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Seduta del 22/10/2003


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...
Si riprende l'audizione.

PRESIDENTE. Dunque, procediamo all'audizione del signor Volpe al quale chiedo: qual è il suo stato? È incensurato? È condannato?

ANTONIO VOLPE. Non ho mai subito un processo in vita mia. Sono incensurato sia nei carichi pendenti, sia nel casellario giudiziario generale.

PRESIDENTE. Per il seguito dell'audizione la prego di essere il più asciutto possibile: lei è incensurato oppure no?

ANTONIO VOLPE. Sono incensurato.

MARCO MINNITI. Presidente, mi scusi, ma lei non mi ha risposto.

PRESIDENTE. Il presidente si è assunto la responsabilità della conduzione dei lavori, non possiamo aprire un dibattito sull'articolo 371.

MARCO MINNITI. Io non le ho chiesto di votare.

PRESIDENTE. Le ho risposto che si può procedere, nelle condizioni in cui si trova il dottor Volpe, alla sua audizione con le garanzie, il che esclude che un libero audito possa essere sottoposto a testimonianza sotto giuramento. Di questo mi assumo la responsabilità tecnica. Se tale soluzione dovesse essere deludente, ripareremmo con una nuova audizione.

GIUSEPPE FANFANI. Credo, però, che il signor Volpe debba essere avvertito dell'obbligo di dire la verità; lo suggerisco perché penso che diverse domande verteranno su processi pendenti.

PRESIDENTE. Estendo al seguito quanto ha detto l'onorevole Fanfani, nel senso che il libero audito non viene qui per dire quello che vuole, perché ha un dovere di lealtà istituzionale nei confronti dell'organo che lo interroga.
A questo punto le ripropongo la domanda: è incensurato o no?

ANTONIO VOLPE. Sono incensurato.

PRESIDENTE. Nella sua vita ha avuto contatti con le istituzioni? Se sì, ci racconti in sintesi quali sono stati.

ANTONIO VOLPE. Ho avuto contatti con le istituzioni, perché sono stato presso la Camera dei deputati e precedentemente presso le Nazioni Unite. Alla Camera dei deputati ero collaboratore esterno del presidente della Giunta per le autorizzazioni a procedere, onorevole Vairo, che non è più fra noi. Successivamente sono stato presso la Presidenza del Consiglio dal sottosegretario Scalzini, sempre come collaboratore esterno, per l'informazione e la sicurezza sociale del Giubileo, aree urbane e metropolitane e Roma capitale.

PRESIDENTE. Poiché alcuni di noi non sanno chi è il sottosegretario Scalzini, a quale governo si riferisce?


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ANTONIO VOLPE. Al Governo Dini e il sottosegretario Scalzini aveva la delega per il Giubileo, le aree urbane e metropolitane e Roma capitale.

PRESIDENTE. Che ci sa riferire sulla vicenda Telekom-Serbia?

ANTONIO VOLPE. L'unica cosa che vi posso riferire è quello che ho fatto e che tutti conoscete, cioè l'aver consegnato un plico chiuso, sigillato, nelle mani del presidente.

PRESIDENTE. Non nelle mie mani.

ANTONIO VOLPE. Alla Commissione, nelle mani dell'ufficio, della segreteria. Mi era stato richiesto di consegnare il plico presso la Commissione da chi l'aveva confezionato, nel senso che l'aveva chiuso, sigillato e firmato in tutte le parti. È il signor Romanazzi.

PRESIDENTE. Ci racconti la consegna, come avvenne e quanto tempo impiegò.

ANTONIO VOLPE. Ho ricevuto il plico nelle mie mani 40-45 minuti prima di consegnarlo alla Commissione.

PRESIDENTE. In quale giorno?

ANTONIO VOLPE. Il 30 luglio.

PRESIDENTE. È sicuro che fosse il 30 luglio? Abbiamo la consegna: è un dato oggettivo.

ANTONIO VOLPE. Certo che è un dato oggettivo.

PRESIDENTE. A noi risulta il 31 luglio.

ANTONIO VOLPE. Era l'ultimo giorno di luglio... Allora era il 31 luglio, chiedo scusa. Non ho portato nessun documento, se l'avessi saputo avrei portato i supporti, comunque c'è la ricevuta.

PRESIDENTE. Che cosa fa quel giorno?

ANTONIO VOLPE. Quel giorno sono andato a prendere il dossier, o comunque questo insieme chiuso di documenti, dalla persona che me l'ha consegnato e l'ho portato direttamente in Commissione.

PRESIDENTE. Chi è la persona che glielo ha consegnato?

ANTONIO VOLPE. Monsignor Costantino Loche.

PRESIDENTE. In Commissione è venuto da solo o accompagnato?

ANTONIO VOLPE. Da solo.

PRESIDENTE. Intendo quando ha consegnato il plico.

ANTONIO VOLPE. Sono venuto in Commissione da solo e giù alla porta mi aspettava l'onorevole Vito.

PRESIDENTE. Con l'onorevole Vito che cosa ha fatto?

ANTONIO VOLPE. Sono salito su in segreteria e ho consegnato il plico.

PRESIDENTE. Descriva che cosa è successo: lei è salito con l'onorevole Vito e presso quale ufficio si è recato?

ANTONIO VOLPE. Ci siamo recati presso l'ufficio del presidente.

PRESIDENTE. Quanto tempo si è fermato nell'ufficio del presidente?

ANTONIO VOLPE. Due, tre, cinque minuti.

PRESIDENTE. Dopo che cosa ha fatto?

ANTONIO VOLPE. Mi sono spostato nella stanza a fianco, credo che sia la segreteria, dove ho aspettato oggi ...

PRESIDENTE. Su iniziativa sua o su invito del presidente?


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ANTONIO VOLPE. Su invito del presidente.

PRESIDENTE. Le comunico che siamo al 31 luglio. Lei si è recato in segreteria dopo aver stazionato per due-tre minuti nell'ufficio del presidente, essendo stato invitato a consegnare il plico.

ANTONIO VOLPE. In segreteria mi è stata rilasciata una regolare ricevuta con timbro e firma di un maresciallo, credo della Guardia di finanza, non del segretario della Commissione. Dopo di che il mio compito è finito.

PRESIDENTE. Dopo lei è uscito o è rimasto negli uffici?

ANTONIO VOLPE. Sono uscito.

PRESIDENTE. Da solo o con l'onorevole Vito?

ANTONIO VOLPE. Devo ricordare... Mi ha accompagnato l'onorevole Vito fino all'uscita del palazzo.

PRESIDENTE. E dopo?

ANTONIO VOLPE. Basta, sono andato via per conto mio.

PRESIDENTE. Ha conosciuto persone - per conoscenza diretta o a mezzo stampa - che risultano connesse alla Commissione Telekom-Serbia?

ANTONIO VOLPE. Intende persone che fanno parte della Commissione?

PRESIDENTE. Non della Commissione, intendo persone che abbiamo avuto interferenze con l'affare Telekom-Serbia. Le faccio una domanda più specifica: conosce l'avvocato Fabrizio Paoletti?

ANTONIO VOLPE. Sì, ho conosciuto l'avvocato Fabrizio Paoletti fino al 1997, ho frequentato il suo studio fino al 1997.

PRESIDENTE. Ci spieghi le ragioni.

ANTONIO VOLPE. Sono i motivi per cui si frequenta uno studio professionale, ero cliente.

PRESIDENTE. C'è stata una richiesta da lei rivolta all'avvocato Paoletti per la vendita di un castello?

ANTONIO VOLPE. Sì, certo.

PRESIDENTE. Dopo il 1997 non ha più visto l'avvocato Paoletti?

ANTONIO VOLPE. No, credo fin dall'inizio del 1998 non ho più frequentato lo studio dell'avvocato Paoletti.

MICHELE LAURIA. Ricordiamo al signor Volpe che ci sono sue dichiarazioni diverse.

PRESIDENTE. Lei ha detto che fino al 1997 ha frequentato lo studio dell'avvocato Paoletti?

ANTONIO VOLPE. Sì.

PRESIDENTE. Con l'avvocato Paoletti non si è visto dopo e comunque non ha avuto collegamenti telefonici, né altro relativamente alla questione Telekom-Serbia?

ANTONIO VOLPE. No, mai.

PRESIDENTE. Quando ha consegnato il plico, si è recato nell'ufficio del presidente dove si è fermato per un paio di minuti - questo lo ha detto lei - il tempo necessario per essere avviato negli altri uffici. Ha mai avuto rapporti, prima o dopo, con la presidenza di questa Commissione?

ANTONIO VOLPE. Mai.

CARLO TAORMINA. E con i componenti?


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ANTONIO VOLPE. L'ho detto già prima, l'onorevole Vito lo avrò visto una o due volte al massimo, una volta prima e una volta dopo.

PRESIDENTE. E con altri componenti della Commissione?

ANTONIO VOLPE. No.

PRESIDENTE. Con il signor Igor Marini?

ANTONIO VOLPE. Non ho mai conosciuto il signor Igor Marini. Non so chi sia; sicuramente non frequentava lo studio Paoletti quando lo frequentavo io.

PRESIDENTE. Nel 1997 non c'era?

ANTONIO VOLPE. No, assolutamente. Se c'era non l'ho mai visto.

PRESIDENTE. Ha saputo dalla stampa della notorietà del signor Marini?

ANTONIO VOLPE. Certo.

PRESIDENTE. Conosce il signor Curio Pintus?

ANTONIO VOLPE. No, mai conosciuto, anche se la stampa dice cose diverse, ma la stampa ha detto mille cose, quindi... se volete entriamo anche nel merito.

PRESIDENTE. Le ho sottoposto l'elenco delle persone da noi sentite, perché all'inizio delle indagini facevamo molteplici domande in quanto brancolavamo nel buio. Ora abbiamo più conoscenza della vicenda e, per questo, mi sono limitato ai soggetti di cui le ho chiesto; adesso passo ai cosiddetti spedizionieri, cioè alle persone che hanno inviato alla Commissione dossier, memoriali e altro.
Conosce il signor Zagami attualmente detenuto in Francia?

ANTONIO VOLPE. No, mai conosciuto.

PRESIDENTE. Conosce l'avvocato Di Stefano detto Johnny il molisano?

ANTONIO VOLPE. No, mai conosciuto; ho letto sulla stampa.

PRESIDENTE. Conosce il signor Guido Garelli?

ANTONIO VOLPE. No, il nome non mi dice niente.

PRESIDENTE. Conosce il signor Romanazzi?

ANTONIO VOLPE. Sì.

PRESIDENTE. Ci dica tutto quello che può dire.

ANTONIO VOLPE. L'ho conosciuto sette od otto anni fa, poi l'ho perso di vista completamente; l'ho rincontrato dall'avvocato Paoletti nel 1997 e rivisto nuovamente nell'aprile-maggio 2001, comunque primavera 2001.

PRESIDENTE. L'ha rivisto in quale occasione?

ANTONIO VOLPE. Mi ha chiesto di verificare la validità di un'affermazione su un contratto stilato con l'avvocato Paoletti; l'affermazione era che l'avvocato Paoletti si rappresentava, all'interno del contratto, quale procuratore della Compagnia di Gesù.
Era un contratto che trattava l'utilizzo in garanzia di una pietra preziosa che doveva essere depositata presso un conto dello IOR; da questo conto c'erano delle operazioni finanziarie che l'avvocato Paoletti avrebbe fatto quale procuratore della Compagnia di Gesù per far avere un frutto economico - diciamo così - nel tempo.

PRESIDENTE. Quando ha sentito il signor Romanazzi in ordine a questo plico e a tutto il resto, ove non ci fossero frequentazioni precedenti?


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ANTONIO VOLPE. Quando mi chiese di accertare questa cosa, chiamai una persona che conosco in Vaticano, monsignor Pittau, che credo si conosca, o perlomeno il nome si è sentito perché è un personaggio. Mi recai da lui portandogli la copia del contratto che mi aveva dato Romanazzi. Gliela consegnai per sapere se effettivamente Paoletti aveva ricevuto questa procura.
Mi rispose che non conosceva assolutamente l'avvocato Paoletti; dopodiché mi prese un appuntamento con il suo economo generale, il quale mi confermò...

PRESIDENTE. Chi è l'economo?

ANTONIO VOLPE. Era, perché credo non ci sia più, padre Villanueva, che incontrai in presenza di testimoni: all'incontro c'era anche monsignor Costantino Loche, il quale mi aveva fornito il numero di telefono di monsignor Pittau che non avevo più. Stiamo parlando del 2001.

PRESIDENTE. Attenzione, il 1997 è la conoscenza con Paoletti e la frequentazione si chiude lì; ora stiamo parlando di Romanazzi.

ANTONIO VOLPE. Romanazzi l'ho rivisto nell'aprile-maggio 2001 per questa questione. Lui si rivolse a me perché non era stato onorato il primo pagamento del contratto che aveva stilato con l'avvocato Paoletti; ricordo bene che il primo pagamento scadeva il 30 aprile perché è il giorno del mio compleanno.

PRESIDENTE. Qui siamo al 30 aprile 2001; che succede successivamente? Ha più incontrato Romanazzi? L'ha sentito? L'ha visto?

ANTONIO VOLPE. Gli diedi la notizia della non veridicità della qualifica descritta dall'avvocato Paoletti nel contratto; l'ho risentito e poi rivisto nuovamente dopo l'audizione dell'avvocato Paoletti o contestualmente all'audizione.

PRESIDENTE. E cioè?

ANTONIO VOLPE. Il 13 o 14 gennaio: è possibile?

PRESIDENTE. Non «è possibile», è certo (Commenti dell'onorevole Kessler). Non faccia questo rilievo, il signor Volpe vuole sapere se è possibile che l'audizione si sia svolta il 14.

ANTONIO VOLPE. La mia difficoltà riguardava la data.

PRESIDENTE. Stiamo posizionando la data, il contenuto è altra cosa.

