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La seduta comincia alle 14,20.
(La Commissione approva il processo verbale della seduta precedente).
PRESIDENTE. Comunico che la Commissione ha acquisito il seguente atto segreto: il resoconto stenografico dell'audizione (svoltasi in seduta segreta il 16 luglio 2003) del colonnello Alberto Manenti, acquisito agli atti in data 21 luglio 2003.
Comunico che la Commissione ha altresì acquisito i seguenti atti riservati: documentazione concernente rapporti di polizia giudiziaria in merito alle società riferibili al signor Curio Pintus e alla signora Donatella Zingone Dini, trasmessa dal dottor Giuseppe Quattrocchi, procuratore della Repubblica presso il tribunale di Lucca, con lettera pervenuta in data 17 luglio 2003; una comunicazione del vice segretario generale del CESIS, tenente generale Giuseppe Orofino, pervenuta in data 21 luglio 2003.
Comunico che la Commissione ha altresì acquisito il seguente atto libero: una lettera dell'avvocato Vincenzo Apicella, procuratore generale presso la Corte dei conti, pervenuta in data 21 luglio 2003, con la quale il procuratore generale informa di aver ricevuto il resoconto stenografico dell'audizione del dottor Massimo Masini e, per quanto riguarda l'aspetto di possibile danno all'erario derivato dall'operazione, fa presente di aver già rimesso gli atti al competente procuratore regionale per il Lazio, riservandosi di seguire personalmente la questione; nella lettera il procuratore generale Apicella prende atto che dall'audizione del dottor Masini «sono emerse gravi irregolarità in materia di comunicazioni sociali e in materia fiscale» - del che ritiene «siano stati già informati sia l'Autorità giudiziaria ordinaria che i competenti Uffici del Fisco» - e precisa che «l'attuale ordinamento riserva alla giurisdizione contabile della Corte solo la materia della responsabilità amministrativa dei dipendenti pubblici e di quelli legati alle pubbliche amministrazioni da rapporto di servizio e non ugualmente di quella degli amministratori di enti pubblici economici e, ancora meno, di società per azioni, anche con partecipazione totale pubblica».
Propongo, come convenuto nell'odierna riunione dell'ufficio di presidenza, integrato dai rappresentanti dei gruppi, che la Commissione, con riferimento al tabulato delle chiamate telefoniche in entrata sull'utenza telefonica cellulare intestata al signor Igor Marini per il periodo 9-14 aprile 2003, trasmesso dal presidente di TIM con lettera pervenuta il 16 luglio 2003, e sulla base di un suggerimento investigativo del dottor Guido Nicolò Longo, consulente della Commissione, deliberi di richiedere rispettivamente a TIM e a Wind i nominativi degli intestatari di due utenze di telefonia cellulare suscettibili di successivo apprezzamento.
Prendo atto che non vi sono obiezioni e che, pertanto, la Commissione concorda su tale richiesta di informazioni.
Propongo, come convenuto nell'odierna riunione dell'ufficio di presidenza, integrato dai rappresentanti dei gruppi, che la Commissione deliberi di richiedere, sulla base di un suggerimento investigativo della
dottoressa Margherita Gerunda, magistrato consulente della Commissione, la richiesta alle procure della Repubblica presso i tribunali di Roma e di Torino, in uno spirito di leale collaborazione tra poteri dello Stato, di copia della missiva di richiesta e di trasmissione per competenza degli atti del procedimento penale relativo alle dichiarazioni di Marini Igor, già in carico alla procura della Repubblica di Roma ed assegnato alla dottoressa Maria Bice Barborini.
Prendo atto che non vi sono obiezioni e che, pertanto, la Commissione concorda su tale richiesta di acquisizione documentale.
Propongo, come convenuto nell'odierna riunione dell'ufficio di presidenza, integrato dai rappresentanti dei gruppi, che la Commissione deliberi, sulla base della proposta formulata dall'onorevole Taormina nella seduta del 16 luglio 2003, di richiedere alle autorità centrali elvetiche, per il tramite del Ministero della giustizia italiano, di valutare l'opportunità di trasmettere alla Commissione, ove a ciò non ostino ragioni di natura politica o diplomatica, copia del provvedimento con il quale, secondo quanto si è appreso da notizie di stampa, il Consiglio federale svizzero ha deciso di non concedere l'autorizzazione a procedere nei confronti dei componenti della delegazione recatasi a Lugano l'8 maggio 2003 per l'ipotesi di violazione dell'articolo 271 del codice penale svizzero.
