Back

Seduta del 25/6/2003


Pag. 22


...
Audizione del dottor Massimo Masini.

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca l'audizione del dottor Massimo Masini.
Dottor Masini, poiché sicuramente non sarà possibile concludere la sua audizione nella seduta odierna e so che lei ha problemi di date, le chiedo se sia disponibile a tornare presso la nostra Commissione, per proseguire e terminare l'audizione, mercoledì 2 luglio 2003.

MASSIMO MASINI. Sì, presidente.

PRESIDENTE. Perfetto, il problema è risolto. La ringrazio.
Lei è stato sentito da altre autorità giudiziarie?

MASSIMO MASINI. Sì, sono stato sentito dalla procura di Torino. Non ricordo esattamente la data.

PRESIDENTE. Benissimo. Tutte le volte in cui le farò qualche domanda per la quale lei ha risposto alla procura di Torino, poiché quello di tale procura è un atto ancora non definito, la prego di dire «ho detto in altra sede» (questo per la pubblicità dei lavori).
In quale anno lei ha assunto l'incarico di amministratore delegato della STET International e fino a quando è rimasto in carica?

MASSIMO MASINI. Io sono stato il primo amministratore della STET International, una società che è stata creata il 14 aprile 1992. Sono rimasto in carica come tale fino al 30 giugno 1997 e solo in quel momento ho assunto l'incarico di amministratore delegato della STET International Netherlands. Se permette, presidente, vorrei aggiungere qualche chiarimento, che spero possa essere utile alla Commissione.

PRESIDENTE. Certamente.

MASSIMO MASINI. La STET International nasce come una partecipazione della STET al 51 per cento, con altri soci che si chiamavano SIP, per il 25 per cento, Italcable per il 15 per cento e Telespazio al 9 per cento. Successivamente, con la fusione di SIP, Italcable Telespazio, la partecipazione, chiaramente, viene divisa tra la STET, che rimane sempre maggioranza, la Telecom Italia, che, a quel punto, se non sbaglio, ha una partecipazione del 37 per cento, e la Telecom Italia Mobile, che ha una partecipazione del 12 per cento. La funzione della STET International era quella di operare sui mercati internazionali laddove c'era un processo di globalizzazione e di internazionalizzazione e, quindi, puntare ad una valorizzazione del gruppo STET attraverso l'acquisizione di presenze sui mercati internazionali. Non solo, però: la STET International (e qui parlo della prima missione) aveva anche la missione di creare valore; quindi, non solo di acquisire queste partecipazioni ma, alcune volte, soprattutto nel caso di start up, quella di metterle su, di svilupparle, di portarle ad essere realtà che avrebbero permesso un ritorno economico non solo in termini di dividendo da queste partecipate, ma soprattutto in termini di incremento di valore delle partecipate stesse. Voglio fare un esempio, che è il più fortunato...


Pag. 23

PRESIDENTE. Mi scusi, ma la devo informare che la Commissione si sta occupando di questa vicenda da circa un anno, per cui cominciamo ad essere pericolosi concorrenti per le vostre competenze! Abbiamo accumulato una serie di notizie che ci consentono di avere un quadro dominante della situazione, sicché quando vengono personalità di quel mondo, qual è lei, abbiamo la necessità di completare le notizie per le zone oscure, di ambiguità o di non conoscenza che abbiamo. Pertanto, ciò che lei stava rappresentando, che avrebbe avuto altro interesse sei, otto o dieci mesi fa, è oggi più spuntato, perché abbiamo conosciuto tante di quelle circostanze che miriamo a sapere - e cominciamo a chiederglielo - quando lei sia venuto a conoscenza ufficialmente delle iniziative di acquisizione di Telekom-Serbia.

MASSIMO MASINI. Ne sono venuto a conoscenza ufficialmente negli ultimi giorni di maggio... non ricordo esattamente la data.

GIUSEPPE CONSOLO. Di quale anno?

MASSIMO MASINI. Stiamo parlando del 1997.

PRESIDENTE. Considerato che il 9 giugno si definisce l'affare, significa in prossimità della conclusione, diciamo.

MASSIMO MASINI. In prossimità della conclusione. Avendo letto alcuni testi delle audizioni, mi sembra che il dottor Baldizzone abbia usato l'espressione «nella fase finalissima»; io direi proprio «ai tempi supplementari».