ANTONIO VOLPE. Dopodiché ho rivisto nuovamente il signor Romanazzi. Gli sembrava impossibile che il contratto che riteneva essere tra lui e Paoletti fosse riferito invece ad una questione come questa di Telekom-Serbia; anche a me sembrava una cosa assurda, però a maggio, mi pare, ci fu l'audizione di Marini e quando disse quello che ha detto è sembrato che fosse proprio così.
Voi dovreste dirmi quanto c'è di vero e di falso nelle dichiarazioni di Marini.

PRESIDENTE. Come ha saputo lei quello che ha detto Marini?

ANTONIO VOLPE. È pubblico. L'hanno scritto tutti i giornali, è su Internet.

PRESIDENTE. A volte, anche le cose ovvie hanno bisogno di essere confermate, controllate.

ANTONIO VOLPE. Due minuti dopo l'audizione, c'era tutto da tutte le parti.

PRESIDENTE. È vero che nel 1998 la segreteria del Ministero dell'interno si è interessata all'aggiornamento dei suoi dati personali nella banca dati delle forze di polizia, come si evince da un documento del 10 luglio 1998, che è contenuto nel fascicolo consegnato all'onorevole Taormina?

ANTONIO VOLPE. Certamente. È vero perché da quando ho fatto parte della


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Giunta per le autorizzazioni a procedere, come collaboratore esterno del presidente...

ITALO TANONI. Cosa significa che ha fatto parte?

PRESIDENTE. Onorevole Tanoni, non si risolve tutto con la sua interruzione. Quando starà a lei fare domande, glielo chiederà. Non capisco questo sistema di «buttare la palla fuori»: ascoltiamo l'audito e basta (Commenti).

ANTONIO VOLPE. Io non conosco lei, ma forse neanche lei conosce me.

PRESIDENTE. È un commissario. Un commissario che merita rispetto come tutti gli altri commissari. Continuiamo.

ANTONIO VOLPE. Comunque, io sono stato presso la Giunta per le autorizzazioni a procedere come collaboratore esterno. L'ho detto prima e lo sto ripetendo adesso. Mi pare che questa fosse la mia qualifica.

ITALO TANONI. Lei ha detto «ho fatto parte»!

PRESIDENTE. Lasci perdere, per favore, non è serio. Mi meraviglio di lei: il signor Volpe non ha detto di aver diretto i lavori della Giunta!

ANTONIO VOLPE. Assolutamente.

PRESIDENTE. Mi risponda, per favore, sul tema del tesserino. Lei con chi ha preso contatti per avere l'aggiornamento di cui abbiamo parlato?

ANTONIO VOLPE. Io non soltanto non ho preso contatti con nessuno, ma ho denunciato il Ministero dell'interno, nella persona del ministro, ed ho fatto ricorso al TAR per una comunicazione che mi avevano mandato e che era falsa, perché si riferiva a fatti che non mi riguardavano. Dopo questo, il Ministero dell'interno mi ha scritto per ben due volte, comunicandomi, una volta, di aver provveduto a correggere la posizione degli archivi presso il ministero e, la seconda volta, che poteva essermi restituito anche il porto d'armi della pistola che ho da quando avevo 16 anni e del fucile.

PRESIDENTE. L'ha ancora?

ANTONIO VOLPE. Non ce l'ho perché non l'ho richiesto e ho continuato ad aspettare il risultato del ricorso al TAR, che, chiaramente, ancora non si riesce a definire.

PRESIDENTE. Queste lettere di cui lei parla sono allegate in quel fascicolo?

ANTONIO VOLPE. Sono allegate nel fascicolo e se lo avete potete esaminarle senza nessun problema.

PRESIDENTE. Devo rivolgerle ancora un paio di domande, poi darò la parola ai commissari. Le è mai stato proposto, offerto, di fare il consulente della Commissione?

ANTONIO VOLPE. Anche se mi fosse stato proposto, non avrei mai accettato.

PRESIDENTE. Non le ho chiesto valutazioni. Le ho chiesto se ha mai ricevuto l'offerta di fare il consulente della Commissione.

ANTONIO VOLPE. No.

PRESIDENTE. È stato lei fermato o perquisito in piazza San Silvestro dalla Guardia di finanza?

ANTONIO VOLPE. In piazza San Silvestro io mi dovevo incontrare con l'onorevole Vito. Avevamo un appuntamento per prendere un caffè e per parlare delle mie querele e di altre cose di questo genere, mi pare che non ci sia niente di strano in tutto questo. Invece, alle 9 di sera, mi pare, nel momento in cui ci incontravamo e ci stringevamo la mano, sono arrivati 25 finanzieri, il procuratore


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di Torino, tutti. E non riesco ancora a capire se è normale che una cosa del genere possa succedere; anche perché, in quella occasione, il procuratore di Torino che era presente mi fece una battuta molto strana: «Non ha niente di meglio da fare che incontrare un onorevole alle 9 di sera?». Lascio a voi giudicare.

PRESIDENTE. Lei era solo quando doveva incontrarsi con l'onorevole Vito?

ANTONIO VOLPE. No, non ero solo. Ero accompagnato dal signor Anello Rocco, che è consigliere provinciale di Catanzaro.

PRESIDENTE. Lei venne perquisito?

ANTONIO VOLPE. Certamente. Non solo perquisito lì sul posto, non solo perquisita la valigetta che avevo con me, dove non c'era niente se non, appunto, le querele ed un appunto di cui credo, sicuramente, mi si farà cenno dopo, ma venne perquisita anche l'auto del signor Anello, che mi accompagnava, e solo per il fatto che mi avesse accompagnato, non per altro, perché niente c'entrava con quello che stava succedendo. E venne perquisito personalmente anche il signor Anello. Solo l'onorevole Vito fu lasciato andare dopo l'identificazione.

PRESIDENTE. Devo proporre due ultime domande. Risulta dagli atti acquisiti dalla Commissione che lei ha svolto accertamenti, esattamente su sollecitazione dell'onorevole Alfredo Vito (ce lo dice l'autorità giudiziaria di Torino), su un documento intitolato: Movimentazione conto corrente 5501836, relativo a certa Finbroker.

ANTONIO VOLPE. Sì, è vero.

PRESIDENTE. Ci vuol dire, per favore, di che cosa si tratta?

ANTONIO VOLPE. L'onorevole Vito aveva ricevuto questo documento anonimo, o anonimamente, e mi aveva chiesto se conoscevo qualcuno a San Marino. Io ho delle buone conoscenze, delle persone con le quali ho dei buoni rapporti a San Marino, e gli ho detto che potevo benissimo vedere di capire se il documento poteva avere un'attendibilità oppure no.

PRESIDENTE. È riuscito a svolgere questi accertamenti?

ANTONIO VOLPE. Sono riuscito a svolgerli in parte. Poi, avevo degli appunti, che mi sono stati sequestrati dalla procura di Torino. Quindi non sono in condizione neanche di poterveli ripetere; però loro li hanno e potete farvi dare copia.

PRESIDENTE. La ringrazio. Fermo restando quell'impegno dell'articolo 507 del codice di procedura penale e successivo, come lei vede, mi sono molto contingentato.
Ricordo che, per un'intesa raggiunta in ufficio di presidenza, hanno la precedenza nel formulare le domande i capigruppo. Ha chiesto di parlare per primo il senatore Zancan, capogruppo dei Verdi; poi parlerà il senatore Consolo.

GIAMPAOLO ZANCAN. Signor Volpe, risulta alla Commissione che lei è stato interrogato dalla procura della Repubblica di Torino in data 3 settembre. Conferma il contenuto di questo interrogatorio, che è agli atti della Commissione?

ANTONIO VOLPE. Io confermo il contenuto dell'interrogatorio. Non lo ricordo perché non ho copia. Anche perché l'interrogatorio del 3 settembre è stato fatto alle 3-4 del mattino, dopo una perquisizione personale, sulla macchina, a casa, perquisizione notturna a casa, come forse non si fa neanche al peggior delinquente.

GIAMPAOLO ZANCAN. A noi interessano le risposte. Lei, nella sostanza, ritiene di aver detto il vero all'autorità giudiziaria?

ANTONIO VOLPE. Sì, sì, certo. Io so a cosa si riferisce lei, al fatto dell'incarico. Io dissi quello che ho detto prima qui.


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GIAMPAOLO ZANCAN. Non mi anticipi, per cortesia. Rispondo alle mie domande.

ANTONIO VOLPE. Va bene.

GIAMPAOLO ZANCAN. Grazie. Lei ha incontrato l'onorevole Vito, sull'androne della Commissione, a seguito di un appuntamento o per caso?

ANTONIO VOLPE. A seguito di un appuntamento, sì.

GIAMPAOLO ZANCAN. Quando era stato fissato e per che tramite, tale appuntamento?

ANTONIO VOLPE. Era stato fissato una o due ore prima, non più di tanto. Quando ho saputo che potevo ritirare questo plico.

GIAMPAOLO ZANCAN. Si è rivolto a qualche persona per avere questo appuntamento?

ANTONIO VOLPE. Ho avuto il numero dell'onorevole Vito dal signor Anello.

GIAMPAOLO ZANCAN. Quando ha avuto il numero da signor Anello per rivolgersi all'onorevole Vito erano presenti altri parlamentari?

ANTONIO VOLPE. No.

GIAMPAOLO ZANCAN. Nell'interrogatorio del 3 settembre lei si è espresso in questi termini (glielo leggo, poi mi dirà se corrisponde al vero oppure no): «previo appuntamento fissatomi dall'onorevole Vito...

ENRICO NAN. Presidente, mi scusi: siamo in seduta pubblica e procedere alla lettura di atti che sono coperti da segreto di indagine non è propriamente giusto. Mi sembra un punto da tenere in considerazione.

PRESIDENTE. Avete, in questo senso, un presidente che ha il vizio del sostanzialismo, non perché si rivolge al codice sostanziale, ma perché dobbiamo accertare la verità. Quindi, io credo che si possa subito sopperire alla necessità interrompendo, momentaneamente e per le contestazioni, la trasmissione attraverso circuito audiovisivo, per attivarla poi ogni qualvolta non vi siano contestazioni dirette sul testo che lei legge. Siamo d'accordo?

GIAMPAOLO ZANCAN. Presidente, credo che le contestazioni saranno numerose e me ne rincresce per la pubblicità della seduta.

PRESIDENTE. Possiamo anche procedere in seduta segreta. Nessuno lo vieta.

ACCURSIO MONTALBANO. Le contestazioni si possono fare anche senza leggere integralmente gli atti.

PRESIDENTE. Questo è un altro discorso. Io sto rispettando le regole.

GIAMPAOLO ZANCAN. Non contestiamo niente. Benissimo.

PRESIDENTE. Come se fosse letto, contesti il fatto senza arrivare alla testualità.

GIAMPAOLO ZANCAN. Sta bene. Erano presenti altri parlamentari quando lei, tramite il signor Anello Rocco, ha avuto l'appuntamento con onorevole Vito?

ANTONIO VOLPE. No. Non era presente nessun parlamentare.

PRESIDENTE. Non perché lei abbia bisogno del mio aiuto, ma solo per collaborare, se a lei risulta cosa diversa, senatore Zancan, la può porre come domanda, senza che ci sia la testualità.

GIAMPAOLO ZANCAN. Già l'ho fatto, perché qui c'è un dato diverso.


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PRESIDENTE. Sì, ma lei prescinda dal testo di Torino e chieda se era presente quel deputato o quel senatore che lei sa.

GIAMPAOLO ZANCAN. Va bene. Come le diede questo incarico l'onorevole Vito? Vuole raccontare i termini dell'incarico?

ANTONIO VOLPE. Quale incarico?

GIAMPAOLO ZANCAN. Rispetto al conto della Finbroker.

ANTONIO VOLPE. Semplicemente dicendomi di aver ricevuto questo documento anonimo (erano due o tre pagine) in cui, praticamente, si parlava di movimentazioni bancarie di un conto che aveva un certo numero, e chiedendomi di verificare se effettivamente questi movimenti bancari corrispondessero a quel numero di conto.

GIAMPAOLO ZANCAN. Le disse qualcosa su come l'aveva ricevuto?

ANTONIO VOLPE. No, no. Mi disse che l'aveva ricevuto anonimamente. Credo per fax, non lo so.

GIAMPAOLO ZANCAN. Le disse che l'aveva ricevuto per fax presso il suo ufficio?

ANTONIO VOLPE. Mi pare di sì, presso il suo ufficio. O, comunque, da qualche parte dove sicuramente era stato consegnato a lui.

GIAMPAOLO ZANCAN. Quando lei ha ricevuto questo documento, la parte superiore del fax contenente il mittente era integra o era già stata tagliata?

ANTONIO VOLPE. Era tagliata.

GIAMPAOLO ZANCAN. Quindi, lei l'ha ricevuto di mano dall'onorevole Vito con la parte del mittente tagliata.

ANTONIO VOLPE. Sì.

GIAMPAOLO ZANCAN. Lei, a domanda del presidente della Commissione, ha già detto di non aver ricevuto proposte di incarichi formali da parte della Commissione o di commissari. Conferma questo?

ANTONIO VOLPE. Lo confermo. Io alla procura di Torino, a suo tempo, dissi che se anche mi avessero fatto la proposta di incarico presso la Commissione, avrei rifiutato.

GIAMPAOLO ZANCAN. Non ha parlato di insistenze da parte di commissari perché accettasse un incarico formale, al momento della consegna del plico?

ANTONIO VOLPE. No, non c'erano insistenze di incarico formale.

GIAMPAOLO ZANCAN. Lei rifiutò oppure no?

CARLO TAORMINA. Va segretato.

ENRICO NAN. Segretiamo tutto.

PRESIDENTE. Sta bene. Proseguiamo quindi i nostri lavori in seduta segreta.

GIOVANNI KESSLER. Per la contestazione sulla base degli atti segreti?

PRESIDENTE. Si procede in seduta segreta fino a quando ci saranno le contestazioni. Finite le contestazioni, si tornerà all'audizione libera, pubblica e con il ripresa attraverso circuito interno. Non essendovi obiezioni, dispongo la disattivazione del circuito audiovisivo interno.

(La Commissione procede in seduta segreta).

PRESIDENTE. Riprendiamo i nostri lavori in seduta pubblica. Dispongo la riattivazione del circuito audiovisivo interno.

