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PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca l'audizione della signora Donatella Dini.
Signora Dini, lei è stata sentita da altra autorità?
DONATELLA DINI. Ancora no. C'è un procedimento in corso, ma ancora non sono stata sentita.
PRESIDENTE. È inutile che le ricordi che, per la parte che lei prevede possa interferire con la vicenda giudiziaria per cui non è stata sentita - che noi non possiamo conoscere -, lei ha la facoltà di non rispondere.
PRESIDENTE. Nello stesso tempo, la prego di declinare le sue generalità.
DONATELLA DINI. Donatella Pasquali, nata a Pozzaglio (Cremona) il 18 ottobre 1942.
PRESIDENTE. Signora, devo avvertire che una troupe televisiva ha chiesto di fare riprese. Io non le consento fino a quando è presente la signora Dini. Quando ella avrà smesso le sue dichiarazioni, la troupe avrà il diritto di riprendere quello che vuole. In questo momento, però, ciò sarebbe sicuramente pregiudizievole per l'immagine della signora.
Signora, lei ha rilasciato un'intervista. Ciò non la vincola a confermarla, perché a volte il pensiero dell'intervistato può essere deformato, però le chiedo se questa circostanza corrisponda al suo pensiero: le è stato chiesto se conosce Pintus; ponga che glielo chieda il presidente, a nome della Commissione, e lei risponde: «Solo una volta, ma qui parliamo del 1999. Questo immobiliarista cercava di vendere un edificio ed io gli chiesi: me lo porti a vedere». Domanda: «Ci fu un secondo incontro?» «Tornai a Milano, ma questa gente non mi piaceva. Salutai e stop». Conferma?
DONATELLA DINI. Sì. Io ho incontrato, attraverso un'immobiliarista di Milano, questo signor Pintus il 17...
PRESIDENTE. Chi era l'immobiliarista?
DONATELLA DINI. La signora Cerri, un'immobiliarista seria, che io conoscevo. Lei mi aveva detto: «Guardi, io cercherò di vendere l'edificio» - perché all'inizio si trattava di un edificio - «e penso di avere la persona che lo può comprare». Poi mi ha detto: «Sto verificando la persona» - perché sempre si verifica - «e la sto verificando con un avvocato». Dopo circa un mese - si trattava di tre anni fa, dopo l'estate - mi dice: «Guardi, non ci sono controindicazioni». Io ho risposto: «Bene, allora tratti pure e poi mi porti questa persona». Mi ha portato questa persona e io non ho neanche pensato di informarmi, visto che la signora aveva detto di averlo già fatto attraverso l'avvocato Serra.
Poi mi ha chiesto se io ho rivisto...
PRESIDENTE. Quante volte vi siete incontrati?
DONATELLA DINI. L'ho visto una seconda volta a Milano il 6 dicembre. Ho detto alla signora Cerri che ero rimasta un po' perplessa e lei mi ha detto: «Ma no, ma no, vedrà». Quindi andai a Milano il 6 dicembre, lo vidi nell'ufficio della signora Cerri, c'era con lui questo signor Mastropasqua; la Cerri diceva di basarsi molto anche su di lui, che le sembrava una persona moderata, perbene, e poi dopo non più.
PRESIDENTE. Quindi gli incontri sono due: uno interlocutorio, perché lei vuole assumere informazioni migliori, ed una volta ottenutele attraverso la sua immobiliarista avviene un secondo incontro. Mi corregga se sbaglio.
DONATELLA DINI. Presidente, forse mi sono espressa male. L'immobiliarista aveva fatto una verifica, poi...
PRESIDENTE. Diciamo tutti e due la stessa cosa.
DONATELLA DINI. Se ci sono controindicazioni, rivediamoci, e lei me lo ha portato a Roma.
PRESIDENTE. In quest'occasione, vale a dire la seconda volta, quando l'immobiliarista ha detto che non vi erano controindicazioni, era corretto incontrarsi.
DONATELLA DINI. Dopo la prima volta io ho espresso dei dubbi ed ho detto: «Non so se sarà in grado di acquisire questo edificio», ma la signora mi ha risposto: «Ma no, ma no, vedrà che va bene». Quindi, su sollecitazione della signora Cerri, lo incontrai una seconda volta con lei, nel suo ufficio, e poi non più, perché mi ero accorta che non era una persona affidabile, in grado di acquisire...
DONATELLA DINI. C'era la signora Cerri, c'era suo marito, c'era il signor Pintus con il signor Mastropasqua.
PRESIDENTE. Questo avviene nell'ufficio della signora Cerri.
DONATELLA DINI. Sì, il 6 dicembre 1999.
PRESIDENTE. La pubblicazione di un'agenzia - la cito perché riferisce una sua dichiarazione, altrimenti non mi permetterei di farlo - dice: «Curio Pintus è persona che non ha in alcun modo operato nel mio interesse». Conferma questa dichiarazione?
DONATELLA DINI. Sì, la confermo, perché dialogavo con la Cerri e sembra che io abbia ingaggiato o incaricato il Pintus di trovare soluzioni. Io non ho mai chiesto finanziamenti. La Cerri stava cercando di vendere un edificio, poi dall'edificio si sono allargati ad una società. Comunque è vero che io non ho mai incaricato il Pintus.
PRESIDENTE. Lei conosce il marchese Busurgi?
DONATELLA DINI. Non so neanche chi sia, presidente.
PRESIDENTE. C'è un'intercettazione telefonica, agli atti, nella quale Pintus parla con questo signore, il marchese Busurgi, e dice: «Ho speso un casino di soldi per fare la pratica della Sidema della signora Dini, tanto per capirci della moglie del ministro; ho fatto guerre e battaglie con tutte le banche perché erano piene di debiti. Ho trovato tutte le soluzioni, compresa una soluzione con la Natwest, che aveva comprato un credito su questo albergo che esisteva su Roma di proprietà della signora Dini».
DONATELLA DINI. Scusi, qual è la domanda?
PRESIDENTE. Il signor Pintus ha fatto quest'affermazione. Lei la contrasta?
DONATELLA DINI. Certo, perché io della Natwest non so nulla, non sono mai entrata in contatto con la Natwest. Quando la signora Cerri cercava di vendere l'edificio, anzi anche dopo, quando era tutto chiuso con il Pintus, perché assolutamente non se ne parlava proprio, lei e l'avvocato Serra hanno detto che magari ci poteva essere un loro cliente - mi hanno detto addirittura che era toscano, ma non so chi potesse essere - interessato ad acquistare questo edificio, ma che occorreva andarlo ad acquistare all'istituto. Poi la Cerri mi ha detto che l'istituto aveva cartolarizzato, quindi aveva ceduto questo edificio, ad una certa Palazzo Finance. Poi all'ultimo momento è venuto fuori che invece la Palazzo è della Natwest, ma io non ho avuto mai nulla a che fare e nulla a che vedere, mai e poi mai.
PRESIDENTE. Quindi, quest'affermazione del signor Pintus non è vera.
DONATELLA DINI. Sa, presidente, ci sono tante cose che il Pintus ha detto.
PRESIDENTE. Ci arriviamo piano piano. Io parlo di quest'affermazione.
DONATELLA DINI. È assolutamente non vera.
PRESIDENTE. La società Sidema ovviamente le è nota.
PRESIDENTE. Questa società in passato è stata partecipata da società extracomunitarie?
DONATELLA DINI. Sì, però io credo di essere qui per rispondere sulla faccenda Telekom.
PRESIDENTE. Ci arriviamo, signora.
DONATELLA DINI. Questa è partecipata...
PRESIDENTE. Proprio questa è una circostanza attinente a certe notizie che abbiamo e che dobbiamo verificare.
DONATELLA DINI. Presidente, è partecipata da società straniere da decenni, sempre le stesse.
PRESIDENTE. Perfetto. E tra queste società straniere vi è per caso la Cervin Corporation, con sede nelle Cayman, Grand Cayman, Georgetown, PO Box 1943?
DONATELLA DINI. Sì. Questo è scritto nei libri della società, che si possono verificare.
PRESIDENTE. Noi le chiediamo una conferma.
C'è anche la Blackburn Company Limited con sede a Limassol (Cipro)?
DONATELLA DINI. Questo è scritto anche nei libri.
PRESIDENTE. Quindi conferma che ci sono queste due società partecipanti. È giusto?
DONATELLA DINI. Sono partecipanti. Sono holding. È scritto sui libri societari.
PRESIDENTE. Dalla documentazione acquisita e dalle intercettazioni svolte emerge l'esistenza di un accordo risalente al novembre 1999 tra Pintus e lei, in base al quale lei avrebbe ceduto al primo, «a costo zero, tutte le azioni Sidema e tutte le quote della colleganda Solaris in cambio dell'estinzione dei debiti gravanti sulle società citate, necessità motivata dall'impellente richiesta di rientro di un mutuo concesso dal Credito fondiario di Roma per l'importo di 15 miliardi di lire. L'accordo prevedeva l'eliminazione di fideiussione per 3 miliardi di lire prestata dalla Dini a favore della Sidema su due istituti bancari e assicurativi». Ci sa dire qualcosa su questa circostanza?
DONATELLA DINI. Intanto, l'accordo non è stato fatto con me, perché ci sono le persone addette alle società holding. La signora Cerri è la persona che aveva trattato l'edificio e poi ha detto che il signor Pintus avrebbe preso anche la Sidema accollandosi gli impegni ed anche un'altra società.
PRESIDENTE. Quindi, l'accordo avviene tra la signora Cerri, nel suo interesse, e il signor Pintus?
DONATELLA DINI. Sì, però vorrei precisare che io sono parte lesa, in tutta questa vicenda.
PRESIDENTE. Ma nessuno sta dicendo che lei sia imputata.
DONATELLA DINI. No, non lo so, però voglio precisare che sono parte lesa. Voglio che si sappia bene che sono parte lesa, che all'inizio, come ho detto prima, non mi sono informata su questo signore perché mi sono fidata, ingenuamente... Lei sa che sono una pendolare, ogni mese vado in Costarica; mi sono fidata di quello che mi ha detto la signora Cerri, che reputo una persona seria, perché me ne aveva dato le prove, fino a quel momento. Ha detto: «L'ho fatto verificare da un avvocato», e mi ha presentato l'avvocato Serra, e sembrava non ci fossero controindicazioni. Poi mi sono accorta da sola che c'era una trappola, sotto a questa cosa.
PRESIDENTE. Un colonnello della Guardia di finanza riferisce: «Nel corso dell'investigazione è emerso che la Dini aveva congrui problemi dal punto di vista finanziario per una serie di aziende che facevano riferimento a lei. Si era interessata per conoscere qualcuno in grado di darle una mano con contributi o finanziari o di esperienza nel settore dell'individuazione di linee di capitali o finanziario in giro per il mondo. Le era stato presentato questo Pintus, si era creato un rapporto personale in quanto il Pintus addirittura si presta a trovare un amministratore per l'azienda facente capo alla signora Dini.
Nell'evolversi della vicenda emergono una serie di rapporti tra il Pintus, la signora Dini ed altri personaggi in Italia e all'estero, tutti finalizzati alla sistemazione di questa situazione societaria delle aziende facenti capo alla Dini. La signora Dini» - conclude l'ufficiale - «aveva bisogno di denaro, non spostava denaro, aveva difficoltà imprenditoriali, cercava di procacciarsi del denaro tramite questi personaggi, e non il contrario».
