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PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca l'audizione del signor Domenico Mastropasqua, che è venuto accompagnato dal suo legale. Saluto entrambi a nome della Commissione.
DOMENICO MASTROPASQUA. Presidente, io l'ho portato, così...
PRESIDENTE. È un suo diritto, non una cortesia. Prego, si accomodi, avvocato, alla destra del suo assistito.
Signor Domenico Mastropasqua, lei è stato sentito da altra autorità istituzionale?
DOMENICO MASTROPASQUA. No, signor presidente, mai.
PRESIDENTE. Allora riferisca, per favore, le sue generalità.
DOMENICO MASTROPASQUA. Mastropasqua Domenico, nato a Molfetta, il 31 gennaio 1931.
PRESIDENTE. Lei è indiziato o imputato in qualche reato?
DOMENICO MASTROPASQUA. No. So che da Napoli è arrivata una cosa per cui io non so se devo andare. Se mi chiamano, ci devo andare.
PRESIDENTE. Poiché lei ha chiesto di essere assistito da un legale, la Commissione, proprio per le regole che pratica e
professa, non fa mai eccezioni. Ma se lei non avesse alcun collegamento con il procedimento per cui noi dovremmo rivolgere delle domande, il collega - dico collega, poiché anch'io sono avvocato - non avrebbe titolo per restare qui.
DOMENICO MASTROPASQUA. Ho capito, va bene. È venuto perché, siccome è sempre stato il mio avvocato...
PRESIDENTE. Per non turbare questo sodalizio amichevole, stabiliamo che l'avvocato resti in aula e proseguiamo con i nostri lavori.
GIUSEPPE CONSOLO. A quale titolo?
PRESIDENTE. Ospite del presidente.
Senatore Consolo, non ho fatto una battuta. Metta conto che si verifichi una interconnessione della posizione processuale dell'audito con l'attualità: la presenza dell'avvocato sanerebbe tutto. Che poi sia una presenza superflua - ovviamente, avvocato, non «superflua» per la sua qualità - nulla toglie.
DOMENICO MASTROPASQUA. Posso dire soltanto una cosa: poiché sono stato presidente del calcio di La Spezia per nove anni...
PRESIDENTE. Questo non interessa. Non parli al legale del Catania della presidenza del calcio di La Spezia, si astenga...!
DOMENICO MASTROPASQUA. D'accordo, non parlo.
PRESIDENTE. Dunque, lei è stato socio del signor Curio Pintus?
DOMENICO MASTROPASQUA. No, mai. No.
PRESIDENTE. Alla richiesta se sia imputato in altri procedimenti penali, lei ha già risposto di no.
Quale attività ha svolto unitamente al signor Curio Pintus in La Spezia?
DOMENICO MASTROPASQUA. Nessuna attività, perché io sto nella ristorazione. Veniva a mangiare da me, questo Pintus...
PRESIDENTE. Questa non è attività. Ha avuto modo di conoscere la signora Donatella Zingone?
DOMENICO MASTROPASQUA. Una volta, sì.
DOMENICO MASTROPASQUA. Perché questo Curio aveva... Io dovevo andare a Milano; questo Curio mi dice: «Io devo andare a Milano, ti faccio conoscere un personaggio», che era, poi, la signora Dini. Io sono andato a Milano con lui, così, perché andavo a Milano per lavoro, ed ho assistito a discussioni che hanno fatto fra di loro.
PRESIDENTE. Dove vi siete visti tutti assieme? Lei era in compagnia...
DOMENICO MASTROPASQUA. In compagnia di questo...
PRESIDENTE. Sì. E ha incontrato la signora Dini, ha detto.
DOMENICO MASTROPASQUA. Nell'ufficio, a Milano.
PRESIDENTE. Nell'ufficio di chi?
DOMENICO MASTROPASQUA. Di una certa signora Cerri.
PRESIDENTE. La signora Cerri. Ed ha seguito, per qualche momento, questo colloquio, anche senza curiosare?
DOMENICO MASTROPASQUA. Senza curiosare, sì.
PRESIDENTE. Si davano del lei o del tu, la signora Dini e il signor Pintus?
DOMENICO MASTROPASQUA. Del lei, ci mancherebbe altro! Si è erano conosciuti in quel momento, almeno...
PRESIDENTE. Ha conosciuto in quel momento la signora Dini?
PRESIDENTE. Quindi, è stato un po' padrino di questo evento ordinario.
DOMENICO MASTROPASQUA. Sono stato lì, perché l'ho conosciuta... Non ho sentito...
PRESIDENTE. In che tempo è stato, questo?
DOMENICO MASTROPASQUA. Io parlo di tre anni fa o più.
PRESIDENTE. Le chiedo se possa dettagliare meglio. Approssimativamente?
DOMENICO MASTROPASQUA. Approssimativamente, più di tre anni.
PRESIDENTE. Era estate, inverno?
DOMENICO MASTROPASQUA. Guardi, non è che voglia riflettere... Non ricordo bene, però sono andato senza cappotto e senza impermeabile, quindi penso sia stato autunno.
PRESIDENTE. E la signora Dini era senza cappotto e senza impermeabile?
DOMENICO MASTROPASQUA. Si, senza cappotto e senza impermeabile.
PRESIDENTE. E il signor Pintus pure?
DOMENICO MASTROPASQUA. Sì, anche lui.
PRESIDENTE. Quindi, diciamo che poteva essere autunno, come poteva essere primavera.
DOMENICO MASTROPASQUA. Penso di sì.
PRESIDENTE. Primavera o autunno.
DOMENICO MASTROPASQUA. Primavera o autunno, sì.