GIAMPAOLO ZANCAN. La volta di cui abbiamo parlato, in cui ha visto l'onorevole


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Vito, la collochiamo al 31 luglio intorno alle ore 14: aveva già incontrato in precedenza l'onorevole Vito?

ANTONIO VOLPE. Una volta... Chiedo scusa, l'ho visto il giorno 31 luglio e poi l'ho incontrato una seconda volta ad Ostia.

GIAMPAOLO ZANCAN. Prima del 31 luglio, non aveva incontrato una prima volta l'onorevole Vito quando le aveva fatto presente il fax?

ANTONIO VOLPE. Sì, è vero, l'avevo incontrato un'altra volta, ma per prendere un caffè, fu un incontro casuale.

GIAMPAOLO ZANCAN. Quando colloca nel tempo questa prima volta?

ANTONIO VOLPE. Non mi ricordo.

GIAMPAOLO ZANCAN. L'aiuto a ricordare: prima o dopo l'e-mail che lei ha ricevuto da Romanazzi in data 22 luglio?

ANTONIO VOLPE. Il 22 luglio ho ricevuto l'e-mail?

GIAMPAOLO ZANCAN. È un documento agli atti della Commissione, per cui la data è certa.

ANTONIO VOLPE. Sicuramente è il 22 luglio: dopo o prima non mi ricordo. Se mi dà qualche minuto cerco di ricordare.

GIAMPAOLO ZANCAN. Insomma, c'è questa prima volta che lei conferma. C'è il 31 luglio, poi c'è Ostia.

PRESIDENTE. C'è ancora un'altra volta.

ANTONIO VOLPE. Ce n'è un'altra?

PRESIDENTE. È l'incontro in piazza San Silvestro.

ANTONIO VOLPE. Certo, è l'incontro in piazza San Silvestro.

GIAMPAOLO ZANCAN. Vuole raccontarci cosa succede la terza volta che vi incontraste, ad Ostia?

ANTONIO VOLPE. È stato un incontro molto veloce perché l'onorevole stava per andare in ferie; si era fermato temporaneamente ad Ostia ed era proprio per quel documento da verificare su San Marino, sul quale ancora non avevo avuto notizie, avevo soltanto delle indicazioni.

GIAMPAOLO ZANCAN. Il documento di San Marino che doveva verificare l'ha avuto in occasione del primo, del secondo o del terzo incontro?

ANTONIO VOLPE. Mi è stato dato ad agosto all'incontro di Ostia, ecco perché non avevo ancora le indicazioni. Infatti gli ho chiesto un appuntamento per il 3 settembre, perché avevo avuto le indicazioni che gli servivano.

GIAMPAOLO ZANCAN. In data 19 agosto lei ha rilasciato un'intervista a Il Giornale, è esatto?

ANTONIO VOLPE. È esatto.

GIAMPAOLO ZANCAN. Da chi è stato contattato per l'intervista?

ANTONIO VOLPE. Sono stato contattato da Il Giornale.

GIAMPAOLO ZANCAN. Ha parlato con l'onorevole Vito di questa intervista?

ANTONIO VOLPE. Il 13 agosto lessi un articolo su Il Giornale in cui si parlava di un nuovo supertestimone: mi è sembrato assurdo essere definito in questa maniera, perché non ero il supertestimone di niente, avevo soltanto effettuato la consegna di un plico per conto di un terzo e non ero cointeressato assolutamente, né da una parte né dall'altra, alla vicenda di Telekom-Serbia, né conoscevo i protagonisti.
Dopo aver letto questo articolo il 13 agosto, ho contattato la redazione de Il Giornale


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per chiarire che non ero assolutamente un supertestimone. Mi chiesero di chiarirlo pubblicamente, di andare lì e fare un'intervista, cosa che ho fatto il 19, rientrando dalle ferie perché sono riuscito ad andare in ferie solo per quattro giorni.

GIAMPAOLO ZANCAN. Tra i documenti sequestrati ed acquisiti agli atti della Commissione, c'è un verbale di sequestro di una copia di un fax intestato allo studio legale Caruso, che è il suo difensore, se non vado errato. Il fax è datato 14 agosto 2003 ed è indirizzato all'onorevole Alfredo Vito: può riferire alla Commissione il contenuto di questo fax?

ANTONIO VOLPE. Certamente. Il contenuto del fax era la copia di una querela da me presentata nei confronti di... ne ho fatte tante che in questo momento non ricordo. Il 13 agosto era uscito l'articolo su Il Giornale, ma c'era anche un articolo su la Repubblica che riportava in un modo diverso delle cose e io ho preparato la querela. Ho mandato il fax all'onorevole Vito che, in quel periodo, si trovava in vacanza. Ricordo di averlo mandato al fax di un albergo.

GIAMPAOLO ZANCAN. Cosa avrebbe dovuto fare l'onorevole Vito, correggerle le querele? Non ho capito.

ANTONIO VOLPE. Ho ritenuto opportuno mandarglielo per fargli leggere il contenuto della querela, perché erano state dette delle cose chiaramente false. Poi ne sono state dette centomila altre!

GIAMPAOLO ZANCAN. Ha avuto occasione di parlare con Romanazzi di alcuni pay order in cui c'è l'intestazione Mortad. e Ranoc.?

ANTONIO VOLPE. No, non ho mai visto questi pay order; Romanazzi ...

GIAMPAOLO ZANCAN. Le ho chiesto se ne ha parlato, per l'esattezza.

ANTONIO VOLPE. Non ne ho parlato io con lui, è stato lui a dirmi che all'interno di quel plico c'erano anche questi pay order.

GIAMPAOLO ZANCAN. E cosa le ha detto? A chi corrispondevano le sigle?

ANTONIO VOLPE. Questo non me l'ha detto. Mi ha confermato che c'erano dei pay order che erano intestati a queste persone, a questi nomi di fantasia diciamo.

GIAMPAOLO ZANCAN. Chiedo di procedere in seduta segreta.

PRESIDENTE. Stante la richiesta testé avanzata, e non essendovi obiezioni, dispongo la disattivazione dell'impianto audiovisivo a circuito chiuso.

(La Commissione procede in seduta segreta).

PRESIDENTE. Riprendiamo i lavori in seduta pubblica. Dispongo la riattivazione dell'impianto audiovisivo a circuito chiuso.

GIAMPAOLO ZANCAN. Ha avuto dei rapporti con Marini o Romanazzi prima...

ANTONIO VOLPE. Per cortesia mi chieda un nome per volta, perché mentre con Marini non ne ho mai avuti, con Romanazzi qualche rapporto l'ho avuto.

GIAMPAOLO ZANCAN. Dopo la sua cortese precisazione di non aver avuto rapporti con Marini, le domando se ha avuto rapporti con Romanazzi prima dell'8 gennaio 2003.

ANTONIO VOLPE. Ho già detto di sì.

GIAMPAOLO ZANCAN. Quando, dove, in che occasione?

ANTONIO VOLPE. Ho incontrato Romanazzi qualche volta, sempre su sua richiesta. Dopo le audizioni di Marini, ritengo da maggio... Lei ha chiesto prima dell'8 gennaio 2003?


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GIAMPAOLO ZANCAN. Sì. Desidero aiutarla. Il suo primo contatto con Romanazzi, a noi noto, è del 22 luglio, è una e-mail che dice «ti farò contattare per darti il plico». Siamo d'accordo?

ANTONIO VOLPE. Sì.

GIAMPAOLO ZANCAN. Prima di questa e-mail, lei incontra Romanazzi?

ANTONIO VOLPE. L'ho incontrato prima che partisse.

GIAMPAOLO ZANCAN. Quando è partito Romanazzi e in che occasione l'ha incontrato?

ANTONIO VOLPE. Mi pare che sia partito intorno a maggio-giugno, non ricordo perché sicuramente non ho assistito all'atto della partenza.

GIAMPAOLO ZANCAN. Frequentava abitualmente Romanazzi?

ANTONIO VOLPE. L'ho incontrato qualche volta presso Cinecittà, dove loro venivano; non sapevo neanche dove abitasse.

GIAMPAOLO ZANCAN. Del plico riservato ne viene a conoscenza per la prima volta il 22 luglio tramite l'e-mail o gliene aveva accennato prima?

ANTONIO VOLPE. Mi ha mandato dei messaggi dicendomi che aveva lasciato un plico presso una persona che anch'io conoscevo, ma all'epoca non sapevo chi fosse.
Questo plico, in caso di suo decesso, perché era scappato via per paura dato che aveva ricevuto delle minacce, così almeno mi ha detto... Ripeto quello che lui ha riferito a me. Scappando via aveva lasciato questo plico che, in caso di sua morte o di sua disposizione, sarebbe stato consegnato a me per essere consegnato da me presso la Commissione.

GIAMPAOLO ZANCAN. Nel secondo interrogatorio lei ha dato spiegazioni di determinati messaggini ricevuti sul suo cellulare. Ricorda se Romanazzi le ha parlato di promesse ricevute di cui aspettava la realizzazione?

ANTONIO VOLPE. Mi risulta dalla stampa che Romanazzi...

GIAMPAOLO ZANCAN. Leggiamo tutti gli organi di stampa, ma in questo momento ci interessa quello che può dire lei.

ANTONIO VOLPE. Benissimo. Le posso dire che non ho mai fatto promesse strane a Romanazzi; gli avevo soltanto promesso che avrei chiesto un aiuto per farlo rientrare dalla Thailandia in Italia, per venire a deporre in Commissione e alla procura della Repubblica, se fosse stato necessario. Avevo promesso a Romanazzi che mi sarei interessato sia presso la Commissione, sia presso Il Giornale, sia presso la procura di Torino e ai procuratori ho ripetuto questo tipo di richiesta, cioè di farlo rientrare perché all'epoca era disponibile a farlo.

GIAMPAOLO ZANCAN. Come pensava di muoversi per realizzare questa sua promessa a Romanazzi?

ANTONIO VOLPE. Chiedendo. Volevo parlarne con la Commissione, se ci fosse stata l'opportunità di tornare nuovamente a parlarne con qualcuno, cosa che non si è verificata perché ad un certo punto tutti hanno preso le distanze dal sottoscritto pensando chissà che cosa.
Ne ho parlato con Il Giornale quando sono andato a fare l'intervista e mi hanno detto che non potevano farlo; ne ho parlato con i procuratori di Torino quando sono venuti a Roma ad interrogarmi, ma la risposta è stata «Non abbiamo neanche i soldi per noi».

GIAMPAOLO ZANCAN. Con la Commissione come pensava di fare?

ANTONIO VOLPE. Avrei provato anche a telefonare, ma chiaramente muro! Non ho fatto niente.


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GIAMPAOLO ZANCAN. Vuole raccontare nel dettaglio cosa ha fatto il giorno in cui alle ore 21 si è incontrato con l'onorevole Vito e, purtroppo per lei, anche con la Guardia di finanza ed il procuratore della Repubblica di Torino? Mi interessa la cronologia nel dettaglio.

ANTONIO VOLPE. La cronologia è la seguente: sono uscito di casa credo intorno alle 12, forse le 13 o qualcosa del genere, e mi sono accorto subito di essere pedinato dalla Guardia di finanza, anche se in quel momento non sapevo che fosse la Guardia di finanza. Una macchina mi seguiva e io ho fatto un'ora di giri strani per vedere se continuava a seguirmi.
Poiché continuava a seguirmi, ad un certo punto mi sono rivolto ad una pattuglia dei Carabinieri dicendo che una macchina mi stava seguendo da più di un'ora.

GIAMPAOLO ZANCAN. Non per contraddirla, ma si sbaglia, quello è il giorno antecedente.

ANTONIO VOLPE. No, si sbaglia lei, è lo stesso giorno.

GIAMPAOLO ZANCAN. No, è lei a sbagliarsi, è il giorno antecedente. Comunque racconti pure.

ANTONIO VOLPE. C'è una querela da me presentata ai Carabinieri di Roma Trastevere nei confronti di questi signori sconosciuti, che poi si è scoperto appartenere alla Guardia di finanza...

GIAMPAOLO ZANCAN. Vengo allo specifico: quando lei si incontra con il signor Anello, che cosa succede?

ANTONIO VOLPE. Con il signor Anello mi sono incontrato dopo aver presentato questa denuncia alla stazione dei Carabinieri di Roma Trastevere, in un bar a piazza Cavour. Subito dopo.

GIAMPAOLO ZANCAN. Che ora era, più o meno, quando si trova al bar con il signor Anello?

ANTONIO VOLPE. Le 18 circa.

GIAMPAOLO ZANCAN. Viene con lei il signor Anello?

ANTONIO VOLPE. No, il signor Anello doveva sbrigare cose sue personali, mi ha scarrozzato con lui. Ho lasciato la macchina e mi ha portato dove doveva lasciare dei documenti della figlia o non so che cosa. Comunque siamo andati via insieme con la sua macchina a fare questi giri.

GIAMPAOLO ZANCAN. Al bar è arrivato anche il signor Anello?

ANTONIO VOLPE. Al bar, quale?

GIAMPAOLO ZANCAN. Il bar dove lei è stato fermato dalla Guardia di finanza.

ANTONIO VOLPE. Sì, sì, mi ha accompagnato con la sua macchina a completamento di questi giri. Ripeto, quello che è successo prima con la Guardia di finanza era esattamente lo stesso giorno. Non ho fatto niente altro che questo.

GIAMPAOLO ZANCAN. Quando l'onorevole Vito le diede questo incarico, riteneva le informazioni valide oppure no?

ANTONIO VOLPE. Lo chieda a lui.

GIAMPAOLO ZANCAN. Poiché il signor Volpe ha espresso un'opinione chiara sul punto, chiedo di passare in seduta segreta.

PRESIDENTE. Stante la richiesta testé avanzata, non essendovi obiezioni, dispongo la disattivazione dell'impianto audiovisivo a circuito chiuso.

(La Commissione procede in seduta segreta).


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PRESIDENTE. Riprendiamo i lavori in seduta pubblica. Dispongo la riattivazione dell'impianto audiovisivo a circuito chiuso.

GIAMPAOLO ZANCAN. La ringrazio, non ho altre domande.