PRESIDENTE. Ha mai partecipato a riunioni operative sull'affare Telekom-Serbia?

MASSIMO MASINI. Io non ho mai partecipato a nessuna riunione e a nessun incontro operativo sulla Telekom-Serbia.

PRESIDENTE. Ha mai conosciuto il conte, o signor, Gianni Vitali?

MASSIMO MASINI. Queste sono state, presidente, delle domande che già mi sono state fatte...

PRESIDENTE. Dimentichi quello che ha detto in quella occasione.

MASSIMO MASINI. Non ho mai conosciuto il conte Vitali. Ho appreso che era stato oggetto di un incontro con il direttore generale della mia società, l'ingegner Aloia, alla presenza anche di una collaboratrice, la dottoressa Cico. A mia memoria non sono stato nemmeno informato di questo incontro, o comunque non ricordo di esserlo stato.

PRESIDENTE. Ha mai conosciuto il professor Dimitrijevic?

MASSIMO MASINI. Non so chi sia. L'ho letto, anche qui, dalle relazioni...

PRESIDENTE. Ha mai incontrato o conosciuto l'ambasciatore presso la Santa Sede, in Roma, Maslovaric?

MASSIMO MASINI. Non so chi sia.

PRESIDENTE. Quando ha saputo lei - se lo ha saputo - di un contratto tra la Mak e la Telecom Italia?

MASSIMO MASINI. Del contratto tra Mak e Telecom Italia ho appreso successivamente alla chiusura dell'operazione. Diversamente, ne avrei informato il consiglio d'amministrazione di STET International, che approvava l'operazione, e di STET International Netherlands, che aveva approvato l'operazione. Ne sono stato informato in quanto la partecipazione era, come sapete, finita in carico a STET International Netherlands. Io dal 30 giugno sono diventato amministratore delegato di quest'ultima e, se non ricordo male, nell'autunno la funzione amministrativa...


Pag. 24

PRESIDENTE. Completi sempre la data.

MASSIMO MASINI. Sempre del 1997. ...la funzione amministrativa di Telecom Italia mi chiese un rimborso - uso il termine - di spese sostenute per l'acquisizione di Telekom-Serbia da parte di Telecom Italia. A questo punto io chiesi che non verbalmente ma per iscritto mi fosse fatta questa richiesta di rimborso. Mi fu fatta per iscritto con una lettera del 14 novembre 1997, che conteneva un importo - che ricordi approssimativamente - globale di circa 36 miliardi di lire: era relativamente all'insieme delle fatture pagate alla Mak e altre che poi dirò, ma volevo prima chiarire il passaggio operativo. Ricevo questa lettera con un elenco di tutte le fatture, che arrivano a questa somma; da questa somma, però, mi si dice che deve essere defalcata la quota di competenza della OTE, se non sbaglio circa 14 miliardi di lire (13 e rotti, quasi 14). Rimanevano 22 miliardi e, se ricordo bene, 228 milioni di lire. Leggo tutte queste fatture e rispondo alla funzione competente di Telecom Italia che per rimborsarle avevo bisogno non solo delle fatture stesse, ma di un attestato, fatto da chi aveva firmato i contratti, che la prestazione era stata effettivamente effettuata. Ho lavorato nelle partecipazioni statali per 31 anni e penso che sia stata un'ottima scuola.
Richiesta questa precisazione, dissi inoltre che prima di pagare queste fatture ne avrei dovuto doverosamente informare il consiglio di amministrazione di STET International Netherlands. In data 15 dicembre 1997, un giorno prima che convocassi il consiglio di amministrazione della STET International Netherlands, mi è arrivata un'ulteriore integrazione per circa 42 milioni di lire, per cui l'importo totale era quello che ho ricordato prima più questa somma. Il 16 dicembre, se non sbaglio, del 1997 nel consiglio di amministrazione di STET International Netherlands, come è a verbale, ho dettagliato queste cifre. Una di esse riguardava la Mak; tra le altre grosse cifre c'era quella dell'avvocato Kourentis - se non sbaglio per 2 milioni e 700 mila marchi; o meglio, 2 miliardi e 700 milioni, non ricordo esattamente se erano marchi o lire - un importo da pagare all'UBS che era di circa 3 miliardi, c'era qualcosa da riconoscere ad altri avvocati (stiamo parlando invece di decine di milioni) e circa una novantina di milioni da riconoscere all'Arthur Andersen.
Durante quel consiglio di amministrazione ho fornito l'elenco di tutto, ho detto che mi erano arrivate le fatture e ho assicurato al consiglio che avrei pagato allorquando avessi avuto in mano anche l'attestazione di chi aveva fatto i vari contratti che la prestazione era stata effettuata. Questo è accaduto successivamente, all'inizio del gennaio 1998, e poi si è proceduto non a pagare la Mak, come è stato affermato da qualcuno in queste audizioni: la STET International Netherlands ha rimborsato Telecom Italia, sia chiaro. Ha avuto una richiesta di rimborso da Telecom Italia e l'ha rimborsata avendo verificato la fattura e la congruità della prestazione. Nel verbale di STET International Netherlands del 16 dicembre 1998 potrete leggere che si delibera a pagare non appena si avrà visione degli attestati di congruità della prestazione effettuata.