PRESIDENTE. Non c'è strada di mezzo.
PRESIDENTE. Quindi lei con il signor Pintus non ha avuto mai altro rapporto, di nessun altra natura economica?
DOMENICO MASTROPASQUA. Mai, e le dirò una cosa, signor presidente. Questo veniva a mangiare, poi diceva di avere un sacco di soldi in America e siccome io avevo fatto dei mutui, dico « bah!, se c'è la possibilità, io li prendo». Ma non ho avuto mai niente. Anzi, ho dato sempre.
PRESIDENTE. Conosce l'avvocato Luciano Serra?
DOMENICO MASTROPASQUA. Sì, l'ho conosciuto, perché gli ho mandato un assegno della signora Dini, che aveva dato a un certo... non mi ricordo come si chiama, però... mi pare che sia scritto...
GIUSEPPE CONSOLO. Presidente, non si sente nulla.
PRESIDENTE. Non dipende dal signor Mastropasqua. Chiedo che sia alzato il livello audio dell'impianto.
GIUSEPPE CONSOLO. Riformuli la domanda, perché vorrei sentire la risposta.
PRESIDENTE. Lei ha detto di aver conosciuto l'avvocato Serra in occasione di un assegno della signora Dini.
PRESIDENTE. Come nasce questo assegno?
DOMENICO MASTROPASQUA. Perché so che questo... ora non ricordo il nome preciso, ma mi verrà in mente mentre siamo qua... Questo era andato a Roma e la signora Dini mi aveva detto che aveva dato un blocchetto di assegni e lo voleva indietro, perché poi si era accorta che questo Pintus l'aveva presa in giro.
PRESIDENTE. Quando è successo questo?
DOMENICO MASTROPASQUA. Parliamo sempre di tre anni fa.
PRESIDENTE. Allora c'è stato un altro incontro.
DOMENICO MASTROPASQUA. No, incontro mai più.
PRESIDENTE. Ci spieghi meglio. Lei si incontra con la signora Dini non perché va per incontrarsi con lei...
PRESIDENTE. Ma perché lei si trova con il signor Curio Pintus.
DOMENICO MASTROPASQUA. Sì, sì.
PRESIDENTE. In quella occasione la signora Dini è da lei vista per la prima ed unica volta.
DOMENICO MASTROPASQUA. Prima ed unica volta.
PRESIDENTE. Successivamente, spunta un carnet di assegni.
DOMENICO MASTROPASQUA. Sì. Lei si era messa d'accordo con Pintus, quindi è andato uno a fare l'amministratore e so che gli ha dato - questo me lo ha detto la signora Dini telefonicamente, a me...
PRESIDENTE. Quindi, fisicamente si è incontrato una sola volta, ma avete avuto contatti ulteriori.
DOMENICO MASTROPASQUA. Contatti ulteriori perché lei aveva necessità di recuperare questo blocchetto di assegni.
PRESIDENTE. E vi siete sentiti per telefono?
DOMENICO MASTROPASQUA. Per telefono.
DOMENICO MASTROPASQUA. Quattro o cinque volte, penso.
PRESIDENTE. In queste occasioni la signora Dini le ha parlato del signor Pintus? Come lo ha definito? Era un socio, un amico, una persona ostile...
DOMENICO MASTROPASQUA. No, no. Io ho detto... io non ci credo più, perché io ho avuto la finanza per questo fatto qua. Ho avuto la finanza sia a casa che in ufficio, dal tribunale di Lucca. La finanza ha controllato tutto e il tribunale mi ha restituito tutto, perché ha detto di andare alla finanza di Viareggio e mi ha dato tutta la mia documentazione, perché era documentazione mia.
PRESIDENTE. Forse non ho sentito, ma lei ha detto in quali città si sono incontrati?
DOMENICO MASTROPASQUA. Con chi?
PRESIDENTE. Nell'unica occasione in cui lei vi ha assistito, in quale città avvenne l'incontro con il signor Pintus?
DOMENICO MASTROPASQUA. A Milano.
PRESIDENTE. E mi dica: la signora Dini si è sentita con lei per telefono quattro o cinque volte...
DOMENICO MASTROPASQUA. Sì, sempre per questa restituzione.
PRESIDENTE. E in queste occasioni ha avuto modo di riferirsi al signor Pintus, di definirlo, di classificarlo?
DOMENICO MASTROPASQUA. Io l'ho classificato... per me è stato uno che ha imbrogliato tanta gente.
PRESIDENTE. Ci scusi, ma con tutto il rispetto per lei, a noi interessa sapere come lo giudicava la signora Dini. Parlando con lei, si intende.
DOMENICO MASTROPASQUA. Parlando con me, ormai non aveva più fiducia, perché aveva promesso tante cose che, naturalmente, non si sono mai avverate.
PRESIDENTE. Ha usato qualche espressione, o si è limitata a dire «non ho fiducia»? Ha detto, ad esempio, «è un imbroglione, un ciarlatano...»
DOMENICO MASTROPASQUA. L'ha detto lei...
PRESIDENTE. Non posso dirlo io, perché io non c'ero al telefono!
DOMENICO MASTROPASQUA. Sì, ma l'ha detto lei. Che è un imbroglione, l'ha detto.
PRESIDENTE. Che è un imbroglione.
PRESIDENTE. E in occasione di queste dichiarazioni in negativo pronunciate dalla signora Dini nei confronti del signor Pintus, la signora le ha spiegato se oltre a questa storia del carnet di assegni vi fossero altre attività, cioè se l'abbia ingannata in altre cose?
DOMENICO MASTROPASQUA. No, mai. Mai, mai. Assolutamente mai.
