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Seduta del 9/7/2003


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Audizione del dottor Massimo Gentili.

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca l'audizione del dottor Massimo Gentili, al quale domando se sia mai stato sentito da altre autorità istituzionali.

MASSIMO GENTILI. No, non sono mai stato sentito.

PRESIDENTE. Allora la prego di declinare le sue generalità.

MASSIMO GENTILI. Mi chiamo Massimo Gentili e sono nato a Pitigliano, in provincia di Grosseto, il 27 dicembre 1947.

PRESIDENTE. Dottor Gentili, all'epoca dell'acquisto da parte di Telecom Italia di una partecipazione di Telekom-Serbia (giugno 1997), qual era la sua posizione lavorativa?

MASSIMO GENTILI. Ero direttore della divisione radiomobile nell'ambito della società Ericsson Telecomunicazioni Italia.

PRESIDENTE. Come era strutturata l'azienda e qual era, in particolare, la posizione del dottor Maurizio Tucci?

MASSIMO GENTILI. In quel periodo l'amministratore delegato era un signore svedese di nome Ragnar Back. Vi erano una serie di divisioni, io ero responsabile della radiomobile, mentre l'ingegner Cesare Avenia era responsabile delle reti fisse; il responsabile della parte esportazioni,


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di tipo mobile e fisso, era l'ingegner Maurizio Tucci. Non credo vi interessino altre divisioni.

PRESIDENTE. Lei e l'ingegner Tucci avete avuto rapporti di lavoro con Telekom-Serbia?

MASSIMO GENTILI. Non sono mai stato in Serbia e non ho mai avuto contatti con Telekom-Serbia, né con le persone indicate dalla società mista formatasi tra Telecom Italia e Telekom-Serbia per la realizzazione della rete.
Per quanto riguarda le attività, sono stato coinvolto esclusivamente per realizzare la rete GSM serba, dato che i tecnici che vi hanno lavorato erano miei. Ho inviato un gruppo di tecnici italiani in Serbia, i quali hanno coordinato dei serbi che erano stati assunti, ma di queste assunzioni non conosco i dettagli. Ripeto, non ho mai avuto alcun rapporto con Telekom-Serbia né di tipo contrattuale, né conoscitivo.

PRESIDENTE. Lei non è stato mai in Serbia, conferma?

MASSIMO GENTILI. Ero stato invitato alla cerimonia di inaugurazione della rete - che è stata realizzata a tempo di record - per essere ringraziato dell'impegno profuso, ma non sono potuto andare. Ripeto, non sono mai andato in Serbia neanche privatamente.

PRESIDENTE. Le risulta che Telekom-Serbia affidò una commessa di 66 miliardi a Ericsson Italia per un lavoro per il quale la Ericsson Svezia aveva presentato una offerta di un valore pari alla metà?

MASSIMO GENTILI. Non mi risulta che le cose siano andate come lei dice, ovviamente per quello che ricordo. In Jugoslavia, o in Serbia, non so essere preciso quindi diciamo in Jugoslavia-Serbia, esisteva una rete GSM fornita ad un concorrente della Telekom-Serbia - se non ricordo male la PTT - da parte della filiale jugoslava della Ericsson. In ogni paese dove opera la Ericsson ha una filiale che è responsabile delle attività svolte sul territorio nazionale e qui vi era la Ericsson jugoslava (che era più piccola di quella italiana). Aveva realizzato la prima rete in collaborazione con la casa madre, che aveva inviato i tecnici a determinati prezzi che non conosco. Quando si è trattato di realizzare la seconda rete, ricordo che ci fu una certa competizione - come è ovvio che sia - tra le varie filiali della Ericsson, nel senso che la Ericsson serba cercava di evitare che il contratto di fornitura della rete fosse appannaggio della Ericsson Italia, perché in tal caso il consolidato del fatturato sarebbe stato imputato alla Ericsson Italia piuttosto che alla filiale serba. A livello di gruppo era la stessa cosa, ma vi erano gelosie di natura professionale.
So che è stata presentata una controfferta, di cui non conosco i termini perché non l'ho mai vista, così come so che altri concorrenti hanno formalizzato offerte equivalenti per la realizzazione della seconda rete (come, per esempio, la Siemens). L'offerta presentata da Ericsson Italia per questa seconda realizzazione è stata giudicata migliore da Telekom-Serbia sotto il profilo della capacità di proposta, di realizzazione e di prezzo. So che la Ericsson serba presentò un'offerta per cercare di ottenere il contratto - che non so se fosse superiore o inferiore - ma fu scartata per impedire che l'organizzazione che aveva fornito e sosteneva sotto il profilo tecnico e professionale la rete realizzasse anche la seconda, dando vita ad una sorta di conflitto di competenza. Le risorse erano scarse e volevano evitare - così mi è stato spiegato ed è perfettamente legittimo e ragionevole - una competizione sulle risorse professionalmente valide. Mi spiego: se la realizzazione della seconda rete avesse proceduto più lentamente, sarebbe entrata sul mercato in ritardo avvantaggiando il concorrente in attività. L'obiettivo era quello di avere una realizzazione valida dal punto di vista qualitativo, delle performances e dei prezzi affinché Telekom-Serbia potesse entrare sul mercato prima possibile ed acquisire il business commerciale.