Prendo atto che non vi sono obiezioni e che, pertanto, la Commissione concorda su tale richiesta alle autorità elvetiche.
Propongo, come convenuto nell'odierna riunione dell'ufficio di presidenza, integrato dai rappresentanti dei gruppi, che la Commissione deliberi, ad integrazione della rogatoria in Svizzera approvata nella seduta del 2 aprile 2003, ulteriori domande - il cui testo, elaborato dai magistrati consulenti Bernadette Nicotra e Antonio D'Amato, è in distribuzione - da porre al dottor Othmar Wyss nell'interrogatorio che sarà svolto dalle autorità elvetiche in esecuzione della citata richiesta di assistenza giudiziaria della Commissione.
Prendo atto che non vi sono obiezioni e che, pertanto, la Commissione concorda sull'invio alle autorità elvetiche delle ulteriori domande da porre al dottor Wyss nel corso dell'interrogatorio per rogatoria.
Propongo, come convenuto nell'odierna riunione dell'ufficio di presidenza, integrato dai rappresentanti dei gruppi, che la Commissione deliberi di richiedere al ministro della giustizia della Serbia, Vladan Batic, elementi informativi per conoscere se siano in corso presso le autorità di quel Paese una inchiesta giudiziaria o accertamenti in sede politica sulla vendita nel 1997 a Telecom Italia di una quota di Telekom-Serbia e, in caso affermativo, per acquisire la disponibilità ad un reciproco proficuo scambio di informazioni e documentazione, nel quadro di una cooperazione giudiziaria e istituzionale la cui procedura potrà essere definita d'intesa con i Ministeri della giustizia e degli affari esteri italiani.
Prendo atto che non vi sono obiezioni e che, pertanto, la Commissione concorda sull'invio al ministro della giustizia della Serbia di tale richiesta di informazioni, della quale darò contestuale comunicazione ai ministri della giustizia e degli affari esteri italiani, per le valutazioni di competenza.
Propongo, come convenuto nell'odierna riunione dell'ufficio di presidenza, integrato dai rappresentanti dei gruppi, che la Commissione deliberi, sulla base della proposta del senatore Consolo, di inviare gli atti alla procura della Repubblica presso il Tribunale di Roma per una presunta falsità in un atto del notaio François Diederik Rosendaal, che - a quanto risulta - avrebbe attestato a Rotterdam, in data 9 giugno 1997, l'autenticità della firma di De Sario in assenza dello stesso, il quale ha negato di essere mai stato a Rotterdam. L'atto notarile, certificativo dei poteri di firma di De Sario e di altri dirigenti di STET International Netherlands, è agli atti della Commissione ed è classificato segreto.
Prendo atto che non vi sono obiezioni e che, pertanto, la Commissione concorda sull'invio alla procura della Repubblica presso il tribunale di Roma, per le valutazioni di competenza, di copia del resoconto stenografico dell'esame testimoniale del dottor Aldo De Sario e di copia dell'atto notarile certificativo dei poteri di firma di De Sario e di altri dirigenti di STET International Netherlands, classificato segreto.
Comunico che anche l'ingegner Giuseppe Gerarduzzi, analogamente al dottor Tomaso Tommasi di Vignano, ha chiesto, con lettera pervenuta in data 21 luglio 2003, il differimento della sua audizione in attesa che sia definita la sua posizione processuale.
Comunico, pertanto, che nella seduta del 30 luglio 2003 la Commissione procederà all'esame testimoniale del signor Erik Vatten e all'eventuale seguito degli odierni esami testimoniali, ove non conclusi.
Nella medesima giornata del 30 luglio avrà luogo una riunione dell'ufficio di presidenza, integrato dai rappresentanti dei gruppi, per la programmazione dei lavori per il mese di settembre 2003, in vista della quale invito i gruppi a presentare eventuali proposte entro le ore 18 di martedì 29 luglio. Ricordo fin d'ora che nel corso del mese di settembre avranno luogo, salva la disponibilità degli interessati, le audizioni dell'ingegner Giuseppe Gerarduzzi e del dottor Tomaso Tommasi di Vignano.
Prima di passare all'illustrazione del programma di settembre, ricordo ai colleghi presenti, affinché lo trasmettano anche agli assenti, che il prossimo 29 luglio ci incontreremo qui per un «vino d'onore», per intraprendere così il secondo percorso dei nostri lavori in spirito di migliore concordia.