PRESIDENTE. E ha sentito parlare, a questo punto, dell'avvocato Serra, dalla signora Dini o dal signor Pintus in ragione di questa attività tra la signora Dini e il Pintus?
DOMENICO MASTROPASQUA. No, mai. Mai, assolutamente.
PRESIDENTE. Forse non mi ha sentito. L'avvocato Serra lei lo conosce.
PRESIDENTE. Sa che l'avvocato Serra si occupa - l'ha detto lei poco fa - di alcune vicende che riguardano la signora Dini.
PRESIDENTE. Se ho capito male, mi corregga.
DOMENICO MASTROPASQUA. Io so che l'avvocato Serra mi ha chiesto di intervenire presso questa persona - non ricordo se ho segnato il nome - cui aveva dato il blocchetto degli assegni ed io - dopo che mi avevano dato il nome e tutto quanto - siccome era di Spezia l'ho chiamato e gli ho detto: «Se non vuoi una denuncia, dammi il blocchetto degli assegni», e l'ho mandato all'avvocato Serra.
PRESIDENTE. Questo carnet di assegni era firmato dalla signora Dini o era non firmato?
DOMENICO MASTROPASQUA. No, non firmato.
PRESIDENTE. E fu trasmesso a questo signore di La Spezia dalla signora Dini o da Pintus?
DOMENICO MASTROPASQUA. No, no trasmesso... Non a Pintus...
PRESIDENTE. Come è arrivato a questo signore? Glielo ha dato la signora Dini, allora?
DOMENICO MASTROPASQUA. Glielo ha dato a Roma. È venuto a Roma questo signore, che si chiama...
PRESIDENTE. Cosa fa nella vita?
DOMENICO MASTROPASQUA. Lui aveva un supermercato, poi è andato...
PRESIDENTE. La signora Dini dà a questo signore del supermercato un carnet di assegni. Quindi, direi che avevano un rapporto di conoscenza non generico, perché chi dà una carnet di assegni ha un rapporto fiduciario.
DOMENICO MASTROPASQUA. Sì, perché doveva fare l'amministratore di una società...
PRESIDENTE. Ecco! Amministratore di una società.
PRESIDENTE. E le ha spiegato di quale società dovesse fare l'amministratore?
DOMENICO MASTROPASQUA. No, quello io non l'ho mai saputo.
PRESIDENTE. La signora Dini non le ha spiegato di che società si trattasse?
DOMENICO MASTROPASQUA. Questo non lo so assolutamente, perché non mi sono mai interessato. L'unica volta che mi sono interessato è stata quando mi hanno dato l'indirizzo di questo signore ed io l'ho chiamato, dicendo: «Se non vuoi essere denunciato portami il blocchetto degli assegni, che lo mando all'avvocato».
PRESIDENTE. Mi scusi: la signora Dini parla di questo carnet di assegni.
PRESIDENTE. È possibile che la signora Dini abbia detto a lei, ad esempio, poiché dovevano fare una società nel campo dei supermercati, dei trasporti, una società immobiliare o qualsiasi altra cosa del genere...
DOMENICO MASTROPASQUA. No, questo non me lo ha detto mai. Alla signora Dini interessava recuperare questo blocchetti di assegni; io mi sono impegnato e l'ho favorita.
PRESIDENTE. Quando, poco fa, io ho insistito per sapere chi fosse questo signore, lei ha detto di non ricordarlo ed ha guardato verso la borsa che è alla sua destra: contiene, forse, documenti da cui possa trarre il ricordo?
DOMENICO MASTROPASQUA. Forse c'è. Chiedo all'avvocato di leggerlo per me... Lauretti Oreste.
PRESIDENTE. Lauretti Oreste, bene. Lauretti Oreste lei sa che è coinvolto in questa vicenda, perché è imputato.
DOMENICO MASTROPASQUA. Non lo so...
PRESIDENTE. Glielo dico io. Non è che lei lo debba sapere; sono qui per informarla.
A questo punto, signor Mastropasqua, io le farò alcuni nomi: per quelli che non richiamano nulla alla sua memoria, dica «no»; per quelli, invece, che richiamano qualcosa, mi fermi e spieghi.
Il signor Igor Marini. Lo conosce?
DOMENICO MASTROPASQUA. Mai, mai. Per sentito dire alla televisione.
PRESIDENTE. Le chiedo se lo conosceva prima di averne sentito parlare in televisione.
DOMENICO MASTROPASQUA. Ma nemmeno a parlarne, nemmeno a parlarne!
PRESIDENTE. L'avvocato Fabrizio Paoletti?
PRESIDENTE. Non lo conosce. Il commercialista Enzo Auteri?
DOMENICO MASTROPASQUA. No, mai.
PRESIDENTE. Il signora Stefano Formica?
DOMENICO MASTROPASQUA. No, assolutamente.
PRESIDENTE. Il signor Giovanni Margotti?
DOMENICO MASTROPASQUA. No, no.
PRESIDENTE. Ha sentito mai parlare di una società Mares residente in Lussemburgo?
DOMENICO MASTROPASQUA. No, mai, mai.
PRESIDENTE. Sa se la signora Dini avesse interessi economici fuori dall'Italia?
DOMENICO MASTROPASQUA. No, questo non lo so.
PRESIDENTE. Ha mai sentito parlare di Gianluca Boscaro?
DOMENICO MASTROPASQUA. No, mai, mai.
PRESIDENTE. Ha sentito mai parlare di SIM di credito di San Marino, connesse all'attività della signora Dini?
DOMENICO MASTROPASQUA. No, no, mai, assolutamente, altrimenti lo direi.