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In questo senso fu richiesto un intervento di Ericsson Italia, non di Ericsson Serbia, perché la prima era il fornitore unico di tutte le rete di tipo GSM di Telecom e di TIM nel mondo. Infatti, avevamo realizzato reti in Italia, in Grecia, in Bolivia, in Cile, in Brasile e in Spagna: c'era una lunga esperienza ed una lunga e collaudata collaborazione tra i tecnici di TIM e noi.

PRESIDENTE. Si fermi un istante, anche perché le dinamiche ci interessano relativamente.
Nella sua lunga risposta, durata sette minuti, non ho sentito nominare la Ericsson Svezia. Domando: Telecom Italia offre a voi, Ericsson, il doppio di quanto non abbia richiesto Ericsson Svezia per lo stesso lavoro. Ha notizia di questo?

MASSIMO GENTILI. Assolutamente no. A mio parere non credo che sia possibile. Ragiono da uomo Ericsson, anche se oggi non sono più amministratore delegato: sarebbe stato assolutamente irragionevole e controproducente da parte della casa madre fare un'offerta più bassa di quella di una filiale, perché avrebbe provocato un danno economico. Da un punto di vista industriale e di buon senso è assolutamente impossibile.

PRESIDENTE. Tra gli elementi da appurare a noi risulta un ammontare di 66 miliardi rispetto ad una controfferta di 35. Non ha notizie di questo?

MASSIMO GENTILI. Sono passati molti anni e non ho notizie, né ricordo le cifre di 66 e 35 miliardi. Posso spiegare la dinamica...

PRESIDENTE. Non ci interessa la dinamica aziendale interna, ma la circostanza del conflitto; lei non ricorda e, di conseguenza, il problema non si pone.
Successivamente all'incarico presso la Ericsson, in quali aziende ha lavorato e quale ruolo ha ricoperto?

MASSIMO GENTILI. Ho lasciato la Ericsson alla fine di gennaio 2003, ma ho mantenuto un rapporto di consulenza pur non essendo più dipendente, mentre prima ero amministratore delegato e direttore generale, e quindi dirigente e dipendente. Ho accompagnato alcune aziende sul mercato in qualità di consulente e recentemente sono diventato amministratore delegato di un gruppo che non c'entra nulla con il mondo di cui parliamo, dal momento che si occupa di fabbricazione e di sviluppo tecnologico, il cui nome è Finmec.

PRESIDENTE. Ha mai avuto incarichi di consulenza da parte di Telecom Italia o di sue collegate?

MASSIMO GENTILI. Assolutamente no.

PRESIDENTE. Quali dirigenti hanno seguito lei e quali l'ingegner Tucci una volta lasciata la Ericsson?

MASSIMO GENTILI. Per ora non mi ha seguito nessuno.

PRESIDENTE. E quando è andato via Tucci?

MASSIMO GENTILI. Tucci è andato alla Nortel e l'hanno seguito un po' di persone. Sono parecchie perché ha fatto shopping...

PRESIDENTE. Insomma, lei è andato via da solo, mentre Tucci è stato seguito da diverse persone?

MASSIMO GENTILI. Anche Tucci è uscito da solo, ma essendo amministratore delegato della Nortel ha assunto del personale proveniente dalla Ericsson, dalla Nokia, dalla Alcatel e dalla Siemens. Da Ericsson ne ha presi di più perché li conosceva meglio.

PRESIDENTE. Il dottor Tucci da noi ascoltato ha detto di avere una forte amicizia, più che legittima, con la famiglia Dini: ne sa qualcosa?


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MASSIMO GENTILI. Dini l'ex ministro?

PRESIDENTE. Sì.

MASSIMO GENTILI. No, non ho mai sentito nulla.

PRESIDENTE. Ho terminato e do la parola all'onorevole Vito.

ALFREDO VITO. Successivamente all'acquisizione della partecipazione del 29 per cento di Telekom-Serbia da parte di Telecom Italia, quali rapporti economici sono intercorsi tra Telekom-Serbia e la Ericsson? Quest'ultima che lavori ha fatto dopo l'acquisizione e per quale importo?

MASSIMO GENTILI. Abbiamo fatto un contratto seguito da Telecom Italia, per quanto ne sappia io dato che non ho seguito l'attività commerciale. Quest'ultima, riguardante questo contratto, è stata seguita dall'amministratore delegato Ragnar Back e da Maurizio Tucci, in quanto responsabile dell'export. Poiché il cliente di parte italiana era Telecom Italia è stato seguito anche dall'ingegner Avenia, attuale amministratore delegato di Ericsson, perché era il commerciale della parte fissa. In altre parole, io ero il responsabile della divisione che forniva a TIM, e quindi le reti mobili, mentre Cesare Avenia all'epoca era il responsabile delle reti fisse e forniva a Telecom Italia. In questo caso - che non è l'unico perché è successo anche in Bolivia - nonostante si trattasse di reti mobili, quindi di pertinenza tecnica e di gestione di TIM, il contratto era tenuto dalla parte fissa per motivi polico-relazionali. Era la parte fissa di Telecom ad aver curato il contratto: ecco perché se ne è occupata la parte fissa di Ericsson e la parte internazionale che seguiva sia le reti fisse, sia le mobili, cioè l'ingegner Tucci.
Una volta fatto il contratto, il mio unico compito è stato di eseguirlo: ho ricevuto il capitolato, ho inviato le persone e l'ho realizzato. Non so rispondere sulle cifre.