PRESIDENTE. Ricorda per quale somma fu pagata la Mak?

MASSIMO MASINI. Lo ricordo per due motivi: innanzitutto perché, avendo richiesto, oltre alla fattura, il contratto, l'ho visto; era per 30 milioni di marchi, con un pagamento, se ricordo bene, in due tranches.

PRESIDENTE. Visto che lei non era l'ufficiale pagatore ma accertava anche la congruità, nel momento in cui riceveva una richiesta, voleva vedere cosa ci fosse dietro in ordine alle sue responsabilità: è così?

MASSIMO MASINI. Più precisamente, ho inteso la congruità in questo senso: qualcuno ha firmato un contratto, che valga per Kourentis o per la Mak; la persona che ha firmato il contratto, oltre ad inviarmi la fattura, mi deve inviare


Pag. 25

cinque righe in cui mi dice che è stata effettuata da parte di chi riceverà questo denaro una prestazione in linea con il contratto.

PRESIDENTE. Ma quando lei leggeva che quella Mak era un rappresentante di mangimi, non aveva il potere di intervenire per chiedere a che titolo si fosse introdotta nell'affare?

MASSIMO MASINI. No, presidente. A parte il fatto che francamente non sapevo che la Mak fosse una società di mangimi, ricevo dal mio azionista di maggioranza una richiesta di rimborso per un pagamento effettuato sulla base di un'attività effettivamente svolta. Quello che posso fare, prima di rimborsare quando mi viene chiesto, è farmi esibire le fatture e, insieme con le stesse, un attestato che effettivamente fosse stata resa quella prestazione.

PRESIDENTE. Quindi lei non aveva poteri di sindacato?

MASSIMO MASINI. Non potevo averli. Qualcuno ha rappresentato un mio malumore nel riconoscimento di queste somme; non è assolutamente così. Il mio malumore derivava semplicemente dal fatto che, poiché ero stato l'amministratore delegato della STET International che aveva deliberato questa operazione, era imbarazzante, a distanza di sei mesi, dire ai consiglieri che c'era rimasto qualcosa che doveva essere capitalizzato nella partecipazione. Quindi si trattava, se mi permette, di una posizione professionale un po' difficile.

PRESIDENTE. È chiaro.
Lei faceva parte della delegazione a Belgrado per la firma ufficiale degli accordi con la controparte serba?

MASSIMO MASINI. Non sono mai stato a Belgrado in quel periodo. La prima volta che sono stato a Belgrado fu dopo la guerra nel Kosovo, nel tentativo di fare qualcosa per non subire una diminuzione di valore dell'azienda derivata dal fatto che il Kosovo rappresentava, se ricordo bene, intorno al 15 per cento del fatturato della Telekom-Serbia, perché era un paese ricco.

PRESIDENTE. Lei sa se il dinaro fosse convertibile o no?