DONATELLA DINI. Io contesto tutto quello che dice questo colonnello, però i miei avvocati hanno già in mano queste dichiarazioni e stanno studiando delle azioni contro, perché non è assolutamente accettabile che si affermino delle cose che non sono. Purtroppo ne sono state dette molte, e mi permetto di leggerle una dichiarazione che aveva fatto sempre il Pintus in una conversazione con la Cerri: «Io sono molto... ho molte relazioni anche con il comandante su... del GICO a Roma. La situazione è questa, perciò questo è pericoloso in un modo da fare...».
PRESIDENTE. Scusi, quest'atto da quale fascicolo proviene?
DONATELLA DINI. Sono copie di intercettazioni telefoniche che sono nel fascicolo di Lucca, che hanno i miei avvocati, e quindi lei le può...
PRESIDENTE. Signora, le devo precisare...
DONATELLA DINI. Di cose ne sono state dette molte, per cui nella sede opportuna verranno chiarite.
PRESIDENTE. Le devo precisare che la dichiarazione di questo ufficiale non è una dichiarazione dell'ufficiale del GICO di Roma, ma...
DONATELLA DINI. È della finanza.
PRESIDENTE. Sì, ma della finanza non di Roma.
PRESIDENTE. Un ufficiale che ha obblighi di lealtà nei confronti dello Stato può dire cose inesatte, ed alla fine si contrasta quello che dice, ma non credo che il manovratore dell'ufficiale della Guardia di finanzia sia il signor Pintus, anche perché Pintus è screditato dalle sue affermazioni di poco fa, quando ha detto che non è affatto vero quello che il Pintus ha dichiarato.
DONATELLA DINI. In ogni modo, le dicevo che tante cose sono state dette, e nella sede opportuna verrà chiarito anche questo.
PRESIDENTE. Quindi, lei la contesta.
DONATELLA DINI. La contesto totalmente.
PRESIDENTE. Dagli atti in nostro possesso risulta che qualche tempo addietro lei avrebbe favorito una società di capitale statunitense denominata On Power, che fabbricava batterie al litio per cellulari, il cui amministratore sarebbe stato tale Mariani Italo, l'amico del Pintus. È vera questa circostanza?
DONATELLA DINI. No. Le spiego come è andata. La signora Cerri un giorno mi ha detto: «Guardi che ho dei miei clienti che hanno una pratica a Roma, già arrivata al tavolo per la firma. Lei può, per cortesia, vedere se la possono firmare?». Io ho detto: «Vedo se lo posso fare». Ho fatto una telefonata e mi hanno chiesto di mandare due righe. L'ho fatto, e basta. Questo non c'entra nulla con Telekom-Serbia.
PRESIDENTE. Lasci Telekom-Serbia sullo sfondo. Nessuno le sta dicendo che lei ha partecipato a qualcosa di illecito per Telekom-Serbia; noi stiamo ricostruendo un quadro...
DONATELLA DINI. Signor presidente, io la ringrazio anzi di avermi ascoltato...
PRESIDENTE. Stiamo ricostruendo un quadro probatorio - e credo sia corretto dal punto di vista dell'interrogatorio - dove le sue affermazioni poi saranno accostate ad altre, vagliate, confrontate, e poi si arriverà ad una conclusione. Io le devo ricordare un verbale di interrogatorio del signor Curio Pintus davanti all'autorità giudiziaria, reso il 24 maggio del 2003, dove dice: «Io conosco effettivamente Donatella Dini. Dico subito che sono citato come testimone in un processo pendente davanti al tribunale di Lucca. Tutta la storia è desumibile dagli atti processuali. In sintesi, la signora Dini si rivolse a me presumibilmente su segnalazione della Cerri» - e qui conviene con lei - «e mi chiese di interessarmi per farle vendere una società che controllava altre sei società ed anche di recuperare» - sono espressioni del signor Pintus, di cui lui si assume la responsabilità - «una tangente di 400 milioni che ella attendeva di ricevere. La On Power le aveva fatto ottenere un finanziamento di 20 miliardi di lire dietro promessa di un compenso pari a 400 milioni».
DONATELLA DINI. Ma per carità!
GIOVANNI KESSLER. Presidente, chiedo scusa, ma vorrei sapere una cosa: è l'oggetto del processo di Lucca?
PRESIDENTE. No, non c'entra. Questo è Torino.
GIOVANNI KESSLER. Ho capito che quell'interrogatorio è stato reso da Pintus a Torino, ma l'oggetto di quella frase riguarda il processo di Lucca.
PRESIDENTE. Tant'è vero che io non l'ho contestato ieri a Pintus, e a fini difensivi lo riferisco alla signora perché possa offrirci elementi a confutazione di quanto ammesso da Pintus (Commenti).
DONATELLA DINI. Ma questo non è pertinente.
PRESIDENTE. Scusate, noi abbiamo condotto finora gli interrogatori con la facoltà poi di intervenire ognuno a confutazione per affermare quello che crede.
GIOVANNI KESSLER. Signor presidente, anche ieri ho fatto quest'osservazione...
PRESIDENTE. Sì, e in questo momento alla signora Dini viene offerta la possibilità di contestare un dato che potrebbe essere pregiudizievole se lasciato nelle carte.
GIOVANNI KESSLER. Ma è un dato che riguarda un altro processo! La signora Dini potrà farlo nel suo processo!
PRESIDENTE. Ma qui non stiamo processando la signora Dini!
GIOVANNI KESSLER. Stiamo duplicando un processo già esistente.
PRESIDENTE. Nessuna duplicazione.
GIOVANNI KESSLER. Non c'è alcun collegamento con Telekom-Serbia.
PRESIDENTE. Signora, lei può rispondere, se vuole.
DONATELLA DINI. Per rispetto al tribunale di Lucca, dove io ancora non sono stata sentita su queste cose, non rispondo, perché non mi sembra pertinente.
PRESIDENTE. È suo diritto, ci mancherebbe. Lei ricorderà che io, preliminarmente, le ho detto che, ove lei avverta l'esistenza di una confluenza di queste domande con il processo di Lucca e che da tale confluenza ritenga di poter ricevere un pregiudizio, ha la facoltà di non rispondere.
Lei conosce Lauretti Oreste?
DONATELLA DINI. L'ho visto una volta.
PRESIDENTE. È diventato amministratore di una società che la riguarda.
DONATELLA DINI. Anche qui vale quello che ho detto prima.
PRESIDENTE. Si avvale della facoltà di non risponderci?
DONATELLA DINI. Certamente, per rispetto nei confronti del tribunale di Lucca...
PRESIDENTE. La vorrei pregare di non usare più il termine «rispetto», perché sembra che abbia più rispetto per il tribunale di Lucca che per noi, non per una questione di gelosia.
PRESIDENTE. Lei ha la facoltà di non rispondere. Non deve spiegare niente.
DONATELLA DINI. Presidente, la ringrazio per aver aderito alla mia richiesta di essere ascoltata, perché lei può capire bene come leggere sul giornale delle cose così infamanti veramente mi abbia suscitato indignazione.
PRESIDENTE. Nessuno dice che la sua sia una situazione invidiabile. Capisco il disagio umano e psicologico, ma le ho ricordato che ha la facoltà di non rispondere e se ne potrà avvalere tutte le volte in cui lo riterrà opportuno.
PRESIDENTE. Da parte del signor Pintus c'è un'espressione circa carte compromettenti che sarebbero in suo possesso; lui riferisce di una controversa vicenda, e sarebbe stata raggiunta una soluzione in un incontro tra lei e il signor Pintus a Milano nei primi mesi del 2000. Ricorda questa data?
DONATELLA DINI. Non nei primi mesi del 2000, perché il 17 dicembre 1999 era tutto chiuso. Assolutamente mai più visto e più sentito. E poi: lui pensava di avere delle cose compromettenti. Io ci tengo a chiarire che la mia posizione, anche fiscale, è perfetta. Io sono da quasi trent'anni, più di un quarto di secolo, residente all'estero, ufficialmente, dopo che s'era fatta un pratica ufficiale presso l'Ufficio italiano cambi. La mia posizione è regolarissima, quindi può immaginare se non ho anche i consulenti fiscali, i quali possono confermare.
PRESIDENTE. Lei ha detto - quindi non sarebbe da parte mia corretto travisare le sue parole - di non aver avuto rapporti con la Natwest. La Natwest viene introdotta...
DONATELLA DINI. Nessuno, presidente, nessuno. Non so neanche dove sia. Niente, mai, nessuno.
PRESIDENTE. Conosce tale Douglas Hurd, che è stato ministro britannico?
DONATELLA DINI. No. Non lo conosco.
PRESIDENTE. Conosce le Sidemine, cosa sono?
PRESIDENTE. «Di nuovo» no, perché non l'abbiamo definito mai.
DONATELLA DINI. ... queste sono questioni private. Sono delle questioni private, su cui non intendo rispondere, perché non hanno assolutamente attinenza.
PRESIDENTE. Signora, scusi. Che lei non intenda rispondere per sua cautela processuale è un fatto; che non abbiano attinenza dipende da noi ammetterlo o no. Le Sidemine hanno molta attinenza ai fini probatori, non ai fini di sua responsabilità ma ai fini di verifica della attendibilità altrui; quindi lei ci deve dire, se è in condizione di farlo - ma trattandosi di audizione libera può anche non dirlo - se queste Sidemine hanno riferimento con la sua consistenza patrimoniale immobiliare o no.
DONATELLA DINI. Non rispondo. Prima di tutto, no. E poi, non rispondo.
PRESIDENTE. La ringrazio. Il signor Olivier Romasso Valacca lei lo conosce?
DONATELLA DINI. Sì, lo conosco.
PRESIDENTE. Intende dire sullo stesso, o non intende rispondere?
DONATELLA DINI. Presidente, è un commercialista come tanti, e basta.
PRESIDENTE. Ma quale rapporto ha con lei? Per questo le chiedevo se intende riferire.
DONATELLA DINI. Non c'entra nulla... No, grazie.
PRESIDENTE. «No, grazie» vuol dire che non intende rispondere?
PRESIDENTE. Così se io le parlo del Finance di Curacao, Antille Olandesi, lei non intende rispondere?
DONATELLA DINI. Io non so neanche che cosa sia. Che sia chiaro. Hanno inventato tante cose...
PRESIDENTE. Glielo chiedo, signora, perché il gruppo Zeta... Lei lo conosce?
PRESIDENTE. «Allora» non me lo deve dire lei: lo conosce o no?
PRESIDENTE. Ecco, nei suoi uffici è stata rinvenuta una copiosissima documentazione relativa a tutte le società del gruppo Zeta, che per il gruppo Zeta parla di questi personaggi dei quali io le sto chiedendo e su cui non intende rispondere. Su questo punto io concludo chiedendole se conosce Blanca Mesen o se per la stessa usa ancora del suo diritto di non rispondere.
DONATELLA DINI. Certo che conosco Blanca Mesen. Sì che la conosco.
PRESIDENTE. Ci può dire qualcosa in più sulla stessa? Se è coinvolta, nel senso di «attratta» dagli interessi di queste Sidemine o meno?
DONATELLA DINI. Ma cosa vuol dire...? Hanno fatto tutta una montatura...
PRESIDENTE. Non è un racconto che le sto riferendo io. Se fossimo davanti al caminetto avrei racconti migliori e più colti; io attingo agli atti. Gli atti questo mi dicono ed io questo le contesto (Commenti del deputato Kessler).