ALFREDO VITO. Se la competenza era sua, trattandosi di una rete mobile, per quale motivo se ne occupava l'ingegner Tucci?

MASSIMO GENTILI. Le ho detto che era una competenza di tipo internazionale. Tutte le attività di tipo internazionale - fatte per TIM in Bolivia, in Cile, in Brasile, eccetera - sono state seguite ....

ALFREDO VITO. Lei era competente solo per quanto avveniva in Italia, nell'ambito della Ericsson?

MASSIMO GENTILI. Ero competente in termini commerciali, mentre a livello mondiale ero competente in termini realizzativi.
In altri termini, il commerciale (cioè Tucci) faceva il contratto e chiedeva alle risorse interne (in questo caso a me) di realizzare la rete per l'estero; invece per l'Italia non aveva nessuna competenza.

ALFREDO VITO. I prezzi erano stabiliti da lei o da Tucci?

MASSIMO GENTILI. In generale o in particolare?

ALFREDO VITO. Nella vicenda Telekom-Serbia.

MASSIMO GENTILI. In questa vicenda la trattativa commerciale è stata fatta da loro, non con il concorso di Ragnar Back; l'unica cosa che so ...

ALFREDO VITO. L'ingegner Tucci ci ha detto che non c'è stato alcun rapporto tra Ericsson e Telekom-Serbia.

MASSIMO GENTILI. Infatti ho parlato di Telecom Italia.

ALFREDO VITO. Ericsson ha lavorato sulla rete di Telekom-Serbia?

MASSIMO GENTILI. Sì, ma su mandato di Telecom Italia, fisicamente l'abbiamo realizzata.


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ALFREDO VITO. Avete lavorato per quale importo?

MASSIMO GENTILI. Sinceramente non ricordo.

ALFREDO VITO. Per un importo di cinque o di cento miliardi?

MASSIMO GENTILI. Qualcosa da trenta a sessanta miliardi, ma le assicuro che non mi ricordo.

ALFREDO VITO. Dai trenta ai sessanta miliardi?

MASSIMO GENTILI. Certamente non cinque né cento, che sono i due estremi.

GIUSEPPE CONSOLO. Insomma dai trenta ai sessanta miliardi.

MASSIMO GENTILI. Sì, compresi i servizi, la manutenzione, l'installazione delle torri e dei siti civili, non solo la parte tecnologica. Abbiamo fornito una rete «chiavi in mano».

ALFREDO VITO. Abbiamo un documento confidenziale della Ericsson con il quale viene trasmessa all'ingegner Tucci e al signor Giuseppe Gionta una proposta (proveniente da uffici interni della stessa Ericsson) che contiene varie opzioni a seconda che si realizzino lavori di allacciamento solo sulle grandi città o sul resto del territorio o secondo una certa tecnologia e via dicendo. Perché tale documento di natura tecnica, perché individua scelte tecniche, è inviato a Tucci e non a lei, che è un tecnico della materia?

MASSIMO GENTILI. Io non conosco, ma posso cercare di immaginare come sia avvenuto. Normalmente, quando si fa un'offerta, per esempio per il campo internazionale, si cerca di fare riferimento a due parametri: uno, ovviamente, è il parametro dei costi interni, che era di conoscenza e di pertinenza esclusiva della mia divisione, perché noi facevamo le reti e le vendevamo pure, quindi avevamo il rapporto costo e valore di prezzo di mercato, quando vendevamo a TIM e poi anche a Wind e a tutti gli altri; queste competenze dei livelli prezzi e della revisione possibile dei prezzi in termini evolutivi, e anche in funzione delle opzioni, sono un dettaglio talmente sofisticato che rispondeva a certe specifiche e non poteva che essere patrimonio della divisione che io controllavo. Per quanto riguarda poi il fare, il trasmettere, normalmente la divisione commerciale (è avvenuto in tutti gli altri casi e sicuramente è avvenuto anche in questo) avanzava una richiesta del tipo: «Questa è più o meno la specifica, con le opzioni, potete dire quanto costa, secondo voi, alla Ericsson realizzarla, divisa per ogni singolo item ed indicando anche dei parametri particolari?», perché un conto è fare una rete «chiavi in mano», per esempio in Italia, un conto è farlo in Serbia. La Serbia di aggravante rispetto all'Italia ha una parte comune a tutti i paesi, come il rischio esportazione, il cambio, la protezione dell'assicurazione sul cambio, le fideiussioni (che hanno certi costi), ma poi, in particolare, ha il rischio paese, che si traduceva in una aggravamento degli interessi che dovevano essere pagati dalla Ericsson alle banche per quella quota. Sicuramente i miei hanno dato queste informazioni...

ALFREDO VITO. Come fu pagato l'importo dei lavori effettuati dalla Ericsson alla Telekom-Serbia?

MASSIMO GENTILI. La Ericsson Italia, cioè le persone che riportavano a me... io avevo due persone, l'ingegner Giardini, che lavora tuttora in Ericsson, e Roberto Spagnoli, che ora è fuori dall'Ericsson, erano i miei...

ALFREDO VITO. Dove lavora Roberto Spagnoli? Lavora ancora con Tucci?