Desidero ora illustrare ai colleghi - affinché ognuno possa consultare gli atti pervenuti da Lucca e depositati - la necessità di ascoltare nel mese di settembre (stabiliremo la data nel corso del prossimo ufficio di presidenza) la signora Donatella Pasquali Zingone Dini.
L'esame delle annotazioni di attività di indagine della polizia giudiziaria (a firma congiunta dei carabinieri di Viareggio e della guardia di finanza di Lucca) inerenti all'«affare Sidema/Solaris» (la Sidema è una società in cui la signora Dini ha la più interessante partecipazione) e trasmessi alla procura di Lucca, pervenuti a questa Commissione in data 17 luglio 2003, consente di accertare le seguenti circostanze di fatto: una parziale conferma alle dichiarazioni testimoniali rese da Igor Marini relativamente al coinvolgimento nell'affare Telekom-Serbia di Donatella Zingone in Dini e ai rapporti d'affari intrattenuti da quest'ultima col faccendiere Curio Pintus. Ricorderete che la signora, in tono molto irato, ci ha detto che raccoglievamo degli «avanzi» per contestarli alle persone che meritavano diverso rispetto e che lei non conosceva Curio Pintus. Abbiamo invece una serie di registrazioni e intercettazioni che direbbero il contrario.
In particolare, le questioni afferenti l'accordo Zingone-Pintus riguardavano la cessione di quote azionarie di diverse società italiane collegate, operanti nel settore immobiliare e facenti parte del cosiddetto «Gruppo Zeta», direttamente riconducibili a Donatella Pasquali Zingone Dini in evidente stato di illiquidità alla data del 1999-2000, periodo oggetto delle investigazioni.
Dagli stralci delle intercettazioni telefoniche disposte sulle utenze di alcuni soggetti coinvolti nelle indagini, è risultato che nei primi giorni del mese di gennaio 2000 la Dini aveva più volte intrattenuto delle conversazioni telefoniche con tale Mastropasqua Domenico, lasciando trapelare la preoccupazione per un credito vantato nei confronti della società Sidema SpA (di cui la Dini era amministratore unico) dalla Italfondiaria e che quest'ultima avrebbe a sua volta ceduto, in quanto inesigibile, alla Nat West, società inglese il cui vicepresidente dal 1995 era tale Douglas Hurd ex ministro degli esteri della Corona inglese; tale società inglese, nell'affare Telekom-Serbia, è subentrata al primo consulente Ces Mekon, per conto
della Serbia, nella fase di valutazione di Telekom-Serbia. Dal tenore delle intercettazioni telefoniche risulta l'intenzione della Dini di riacquistare il credito dalla Nat West, poiché il conseguente debito era garantito da un'ipoteca immobiliare su un non meglio precisato grande albergo di Roma di proprietà della Dini. Sul punto è singolare quanto riferisce Curio Pintus nel corso di una telefonata avuta con tale marchese Busurgi: «...ho speso un casino di soldi per fare la pratica della Sidema, della signora Dini, tanto per capirci della moglie del ministro... ho fatto guerre e battaglie con tutte le banche perché erano piene di debiti, ho trovato tutte le soluzioni... compresa una soluzione con la Nat West che aveva comprato un credito su questo albergo che esisteva su Roma, di proprietà della signora Dini...».
La società Sidema SpA risulta essere partecipata da due società extracomunitarie: la Cervin Corporation SA con sede nelle Cayman Islands, Grand Cayman, George Town PO box 1943 e la Blackburn Company Limited con sede a Limassol (Cipro).
Dalla documentazione acquisita e dalle intercettazioni svolte emerge l'esistenza di un patto risalente al novembre del 1999 tra il Pintus e la Zingone Dini, in base al quale quest'ultima avrebbe ceduto al primo a «costo zero» tutte le azioni Sidema e tutte le quote della colleganda Solaris, in cambio dell'estinzione dei debiti gravanti sulle citate società, necessità motivata dall'impellente richiesta di rientro (24 giugno 1999) di un mutuo concesso dal Credito fondiario di Roma per l'importo di quindici miliardi di lire; l'accordo prevedeva l'eliminazione di fideiussioni per tre miliardi di lire prestate dalla Dini a favore della Sidema su due istituti assicurativi.