DONATELLA DINI. Mi scusi, ma perché devo... Ci sono delle questioni personali, familiari, che non c'entrano con queste cose. Hanno fatto tutta una montatura...
PRESIDENTE. Quindi lei pensa ...
DONATELLA DINI. ...su società che sono figlie di società estere... Avevo già detto che non mi appartengono, sono di un trust.... Voglio dire....
PRESIDENTE. C'è un quadro - dice lei - molto confuso.
DONATELLA DINI. No, non è molto confuso, è chiarissimo. L'hanno voluto confondere, presidente, sono chiara su questo. Con tutto il rispetto, sono chiarissima.
PRESIDENTE. Perfetto. Signora, lei conosce il conte Vitali, o il signor Gianfrancesco Vitali?
PRESIDENTE. Conosce Sdrja Dimitrijevic?
PRESIDENTE. Conosce l'ambasciatore della Jugoslavia presso la Santa Sede, Maslovaric?
DONATELLA DINI. Mai. Nella maniera più assoluta, no.
PRESIDENTE. È mai entrata in rapporti professionali con la società macedone Mak Environment?
DONATELLA DINI. Assolutamente no.
PRESIDENTE. Esistono conti correnti a lei riferibili presso la Credit Suisse di Zurigo?
DONATELLA DINI. No, assolutamente.
PRESIDENTE. Ha mai avuto modo di conoscere l'avvocato Fabrizio Paoletti?
DONATELLA DINI. Mai. Assolutamente no.
PRESIDENTE. Il signor Giovanni Romanazzi?
PRESIDENTE. Ha mai avuto conti correnti riferibili presso la Wolksbank di Francoforte?
PRESIDENTE. Ha mai avuto modo di conoscere tale Carlo Chionetti?
DONATELLA DINI. Neppure so chi sia.
PRESIDENTE. Ha mai avuto rapporti professionali con l'UBS, in Svizzera o altrove?
PRESIDENTE. Che lei sappia, esistono conti bancari in Libano a lei riferibili?
DONATELLA DINI. Assolutamente no. È un'altra di quelle favole...!
PRESIDENTE. Ha mai conosciuto, occasionalmente, o per qualunque altro motivo, il signor Igor Marini?
DONATELLA DINI. Mai. Anzi, a tale proposito, presidente, se vuole le posso dare l'atto di querela per calunnia che ho presentato...
PRESIDENTE. Lo abbiamo appreso. Se vuole, lo può lasciare, sì.
DONATELLA DINI. Posso anche non lasciarlo.
PRESIDENTE. Si è mai recata al Golf Club Le Querce?
DONATELLA DINI. Non so neanche dove sia. Mai, mai. Non so neanche che esista.
PRESIDENTE. Ha mai avuto modo di incontrare, per rapporti professionali, tale Enzo Auteri?
DONATELLA DINI. Non so neanche chi sia. No, no, no. Dico a tutto «no», perché no.
PRESIDENTE. Lei non può dire a tutto «no». Se anticipa il «no», a questo punto...
DONATELLA DINI. No a tutto quello che mi ha chiesto fino adesso.
PRESIDENTE. Metta conto che io le rivolga la domanda se si considera estranea a queste vicende: lei non mi dirà di no. Mi dirà «sì».
PRESIDENTE. Allora non mi dica un «no» preventivo. Andiamo per ordine. Ha mai avuto modo di conoscere il defunto notaio svizzero Gianluca Boscaro?
PRESIDENTE. Il fratello di questi, Claudio?
DONATELLA DINI. Neanche mai immaginata l'esistenza.
PRESIDENTE. Ha sentito parlare del signor Thomas Mares?
PRESIDENTE. Ha sentito parlare di una società austriaca denominata Zara International?
PRESIDENTE. Ha avuto modo di conoscere Tomaso Tommasi di Vignano, amministratore delegato di Telecom Italia?
DONATELLA DINI. L'avrò visto qualche volta in qualche ricevimento, ma non l'ho mai frequentato.
PRESIDENTE. Quindi lo conosceva, ma non ha avuto contatti.
DONATELLA DINI. Mai frequentato. No, mai.
PRESIDENTE. Conosce l'ingegner Giuseppe Gerarduzzi?
PRESIDENTE. Ha mai avuto modo di conoscere il dottor Maurizio Tucci?
PRESIDENTE. E in quale occasione?
DONATELLA DINI. L'ho conosciuto tanti anni fa. C'è una conoscenza occasionale e basta.
PRESIDENTE. Non ha mai avuto rapporti professionali con lo stesso?
PRESIDENTE. Ha mai avuto modo di conoscere Roberto Spagnoli, dirigente Ericsson?
PRESIDENTE. Si è mai interessata, per ragioni professionali, di eventuali appalti di lavori di ristrutturazione di reti telefoniche affidate dalla Serbia alla Ericsson?
DONATELLA DINI. Assolutamente no. Poi, non è il mio settore.
PRESIDENTE. Si può intraprendere un affare anche se non è nel proprio settore.
DONATELLA DINI. Io, stimato ed onorevole presidente, sono una imprenditrice e mi occupo delle cose che ho fatto io. Non sono un'affarista.
PRESIDENTE. A volte può esservi uno oggetto appetibile, che può interessare un'imprenditrice. Per questo le ho rivolto la domanda.
PRESIDENTE. Benissimo. Ha avuto mai modo di conoscere l'ingegner Massimo Gentili?
PRESIDENTE. L'ingegner Giovanni Garau?
PRESIDENTE. L'ingegner Gerolamo Cristofori?
PRESIDENTE. Le risulta che la Serbia abbia effettuato importanti investimenti in Costarica successivamente al 1997?
DONATELLA DINI. Assolutamente no.
PRESIDENTE. Ha avuto modo di conoscere l'ingegner Ferdinando Brunelli, ex direttore generale SIRTI?
PRESIDENTE. L'ingegner Montella, amministratore delegato della SIRTI?
PRESIDENTE. Ha mai avuto modo di conoscere l'ingegner Claudio Nucci, che è titolare di una clinica privata ad Arezzo?
PRESIDENTE. Ha mai avuto contatti professionali con le società Irti, Marconi o Trato Scavi?
PRESIDENTE. Ha mai avuto modo di conoscere per motivi professionali il consorzio IMT (Irti, Marconi, Trato Scavi)?
PRESIDENTE. Ha avuto modo di conoscere monsignor Paglia?
PRESIDENTE. In quale occasione?
DONATELLA DINI. In quei ricevimenti che lui dava una volta l'anno presso di loro.
DONATELLA DINI. Presso la loro comunità, che si chiama...
DONATELLA DINI. Sì, Sant'Egidio. Ma così, come tanti vanno ad un cocktail.
PRESIDENTE. Anche io lo conosco. Addirittura, una volta c'è stata una polemica feroce perché gli avversari di monsignor Paglia lo chiamavano «sant'eccidio», per una serie di complicazioni di natura internazionale.
Si è mai recata a Belgrado, signora?
DONATELLA DINI. No, mai. Ho accompagnato mio marito in tanti viaggi, ma mai andata a Belgrado. Mai.
PRESIDENTE. Ha avuto modo, in ragione delle sue frequentazioni, di conoscere personaggi politici serbi?
DONATELLA DINI. Assolutamente mai. Né là, né qua. Là non sono mai andata e qui mai.
PRESIDENTE. Non ha mai fatto affari con imprenditori serbi?
DONATELLA DINI. Assolutamente no. Non mi sarebbe mai neanche venuto in mente.
PRESIDENTE. Sono come gli altri!
DONATELLA DINI. Che sono come gli altri, mi scusi, lo dice lei. Io non li conosco, per cui non posso neanche giudicare.
PRESIDENTE. Il genere umano per me è tutto uguale, se onesto; per questo l'ho detto.
C'è una missiva a firma del signor Curio Pintus nella qualità di general manager della società Soliman Finance, con sede a Panama: trattasi di documento trasmesso dalla procura di Lucca (le cito la fonte in modo che lei si orienti per la risposta) in data 15 settembre 2003, quindi recentissimo. In data 28 dicembre 1999, su carta intestata alla predetta società, il Pintus scriveva all'avvocato Francisco Josè Caro comunicandogli la sua intenzione di rilevare il credito vantato da Natwest nei confronti della società Sidema. In tale missiva, il Pintus definiva la Sidema una società da lui controllata. Premessa questa notizia...
DONATELLA DINI. Io non sono a conoscenza di questa cosa.
PRESIDENTE. Le faccio prima una doverosa precisazione.
PRESIDENTE. Premessa questa notizia, sa spiegare, se ha qualche informazione in più, per quale motivo Pintus definiva la Sidema una società da lui controllata e sa dire chi sia l'avvocato Francisco Caro di Madrid?
DONATELLA DINI. Bisognerebbe chiederlo al Pintus. Io veramente cado dalle nuvole.
DONATELLA DINI. Niente, niente.
PRESIDENTE. Che tipo di conoscenza lei instaurò con Domenico Mastropasqua?
DONATELLA DINI. Mi scusi, presidente: si può parlare fuori? Spero che non si parli con i giornalisti dal telefono. Vedo che l'onorevole Taormina...
PRESIDENTE. La sua domanda non è ingenua ed io la capisco. Mi sono accorto (l'onorevole Taormina non c'entra) che i nostri regolamenti vogliono che non si parli in seduta con estranei alla Commissione, ma pare che non sia stato previsto che i giornalisti parlino con i commissari. Quindi, usando questo escamotage, vedo che a volte le notizie filtrano lo stesso! Comunque, signora, l'audizione è seguita dalla stampa attraverso la trasmissione a circuito interno, quindi i giornalisti apprendono tutto direttamente.
Le ripeto: che tipo di conoscenza lei instaurò con Domenico Mastropasqua e con l'avvocato Luciano Serra e da chi le furono presentati, in quell'epoca?
DONATELLA DINI. Dalla signora Cerri.
DONATELLA DINI. Sì, tutti e due.
PRESIDENTE. E Mastropasqua in quale veste? Serra lo capisco, ma Mastropasqua perché?
DONATELLA DINI. Perché lei... L'ho visto una sola volta nell'ufficio della Cerri, quando è venuto con Pintus (di nuovo, questo riguarda Lucca, ma insomma...). La Cerri diceva che era una persona così perbene... La Cerri credeva in questa operazione.
PRESIDENTE. Lei ha usato l'espressione «è un moderato...», eccetera. Ma il signor Mastropasqua ha detto in questa sede che lei gli commise l'incarico di recuperare un carnet di assegni.
DONATELLA DINI. Il direttore della società, un certo Mari...
DONATELLA DINI. Sì. Mi aveva detto «chiami lei», ma non era un carnet di assegni mio: era della società, perché aveva... Mi scusi, credo che questo non abbia attinenza. Io posso non rispondere.
PRESIDENTE. Le rispondo subito che ha attinenza poiché noi dobbiamo stabilire l'attendibilità del signor Mastropasqua. Costui è venuto a riferirci che lei gli diede incarico di recuperare un carnet di assegni.
DONATELLA DINI. Sì, sì. Su sollecitazione di Mari io telefonai: «Mi dice Mari che questo Lauretti ha un libretto di assegni della società; siccome deve dare le dimissioni, deve restituire tutto». Chiamai perché la Cerri mi diede il telefono e mi disse «lo chiami lei».