PRESIDENTE. Non sto dicendo che lei sta mentendo. Le sto chiedendo se conosce queste persone: come posso fare a saperlo se non mi informa lei?
DOMENICO MASTROPASQUA. Ho capito.
PRESIDENTE. Ecco. Ha mai sentito parlare di una certa società SIM?
DOMENICO MASTROPASQUA. Mai, mai.
PRESIDENTE. E della società Jundor Trading?
DOMENICO MASTROPASQUA. No, assolutamente.
PRESIDENTE. Ha sentito parlare del conte Gianfrancesco Vitali?
DOMENICO MASTROPASQUA. No, mai.
PRESIDENTE. Del signor Sdrja Dimitrijevic?
DOMENICO MASTROPASQUA. No, assolutamente.
DOMENICO MASTROPASQUA. Mai sentito.
DOMENICO MASTROPASQUA. No, no.
PRESIDENTE. Cosa si è perso! Io ho cercato di aiutarla, non perché dovesse conoscerli, ma per ampliare le sue conoscenze!
Ha mai sentito parlare di Castelnuovo di Porto?
DOMENICO MASTROPASQUA. No, mai.
PRESIDENTE. Mai sentito parlare della Sidema?
DOMENICO MASTROPASQUA. Mai sentito parlarne.
DOMENICO MASTROPASQUA. No, no.
PRESIDENTE. Una banca inglese dal nome Nat West?
DOMENICO MASTROPASQUA. No, no.
PRESIDENTE. Noi abbiamo una curiosità morbosa, per questo le stiamo facendo tante domande!
PRESIDENTE. Le risulta... (Commenti). La dovremmo avere tutti la curiosità, questo non va a suo vantaggio. Dico «morbosa» perché nell'interesse acuto di conoscere. Se a voi non piace tale termine, dico che se l'interesse di conoscere è acuto, deve trattarsi di una curiosità acuta. Comunque, non facciamo Accademia della Crusca, la curiosità è quella che è.
Le chiedo: ha mai sentito il signor Curio Pintus parlare di una documentazione compromettente che avrebbe riguardato la signora Dini?
DOMENICO MASTROPASQUA. No, mai.
PRESIDENTE. Benissimo. Io ho finito. Do la parola ai commissari che intendano a loro volta rivolgere domande, ricordando comunque ai colleghi che non è motivo di nullità dell'audizione il non formulare domande. Osservo, in astratto, che si può arrivare alla pensione anche senza fare domande. Ho il cuore nello zucchero, oggi, perché, in tema di autoironia, qualche volta, mi sono forse sopravvalutato e mi scuso...
La parola al senatore Consolo.
GIUSEPPE CONSOLO. Signor Mastropaqua, lei ha riferito al presidente e alla Commissione di essere stato contattato dal signor Curio Pintus, persona con la quale aveva legami solo legati alla ristorazione.
GIUSEPPE CONSOLO. Il signor Curio Pintus le avrebbe telefonato... Lei è di Spezia?
GIUSEPPE CONSOLO. Dunque, l'avrebbe chiamata a Spezia per dirle: «Andiamo a Milano, perché ti devo far conoscere la moglie di un noto personaggio»?
DOMENICO MASTROPASQUA. No, «di un personaggio».
GIUSEPPE CONSOLO. «Di un personaggio».
DOMENICO MASTROPASQUA. Tenga presente che io dovevo andare a Milano. Nell'occasione, ha detto: «Vengo anch'io».
GIUSEPPE CONSOLO. Lei non aveva mai visto la moglie di questo personaggio?
DOMENICO MASTROPASQUA. Mai, mai.
GIUSEPPE CONSOLO. Allora vuole, per rispetto dell'intelligenza di questa Commissione, spiegare alla medesima come sia possibile che una persona della quale non ha mai sentito, dopo una volta che vi siete incontrati la chiama e le dà un incarico così delicato qual è quello di recuperare un blocchetto di assegni? Vuole dare una spiegazione logica?
DOMENICO MASTROPASQUA. Le ho dato il mio numero di telefono.
GIUSEPPE CONSOLO. Presidente, è testimone il signor Mastropasqua?
PRESIDENTE. No, è un'audizione. È presente l'avvocato, perché dovrebbe essere testimone?
GIUSEPPE CONSOLO. Che vi sia l'avvocato significa che dovrebbe essere imputato in un procedimento connesso. C'è l'avvocato ma non c'è il procedimento?
PRESIDENTE. Il procedimento c'è, ma non abbiamo certezza rispetto al fatto che intersechi questo o no.
PRESIDENTE. Comunque, non è testimone.
GIUSEPPE CONSOLO. Signor Mastropasqua, risultano alla Commissione rapporti suoi con la società Sidema, della quale il presidente le ha chiesto...
DOMENICO MASTROPASQUA. Rapporti miei?
GIUSEPPE CONSOLO. Si, rapporti suoi.
DOMENICO MASTROPASQUA. Con cosa?
GIUSEPPE CONSOLO. Con la società Sidema.
DOMENICO MASTROPASQUA. Se dico che non la conosco...
PRESIDENTE. C'è un equivoco: non lo ha mai detto (Commenti). La mia domanda è stata se avesse mai saputo della Sidema e la risposta è stata «no, mai».
GIUSEPPE CONSOLO. Allora, secondo le sue affermazioni, lei va Milano e lì incontra la moglie di un ministro - quindi una persona di rango, diciamo - che non ha mai visto prima. Le dà il suo numero di telefono e la moglie del ministro...
DOMENICO MASTROPASQUA. No, me lo ha chiesto lei.
GIUSEPPE CONSOLO. È stata la signora a chiederle il suo numero di telefono?
