTONI. Dando azioni in garanzia.
ROBERTO COLANINNO, già amministratore delegato di Telecom Italia. Mi scusi, una cosa importante: come strumento finanziario nostro, l'11,50 (stavo cercando di ricordare il prezzo che avevamo offerto per azione) non era tutto in cassa; era in cassa e in azioni Tecnost. Quindi una parte era cassa e una parte erano azioni Tecnost, che, poi, chi le acquistò fece una fortuna.
CARLO TAORMINA. La Bell entrò nell'operazione?
ROBERTO COLANINNO, già amministratore delegato di Telecom Italia. No, la Bell era un'azionista dell'Olivetti, quindi non c'entrava niente.
PRESIDENTE. Lei ha reagito nel momento in cui le è stato chiesto se vi fosse stato intervento di un mediatore. Ha detto: mai io mi sono rivolto a mediatori. Le chiedo: il mediatore viene agevolato (è molto ingenua la domanda, ma ci interessa la risposta) dalla trattativa privata o dalla pubblica? O meglio, la figura del mediatore...
ROBERTO COLANINNO, già amministratore delegato di Telecom Italia. Io non mi sono mai fatto queste domande. Il mediatore non lo uso perché non mi piace.
PRESIDENTE. Mi verifichi su un punto. Se c'è una trattativa privata, il mediatore ha una sua incidenza; se c'è un'asta pubblica, ovviamente il mediatore non c'entra niente, perché viene scavalcato.
ROBERTO COLANINNO, già amministratore delegato di Telecom Italia. Certo.
PRESIDENTE. Quindi, è una mia deduzione, ma alla luce di quanto abbiamo appurato sinora, che il mediatore intanto è collocabile in quanto c'è una trattativa privata. Questo, diciamo, come principio di economia aziendale? La parola al senatore Cantoni.
ROBERTO COLANINNO, già amministratore delegato di Telecom Italia. Non accetto questa sua affermazione; è teorica, non mia.
PRESIDENTE. Non sto dicendo che è la sua, è la teoria normale, che fa anche Bertoldo, che non è un economista, ma ci arriva con la logica.
ROBERTO COLANINNO, già amministratore delegato di Telecom Italia. In una transazione io non accetto mediatori.
PRESIDENTE. Prego, presidente Cantoni.
GIAMPIERO CANTONI. Ormai le domande sono state praticamente tutte formulate, quindi io sarò estremamente breve. In modo particolare, alla domanda relativa al mediatore ha risposto in modo tranchant. «Non ho mai incontrato i mediatori». Le abbiamo fatto queste domande perché abbiamo analizzato, nei lavori della nostra Commissione, tanti fatti anomali riguardanti i poteri. Lei giustamente ha riferito di aver preso i poteri dei suoi predecessori; in realtà qui è stato detto che l'amministratore delegato non aveva potere per concludere - parlo del potere precedente -, portando in consiglio di amministrazione, nelle «varie ed eventuali», un'acquisizione di questa importanza. Dico questo perché magari possiamo sembrare del tutto ingenui per qualcuno che non ha seguito la genesi di questi lavori. Così pure a proposito della mediazione, di questo mediatore, o di questo ...
MAURIZIO EUFEMI. Facilitatore.
GIAMPIERO CANTONI. ... più volte qui è riecheggiato un problema riguardante un certo conte Vitali ed un altro serbo. Lo dico solo per fare un piccolo excursus. È certo che questa è stata un'operazione in cui nessuno ha richiesto la due diligence, ed è stato un fatto estremamente curioso, perché a noi non risulta che nessun'operazione di questa entità potesse concludersi senza una due diligence, così pure in pochi minuti in un consiglio, nelle «varie ed eventuali», con un facilitatore, con delle interferenze che noi abbiamo analizzato, anche di carattere politico. Ma non è questa la mia domanda. La domanda è se, in base alla sua conoscenza, vi fossero componenti del consiglio di amministrazione di Telecom Italia nominati su indicazione ministeriale.
ROBERTO COLANINNO, già amministratore delegato di Telecom Italia. Nel mio consiglio di amministrazione?
GIAMPIERO CANTONI. Nel suo consiglio di amministrazione probabilmente no, perché ...
ROBERTO COLANINNO, già amministratore delegato di Telecom Italia. No, c'erano anche nel nostro.
GIAMPIERO CANTONI. Ma nel caso specifico se nel suo consiglio di amministrazione c'erano dei componenti ...
ROBERTO COLANINNO, già amministratore delegato di Telecom Italia. Se c'erano nel mio, a maggior ragione ...
GIAMPIERO CANTONI. E, in particolare, del Ministero del tesoro. Chi erano?
