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Seduta del 29/10/2003


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Seguito dell'audizione del signor Antonio Volpe.

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca il seguito dell'audizione del signor Antonio Volpe, che è stata rinviata il 22 ottobre 2003.
Ricordo al dottor Volpe che permane l'obbligo di lealtà nei confronti della Commissione per le circostanze su cui riferirà e do la parola ai colleghi che risultano iscritti a parlare.

GIAMPIERO CANTONI. Dottor Volpe, lei conferma quanto dichiarato all'autorità giudiziaria e in Commissione la scorsa


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settimana e cioè di essersi incontrato con l'onorevole Vito una prima volta verso la fine di luglio; di essere poi venuto in Commissione per la consegna dei documenti di Romanazzi; di avere rivisto l'onorevole Vito ad Ostia, dove le consegnò il documento sulla Finbroker che aveva ricevuto da un anonimo? E, infine, l'incontro di settembre, prima del quale è intervenuta la Finanza? Dico questo perché è bene fare chiarezza su un articolo che ha riportato in maniera scorretta la sua deposizione.

ANTONIO VOLPE. Confermo.

GIAMPIERO CANTONI. Prendo atto che lei conferma quanto io ho esposto.
Conferma quanto da lei dichiarato all'autorità giudiziaria e cioè che quando l'onorevole Vito le consegnò il documento Finbroker, vi era già un taglio nel presunto numero di fax?

ANTONIO VOLPE. Sì, confermo.

GIAMPIERO CANTONI. Dottor Volpe, lei conferma che mai l'onorevole Vito le ha offerto di fare il consulente della Commissione, ma che nel primo incontro si parlò solo di una sua generica collaborazione verso la giustizia, con la consegna dei documenti?

ANTONIO VOLPE. Sì, è esatto.

GIAMPIERO CANTONI. Conferma anche che il suo interrogatorio da parte dell'autorità giudiziaria è avvenuto in tardissima ora e che quindi, se sul punto c'è qualche differenza, essa può essere dovuta alla sua stanchezza?

PRESIDENTE. La domanda è mal posta, perché suggestiva. Possiamo chiedere in che condizioni si trovasse, essendo stato interrogato a ora tarda.

GIAMPIERO CANTONI. Benissimo, accetto e la ringrazio, signor presidente.

ANTONIO VOLPE. Devo rettificare una data. L'onorevole Kessler, la scorsa volta, mi ha fatto un appunto dicendo che non era...

PRESIDENTE. Lei dimentichi i cognomi di tutti i commissari, altrimenti diventa involontaria polemica.

ANTONIO VOLPE. Va bene. Vorrei precisare che sia il pedinamento che la prima perquisizione sono stati fatti il giorno 2 settembre e non il 3 settembre (ho controllato i documenti).

GUIDO CALVI. È agli atti.

ANTONIO VOLPE. Confermo comunque che tutto è successo nella stessa giornata: il giorno 2, prima sono stato pedinato e ho fatto la querela; poi, alle 9 di sera, quando avevo appuntamento con l'onorevole Vito, sono arrivati la Guardia di finanza e i magistrati di Torino.

PRESIDENTE. Non c'è bisogno di correggere le cose documentate, anche perché, per esempio, lei disse che era il 30 luglio, ma la ricevuta del pacco che ha consegnato è del 31. È inutile tornare su questo: è chiaro che si tratta di un cattivo ricordo.

GIAMPIERO CANTONI. Dalle informazioni da lei acquisite su Finbroker, le risulta qualche rapporto tra il signor Loris Passini e le cooperative rosse?

ANTONIO VOLPE. Sì, mi risulta che precedentemente alla costituzione della Finbroker il signor Passini lavorasse per le cooperative rosse. Mi è stato riferito dalla persona con cui ho parlato.

GIAMPIERO CANTONI. Non so se la prossima sia una domanda ammissibile, e mi scuso in anticipo: il vicepresidente Pasquali è un omonimo o un parente della signora Zincone?

ANTONIO VOLPE. Non so se sia parente o meno.


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GIAMPIERO CANTONI. Va bene, grazie.

PRESIDENTE. La conduzione dei tempi finora è stata esemplare: chiedo di imitare da questo punto di vista il senatore Cantoni.

GUIDO CALVI. La ringrazio, presidente, ma non credo che potrò seguire la sinteticità del senatore Cantoni, che ha chiesto conferme su ciò che era stato già detto. Io desidero interrogare il dottor Volpe sulle cose che non mi risultano chiare, iniziando dai rapporti avuti con la Commissione.
Dottor Volpe, poco fa, rispondendo al senatore Cantoni, correttamente, ha elencato gli incontri: il primo a fine luglio, il secondo il 31 luglio, poi ad agosto e, infine, il 2 settembre. Questi sono gli unici dati certi sui quali non vi sono dubbi.
Cerchiamo, invece, di dirimere un po' di nebbie che io intravedo nelle dichiarazioni sue e di altri rese sia qui che a Torino.
La prima questione riguarda l'interlocuzione con un membro di questa Commissione. Quando lei ha ricevuto gli atti dal monsignore (gli atti Romanazzi), con chi ha preso contatto? Che cosa ha pensato di fare per portarli in Commissione?

ANTONIO VOLPE. Quando li ho ricevuti da monsignor Costantino Loche, li ho portati direttamente in Commissione e li ho consegnati in segreteria.

GUIDO CALVI. Avrebbe potuto fare tranquillamente questo, ma in realtà ha fatto qualcos'altro: ha chiesto aiuto, ha chiesto che qualcuno lo accompagnasse.

ANTONIO VOLPE. No. Nell'incontro con l'onorevole Vito avevo chiesto se a quell'ora fosse possibile effettuare la consegna.

GUIDO CALVI. Avendo lei avuto rapporti con il Parlamento e sapendo che poteva tranquillamente, come tutti i cittadini, venire, depositare gli atti e andare via, per quale ragione avvertì la necessità di essere accompagnato fin sotto il portone?

ANTONIO VOLPE. Perché non è esattamente come dice lei. Più di una volta mi è successo di non poter neanche consegnare una lettera a qualcuno che facesse parte del Parlamento, e di doverla spedire per posta. In questo caso non potevo spedire i documenti per posta; dovevo consegnarli e volevo essere sicuro che ci fosse almeno il presidente o qualcuno della Commissione.

GUIDO CALVI. Sta dicendo una cosa inesatta. Qui arrivano di continuo atti e documenti che sono ricevuti e acquisiti agli atti.

MICHELE LAURIA. Anche atti anonimi.

ANTONIO VOLPE. Riferisco la mia esperienza personale.

GUIDO CALVI. La domanda è la seguente: mi spieghi perché ha ritenuto di dover avere l'aiuto di un parlamentare, che non ha fatto altro che accompagnarla.

ANTONIO VOLPE. Sì, solo questo. Sono stato una seconda volta qui a consegnare copia delle mie querele, indirizzate con una lettera al presidente, ma non mi volevano ricevere; ho dovuto insistere e anche dire qualche parola di troppo al portiere.