PRESIDENTE. La parola al senatore Consolo.

GIUSEPPE CONSOLO. Signor Volpe, che attività svolge?

ANTONIO VOLPE. In questo momento sono un imprenditore, uomo d'affari, mi definisca come vuole.

GIUSEPPE CONSOLO. Si definisca lei.

ANTONIO VOLPE. Imprenditore.

GIUSEPPE CONSOLO. Ad una domanda del presidente di questa Commissione ha risposto di aver collaborato con l'onorevole Vairo...

ANTONIO VOLPE. Certamente.

GIUSEPPE CONSOLO. Impropriamente ha dichiarato che faceva parte della Giunta per le autorizzazioni a procedere, poi ha precisato che era un collaboratore: seguiva sempre l'onorevole Vairo in questa attività?

ANTONIO VOLPE. Sempre.

GIUSEPPE CONSOLO. Si è mai recato al Quirinale?

ANTONIO VOLPE. Sì.

GIUSEPPE CONSOLO. Non si preoccupi della rilevanza o meno delle domande, signor Volpe.

GIOVANNI KESSLER. Ci preoccupiamo noi!

MAURIZIO EUFEMI. Non ti preoccupare, Kessler!

ANTONIO VOLPE. Mi sono recato anche al Quirinale sia in compagnia dell'onorevole Vairo, sia convocato da solo.

GIUSEPPE CONSOLO. Convocato da chi?

ANTONIO VOLPE. Dal Segretario generale.

GIUSEPPE CONSOLO. Dal Segretario generale del Quirinale. Siamo in che anno più o meno?

ANTONIO VOLPE. Nel 1992...?

GIUSEPPE CONSOLO. Chi era il Presidente?

ANTONIO VOLPE. Era il Presidente Scalfaro (Commenti dell'onorevole Kessler).

GIUSEPPE CONSOLO. Chi era Presidente?

ANTONIO VOLPE. Scalfaro.

GIOVANNI KESSLER. Presidente Trantino...

PRESIDENTE. Tutte le domande che intendono accertare fatti non hanno mai avuto da me alcuna preclusione, altrimenti mi sarei posto in una condizione leonina, in quanto nessuno mai si è opposto ai quesiti da me formulati. Credo che eguale trattamento sia nelle cose.

GIUSEPPE CONSOLO. Signor presidente, pongo queste domande...

PRESIDENTE. Perché lo dice a me se nessuno si oppone? Abbiamo risolto il problema, per cui continui a porre le domande.

GIUSEPPE CONSOLO. Signor Volpe, lei ha dichiarato di avere collaborato con il sottosegretario Scalzini del Governo Dini.

ANTONIO VOLPE. Sissignore.


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GIUSEPPE CONSOLO. Nell'ambito di questo rapporto, ha svolto dei viaggi rilevanti, magari all'estero?

ANTONIO VOLPE. No, non per conto della Presidenza del Consiglio.

GIUSEPPE CONSOLO. Il presidente le ha posto una domanda, sulla scorta degli atti in possesso della Commissione, circa i suoi eventuali precedenti che poi lei ha detto non esserci stati. Con chi aveva rapporti al Ministero dell'interno intorno al 1998?

ANTONIO VOLPE. Riguardo alle lettere ricevute dal Ministero dell'interno? Io non avevo rapporti con nessuno in quel periodo al Ministero dell'interno. Avevo semplicemente fatto delle querele, anzi, nel caso specifico, degli esposti, perché avevo ricevuto precedentemente un divieto di detenzione d'armi firmato dal prefetto di Roma, per dei gravi pregiudizi che avrei subito precedentemente relativi ad armi, droga ed altro, cosa che non ho mai avuto e quindi, avendo il documento del prefetto di Roma, prima mi sono recato negli uffici della prefettura invocando, per la legge sulla trasparenza, di poter vedere la mia scheda. Non c'era niente e allora mi sono rivolto al ministro dell'interno, il quale, dopo avere esaminato la situazione ed avendo riscontrato che nel computer del Ministero dell'interno risultava questo...

GIUSEPPE CONSOLO. A chi si rivolgeva lei? A qualcuno in particolare?

ANTONIO VOLPE. Al ministro.

GIUSEPPE CONSOLO. Che vuol dire? Lei aveva rapporti con il ministro, oppure scriveva un suo legale? Faccia capire alla Commissione.

ANTONIO VOLPE. Io e il mio legale abbiamo scritto l'esposto al ministro dell'interno. Poi che si sia interessato il centro di elaborazione dati del Ministero o altri, non lo so.

PRESIDENTE. C'è anche un ricorso.

ANTONIO VOLPE. C'è un ricorso ufficiale ed anche un ricorso al TAR.

GIUSEPPE CONSOLO. Lei altrove ha dichiarato che aveva l'intendimento di consegnare all'onorevole Vito la copia di querele che lei aveva fatto. Mi toglie una curiosità? Lei querela in continuazione? Nelle sue risposte al presidente ho già sentito altre volte «Ho querelato»: perché?

ANTONIO VOLPE. Ho querelato tutti. Cosa posso fare? Sono un normale cittadino; non posso utilizzare alcun tipo di mezzo, né la stampa, né altro.

GIUSEPPE CONSOLO. Quindi si preoccupa della sua immagine?

ANTONIO VOLPE. Certo.

GIUSEPPE CONSOLO. Quello che le ha detto il presidente, vale anche per noi commissari: cose che possono sembrare ovvie lei le deve dire.

ANTONIO VOLPE. Ha ragione, scusi.

GIUSEPPE CONSOLO. Da quello che lei ha detto, lei ha svolto attività di carattere tecnico, politico, per personaggi politici dello schieramento del centro-sinistra e ne ha fatto i nomi. Ha svolto analoga attività per esponenti politici del centro-destra?

ANTONIO VOLPE. Mai.

GIUSEPPE CONSOLO. Lei viene dipinto - a noi commissari che non sappiamo queste cose - da un giornale come una sorta di «burattinaio» di un altro audito, Marini. Ha qualcosa da dire su questo? Vuole spiegare alla Commissione?

ANTONIO VOLPE. Io dai giornali sono stato dipinto in tutti i modi. Ormai devo fare degli appunti per riuscire a ricordare tutte le definizioni che mi hanno appioppato,


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che vanno dai servizi segreti, alla massoneria, chiaramente deviata, al burattinaio di turno, dopo aver fatto altri nomi precedentemente; ho sentito anche commissari presenti qui che hanno ripetuto le stesse accuse nei miei confronti in televisione, senza che io abbia la possibilità né di reagire né di dire effettivamente come stanno le cose.
Se fossi io il burattinaio di Marini, avrei dovuto almeno conoscerlo, per dargli le indicazioni; avrei dovuto incontrarlo più volte. Se qualcuno ha notizia di queste cose, lo dica, perché a me non risulta di averlo mai conosciuto; non l'ho mai neanche visto.

GIUSEPPE CONSOLO. Lei ha avuto qualche rapporto con organizzazioni legate alle Nazioni Unite?

ANTONIO VOLPE. Sì, certo.

GIUSEPPE CONSOLO. Con quali?

ANTONIO VOLPE. Sono stato con l'UIEC, l'Ufficio internazionale per l'educazione cattolica.

GIUSEPPE CONSOLO. Il fatto che lei abbia sempre collaborato con esponenti politici del centro-sinistra è per una sua fede politica o perché le circostanze l'hanno portata a questo?

PRESIDENTE. Senatore Consolo, la domanda è mal posta. Noi dobbiamo chiedergli con quali personalità istituzionali o politiche egli abbia collaborato.

MARCO MINNITI. Con quali personalità del centro-sinistra ha collaborato?

PRESIDENTE. Perché interviene per ripetere quello che ho detto io? Dobbiamo chiedere quali siano le personalità politiche con cui ha avuto contatti.

CARLO TAORMINA. Ha detto Napolitano... (Vivi commenti - Proteste).

PRESIDENTE. Scusate, la lingua italiana ha delle regole certe e la domanda posta è la seguente: con quali personalità politiche o con quali soggetti istituzionali lei ha avuto a che fare? (Commenti del senatore Lauria). Ce lo dirà lui. Come lo so io?

GIUSEPPE CONSOLO. Per il verbale, il nome del ministro Napolitano non è stato mai fatto: per correttezza queste cose bisogna dirle, perché le risposte mal poste o distorte lasciano un segno.

PRESIDENTE. La domanda del senatore Consolo è la seguente: quali persone lei ha contattato? Parlo di personalità di natura politica o istituzionale.

GIUSEPPE CONSOLO. Con quali ha collaborato?

PRESIDENTE. Il contatto è più semplice. Se poi diventa collaborazione, lo sapremo.

GIUSEPPE CONSOLO. Ha avuto rapporti.

ANTONIO VOLPE. Innanzitutto i rapporti che ho avuto con alcuni politici non sono mai stati di natura politica, ma sono stati di natura tecnica: mi hanno affidato degli incarichi che ho cercato di svolgere nel miglior modo possibile.

PRESIDENTE. Chi le ha affidato questi incarichi?

ANTONIO VOLPE. L'onorevole Vairo, quando era presidente della Giunta per le autorizzazioni a procedere, e Nicola Scalzini, quando era sottosegretario alla Presidenza del Consiglio, nel Governo Dini. Ma io non mi sono mai interessato di politica, non mi interessa, per me è un discorso tecnico.

PRESIDENTE. Perché, Scalzini è morto?


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ANTONIO VOLPE. No, l'onorevole Vairo è morto qualche anno fa.

GIUSEPPE CONSOLO. Vorrei capire una cosa: forse glielo hanno già chiesto, ma io non riesco a capire come spunti fuori il discorso della Finbroker. Me lo dica in parole povere: lei incontra l'onorevole Vito. Come esce fuori il discorso Finbroker?

ANTONIO VOLPE. Esce fuori dal documento che l'onorevole Vito aveva ricevuto.

GIUSEPPE CONSOLO. Era questo il senso del discorso della collaborazione: lei conosceva qualcuno alla Finbroker?

ANTONIO VOLPE. Conoscevo qualcuno che aveva fatto parte precedentemente della Finbroker.

GIUSEPPE CONSOLO. Ci può dire chi è questo qualcuno?

ANTONIO VOLPE. Il signor Pasquali.

GIUSEPPE CONSOLO. Che carica aveva ricoperto alla Finbroker?

ANTONIO VOLPE. Non lo so di preciso, però so che lavorava alla Finbroker.

GIUSEPPE CONSOLO. A San Marino?

ANTONIO VOLPE. A San Marino.

GIUSEPPE CONSOLO. Lei conosceva il signor Pasquali il quale lavorava alla Finbroker a San Marino.

ANTONIO VOLPE. Certo.

GIUSEPPE CONSOLO. L'onorevole Vito qui presente, saputo che lei conosceva qualcuno alla Finbroker, che cosa le ha detto?

ANTONIO VOLPE. Mi ha chiesto di verificare se effettivamente le operazioni potessero essere reali, oppure se potessero essere state inventate da qualcuno.

GIUSEPPE CONSOLO. Lei ha svolto qualche accertamento in questo senso?

ANTONIO VOLPE. Sì.

GIUSEPPE CONSOLO. Non ci dica che le carte sono sequestrate, perché le abbiamo viste anche noi.

ANTONIO VOLPE. Alcune delle cose riportate, non tutte, sono corrispondenti a realtà.

GIUSEPPE CONSOLO. Quindi, più o meno, che cosa venne fuori? Corrispondente a realtà è una tautologia. Che cosa riscontrò lei vicino a quei movimenti?

ANTONIO VOLPE. Se avete quel documento, posso ricordare. Non ho memoria visiva e adesso non riesco a ricordare l'elenco.

GIUSEPPE CONSOLO. Se il presidente le mostrasse il documento, lei dai suoi appunti potrebbe ricordare qualcosa?

ANTONIO VOLPE. Sì.

GIUSEPPE CONSOLO. Signor presidente, chiedo che ella mostri, tramite i suoi uffici, il documento.

PRESIDENTE. Per moralizzare la questione, poiché ho sentito un'espressione pesante, legittima se fosse risultata vera (evitiamo di buttare manciate di fango nei confronti delle persone), devo ricordare che c'è stata una distrazione vostra, in quanto l'unico rapporto che lui ha avuto col ministro dell'interno del tempo è stato un rapporto di contenzioso - tant'è vero che ha fatto un ricorso - e tutt'altro che di amicizia.

GIUSEPPE CONSOLO. È stato detto, presidente.


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ANTONIO VOLPE. Io non ho mai detto niente...

PRESIDENTE. I soggetti indicati nel documento in particolare, sono quelli che le sottopongo.

ANTONIO VOLPE. Ho qui l'elenco, ma non è il documento.

GIUSEPPE CONSOLO. Lo deve dire al presidente, agli uffici.

ANTONIO VOLPE. Questo è il mio interrogatorio presso i procuratori.

PRESIDENTE. Trattandosi del suo interrogatorio presso i procuratori, è opportuno procedere in seduta segreta. Non essendovi obiezioni, dispongo la disattivazione del circuito audiovisivo interno.

(La Commissione procede in seduta segreta).

PRESIDENTE. Riprendiamo la seduta pubblica. Dispongo la riattivazione del circuito audiovisivo interno.

MICHELE LAURIA. È stato tratto in arresto nel 1989 dalla polizia? Per quali reati?

ANTONIO VOLPE. Nel 1989 ero a Napoli e sono stato arrestato, fermato dalla polizia di Napoli. Subito dopo il primo contatto con il magistrato fu riconosciuto che si parlava forse di un omonimo, e che probabilmente non ero io l'interessato da quei reati.

MICHELE LAURIA. Si parlava di riciclaggio?

ANTONIO VOLPE. Si trattava del 416-bis e altri reati connessi. La cosa fu chiarita immediatamente; su questo fatto si fondava anche il dossier che presentò a suo tempo il povero Craxi, fornitogli da qualcuno e che chiaramente non ha portato a niente, perché niente io c'entravo con questo blitz che riguardava 70 persone - non soltanto me - cointeressate e coinvolte a vario titolo nell'inchiesta condotta dal tribunale di Lucca. Penso di essere stato uno dei pochi in Italia ad avere subito due volte un processo, perché nel 1993, dopo il dossier presentato dall'onorevole Bettino Craxi, qualcuno richiese...