ROBERTO COLANINNO, già amministratore delegato di Telecom Italia. Non lo so.
GIAMPIERO CANTONI. Dei suoi consiglieri lo saprà.
ROBERTO COLANINNO, già amministratore delegato di Telecom Italia. Sì, nel nostro consiglio di amministrazione c'era un rappresentante del Ministero delle telecomunicazioni e uno del Tesoro.
GIAMPIERO CANTONI. Ci può dire i nomi e, se lei ricorda, da chi erano ...
ROBERTO COLANINNO, già amministratore delegato di Telecom Italia. L'avvocato Ferro-Luzzi, Siniscalco ...
GIAMPIERO CANTONI. Ferro-Luzzi per chi?
ROBERTO COLANINNO, già amministratore delegato di Telecom Italia. Dunque, c'erano due entità, del Ministero delle telecomunicazioni e del Ministero del tesoro, o forse due del Ministero del tesoro.
Credo che fossero Ferro-Luzzi e Siniscalco. Poi qualcuno fu sostituito da un altro, che adesso non ricordo più.
GIAMPIERO CANTONI. Sì, perché Siniscalco si dimise, da quello che abbiamo appreso.
ROBERTO COLANINNO, già amministratore delegato di Telecom Italia. Sì, e venne un avvocato del Ministero del tesoro, di cui non ricordo il nome.
PRESIDENTE. È Benessia, per caso?
ROBERTO COLANINNO, già amministratore delegato di Telecom Italia. No, lui era indipendente. Era una persona molto nota, che il Ministero del tesoro usava parecchio, ma glielo posso dire entro breve. Dondi era il rappresentante del Ministero delle telecomunicazioni, come pure avevano la nomina di un sindaco e del presidente del collegio sindacale. Il presidente del collegio sindacale era il dottor Germana, in rappresentanza del Tesoro, mentre il dottor Quarta era il rappresentante del Ministero delle telecomunicazioni.
PRESIDENTE. Per agevolare la domanda, Salvatore Donato era il rappresentante del Ministero delle telecomunicazioni?
ROBERTO COLANINNO, già amministratore delegato di Telecom Italia. Sì.
PRESIDENTE. In rappresentanza del Tesoro, per le minoranze, c'erano Benessia e Livingston?
ROBERTO COLANINNO, già amministratore delegato di Telecom Italia. No, nel Tesoro, per le minoranze Livingston ....
PRESIDENTE. I due rappresentanti delle minoranze.
ROBERTO COLANINNO, già amministratore delegato di Telecom Italia. Sì.
PRESIDENTE. Per il Tesoro, invece, Ferro-Luzzi, come ha detto lei, e Domenico Siniscalco.
ROBERTO COLANINNO, già amministratore delegato di Telecom Italia. Sì. Poi Domenico Siniscalco, quando assunse la carica di direttore generale del Tesoro, fu sostituito dall'avvocato di cui non ricordo il nome.
GIAMPIERO CANTONI. Le risulta che essi, in relazione al loro mandato, avessero un preciso obbligo giuridico di informare il ministero che li aveva indicati, designati, quanto meno sulle vicende più importanti?
ROBERTO COLANINNO, già amministratore delegato di Telecom Italia. Un obbligo giuridico non glielo so dire. Credo che, se erano lì in rappresentanza di questi ministeri, dovessero informarli.
GIAMPIERO CANTONI. Quindi, possiamo dire che, a suo giudizio, c'era questa angolazione di dover informare.
ROBERTO COLANINNO, già amministratore delegato di Telecom Italia. Credo di sì. Poi non so se, come, quando e perché informassero i rispettivi rappresentanti. Certo, l'autonomia del consigliere è totale; quindi, per quanto loro dovevano e potevano decidere, penso che decidessero in maniera autonoma.
GIAMPIERO CANTONI. Però è una prassi che vengano chiamati a dare le indicazioni, a chiedere, quanto meno sulle operazioni di maggior rilievo.
ROBERTO COLANINNO, già amministratore delegato di Telecom Italia. In consiglio intervenivano come consiglieri e non come rappresentanti del Tesoro.
GIUSEPPE CONSOLO. Ma è prassi che riferissero.
GIAMPIERO CANTONI. È chiaro che intervengono come consiglieri, secondo codice.
PRESIDENTE. Sono le orecchie del ministro, in definitiva. Se intervengono, è per questa ragione.
GIAMPIERO CANTONI. Non ho altre domande.
PRESIDENTE. Prego, senatore Eufemi.
MAURIZIO EUFEMI. Dottor Colaninno, solo poche considerazioni. Partirei dagli aspetti di politica estera per due questioni. La prima: quando ha incontrato Djindijc, è passato attraverso la richiesta dell'ambasciata, come è stato facilitato l'incontro?