Pertanto appare utile l'audizione di Curio Pintus, Donatella Zingone Dini, Domenico Mastropasqua (uno dei principali interlocutori telefonici della Zingone Dini), dalla cui conversazione è emersa la preoccupazione per la situazione di illiquidità in cui versavano e per il fatto che uno dei crediti vantati nei confronti della società Sidema era stato ceduto alla società Nat West di Oriana Cerri, segretaria del gruppo societario facente capo a Zingone Dini Donatella, nonché dell'avvocato Serra Luciano.
Appaiono necessari a questo punto approfonditi accertamenti per la fondamentale importanza del collegamento Nat West-Pintus-signora Dini; lo appaiono ancor di più se si valutano le dichiarazioni rese dall'ambasciatore Maslovaric ai PM di Torino, che alle lamentele del presidente Milosevic sul pagamento effettuato alla Nat West da parte degli jugoslavi e non, come dovuto, da parte degli italiani, rispondeva che in fondo avevano dovuto pagare solo il 3 per cento e aggiungeva - ricordiamolo tutti - «a quei mafiosi di italiani».
Sul conto di Curio Pintus, è opportuno ricordare la sua condanna con sentenza definitiva per riciclaggio, attività illecita realizzata mediante la tecnica per indebitamento, dei proventi di un'organizzazione dedita al traffico internazionale di stupefacenti. In particolare il Pintus aveva realizzato la sostituzione delle somme derivanti dal traffico illecito attraverso una tecnica analoga a quella rappresentata alla Commissione da Igor Marini per le tangenti di Telekom-Serbia, con l'apertura di linee di credito, grazie a garanzie costituite da promissory notes, da garanzie bancarie o da titoli del tesoro di altri paesi.
È chiaro che l'audizione della signora Dini serve ad uscire dal cono d'ombra di determinate vicende che affliggono questa nostra indagine e ad avere migliori elementi di chiarezza e di riscontro nel senso positivo e nel senso negativo. Pertanto la prossima settimana stabiliremo la data di tale audizione. Ho anticipato questo annuncio affinché i commissari possano compulsare gli atti corposi e piuttosto complessi e porsi nelle condizioni di avere migliori elementi di intervento, ove necessario.
MICHELE LAURIA. Se il presidente e la Commissione sono d'accordo, chiedo di procedere anzitutto all'esame testimoniale del maresciallo Quaresima, che credo sia il più importante tra quelli previsti per oggi.
Per quanto riguarda la proposta di audizione per il prossimo settembre, ho qualche perplessità sul fatto di chiamare in causa la signora Dini in base alle dichiarazioni di Marini, un personaggio da trattare con cautela perché potrebbe risultare inaffidabile.
Ho il dovere, prima di coinvolgere determinate persone, di leggere i documenti, dare le dovute garanzie, circoscrivere l'ambito. Per spirito di servizio nei confronti della Commissione, mi riservo di esaminare gli atti complessi di cui ci ha parlato il presidente prima di assumere una decisione.
PRESIDENTE. Spero che il senatore Lauria mi dia atto del senso di responsabilità nel prospettare il nuovo campo di indagine.
CARLO TAORMINA. Credo che il problema più delicato che si porrà con riferimento all'audizione della signora Donatella Dini sarà quello della veste che dovrà assumere davanti a noi. Ritengo che data l'importanza della questione, a prescindere dal merito, sia da escludere di ascoltare le persone indicate dal presidente, e non soltanto la signora Dini, come persone informate dei fatti o come audite, secondo la formula utilizzata fino a questo momento.
Poiché conosco un poco la questione, senza entrare nei particolari, mi permetto di dare alla Commissione alcuni suggerimenti. Anzitutto, se dobbiamo sentire la signora Dini, con la forma della testimonianza ove sia possibile, essa deve essere ascoltata per ultima rispetto alle persone indicate. Ciò per acquisire tutti gli elementi intorno all'individuazione dei temi di indagine che, pur essendo risultati abbastanza chiari attraverso il lavoro copioso effettuato dai tecnici della Commissione e dal nostro presidente, probabilmente richiedono un approfondimento che può essere dato da una compulsazione dei dichiaranti in questa sede.
Mi sembra di capire che lo snodo fondamentale sia costituito dalle operazioni che hanno avuto luogo all'interno della Nat West di cui conosciamo tutto, però bisogna essere molto cauti - per usare la formula che il collega Lauria ha poc'anzi utilizzato - perché ci sono pochissime situazioni che possono essere di interesse della Commissione con riferimento a quello che potrebbe essere accaduto presso la Nat West.