MICHELE LAURIA. Brevemente.

ANTONIO VOLPE. È da lì che parte... (Commenti). Non mi può chiedere una cosa sulla quale sono già stati condannati (Commenti)...

PRESIDENTE. Scusate, credo che l'audito abbia il diritto, nel momento in cui è stata fatta una domanda, di spiegare che c'è stata un'omonimia e che, per quanto apprendiamo, è stato immediatamente scagionato.

ANTONIO VOLPE. Non soltanto, ma è stata fatta una sentenza in istruttoria con proscioglimento perché il fatto non sussiste. Se lei mi chiede solo questo, è come se io dicessi che lei è mafioso solo perché è siciliano, ma io non me lo sognerei mai di dirlo.

MICHELE LAURIA. Ma io non le sto dicendo... prendo per oro colato che è per omonimia che sia successo.

PRESIDENTE. Senatore Lauria, c'è stato il proscioglimento istruttorio, abbiamo appreso questo.

ANTONIO VOLPE. E sono stato giudicato una seconda volta.

MICHELE LAURIA. Comunque, la mia domanda era quella.
Un'altra domanda. Per caso è stato emesso nei suoi confronti, e se sì per quali motivi, un decreto di divieto di detenzione di armi?

ANTONIO VOLPE. L'ho spiegato prima.

PRESIDENTE. Non possiamo ripetere sempre le stesse cose.


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ANTONIO VOLPE. Va bene, io ripeto, non c'è problema, con tutto il rispetto per la domanda. È stato emesso questo decreto, nei confronti del quale ha opposto un ricorso al TAR e un ricorso al ministro dell'interno dell'epoca. Poi, io non avevo capito la questione su Napolitano... io non ricordo neanche...

PRESIDENTE. Lasci perdere i cognomi.

MICHELE LAURIA. Sono asciutto io ed è asciutto lei.

ANTONIO VOLPE. Perfetto. Era il ministro punto e basta, per me, poi chi fosse non mi interessava.

MICHELE LAURIA. Conosce un certo Pascucci?

ANTONIO VOLPE. Credo di averlo incontrato una o due volte. È un avvocato.

MICHELE LAURIA. Vittore Pascucci. Lo conosce?

ANTONIO VOLPE. Sì, è un avvocato, l'ho conosciuto sette, otto o dieci anni fa.

MICHELE LAURIA. Lei è responsabile dell'associazione Caschi bianchi?

ANTONIO VOLPE. Ne sono il presidente.

MICHELE LAURIA. E il proprietario dell'immobile chi è ?

ANTONIO VOLPE. Di quale immobile?

MICHELE LAURIA. Quello di circonvallazione Appia 101.

ANTONIO VOLPE. Una signora.

MICHELE LAURIA. Una signora. E questa signora è la titolare, ed ha rapporti...

ANTONIO VOLPE. Nessun rapporto, l'ho vista una sola volta.

MICHELE LAURIA. No, la signora ha qualche rapporto con Pascucci?

ANTONIO VOLPE. ...come fa, scusi?

MICHELE LAURIA. Io chiedo, se lei non lo sa, niente.

ANTONIO VOLPE. Assolutamente non so niente di tutto questo.

MICHELE LAURIA. Presso la sede dei Caschi bianchi c'è anche un ordine cavalleresco?

ANTONIO VOLPE. Non c'è un ordine cavalleresco, c'è la delegazione di Roma di un ordine cavalleresco, che è il Sovrano militare ordine della Corona di ferro, ordine che mi pare non abbia alcun problema. Io ne sono il delegato provinciale.

MICHELE LAURIA. È sufficiente questa risposta, per quello che mi serve. Nell'associazione Caschi bianchi c'è qualcuno che svolge attività politica? Si ricordi bene: qualcuno che ha qualche incarico politico.

ANTONIO VOLPE. Se parliamo di soci fondatori, assolutamente no. Se parliamo di persone che sono vicine alla fondazione o che lo sono state in precedenza, prima di tutti questi articoli che anche grazie a lei sono venuti sui giornali...

MICHELE LAURIA. Presidente, io non commento.

PRESIDENTE. Non è un'offesa, anzi, è una collaborazione alla verità. Se si offende per un grazie, si immagini se l'insulta che succederà!

MICHELE LAURIA. Presidente, noi due ci siamo capiti... Prego il teste di continuare.

ANTONIO VOLPE. In precedenza alcuni politici erano vicini alla fondazione.


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MICHELE LAURIA. Va bene, mi è sufficiente, perché poi posso avere anche...

ANTONIO VOLPE. Ma tra questi non c'era l'onorevole Vito, se intende questo (Commenti).

MICHELE LAURIA. No, no, non mi riferivo... Mi riferisco ad altri.

PRESIDENTE. Se mi consente, senatore Lauria, vorrei allentare la tensione: io non riesco ad immaginare, e sono un uomo di fantasia, l'onorevole Vito con il casco bianco: ce ne vuole, ecco.

MICHELE LAURIA. All'ordine cavalleresco sono iscritti militari, funzionari?

ANTONIO VOLPE. Sì, certo, moltissimi.

MICHELE LAURIA. Per me è sufficiente questa risposta. Ha messo mai in contatto Deiana, che lei dice di conoscere (lo ha scritto nero su bianco) con il Sismi? Deiana l'ha mai messo in contatto con il Sismi?

ANTONIO VOLPE. Nel 1989.

PRESIDENTE. Per la storia e per i nuovi colleghi, specifico che Deiana è un signore che ci ha degnato di molti memoriali che noi, forse per cattiva educazione, non abbiamo degnato di attenzione.

MICHELE LAURIA. Ha collegamenti databili a quest'anno, a gennaio o febbraio, con i servizi?

ANTONIO VOLPE. No.

MICHELE LAURIA. Allora perché pare che lei abbia affermato che, sollecitato dalla Commissione e dai servizi, a gennaio, aveva bisogno di alcuni chiarimenti parlando con Romanazzi?

ANTONIO VOLPE. Prego? Io avrei affermato che avrei ricevuto queste sollecitazioni dai servizi...?

PRESIDENTE. Deve citare la fonte, senatore Lauria.

ANTONIO VOLPE. Mi deve dire chi l'ha detto.

MICHELE LAURIA. Romanazzi sostiene questo.

ANTONIO VOLPE. Romanazzi ha detto tante di quelle stupidaggini.

MICHELE LAURIA. Va bene, lei sostiene che Romanazzi dice il falso.

ANTONIO VOLPE. Ecco, Romanazzi dice il falso.

MICHELE LAURIA. Lei attribuisce questo. Lei ha conosciuto mai Francesco Pazienza?

ANTONIO VOLPE. Una sola volta, io entravo nello studio dell'avvocato De Gori e Francesco Pazienza stava uscendo. Non ho mai avuto alcun rapporto con lui.

PRESIDENTE. Ricordo ai nuovi colleghi che l'avvocato De Gori è venuto in quest'aula il 7 maggio. La sua presenza si è consumata nello spazio di pochi minuti, dopodiché non ha avuto seguito alcuno tutta la sua versione che voi conoscete.

MICHELE LAURIA. Presidente, per me sono sufficienti le risposte che ho avuto.

PRESIDENTE. Do la parola al senatore Calderoli. Motus in fine velocior, dicevano gli antichi.

ROBERTO CALDEROLI. Obbedisco. Presidente, chiedo l'acquisizione delle registrazioni dell'interrogatorio di Torino, viste le incongruenze che sono emerse tra la versione scritta e quella che riferisce oralmente l'audito.
Lei dice di aver svolto funzioni di consulenza e di collaborazione in passato. Il suo titolo di studio qual è?


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ANTONIO VOLPE. Io in Italia ho terminato il liceo classico. Poi, avendo viaggiato molto, mi sono laureato a Parigi e poi in Canada, ma realmente in una sede staccata del National College del Canada a New York, quando stavo in quel posto per le Nazioni unite, due volte.

PRESIDENTE. Sì, ma il senatore ha chiesto in quale disciplina.

ANTONIO VOLPE. Scienze economiche e commerciali, e scienza delle finanze a Parigi, perché all'epoca questo corso di laurea in Italia non c'era.

ROBERTO CALDEROLI. A domanda precedente ha risposto che svolge la professione di imprenditore. Imprenditore in che cosa?

ANTONIO VOLPE. Ultimamente, negli ultimi anni, in Malesia, nel settore delle fibre ottiche, dove ho avuto delle vicende molto importanti. Avevo già ottenuto anche i finanziamenti con regolare contratto, che oltretutto è in possesso della procura di Torino, che sono saltati grazie a questo «macello» che è successo. Anche questi sono danni che poi si vedranno.

ROBERTO CALDEROLI. Non so se sia la medesima cosa, ma lei prima ha parlato del dossier di Craxi. All'inizio del 1993, Craxi scrisse una lettera al Presidente della Camera Napolitano, in cui l'accusava, fra l'altro, di assegni a vuoto e di associazione mafiosa.

ANTONIO VOLPE. Di assegni a vuoto non mi ricordo. Ma di associazione mafiosa e altre cose sì, perché era esattamente la stessa... Per questo mi sono un po' irritato alla domanda del senatore Lauria, perché era esattamente il dossier relativo ad un insieme di informative mai su carta intestata, ma fatte da qualcuno, dai soliti ignoti. È il fatto specifico del 1989 che mi vedeva coinvolto insieme ad altre 69-70 persone, ma che fu chiarito immediatamente, senza alcun risvolto giudiziario conseguente, anzi con assoluzione in istruttoria. Stavo dicendo prima al senatore che, dopo la lettera presentata dall'onorevole Bettino Craxi, qualcuno ha ritenuto opportuno richiedere la riapertura del processo del 1989 (dove già era stato dato un giudizio con una sentenza divenuta definitiva) e nonostante questo nel 1995, a mia completa insaputa, senza che mi fosse comunicato niente, è stata riammessa una nuova sentenza che diceva che non poteva giudicare un reato già giudicato in base all'articolo 649 del codice di procedura penale (l'ho scritto, altrimenti non l'avrei mai ricordato) perché era già stato giudicato con sentenza definitiva.

ROBERTO CALDEROLI. Nell'ottobre del 1993 ha presentato querela nei confronti di Craxi. Che esito ha avuto?

ANTONIO VOLPE. Quella querela non si è mai saputo che fine ha fatto. Comunque, ho presentato querela nei confronti dell'onorevole Craxi ben sapendo che lui non aveva responsabilità dirette nella lettera che aveva scritto, perché gli avevano consegnato un dossier, più o meno come è stato fatto dalla stampa, o da alcuni forse, diciamo, abbastanza vicini a questa Commissione, sul mio conto, dicendo delle cose false. Lui aveva creduto ad un dossier che gli avevano portato. Niente più di questo, io avevo una grande stima per l'onorevole Craxi a suo tempo.

PRESIDENTE. Dottor Volpe, scusi: vicini a quale Commissione?

ANTONIO VOLPE. Telekom-Serbia. Lei avrà letto sicuramente, signor presidente, tutto quello che è stato scritto sul mio conto.

PRESIDENTE. Sa, io sono in silenzio sabbatico, che forse interromperò presto, e comunque non leggo più.

ANTONIO VOLPE. Va bene, allora chiudo il discorso. Purtroppo, l'unico sistema per informarmi su quello che sono


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e sulla mia salute è leggere i giornali, come dice il Papa, perché ogni giorno sono un mostro diverso (Commenti).

ROBERTO CALDEROLI. Conosceva personalmente l'onorevole Craxi?

ANTONIO VOLPE. No. Un momento: «personalmente» significa se avevo rapporti con lui? Rapporti no, conosciuto personalmente sì, alla Camera.

ROBERTO CALDEROLI. Per quale motivo, ovviamente a parer suo, l'onorevole Craxi avrebbe presentato un documento calunnioso nei suoi confronti, tra l'altro trasmettendolo al Presidente della Camera?

ANTONIO VOLPE. Perché in quel periodo io avevo una relazione piuttosto continua, costante, con il presidente della Giunta per le autorizzazioni a procedere. Presentando questo tipo di dossier nei miei confronti, se fosse stato vero quello che c'era scritto, chiaramente ne avrebbe subito, come immagine, anche il presidente della Giunta.

PRESIDENTE. Una relazione di lavoro?

ANTONIO VOLPE. Certamente.

PRESIDENTE. Sa, con i tempi che corrono...

ANTONIO VOLPE. Certo, sì, relazione di lavoro.

ROBERTO CALDEROLI. Il senatore Lauria le ha chiesto se ai Caschi bianchi erano iscritti uomini politici.

ANTONIO VOLPE. Non sono mai stati iscritti uomini politici, sono stati vicini alla commissione quando abbiamo fatto delle manifestazioni, per esempio quando abbiamo organizzato una manifestazione internazionale in Malesia, oppure quando abbiamo fatto un convegno sugli handicappati, in particolare sugli Handicap di guerra, in Albania.

ROBERTO CALDEROLI. Venivano invitati o venivano spontaneamente?

ANTONIO VOLPE. Venivano invitati, alcuni accettavano altri no. Per la questione della Malesia, in quel periodo c'era al Governo... comunque sottosegretario per la difesa era l'onorevole... l'ex calciatore... (Commenti). Sì, Rivera, che era stato invitato. Aveva accettato, ma poi ad un certo punto ha detto che non poteva venire più, perché forse si erano accorti che c'era qualcosa che non andava nella linea politica di quel Governo.

ROBERTO CALDEROLI. Le spiace spiegare, perché non ho capito?

ANTONIO VOLPE. I nobili principi con cui noi organizzavamo delle manifestazioni venivano recepiti da molti. Poi, siccome il sottoscritto non si è mai iscritto né a sinistra né a destra, da nessuna parte, però ha le sue idee, io ho le mie idee...

MARCO MINNITI. Forse si è iscritto da qualche altra parte.

PRESIDENTE. Continui, la prego, non raccolga.