PRESIDENTE. Quali erano i rapporti tra Pintus e Mastropasqua?
PRESIDENTE. Erano rapporti confidenziali, da quello che lei poteva vedere, rapporti di amicizia?
DONATELLA DINI. Non so. Mastropasqua è rimasto sempre zitto.
PRESIDENTE. Ma lo ha portato da lei, quindi, ovviamente...
DONATELLA DINI. Dalla signora Cerri.
PRESIDENTE. All'incontro con lei, intendo.
PRESIDENTE. E in questa occasione...
DONATELLA DINI. Io proprio non lo so.
PRESIDENTE. Lei non ha chiamato più volte il Mastropasqua per questo carnet?
DONATELLA DINI. L'ho chiamato più volte, sì.
PRESIDENTE. Questo è un riscontro che ci viene, perché Mastropasqua ha detto che lo ha chiamato quattro o cinque volte. Per quale ragione si alterarono i rapporti tra lei e Pintus? Per aiutarla, completo la domanda dicendo che dall'intercettazione telefonica eseguita dall'autorità giudiziaria emerge che lei voleva denunciare per estorsione Curio Pintus.
DONATELLA DINI. Sì, perché poi... Voglio dire: arrivavano delle comunicazioni, dei fax, una volta da una banca di New York, una volta uno da una banca di Tokio, con cui dicevano di essere pronti a subentrare. Allora io feci verificare, dissi proprio a Mari «verifichi, perché io dico che è un po' che le cose non tornano». Infatti fece verificare da un funzionario della BNL e gli dissero che quell'indirizzo non esisteva, a Tokio quell'indirizzo corrispondeva non a una banca ma ad una casa privata. Allora io dissi a tutti, anche alla Cerri «visto?» e dissi «basta, basta, basta».
PRESIDENTE. Ma questo non adombrerebbe l'ipotesi di estorsione. L'estorsione riguarderebbe il fatto che Pintus minacciava di divulgare non so quali documenti...
DONATELLA DINI. Perché pensava di avere chissà quali documenti confidenziali. L'organigramma nostro è più che trasparente da sempre; come le ho detto, è tutto assolutamente chiaro e legittimo.
PRESIDENTE. Dunque, era una minaccia...
DONATELLA DINI. Lui pensava di avere chissà che cosa. Anzi, presidente, già che tocca questo punto: lui pensava di avere chissà che cosa e lei ha visto benissimo cosa c'è tra le carte. Lui pensava di avere...: «Sa, i documenti li porto su... Sa, sa dove li porto? Glielo dico perché io non ho problemi... Li porto da Berlusconi...».
PRESIDENTE. Sì, lo ha detto ieri.
DONATELLA DINI. «...I documenti che me li hanno chiesti - va bene? - glieli
porto a Berlusconi, glieli porto a Berlusconi. Evidentemente hanno delle intenzioni»: questo è agli atti. (Commenti).
PRESIDENTE. Scusate, colleghi: questo lo ha detto ieri Pintus. L'atto è unico. Non è che la signora Dini.... (Commenti). Scusate, fate torto alla vostra logica. Non è che Pintus sia confermato dalla signora Dini o la signora Dini sia un riscontro di Pintus. Questa è la lettura di un atto che c'era ieri e c'è oggi. Tutto lì.
Io devo dirle, signora, che il suo avvocato ha chiesto di seguire dalla sala stampa l'interrogatorio, non potendo o non volendo essere presente, per sua libera scelta. Da parte della presidenza, non solo non c'è difficoltà, ma si osserva che è un diritto minimale. Quindi si può dire all'avvocato che è autorizzato ad assistere all'audizione dalla sala stampa, visto che non vuole venire qui in aula per decisione...
DONATELLA DINI. Io ho detto che sarei venuta da sola (Commenti).
PRESIDENTE. È la signora che deve decidere, nessuno di voi. La signora in qualunque momento può chiedere di essere assistita dal suo difensore; ci ha fatto sapere che vi rinunciava, quindi stiamo procedendo all'audizione.
DONATELLA DINI. La ringrazio, presidente. Io desidero continuare da sola. Ringrazio anche il mio avvocato, che apprendo sarà di sotto.
PRESIDENTE. È suo diritto andare nella sala in cui è trasmessa la registrazione.
MICHELE LAURIA. Ma perché dobbiamo drammatizzare, presidente?
PRESIDENTE. È lei che sta drammatizzando.
MICHELE LAURIA. Sta drammatizzando lei, presidente.
PRESIDENTE. Lei a questo punto è uscito completamente - mi creda - fuori dal clima che si è instaurato. Io ho detto che c'è l'avvocato, il quale ha diritto a partecipare, e la signora vi ha rinunciato.
MICHELE LAURIA. Perché non glielo ha detto all'inizio?
PRESIDENTE. Ma se mi è stato comunicato ora! Ha perso un'occasione per stare zitto, via! Ha perso un'occasione per stare zitto... (Vivi, reiterati commenti). Ha perso un'occasione per stare zitto, perché l'avvocato lo ha comunicato in questo momento. Se lo faccia spiegare da chi è avvocato che ha il diritto di assistenza... (Commenti del senatore Lauria). Ed io sto riconoscendo un diritto. È chiuso l'argomento.
DONATELLA DINI. Onorevole presidente, la prego...
DONATELLA DINI. Mi avvalgo dell'essere una donna, adesso; quindi: calma!
PRESIDENTE. Siamo tutti calmi. È un vivace rappresentante della Commissione che ha chiesto una spiegazione.. (Commenti). Per favore!
DONATELLA DINI. C'è anche qualche altra signora, per carità!
PRESIDENTE. Lei personalmente, o per il tramite delle sue società, ha mai intrattenuto rapporti con la Jundor Trading e per quali scopi?
DONATELLA DINI. Nessuno, non so neanche che cosa sia.
PRESIDENTE. Conosce o ha avuto rapporti con la Banca Negara Indonesia Persero?
DONATELLA DINI. Assolutamente no.
PRESIDENTE. Ha mai avuto rapporti con la Chase Manhattan Bank di New York?
PRESIDENTE. Lei ha detto di non aver mai sentito della Zara International, poco fa.
DONATELLA DINI. Assolutamente no. Ho letto delle sciocchezze sui giornali: assolutamente no.
PRESIDENTE. È consequenziale che la stessa risposta vale per la Bank Tiroler Sparkasse di Innsbruck?
PRESIDENTE. Ha mai curato affari societari del suo gruppo in Inghilterra?
DONATELLA DINI. No, assolutamente no.
PRESIDENTE. Nell'ambito delle sue attività imprenditoriali ha mai operato nel settore delle telecomunicazioni?
DONATELLA DINI. No, delle telecomunicazioni no. A parte che questa è una cosa mia, io...
PRESIDENTE. Ma non credo sia un segreto.
DONATELLA DINI. No. Come servizio a dei miei parchi industriali, che hanno regime di zona franca, ad un certo punto avevamo dotato di teleporti, ma non c'entra proprio niente.
PRESIDENTE. Sono agli atti della Commissione due lettere, del 28 dicembre 1999 e del 13 gennaio 2000, che sono i documenti 201/1, pagine 8 e 9, a firma di Pintus, inviate all'avvocato Serra e all'avvocato Francisco Caro di Madrid, di cui le ho fatto il nome (il che non vuol dire che lei debba conoscerlo). Si tratta di documenti che sarebbero stati da Pintus inoltrati e che si riferiscono, per indicazione di questi, alla Soliman Finance di Panama. Lei conosce l'esistenza di questa società?
DONATELLA DINI. Questa Soliman? Lui diceva ad un certo punto che voleva fare l'operazione attraverso la Soliman, che credo fosse tutto un bluff.
PRESIDENTE. A quanto ammontava il credito vantato da Italfondiaria nei confronti della Sidema?
DONATELLA DINI. Non ricordo perché c'era un direttore generale; io non ho mai amministrato, mi occupavo della parte commerciale. Forse un mutuo o un finanziamento, è una cosa molto vecchia.
PRESIDENTE. Sa se il credito della Natwest sia stato successivamente ceduto ad altri soggetti?
DONATELLA DINI. Non lo so, non ho la minima idea.
PRESIDENTE. Nel corso delle trattative, le risulta - per informazioni che le venivano fornite - se la Natwest o altri eventuali successivi cessionari abbiano verificato la congruità delle garanzie del credito?
DONATELLA DINI. Non so assolutamente niente; non ho informazioni.
PRESIDENTE. Il mutuo acceso con Italfondiaria è stato onorato in tutto, in parte o è estinto?
DONATELLA DINI. Non lo so. Se l'hanno ceduto, mi pare che ...
PRESIDENTE. Questo non significa niente, dica «non lo so» e basta. Dagli atti risulta che la società Solaris, unica del gruppo a versare in condizioni finanziarie non precarie, sia indebitata con la BUC, Banca Unione di credito di Lugano, per un importo di 3 miliardi di lire e che tale operazione le avrebbe consentito di ritirare
le proprie fideiussioni personali emesse a favore della Sidema. Ha seguito tale operazione?
DONATELLA DINI. Senta, queste cose eventualmente riguardano Lucca, anche se poi sono venute meno anche in questa indagine di Lucca. Non c'è nessun problema fiscale.
PRESIDENTE. Insomma, queste cose si sono spente. Una mia curiosità istituzionale, non personale: l'immobile sito in Castelnuovo di Porto di Roma, che doveva essere trasformato, che risulta in certa parte edificato e in altra parte inedificabile... ?
DONATELLA DINI. Inedificabile?
PRESIDENTE. La mia è una domanda, non un'affermazione. Sa per quale estensione venne costruito? C'è un albergo, no?
DONATELLA DINI. Non è un albergo, è un edificio nato a uffici, di cui il management aveva chiesto il cambio di destinazione d'uso perché non riuscivano a venderlo. Anzi, l'avevano già venduto, ma poi hanno cominciato con dei battages politici con cui io non c'entro nulla. Comunque era nato ad uffici e poi è stato chiesto il cambio di destinazione d'uso ad albergo per vedere se riuscivano a collocarlo.
PRESIDENTE. Attualmente questo edificio è adibito a cosa diversa dagli uffici o da albergo oppure è abbandonato?
DONATELLA DINI. Non lo so. Credo che sia rimasto così com'era, costruito e non finito.
PRESIDENTE. Quindi, è incompleto.
PRESIDENTE. La Sidema è stata dichiarata fallita?
DONATELLA DINI. Non intendo rispondere. Non c'entra con...
PRESIDENTE. Non dica «non c'entra», lei ha il diritto di non rispondere perché è in libera audizione, noi apprezzeremo, in seguito, gli argomenti posti.
Nelle intercettazioni della Guardia di finanza si evince che il Pintus aveva contattato, con esito negativo, altre banche, considerato che il credito risultava (sempre dalle intercettazioni) inesigibile: sa quali erano gli altri istituti contattati?
DONATELLA DINI. Non lo so, non so assolutamente nulla, non posso saperlo.
PRESIDENTE. Non sa a che percentuale di corrispettivo è stato ceduto il credito?
DONATELLA DINI. Assolutamente no.
PRESIDENTE. Questa tortura sta per finire; parlo di tortura perché impegna il presidente in una materia enorme. Tra l'altro, lo dico per giustificare qualche alzata di decibel, sono qui davanti a lei e alla Commissione febbricitante perché devo eseguire il mio compito istituzionale. Questo per farmi assolvere dai colleghi da qualche intemperanza verbale.