Credo quindi che sia fondamentale dare la precedenza alle audizioni di Pintus, di Mastropasqua, di Cerri e dell'avvocato Serra, per avere il quadro completo dei fatti su cui effettuare la nostra «acquisizione probatoria».
Vi è poi un'altra ragione. Abbiamo grandissimo interesse ad ascoltare tutte queste persone. Dico subito, tra l'altro, che la questione che si pone per la signora Dini si pone anche per altre persone che devono essere ascoltate, in particolare Pintus e Cerri, l'immobiliarista milanese; si tratta infatti di persone - non so se Mastropasqua lo sia - imputate o indagate nel processo di Lucca. Ciò comporterà per esse la possibilità di rivendicare una garanzia in più nell'ambito delle loro audizioni, subordinata al fatto che dobbiamo stabilire - e oggi non lo sappiamo - se vi sia effettivamente un rapporto di coincidenza, o comunque di interesse, tra i fatti sui quali investighiamo e ciò che è accaduto presso la Nat West. È necessario comprendere questo passaggio perché da quel momento in poi si profilerebbe una veste giuridica non certamente di carattere testimoniale per tutto quello che riguarda non soltanto la signora Dini, ma anche le altre persone.
In sintesi, chiedo che la signora Dini sia ascoltata per ultima, dopo tutte le altre persone prima citate; per evitare che il nostro lavoro subisca interruzioni, occorre essere consapevoli del fatto che ciascuno di essi, nella misura in cui sia imputato nel processo di Lucca e nell'ipotesi in cui dovesse essere modificata la veste formale nella quale ascoltarlo, deve essere accompagnato da un legale. Infatti, sia all'inizio sia nel corso della loro audizione potrebbero verificarsi circostanze dalle quali, come voi mi insegnate, deriverebbero cambiamenti
radicali, perché tutti potrebbero avvalersi della facoltà di non rispondere.
PRESIDENTE. Onorevole Taormina, lei ha invocato la possibilità di ascoltare queste persone come testimoni. Apparendo essi come indagati, come si potrebbe procedere?
CARLO TAORMINA. Inizialmente dobbiamo sicuramente percorrere la strada della testimonianza, escludendo quella dell'audizione informale; nel momento in cui, secondo le regole a tutti note, all'inizio della testimonianza ci venisse dimostrato un rapporto di connessione con il procedimento per il quale questi soggetti sono imputati o indagati, avremmo il dovere di ascoltarli da quel momento in poi con la presenza di un difensore. Laddove ciò non accada, e sia soltanto il prosieguo della testimonianza a dimostrare questo rapporto di coincidenza che determina la modificazione della loro veste formale, saremo in grado, avendo a disposizione i rispettivi difensori, di proseguire la nostra indagine, che a me sembra molto importante in questo caso.
PRESIDENTE. Facciamo un'ipotesi, ora per domani. Supponiamo di avere di fronte una delle persone di cui abbiamo parlato e che la avvertiamo che risponde come testimone; ci potrà essere eventualmente un momento in cui il testimone assume una veste diversa: in quel momento potrà esercitare tutte le facoltà che gli competono, a cominciare da quella dell'assistenza del difensore, fino a quella di avvalersi della facoltà di non rispondere.
CARLO TAORMINA. Poiché oggi, attraverso la sua voce, presidente, abbiamo dato notizia del fatto che intendiamo scandagliare questo frammento della complessiva realtà di cui ci stiamo occupando, mi domando se sia opportuno rinviare tutto a settembre.
In secondo luogo - su questo si dovrà pronunciare l'ufficio di presidenza, anche per la segretezza della sede - l'annuncio che è stato dato oggi in regime di pubblicità dei lavori (correggetemi se sbaglio)...
PRESIDENTE. Il contenuto della riunione dell'ufficio di presidenza è segreto, mentre la seduta che stiamo svolgendo in questo momento è in regime di pubblicità, il che naturalmente non ha nulla a che vedere con l'attivazione del sistema audiovisivo a circuito chiuso.
CARLO TAORMINA. La pubblicità dei nostri lavori, da questo momento in poi, può provocare l'attivazione di determinati meccanismi di collegamento in grado di incidere, in qualche modo, sulla genuinità delle acquisizioni che la Commissione dovrà effettuare. Senza entrare nel merito di questo problema piuttosto delicato in relazione alle tecniche con le quali intervenire, suggerisco al presidente di considerare l'opportunità di valutare, nell'ambito dell'ufficio di presidenza integrato dai rappresentanti dei gruppi, la possibilità di assumere qualche cautela nel tempo che occorrerà per audire queste persone.