GIUSEPPE CONSOLO. La signora le ha chiesto il suo numero di telefono...
DOMENICO MASTROPASQUA. Ed io glielo ho dato.
PRESIDENTE. Senatore Consolo, mi scusi...
GIUSEPPE CONSOLO. Io non commento, io ricostruisco.
PRESIDENTE. Ha dato una spiegazione: siccome la persona..
DOMENICO MASTROPASQUA. Non ho fatto niente di male.
PRESIDENTE. Non risponda. Mi rivolgo in particolare al collega Lusetti, così che possa apprendere i nostri strumenti investigativi...
RENZO LUSETTI. Perché si rivolge a me?
PRESIDENTE. Per informarla direttamente. Siccome la signora Dini apprende che il signor Mastropasqua è di La Spezia e questo carnet di assegni riguarda un cittadino di La Spezia, utilizza tale collocazione geografica: questo mi pare assolutamente nell'ordinario.
PRESIDENTE. Ha visto? Basta conoscersi...
GIUSEPPE CONSOLO. Poi, la signora, che lei ha visto una volta, le telefona più volte.
DOMENICO MASTROPASQUA. Tre o quattro volte, anche cinque.
GIUSEPPE CONSOLO. Può raccontare alla Commissione la prima telefonata... Presidente, io non riesco a comprendere che senso abbia e chiedo anche ai colleghi l'aiuto di dare un supporto a queste telefonate, perché non riesco a comprenderlo. Prima telefonata.
GIUSEPPE CONSOLO. La chiama e dice: «Pronto... ». Dica lei, scusi.
DOMENICO MASTROPASQUA. «Sono la signora Dini». «Se ha bisogno, mi dica» e lei mi ha raccontato questo fatto e mi ha chiesto di recuperare il blocchetto di assegni. Io sono riuscito a parlare con l'avvocato Serra, che mi ha dato l'indirizzo e tutto...
GIUSEPPE CONSOLO. No, no. Questo lei può farlo col garbo del presidente, ma io sono meno garbato e lei deve rispettare la mia intelligenza. La signora Dini le ha chiesto di chiamare questo signore. Ci chiarisca bene il punto, perché deve avere un minimo di logica una telefonata ad un signore di una certa età incontrato una sola volta.
DOMENICO MASTROPASQUA. Io l'ho incontrata una volta soltanto per circa mezz'ora.
PRESIDENTE. Non è in contestazione la conoscenza. Il senatore vuole sapere quanto segue: vi siete incontrati una sola volta, la signora le fa quattro o cinque telefonate: come si articola la prima? Vogliamo sapere non le parole ma l'oggetto della telefonata.
DOMENICO MASTROPASQUA. Lei mi ha detto: «Ho conosciuto questo signore», che mi risulta si facesse chiamare dottor Pintus, mentre non ha neppure la terza media.
PRESIDENTE. I titoli abbondano.
DOMENICO MASTROPASQUA. E ha aggiunto «Non ho più fiducia». Io ho risposto: «Non so niente; mi dica».
GIUSEPPE CONSOLO. «Non ho più fiducia»?
DOMENICO MASTROPASQUA. Di questo Pintus.
GIUSEPPE CONSOLO. Quindi l'ha chiamata per parlarle di Pintus.
DOMENICO MASTROPASQUA. «Non ho fiducia di questo Pintus. Mi faccia la cortesia di recuperare un blocchetto di assegni». Ed io ho detto «Se non so il nome...».
GIUSEPPE CONSOLO. Scusi, lei si mangia le parole e io non capisco.
DOMENICO MASTROPASQUA. Io non mi mangio le parole.
GIUSEPPE CONSOLO. Le chiedo scusa: il microfono mangia le sue parole.
DOMENICO MASTROPASQUA. Lei mi chiese di interessarmi per recuperare il blocchetto di assegni.
GIUSEPPE CONSOLO. Quale blocchetto di assegni?
DOMENICO MASTROPASQUA. Quello che aveva dato in mano a questo Lauretti.
GIUSEPPE CONSOLO. Quindi, Lauretti e non Pintus.
DOMENICO MASTROPASQUA. Sì, Lauretti.
GIUSEPPE CONSOLO. Allora le ha detto: «Non ho più fiducia del dottor Pintus». Qual è il salto logico al libretto?
DOMENICO MASTROPASQUA. Il salto logico è che aveva dato il blocchetto di assegni a questo amministratore Lauretti e aveva speso 20 milioni.
GIUSEPPE CONSOLO. Venti milioni di che? Come sono usciti? Non ne ho mai sentito parlare.
DOMENICO MASTROPASQUA. Ho saputo dalla signora Dini che aveva dato 20 milioni a questa persona e un blocchetto di assegni. Il resto l'ho saputo dopo la richiesta di recuperare il blocchetto.
PRESIDENTE. E le ha detto per che cosa erano stati dati i 20 milioni?
DOMENICO MASTROPASQUA. Non lo so.
GIUSEPPE CONSOLO. E le altre quattro o cinque volte che vi siete detti?
DOMENICO MASTROPASQUA. Abbiamo parlato sempre di questo blocchetto di assegni.
GIUSEPPE CONSOLO. Io non lo so, me lo deve dire lei. Quindi gli assegni erano firmati?
DOMENICO MASTROPASQUA. Non erano firmati.
GIUSEPPE CONSOLO. Presidente, rinuncio a fare altre domande perché credo - e desidero che rimanga agli atti - che questo tipo di risposte non abbia senso logico.
DOMENICO MASTROPASQUA. Non so cosa dire.
GIUSEPPE CONSOLO. Lasci stare.