GUIDO CALVI. Quindi ha ritenuto di dover essere accompagnato.
Ci spiega meglio chi ha contattato per primo, a chi ha telefonato, che cosa ha chiesto?

ANTONIO VOLPE. Quel giorno nessuno.

GUIDO CALVI. Mi riferisco alla fine di luglio.


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ANTONIO VOLPE. Ho incontrato l'onorevole Vito e gli ho detto che avevo ricevuto questa prima e-mail da Romanazzi; poi gli ho chiesto se e quando fosse possibile che qualcuno in Commissione ricevesse questo plico.

GUIDO CALVI. Conosceva Vito da molto tempo?

ANTONIO VOLPE. L'ho già detto l'altra volta: l'ho conosciuto quando ero presso la Giunta per le autorizzazioni a procedere, in qualità di consulente esterno.

GUIDO CALVI. Allora, perché interviene in questa fase un certo Rocco Anello, consigliere provinciale di Reggio Calabria?

ANTONIO VOLPE. Avevo provato a rintracciare l'onorevole Vito sui telefoni della Camera, ma non ci ero riuscito; allora, ho chiesto al signor Anello se avesse la possibilità di contattarlo.

GUIDO CALVI. A questo punto avvengono alcuni incontri e su questo credo che ci sia una differenza. Il primo è quello del 31 luglio: lei si incontra con chi? Ci dia la sua versione, poi vedremo quella degli altri. Mi riferisco a quando lei incontra per la prima volta Vito, per poter venire in Commissione.

ANTONIO VOLPE. Non era il 31 luglio. Quella del 31 luglio è la seconda volta.

GUIDO CALVI. Mi dica allora che cosa è accaduto il 31 luglio.

ANTONIO VOLPE. Il 31 luglio sono uscito da casa; una macchina mi seguiva e dopo circa un'ora di inseguimenti vari (avevo notato che cercavano anche di intimorirmi, tanto che inizialmente non pensavo che si trattasse di una pattuglia della Guardia di finanza), mi sono fermato presso una pattuglia dei Carabinieri...

GUIDO CALVI. Stiamo parlando del 31 luglio.

ANTONIO VOLPE. Chiedo scusa. Il 31 luglio sono semplicemente stato ad un appuntamento con monsignor Costantino Loche; ho ritirato il plico e sono venuto qui in Commissione. Non ci sono state telefonate con nessuno.

GUIDO CALVI. E ha incontrato casualmente l'onorevole Vito?

ANTONIO VOLPE. No. L'onorevole Vito sapeva - perché glielo avevo detto nel precedente incontro - che sarei arrivato intorno all'una e mezza (non ricordo esattamente l'ora).

GUIDO CALVI. Se capisco bene, lei a metà luglio, quando ha incontrato per la prima volta l'onorevole Vito, gli ha detto di farsi trovare nel pomeriggio del 31 luglio qui sotto.

ANTONIO VOLPE. No, quando mi sono incontrato con l'onorevole, gli ho chiesto fino a che data la Commissione si sarebbe riunita e l'ultimo giorno era il 31 luglio; in quella data c'era la possibilità che io fossi libero per ritirare questo plico e consegnarlo alla Commissione. Poiché la Commissione si riuniva intorno alle 14, mi sono organizzato e sono venuto.

GUIDO CALVI. E ha trovato l'onorevole Vito qui sotto.

ANTONIO VOLPE. Avevo pregato il signor Anello di avvisare l'onorevole Vito che sarei arrivato a quell'ora.

GUIDO CALVI. Voglio fare chiarezza e non creare ulteriore confusione. Vi sono tre versioni diverse. Vorrei sapere se Anello le ha telefonato per concordare un appuntamento con Vito. Le dico subito che Rocco Anello dice esattamente il contrario e cioè che l'incontro è stato assolutamente casuale. Lei si è incontrato con Rocco Anello o no? In un bar di piazza Cavour...

ANTONIO VOLPE. Il giorno 2 settembre.


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GUIDO CALVI. Lo ha incontrato casualmente o ha concordato l'incontro?

ANTONIO VOLPE. Stiamo parlando del 2 settembre e non più del 31 luglio.

GUIDO CALVI. Sì. Lei veramente lo incontra anche a fine luglio.

ANTONIO VOLPE. L'ho incontrato diverse volte: è un amico.

GUIDO CALVI. In relazione a questo episodio, lei ha incontrato, a fine luglio, Vito e Anello e li reincontra il 2 settembre. Il 31 luglio vi è un rapporto solo con Vito; prima incontra Vito e Anello. L'incontro al bar di piazza Cavour come avviene?

PRESIDENTE. Cerchiamo di essere chiari: pare che l'incontro al bar di piazza Cavour - se ho capito - avvenga il 2 settembre.

ANTONIO VOLPE. Esatto.

PRESIDENTE. Se lei vuole sapere cosa sia avvenuto il 31 luglio...

GUIDO CALVI. Voglio sapere che cosa sia avvenuto al bar di piazza Cavour.

PRESIDENTE. Allora il 31 luglio non c'entra più?

GUIDO CALVI. Sto ricordando per chiarezza che gli incontri con il consigliere provinciale Anello sono a fine luglio e il 2 settembre. Queste sono le due date.

ANTONIO VOLPE. Sì, ma a fine luglio non ci siamo visti al bar di piazza Cavour. Se lei si riferisce a quell'incontro, esso è avvenuto il 2 settembre.

GUIDO CALVI. Che cosa è avvenuto in quella occasione?

ANTONIO VOLPE. Mi sono incontrato con il signor Anello intorno alle 17.30-18, dopo aver presentato la querela nei confronti dei signori che mi seguivano. Poi, siamo andati in giro, senza alcun appuntamento.

GUIDO CALVI. Conosce Alessio Iannucci?

ANTONIO VOLPE. Sì.

GUIDO CALVI. In quella occasione era presente anche lui?

ANTONIO VOLPE. Sì, credo che sia venuto anche lui. Non ricordo; probabilmente sarà venuto. Ci ha raggiunto lì al bar e abbiamo preso un caffè. Non c'entra niente con questa questione.

GUIDO CALVI. Siccome il dottor Anello dice che mentre era al bar, alle ore 19, per caso ha incontrato lei, per caso avete incontrato Alessio Iannucci e per caso avete incontrato altre persone, vorrei capire se questa riunione conviviale sia tutta casuale, oppure se ci fosse qualcos'altro.

ANTONIO VOLPE. No, assolutamente niente. Non c'entrava niente con questa questione, anche perché in quella occasione l'unica cosa che dovevo fare era incontrare l'onorevole Vito, che avrei incontrato subito dopo.

GUIDO CALVI. Su un punto lei ha dato una risposta non esauriente. Lei ha sostenuto in altre occasioni che Vito insistette affinché ricevesse un incarico formale dalla Commissione. Non solo, ma lei riferisce che questa offerta le sarebbe stata fatta due volte, in quanto era stata già avanzata in precedenza, all'atto della consegna del plico all'onorevole Trantino, e lei ha rifiutato in entrambi i casi.