MASSIMO GENTILI. No, no. Non ha mai lavorato con Tucci. Lasciata la Ericsson, è andato a lavorare per la Nortel, ma dopo che Tucci l'aveva già lasciata. Quindi non c'entra proprio nulla Spagnoli con Tucci.


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ALFREDO VITO. In questo momento, la Ericsson dov'è allocata qui a Roma?

MASSIMO GENTILI. Il campus generale, dove è la direzione generale, è in via Anagnina, poi c'è la sede di rappresentanza...

ALFREDO VITO. In via Anagnina la Ericsson paga un affitto mensile: lei sa a quanto ammonta?

MASSIMO GENTILI. Alla fine del 2001, mi pare, in accordo con la politica di dismissione degli immobili - lei saprà che la società è in gravi difficoltà economiche, quindi ha cercato di alienare un patrimonio non ritenuto strategico...

ALFREDO VITO. Mi dica: quanto paga mensilmente?

MASSIMO GENTILI. Aspetti, scusi. Io ricordo che alla Ericsson Corporate hanno fatto il contratto di vendita, per tutto il campus, ad imprenditori e a un pool di banche per 200 miliardi, che sono stati pagati alla casa madre, naturalmente. Per quanto riguarda l'affitto, dovrebbe ammontare, grosso modo, a 18-19 miliardi l'anno, o qualcosa del genere.

ALFREDO VITO. Qual è la società che ha acquistato?

MASSIMO GENTILI. Il nome della società...

ALFREDO VITO. È forse la Brentra?

MASSIMO GENTILI. Sì, esatto.

ALFREDO VITO. Il signor Giampiero Esposito.

MASSIMO GENTILI. Sì, è l'amministratore delegato.

ALFREDO VITO. Secondo lei, acquistare per 200 miliardi e fare, poi, un contratto di 20 miliardi l'anno...

MASSIMO GENTILI. Diciotto o 19.

ALFREDO VITO. ...non è un'operazione che potrebbe nascondere delle tangenti, provenienti da qualche vicenda che ha visto impegnata la Ericsson?

MASSIMO GENTILI. Lei dice in relazione con la Telekom-Serbia o in generale?

ALFREDO VITO. Con la Telekom-Serbia, certo, che è ciò cui siamo interessati.

MASSIMO GENTILI. No, assolutamente no.

ALFREDO VITO. Come fa ad escluderlo?

MASSIMO GENTILI. Innanzitutto perché ero amministratore delegato ed ho guidato io personalmente, insieme alla Corporate, questa operazione. Noi abbiamo fatto fare delle valutazioni da una grande società di real estate, la quale ha fatto delle valutazioni di minima e di massima in funzione dell'evoluzione del mercato, tenendo conto degli investimenti necessari per ammodernare gli impianti e per essere a norma dal punto di vista del codice civile, eccetera. Sono state fatte delle operazioni di frazionamento ed altre ancora. In funzione di tutti questi parametri e in funzione del fatto che l'Ericsson aveva posto due vincoli fondamentali: il primo è che fossimo pagati subito, all'istante, cash e non in modo dilazionato; il secondo che avessimo la libertà di continuare a rimanere fondamentalmente come unico occupante di tutto il campus per un ceto numero di anni, in quanto, avendo circa tremila persone, se avessimo dovuto distribuirle si sarebbe creato un grandissimo problema di efficienza...

ALFREDO VITO. Però in quindici anni andate a pagare, più o meno, il valore del prezzo di vendita.


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MASSIMO GENTILI. Sì, però abbiamo incassato cash 200 miliardi, che in quel momento alla Corporate servivano moltissimo per sistemare i bilanci.

ALFREDO VITO. Che rapporti ci sono tra la LTS e la Ericsson?

MASSIMO GENTILI. La ex LTS, perché, come qualcuno stava osservando, è stata dichiarata fallita. La LTS era uno dei cosiddetti carrier alternativi, che ha chiesto la licenza quando era ministro l'onorevole Cardinale. Ha ottenuto, come tanti altri, la licenza e poi ha cominciato ad operare. Il rapporto che c'è stato tra la LTS e la Ericsson è consistito nel fatto che la LTS ha chiesto alla Ericsson la fornitura della rete, che le è stata fornita - una piccolissima rete: stiamo parlando di due centrali di commutazione -, così come ha comprato tante altre cose da altri, da Cisco e da quant'altro. Dopo di che, questa fornitura doveva, ovviamente, essere pagata. Sono entrati in difficoltà per i pagamenti e mi risulta che sia subentrata una finanziaria, che ha pagato la Ericsson, chiedendo, naturalmente, garanzie ad Ericsson nel caso in cui quella società non avesse pagato. Devo dire, però, che poi ho perso le tracce di questa storia. Di fatto, era un cliente di Ericsson, come tanti altri che pure sono falliti.

ALFREDO VITO. L'avvocato Santonocito faceva parte della LTS?

MASSIMO GENTILI. L'avvocato Santonocito faceva parte della LTS, sì.

ALFREDO VITO. E che ruolo ha avuto in questa vicenda?

MASSIMO GENTILI. Non so se era presidente o altro, comunque era parte della proprietà.

ALFREDO VITO. I rapporti tra la società Silte e la Ericsson?

MASSIMO GENTILI. Silte?

ALFREDO VITO. Sì.

MASSIMO GENTILI. Mai sentita.