PRESIDENTE. Do la parola all'onorevole Vito.
ALFREDO VITO. Faccio riferimento soprattutto ad una telefonata che abbiamo agli atti. Chiarisca bene alla Commissione il seguente punto: ha conosciuto Oreste Lauretti prima o dopo l'incontro avuto con la signora Dini a Milano?
DOMENICO MASTROPASQUA. Lo conoscevo venti o trenta anni fa, quando aveva un supermercato.
ALFREDO VITO. Quindi, lo conosceva già.
DOMENICO MASTROPASQUA. Sì, ma non sapevo che si chiamasse Lauretti, perché lo chiamavano «il corsaro».
PRESIDENTE. Ci faccia capire: la signora Dini le ha chiesto se conoscesse il corsaro o il signor Lauretti?
DOMENICO MASTROPASQUA. Lauretti.
PRESIDENTE. E lei come fa a collegare Lauretti al corsaro?
DOMENICO MASTROPASQUA. Io mi occupo di ristorazione da quarant'anni e do da mangiare a migliaia di persone.
PRESIDENTE. Lei non sa che questa persona si chiama Lauretti e la conosce come «il corsaro». La signora Dini le dice: «Per favore, può intervenire presso il signor Lauretti?» e non le parla del corsaro.
PRESIDENTE. E come fa lei a collegare Lauretti col corsaro se non sa che sono la stessa persona?
DOMENICO MASTROPASQUA. Quando l'ho chiamato ho saputo che era Lauretti.
PRESIDENTE. Allora lei ha ricavato che il corsaro era Lauretti dal numero di telefono che le ha dato la signora Dini e dalla risposta che ha ottenuto dal corsaro.
ALFREDO VITO. La signora Dini che le disse? All'atto dell'incontro con la signora Dini, lei conosceva già il signor Lauretti.
DOMENICO MASTROPASQUA. Venti o venticinque anni fa...
ALFREDO VITO. Lei deve dare una risposta alle domande. Quando si è incontrato con Curio Pintus e la signora Dini, lei conosceva Oreste Lauretti?
DOMENICO MASTROPASQUA. No, perché non sapevo che si chiamasse Lauretti.
ALFREDO VITO. Conosceva una persona che lei chiamava «il corsaro».
DOMENICO MASTROPASQUA. Conoscevo il corsaro, perché aveva un supermercato.
ALFREDO VITO. Siccome la signora Dini le parlò di Oreste Lauretti e non del corsaro...
DOMENICO MASTROPASQUA. Quando l'ho conosciuto, ho detto: «Ah, sei il corsaro!».
ALFREDO VITO. Dunque, la signora Dini le parlò di Oreste Lauretti e lei, in quel momento, non sapeva di conoscerlo.
DOMENICO MASTROPASQUA. No, non lo sapevo.
ALFREDO VITO. Invece, conosceva il signor Pintus da tempo.
DOMENICO MASTROPASQUA. Da quando veniva a mangiare da me e mi diceva che aveva la possibilità di fare i finanziamenti.
ALFREDO VITO. Il signor Pintus le disse che occorreva una persona di La Spezia, di sua fiducia, da nominare presidente di una società della quale magna pars era della signora Dini?
ALFREDO VITO. Quindi, non fu lei a dire a Curio Pintus «Mettete come presidente di questa società Oreste Lauretti»?
DOMENICO MASTROPASQUA. Ma neanche a parlarne.
ALFREDO VITO. Questo è in contrasto con una telefonata che è agli atti di questa Commissione.
PRESIDENTE. Gli contesti il testo della telefonata.
MAURIZIO EUFEMI. Ricorda di avere avuto una conversazione telefonica con l'avvocato Serra?
DOMENICO MASTROPASQUA. Sì, per forza: gli ho mandato il blocchetto degli assegni.
MAURIZIO EUFEMI. Che cosa vi siete detti?
DOMENICO MASTROPASQUA. Niente. Che cosa dovevamo dire? Gli ho detto che avrei cercato di recuperare il blocchetto di assegni e glielo avrei mandato.
MAURIZIO EUFEMI. E Serra non le disse: «Se la richiamasse la signora, le dica che domani pomeriggio si dovrebbe venire, io e la signora Cerri, a ritirare tutti i documenti»?
DOMENICO MASTROPASQUA. No, mai.
MAURIZIO EUFEMI. Questo è agli atti.
PRESIDENTE. È il documento n. 172.
Signor Mastropasqua, l'intercettazione testuale è la seguente: Pintus riferisce all'avvocato Serra di avere consegnato «i documenti relativi alla signora Dini ad una persona, perciò che si aspetti qualunque cosa». Ha mai sentito questa frase?
DOMENICO MASTROPASQUA. No, mai.
ALFREDO VITO. Dall'intercettazione emerge con notevole chiarezza che Oreste Lauretti è stato nominato presidente del consiglio di amministrazione di una società, della quale magna pars è la signora Dini, da Curio Pintus su consiglio avuto da lei.
DOMENICO MASTROPASQUA. Nemmeno a parlarne, nella maniera più assoluta!
ALFREDO VITO. Queste due persone hanno parlato fra loro al telefono per gettare fango su di lei!
Il signor Pintus ha una conoscenza con lei e quando viene a La Spezia si ferma al suo ristorante. Poi cosa accade? Curio Pintus, avendo con lei un rapporto di sola ristorazione (lei gestisce il ristorante dove lui ogni tanto va a mangiare), le dice, tra una pietanza e l'altra, «Io domani vado a Milano; mi incontro con la signora Dini...
DOMENICO MASTROPASQUA. No. Mi disse «con un noto personaggio».