PRESIDENTE. Precisi la domanda.

GUIDO CALVI. In occasione della venuta in Commissione per la consegna dell'atto al presidente, così come in altra


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occasione, l'onorevole Vito le fece la proposta di divenire consulente ufficiale della Commissione?

ANTONIO VOLPE. Ho parlato di questo con l'onorevole Vito ed io gli ho detto che non avevo alcun interesse ad avere un incarico.

GUIDO CALVI. Questo lo ha già detto. Io le chiedo se l'onorevole Vito le abbia proposto formalmente di divenire consulente della Commissione.

ANTONIO VOLPE. L'onorevole Vito è un commissario della Commissione come lo è lei e come lo sono tutti i presenti. Se lo stesso tipo di richiesta mi fosse stata avanzata da un altro commissario per me sarebbe stata esattamente la stessa cosa.

GUIDO CALVI. La domanda non riguarda ciò che ha detto lei. Voglio sapere se le sia stata rivolta questa proposta.

ANTONIO VOLPE. Per me l'incarico era già ufficiale nel momento in cui un commissario della Commissione mi ha chiesto di fare qualcosa.

GUIDO CALVI. È inutile girarci intorno. La domanda secca è se per due volte (una prima e una seconda con insistenza) l'onorevole Vito le abbia proposto di divenire membro formale dell'ufficio di consulenza.

ANTONIO VOLPE. Se lei pone la domanda in questo modo, la risposta è no.

GUIDO CALVI. Allora io le contesto formalmente che nel momento in cui fu interrogato...

GIUSEPPE CONSOLO. Lo ha dichiarato anche al collega Cantoni!

PRESIDENTE. Se c'è una contestazione formale, non possiamo evitarla.

GUIDO CALVI. Signor presidente, le chiedo di segretare la seduta perché sto citando un atto segreto.

PRESIDENTE. Può recitare a memoria.

GUIDO CALVI. Ho cercato più volte di sollecitare la memoria del signor Volpe ma evidentemente ciò non è stato sufficiente.
Lei ha dichiarato in altre sedi, davanti all'autorità giudiziaria, che l'onorevole Vito ha insistito affinché lei ricevesse un incarico formale dalla Commissione. È vero o no?

ANTONIO VOLPE. Affinché dessi la mia collaborazione: è una cosa un po' diversa. La mia collaborazione non era un incarico formale, era un rapporto di collaborazione con la Commissione.

GUIDO CALVI. Lei ha fatto riferimento ad un incarico formale. Non sto dicendo che questo sia il vero, perché potrebbe non esserlo; le sto dicendo che lei così ha dichiarato all'autorità giudiziaria dopo aver giurato come teste.

ANTONIO VOLPE. Benissimo, allora le dico un'altra cosa per quanto riguarda quella che voi avete considerato come un'altra contraddizione circa la presenza di altri parlamentari. Nell'occasione dell'interrogatorio, il pubblico ministero di Torino mi chiese se quando arrivai qui nel palazzo...

GIUSEPPE CONSOLO. Presidente, segretiamo; abbiamo svolto un'apposita riunione dell'ufficio di presidenza: se si fa riferimento ad atti segretati abbiamo stabilito che anche la nostra seduta deve essere segreta.

PRESIDENTE. Il rilievo è corretto. Poiché sta riferendo quello che ha detto in un atto segretato davanti alla procura della Repubblica, divulgandolo ora, la segretezza sarebbe finita. Non essendovi obiezioni, proseguiamo quindi nostri lavori in seduta segreta. Dispongo la disattivazione del circuito audiovisivo interno.


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(La Commissione procede in seduta segreta).

PRESIDENTE. Riprendiamo i nostri lavori in seduta pubblica. Dispongo la riattivazione del circuito audiovisivo interno.

GUIDO CALVI. A questo punto, prendo atto che c'è una differenza sostanziale tra quanto lei ha dichiarato ai giudici e quanto ha dichiarato - o meglio, non ha dichiarato né chiarito - qui.
In un'intervista resa ad un settimanale il signor Romanazzi, rispondendo ad una domanda relativa alla fretta di presentare questa documentazione e ad un certo ritardo che si addebiterebbe a lei, afferma: «Volpe, così almeno si giustificava, doveva aspettare l'arrivo a San Macuto, sede della Commissione, di quattro o cinque commissari del centrodestra».

ANTONIO VOLPE. Posso rispondere a questa domanda. Questa mattina, navigando su Internet, ho trovato una dichiarazione che ha mandato al «Barbiere della sera».

GUIDO CALVI. Non mi deve...

ANTONIO VOLPE. Lei sta citando notizie di stampa e mi deve consentire di risponderle!

GUIDO CALVI. Lei mi può dire che non è vero: tutto qui.

ANTONIO VOLPE. Le voglio rispondere con le parole di Romanazzi: posso?

GUIDO CALVI. No, perché a me Romanazzi non interessa; a me interessa la sua risposta.

ANTONIO VOLPE. Allora, non è vero.

GUIDO CALVI. Benissimo, basta così: è sufficiente. Mi deve rispondere lei, non attraverso Romanazzi.

PRESIDENTE. Per la curiosità del senatore Lauria, il «Barbiere della sera» è un sito Internet dove ho appreso che oggi pomeriggio tre signori, tra cui Romanazzi, incalzano contro di me chiedendomi come mi sono permesso di chiamarli la «corte dei miracoli» e dicendo che sono diventato uno che punta arbitrariamente il dito contro determinate persone che invece meritano rispetto. Ho tre nemici in più.

MARCO MINNITI. Per mia conoscenza, il sito di chi è?

PRESIDENTE. L'ho letto per la prima volta.

GIUSEPPE CONSOLO. Ma è il «Barbiere della sera» o il Corriere della sera? È per caso collegato con il quotidiano?

PRESIDENTE. Non c'entra nulla.

ANTONIO VOLPE. È come un giornale, pubblicato su Internet.

PRESIDENTE. Infatti loro chiedevano smentite, ed io l'ho considerato un sito ironico e basta.

GUIDO CALVI. Presidente, vorrei continuare il mio interrogatorio.
Sempre nella stessa intervista leggo che Romanazzi riferisce di un incontro avvenuto nel febbraio 2003 tra lei, De Simone e lo stesso Romanazzi. Dice: «Quando con Romanazzi mi reco ad un appuntamento con Volpe in un bar del centro commerciale di Cinecittà 2, lui era in compagnia di un uomo sui sessant'anni, elegante, con gli occhialini; beviamo un caffè, scambiamo due parole di circostanza. Poi se ne va. Volpe ci dice che è un politico del centrodestra che voleva vedere che tipi eravamo».

ANTONIO VOLPE. Questa è pura invenzione! Ma lo dicono loro stessi, in questo sito.