Signora Dini, in attesa di comparire dinanzi alla Commissione, si sono registrati inevitabili scambi di accenti polemici: dico inevitabili anche se lei non deve dare conto e ragione della sua libertà di polemica e giudizio. Le chiedo: reputa che fosse opportuno venire in Commissione?
DONATELLA DINI. Ho chiesto io di venire e di essere audita con tutta la fiducia che ho nell'onorevole presidente e nell'onorevole Commissione, perché sono rimasta indignata da quello che si è scritto e detto con una strumentalizzazione che continua da anni.
Ho qui un appunto che se mi permette leggo, che è agli atti di Lucca. È un certo Albanese che parla, di origini calabresi: «ancora l'Albanese: dicendomi di essere amico di tal Pintus mi ha chiesto di
rendermi pronto ad accusare anche il ministro Dini e la propria moglie per non meglio precisate attività di riciclaggio a cui tale Pintus sarebbe interessato».
PRESIDENTE. Signora, questo è un problema di Albanese e di Pintus al quale non possiamo porre rimedio.
DONATELLA DINI. Presidente, c'è una strumentalizzazione politica in corso da anni e io non c'entro assolutamente nulla. Sono una persona privata, moglie di un illustre politico che ha un prestigio internazionale e nazionale che ha messo al servizio del paese. Ho solo avuto il torto di aiutarlo, ma me ne vanto: lo rifarei!
PRESIDENTE. Dopo aver manifestato questo atto di generica fiducia istituzionale nei confronti del presidente e della Commissione, in esito a questa audizione è in condizione di riconfermare la fiducia?
DONATELLA DINI. Riconfermo la fiducia.
PRESIDENTE. La ringrazio. È iscritto a parlare l'onorevole Vito.
ALFREDO VITO. Signora Dini, lei ha detto di non essere cittadina italiana: che cittadinanza ha?
DONATELLA DINI. Ho la cittadinanza italiana; non ho detto di non essere cittadina italiana, ho detto che risiedo in Costarica dal 1975.
ALFREDO VITO. Ha conti correnti all'estero a lei intestati?
DONATELLA DINI. No; a me intestati no.
ALFREDO VITO. A lei o alle sue società?
DONATELLA DINI. Come le ho detto, in Costarica; sono residente in Costarica.
ALFREDO VITO. Quindi, ha conti correnti intestati a lei o alle sue società in Costarica?
DONATELLA DINI. Mi sembra normale.
ALFREDO VITO. Voglio sapere sì o no? Certo che può essere normale. Ha conti correnti a lei intestati in Costarica?
DONATELLA DINI. È normale. Le ho già risposto.
ALFREDO VITO. Sono conti correnti intestati a lei e alle sue società?
DONATELLA DINI. Le ho già risposto.
ALFREDO VITO. Cioè? Non ho capito.
DONATELLA DINI. Sono presidente operativo di diverse società.
PRESIDENTE. Onorevole Vito, ha già risposto; ha detto sì e sta spiegando di essere presidente operativo.
DONATELLA DINI. È nell'attività normale delle società avere conti correnti.
ALFREDO VITO. Le sto ponendo una domanda, non sto giudicando la sua risposta. Ha conti cifrati all'estero?
DONATELLA DINI. No, assolutamente no.
ALFREDO VITO. Ha conti intestati a prestanome che possono essere a lei riconducibili?
DONATELLA DINI. Assolutamente no.
ALFREDO VITO. Conosce l'avvocato Norman?
DONATELLA DINI. No, mai sentito.
ALFREDO VITO. L'avvocato Norman è londinese e vicepresidente di una banca libanese, non lo conosce?
DONATELLA DINI. Assolutamente no.
ALFREDO VITO. Chi è il signor Edgardo Pasquali?
DONATELLA DINI. Il signor Edgardo Pasquali è mio fratello.
DONATELLA DINI. In Inghilterra.
DONATELLA DINI. Vicino a Brighton.
ALFREDO VITO. Sa se suo fratello conosce l'avvocato Norman?
DONATELLA DINI. Non so assolutamente nulla.
PRESIDENTE. Lo dico a tutti i colleghi iscritti a parlare: quello che attiene al regime della privacy deve essere rispettato da tutti, a meno che si debbano fare i conti con acquisizioni documentali o istruttorie in nostro possesso.
ALFREDO VITO. In riferimento ad acquisizioni istruttorie che abbiamo, dico che l'avvocato Norman risulta punto di riferimento di un conto alla Allied Business Bank di Beirut, sul quale, secondo le carte trasmesse dalla Svizzera, è arrivata una rimessa di 5 miliardi dalla Chase Manhattan Bank di New York da una società di Curio Pintus. Dietro questo conto corrente secondo Marini c'è Dini.
DONATELLA DINI. Ma per carità!
ALFREDO VITO. Sa niente di questa vicenda?
DONATELLA DINI. So che è una buffonata come tante!
ALFREDO VITO. Lei ha svolto soprattutto una attività di immobiliarista: cosa le dice Turks and Caikos? Sono due isole vicino alle Cayman.
DONATELLA DINI. È un arcipelago di trentacinque isole, tanto per precisare la geografia!
DONATELLA DINI. Certo che le conosco.
PRESIDENTE. Una pausa per ossigenare la serenità. Quando mi trovavo agli esteri, venne in visita un ambasciatore per congedarsi e, come di consueto, si organizzò un pranzo di commiato. In quell'occasione l'ambasciatore mi disse «spero che non mi neghi la gioia, che altri mi hanno negato, di venire a visitare le mie isole». Con grande slancio patriottico risposi che sarei andato certamente. Quando mi salutò mi disse che mi ero sbilanciato troppo, perché le isole erano tredicimila. Quindi, andiamoci cauti con il numero degli arcipelaghi!
ALFREDO VITO. C'era un progetto immobiliare, con annesso paradiso fiscale, riguardante queste isole?
DONATELLA DINI. Scusi, ma questo che attinenza ha? Non capisco, sono cose private.
ALFREDO VITO. Siccome si parla di rimesse alle isole Cayman, occorre capire se le rimesse possono essere arrivate anche in queste isole.
DONATELLA DINI. Scusi, ma è come dire che c'è una rimessa che deve andare a Palermo e invece va a Malta piuttosto che al Cairo.
ALFREDO VITO. Ha mai commerciato con queste isole?
DONATELLA DINI. Ma che commerciare!
ALFREDO VITO. Ha fatto affari con queste isole?
DONATELLA DINI. Nessun affare. Ho detto che non faccio affari! Gestisco delle cose di famiglia ...
ALFREDO VITO. Fare affari non è un dato negativo!
DONATELLA DINI. Non sono io che faccio affari, io non faccio affari! Che attinenza hanno queste isole? Non capisco.
PRESIDENTE. Scusate, credo la domanda sia mal posta. Non intervengo dopo che la signora ha risposto, ma solo perché l'onorevole Vito ha chiesto se la signora Dini abbia avuto a che fare con queste isole. Le isole non sono soggetti con cui si può o no avere a che fare; si dovrebbe specificare se in queste isole vi sia un soggetto, un ente o un'istituzione di riferimento.
ALFREDO VITO. Volevo sapere se qualche società facente capo alla signora Dini ha fatto investimenti immobiliari su queste isole.
DONATELLA DINI. Posso anche avere investimenti immobiliari, ma sono liberissima di poterlo fare; consulto il mio fiscalista, ma non ha nessuna attinenza.
ALFREDO VITO. Sto facendo delle domande. Quanti anni fa ha conosciuto Maurizio Tucci?
DONATELLA DINI. Quanti anni non lo so, però l'ho conosciuto diversi anni fa e l'ho visto qualche volta in vita mia.
ALFREDO VITO. L'ha mai aiutato nella sua attività economica?
ALFREDO VITO. Si è mai interessata di introdurre la Ericsson nel mondo del lavoro della Telecom e della telefonia attraverso le sue amicizie?
DONATELLA DINI. Assolutamente mai.
ALFREDO VITO. Conosce Francesco Del Deo?
DONATELLA DINI. No, non so chi sia.
ALFREDO VITO. Non ha mai svolto attività con Francesco Del Deo?
ALFREDO VITO. Non si è mai rivolta allo studio Are di Roma?
DONATELLA DINI. Sì, certo, Are è un noto avvocato che conosco da tanti anni. È un signore di una certa età e qualche volta gli ho chiesto dei consigli.
ALFREDO VITO. Ha fatto delle consulenze con lo studio Are?
DONATELLA DINI. Ho chiesto dei consigli perché è un avvocato esperto.
ALFREDO VITO. Gli ha dato degli incarichi professionali?
DONATELLA DINI. Ho chiesto dei consigli e mi ha dato dei consigli su un piano amichevole.
ALFREDO VITO. Quindi non ha mai ricevuto parcelle dall'avvocato Are ...
GUIDO CALVI. Cosa c'entra questo?
PRESIDENTE. La domanda non si può porre.
DONATELLA DINI. Lasciatelo parlare.
PRESIDENTE. Signora Dini non entri in polemica con i commissari, che ha il dovere di rispettare. Prego i colleghi di
evitare intemperanze perché c'è un presidente che precede nel fermare le domande inammissibili.
GUIDO CALVI. Fare domande sulle parcelle di un avvocato che è stato consultato credo che sia indecente!
PRESIDENTE. Ho chiesto all'onorevole Vito di non insistere sulla domanda.
DONATELLA DINI. Chiedo al presidente le garanzie. Sono venuta qui, ho confermato la fiducia e vorrei garanzie.
PRESIDENTE. Credo abbia constatato le garanzie, tant'è che ho detto che la domanda è improponibile.
DONATELLA DINI. Lei è un gentiluomo e spero che continui a dare queste garanzie.
PRESIDENTE. Ho detto che la domanda è improponibile e lei non ha nessun dovere di rispondere.
ALFREDO VITO. Non ha mai saputo dell'operazione Telekom-Serbia?
DONATELLA DINI. Assolutamente no.
ALFREDO VITO. Ha mai saputo dell'operazione Entel Bolivia?
DONATELLA DINI. Assolutamente no.
ALFREDO VITO. L'operazione Entel Bolivia, lo dico per i colleghi ...
PRESIDENTE. Lei non può addentrarsi, perché se il dichiarante respinge ogni suo coinvolgimento alla fine arriveremmo a far sapere all'esterno quello che non è ammesso all'interno.
ALFREDO VITO. Va bene. Ha detto di non aver saputo nulla della cessione fatta dall'Italfondiaria del credito vantato nei confronti della Sidema alla Natwest. Conferma?
ALFREDO VITO. La cessione di un credito richiede anche l'intesa del debitore oppure no?
DONATELLA DINI. Che mi risulti, no.
ALFREDO VITO. La Sidema doveva essere informata di questo fatto?
DONATELLA DINI. No. Assolutamente non è stata informata.
ALFREDO VITO. Non conosce l'esito del credito attuale della Natwest?
DONATELLA DINI. No. Sono domande che mi ha già rivolto il presidente. Ho già risposto.
ALFREDO VITO. Se la Sidema è una sua società, lei non ne sta più seguendo le vicende?
DONATELLA DINI. Ho già risposto.