ALFREDO VITO. Non conosce la società Silte?

MASSIMO GENTILI. Presumo che sia un piccolo fornitore. Ce ne sono centinaia. Noi davamo lavoro ad un indotto per migliaia di persone.

ALFREDO VITO. Ultima domanda: conosce la società Sema Group?

MASSIMO GENTILI. Mai sentita...

ALFREDO VITO. Di Lucio Rispo.

MASSIMO GENTILI. Lucio Rispo lo conosco, sì. È stato in Ericsson per lunghi anni, dopodiché è uscito da Ericsson ed è andato in quella società francese... alla Sema.

ALFREDO VITO. Tutte queste persone che hanno lavorato in aziende che ricevevano appalti dalla Telecom e che girano vorticosamente - dalla Ericsson alla Nortel, poi alla Bull, poi a Sema Group -, tutte queste aziende che tra loro si danno appalti, tutte queste situazioni, queste operazioni possono, secondo lei, verificarsi senza che vi sia un sostegno politico?

MASSIMO GENTILI. Secondo me non c'è bisogno di alcun sostegno politico.

ALFREDO VITO. Fate tutto voi.

MASSIMO GENTILI. No...

PRESIDENTE. Non insista nella risposta, perché la domanda è di per sé improponibile, contenendo un giudizio e non una circostanza.

MASSIMO GENTILI. Comunque, i fornitori sono tutti a catalogo, tutti certificati.

PRESIDENTE. Ha già risposto.
La parola all'onorevole Bocchino.


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ITALO BOCCHINO. Dottor Gentili, lei conosce Giovanni Garau?

MASSIMO GENTILI. No.

ITALO BOCCHINO. Non sa chi sia.

MASSIMO GENTILI. No.

ITALO BOCCHINO. Vicepresidente di Telekom-Serbia per conto degli italiani.

MASSIMO GENTILI. Adesso che lo dice, ricordo il nome; però non l'ho mai conosciuto.

ITALO BOCCHINO. Non l'ha mai conosciuto, non ha mai avuto rapporti...

MASSIMO GENTILI. Neanche al telefono, mai.

ITALO BOCCHINO. Neanche altre persone dell'azienda, al momento in cui lei era amministratore delegato, avevano rapporti con lui?

MASSIMO GENTILI. Sì, certo. C'era il direttore tecnico, che era l'ingegner Cristofori. Quello certamente sì.

ITALO BOCCHINO. Era questa la seconda domanda che intendevo rivolgerle, cioè se conosce l'ingegner Gerolamo Cristofori.

MASSIMO GENTILI. Come no! È stato direttore tecnico di TIM per tanti anni e poi è passato come primo lavoro, come consulente, appunto, a dirigere lato cliente. Era il nostro cliente. Praticamente era lui che riceveva da noi, faceva le approvazioni, mi telefonava...

ITALO BOCCHINO. Per conto di Telekom-Serbia?

MASSIMO GENTILI. Sì. Per conto....

PRESIDENTE. Sa dove è attualmente Cristofori?

MASSIMO GENTILI. Attualmente mi pare che sia in Brasile, sempre come consulente...

ITALO BOCCHINO. Sa per caso perché in Brasile? Perché ha lasciato...

MASSIMO GENTILI. Praticamente, è andato in pensione. Ha ricevuto un contratto di consulenza e...

ITALO BOCCHINO. Da chi?

MASSIMO GENTILI. Da TIM.

ITALO BOCCHINO. Quindi, è andato in pensione e TIM ha deciso di fare un contratto di consulenza per utilizzarlo in Brasile.

MASSIMO GENTILI. Sì.

PRESIDENTE. Gli paga le vacanze, insomma.

MASSIMO GENTILI. No, no. Lavora ed anche duramente.

PRESIDENTE. Si può lavorare anche in vacanza. Io sono tra quelli che lavorano meglio in vacanza.

ITALO BOCCHINO. Ci può dire, per cortesia, che rapporti ha avuto con l'ingegnere Gerolamo Cristofori?

MASSIMO GENTILI. Io?

ITALO BOCCHINO. Sì, sempre in relazione a Telekom-Serbia.

MASSIMO GENTILI. Cristofori era il direttore tecnico del cliente. Mi lasci dire che il cliente per me era la parte realizzativa, che doveva seguire la rete e anche il commerciale. Gli uomini della struttura commerciale e tecnica del cliente erano in parte serbi - ed io non le so dire i nomi, non li ho mai conosciuti - e in parte italiani, provenienti da Telecom Italia e fondamentalmente da TIM. Lui era l'uomo mandato da TIM per curare la realizzazione


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tecnica di tutta la rete. Quindi, le persone che io ho mandato là, che erano sotto il comando di alcuni dei miei tecnici, operativamente parlando, parlavano continuamente con Cristofori. Ma lui chiamava anche me personalmente, frequentemente, per chiedere di rispettare i tempi, di fare certe cose, di mandare più persone, di mandare persone con skill diverso e così via. Questi erano i rapporti.

ITALO BOCCHINO. Quindi, attraverso rapporti con lei o con i suoi uomini, Cristofori faceva ordini alla Ericsson Italia per quello che serviva, sia dal punto di vista della struttura che da quello delle risorse umane, per il miglioramento della rete e dei servizi di Telekom-Serbia? La richiesta di preventivi la faceva lui personalmente? Chiamava lei, era un rapporto tra di voi?