GUIDO CALVI. Prendo atto di questo: poi leggeremo quello che hanno detto ai magistrati di Torino e vedremo che cosa effettivamente sostengono.


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Il 30 agosto lei riceve, sempre da Romanazzi - con il quale evidentemente deve avere un rapporto di confidenza e di frequentazione - un SMS nel quale si legge:« OK, ora aspetto che mantengano le promesse». A che cosa si riferisce e a chi?

ANTONIO VOLPE. Non ho mai capito, perché nessuna promessa è stata mai fatta a Romanazzi, e lo dice lui stesso. Per quanto riguarda la promessa, era quella che avrei parlato con i magistrati di Torino per aiutarlo a rientrare in Italia ed eventualmente a deporre presso di loro e presso la Commissione. Dovevano aiutarlo economicamente, ma potete chiedere conferma ai signori procuratori di Torino: gliel'ho chiesto.

GUIDO CALVI. Lei ricorda proprio male: evidentemente sta confondendo, e vorrei sollecitare la sua memoria perché non è detto che debba ricordare tutto.
Lei il 30 agosto riceve questo SMS: «Ora aspetto che mantengano le promesse». Chi doveva mantenere le promesse e quali erano? Questa è la mia domanda. Lei non ha risposto.

ANTONIO VOLPE. Non c'era nessuna promessa. Bisogna vedere nei messaggi anche che cosa ho risposto io.

GUIDO CALVI. Perfetto. Le dico allora che lei, quando le viene formulata questa domanda, sempre da una autorità giudiziaria, dà una spiegazione: che si riferisce alla Commissione - e di questo mi sento profondamente offeso - ed al quotidiano Il Giornale, che debbono mantenere le promesse.

ANTONIO VOLPE. Un momento...

GUIDO CALVI. Se mi consente di finire, potrà avere una cognizione più ampia della mia domanda.
Lei poi aggiunge - credo giustamente - che questo è solo il pensiero di Romanazzi: è così?

ANTONIO VOLPE. Certo.

GUIDO CALVI. Ma perché scrivere a lei dicendo che debbono mantenere le promesse? C'era stata un'interlocuzione tra lei ed il Romanazzi in relazione alle promesse che avrebbero dovuto mantenere sia la Commissione sia il quotidiano Il Giornale?

ANTONIO VOLPE. Non c'era nessuna promessa. Era la mia promessa di richiedere un aiuto al giornale, alla procura di Torino, ed anche alla Commissione, se vi fosse stata l'occasione, per farlo rientrare, per chiarire le cose che doveva chiarire; perché chiedeva a me un aiuto economico e non glielo potevo dare. L'aiuto consisteva nel pagargli il biglietto aereo e farlo rientrare.

GUIDO CALVI. Lei mi sta dicendo che Romanazzi sta chiedendo a lei un aiuto economico per venire in Italia a rendere dichiarazioni?

ANTONIO VOLPE. Certo.

GUIDO CALVI. Siccome lei non lo vuole pagare, non ha disponibilità, eccetera, Romanazzi spera che siano la Commissione o il giornale ad offrirgli questa...

ANTONIO VOLPE. No.

GUIDO CALVI. Lo ha detto lei: che la Commissione o il giornale pagassero il biglietto; questo è quello che vuole dire?

ANTONIO VOLPE. Sì. Ho fatto anche la richiesta alla procura di Torino dicendo: se volete farlo rientrare, contattatelo. Questi sono i numeri di telefono, gli pagate il biglietto aereo...

GUIDO CALVI. Dell'attività della procura di Torino non me ne voglio occupare; io mi sto occupando di lei e di noi. Lei però, sempre al giudice, dice cosa diversa. Lei approssimativamente afferma: è vero che la Commissione e Il Giornale non debbono mantenere alcuna promessa, anche se lei aveva rappresentato ad entrambi le difficoltà economiche. Non stiamo parlando


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della procura di Torino: stiamo parlando della Commissione e de Il Giornale. Lei a chi di noi ha fatto presente che Romanazzi aveva difficoltà?

ANTONIO VOLPE. L'ho fatto presente all'onorevole Vito. Non mi ha risposto, non mi ha detto niente, mi ha detto che non poteva fare niente.

GUIDO CALVI. Questo è un fatto nuovo perché lei non ha mai detto che all'onorevole Vito...

ANTONIO VOLPE. No, credo di averlo detto...

GUIDO CALVI. No, non lo ha detto a nessuno.

ANTONIO VOLPE. Va bene, comunque, da Il Giornale mi hanno detto che non potevano fare niente e i signori procuratori mi risposero che non erano in condizioni di poter far nulla.

GUIDO CALVI. Lei ha detto di essere stato collaboratore dei servizi segreti, Sismi e Sisde.

ANTONIO VOLPE. Non ho mai detto questo.

GUIDO CALVI. Mi spieghi meglio: l'ha detto anche l'altra volta di essere stato collaboratore dei servizi.

ANTONIO VOLPE. Ho detto soltanto che in alcune occasioni mi è stato richiesto di fare delle cose e le ho fatte, come credo sia dovere di chiunque: quindi, incarichi specifici con risultati specifici e che dovevano essere ottenuti. È chiaro che si tratta di collaborazione per quel discorso determinato: non credo che riguardi...

GUIDO CALVI. Lei ha dichiarato, sia all'autorità giudiziaria sia a noi nella scorsa seduta che è stato collaboratore sia del Sismi che del Sisde.

ANTONIO VOLPE. Che ho collaborato in momenti particolari e per incarichi particolari.

GUIDO CALVI. Quello che dice non è esatto; comunque, immagino che lei non sia un collaboratore a tempo pieno, se vuol dire questo.

ANTONIO VOLPE. Non sono mai stato dipendente di nessuno: non ho mai fatto parte organica di nessun servizio, se è questo che vuole sapere.

GUIDO CALVI. Non è questo: lei è stato collaboratore dei servizi Sismi e Sisde fino a quando? L'ultima collaborazione che lei ha dato ai nostri servizi a quando risale?

ANTONIO VOLPE. Al 1989-1990.

GUIDO CALVI. Dopo non ha dato più niente?

ANTONIO VOLPE. Assolutamente no.

GUIDO CALVI. Sono passati ormai più di 13 anni. Lei invece all'autorità giudiziaria dice: sono stato collaboratore fino a poco fa, fino a tempi recenti.

ANTONIO VOLPE. No, guardi: ho bisogno di leggere questo verbale perché io non ce l'ho. Ripeto che è stato chiuso alle quattro o cinque del mattino, è stato firmato al volo quando dovevano partire: io non so.

PRESIDENTE. È inutile che facciamo ripetizioni. Lei può dire di aver detto qualcosa male, che loro abbiano capito male, quello che vuole, ma ripetere ogni volta che eravate alla fine dell'interrogatorio, che erano passate 7 ore, che di mezzo c'era la notte - tutte cose comprensibili - è inutile.