MASSIMO MASINI. Il dinaro non era convertibile; era una delle mie preoccupazioni quando venni a conoscenza dell'operazione in Serbia. C'erano due tipi di preoccupazione, al di là della valutazione, nella quale non sono entrato. Le telecomunicazioni hanno necessità di capitali; è chiaro che in quella situazione, dato che il partner di maggioranza non aveva queste disponibilità, sarebbe stato difficile sviluppare un piano di investimenti. Infatti il suggerimento che ho dato - ebbi un brevissimo incontro con il dottor Baldizzone prima del consiglio di amministrazione della STET International - era di verificare se fosse possibile nell'ultimissima fase cercare di far sì che parte di questa somma finisse nella società sotto forma di aumento di capitale. Peraltro questa è stata la formula con la quale ho acquisito molte partecipazioni. Quando andammo in Bolivia tutto fu messo nel capitale della società; nell'Entel Cile su 300 milioni di dollari 270 erano di aumento di capitale della società. Anche quando facemmo la gara in Ungheria, una parte era dedicata ad analogo aumento di capitale. Mi scusi se mi dilungo...

PRESIDENTE. Mi scusi lei se cerco di «imbrigliarla»: noi abbiamo un prospetto degli 11 paesi europei a rischio; nel rischio paese c'è una forbice - che lei conosce meglio di me - che va da uno a cinque. Sappiamo che lei aveva già appreso che tra questi undici paesi la Serbia era il numero uno per quanto riguarda il rischio e che l'entità del rischio paese era massima perché nella forbice aveva il numero cinque. Lei può confermare o smentire questa mia affermazione?

MASSIMO MASINI. Non ricordo esattamente il posizionamento della Serbia


Pag. 26

nella forbice relativa al rischio paese; ricordo però che certamente si trattava ad un paese ad alto rischio, maggiore rispetto ad altri Stati dell'Europa dell'est in cui avevamo effettuato offerte per gare di privatizzazione (leggasi Repubblica Ceca e Ungheria). Quello che ricordo però è che quando parlai del rischio, con la nota che mi fu preparata dal Baldizzone, mi si disse che questo rischio era stato sufficientemente rappresentato nella valutazione dell'azienda in termini di tasso di attualizzazione dei flussi di cassa.

PRESIDENTE. Devo aiutarla nel ricordo. Siamo in possesso di un documento, il 129, una nota dell'Efi Banca del 6 marzo 1997 indirizzata a lei, dove viene riproposto quanto le ho detto. «Da Efi Banca al dottor Masini. Oggetto: rischio paese». E qui di seguito - lo dico per sollecitare il suo ricordo: siamo al 6 marzo 1997 - i paesi evocati sono Serbia, Russia, Ucraina, Bulgaria, Romania, Slovacchia, Croazia, Slovenia, Ungheria, Polonia, Repubblica Ceca. In testa quanto a rischio paese c'è la Serbia. Questa sollecitazione di ricordo funziona?

MASSIMO MASINI. Onestamente non lo ricordo. Certamente però ricordo che era uno dei paesi a più forte rischio.

PRESIDENTE. Ha partecipato direttamente ad Atene al closing finanziario per l'acquisizione di Telekom-Serbia?

MASSIMO MASINI. No. A quanto ricordo partecipò il dottor Degano.

PRESIDENTE. Qual era l'informativa che la STET International forniva alla STET e alla Telecom Italia?

MASSIMO MASINI. La STET International ha dato un'informativa, fino al momento in cui ho avuto la responsabilità, a 360 gradi: un'informativa sulle iniziative che si intraprendevano, un'indicazione dei flussi di investimento che gli azionisti avrebbero dovuto supportare, un'indicazione sulle modalità di gara. Prima delle gare mandavo una nota a tutti i consiglieri di amministrazione dicendo di essere a disposizione per qualsiasi chiarimento in modo che arrivassero al consiglio di amministrazione non solo con una bozza di preverbale ma anche con un documento per esaminare il contenuto della gara e l'investimento che si proponeva. Questa era la mia prassi.
Le dico di più. Dopo ogni consiglio di amministrazione, il dottor Agliata, segretario del consiglio, apportava alcune integrazioni alla bozza derivanti dalle modalità di svolgimento del consiglio di amministrazione; questo verbale veniva portato a tutti i consiglieri, i quali lo approvavano. Dopo di che veniva iscritto al libro soci. C'era un'informativa a livello generale in termini di budget e di piano, puntuale, preventiva e successiva ai consigli di amministrazione della STET International: ne abbiamo fatti moltissimi perché le iniziative internazionali sono state decine, alcune delle quali - ahimè - non hanno avuto successo.