PRESIDENTE. Ci spieghi la qualità del rapporto.

MASSIMO GENTILI. In un modo almeno informale, sicuramente sì, nel senso che ovviamente venivano chiesti dei preventivi. «Dobbiamo fornire una nuova funzione: mi fate un offerta?», avviene sempre ed avveniva anche lì. Niente di straordinario. In tutti i casi del mondo è così ed anche in tutte le reti di TIM del mondo. Dopo di che, la formalizzazione dell'ordine presumo che venisse dall'ufficio acquisti della società; ma questa formalizzazione non la ricevevo io personalmente: la ricevevano le persone di cui ho parlato prima, Giardini e Spagnoli, che erano i miei uomini che seguivano la parte commerciale, dopo aver fatto il contratto.

PRESIDENTE. Mi inserisco nella domanda dell'onorevole Bocchino: riguardo a queste proposte di preventivo ed altro che arrivavano a voi, quale è stato approssimativamente il volume degli affari, in accoglimento delle richieste dell'ingegner Cristofori?

MASSIMO GENTILI. Innanzitutto, non si riferisce alla fornitura della prima fase della rete, perché quella è stata oggetto del contratto di base...

PRESIDENTE. Intendo riferirmi a tutto, in generale.

MASSIMO GENTILI. Quindi non è entrato nella prima cosa.

PRESIDENTE. Da quando è entrato. Quando non era ancora entrato, ovviamente non c'era.

MASSIMO GENTILI. Da quando lui è entrato... Dopo che è stato firmato il contratto per la prima fase e si è cominciato a realizzarlo, lui è stato inviato lì ed ha seguito le richieste relative alla espansione della rete. Queste sì che le ha seguite, perché si trattava...

PRESIDENTE. Non voglio sapere cosa ha fatto. Le chiedo l'entità approssimativa della cifra.

MASSIMO GENTILI. Qualcosa come 10-15 milioni di dollari. Qualcosa del genere, grosso modo...

GIUSEPPE CONSOLO. Trenta miliardi.

MASSIMO GENTILI. Venti-trenta, comunque non molto, perché era un'espansione legata al fatto che la prima rete era stata fatta proprio ai minimi termini ed hanno dovuto espanderla un po' perché avevano avuto successo sul mercato. L'utenza era superiore al previsto e quindi dovevano sostenere la capacità di smaltimento del traffico. Dieci milioni di euro... adesso...

PRESIDENTE. Ed era un rapporto fiduciario? Cioè, voi sceglievate; era una vostra libera attività di programma?

MASSIMO GENTILI. No, no, c'era un listino, che definiva tutte le funzioni. Però, in primo luogo, ci sono sempre delle offerte, per cui oggi io ti faccio un listino, un anno dopo tu mi chiedi un'espansione e bisogna vedere se sono disponibile, visto che c'è un incremento, a fare uno sconto aggiuntivo. Punto primo. Punto secondo, le chiedevano con determinate, particolari


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opzioni, che implicavano progettazioni specifiche che facevamo in Italia. Quindi, la peculiarità, la customerizzazione che veniva fatta ad hoc sulle loro richieste...

PRESIDENTE. Quale termine ha usato?

MASSIMO GENTILI. Mi scusi, intendevo parlare della personalizzazione delle necessità del cliente per poter lanciare dei servizi alternativi, differenzianti rispetto al competitore, che gli permettevano di acquisire maggiori quote di mercato. Si fa attraverso progettazione, che facevamo noi in Italia; quindi, chiaramente, c'era un'offerta caso per caso.

PRESIDENTE. Chiaro.

ITALO BOCCHINO. Un'ultima domanda, per comprendere meglio. Lei ricorda, ad esempio, che valore di mercato avesse, in quel periodo, un palo campione per installare le antenne per la ricezione e trasmissione dei segnali telefonici cellulari, come quelli che voi forniste a Telekom-Serbia?

MASSIMO GENTILI. No.

ITALO BOCCHINO. Lei non ha idea di quale potesse essere il valore di mercato?

MASSIMO GENTILI. No. Prima di tutto, «palo campione»: lei parla proprio del palo fisico?

ITALO BOCCHINO. Sì.

MASSIMO GENTILI. No. Mi scusi, ma io avevo sette livelli di gerarchia sotto di me, che gestivano queste cose. Non ci sono mai entrato. Mi dispiace, non la posso aiutare.

ITALO BOCCHINO. Aveva sette livelli di gerarchia sotto di lei, ma certo ne sa più di noi. Poteva costare 600 milioni di lire o qualcosa del genere?

MASSIMO GENTILI. Un palo?

ITALO BOCCHINO. Un palo.

MASSIMO GENTILI. Un palo senza la stazione di base, senza nulla?

ITALO BOCCHINO. Un palo, contrassegnato con la sigla BG17 Aerodrom, installato a Surcinska.

MASSIMO GENTILI. Secondo me no, però...

ITALO BOCCHINO. Secondo lei no. Quindi sarebbe assurdo se fosse stato fatturato per 600 milioni di lire.

PRESIDENTE. E con la stazione di base?

MASSIMO GENTILI. Ai prezzi di oggi, quello che si chiama un sito passivo, diciamo il palo, che include l'antenna, i cavi, i feeder, l'energia e tutto quanto va dai 100 ai 150 milioni. Oggi, che c'è stata una notevole...