GUIDO CALVI. Lei ha dichiarato all'autorità giudiziaria che è stato collaboratore fino a tempi recenti, mentre invece ora ci dice che ciò è avvenuto fino al 1989.


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ANTONIO VOLPE. Non è possibile.

GUIDO CALVI. Così è.

ANTONIO VOLPE. Non è possibile: questo non l'ho mai detto!

GIUSEPPE CONSOLO. Se il senatore Calvi glielo dice, è così!

GUIDO CALVI. Senatore Consolo, io sto facendo il mio lavoro.

PRESIDENTE. Sta collaborando!

GUIDO CALVI. Non ho bisogno di collaboratori, per il semplice fatto che prendo semplicemente atto che c'è una discrepanza, addebitabile all'ora tarda, a quello che vuole, ma lei ha dichiarato una cosa alla Commissione ed altra cosa all'autorità giudiziaria.
Un'altra domanda. Nell'agosto di quest'anno - che è stato un periodo abbastanza intenso di rapporti con la Commissione da parte di soggetti di cui ci stiamo occupando - lei ha inviato (il 10 agosto incontrerà ad Ostia l'onorevole Vito, ma poi tornerò sul punto) un fax allo stesso onorevole Vito in data 14 agosto dicendo che gli ha inviato non ricordo bene se una querela o il giornale...

ANTONIO VOLPE. Una querela.

GUIDO CALVI. Perché lei ha mandato all'onorevole Vito - che tra l'altro non è neppure avvocato: capirei se l'avesse mandata all'onorevole Taormina - la querela?

ANTONIO VOLPE. Perché erano usciti degli articoli e volevo che sapesse la mia risposta. Niente più di questo.

GUIDO CALVI. Perché l'onorevole Vito avrebbe dovuto sapere la sua risposta, dato che fino a quel momento l'onorevole Vito non aveva fatto altro che usarle la cortesia di accompagnarla in Commissione? Per quale ragione lei trasmette le sue querele all'onorevole Vito?

ANTONIO VOLPE. Lei dimentica che era pendente quel fatto che mi aveva richiesto. Abbiamo quindi tenuto un rapporto telefonico per una o due volte nel periodo tra il 31 luglio e il 2 settembre perché dovevamo comunque reincontrarci, almeno un'altra volta.

GUIDO CALVI. Sempre in agosto lei manda un bonifico bancario a De Simone. Per quale ragione?

ANTONIO VOLPE. Per la ragione che le ho detto prima: mi avevano telefonato dicendo che non avevano neppure da mangiare. Infatti, l'importo del bonifico era una stupidaggine: 500 euro.

GUIDO CALVI. Lei quindi manda a De Simone e a Romanazzi un bonifico di sostegno alimentare, se così possiamo chiamarlo?

ANTONIO VOLPE. Esatto.

GUIDO CALVI. Ne prendo atto.
Quando l'onorevole Vito le chiese di interessarsi della vicenda di San Marino le disse anche che l'autorità di quel paese aveva comunicato, in data 6 giugno, a questa Commissione di aver accolto la rogatoria e quindi che i nostri consulenti sarebbero andati lì, che lei avrebbe benissimo potuto trovarli?

ANTONIO VOLPE. No.

GUIDO CALVI. Non le disse niente?

ANTONIO VOLPE. No.

GUIDO CALVI. Non le comunicò allora che in data 6 giugno la Commissione era stata autorizzata a recarsi a San Marino?

ANTONIO VOLPE. No.

GUIDO CALVI. Torniamo a quest'atto.
Lei ha dichiarato, anche poco fa rispondendo al collega Cantoni, che l'atto era tagliato nella sua prima parte. Era un foglio di fax?


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ANTONIO VOLPE. Penso di sì.

GUIDO CALVI. Naturalmente ho letto l'interrogatorio del collega Vito, il quale sostiene una cosa un po' diversa.

ALFREDO VITO. Calvi, sei impreciso: ovviamente poi su questo interverrò.

GUIDO CALVI. Potrai fare tutte le dichiarazioni che reputi opportune, ma sto dando credito alla tua versione!
L'onorevole Vito dichiara di aver ricevuto, nel momento in cui si recò a Napoli, in una busta chiusa, un foglio e a lei l'ha consegnato in modo integro, senza alcuno strappo.

ALFREDO VITO. Non è vero! Non può dichiarare una cosa del genere!

PRESIDENTE. Chiediamo a questo punto di contestare l'atto; siccome si tratta di una contestazione specifica, quando lei, senatore Calvi, si accingerà a farla dovremo passare in seduta segreta.

GUIDO CALVI. Naturalmente io non sono in possesso del verbale ma solo degli appunti, ma l'onorevole Vito dice che l'atto era integro, che non era stato strappato. Lei come lo ha ricevuto?

ANTONIO VOLPE. L'ho ricevuto così com'era.

GUIDO CALVI. Strappato?

ANTONIO VOLPE. Sì.

GUIDO CALVI. Ha ricevuto dall'onorevole Vito l'atto già strappato?

ANTONIO VOLPE. Certo.

GUIDO CALVI. Per quale ragione si recò ad Ostia? Ci andò spontaneamente o fu chiamato dall'onorevole Vito?

ANTONIO VOLPE. Ci eravamo sentiti per telefono. Pensavo che fosse già partito, invece mi disse che stava a Ostia. Ostia è vicino a casa mia e gli dissi che ...

GUIDO CALVI. Perché andò?

ANTONIO VOLPE. Solo per salutarlo. Infatti ci siamo incontrati in un bar per prendere il caffè. Poi è arrivato il diluvio universale e sono dovuto andare via.

GUIDO CALVI. Volpe, io credo a tutto e lei può dire tutto ciò che reputa opportuno, ma mi sembra che questi rapporti fossero abbastanza labili, di non frequentazione. Che nella prima settimana di agosto lei avverta la necessità di telefonare all'onorevole Vito e di recarsi a trovarlo ad Ostia per prendere un caffè, mi lascia molto perplesso; tra l'altro, in quell'occasione fu compiuto un atto importante, cioè il conferimento dell'incarico di andare a San Marino, o no? È molto probabile pensare o ritenere - glielo domando - che ci sia stato un contatto precedente nel quale si concordò l'incontro ad Ostia.
La mia domanda è: lei si recò ad Ostia previo accordo telefonico, appuntamento...

ANTONIO VOLPE. Previa una telefonata.

GUIDO CALVI. Per quale ragione avvertì la necessità di andare a trovare l'onorevole Vito ad Ostia?

ANTONIO VOLPE. Ripeto, pensavo che fosse già partito per le ferie. Invece mi disse per telefono, perché mi aveva accennato al fax o documento che aveva ricevuto... ma pensavo che tutto fosse rinviato a settembre. Invece, quando chiamai, mi disse che era ad Ostia e io risposi che l'avrei raggiunto.

GUIDO CALVI. Era esattamente quello che volevo sentirle dire. In questo momento lei mi ha detto che l'onorevole Vito le aveva già parlato di questo fax ...