ROBERTO CALDEROLI. Le è stato chiesto da parte di qualcuno di associarsi o iscriversi a forze politiche o similari?

ANTONIO VOLPE. No, non mi è mai stato richiesto da nessuno.

ROBERTO CALDEROLI. Siccome ha detto che non ha mai accettato, questo presupponeva che le fosse stato offerto.

ANTONIO VOLPE. No, io non sapevo che, nel 1994, effettivamente, qualcuno, ma non di politici bensì di elettori, quindi raggruppamenti di elettori di un certo collegio, mi avevano proposto quale candidato alla Camera, ma io non lo sapevo.


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In seguito a questo, di punto in bianco, qualche settimana prima che si andasse a firmare l'accettazione di candidatura dal notaio, vennero fuori due servizi giornalistici su RAI due, per i quali dovrebbe esserci sentenza in questi giorni, in questo mese.

ROBERTO CALDEROLI. Cosa si diceva in questi servizi?

ANTONIO VOLPE. Si parlava di massoneria deviata e di servizi deviati. In quello sui servizi deviati, sulla scorta di una dichiarazione del figlio di Giovanni Malpica, che non capisco cosa c'entrasse con la cosa; però era lo spunto per poter dire che io avevo gestito 5 mila miliardi del Sisde, eccetera: cose incredibili, tanto che io scrissi chiedendo dove si trovavano, perché magari sarei andato a prenderli. L'altro, invece, sulla massoneria deviata.

ROBERTO CALDEROLI. Che rapporto c'è tra una candidatura popolare e i servizi di RAI due?

ACCURSIO MONTALBANO. In che collegio era questa candidatura?

ANTONIO VOLPE. Sezze e Latina, anzi Sezze e Aprilia.

ACCURSIO MONTALBANO. Per chi?

ANTONIO VOLPE. Per la Casa delle libertà, ma non ero stato io a chiedere niente, mi avevano detto...

ROBERTO CALDEROLI. Come ha avuto modo di sapere di questa iniziativa spontanea e popolare che avrebbe portato...?

ANTONIO VOLPE. Perché mi e stato detto successivamente.

ROBERTO CALDEROLI. Da chi?

ANTONIO VOLPE. Dalle persone che avevano cercato di candidarmi, quali capi elettori di quella zona.

ROBERTO CALDEROLI. Quante erano le persone che le hanno comunicato questo fatto?

ANTONIO VOLPE. Rappresentavano sicuramente un buon numero. Io in quel momento ero residente ad Aprilia.

PRESIDENTE. È una proposta di candidatura.

ANTONIO VOLPE. È una proposta, sì, ma non ne sapevo niente. Però, stranamente, vennero fuori questi due servizi televisivi.

ROBERTO CALDEROLI. Per me basta, presidente.

PRESIDENTE. Ricordo che, per l'accordo raggiunto in sede di ufficio di presidenza, i capigruppo hanno la precedenza. Do pertanto la parola all'onorevole Russo Spena.

GIOVANNI RUSSO SPENA. Vorrei tornare, dottor Volpe, su alcune domande che probabilmente sono già state rivolte, anche se molto brevemente. Le chiedo uno sforzo di memoria, di essere un po' più preciso, perché credo che la Commissione debba essere edotta sulle persone che vengono audite, sul loro percorso.
Si è parlato prima del gruppo dei White Helmets Europe, dei Caschi bianchi, ma è quello il nome originale del gruppo.

ANTONIO VOLPE. Sì, è questo.

GIOVANNI RUSSO SPENA. Siccome lei non ci ha precisato se politici o militari o persone comunque note all'opinione pubblica facessero parte di questo gruppo, le chiedo di rispondermi soltanto con un sì o con un no (perché possono anche essere informazioni errate). Dei White Helmets Europe sa se faceva parte Marco Affatigato?

ANTONIO VOLPE. No.


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GIOVANNI RUSSO SPENA. Loris Facchinetti?

ANTONIO VOLPE. Loris Facchinetti sì.

GIOVANNI RUSSO SPENA. Stefano Delle Chiaie?

ANTONIO VOLPE. No, mai conosciuto.

GIOVANNI RUSSO SPENA. Seconda domanda. Lei ha detto di aver appena conosciuto, molto superficialmente (mi pare che abbia detto una sola volta) Francesco Pazienza.

ANTONIO VOLPE. Sì, solo presentato dall'avvocato De Gori, che è venuto anche qui...

GIOVANNI RUSSO SPENA. Ho sentito la sua risposta. Anche se abbiamo agli atti di alcune inchieste una dichiarazione - che, peraltro, da napoletano io ritengo un po' razzista - di Francesco Pazienza che dice: «Conosco Volpe, è un napoletano in odore di camorra, truffatore e pluriarrestato».

ANTONIO VOLPE. Forse sta parlando di qualcun altro.

GIOVANNI RUSSO SPENA. Ha sbagliato persona?

ANTONIO VOLPE. Ha sbagliato persona.

GIOVANNI RUSSO SPENA. La terza domanda, altrettanto breve, riguarda la carta intestata dello IOR, la banca vaticana, la «cassaforte» vaticana, come viene chiamata. Lei ci sa dire come mai è su carta intestata dello IOR l'ormai famoso prospetto finanziario con le presunte tangenti Telecom per i versamenti su conti sammarinesi che era in suo possesso e che, poi, è stato ritrovato nello studio di Fabrizio Paoletti?

ANTONIO VOLPE. Non è mai stato in mio possesso questo documento. Era in possesso di Romanazzi.

GIOVANNI RUSSO SPENA. Ma lei lo conosce questo documento?

ANTONIO VOLPE. L'ho visto perché me lo ha fatto vedere Romanazzi.

GIOVANNI RUSSO SPENA. Ed era su carta intestata dello IOR?

ANTONIO VOLPE. No, infatti...

GIOVANNI RUSSO SPENA. Lei ha mai avuto contatti con lo IOR, con alcune persone che gestivano la cassaforte vaticana?

ANTONIO VOLPE. No, mai.

GIOVANNI RUSSO SPENA. Con gesuiti?

ANTONIO VOLPE. Con i gesuiti sì.

GIOVANNI RUSSO SPENA. Gesuiti interni alla gestione?

ANTONIO VOLPE. No, no, mai.

GIOVANNI RUSSO SPENA. Quindi è una informazione su cui lei non ci può dire nulla di più preciso.

ANTONIO VOLPE. Non vi posso dire niente di più di quello che già ho detto, perché io ho visto...

GIOVANNI RUSSO SPENA. Lei ha visto che era su carta intestata IOR?

ANTONIO VOLPE. Sì, c'era scritto...

GIOVANNI RUSSO SPENA. È una carta molto conosciuta.

ANTONIO VOLPE. No, no, non era una carta intestata dello IOR, era una carta


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dove c'era una intestazione sicuramente dello IOR, ma non so se era quella originale...

GIOVANNI RUSSO SPENA. Quindi, era carta intestata IOR. Non voglio essere pedante...

ANTONIO VOLPE. Posso rispondere precisamente?

GIOVANNI RUSSO SPENA. Mi stia a sentire: non voglio essere pedante, ma voglio aiutare la sua memoria in un punto importante.

ANTONIO VOLPE. Grazie. C'era scritto IOR.

GIOVANNI RUSSO SPENA. Era IOR. Quindi carta intestata IOR.

ANTONIO VOLPE. Così risultava dalla visione del documento.

GIOVANNI RUSSO SPENA. Quindi, carta intestata IOR.

ANTONIO VOLPE. Sì, certo.

GIOVANNI RUSSO SPENA. Quarto punto. Siccome all'inizio è sorta una discussione (può darsi che le mie informazioni siano errate) sulle sue vicende processuali, le chiedo se per caso sia indagato all'interno dell'inchiesta sulla cosiddetta massoneria deviata, condotta dal PM della procura di Napoli Antonio D'Amato e dal dottor Arcibaldo Miller.

ANTONIO VOLPE. Io non ho mai, mai avuto nessun avviso di garanzia riguardo a questo.

GIOVANNI RUSSO SPENA. Ma è all'interno di questa istruttoria o no?

ANTONIO VOLPE. Mi hanno... Io l'ho appreso un po' dalla stampa, un po' da... Io ho conosciuto un tale Salvatore Spinello.

GIOVANNI RUSSO SPENA. Sì, infatti.

ANTONIO VOLPE. Che nessuno mi ha chiesto se avessi conosciuto. Bene, l'ho conosciuto 15 o 16 anni fa.

GIOVANNI RUSSO SPENA. Credo che Spinello sia uno degli imputati principali di questa inchiesta.

ANTONIO VOLPE. L'ho appreso, ripeto, dalla stampa. Però niente più di questo.

GIOVANNI RUSSO SPENA. Vedo che con uno sforzo di memoria abbiamo fatto qualche passo avanti. La ringrazio.

PRESIDENTE. La parola all'onorevole Kessler.

GIOVANNI KESSLER. Signor Volpe, lei è mai stato iscritto alla massoneria o a qualche ramo della massoneria?

ANTONIO VOLPE. Allora: io non ho mai avuto una tessera di massoneria. L'unica cosa che mi risulta è che sono nell'elenco delle persone che incontravano questo signor Salvatore Spinello, perché lui metteva nell'elenco tutti. Ma io la tessera della massoneria non l'ho mai avuta. Se anche a qualcuno di voi fosse capitato di incontrare il signor Nicola Spinello... cioè, non Nicola, che non ho mai conosciuto, ma il papà, Salvatore Spinello, sicuramente sarebbe stato in quell'elenco di persone.

PRESIDENTE. Per disciplinare gli interventi, ribadisco che alle 17,25 dovremo concludere i nostri lavori, senza andare oltre perché così mi è stato chiesto da un collega che dovrà prendere parte ai lavori di altra Commissione. In quel momento faremo poi il punto della situazione.

GIOVANNI KESSLER. Le risulta, signor Volpe, che Salvatore Spinello sia stato arrestato dall'autorità giudiziaria di Napoli?


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ANTONIO VOLPE. No.

GIOVANNI KESSLER. Dalla DDA di Napoli?

ANTONIO VOLPE. No.

GIOVANNI KESSLER. Non lo sa?

ANTONIO VOLPE. Non lo so.

GIOVANNI KESSLER. Non sa sia stato indagato dalla procura di Napoli?

ANTONIO VOLPE. Io?

GIOVANNI KESSLER. No, Salvatore Spinello.

ANTONIO VOLPE. Sì, l'ho appreso dai giornali. Ma, ripeto, sono notizie giornalistiche.

GIOVANNI KESSLER. Solo dai giornali l'ha saputo?

ANTONIO VOLPE. Solo dai giornali.

GIOVANNI KESSLER. Non da lui.

ANTONIO VOLPE. No. Anche perché con questo signor Salvatore Spinello credo di non avere rapporti da circa 16-17 anni, di nessun genere.

GIOVANNI KESSLER. E lei, che lei sappia, è stato indagato dall'autorità giudiziaria di Napoli, dalla DDA di Napoli? Si può anche essere indagati senza ricevere avvisi di garanzia.

ANTONIO VOLPE. Potrebbe essere. Io ho fatto un certificato, a cui adesso si può avere accesso personalmente (ognuno di noi lo può fare), che dà l'elenco delle indagini in corso... cioè delle iscrizioni nel registro degli indagati vigenti al momento. In questo elenco, questa situazione non c'era.

GIOVANNI KESSLER. A chi l'ha chiesto questo elenco?

ANTONIO VOLPE. Alla procura di Roma.

GIOVANNI KESSLER. Però l'elenco vale solo per Roma, evidentemente.

ANTONIO VOLPE. Non credo, credo che sia generale. No?

GIOVANNI KESSLER. Non esiste.

ANTONIO VOLPE. Allora, uno dovrebbe chiedere in tutte le procure d'Italia?

GIOVANNI KESSLER. Sì, dove pensa di poter essere indagato o di poter aver fatto qualcosa.

ANTONIO VOLPE. Va bene.

GIOVANNI KESSLER. Purtroppo funziona così.

ANTONIO VOLPE. Allora io le dico che nell'elenco che mi ha rilasciato la procura di Roma...

GIOVANNI KESSLER. Quando le ha rilasciato questa risposta la procura di Roma? In che anno?

ANTONIO VOLPE. Adesso, tre o quattro mesi fa.

GIOVANNI KESSLER. All'inizio della sua dichiarazione odierna, rispondendo al presidente, lei ha detto che era arrivato un avviso di garanzia a suo dire generico.

ANTONIO VOLPE. Sì.

GIOVANNI KESSLER. Da parte di chi?

ANTONIO VOLPE. Da parte della procura di Roma, procuratore Polino.

GIOVANNI KESSLER. Quando?

ANTONIO VOLPE. Mi è arrivato... Sono venuti a farmi un'ennesima perquisizione a casa, qualche giorno fa, e mi


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hanno consegnato l'avviso di garanzia. Ma è un avviso di garanzia dove non c'è niente.

PRESIDENTE. Questo lei lo ha detto.

GIOVANNI KESSLER. Allora è da ritenere che lei sia indagato da Roma, evidentemente.

ANTONIO VOLPE. Sì, certamente. Questo l'ho detto.

GIOVANNI KESSLER. Sì, ma siccome ci ha detto che ha fatto quella richiesta e a Roma le hanno detto che non c'era nulla, evidentemente...

ANTONIO VOLPE. Non ho detto che non c'era nulla. Ho detto che non risultava quel tipo di indagine della procura di Napoli.

PRESIDENTE. È spiegabile, perché tre mesi fa poteva non esserci nulla.

GIOVANNI KESSLER. Certo, certo.

ANTONIO VOLPE. Mentre, invece, questo c'era. C'era un'indagine della procura di Roma.

GIOVANNI KESSLER. Si ricorda i reati indicati, per quanto genericamente? Intendo dire: reati contro la persona, terrorismo o altro.

ANTONIO VOLPE. No, no. C'era, mi pare, il 416... l'avrei potuto portare, non ci ho pensato. Pensavo fosse un documento che voi avevate.

GIOVANNI KESSLER. Voglio dire che se uno riceve un'informazione, per quanto generica, ed è indagato...