GIUSEPPE CONSOLO. Sono rimasto alquanto sorpreso da alcuni interventi, e ciò per una serie di motivi che cercherò brevemente di illustrare.
Prendo le mosse dall'intervento dell'onorevole Taormina, il quale giustamente si preoccupa della veste formale che la signora Dini dovrebbe assumere (non mi occupo nel merito perché in altri interventi, come quello del senatore Lauria, ci si è chiesti se sia opportuno o meno ascoltarla). Mi permetto di ricordare la situazione.
Ci viene detto tramite notizie di stampa che la signora in questione non avrebbe mai conosciuto il signor Pintus.
CARLO TAORMINA. Presidente, dobbiamo sentire queste persone: non è corretto che si discuta nel merito.
GIUSEPPE CONSOLO. Vorrei mi fosse permesso di concludere il mio ragionamento e di spiegarmi compiutamente.
Siamo di fronte ad un audito ora detenuto - Marini - il quale chiama in causa, per la vicenda Telekom-Serbia, la predetta persona. Non c'è neanche da sottolineare il fatto che per me tutti sono innocenti fino a prova del contrario; tuttavia chiedo al senatore Calvi e all'onorevole Taormina: ma perché tutte queste giustissima cautele sul modo di audire i predetti non sono state neanche ventilate quando abbiamo deciso di sentire Gerarduzzi, che poi si è dichiarato indisponibile (mi sembra infatti che egli sia incriminato in un procedimento)?
PRESIDENTE. Si è fatto lo stesso ragionamento, senatore Consolo.
GIUSEPPE CONSOLO. Scusi, presidente, ma perché non è stato fatto prima? Noi abbiamo convocato Gerarduzzi e nessuno ha detto niente; abbiamo convocato Tommasi, e nessuno ha detto niente. Nessuno, in altre parole, si è allora posto il problema, giustissimo, ma che riguarda la modalità del loro esame da parte nostra.
PRESIDENTE. Senatore Consolo, lei è un uomo attentissimo: forse in quel momento si è verificata una delle sue rare assenze. Abbiamo già definito questa materia: devono essere ascoltati in presenza del difensore ed in forma libera. Si era detto.
GIUSEPPE CONSOLO. Forse oggi non riesco a spiegarmi, è colpa mia. Lo avevamo detto e deliberato ed io ero presente; quindi, dov'è il problema? Questi signori sono imputati in un procedimento penale connesso, quindi possono naturalmente avvalersi di tutte le garanzie: ripeto, dove sta il problema?
PRESIDENTE. Lo risolveremo la prossima settimana, senatore Consolo.
GIUSEPPE CONSOLO. Lo dico perché ho cominciato a sentire i distinguo, le preoccupazioni ed il tecnicismo, ma a noi interessa il merito. Quanto il presidente ha detto riguarda il merito: la signora in questione aveva affermato di non aver mai conosciuto il signor Pintus, ma oggi arriva la prova documentale di una intercettazione telefonica nella quale invece si parla di un rapporto diretto tra la predetta signora ed il Pintus: è normale che la Commissione Telekom-Serbia voglia sentirla. Può forse sbagliare il collega Rizzi nella forma, perché usa troppa veemenza, ma la sostanza è questa: come Commissione parlamentare cosa stiamo a fare? Sul tecnicismo, si tratta di un problema già risolto da questa Commissione, non si pone più il problema della veste in cui sentirli: sono imputati in reati connessi.
GUIDO CALVI. Innanzitutto concordo con quanto dichiarato dal collega Lauria circa la necessità, ai fini di un'approfondita valutazione del caso da parte di tutti i commissari e dell'espressione delle rispettive opinioni, di consultare le carte, pur dando naturalmente atto che il presidente, con il consueto rigore e con attenzione, ha letto il fascicolo e ce ne ha illustrato i punti più importanti. Naturalmente questo non ci esime da una lettura approfondita dello stesso ai fini del raggiungimento di un convincimento circa la necessità o utilità di questa audizione.
Quanto alle forme, sono molto perplesso. Nella riunione dell'ufficio di presidenza integrato dai rappresentanti dei gruppi che si è svolta poco fa è avvenuto un piccolo incidente che non vorrei si ripetesse. I colleghi - mi rivolgo di nuovo al rappresentante della Lega - debbono ricordare che noi siamo giudici, che la Costituzione, in quanto componenti di una Commissione di inchiesta, ci conferisce taluni poteri e che dobbiamo comportarci secondo regole: non siamo liberi di decidere come vogliamo. Ora, le forme sono decisive, la sostanza verrà dopo, ma ora dobbiamo rispettare le regole procedurali.