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ANTONIO VOLPE. Soltanto accennato.

GUIDO CALVI. Quando?

ANTONIO VOLPE. Mi aveva accennato credo telefonicamente.

GUIDO CALVI. Quando?

ANTONIO VOLPE. Prima del 10 agosto.

GUIDO CALVI. Su questo non c'è dubbio.

ANTONIO VOLPE. Se lei mi chiede il giorno preciso...

GUIDO CALVI. Il giorno preciso no, ma quando, due ore prima? Dieci giorni prima? Un mese prima?

ANTONIO VOLPE. Qualche giorno prima.

GUIDO CALVI. Insomma, qualche giorno prima Vito le telefona ...

ANTONIO VOLPE. Credo di averlo sempre chiamato io.

GUIDO CALVI. Per quale ragione lo chiamava così spesso? Per prendere il caffè ad Ostia?

ANTONIO VOLPE. Non mi ricordo quante volte ho chiamato l'onorevole Vito!

GUIDO CALVI. Allora dica semplicemente «non lo ricordo».

ANTONIO VOLPE. Non lo ricordo. Comunque ho chiamato sicuramente; ho fatto delle telefonate.

GUIDO CALVI. A me interessa sapere quando è nato questo rapporto di consulenza privata. Prendo atto che c'è stato un rapporto tra la fine di luglio e il 10 agosto in cui l'onorevole Vito le ha parlato di questo documento.

ANTONIO VOLPE. Non di persona.

GUIDO CALVI. Come non di persona?

ANTONIO VOLPE. Le ho detto prima, telefonicamente.

GUIDO CALVI. Pensavo che ancora una volta Anello Rocco le avesse raccontato qualcosa... Comunque a questo punto lei sa che c'è questo documento e il 10 agosto lo richiama per sapere se è presente e per prendere un caffè?

ANTONIO VOLPE. No. L'ho chiamato solo per salutarlo perché pensavo che fosse già partito. Quando mi ha detto che era a Ostia, allora gli ho chiesto se potevo raggiungerlo per prendere un caffè, tant'è che in quel momento era impegnato e mi ha domandato se potevo passare più tardi; diversamente avremmo rinviato a settembre.

GUIDO CALVI. Bene. In quell'occasione lei gli disse «quel documento di cui mi ha parlato ...»

ANTONIO VOLPE. Non gli ho chiesto niente. Quando ci siamo incontrati ...

GUIDO CALVI. Quando si è incontrato ha avuto il documento e le ha chiesto di fare l'accertamento. Lei si è recato a San Marino (e quando) oppure ha fatto tutto per telefono?

ANTONIO VOLPE. Non mi sono recato a San Marino, ma nei pressi di San Marino.

GUIDO CALVI. Quando è andato nei pressi di San Marino?

ANTONIO VOLPE. Prima della fine di agosto.

GUIDO CALVI. Quanto tempo si è fermato?

ANTONIO VOLPE. Quattro-cinque ore.


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GUIDO CALVI. Sono abbastanza sorpreso, perché avendo visto la bozza di relazione da lei scritta, in cui incontra almeno due o tre persone ...

ANTONIO VOLPE. Ho incontrato solo una persona.

GUIDO CALVI. No, due persone.

ANTONIO VOLPE. L'altra persona l'ho sentita per telefono e non c'entra con quel discorso direttamente.

GUIDO CALVI. Ho letto gli atti in cui lei riferisce di aver avuto rapporti con almeno due persone.

ANTONIO VOLPE. Una persona per quanto riguarda quel documento; per alcune notizie che non erano inserite in quel documento, con un'altra persona telefonicamente.

GUIDO CALVI. E torna per riferire all'onorevole Vito dell'accertamento?

ANTONIO VOLPE. No, non sono tornato per riferire dell'accertamento. Quando l'onorevole è rientrato dalle ferie, ci siamo risentiti.

GUIDO CALVI. Conosce il signor Spinello?

ANTONIO VOLPE. Ho già detto l'altra volta di averlo conosciuto quindici anni fa.

GUIDO CALVI. Conosce il padre e il figlio o soltanto il padre?

ANTONIO VOLPE. Ho conosciuto solo il padre; il figlio l'ho sentito solo per nome.

GUIDO CALVI. Vorrei farle alcune domande per valutare la sua attendibilità, la sua personalità, il suo passato.
Lei ha detto di essere incensurato.

ANTONIO VOLPE. Certo.

GUIDO CALVI. E altri processi subiti o per i quali è stato prosciolto? Finiti con archiviazioni?

ANTONIO VOLPE. Non ho mai subìto processi se non quello del 1989 risoltosi in istruttoria. A proposito di questo, visto che anche sui giornali è uscita questa espressione «dice di essere incensurato», consegno al signor presidente due certificati che mi auguro voglia leggere.

GUIDO CALVI. Sono certificati generali?

ANTONIO VOLPE. Lo dirà il presidente perché sembra che la mia parola non valga.

PRESIDENTE. Leggo: «Procura della Repubblica di Roma, certificato di carichi pendenti in data 24 ottobre, negativo; Procura della Repubblica presso il tribunale, certificato generale del casellario giudiziario, nulla». Ne prendiamo atto e li alleghiamo.

ANTONIO VOLPE. Sono in originale!

GUIDO CALVI. Il certificato generale è una cosa, quello dei carichi pendenti ...

ANTONIO VOLPE. Li ho fatti tutti e due.

GUIDO CALVI. Il certificato dei carichi pendenti significa che lei non ha processi nel circondario di Roma.
Lei è stato indagato dall'autorità giudiziaria di Salerno?

ANTONIO VOLPE. Quando?

GUIDO CALVI. Nel 1994.

ANTONIO VOLPE. Tutto quello che è successo, è avvenuto dopo la mia collaborazione presso la Giunta per le autorizzazioni a procedere. Nel 1994 ho avuto ...

GUIDO CALVI. A me non interessa l'esito, vorrei sapere se conosceva l'esistenza


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di questo procedimento o comunque di un'indagine nei suoi confronti.

ANTONIO VOLPE. Di indagini non so quante ne ho avute, come ho detto l'altra volta. Oggi ho appreso, leggendo Il Giornale, che anche Loris Bassini, il titolare della Finbroker, ha fatto un esposto presso la procura di Roma, quindi ci sarà un'altra indagine.

GUIDO CALVI. Mi riferisco ad indagini svolte dai carabinieri.

ANTONIO VOLPE. Sì, fu riaperto il processo chiuso nel 1989 e nel 1995 c'è stata un'ulteriore sentenza. Senza che ne sapessi niente e senza avermi chiamato.

GUIDO CALVI. L'esito non lo voglio conoscere, anche perché il certificato generale attesta la situazione; a me interessano le sue frequentazioni.
Dal documento risulta che lei avrebbe avuto qualche rapporto con tal Francesco Antonio Fabbrocino.

ANTONIO VOLPE. L'ho incontrato una volta presentatomi da un ingegnere a Roma; con lui ho preso un caffè a Roma.