PRESIDENTE. Questo include la stazione di base, come la definisce lei?

MASSIMO GENTILI. No.

PRESIDENTE. E con la stazione di base?

MASSIMO GENTILI. Dipende da quanto è grande, da come è fatta...

PRESIDENTE. Si può arrivare, approssimativamente, a 600 milioni?

MASSIMO GENTILI. Sì, si può arrivare.

PRESIDENTE. Grazie. Se l'onorevole Bocchino non ha altre domande, do la parola a senatore Consolo.

GIUSEPPE CONSOLO. Dottor Gentili, per la sua esperienza, avendo lei seguito questi affari commerciali con Telekom-


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Serbia tramite Telecom Italia, le risulta che vi siano stati dei rapporti tra le società e uomini politici o loro familiari?

MASSIMO GENTILI. No... A parte i giornali...

GIUSEPPE CONSOLO. Riformulo meglio la domanda: a parte quello che è scritto sui giornali, le risulta che la Ericsson - e così dicendo mi riferisco a quella italiana, jugoslava o svedese - si sia avvalsa della collaborazione, della consulenza di uomini politici italiani o di loro familiari?

MASSIMO GENTILI. Non che io sappia. Le ripeto che tutta la questione era stata gestita da Ragnar Back, quindi non veniva certo a dire a me e io non avevo capitolo per chiedere. Non lo so.

GIUSEPPE CONSOLO. Non lo sa. Lei conosce la società Mak Environment?

MASSIMO GENTILI. No, mai sentita.

GIUSEPPE CONSOLO. Va bene. Io ho finito, presidente.

PRESIDENTE. Grazie. La parola all'onorevole Taormina.

CARLO TAORMINA. Vorrei rapidamente tornare sui rapporti tra Ericsson e LTS. Quando cominciano questi rapporti?

MASSIMO GENTILI. Dopo che la LTS ha acquisito la licenza ed a costituito la società. Ha acquisito la licenza ed ha cominciato a fare un piano di budget di realizzazione: sarà nel 1998, 1999, qualcosa del genere. O nel 2000, sinceramente non ricordo. Grosso modo in quel periodo.

CARLO TAORMINA. Lei, personalmente, con chi ha trattato? Con Santonocito ha trattato?

MASSIMO GENTILI. Io non ho trattato...

CARLO TAORMINA. Con chi ha trattato lei?

MASSIMO GENTILI. Le persone che riportavano a me, che dovevano realizzare la parte commerciale, che in questo caso è commerciale Italia... L'ingegner Davino, che riportava a me, insieme ai suoi ha fatto le trattative con loro - con loro o con chi per lui, non so se proprio con lui - esattamente come... Noi avevamo una trentina di clienti ed io avevo organizzato le squadre divise per clienti. Io personalmente non ho mai trattato non solo con loro ma neanche gli altri. Le uniche trattative che io facevo erano quelle a livello macro, con TIM o con Wind - parliamo di 700-800 miliardi l'anno - non quelle da dieci miliardi. Una cosa da dieci o cinque miliardi io non l'ho mai vista, né prima né dopo; né nessuno chiedeva il mio parere, perché avevano la piena delega per realizzarla, nell'ambito dei parametri di vendita che avevamo.

CARLO TAORMINA. Lei ha mai sentito parlare dell'ingegner Pietro Di Vincenzo?

MASSIMO GENTILI. Pietro Di Vincenzo? No.

CARLO TAORMINA. Attualmente siete creditori della LTS o no?

MASSIMO GENTILI. Come ho spiegato prima, siamo creditori nel senso che loro non sono stati capaci di pagare le fatture che gli sono state inviate regolarmente e regolarmente accettate da loro, in quanto il lavoro era stato fatto, cioè la fornitura e la messa in rete. Siccome avevano difficoltà a pagare, la mia funzione di recupero crediti, la dottoressa Cirelli, ha lavorato a lungo con loro per fare qualche forma di transazione (come è stato fatto anche con gli altri) per ottenere in qualche modo il recupero del capitale, altrimenti avremmo dovuto fare il writing off sul libro. E hanno ottenuto che fosse una finanziaria a pagare Ericsson, però credo che abbiano mantenuto delle garanzie: cioè se la LTS non avesse pagato la


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finanziaria, in qualche modo questa avrebbe avuto diritto a rivalersi su di noi. Però avevamo un monte totale di controgaranzie, per cui diventava un fenomeno transattivo.
Tanto per darle un'idea, con la Wind facevamo transazioni di questo genere dell'ordine di centinaia di miliardi e in un montante di tale entità, una somma di cinque miliardi poteva essere oggetto di una gestione flessibile e perfettamente legittima; una sorta di copertura, di finanza flessibile, per così dire.

CARLO TAORMINA. All'epoca in cui lei ha lasciato la Ericsson c'erano o no crediti nei confronti della LTS?

MASSIMO GENTILI. C'erano, e l'unico modo per incassare questi soldi è stato quello di farceli dare da una finanziaria che è diventata creditrice di LTS.

CARLO TAORMINA. Lei sa che la LTS è stata ricapitalizzata?

MASSIMO GENTILI. Ne so veramente pochissimo.