Sappiamo che alcuni di questi soggetti stanno rispondendo, in qualità di imputati, davanti all'autorità giudiziaria, di Lucca o di Roma che sia, in relazione a fatti che possiamo considerare connessi ex articolo 12. Sono gli stessi fatti perché, da quanto ne sappiamo - abbiamo ascoltato poco fa
le vicende della Nat West ed altro ancora - si tratta delle stesse circostanze per cui il tribunale di Lucca e il tribunale di Roma starebbero procedendo, tanto è vero che le notizie che abbiamo acquisito e che il presidente ci ha testè illustrato provengono dai fascicoli processuali relativi a quelle vicende giudiziarie. Quindi, non si tratta di procedimenti connessi ma addirittura dell'identico fatto su cui procede l'autorità giudiziaria e sul quale stiamo giustamente indagando anche noi.
Mi sembra assai corretto quanto ricordava il collega Taormina, rovesciando però la situazione: non possiamo convocare queste persone come testi, verificare se vi sia una connessione ed in quel momento stabilire se debbano essere almeno accompagnati dal difensore o possano avvalersi della facoltà di non rispondere. Finora, dal punto di vista formale, sappiamo che alcuni di questi soggetti sono imputati dei fatti oggetto di quei processi, tanto è vero che i quesiti da cui nasce la necessità della loro audizione provengono da un fascicolo processuale. Credo quindi che a questo punto sia necessario convocare persone accompagnate da un difensore qualora dovessimo ascoltare imputati che si trovano davanti all'autorità giudiziaria.
Quanto a Gerarduzzi e Tommasi, non ne abbiamo parlato, ma la qualità soggettiva per la quale li ascoltiamo è quella di imputati, tanto è vero che qualcuno di loro si è già avvalso della facoltà di non rispondere.
PRESIDENTE. Mi scusi se la interrompo, senatore Calvi, ma credo che il problema da lei prospettato trovi soluzione nel nostro regolamento. L'articolo 13, comma 3, prevede che le persone sottoposte ad indagini o imputate in procedimenti penali, ovvero proposte o sottoposte all'applicazione di misure di prevenzione, sono sentite liberamente ed hanno facoltà di farsi assistere da un difensore di fiducia.
GUIDO CALVI. Presidente, il regolamento riproduce quanto previsto dagli articoli 197 e 197-bis del nostro codice di rito: la fonte normativa è quella, per cui noi dobbiamo ascoltarli in quella forma.
In secondo luogo, non capisco perché ci si appassioni al fatto che l'intercettazione telefonica tra due persone sia stata probabilmente smentita nell'ambito di un'intervista giornalistica. Le persone interessate verranno e chiariranno i fatti: non mi sembra che questo aspetto sia così centrale. Le persone - ripeto - verranno e ci diranno se sia vero o meno che ci sia stata quella dichiarazione nell'ambito di quell'intervista, quale sia la realtà dei fatti, e così via. Suggerirei invece un percorso forse un po' più complicato ma, da inquirenti, un po' più penetrante. Io partirei proprio con l'audizione di questa persona, mantenendola a disposizione della Commissione, e poi ascolterei gli altri, per procedere a tutte le eventuali contestazioni e confronti. Questo perché il confronto può intervenire solo in presenza di un contrasto tra dichiarazioni rese. Allora, visto che siamo di fronte ad un gruppo di cinque persone, cominciamo con la persona in riferimento alla quale vogliamo accertare determinati episodi; valutiamo poi i possibili riscontri, convergenti o meno, e successivamente stabiliremo eventuali confronti. Mi sembra che questo percorso sia non solo più logico, ma anche più utile ai fini della nostra indagine.
In conclusione, sono d'accordo sul fatto che queste persone devono essere sentite alla presenza dei loro difensori e che debbano essere avvertite che possono avvalersi della facoltà di non rispondere; in secondo luogo, e soprattutto, credo sia necessario partire dalla persona indicata, procedere ai riscontri e successivamente agli eventuali confronti tra le persone stesse.
PRESIDENTE. Si tratta di un nodo che dovremo sciogliere insieme nell'ambito dell'ufficio di presidenza integrato dai rappresentanti dei gruppi e poi in Commissione plenaria la prossima settimana.