GUIDO CALVI. Cominci a prendere l'orzo invece del caffè...! Comunque nel rapporto dei carabinieri si dice che lei avrebbe ...

ANTONIO VOLPE. Il signor Fabbrocino è un imprenditore ed ha la concessione dei gelati Algida.

GUIDO CALVI. È il nipote del boss della camorra Mario Fabbrocino ...

PRESIDENTE. Mi scusi, senatore, che sia nipote non ci interessa assolutamente.

ANTONIO VOLPE. Poteva anche essere il figlio.

GUIDO CALVI. Signor presidente, figuriamoci se mi permetto di fare domande di questo genere!

ANTONIO VOLPE. Va bene, ma lei sta dicendo delle cose...

PRESIDENTE. Mi scusi, è il presidente che garantisce la legalità della seduta.

ANTONIO VOLPE. La ringrazio.

GUIDO CALVI. Le sto leggendo due righe del rapporto dei carabinieri, non sto dicendo che frequentava lo zio o il nonno di persona che non deve essere nominata.
Questo Francesco Fabbrocino era «sospettato di essere il capo di un'azione delinquenziale finalizzata all'usura e al riciclaggio di titoli di Stato e aveva interessato per varie vicende giudiziarie che vedevano coinvolti due esponenti (...) Antonio Volpe»; si aggiunge «risulta che tra le informazioni raccolte dai carabinieri, Volpe si vantava di essere amico del noto estremista di destra Marco Affatigato». Questo lo dicono i carabinieri, io domando: lasciamo stare il processo e lo zio di...

ANTONIO VOLPE. Non c'è stato processo.

PRESIDENTE. In quale data avviene tutto ciò?

GUIDO CALVI. È l'informativa del Nucleo operativo del comando provinciale dei carabinieri di Salerno del 23, 24 e 9 maggio 1994 trasmesso alla DDA di Salerno. Era o no conoscente, amico, frequentatore di tal Marco Affatigato?

ANTONIO VOLPE. Non sono stato mai né amico, né frequentatore del signor Marco Affatigato. L'ho conosciuto, ma parliamo del 1986-1987 in seguito ad un incarico che, se guarda le date...

GUIDO CALVI. È vero o no che era stato denunciato per ricettazione di assegni risultati provenienti da una rapina consumata a Napoli insieme a Marco Affatigato?


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ANTONIO VOLPE. No! Che io sappia, no.

GUIDO CALVI. È stato mai oggetto di un mandato di cattura emesso dalla procura della Repubblica di Massa Carrara?

ANTONIO VOLPE. Già l'abbiamo detto l'altra volta, nel 1989. Subito dopo sono stato prosciolto.

GUIDO CALVI. Di che cosa trattava l'imputazione?

ANTONIO VOLPE. L'ho già detto l'altra volta: era per l'articolo 416-bis ed altre cose, ma non c'entravo. Venne fuori la storia di un omonimo. Anche dopo, con i carabinieri di Salerno, venne fuori la storia di un omonimo.

GUIDO CALVI. Le risulta o no di essere stato prosciolto solo per il reato di cui all'articolo 416-bis, in una vicenda che riguarda l'autorità giudiziaria di Catanzaro?

ANTONIO VOLPE. Catanzaro? Non mi risulta. Sta dicendo tutte cose nuove.

GUIDO CALVI. Bene per lei, perché sto leggendo degli atti giudiziari.

ANTONIO VOLPE. Evidentemente non hanno ritenuto di informarmi, non lo so.

GUIDO CALVI. È più probabile che l'abbiano informata, ma se ne sia dimenticato.

ANTONIO VOLPE. Non credo.

GUIDO CALVI. Ha mai avuto rapporti con la signora Giuseppa Baiamonte?

ANTONIO VOLPE. L'ho conosciuta, era la moglie dell'avvocato Egidio Lanari.

GUIDO CALVI. I rapporti con il marito quali erano?

ANTONIO VOLPE. È stato il mio avvocato quando ci fu il problema con l'onorevole Craxi che presentò il dossier nel 1992.

GUIDO CALVI. Con l'avvocato Lanari non ha avuto problemi di carattere giudiziario?

ANTONIO VOLPE. Assolutamente no.

GUIDO CALVI. Credo di aver terminato.

PRESIDENTE. Sa che gli atti di fede non mi interessano, sono diventato eretico.

GUIDO CALVI. Non voglio illuderla, né disilluderla. Un'ultima domanda. L'altra volta ha lanciato una sua possibile candidatura a Sezze con ...

ANTONIO VOLPE. Non ho lanciato nessuna candidatura.

GUIDO CALVI. Ha detto di essere stato candidato.

PRESIDENTE. Ha detto che c'è stata una proposta di candidatura che non è stata seguita da nulla.

GUIDO CALVI. Da chi è stato proposto?

ANTONIO VOLPE. Dagli elettori.

GUIDO CALVI. È impossibile.

ANTONIO VOLPE. Erano stati loro ad interessarsi, io l'ho saputo dopo ...

PRESIDENTE. Diciamo che era un comitato di cittadini.

ANTONIO VOLPE. Esattamente.

GUIDO CALVI. Lei ha detto di aver avuto singoli atti di collaborazione con i Servizi: ricorda qual è stato l'ultimo atto? Ha mai avuto ragione di occuparsi, per conto dei Servizi, di fatti che abbiano


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attinenza con questa Commissione o con persone che sono passate comunque in questa Commissione?

ANTONIO VOLPE. A questa seconda domanda la risposta è no.

GUIDO CALVI. E alla prima?

ANTONIO VOLPE. Il 1989.

GUIDO CALVI. Questa è l'ultima occasione recente; la più antica risalirà al 1400!

PRESIDENTE. Evitiamo i commenti.
La parola al senatore Brutti.

PAOLO BRUTTI. Mi risulta che il 2 ottobre alle ore 15 lei avesse un appuntamento con l'onorevole Vito. Conferma?

ANTONIO VOLPE. Sì, è vero.

PAOLO BRUTTI. Successivamente lei fu pedinato. È vero?

ANTONIO VOLPE. Non successivamente, ma precedentemente.

PAOLO BRUTTI. Allora telefonò all'onorevole Vito dicendo «sono pedinato».

ANTONIO VOLPE. No: «Sono impegnato».

PAOLO BRUTTI. Lei non disse all'onorevole Vito di essere pedinato?

ANTONIO VOLPE. Ha ragione, gli ho detto che non sapevo chi mi stesse seguendo.

PAOLO BRUTTI. Quindi, gli disse di essere seguito?

ANTONIO VOLPE. Sì.

PAOLO BRUTTI. E l'onorevole Vito le disse: «Quando finisce di essere seguito, ci vediamo».

ANTONIO VOLPE. No.

ALFREDO VITO. Voglio capire di cosa stia parlando!