CARLO TAORMINA. Lei ha detto di essere rimasto in Ericsson fino a gennaio 2003: se non sbaglio la ricapitalizzazione risale a marzo o aprile 2002. Lei ha avuto modo di seguire queste vicende?

MASSIMO GENTILI. No.

CARLO TAORMINA. Sa se l'Ericsson ha avuto rapporti con Vodatech?

MASSIMO GENTILI. Non so cosa sia.

CARLO TAORMINA. Non conosce la società a responsabilità limitata Vodatech come finanziaria della LTS?

MASSIMO GENTILI. No, assolutamente. Non me ne sono mai occupato. Sarebbe come se lei mi chiedesse: non conosce la finanziaria della Albacom? Perché dovrei conoscerla? Non mi interessa affatto. L'importante è che paghino quello che dobbiamo avere; il problema era che in quel caso non pagavano e abbiamo dovuto fare un recupero crediti. Non avevo nessun interesse a saperlo dal punto di vista professionale e quindi non me ne sono occupato.

CARLO TAORMINA. Avete avuto rapporti con il ministro Cardinale allora?

MASSIMO GENTILI. In quale periodo?

CARLO TAORMINA. All'epoca dei vostri rapporti con LTS.

MASSIMO GENTILI. Agli inizi, quando è stata data la licenza, certamente sì.

CARLO TAORMINA. In che senso?

MASSIMO GENTILI. La LTS ha fatto regolare domanda per avere la licenza, l'ha ottenuta ed ha aperto un ufficio-stabilimento a Palermo. Una volta che tutto questo è stato sistemato, hanno invitato me come fornitore fondamentale, anche se non unico, e il ministro Cardinale per il classico «taglio del nastro». Che io sappia, questa è l'unica situazione in cui lui è venuto a trovarli e ha fatto il giro perché, come avviene normalmente, questa iniziativa ha portato un po' di assunzioni nell'isola: tutte persone che sono state regolarmente assunte dalla LTS. Non so dirle altro.

CARLO TAORMINA. Le risulta che la LTS ebbe la licenza in tempi «strepitosi» dal punto di vista del superamento delle procedure burocratiche.?

MASSIMO GENTILI. No, a me risulta che tutto è stato fatto regolarmente e vistato dalla collaborazione del Ministero e dell'Authority. C'era una persona che ora è andata via... l'ingegner Minciarelli. Comunque, che io sappia, si trattò di un tempo assolutamente fisiologico perché nel giro di un anno hanno dato un centinaio di licenze.


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CARLO TAORMINA. Le risulta che questa licenza sia stata concessa nell'arco di una giornata?

MASSIMO GENTILI. Che io sappia, no. Può anche darsi, ma a quanto ne so, no.

CARLO TAORMINA. Ho concluso.

PRESIDENTE. Per completare, quante assunzioni, che lei sappia, sono state disposte in Sicilia dalla LTS?

MICHELE LAURIA. Ha attinenza con Telekom-Serbia?

PRESIDENTE. Lo chiedo per curiosità, visto che ha parlato del ministro Cardinale.

MASSIMO GENTILI. Mi pare che una parte delle persone, pur essendo di pertinenza dell'ufficio di Palermo, fosse di fatto stata assunta anche a Roma. Complessivamente, compresi anche i commerciali (poi ci sono anche gli agenti)...

PRESIDENTE. Non si allontani: complessivamente, tra dipendenti, agenti, eccetera, quante assunzioni sono state effettuate?

MASSIMO GENTILI. I dipendenti saranno stati una decina; la somma dei dipendenti più gli agenti sarà stata una ventina.

CARLO TAORMINA. Presidente, avevo dimenticato un'ultima domanda.
Dottor Gentili, lei sa quale fosse l'esposizione di LTS nei confronti di Telecom?

MASSIMO GENTILI. So che era uno dei loro creditori fondamentali perché non pagavano i costi di interconnessione. Però posso assicurarle - lei dice che vado sempre oltre - che di quel centinaio che hanno avuto le licenze la stragrande maggioranza si trovava nella stessa situazione.

CARLO TAORMINA. Se parlo di 16 milioni di euro come esposizione verso Telecom, il dato le risulta?

MASSIMO GENTILI. Non è che mi risulti: se lei mi chiede se ipoteticamente questa cifra sia ragionevole...

CARLO TAORMINA. Voi eravate tra i creditori e quindi vi sarete certamente informati della situazione di LTS nel momento in cui avete preteso il pagamento dei debiti; potreste avere avuto consapevolezza dell'esposizione complessiva di LTS. Io ho chiesto informazioni solo su quella parte di questa esposizione relativa a Telecom.

MASSIMO GENTILI. Era la persona che si occupava del recupero crediti, la dottoressa Cirelli, che aveva questo quadro complessivo. Sicuramente, il feeling che è stato dato a me è che non avevano soldi né per pagare Telecom né per pagare altri fornitori come Cisco e Nortel.

CARLO TAORMINA. In che epoca le perviene la notizia che non avevano soldi per pagare?

MASSIMO GENTILI. Grosso modo verso l'inizio del 2002. Dopo di che ho chiesto solo che si concludesse la transazione per recuperare i soldi a vantaggio di Ericsson.

CARLO TAORMINA. La ringrazio.

PRESIDENTE. La ringrazio, dottor Gentili. Dichiaro conclusa l'audizione.

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