Prima di procedere alle audizioni previste per la seduta odierna, avverto il senatore Lauria che il dottor Agliata, che oggi dovrebbe concludere la sua audizione,
ci ha fatto sapere che la prossima settimana non sarà disponibile perché si troverà all'estero. Dato che è la quarta volta che viene in Commissione, mi sembra corretto dare la precedenza al seguito della sua audizione per poi passare agli esami testimoniali previsti per la seduta odierna.
ALFREDO VITO. Presidente, pur avendo profonda stima del senatore Calvi e delle sue indiscutibili qualità giuridiche, non sono per nulla d'accordo sulle due proposte che ha avanzato. Innanzitutto, le persone di cui si tratta verranno ascoltate nel quadro dei nostri compiti, vale a dire l'inchiesta su Telekom-Serbia, che nulla ha a che vedere con la vicenda per la quale pende il processo presso il tribunale di Lucca. D'altro canto, è verosimile che la vicenda Nat West abbia implicazioni in Telekom-Serbia, ma essa certamente non è all'esame del tribunale di Lucca. Indirettamente, avendo ascoltato l'ispettore della Guardia di finanza ed avendo chiesto se vi fossero interferenze, ci è stato trasmesso quel rapporto dal quale desumiamo la possibilità di connessioni con la vicenda Telekom-Serbia. Quindi, affermare che si tratta della stessa vicenda processuale, dal che deriverebbe la necessità di ascoltare queste persone alla presenza dei loro avvocati, mi sembra non sostenibile: si tratta di due vicende diverse; li ascolteremo per cercare di capire se vi sia stato un rapporto tra la società Sidema e la Nat West.
Non concordo poi con il senatore Calvi, e concordo invece con l'onorevole Taormina, sul fatto che dobbiamo ascoltare prima le altre persone e da ultimo la signora Dini, per evitare che quest'ultima dia un'impostazione su cui verosimilmente potrebbero attestarsi gli altri. Mi sembra quindi abbastanza logico, dal punto di vista della dinamica dell'inquisitore (questa è la nostra funzione: se poi ne abbiamo un'altra, non lo so) ascoltare prima le altre persone - come testimoni, perché devono dire la verità - e solo nel caso in cui emerga una qualche responsabilità di natura penale interrompere l'audizione, avvisandoli che possono nominare un avvocato perché la loro posizione giuridica può cambiare.
PRESIDENTE. Grazie. Mi permetta di correggere il termine «inquisitore» con «inquirente», onorevole Vito.
CARLO TAORMINA. Mi limiterò a ribadire quanto testé sostenuto dall'onorevole Vito.
Abbiamo interesse a sentire le persone e ad utilizzare tutti i mezzi disponibili per raccogliere dichiarazioni; è evidente che la proposta del senatore Calvi punta decisamente ad una presenza delle persone come imputate di reato connesso, le quali sanno benissimo di potersi avvalere della facoltà di non rispondere. Oggi non siamo nella condizione di poter dire se ci sia un rapporto di coincidenza, o di connessione, tra la nostra indagine e quella in corso a Lucca o in qualsiasi altro tribunale d'Italia (Commenti del senatore Calvi). Il presidente ha detto, come ben sa il senatore Calvi - perché fa l'avvocato e qualche volta anche bene -, che da un procedimento penale pendente sono emersi dati che hanno un collegamento con alcune questioni evidenziate. Dobbiamo capire e discutere se la Nat West è stata sede di riciclaggio dei soldi della Telekom-Serbia oppure no; solo questa è la condizione in virtù della quale si può affermare l'esistenza di un collegamento tra la vicenda di pertinenza dell'autorità giudiziaria italiana e la nostra. Io non dico che il collegamento non ci sia, dico soltanto che oggi non siamo nelle condizioni di affermarlo: saranno gli ulteriori accertamenti a chiarire. È evidente che la signora Dini non potrà dare le «tavole» agli altri con le sue dichiarazioni, perché persone che non hanno il suo rango non possono far altro che seguire; la logica investigativa, inquirente o inquisitoria che sia, comunque la logica di chi vuole accertare - non di chi vuole evitare l'accertamento - è quella di sentire prima i referenti e poi la diretta interessata.
PRESIDENTE. Come già preannunciato, la discussione sul punto è rinviata
alla riunione dell'ufficio di presidenza, integrato dai rappresentanti dei gruppi, del 30 luglio 2003.
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