PRESIDENTE. Onorevole Vito, ha già risposto. Ho chiesto di non ripetere domande su circostanze su cui la signora ha risposto. Potrà essere deluso dalla risposta, ma questo è apprezzamento e non metodo.
ROBERTO CALDEROLI. Signora, qual è la sede sociale della Sidema e della Solaris?
DONATELLA DINI. Non lo so. Era a via Leccosa, ma adesso non lo so.
PRESIDENTE. La parola al senatore Calderoli.
ROBERTO CALDEROLI. In un'intervista su la Repubblica - non so se ne confermerà il contenuto - lei afferma «Non mi hanno mai perdonato di essere
scesa in campo insieme a mio marito. Me lo dissero quelli di Forza Italia "Te la faremo pagare"». Conferma questa affermazione?
ROBERTO CALDEROLI. È in grado di dirci chi fossero quelli che hanno profferito la frase «Te la faremo pagare»?
DONATELLA DINI. È una persona specifica, ma desidero non rispondere. È stato detto diversi anni fa e difatti io sono oggetto di persecuzione politica e di strumentalizzazione da tantissimi anni.
ROBERTO CALDEROLI. Conosce il dottor Geronzi?
DONATELLA DINI. L'ho conosciuto tanti anni fa.
ROBERTO CALDEROLI. E il dottor Stocca, sempre della medesima banca?
DONATELLA DINI. Assolutamente no.
ROBERTO CALDEROLI. Non si è mai recata a Belgrado e quindi nemmeno nel giugno del 1997?
ROBERTO CALDEROLI. Prima ci ha dato lettura di intercettazioni telefoniche, in cui si faceva riferimento al vertice del GICO di Roma e al cosiddetto «Albanese», che proverrebbero dal fascicolo del procedimento di Lucca che è in nostro possesso. Però nel fascicolo che ha la Commissione queste due intercettazioni non risultano.
DONATELLA DINI. Potete chiederle. Io ho chiesto al mio avvocato se potevo esibirle e lui mi ha detto di sì.
ROBERTO CALDEROLI. Possiamo acquisirle?
PRESIDENTE. Le acquisiremo dopo avere accertato che non le abbiamo.
ROBERTO CALDEROLI. In questo momento, non risultano.
PRESIDENTE. Do la parola all'onorevole Nan.
ENRICO NAN. Per quanto riguarda i rapporti con Pintus, lei, dopo averlo incontrato la prima volta, ha avuto occasione di sentirlo telefonicamente?
DONATELLA DINI. Sì, perché la signora Cerri, ad un certo punto, mi ha detto di chiamarlo perché forse pensava che avessi più autorevolezza.
ENRICO NAN. Quindi avete avuto diverse conversazioni telefoniche?
DONATELLA DINI. Sì, risulta dalle registrazioni.
ENRICO NAN. In quelle occasioni di cosa avete parlato?
DONATELLA DINI. «Lo possiamo acquistare» eccetera. Queste cose.
ENRICO NAN. Non le ha mai rivolto la richiesta di avere un incarico per svolgere un'attività più ampia, che comportasse qualche viaggio?
ENRICO NAN. Abbiamo sentito Pintus, il quale, ieri, ha detto che è andato per lei in Inghilterra più volte.
DONATELLA DINI. No. Quando sentirete la Cerri e gli altri ve lo confermeranno, nella maniera più assoluta. C'erano la Cerri e Serra che si muovevano.
ENRICO NAN. Le telefonate partivano da lei o dal Pintus, oppure vicendevolmente?
DONATELLA DINI. Qualche volta ho telefonato. Non credo che il Pintus avesse il mio telefono. Ho telefonato perché la Cerri mi ha detto: «Chiami lei». Forse temeva che non le credessi perché ero diventata scettica.
ENRICO NAN. Quindi lei qualche volta lo ha chiamato.
Sempre in riferimento alla sua intervista, lei dice che ha citato in giudizio il Pintus: a cosa si riferiva? Può essere più precisa? In che occasione l'ha citato in giudizio?
DONATELLA DINI. Perché sono parte lesa, in quanto ad un certo punto ha cominciato a minacciare (avete molte cose che risultano nelle registrazioni di Lucca) e quindi gli avvocati...
PRESIDENTE. Dove pende questo processo in cui lei è parte offesa?
DONATELLA DINI. Credo che sia sempre a Lucca.
ENRICO NAN. Quindi lei lo ha citato in giudizio in questo processo?
DONATELLA DINI. A Lucca o a Roma, comunque io sono parte lesa. Fin da allora è stata fatta un'azione contro di lui.
ENRICO NAN. Parte lesa per che reato?
ENRICO NAN. Per la quale lei ha fatto un esposto?
DONATELLA DINI. Hanno fatto un esposto gli avvocati. Non ricordo se a nome mio o della società.
ENRICO NAN. Le chiedo di essere più precisa, magari in un'altra occasione, perché credo che possa essere interesse di questa Commissione avere la documentazione.
DONATELLA DINI. Lo dirò all'avvocato.
ENRICO NAN. Ha detto che ha subito delle minacce da parte del Pintus. Vuole essere più precisa?
DONATELLA DINI. Credo di essere già stata esplicita e poi avete tutte le registrazioni. Credo che questo sia sufficiente.
ENRICO NAN. Lei ha letto delle intercettazioni. Ha sentito il Pintus anche dopo quelle intercettazioni o solo in quel periodo?
DONATELLA DINI. Non l'ho più sentito né visto.
ENRICO NAN. Quando è stata l'ultima volta che lo ha sentito?
DONATELLA DINI. Non lo so. Le ho detto che il tutto è durato dal 17 novembre al 17 dicembre. Si vede che il 17 è il mio giorno, anche oggi è 17.
ENRICO NAN. Quindi anche le telefonate intercorse tra voi sono all'interno di questo periodo?
DONATELLA DINI. Mi pare proprio di sì.
ENRICO NAN. Lei ha detto che ha chiuso il rapporto con Pintus perché lo ha giudicato persona inaffidabile.
ENRICO NAN. Ci vuole spiegare perché ha giudicato Pintus persona inaffidabile?
DONATELLA DINI. L'ho già spiegato prima: perché quando una persona manda dei fax e delle comunicazioni da varie parti del mondo, addirittura le manda alle banche e poi alla verifica risulta che sono un bluff, altro che inaffidabile!
Ripeto che io, purtroppo, non ho verificato all'inizio perché mi sono fidata della signora Cerri - che reputavo, e reputo,
una persona seria che ha fatto tanti affari immobiliari a Milano per persone conosciute e società note - la quale mi ha detto che lo aveva fatto verificare da un avvocato. L'ho già detto, la prego, non credo che sia ancora il caso...
ENRICO NAN. Ho ripreso questo punto non per ripetere ma per giungere ad una domanda più specifica: i fax della banca di Tokio sono collocati all'interno della data del 17 dicembre?
DONATELLA DINI. Dovrei andarli a prendere perché non ho più il fascicolo. Come lei sa, è venuta la Finanza.
ENRICO NAN. Sono precedenti alla chiusura dei suoi rapporti con il Pintus?
PRESIDENTE. Devono essere per forza precedenti, in base ad un ragionamento logico.
DONATELLA DINI. Io non li ho. Bisogna sentire l'avvocato, perché la Finanza si è portata via tutto.
ENRICO NAN. I fax che lei ha ricevuto sono reperibili da qualche parte?
DONATELLA DINI. Sentirò gli avvocati: ci saranno senz'altro.
ENRICO NAN. Mi pare che lei abbia detto che sono stati sequestrati dalla Finanza.
DONATELLA DINI. Sì, quando è venuta la Finanza ha preso anche queste cose.
ENRICO NAN. Si riferisce al processo di Lucca?
PRESIDENTE. Ci sono due processi, uno in cui è parte offesa e quello che conosciamo noi. Se ci sono atti che si riferiscono al primo, noi non ne abbiamo notizia, perché lo abbiamo appreso oggi.
ENRICO NAN. Lei ha detto che non ha conti correnti all'estero. Ha avuto conti correnti, nel passato, a Lugano?
GUIDO CALVI. Non si può chiedere se ha conti correnti a Lugano!
DONATELLA DINI. È un'invasione di privacy, ma d'altro canto io sono abituata.
PRESIDENTE. Signora, questa non è privacy, è controllo di attendibilità, non sua.
ENRICO NAN. La Commissione ha audito un'importante personalità politica del nostro paese che ha riferito quanto leggo: «Vi era stato un duro attacco personale alla famiglia Dini da parte di due parlamentari del Montenegro» - si riferisce all'inizio della vicenda Telekom-Serbia - «Addirittura erano circolate fotocopie di giornali montenegrini contenenti questo attacco. Insomma era una situazione imbarazzante ed erano state dette anche cose improprie, ossia che un fratello della signora Dini aveva delle partecipazioni in società di telecomunicazioni, che potevano essere state danneggiate dai bombardamenti alleati». Lei sa qualche cosa?
DONATELLA DINI. Nego tutto. Immagino che sia il Presidente Cossiga che ha detto queste cose, ma è qualcosa che fa sorridere! Questa è una Commissione seria, che arriverà alle proprie conclusioni; dovrà sicuramente calare questa guerra politica nella quale io non c'entro niente.
PRESIDENTE. Ha chiesto di formulare domande l'onorevole Kessler.
GIOVANNI KESSLER. Lei sa che è stata tirata in ballo nella vicenda Telekom-Serbia da Igor Marini, il quale ha detto che lei personalmente ha ricevuto una valigetta piena di contante al club Le Querce e lei ha detto che non c'è mai stata. Lei ha preso valigie di soldi in contanti da Marini o da qualcun altro?
DONATELLA DINI. Bauli...! Io non so neppure di che cosa si stia parlando. La trovo una cosa assolutamente infamante. Ho già detto che sono qui anche per difendere la mia onorabilità, il mio prestigio che è stato attaccato da anni. Non so neppure di che cosa si parli. Ho letto i giornali - come ho detto - e sono assolutamente scandalizzata dal fatto che addirittura inventino che sono stata in un certo albergo a Milano. Che indichino le date! Io ho la mia agenda e vado a vedere: magari non ero neanche in Italia! Delle cose assurde! Ho conosciuto il Pintus e ho avuto quella vicenda alla fine del 1999; credo che Telekom-Serbia si riferisca ad anni prima. Oltretutto, inventa delle cose e non si va neanche a chiedere di fornire le date?
PRESIDENTE. Ha fornito le date, ma, poiché lei ha sempre detto che non si è mai recata in quell'albergo, non hanno importanza.
DONATELLA DINI. Però spero che arriviate presto a delle conclusioni vere. Credo che le date per la Commissione siano importanti.
GIOVANNI KESSLER. Sarà per deformazione personale, ma a me le date interessano.
L'incontro all'albergo di Milano sarebbe avvenuto, secondo Marini, alla fine di agosto-settembre 2000. Vuole ripetere esattamente quando ha chiuso i suoi rapporti con Pintus?
DONATELLA DINI. Il 17 dicembre 1999. Ma poi è documentato.
GIOVANNI KESSLER. Successivamente al momento in cui lei chiude piuttosto malamente i rapporti con Pintus...
GIOVANNI KESSLER. ...e prima dell'agosto-settembre del 2000, cioè in questo arco della prima metà del 2000 comincia la vicenda giudiziaria di Lucca. Lei ne è venuta a conoscenza in quel periodo?