ROBERTO COLANINNO, già amministratore delegato di Telecom Italia. No, abbiamo scritto a Djindijc chiedendogli un incontro.
MAURIZIO EUFEMI. Non è passato per il tramite dell'ambasciata?
ROBERTO COLANINNO, già amministratore delegato di Telecom Italia. No.
MAURIZIO EUFEMI. La seconda questione è la seguente: come lei sa, nell'indagine che abbiamo svolto abbiamo avuto la sorpresa, in un certo senso, di vedere che il pagamento dell'acquisto della quota del 29 per cento di Telekom-Serbia non è andato a quest'ultima, ma è andato alla banca per lo sviluppo. In base alla sua esperienza, è normale una cosa del genere, cioè che l'erogazione per le azioni vada ad altri soggetti rispetto a quelli che, invece, sono i detentori delle quote?
ROBERTO COLANINNO, già amministratore delegato di Telecom Italia. Le parlo in termini privatistici, se vuole. Chi vende deve curarsi di incassare i propri quattrini, non può vendere e non interessarsi di chi incassa. Poi può delegare un'altra persona ad incassare per conto suo dei quattrini. Mi sembra strano che si venda un oggetto, incassi un altro e non ci si preoccupi di incassare. Se ho capito la sua domanda, hanno pagato ad un terzo, ma il terzo sarà stato delegato dal venditore ad incassare, immagino.
MAURIZIO EUFEMI. È prassi? Si riscontra questo...
ROBERTO COLANINNO, già amministratore delegato di Telecom Italia. Non so, può darsi che questo ...
MAURIZIO EUFEMI. Siccome lei prima ha parlato, a proposito del processo di internazionalizzazione, di altri soggetti, come il Marocco, mi pare ...
ROBERTO COLANINNO, già amministratore delegato di Telecom Italia. No, noi in Marocco non abbiamo concorso.
MAURIZIO EUFEMI. La Turchia, il Brasile ...
ROBERTO COLANINNO, già amministratore delegato di Telecom Italia. In Turchia abbiamo pagato ...
MAURIZIO EUFEMI. Direttamente al proprietario?
ROBERTO COLANINNO, già amministratore delegato di Telecom Italia. A chi ci aveva incaricato e a cui pagare.
PRESIDENTE. Per il senatore Eufemi c'è ancora lo spettro di un teste sentito nelle sedute precedenti, il quale diceva che tutto quello che avveniva era indifferente a loro, perché ognuno faceva l'azione che doveva fare; poi, siccome si stava parlando di una partita a scacchi, la mossa non interessava più nessuno. Era questa la deformazione ...
MAURIZIO EUFEMI. Serve a chiarire questo aspetto. Se alcune notizie che abbiamo sono esatte, quell'incontro con Djindijc sembra sia avvenuto il 6 marzo 2001. Dico questo perché c'è una corrispondenza de la Repubblica del giorno successivo,
nella quale si fa riferimento a promesse di nuovi investimenti e potenziamento del management. Può confermare questo?
ROBERTO COLANINNO, già amministratore delegato di Telecom Italia. Certo. L'ho detto prima: in questo incontro ci siamo accordati su una serie di punti, vincolanti per entrambi, per cui, se il Governo serbo avesse rivisto la politica tariffaria, se avesse permesso di esercitare insieme a loro una gestione puntuale, corretta, trasparente, noi, come Telecom Italia, ci saremmo sentiti disponibili ad investire per la nostra parte in Serbia per ristrutturare la telefonia sia mobile che fissa.
PRESIDENTE. Il senatore Eufemi ha parlato del 6 marzo 2001. L'incontro con il ministro Dini era avvenuto ...
ROBERTO COLANINNO, già amministratore delegato di Telecom Italia. No, è avvenuto durante il 2000, per motivi diversi da questo. Quell'incontro era riferito all'esproprio delle infrastrutture ....
MAURIZIO EUFEMI. Rispetto a questa risposta, di cui prendo atto .....
ROBERTO COLANINNO, già amministratore delegato di Telecom Italia. C'è una mia lettera precisa in Telecom che richiama al ministro tutti i punti che sono stati discussi e concordati.
MAURIZIO EUFEMI. Benissimo. Questa era la premessa ad un'altra domanda che volevo fare. Come lei sa, la partecipazione in Telekom-Serbia è stata svalutata nel bilancio di esercizio di STET International Netherlands, cioè la SIN, relativo all'anno 1999 per un importo corrispondente a circa 356 miliardi di lire e nei bilanci consolidati di Telecom Italia relativi agli anni dal 1998 al 2000 per un importo complessivo di 527 miliardi di lire. Ci potrebbe essere una diversità di valutazione tra una imponente svalutazione rispetto ad ipotesi di nuovi investimenti.