ALFREDO VITO. «...mi incontro con un noto personaggio». Noi dobbiamo esaminare la logica della sua affermazione: lei ha detto che era la prima volta che Pintus si incontrava con questo personaggio.
ALFREDO VITO. Lo ha saputo da Pintus o lo ha capito nel momento in cui le due persone si sono incontrate?
DOMENICO MASTROPASQUA. Me lo ha detto subito che non l'aveva mai incontrato e che mi avrebbe fatto conoscere un personaggio.
ALFREDO VITO. «Ora ti faccio conoscere un personaggio che neppure io conosco»?
PRESIDENTE. Non creiamo confusione. Il signor Mastropasqua ha detto subito che il signor Pintus aveva dimestichezza di rapporti con questo personaggio e che gli ha detto: «Accompagnami che ti faccio conoscere un noto personaggio». Il signor Pintus già aveva rapporti col noto personaggio. È lui che per la prima e unica volta lo ha incontrato.
ALFREDO VITO. Cosa disse nel presentarla?
DOMENICO MASTROPASQUA. C'erano la signora Cerri e lei.
ALFREDO VITO. La presenta e dice: «L'ho portato», perché? Perché è il mio ristoratore?
DOMENICO MASTROPASQUA. No. A parte il fatto che ha detto che era sua, ma poteva dire tutto quello che voleva.
DOMENICO MASTROPASQUA. La ristorazione.
ALFREDO VITO. Che cosa ha detto Pintus di lei alla signora Dini nel presentarla?
DOMENICO MASTROPASQUA. «È un mio amico».
ALFREDO VITO. Si tratta di un incontro importante tra Pintus e la signora Dini, tra una persona autorevole, moglie di un uomo autorevole, e un operatore di mille cose. Si incontrano tra di loro e lui dice: «Mi sono portato questo mio amico.» Per che cosa l'ha portato? Che deve fare?
DOMENICO MASTROPASQUA. Io dovevo andare a Milano, quindi ho detto «approfitto e vengo anche io», per cui sono andato con lui, poi me ne sono andato.
ALFREDO VITO. Se n'è andato dopo che è stato presentato.
DOMENICO MASTROPASQUA. Sì, dopo che sono stato presentato.
ALFREDO VITO. Quanto è durato l'incontro?
DOMENICO MASTROPASQUA. Penso una mezz'ora, non di più.
ALFREDO VITO. Durante questa mezz'ora, Curio Pintus cosa ha detto?
DOMENICO MASTROPASQUA. Non lo so.
ALFREDO VITO. Però la signora Dini ha preso il suo numero di telefono.
ALFREDO VITO. Per quale motivo?
DOMENICO MASTROPASQUA. Non per interesse mio. Per interesse suo, lei ha voluto prendere il mio numero di telefono ed io gliel'ho dato.
GIUSEPPE CONSOLO. Non ha senso logico.
PRESIDENTE. Questi sono apprezzamenti! La prego, continui.
ALFREDO VITO. La signora Dini le ha parlato in quella sede della società che aveva con Lauretti?
DOMENICO MASTROPASQUA. No, assolutamente.
ALFREDO VITO. E quando le ha detto il nome del signor Lauretti?
DOMENICO MASTROPASQUA. Dopo un mese, quindici giorni, non ricordo.
ALFREDO VITO. Dopo una serie di telefonate.
DOMENICO MASTROPASQUA. Certo. Mi ha telefonato tre o quattro volte, anche cinque.
ALFREDO VITO. La signora Dini cosa ha voluto da lei? Che recuperasse un carnet di assegni? Una serie di documentazioni? O che lei convincesse Oreste Lauretti a dimettersi da una carica dalla quale egli non voleva dimettersi, come risulta dalle intercettazioni?
DOMENICO MASTROPASQUA. Questo assolutamente non lo so. Io ho cercato di recuperare questo blocchetto di assegni che ho mandato all'avvocato.
ALFREDO VITO. Signor presidente, io credo che il signor Mastropasqua sia una persona assolutamente non credibile per le cose che dice.
DOMENICO MASTROPASQUA. Non credibile?
PRESIDENTE. Questo non appartiene alla regolarità di un'audizione. Il signor Mastropasqua, nel suo giudizio, può essere l'ultima persona falsa o il migliore galantuomo. Questa è una valutazione che sarà fatta nel momento in cui tireremo le reti e diremo che Mastropasqua è da buttare nel cestino oppure è da valorizzare. Dare una pagella oggi non significa niente.
GIUSEPPE CONSOLO. Il testimone non ha l'obbligo di dire la verità?
GIUSEPPE CONSOLO. Bisogna chiarire questo punto.
ALFREDO VITO. Ciò vale anche per un libero audito. Se un testimone dice il falso...
ITALO TANONI. Ma chi lo ha detto che è falso?
DOMENICO MASTROPASQUA. Vorrei dire una cosa.
PRESIDENTE. Lasci perdere.
Se l'onorevole Vito ha concluso, do la parola al senatore Eufemi.
MAURIZIO EUFEMI. Le osservazioni che ha svolto poc'anzi l'onorevole Vito mi trovano assolutamente...
PRESIDENTE. Non è questa la sede per fare apprezzamenti!
MAURIZIO EUFEMI. Poiché ci sono state interruzioni dall'altra parte politica, devo contestare e ribadire ciò che abbiamo agli atti della Commissione.
PRESIDENTE. Questo è suo diritto.
MAURIZIO EUFEMI. Allora adesso citerò - non volevo farlo - quanto scritto agli atti della Commissione per vedere se il nostro audito riconosce quanto è stato detto. «Allorquando si è reso necessario sostituire l'amministratore prestanome del Pintus, il Lauretti, la signora Dini risulta essersi attivamente impegnata, con il Serra, con il Mastropasqua...