DONATELLA DINI. Sì. Il 3 marzo 2000 sono venuti da me, nel mio ufficio (tra l'altro avrei delle cose da dire, ma le dirò nella sede opportuna).
GIOVANNI KESSLER. Sono venuti da lei in ufficio: vuole precisare chi?
GIOVANNI KESSLER. Io lo so, ma forse non è chiarissimo a tutti.
È venuta la Finanza a fare delle perquisizioni e ricerche di documenti.
DONATELLA DINI. Hanno mobilitato centinaia di uomini.
GIOVANNI KESSLER. Per la vicenda che ora è pendente a Lucca.
GIOVANNI KESSLER. Signora, lei aveva saputo, quando sono venuti o successivamente, che erano venuti per qualcosa che aveva detto Pintus?
DONATELLA DINI. Sì - c'è anche nelle registrazioni - Pintus aveva minacciato «Vado alla Finanza. Faccio qui, faccio là».
GIOVANNI KESSLER. Quindi lei ha saputo poi, visto che è arrivata la Finanza...
DONATELLA DINI. Pintus stava dichiarando: mentre c'era la Finanza era già in procura a dichiarare.
GIOVANNI KESSLER. A fare dichiarazioni contro di lei o anche contro di lei.
DONATELLA DINI. Sì, ma verrà fuori tutta la storia vera.
GIOVANNI KESSLER. Questo quando è avvenuto? Nella primavera del 2000?
DONATELLA DINI. Il 3 marzo del 2000.
PRESIDENTE. Onorevole Kessler: 17 novembre-17 dicembre è l'arco in cui si svolge il rapporto tra la signora e il Pintus; il 3 marzo 2000 vi è il contenzioso giudiziario.
GIOVANNI KESSLER. Signora, lei chiedeva la data del presunto incontro milanese con Marini e con Pintus, riferito dal Marini: è agosto-settembre 2000, cioè successivo agli episodi che lei ha appena citato.
DONATELLA DINI. Qualche volta ho seguito mio marito nelle campagne elettorali e talvolta andavamo negli alberghi ma mai, mai ho messo piede all'hotel Duomo. Non mi posso sbagliare.
GIOVANNI KESSLER. Anche non all'hotel Duomo, lei ha incontrato Pintus dopo che l'ha denunciata?
DONATELLA DINI. Assolutamente no.
PRESIDENTE. La parola al senatore Chirilli.
FRANCESCO CHIRILLI. Abbiamo indagato e cercato di conoscere i problemi che si possono collegare con la faccenda Telekom-Serbia e lei ha dato la sua disponibilità a collaborare per quanto conosce. Nell'audizione ha detto che in alcune sue società lei era direttore operativo.
FRANCESCO CHIRILLI. Essere direttore operativo significa che si conoscono bene gli elementi, gli articoli dei codici, soprattutto civile, allorché avviene una cessione di credito. Quindi lei saprà anche che quando avviene una cessione di credito affinché questa abbia efficacia nei confronti del debitore ceduto, deve essere necessariamente comunicata a quest'ultimo, altrimenti il debitore rimane obbligato verso il cedente. Questo è un fatto notorio, codicistico. Qui vorremmo la sua disponibilità: allorché i debiti della Sidema sono stati ceduti dalla Intalfondiaria alla Natwest, lei ne è venuta a conoscenza?
DONATELLA DINI. Prima di tutto, io non ho mai amministrato la Sidema, perché c'era un amministratore, un direttore (l'abbiamo già detto prima, il presidente aveva il nome: Italo Mari) che si occupava di questo. In secondo luogo, non sono mai venuta a conoscenza che la Sidema fosse stata messa al corrente di questa cessione di credito. Questa è la pura verità.
FRANCESCO CHIRILLI. Per noi comunque rimane importante comprendere un aspetto di questa cessione. Le cessioni possono avvenire pro solvendo o pro soluto; nel primo caso chi ha venduto non risponde della solvibilità, nel secondo caso avviene il contrario. Lei naturalmente non sa dirci se questa cessione è avvenuta pro solvendo o pro soluto...
DONATELLA DINI. Assolutamente no.
FRANCESCO CHIRILLI. Allora, per far comprendere alla Commissione questo aspetto che lei non conosce, potrebbe fornirci il contratto di cessione della posizione debitoria della Sidema verso la Italfondiaria? Potrebbe farlo avere alla Commissione?
DONATELLA DINI. Non ce l'ho: sentirò l'avvocato.
FRANCESCO CHIRILLI. Per noi sarebbe un fatto importante. Grazie.
PRESIDENTE. Ha ora la parola l'onorevole Rizzi.
CESARE RIZZI. Signora, lei sa perché sia stata fatta la cessione di credito dalla Italfondiaria alla Natwest?
CESARE RIZZI. Chi individuò la Natwest come potenzialmente interessata all'acquisto di credito?
PRESIDENTE. La domanda è già stata posta.
DONATELLA DINI. Ho già risposto prima.
CESARE RIZZI. Quale storia ha avuto un immobile di Castelnuovo di Porto costruito su un terreno non edificabile?
DONATELLA DINI. Ma non è vero: per cortesia! Per cortesia, andatevi ad informare bene se si trattava di un terreno non edificabile. L'edificio è stato costruito su un terreno edificabile.
CESARE RIZZI. Lo dice lei: va bene.
DONATELLA DINI. Non lo dico io: sono i fatti.
CESARE RIZZI. Signora, per quell'immobile ottenne finanziamenti dalla legge per l'Anno santo? (Commenti).
DONATELLA DINI. Senta, per cortesia: io le rispondo per cortesia, perché non sono tenuta a rispondere su una cosa che non mi pare rilevante. Quando il direttore ha suggerito di trasformare l'edificio chiedendo un cambio di destinazione, poi ha chiesto ad un professionista esterno se ci fosse la possibilità di finanziamenti per un'eventuale compratore, non certo per la società, perché era in programma da tanti anni di cedere l'edificio. Si pensava: magari se lo cediamo con la possibilità di un finanziamento è un po' più facile trovare un compratore: punto e basta. Non ho dettagli.
CESARE RIZZI. Questo immobile - visto che lei ne è a conoscenza - fu offerto in vendita o in affitto all'ente porto. Perché l'affare non fu concluso?
DONATELLA DINI. All'ente porto non mi risulta: non so assolutamente niente.
CESARE RIZZI. Mi scusi, all'ente poste.
DONATELLA DINI. Assolutamente nulla.
PRESIDENTE. Scusate, abbiamo appreso dalla storia dei fatti che questo immobile è rimasto rustico e incompleto. Che diavolo doveva fare l'ente poste locando un immobile rustico ed incompleto? Quindi la domanda, se mi consente, onorevole Rizzi, è mal posta, tranne che lei non abbia elementi in più per chiedere all'audita di precisarli.
CESARE RIZZI. Signora, lei ha mai avuto a Milano un recapito all'hotel Duomo?
DONATELLA DINI. Assolutamente no.
PRESIDENTE. Ha già risposto (Commenti). Signori, non richiamatemi perché basto da solo, credetemi. Quando sono insufficiente, richiamatemi.
Ha già detto che non sa assolutamente di che albergo si tratti.
CESARE RIZZI. Ha avuto riunioni presso l'ufficio della Cerri con Mastropasqua e Pintus?
CESARE RIZZI. È vero che dichiarò a Pintus di poter ottenere il nulla osta all'edificabilità del terreno di Castelnuovo di Porto per la trasformazione dell'immobile in albergo?
DONATELLA DINI. La domanda è formulata male perché c'è confusione tra terreno ed edificio: non si capisce.
CESARE RIZZI. Come non si capisce?
PRESIDENTE. Riformuliamo la domanda: lei si è interessata per questo edificio affinché ottenesse una concessione edilizia o altro?
DONATELLA DINI. Presidente, quale concessione edilizia? È costruito: è stato chiesto un cambio di destinazione...
PRESIDENTE. Il fatto che sia costruito non vuol dire che si costruisce d'imperio: ci vuole una concessione che precede la costruzione...
DONATELLA DINI. La concessione c'era: sa in base a quale concessione è stato costruito? Era di trent'anni fa.
PRESIDENTE. Quindi, quando c'era la licenza?
DONATELLA DINI. Trent'anni fa, ma poi mi pare che sia stato costruito una dozzina d'anni fa in base ad una vecchia variante...
PRESIDENTE. Quindi la licenza, perché allora c'era una diversa legislazione...
DONATELLA DINI. Mi scusi, parli lei: parliamo uno alla volta, così forse ... Preferisco star zitta.
PRESIDENTE. Volevo aiutarla: se lei non gradisce, non l'aiuto più. Continui.
DONATELLA DINI. No, preferisco stare zitta...
PRESIDENTE. Continui: lo dicevo tecnicamente, per lei. Continui.
DONATELLA DINI. La ringrazio. Si confonde il terreno con l'edificio: l'edificio è stato costruito in base ad una vecchia variante ed è stato fatto rustico. Ho già risposto prima su questo punto.
CESARE RIZZI. Signora, la direzione dell'hotel Duomo, come risulta da informazioni di stampa, ha dichiarato che la signora Dini ha più volte...
PRESIDENTE. La domanda è improponibile. Quando la persona che noi ascoltiamo afferma che non si è mai recata in un albergo, gli accertamenti dobbiamo farli noi: non possiamo chiedere qualcosa in riferimento a quello che ha dichiarato un signore dell'hotel Duomo.
DONATELLA DINI. Posso aggiungere che i miei avvocati stanno studiando azioni contro Il Giornale di Berlusconi, che si permette di mettere in giro queste calunnie: azioni penali e civili. Chiederò anch'io dei danni. Non c'è denaro che possa ripagare il fango che hanno buttato: lo darò in beneficenza, ma lo chiederemo!
CESARE RIZZI. Lo dia a me signora, se vuole darlo in beneficenza...!
DONATELLA DINI. Mi sembra che lei non ne abbia bisogno!
PRESIDENTE. È il suo turno, senatore Montalbano.
ACCURSIO MONTALBANO. Presidente, la signora Dini ha già risposto alla domanda che volevo porre, in quanto sono stato preceduto dal presidente Calderoli. Rinuncio quindi a riformularla.
PRESIDENTE. La Commissione, a nome del suo presidente, manifesta a lei il più alto apprezzamento possibile!
PRESIDENTE. Prego senatore Eufemi.
MAURIZIO EUFEMI. Nell'intervista che ha rilasciato ieri, la signora Dini ha detto: io non sto a piazza in Lucina, se è questo che vuol dire questo avvocato (si riferiva all'avvocato Randazzo). Signora, ci può dire dov'era la società Sidema?
DONATELLA DINI. La società Sidema era in via Leccosa, mi pare al numero 22.
MAURIZIO EUFEMI. Da quando a quando, signora?
DONATELLA DINI. Mi pare dal 1997: una cosa così.
MAURIZIO EUFEMI. E prima dov'era la sede della Sidema?
DONATELLA DINI. Era in piazza San Lorenzo in Lucina, ma prima.
MAURIZIO EUFEMI. In che periodo?
DONATELLA DINI. Da 1996 all'indietro, per qualche anno.
MAURIZIO EUFEMI. Perché a noi risultava dal 1992 al 1998.
DONATELLA DINI. I dettagli non li ho. So che poi era in via Leccosa.
MAURIZIO EUFEMI. Come mai è stata trovata la documentazione facente riferimento a lei nella sede della Sidema?