PRESIDENTE. Tra quelle che non hanno avuto successo possiamo inserire Telekom-Serbia?

MASSIMO MASINI. Mi riferivo al fatto che non siamo riusciti ad acquisirla.

PRESIDENTE. Parliamo invece di una che è stata acquisita.

MASSIMO MASINI. Se parliamo di ritorno economico, non si può certamente dire che sia stata un'iniziativa di successo.

PRESIDENTE. E allora lei come la definisce?

MASSIMO MASINI. La definisco un'iniziativa in cui verosimilmente si sono verificati alcuni eventi a mio parere difficilmente prevedibili; perlomeno la guerra, a mio modesto parere, non era un evento prevedibile; allo stesso tempo era un'iniziativa che aveva rischi abbastanza elevati


Pag. 27

che purtroppo si sono manifestati. Però dare una valutazione a posteriori è semplice...

PRESIDENTE. Non le chiedo una valutazione a posteriori ma se, nel momento in cui avvenne, vi furono contrasti, perplessità, esitazioni. Che la guerra non aleggiasse è la prima volta che lo sentiamo dire, dottor Masini.

MASSIMO MASINI. Non ho detto che non aleggiasse, ma non si immaginava una guerra a così breve distanza di tempo; le mie vere preoccupazioni erano di tre tipi. La prima preoccupazione - ma non la potevo verificare, anche se mi sembrava verificata dalle carte - riguardava la possibilità di incidere sull'incremento di valore della società. Quando ho svolto la funzione di amministratore delegato della STET International la mia preoccupazione era di partecipare alle gare internazionali avendo due obiettivi: incidere sull'incremento di valore della società, e quindi poterla gestire, e avere i capitali per investire. In questo caso certamente si è dimostrato che i capitali non c'erano, mentre per quanto riguarda la possibilità di gestione non l'ho potuta verificare perché non sono mai andato a Belgrado e quindi non ho potuto incontrare il management, il che sarebbe stato decisamente importante.

PRESIDENTE. Lei era al corrente di una delibera del consiglio di amministrazione di Telecom del 18 marzo 1996 relativa alla costituzione di una società in Serbia?

MASSIMO MASINI. Assolutamente no.

PRESIDENTE. Saprebbe fornirci una spiegazione tecnicamente plausibile del perché l'acquisizione della partecipazione in Telekom-Serbia, di cui avrebbe dovuto interessarsi STET International, fu invece gestita da Telecom e STET?

MASSIMO MASINI. A fine 1996-inizio 1997 c'era un progetto che ha poi portato, il 30 giugno 1997, non dico allo scioglimento - perché poi è rimasta come società sotto il profilo giuridico - ma all'annullamento della funzione della STET International. Non le nascondo che ero contrario a tutto ciò, non perché fossi l'amministratore delegato e volessi mantenere la poltrona ma perché gli investimenti realizzati dalla STET International dal 1992 al 1996 sono stati tutti coronati dal successo. Abbiamo investito circa 6 mila miliardi di lire - 3 miliardi di dollari - in nove iniziative, cinque delle quali sono state poi vendute, anche in tempi recenti, dalla gestione Tronchetti Provera, con plusvalenze fra il 30 e il 50 per cento. Non voglio citare l'esempio della Grecia, dove noi abbiamo speso 150 milioni di dollari e la società è stata quotata a 2 miliardi di dollari; mettendo sul mercato il 15 per cento abbiamo ripreso tutto l'investimento ed abbiamo guadagnato già il 100 per cento.

PRESIDENTE. Questo vale per le altre acquisizioni, ma la mia domanda è precisa...

MASSIMO MASINI. Lei mi ha chiesto di Telecom Italia: ci stavo arrivando, presidente. C'era già l'intendimento di riportare queste attività nella STET-Telecom Italia perché si andava verso una fusione tra queste società. A mio parere - ma ho visto che nelle vostre audizioni avete ascoltato opinioni diverse - quella è stata la prima operazione non seguita da STET International.

PRESIDENTE. Si è trattato di un iter anomalo, particolare?

MASSIMO MASINI. Certamente un iter anomalo: essere l'amministratore delegato della società che effettuava l'investimento ed essere informato cinque, sette o otto giorni prima della chiusura dell'affare rappresenta di per sé una procedura anomala.