ROBERTO COLANINNO, già amministratore delegato di Telecom Italia. Nel 1998 non è stata fatta nessuna svalutazione. Le svalutazioni sono state fatte nel 1999 e nel 2000.
MAURIZIO EUFEMI. No, risulta pure nel bilancio riferito all'esercizio 1998.
ROBERTO COLANINNO, già amministratore delegato di Telecom Italia. Non credo.
MAURIZIO EUFEMI. Adesso lo accerto.
ROBERTO COLANINNO, già amministratore delegato di Telecom Italia. Credo faccia più fede il bilancio della Telecom che non quel libro. Dal bilancio della Telecom non risultano svalutazioni nell'anno 1998.
MAURIZIO EUFEMI. Questa è la nota del collegio sindacale.
ROBERTO COLANINNO, già amministratore delegato di Telecom Italia. Non ci sono state svalutazioni nel 1998.
MAURIZIO EUFEMI. Lo accerteremo. In ogni caso ....
ROBERTO COLANINNO, già amministratore delegato di Telecom Italia. Glielo dico con precisione perché la Consob chiese al collegio sindacale - e noi abbiamo dato tutta la disponibilità possibile -, durante il 2001, tutte le informazioni sui criteri di valutazione, sui criteri di svalutazione, sull'attendibilità delle operazioni che sono state fatte e questa indagine del collegio sindacale è stata letta da me davanti all'assemblea del 2001 per il bilancio 2000. Quindi, è pubblica ed è molto circostanziata, dettagliata e copre tutti gli argomenti che sono stati discussi.
MAURIZIO EUFEMI. Lei ha riferito dell'indagine disposta dalla Consob ...
ROBERTO COLANINNO, già amministratore delegato di Telecom Italia. Delle richieste di informazioni della Consob al collegio sindacale.
MAURIZIO EUFEMI. Per quanto riguarda il consiglio di amministrazione cui ha fatto riferimento prima, quello famoso del marzo 2001, si tratta dello stesso consiglio nel quale l'avvocato Benessia, che era presidente del comitato di controllo, sollevò la questione della stock option della SEAT?
ROBERTO COLANINNO, già amministratore delegato di Telecom Italia. No.
MAURIZIO EUFEMI. È un altro consiglio?
ROBERTO COLANINNO, già amministratore delegato di Telecom Italia. È corrispondente al primo articolo comparso su la Repubblica; non so la data.
MAURIZIO EUFEMI. L'ultima domanda, dottore, è la seguente: sempre per quanto attiene alla questione della svalutazione di Telekom-Serbia sui bilanci consolidati, ci può dire quali sono stati i criteri e le determinazioni che portarono a questo abbassamento dei valori, cioè le ragioni fondamentali per cui c'è stato questo abbassamento così forte e se su ciò i rappresentanti del Tesoro sollevarono mai questioni allora, considerato che c'è stato un effetto non solo sul Tesoro, che aveva il 3,46 di stock option, ma anche sui risparmiatori essendo una società quotata in borsa?
ROBERTO COLANINNO, già amministratore delegato di Telecom Italia. Mi riferisco ai bilanci 1999 e 2000. I motivi della svalutazione sono stati due: la svalutazione e la non convertibilità del dinaro, nonché i bombardamenti che le infrastrutture telefoniche avevano subito, delle quali noi non potevamo avere un'evidenza perché nessuno è stato in grado di verificarli poiché ciò è stato coperto dal segreto di Stato. Il revisore dei conti, il collegio sindacale, la direzione finanziaria hanno ritenuto opportuno, per riportare i dati patrimoniali a dati veri e dare quindi una corretta valutazione al bilancio, di suggerire - il revisore qualcosa di più che suggerire - quelle svalutazioni. Il consiglio di amministrazione accettò perché evidentemente le trovò congrue e, soprattutto, logiche. Nessuno mosse eccezioni su questo fatto, perché, di fronte ad un bombardamento e ad un'impossibilità di valutare quali infrastrutture erano rimaste in piedi, rispetto ad una moneta che si era svalutata, credo, da un anno all'altro da 1 a 5 a 1 a 30, mantenere quei valori patrimoniali sarebbe stato come falsificare un bilancio e nessuno voleva falsificare il bilancio.
PRESIDENTE. Si conclude così la sua audizione. La ringraziamo.
ROBERTO COLANINNO, già amministratore delegato di Telecom Italia. Le devo dare quella data.
PRESIDENTE. Sì, aspettiamo dalla sua cortesia. Grazie.
La seduta termina alle 16,10.
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