DONATELLA DINI. No, sono venuti...
MAURIZIO EUFEMI. Negli atti istruttori abbiamo trovato che c'era della documentazione riferibile a lei, che pure non aveva cariche operative, nella sede della Sidema.
DONATELLA DINI. No, forse è uno sbaglio. Sono venuti nel mio ufficio personale che è in via in Lucina, non in piazza San Lorenzo in Lucina.
DONATELLA DINI. Sì. Io prima ero nella piazza, poi ... È dietro al Parlamento.
MAURIZIO EUFEMI. Nell'atto societario c'è scritto esattamente piazza San Lorenzo in Lucina dal 15 settembre 1992 al 2 giugno 1998; poi è passata in via Leccosa. Naturalmente mi riferivo all'intervista.
PRESIDENTE. Senatore Cantoni, è il suo turno.
GIAMPIERO CANTONI. Presidente, avevo due domande ma la signora ha già risposto in precedenza: non desidero far perdere tempo.
PRESIDENTE. Allora la parola va all'onorevole Crosetto.
GUIDO CROSETTO. Signora, la società Sidema era totalmente di sua proprietà?
DONATELLA DINI. Ho già detto di no. Comunque non credo che questo sia attinente.
GUIDO CROSETTO. La percentuale della società di sua proprietà era pari a...
DONATELLA DINI. Non rispondo, perché ho già risposto.
GUIDO CROSETTO. Per spiegare ai commissari, la proprietà e la consistenza patrimoniale della società...
DONATELLA DINI. Non c'entra nulla, mi perdoni: queste sono cose personali. Non c'entra assolutamente niente. Sono veramente stanca di questa violazione continua della privacy! Non è possibile!
PRESIDENTE. Signora, lei può non rispondere, ma per favore non dica che non c'entra nulla perché è un sindacato sulla domanda. Quando la domanda è improponibile, c'è un presidente che garantisce il principio di legalità. Quindi la domanda è proponibile, ma lei può non rispondere.
GUIDO CROSETTO. Quindi lei non vuole rispondere a questa domanda?
DONATELLA DINI. No, perché ho già risposto.
GUIDO CROSETTO. Lei ha detto prima che presiede operativamente le sue società.
DONATELLA DINI. All'estero: ho precisato «all'estero», non in Italia; in Italia non ho attività.
GUIDO CROSETTO. Lei presiede le sue società all'estero e si occupa direttamente di queste società?
GUIDO CROSETTO. Di questa società italiana invece non conosce nulla?
GUIDO CROSETTO. Lei ha detto prima di essere un'imprenditrice (e non un'affarista, giustamente), che si occupa abitualmente nelle sue società: tutte quelle riferite a lei tranne questa in Italia?
DONATELLA DINI. Non ho detto questo. Questo lo sta dicendo lei. Io non ho detto questo.
PRESIDENTE. Precisi nella risposta.
DONATELLA DINI. No, non mi pare il caso di tornare ancora su questi punti che sono già stati trattati. Non rispondo più.
PRESIDENTE. Lei può dire che si riporta alla risposta precedente.
DONATELLA DINI. Va bene; grazie, presidente.
GUIDO CROSETTO. Io trovo significativo il fatto...
GUIDO CALVI. I commenti sono esclusi dalle domande!
GUIDO CROSETTO. Quindi, è sua abitudine, in ogni sua società, non occuparsi di crediti o debiti o cessioni, anche quando questi riguardano cifre ragguardevoli?
DONATELLA DINI. Ma che cosa vuol dire? Non ho capito...
GUIDO CROSETTO. Un'operazione come quella che qualcuno ha ipotizzato sia stata effettuata in questa società, quando succede in altre società di cui lei si occupa abitualmente, è una sua sinecura, una cosa di cui non si interessa direttamente lei?
PRESIDENTE. Do la parola all'onorevole Selva.
GUSTAVO SELVA. Signora Dini, lei non è stata invitata da questa Commissione per venire audita: lei ha chiesto di esserlo. Capisco la ragione che lei ha dato, di doversi difendere in quanto parte lesa; ma, al di là di questo fatto, qual è stata la ragione per cui ha chiesto di essere audita, non avendo assolutamente nulla da dire, se non di trovarsi - mi consenta - in perfetta sintonia con il suo illustre marito il quale, il 28 febbraio 2001, rispondendo in una audizione, ha detto di non sapere assolutamente niente della vicenda Telekom-Serbia? Mi posso umanamente compiacere di questa sintonia fra marito e moglie, ma mi resta la curiosità di sapere...(Commenti).
PRESIDENTE. Mi scusi, signora, può non rispondere: non è una domanda.
DONATELLA DINI. Le rispondo. Mio marito è una persona politica che ha ricoperto delle cariche importanti e risponde per se stesso, e su questo metterei non una ma le due mani sul fuoco, e non me le brucio. Questa è una cosa. La sua domanda è: come mai ho chiesto di essere audita? Ho detto prima che tutto quello che ho letto ha suscitato una tale indignazione in me, perché tutto è talmente inventato e strumentale che mi sono detta: no, desidero andare a testa alta a smentire tutte queste fandonie.
PRESIDENTE. Per chiarezza, non è che noi operiamo in regime di «disponibilità» dell'audibile: noi convochiamo con un potere autonomo. La sua lettera, che corrisponde
ad una precedente polemica, ha agevolato il compito per una distensione del clima. Di questo possiamo compiacerci perché vogliamo sempre la massima serenità, dal momento che questo non è un ring; ma sia chiaro che non c'è la disponibilità dell'audibile. Se la Commissione avverte la necessità di sentire chiunque, che lo voglia o meno, lo sente. Lo diciamo per dare una cornice istituzionale al nostro regime operativo.
Onorevole Selva, prego.
GUSTAVO SELVA. Nel merito, lei è stata interessata al recupero di un libretto di assegni. Qual è la ragione che lo ha motivato? Doveva essere molto importante tornare nuovamente in possesso di un libretto degli assegni...
DONATELLA DINI. Ho già risposto prima.
PRESIDENTE. Ha risposto che ha dato incarico: la ragione non l'ha detta. Quindi la domanda è proponibile.
DONATELLA DINI. L'ho detto, presidente.
ACCURSIO MONTALBANO. L'ha detto, presidente!
PRESIDENTE. Se lo ripete, non è la fine del mondo!
GUSTAVO SELVA. Ha detto di aver dato incarico, non ha detto la ragione.
DONATELLA DINI. Ho spiegato che il manager della società mi ha pregato di telefonare per avere indietro questo libretto. L'ho spiegato prima.
GUSTAVO SELVA. Nei confronti del signor Pintus lei deve avere avuto una atteggiamento iniziale di grande fiducia, avendolo incaricato di trovare un amministratore delegato di una sua società. Quali sono stati poi i motivi - in parte lei ha già spiegato, ma se vuole aggiungere altro - del suo...
DONATELLA DINI. Con molto piacere, anche se continuiamo con questa storia. Comunque, non è così. Ho detto che quando l'ho visto già la prima volta ho cominciato ad avere dei dubbi e li ho esternati alla signora Cerri. Poi lei è andata avanti nella trattativa e ad un certo punto sembrava che dovessero subentrare. Allora lei ha detto: questi subentrano e hanno il loro amministratore. Le ho detto: guardi che non mi sembra il caso. Comunque c'erano i manager; hanno fatto l'errore di andare dal notaio e farlo nominare amministratore. Immediatamente mi sono adoperata per dire: questo deve assolutamente dare le dimissioni. Evidentemente gli avevano dato un libretto degli assegni. Stop. Questo è chiarissimo e trasparente.
GUSTAVO SELVA. Signora Dini, al di là dell'affermazione - in cui lei non ha reso noto il nome dell'autore - di essere una perseguitata politica, quali altri elementi a giustificazione di quest'affermazione lei può dare a questa Commissione?
DONATELLA DINI. Questa allora è una Commissione politica!
GUSTAVO SELVA. L'ha detto lei!
DONATELLA DINI. No, ho detto che io mi sento strumentalizzata da anni.
DONATELLA DINI. Ho già dato delle indicazioni. È inutile che io dica un nome o più nomi. Forse lo sapete meglio voi. C'è qualcuno che lo sa meglio di me.
GUSTAVO SELVA. Veramente dovrebbe essere lei, dal momento in cui dichiara di essere strumentalizzata. Se fornisce alla Commissione qualche indicazione noi siamo disponibili a comprendere le ragioni per le quali lei si dichiara strumentalizzata (Commenti del senatore Lauria).
GUIDO CALVI. La Commissione si occupa di Telekom-Serbia!
GUSTAVO SELVA. ...Telekom-Serbia...
DONATELLA DINI. Va bene. Faccia un'indagine lei. Non sarà difficile!
GUSTAVO SELVA. Voi dite che noi stiamo strumentalizzando la vicenda Telekom-Serbia. Prego la signora Dini di precisare meglio il tipo di strumentalizzazione e da chi la vede operata da parte nostra.
DONATELLA DINI. La strumentalizzazione... Basta che lei legga i giornali, per cortesia! Sono anni! Sono anni! Ed emergeranno altre cose, quando verrò audita nel processo di Lucca.
PRESIDENTE. Scusate, la signora ha ripetuto più volte che da anni è soggetta ad una persecuzione. È libera di fare le affermazioni che crede. Noi siamo nati il 7 maggio e quindi siamo ancora ai vagiti; gli anni precedenti non ci appartengono, e quindi evitate di tornare su questo tema.
Do ora la parola al senatore Bongiorno.
GIUSEPPE BONGIORNO. Formulo una richiesta di informazione, una domanda breve cui potrà rispondere in maniera altrettanto breve.
Signora, agli atti della Commissione vi è una lettera della SAMA International datata 2 dicembre 1999 indirizzata alla Blanca Mesen ed a lei, concernente un trasferimento finanziario dalla First National Bank alla Banca di Roma su conti intestati alla Costellation; nel corpo della stessa vi è un riferimento a Legg Mason, che individuerebbe il titolare del conto corrente. Può dirci, se lo sa, a quale operazione finanziaria si farebbe riferimento in questa lettera?
DONATELLA DINI. Ho letto delle cose assolutamente inventate su questa vicenda. Evidentemente questa società o banca o finanziaria cui lei fa riferimento era la corrispondente di questa SAMA, che è una finanziaria. Ho letto addirittura che questa società negli Stati Uniti appartiene a me. Adesso forse sarò proprietaria di tutto il mondo, e tra un po' anche della Luna!
GIUSEPPE BONGIORNO. Quindi, conferma l'esistenza della lettera indirizzata a lei?
DONATELLA DINI. Non so a che lettera si riferisca. Probabilmente si sarà trattato di un finanziamento a questa società che forse aveva bisogno di fondi. Non lo so. Mi pare sia irrilevante. Credo di aver letto qualcosa: erano delle cifre modeste.
PRESIDENTE. Ringrazio la signora Dini e i colleghi intervenuti.
DONATELLA DINI. Signor presidente, grazie a lei e alla Commissione. Spero davvero che presto si riesca a chiudere questa vicenda.
PRESIDENTE. Avverto che, a causa del protrarsi dell'audizione della signora Dini, quella della signora Cerri - salvo acquisire la sua disponibilità - è rinviata alla seduta del 15 ottobre 2003.
Dichiaro conclusa l'audizione.
La seduta termina alle 16.15.
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