ANTONIO VOLPE. Il reato dovrebbe essere, da quello che mi è stato spiegato, solo in base all'articolo riportato: introduzione di titolo falso in Italia. Siccome io non l'ho mai fatto, non credo di dover rispondere di cose di questo genere, che mai sono da me state fatte. Per questo per me non c'era nessun problema anche a dare testimonianza.

PRESIDENTE. Onorevole Fanfani, ha visto che ho colto nel segno? Perché questa introduzione di titolo falso riguarda i titoli di cui ci stiamo occupando, quindi c'è un'interconnessione probatoria.

GIOVANNI KESSLER. Mi piacerebbe saperlo se sono i titoli di cui ci stiamo occupando.

ANTONIO VOLPE. Me lo dovreste dire voi, perché io non lo so.

PRESIDENTE. Per le poche cose che leggo, ho appreso la notizia dalla stampa.

GIOVANNI KESSLER. Vediamo di avere anche noi queste notizie, magari da lei. Lei ha capito, per quanto l'indicazione da parte della magistratura sia stata succinta, di essere indagato, il che non vuol dire certamente colpevole, ma di essere indagato dalla magistratura di Roma, che per questo motivo, se ho ben capito le sue parole, l'ha anche fatta perquisire...

ANTONIO VOLPE. Come no!

GIOVANNI KESSLER. E non è la perquisizione di cui abbiamo parlato prima, da parte di Torino.

ANTONIO VOLPE. No! Negli ultimi tre o quattro mesi io ho perso il conto delle perquisizioni che mi hanno fatto.

GIOVANNI KESSLER. Dunque, lei è sottoposto ad indagine da parte della procura di Roma ed stato perquisito...

PRESIDENTE. Mi scusi, onorevole Kessler: possiamo concentrare la domanda sul tema «titolo»? Forse, questo aiuterebbe di più.

GIOVANNI KESSLER. Va bene. Lei è sottoposto ad indagine per un titolo...


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ANTONIO VOLPE. Uno o più titoli.

GIOVANNI KESSLER. Uno o più titoli, genericamente. Titoli falsi che sarebbero stati introdotti in Italia, questo secondo l'ipotesi di accusa. Lei ha capito o, perlomeno, a posteriori ha cercato di attivarsi per capire di cosa si tratti? Si tratta di banconote false?

ANTONIO VOLPE. No, mai. Niente di tutto questo, ci mancherebbe.

GIOVANNI KESSLER. E allora? Ce lo dica.

ANTONIO VOLPE. Dalla data, il 1997... Questa indagine è venuta fuori...

GIOVANNI KESSLER. Sarebbe, tanto per capirci tutti, la data dell'ipotetico commesso reato indicato su quell'avviso?

ANTONIO VOLPE. Esattamente.

GIOVANNI KESSLER. Ed è quella del 1997?

ANTONIO VOLPE. Da 1997 al 2001, quindi uno spazio molto ampio di tempo.

GIOVANNI KESSLER. Così c'era scritto: dal 1997 al 2001.

ANTONIO VOLPE. Però nel 1997 gli unici titoli che sono pervenuti in Italia e per i quali aveva la firma l'avvocato Paoletti sulla banca non erano certamente miei, perché non avevo questo tipo di possibilità e di disponibilità, ma erano pervenuti in Italia da banca a banca, presso la BNL, la Banca nazionale del lavoro, e di questo voi avete documentazione, perché credo che l'avvocato De Gori abbia lasciato proprio questo tipo di documentazione. Purtroppo, tanta documentazione che è arrivata non l'avete neanche letta, probabilmente, da quello che ho capito. Chiedo scusa, ma penso che potrebbe anche essere sbagliato un comportamento del genere, perché forse questo potrebbe far capire tante altre situazioni.

GIOVANNI KESSLER. Abbiamo qua lei, ce lo faccia capire lei.

ANTONIO VOLPE. Lo sto facendo.

GIOVANNI KESSLER. Alla domanda che le ho rivolto, innanzitutto lei mi ha detto «Paoletti». Io le ho chiesto, dato che è sottoposto ad indagine da parte della procura di Roma, la quale ipotizza che lei possa avere introdotto o contribuito ad introdurre in Italia dei titoli falsi, se ha capito quali possano essere.

ANTONIO VOLPE. Questi che sono pervenuti presso la BNL.

GIOVANNI KESSLER. Cioè, che titoli sono?

ANTONIO VOLPE. Sono dei titoli russi.

GIOVANNI KESSLER. Titoli di che genere?

ANTONIO VOLPE. Non li ho mai visti. Sono dei titoli che sono pervenuti da banca a banca e sui quali potete chiedere tutte le notizie del caso all'avvocato Paoletti o al signor Roland Straub, che era il titolare del conto. Io non c'entro niente, è questo il problema. Però dal 1997 l'unica cosa che successe è questa.

PRESIDENTE. Colleghi, non vi arrovellate per questo, perché noi abbiamo in archivio la documentazione lasciata dall'avvocato De Gori, che abbiamo qui sentito per un breve momento. Ciò dimostra ancora una volta quanto questa Commissione sia stata risparmiata da eventuali tentativi di infezione: difatti questi titoli non sono mai stati contestati a nessuno. Continuiamo.

GIOVANNI KESSLER. Che lei sappia, vi sono state sul suo conto altre indagini per reati simili, a prescindere dal fatto che sia vero o meno che lei li abbia commessi?

ANTONIO VOLPE. Guardi, le posso dire una cosa: da quando ho collaborato


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presso la Giunta per le autorizzazioni a procedere è successo di tutto sul mio conto. Va bene? Saranno state aperte, probabilmente, dieci, venti, cento indagini, non so. Le assicuro che, ad un certo punto, sui registri del Ministero dell'interno c'era di tutto; c'erano pagine intere sopra di me ed io non ne sono mai stato a conoscenza. E continuo a ripeterlo anche qui. E poi...

PRESIDENTE. Cerchi di essere più asciutto. Ha risposto. Continuiamo.

GIOVANNI KESSLER. Sì, ha risposto, per quanto mi riguarda.
Ha conosciuto un tal dottor Riccardo Fusari, funzionario della Banca monegasca di gestione?

ANTONIO VOLPE. Certamente, ho conosciuto il dottor Riccardo Fusari.

GIOVANNI KESSLER. Cosa avete fatto insieme? Vi è un'indagine in cui sia lei sia il dottor Fusari siete coinvolti?

ANTONIO VOLPE. No, non mi risulta. Io conosco il dottor Fusari e se vuole fare qualche domanda su di lui le dico per quale motivo...

PRESIDENTE. Questo non è un telequiz! Non ci interessa il dottor Fusari. Se ha qualche interesse, onorevole Kessler, glielo chieda.

GIOVANNI KESSLER. Non è stato perquisito dalla Guardia di finanza proprio in relazione ad attività effettuate dal Banco monegasco o che hanno a che fare con il Banco monegasco di gestione?

ANTONIO VOLPE. No.

GIOVANNI KESSLER. Non c'entra nulla?

ANTONIO VOLPE. No, assolutamente. Io so soltanto che la Guardia di finanza di Roma, e per questo ho fatto un'ulteriore querela... Qualcuno prima mi chiedeva quante querele ho presentato. Sono tante ed ho querelato anche quattro sottufficiali e un ufficiale della Guardia di finanza, perché in quella occasione, chiamando il dottor Fusari...

GIOVANNI KESSLER. Quale occasione?

ANTONIO VOLPE. Ad aprile o a marzo. Chiamando il dottor Fusari per chiedergli che tipo di rapporti avesse con me...

GIOVANNI KESSLER. Che problema c'era?

ANTONIO VOLPE. Il problema credo sia sempre questo dal 1997 al 2001, questa storia che poi è uscita fuori più ufficialmente forse perché doveva per forza essere così, forse per i tempi. Io non capisco molto, perché non sono avvocato, ma mi pare che siano passati quasi sei mesi dal momento dell'iscrizione nel registro degli indagati: qualcosa dovevano pur fare. Comunque sia, il dottor Fusari fu chiamato dalla Guardia di finanza e nel corso di un interrogatorio...

GIOVANNI KESSLER. Quando, pressappoco?

ANTONIO VOLPE. Ho la copia della querela che ho presentato, ma... È stato chiamato ad aprile di quest'anno; anzi, in aprile ho presentato la querela, quindi un mese prima.

GIOVANNI KESSLER. Il 17 marzo può essere?

ANTONIO VOLPE. Perfetto, sì. Può essere senz'altro. Quindi, il 17 marzo è stato chiamato dalla Guardia di finanza e nel corso di un interrogatorio, che verteva soltanto su chi sono io...

GIOVANNI KESSLER. Cioè, per il verbale, su chi è Antonio Volpe?

ANTONIO VOLPE. Su chi è Antonio Volpe, certamente, gli è stato chiesto e


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detto più volte che aveva a che fare con un delinquente, con una persona che aveva avuto dei grossissimi problemi, che era stata arrestata in Malesia... In Malesia, grazie a Dio, non solo non sono mai stato arrestato, ma ho rapporti con il Primo ministro, ed anche molto buoni: per questioni di lavoro, in quanto mi hanno rilasciato delle licenze. Certamente non sono mai stato arrestato.

GIOVANNI RUSSO SPENA. Non necessariamente avere rapporti con il Primo ministro è sempre un fatto...

ANTONIO VOLPE. Certo, certo. Ma in questo caso, insomma... E gli sono state dette tutte queste cose.

GIOVANNI KESSLER. Dunque, i finanzieri interrogando su di lei Fusari non l'hanno dipinta - lei dice - in maniera molto positiva. Ma allora, che cosa ha fatto lei...

ANTONIO VOLPE. Ho querelato i finanzieri.

GIOVANNI KESSLER. Questo lo abbiamo capito. Le stavo domandando cosa ha fatto lei con questo dottor Riccardo Fusari, tanto da attirare l'attenzione della Guardia di finanza.

ANTONIO VOLPE. Niente, assolutamente. Io ho chiesto, a suo tempo...

GIOVANNI KESSLER. Prima...

ANTONIO VOLPE. Mi fu presentato per vedere di trovare una possibilità di finanziamento sul progetto delle fibre ottiche in Malesia. Punto e basta. Assolutamente nient'altro.

GIOVANNI KESSLER. A questo proposito, ci sono titoli, emissioni di titoli?

ANTONIO VOLPE. No.

GIOVANNI KESSLER. Finanziamenti?

ANTONIO VOLPE. Tutto quello che una banca può fare. Per quale motivo mi rivolgo a una banca? Se no andrei per strada.

GIOVANNI KESSLER. Allora ci dica che tipo di operazioni ha fatto questa banca di Monaco.

ANTONIO VOLPE. Nessuna, nessuna. Doveva, forse, intervenire finanziariamente nel progetto delle fibre ottiche; chiaramente, dopo quell'interrogatorio fatto in quel modo e con quelle affermazioni fatte da ufficiali di polizia giudiziaria, mai più la banca si sarebbe messa a fare nessun tipo di operazione con un delinquente.

GIOVANNI KESSLER. Lei sa che tipo di operazione avrebbe fatto quella banca o il dottor Fusari a favore di questo finanziamento...?

ANTONIO VOLPE. A me interessava il finanziamento del progetto.

GIOVANNI KESSLER. Ma c'era un progetto di finanziamento? Si sapeva in che modo?

ANTONIO VOLPE. Certo. Poteva essere fatto da una persona che mi aveva presentato, appunto il dottor Fusari, che a sua volta era collegato ad una finanziaria. Un finanziamento contro la garanzia del 100 per cento delle azioni della società malese. Io avrei dovuto dare il 100 per cento di azioni della società malese in garanzia e mi avrebbero erogato un finanziamento che avrei restituito in 15 anni. C'è un regolare contratto per questo.

PRESIDENTE. Va bene così.

GIOVANNI KESSLER. Se non sbaglio, lei ha detto di conoscere l'onorevole Vito da molto tempo, di averlo conosciuto tanto tempo fa.

ANTONIO VOLPE. L'ho conosciuto alla Camera, quando ero...


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GIOVANNI KESSLER. Va bene, tanto tempo fa. Poi dice che, più recentemente, per questi fatti, lo ha di nuovo contattato. Come è nato, per questi fatti in di cui stiamo parlando oggi, il suo contatto con Vito?

ANTONIO VOLPE. Io ho visto su Internet la composizione della Commissione. Non conoscevo nessun altro se non il suo nome e ho chiesto a qualcuno di darmi il suo numero di telefono per chiamarlo, perché dovevo portare a termine quello che era un incarico e secondo me un dovere civico.

GIOVANNI KESSLER. Cioè portare il famoso plico sigillato di Romanazzi.

ANTONIO VOLPE. Certo, e lo rifarei ancora.

GIOVANNI KESSLER. Per cui lei contatta per la prima volta per questa storia l'onorevole Vito, telefonandogli, se ho ben capito.

ANTONIO VOLPE. Non l'ho fatto io. Il signor Anello ha chiamato l'onorevole Vito. L'ho visto per la prima volta per chiedergli soltanto: se dovessi ricevere questo tipo di incarico per portare questo plico in Commissione, posso riuscire a farlo? L'onorevole Vito mi ha risposto che, se c'erano dei documenti che riguardavano la Commissione, lui non voleva sapere niente, però mi avrebbe accompagnato per la consegna del plico, punto e basta.

GIOVANNI KESSLER. Poi arriviamo alla consegna. Come è entrato in contatto con l'onorevole Vito per questo? Lei si è rivolto a questo signor Rocco Anello. Può dirmi chi è? Un consigliere...?

ANTONIO VOLPE. Un amico, lo conosco da tanto tempo.

PRESIDENTE. È un consigliere provinciale di una provincia della Calabria.

GIOVANNI KESSLER. Di che partito?

ANTONIO VOLPE. Patto Segni, credo, ma non me lo ricordo. Ma non è importante, è un amico.

GIOVANNI KESSLER. Si rivolge a questo suo amico, Anello Rocco, che sa essere amico di Vito, immagino, o no?

ANTONIO VOLPE. Sì, sicuramente... più che amico dell'onorevole Vito, diciamo che conosce tante persone. Ho chiesto a lui se c'era la possibilità...