DOMENICO MASTROPASQUA. Ma nemmeno a parlarne!
MAURIZIO EUFEMI. ...al fine di pervenire ad un'idonea soluzione».
PRESIDENTE. Lei deve citare la fonte.
MAURIZIO EUFEMI. Il documento della procura di Lucca, protocollo 2003/000802SG...
PRESIDENTE. Ma non è la relazione che possiamo contestare all'audito!
MAURIZIO EUFEMI. La circostanza è l'intercettazione n. 1.07 tra Dini e Mastropasqua: Dini «Ho parlato con Serra che appunto mi ha spiegato un po' anche lui la fatica che è stata fatta ieri sera. Noi abbiamo assolutamente bisogno di ricevere oggi la lettera di dimissioni». Mastropasqua «È giusto». Dini «Allora posso mandare a lei e al suo fax il testo della lettera che Lauretti dovrebbe firmare. Si dimette e poi si vedrà, perché io ho paura che quel signor P architetti chissà che cosa, perché quello ne sa una più del diavolo».
PRESIDENTE. Abbiamo un'intercettazione: è lei che parla e la signora Dini. Queste sono circostanze e non più apprezzamenti. Questi sono addebiti specifici: che cosa ha da rispondere?
DOMENICO MASTROPASQUA. Non mi ha mai detto questo.
GIUSEPPE CONSOLO. Quindi lei nega il contenuto della sua intercettazione?
ITALO TANONI. Non è un'intercettazione.
PRESIDENTE. È un'intercettazione.
DOMENICO MASTROPASQUA. A parte il fatto che sono passati tre o quattro anni, io non ho mai avuto rapporti, né una lira. Cosa devo fare?
MAURIZIO EUFEMI. Questo è un altro discorso.
GUSTAVO SELVA. Lei non ha mai pronunciato queste parole?
DOMENICO MASTROPASQUA. Non lo so, se è scritto! Io ho avuto anche la finanza!
PRESIDENTE. Il suo avvocato, che è al suo fianco, non può intervenire ma può dirle che questo è un momento in cui lei deve, per le cose che conosce, collaborare. Allora, lei ha detto che si è svolto un rapporto tra lei e la signora Dini, con tre, quattro o cinque telefonate, nel corso delle quali l'unico argomento di cui si è parlato è il recupero del carnet di assegni. Ad un certo punto apprendiamo che lei viene adibito per un'altra cosa più pregnante e più significativa, cioè per convincere il signor Lauretti a presentare la lettera di dimissioni.
DOMENICO MASTROPASQUA. Assolutamente: mi possono anche impiccare...
PRESIDENTE. Nessuno la impicca!
GIUSEPPE CONSOLO. Ma agli atti risulta che la bozza gliel'ha mandata per fax.
DOMENICO MASTROPASQUA. Non l'ho assolutamente mandata.
GIUSEPPE CONSOLO. Non l'ha mandata: lei l'ha ricevuta! Risulta dagli atti, signor Mastropasqua!
DOMENICO MASTROPASQUA. Assolutamente no.
GIUSEPPE CONSOLO. Sono virgolettate: noi non sottoponiamo documenti falsi. Si consulti con il suo avvocato, visto che l'ha portato.
DOMENICO MASTROPASQUA. Il mio avvocato non c'entra: io dovevo venire da solo...
PRESIDENTE. Il suo avvocato la può consigliare, ma non può intervenire.
GIUSEPPE CONSOLO. L'intercettazione è sulla sua utenza, signor Mastropasqua: è lei che parla.
DOMENICO MASTROPASQUA. Non sono io che parlo.
PRESIDENTE. Colleghi, c'è un problema di cui il presidente - che ha un dovere di legalità - deve dar conto. Pare - lo stiamo accertando - che ci siano due Mastropasqua. Se è così, il discorso cambia radicalmente. A questo punto, desidero sapere dai nostri consulenti se questa circostanza corrisponda a verità: se ci sono due Mastropasqua, non ci interessa più il cognome ma il nome.
GIUSEPPE CONSOLO. Controlliamo il numero di telefono.
PRESIDENTE. Senatore Eufemi, nel documento che lei ha letto è riportato il numero di telefono?
MAURIZIO EUFEMI. No, presidente; comunque dal documento in nostro possesso Mastropasqua D. corrisponde a Domenico: se poi l'audito non riconosce la telefonata...
DOMENICO MASTROPASQUA. Se ora vi do il numero di telefono della ditta, sentirete rispondere: «Parla Mastropasqua» perché quello è il nome della ditta.
PRESIDENTE. Colleghi, avverto un'esigenza. Non possiamo, obbedendo alla necessità di rispettare i «tempi di carica», sopprimere le regole del gioco. Abbiamo quindi due doveri. In primo luogo, quello di sospendere a questo punto l'audizione del signor Mastropasqua; in secondo luogo, accertare se egli risulta imputato di un reato connesso, indagato o coindagato, nel qual caso egli tornerà in questa sede per darci ulteriori spiegazioni dopo il peculiare accertamento che effettueremo, certamente non «sul tamburo». Qualora non dovesse avere nessuna interferenza con il processo, sarà citato come teste. Credo che questo faccia fronte alle esigenze connesse al principio di legalità e soprattutto di trasparenza nei nostri lavori.
Ritengo quindi opportuno dichiarare conclusa l'audizione, avvertendo il signor Mastropasqua che la Commissione si riserva di convocarlo eventualmente come testimone dopo avere effettuato talune verifiche.
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