PAOLO BRUTTI. Per le ore 15 era previsto l'appuntamento tra l'onorevole Vito e Volpe. A seguito del pedinamento - per il quale Volpe si è rivolto ai Carabinieri - l'onorevole Vito fu avvisato che non poteva essere raggiunto, per cui fu fissato un secondo appuntamento per le ore 21. Questa è la vera sequenza dei fatti.

ANTONIO VOLPE. Sì.

PAOLO BRUTTI. L'onorevole Vito, quindi, sapeva che lei era inseguito e comunque disse «Ci vediamo alle ore 21».

PRESIDENTE. Questo lo disse direttamente o per telefono?

ANTONIO VOLPE. Queste cose sono state dichiarate dall'onorevole Vito alla magistratura.

PRESIDENTE. Il problema non è di poco momento.
Ritengo opportuno proseguire in seduta segreta in modo che si possa contestare adeguatamente la circostanza, perché se si trattasse di una telefonata che riceve un parlamentare, la domanda sarebbe inammissibile. Non essendovi obiezioni, dispongo la disattivazione del circuito audiovisivo interno.

(La Commissione procede in seduta segreta).

PRESIDENTE. Riprendiamo la seduta pubblica. Dispongo la riattivazione del circuito audiovisivo interno.

ANTONIO VOLPE. Confermo che è avvenuto tutto in questo modo.

PAOLO BRUTTI. Quindi, rifissaste l'appuntamento, ma alle ore 21 non poteste incontrarvi perché intervennero i pedinatori.


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ANTONIO VOLPE. Credo che i pedinatori non ci fossero più.

PAOLO BRUTTI. Era pedinato da due diverse polizie.

ANTONIO VOLPE. No, erano gli stessi, ma l'ho saputo dopo.

PAOLO BRUTTI. Circa il fax che l'onorevole Vito le consegnò, lei è certo che quel documento era già strappato nella parte superiore?

ANTONIO VOLPE. Sissignore.

PAOLO BRUTTI. Ne è certo?

ANTONIO VOLPE. Ne sono certo.

PRESIDENTE. Diciamo che era privato della parte superiore.

ANTONIO VOLPE. L'ho già detto dieci volte.

PAOLO BRUTTI. Dovrei, anche qui, fare una contestazione testuale di un'affermazione che sempre l'onorevole Vito ha fatto al magistrato in relazione a questo documento.

PRESIDENTE. Lei la sta ricordando a memoria?

PAOLO BRUTTI. Sì.

PRESIDENTE. Se la ricorda a memoria, la faccia.

PAOLO BRUTTI. Dice l'onorevole Vito che il documento era perfettamente integro e recava su ogni pagina il numero del fax con cui era stato inviato. Perché l'onorevole Vito ricorda questo? Perché in quel momento teme - così dichiara - che colui il quale gli ha mandato il documento possa essere lo stesso Volpe. Quindi, sembrerebbe di capire che Volpe, ricevuto il documento, vede il suo numero di fax e lo strappa.

ALFREDO VITO. No.

PRESIDENTE. Questo non è un dibattito, né un confronto. Ci sarà un momento in cui lei interverrà. Se questa è la testualità, il teste chiarisce come crede; comunque l'interrogatorio del signor Volpe non si esaurisce oggi e ci sarà una fase in cui queste cose potranno essere ulteriormente sviscerate.
A questo punto, ritengo opportuno proseguire nuovamente in seduta segreta. Non essendovi obiezioni, dispongo la disattivazione del circuito audiovisivo interno.

(La Commissione procede in seduta segreta).

PRESIDENTE. Riprendiamo la seduta pubblica. Dispongo la riattivazione del circuito audiovisivo interno.

PAOLO BRUTTI. Dottor Volpe, mi pare che lei abbia dichiarato alla Commissione che nei suoi rapporti con il Romanazzi non fosse al corrente delle questioni che intercorrevano tra lo stesso Romanazzi, Paoletti, eccetera: ciò corrisponde al vero?

ANTONIO VOLPE. Sì.

PAOLO BRUTTI. Il 30 agosto è una data importante: quel giorno ha ricevuto numerosi messaggi telefonici che l'autorità giudiziaria ha acquisito. Il 30 agosto lei riceve un messaggio da un tal «Rom», che dice testualmente questo: «Dà quello che tu sai, con la scusa di non aver pagato il conto alb. ma non posso tratt. per molto». Alla richiesta di decrittare questa cosa lei dice: questo è Romanazzi e parliamo di Tom Tomic.

ANTONIO VOLPE. No, c'era scritto il nome nel messaggio.

PAOLO BRUTTI. Qui il nome non c'è.

ANTONIO VOLPE. Nel messaggio c'era scritto il nome, altrimenti non avrei mai potuto immaginare.


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PAOLO BRUTTI. La mia domanda proprio a questo tendeva: poiché non compare nulla di tutto ciò, come mai arriva a questa conclusione?

ANTONIO VOLPE. Vuol dire che hanno trascritto in parte il messaggio, probabilmente; oppure alcune volte i messaggi vengono sdoppiati per ragioni di lunghezza.

PAOLO BRUTTI. C'è un successivo messaggio, sempre di «Rom», che non posso leggere testualmente perché contiene un'espressione colorita, ma la cui sostanza è: Tomic lo abbiamo acchiappato ed è stato arrestato; ce lo consegnano quando vogliamo ma bisogna agire subito se no ci sfugge.
Il dottor Volpe lo decritta così: Romanazzi usa il plurale perché lui e De Simone sono convinti che Paoletti, Marini, Tom Tomic e Persen - quindi lei è profondamente a conoscenza di tutta la vicenda - li abbiano fregati, cioè hanno incassato i soldi del safekeeping e della garanzia BNI. Lei dà questa interpretazione.

ANTONIO VOLPE. Do l'interpretazione che mi è stata fornita da Romanazzi prima che partisse per la Thailandia.

PAOLO BRUTTI. Quindi lei ha avuto con Romanazzi una approfondita discussione su questo.

ANTONIO VOLPE. La prima volta che sono stato chiamato da Romanazzi era per verificare se l'avvocato Paoletti fosse o meno procuratore della Compagnia di Gesù.

ACCURSIO MONTALBANO. Questo in che data, scusi?

ANTONIO VOLPE. Ad aprile o maggio 2002.

PRESIDENTE. Senatore Brutti, le sue domande devono interrompersi a questo punto, vista l'imminenza di votazioni alla Camera. Naturalmente questa audizione avrà un seguito, perché vi sono ancora otto colleghi che debbono porre domande, dopo di lei. Pertanto, rinvio il seguito dell'audizione alla seduta di giovedì 13 novembre, alle 14, seduta in cui era già prevista la discussione di istanze istruttorie. Avverto fin d'ora - poiché di questa vicenda, con tutto il rispetto, non possiamo fare una telenovela - che è prevista l'eventuale prosecuzione dell'audizione fino alla sua conclusione al termine della seduta dell'Assemblea.
Dichiaro conclusa la seduta.

La seduta termina alle 16.

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