GIOVANNI KESSLER. Di contattare Vito. Poi come è nato il contatto?

ANTONIO VOLPE. C'è stato un appuntamento, dove io ho semplicemente chiesto all'onorevole...

GIOVANNI KESSLER. Sì, sì, ma dopo cosa ha fatto?

ANTONIO VOLPE. Me l'ha comunicato il signor Anello: l'appuntamento è il giorno X, ma adesso non ricordo la data. Non pensavo di dover scrivere le date degli appuntamenti con un deputato.

GIOVANNI KESSLER. A questo appuntamento chi c'era?

ANTONIO VOLPE. Solamente io e lui, l'onorevole Vito (Commenti). Il signor Anello mi ha accompagnato, dopodiché siamo rimasti un attimo da soli.

GUIDO CALVI. Presidente, mi perdoni, le chiedo, in ossequio all'istanza che avevo fatto nel corso dell'ufficio di presidenza, che quanto meno l'audito non si rivolga all'onorevole Vito e che l'onorevole si astenga dall'annuire e dal fare segni (Vivi commenti). Non posso accettare che ci sia questa... (Commenti) ... siccome nelle aule di tribunale questo avviene... (Commenti).

PRESIDENTE. Va bene. Continui, onorevole Kessler.

GIOVANNI KESSLER. Sì, il problema esiste. Signor Volpe, le rifaccio la domanda,


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perché mi è parso di percepire una sua incertezza nella risposta, che può essere dovuta alla memoria, ma gliela devo rifare. Come si è incontrato, la prima volta, con l'onorevole Vito per gli argomenti che stiamo trattando?

ANTONIO VOLPE. Se ricordo bene, mi sono incontrato con l'onorevole Vito, accompagnato prima dal signor Rocco Anello, dopodiché il signor Anello andò via e io parlai con l'onorevole Vito. Mi pare che fosse il bar della Camera, quello in via Uffici del Vicario (Commenti). Sì, Giolitti.

GIOVANNI KESSLER. Era un appuntamento concordato con Vito?

ANTONIO VOLPE. Era un appuntamento fatto al volo, quasi: l'onorevole può venire a quest'ora, va bene, mi faccio trovare lì. E sono stato lì e abbiamo...

GIOVANNI KESSLER. Lei aveva chiesto di incontrarsi con l'onorevole Vito, poi ad un certo punto - giorni dopo, non so - il suo amico Anello la richiama e le dice: guarda che l'onorevole è disponibile a incontrarti nel tale momento.

ANTONIO VOLPE. Esattamente.

GIOVANNI KESSLER. E allora vi incontrate.

GIUSEPPE CONSOLO. Ma qual è la domanda?

GIOVANNI KESSLER. La domanda riguarda le modalità, anche perché l'onorevole Vito dice cose diverse su questo incontro. Ma poi lo vedremo in un'altra occasione. E veniamo al 31 luglio, e comunque al giorno in cui lei porta questa busta, questo plico sigillato. Quanto tempo dopo è rispetto al primo incontro con Vito di cui ha appena parlato? Lo stesso giorno, giorni dopo?

ANTONIO VOLPE. Un po' di giorni dopo, non ricordo quanti: penso una settimana, dieci giorni. Credo una settimana.

GIOVANNI KESSLER. Nel primo incontro con Vito, nel bar di via Uffici del Vicario, che lei ha detto «della Camera», gli disse che aveva o poteva avere la disponibilità di un pacco di documenti da portare alla Commissione?

ANTONIO VOLPE. Dissi che avevo ricevuto una comunicazione, quindi deve essere per forza quattro o cinque giorni prima... perché io ho ricevuto la comunicazione il 22 luglio.

GIOVANNI KESSLER. Sì, così ci ha detto lei prima.

ANTONIO VOLPE. Non io, ma mi aiutava il senatore Lauria, mi pare.

GIOVANNI KESSLER. Quindi l'incontro si svolge tra il 22 e il 31.

ANTONIO VOLPE. Sì.

GIOVANNI KESSLER. E lei cosa riferisce all'onorevole Vito?

ANTONIO VOLPE. Riferisco che ho avuto questa comunicazione e che probabilmente ho un plico da consegnare alla Commissione.

GIOVANNI KESSLER. Lei sapeva cosa c'era dentro il plico?

ANTONIO VOLPE. Documenti sicuramente, di che natura lo dovreste sapere voi, perché voi lo avete aperto.

GIOVANNI KESSLER. Sapeva solo che c'erano documenti?

ANTONIO VOLPE. Documenti relativi alle questioni che stava trattando la Commissione Telekom-Serbia.

PRESIDENTE. Non possiamo fare sempre le stesse domande.

GIOVANNI KESSLER. Non faccio sempre le stesse.


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PRESIDENTE. Non lei, ma se ripete la domanda di altri due colleghi, osservo che lei, come pubblico ministero, non me lo consentirebbe, come difensore.

GIOVANNI KESSLER. Presidente, è la prima che faccio che forse si riferisce a domande già fatte. Vedo anche che risponde diversamente a seconda di quante domande gli si fanno.

ANTONIO VOLPE. Forse a seconda di come mi vengono poste le domande.

GIOVANNI KESSLER. Certo, certo, e allora nella ricerca comune di vedere qual è quella giusta, partecipo anch'io.
Quando arriva in Commissione, il 31, ci ha detto che è accompagnato dall'onorevole Vito, che l'aspettava all'ingresso. Poi dice di avere per brevissimo tempo incontrato il presidente.

ANTONIO VOLPE. Sì.

GIOVANNI KESSLER. Benissimo. Qui in Commissione, nel fare questo, vede altri parlamentari?

ANTONIO VOLPE. No, no, per lo meno che io sappia. C'erano alcune persone fuori dall'ufficio del presidente, ma non ricordo chi fossero.

GIOVANNI KESSLER. Perché lei a Torino ha detto di aver consegnato il plico al presidente, nelle mani del presidente, onorevole Trantino, alla presenza di altri parlamentari, che non sono Vito perché...

PRESIDENTE. No, no, lei sta dicendo una cosa assolutamente inesatta, perché è stata contestata nella verbalizzazione, se ricordate, proprio su domanda del collega Zancan. Lei sta utilizzando un cattivo ricordo.

GIOVANNI KESSLER. No, me lo sono appuntato, non è un cattivo ricordo.

PRESIDENTE. No, se lo è appuntato male.

GIOVANNI KESSLER. No, no, non è così.

PRESIDENTE. Leggo: «Ritirai un plico chiuso che successivamente ho consegnato nelle mani dell'onorevole Trantino, previo appuntamento fissatomi dall'onorevole Vito, rivolgendomi al signor Anello Rocco alla presenza di altri parlamentari». Non è la consegna alla presenza, ma «la presenza di altri parlamentari» riguarda momento precedente, diverso perciò dalla consegna del plico.

GIOVANNI KESSLER. Lo so che c'è stata una contestazione differente: «alla presenza di altri parlamentari»...

PRESIDENTE. È stato spiegato su una contestazione del senatore Zancan. Si è detto che per presenza di altri parlamentari...

GIOVANNI KESSLER. Signor presidente, ciò che ha detto il senatore Zancan l'ho sentito anch'io con le mie orecchie.

PRESIDENTE. Ed è stato precisato proprio quanto ho ricordato.

GIOVANNI KESSLER. Non è stato precisato da nessuno, presidente.

PRESIDENTE. Continui, continui. Se questo le giova, continui.

GIOVANNI KESSLER. Signor presidente, non giova a nessuno, giova a capire cosa vuol dire «alla presenza di altri parlamentari». Siccome l'ha detto, voglio sapere.

PRESIDENTE. La domanda è: chi erano gli altri parlamentari?

GIOVANNI KESSLER. Se c'erano. Ho fatto la precisazione che ha detto una cosa diversa.

GIUSEPPE CONSOLO. Siamo a circuito chiuso, naturalmente!


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GIOVANNI KESSLER. No, le contestazioni le abbiamo sempre... è la lettura degli atti che non si può fare.

PRESIDENTE. Insistiamo sulla domanda, allora.

GIOVANNI KESSLER. L'ho già fatta, aspetto la risposta. Lei ha parlato di altri parlamentari.

ANTONIO VOLPE. Nell'ufficio del...

GIOVANNI KESSLER. Non nell'ufficio, io non ho detto nell'ufficio del presidente, ho detto in questo palazzo, anzi, in questa Commissione.

ANTONIO VOLPE. Sicuramente ci saranno stati altri parlamentari esternamente all'ufficio del presidente, ma io non ho parlato con nessuno e non erano presenti alla consegna. Tra l'altro, la consegna, come abbiamo detto prima, non l'ho effettuata nelle mani del presidente ma nelle mani del segretario, credo, della Commissione. Nell'ufficio del presidente non c'era nessuno, non c'erano altri parlamentari.

GIOVANNI KESSLER. Va bene, la risposta è questa.

ANTONIO VOLPE. È quello che ho detto anche prima.

GIOVANNI KESSLER. No, prima ha detto che l'appuntamento non era stato preso alla presenza di altri parlamentari.

ANTONIO VOLPE. Perché questo mi era stato chiesto.

GIOVANNI KESSLER. E ha fatto bene, e ha risposto che gli altri parlamentari non c'erano, né all'appuntamento né alla consegna, benissimo.
Lei ha mai saputo, e se sì quando, che il suo nome era uscito nel corso dei lavori di questa Commissione?

ANTONIO VOLPE. Io ho saputo, anzi non ho saputo, ho letto su Internet, perché le vostre audizioni sono...

GIOVANNI KESSLER. Certo, è anche quello un modo di sapere.

ANTONIO VOLPE. Sì, è un modo di sapere. Proprio su Internet ho appreso che nel corso dell'audizione dell'avvocato Paoletti era stato fatto il mio nome, mettendolo in relazione con un certo Fox che faceva parte dell'inchiesta coinvolto con l'avvocato Paoletti. Io non sono quel Fox e quindi pensavo che il mio nome fosse relativo soltanto a quel discorso. Ricordo che il senatore Consolo aveva fatto anche un'osservazione: Fox significa Volpe e quindi potrebbe essere Volpe. Allora, in seguito a questo, ho cominciato a seguire anche le altre audizioni su Internet. Nel corso di un'altra audizione qualcun altro, credo proprio l'avvocato De Gori, ha detto che mia moglie o la mia compagna era la nipote di Milosevic, che è assurdo, perché è americana.

GIOVANNI KESSLER. Poi è diventato più famoso...

ANTONIO VOLPE. Sì, lo sono diventato grazie a voi.

GIOVANNI KESSLER. Le chiedevo dell'inizio, infatti. Lei ha detto qui in modo perentorio di non esser quel Fox.

ANTONIO VOLPE. No.

GIOVANNI KESSLER. Posso anche crederle, ma come fa a esser così sicuro?

ANTONIO VOLPE. Innanzitutto, perché nessuno mi ha mai soprannominato Fox. Adesso hanno cominciato a soprannominarmi Fox, da questa disavventura, diciamo. Inoltre, non potevo esser quel Fox perché non avevo avuto alcun rapporto con Marini. Poi ho appreso da altri verbali, o non so se dalla stampa, che il


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maresciallo Quaresima, mi pare, ha chiarito che quel Fox non ero io ma era un altro.

GIOVANNI KESSLER. Mi faccia capire, allora, la sua risposta di prima, perché ha un elemento di ambiguità, cosa da niente, ma... Lei legge su Internet, la prima volta che le si accende la lampadina sul suo nome...

ANTONIO VOLPE. No, prima sui giornali, poi sono andato a vedermi su Internet. La prima notizia, se non sbaglio, è stata proprio sul Giornale, che pubblicò il mio nome.

GIOVANNI KESSLER. Quella del Giornale la vedremo.

MICHELE LAURIA. Prima del 14 gennaio non sapeva niente?

ANTONIO VOLPE. Il giorno dopo l'audizione di Paoletti venne fuori sui giornali che qualcuno aveva chiesto di me all'avvocato Paoletti. A questo punto chiesi come fare per sapere se era vero e per leggere gli atti parlamentari, e poi l'ho trovato in Internet.

GIOVANNI KESSLER. Ma lei ha visto che è stato fatto il suo nome?

ANTONIO VOLPE. Sì, il signor presidente chiese all'avvocato Paoletti se mi conoscesse.

GIOVANNI KESSLER. Se conosceva Antonio Volpe, dopo chiede di Fox. In realtà le due cose, in quell'interrogatorio, non vengono mai messe...

ANTONIO VOLPE. Però successivamente c'è stato un intervento del senatore Consolo.

GIOVANNI KESSLER. Mesi dopo. Non lo stesso giorno.

ANTONIO VOLPE. Ma non mesi dopo.

PRESIDENTE. Io ho chiesto se conosceva Antonio Volpe. L'osservazione sua è corretta nel momento in cui fu chiesto a Marini.

GIOVANNI KESSLER. Appunto, l'ho detto, mesi dopo, in maggio interviene il senatore Consolo.

PRESIDENTE. L'ho sintetizzato nella correlazione. Conosce Antonio Volpe? Che non sia Fox, per caso? Perché lui disse: è possibile.

GIOVANNI KESSLER. Infatti, presidente. Il 14 gennaio il presidente chiede a Paoletti: conosce Antonio Volpe? Poi chiede se conosce tanti altri nomi e poi dice: conosce un certo Fox?

PRESIDENTE. Sono quelli dell'inchiesta, praticamente.

GIOVANNI KESSLER. E non vengono messi in correlazione i due nomi.

ANTONIO VOLPE. Ma non capivo per quale motivo: l'unico motivo poteva essere quello, mettere in relazione Fox con Antonio Volpe per il cognome e il significato della parola fox. Per me all'epoca era questo l'unico motivo. Va bene, ho conosciuto l'avvocato Paoletti, ma niente di più. È assurdo che venga tirato fuori il mio nome in un contesto così importante. Comunque, questa era la mia idea all'epoca. Poi fu chiesto al signor Marini se mi conosceva.

GIOVANNI KESSLER. In maggio, quello è successivo. Va bene, per me è sufficiente.

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