PRESIDENTE. Lei ha detto che il budget generale di Telecom, che è stato positivo, è di circa 6 mila miliardi.


Pag. 28

MASSIMO MASINI. Gli investimenti realizzati prima dell'operazione Telekom-Serbia...

PRESIDENTE. Non specifichi troppo perché non è la precisione che mi interessa quanto l'entità della cifra: 6 mila miliardi. È così?

MASSIMO MASINI. Sì, a quella data erano stati effettuati circa 6 mila miliardi di investimenti.

PRESIDENTE. Seimila miliardi è la somma di tutto: è chiaro?

MASSIMO MASINI. Esattamente.

PRESIDENTE. Quindi 1.500 miliardi - il 25 per cento di 6 mila - è un investimento rilevantissimo.

MASSIMO MASINI. Sì, ma avevamo già compiuto operazioni che non erano andate a buon fine per importi rilevanti. Quando offrimmo per il 30 per cento della società ungherese di telecomunicazioni 905 milioni di dollari, questo rappresentava già un bell'importo.

PRESIDENTE. Ma l'affare non si concluse: a noi interessano quelli che si concludono. Tra questi ultimi, cioè tra le realtà, quei 1.500 miliardi rappresentano una cifra altamente significativa per l'azienda: è così?

MASSIMO MASINI. In quel momento sì.

PRESIDENTE. In quanto dirigente degli affari internazionali di STET ebbe modo di seguire le vicende e in che misura? Con una nota del 26 novembre 1997 il suo ufficio legale le rispondeva circa la regolarità documentativa a giustificazione del pagamento effettuato alla Mak: ricorda questo particolare?

MASSIMO MASINI. No. Ricordo semplicemente che prima di effettuare non il pagamento alla Mak ma il rimborso alla Telecom della fattura della Mak...

PRESIDENTE. Questo lo ha detto. Io le sto chiedendo se ricorda di una nota del suo ufficio legale critica in ordine all'operazione.

MASSIMO MASINI. Non la ricordo.

PRESIDENTE. Saprebbe indicarci in quale consiglio di amministrazione STET o Telecom venne assunta la decisione di acquisire il 29 per cento di Telekom-Serbia?

MASSIMO MASINI. Di STET o Telecom non lo posso sapere.

PRESIDENTE. Non è in condizioni di ricordarlo?

MASSIMO MASINI. Non di ricordarlo, di saperlo, perché stabilivo le date del consiglio di amministrazione di STET International e di STET International Netherlands d'accordo con la funzione affari societari della STET. Quello che succedeva poi in STET o in Telecom era oggetto di coordinamento da parte della funzione affari societari della STET.

PRESIDENTE. Come amministratore delegato di STET International Netherlands partecipò in qualche modo alla gestione di Telekom-Serbia e quando iniziaste a svalutarla perché lo faceste?

MASSIMO MASINI. Come amministratore delegato di STET International Netherlands sono intervenuto nel processo relativo a Telekom-Serbia semplicemente per evidenziare le problematiche finanziarie che, ahimè, emersero dopo la conclusione dell'affare. In sostanza si verificò purtroppo quello che avevo previsto: fui veramente un uccello del malaugurio. Si dovevano sviluppare dei piani di investimento; il dinaro rimaneva non convertibile e quindi c'erano problemi di finanziamento


Pag. 29

della società. A tale proposito feci reiteratamente presente agli azionisti l'esistenza di questi problemi, che portai più di una volta nei consigli di amministrazione di STET International Netherlands.

PRESIDENTE. In quel passaggio in cui ha detto che si accettava malvolentieri quell'urgenza, lei usò l'espressione «dati i ristrettissimi tempi disponibili».

MASSIMO MASINI. Ma era così.

PRESIDENTE. In data 9 giugno 1997 lei partecipò alla riunione del consiglio di amministrazione di STET International in cui, tra l'altro, rese noti i dettagli dell'operazione relativa all'acquisto del 29 per cento di Telekom-Serbia da parte di SIN. Non le pare anomalo il fatto che SIN e STET International abbiano semplicemente ratificato un'importante decisione assunta invece da Telecom e STET, che non avrebbero avuto alcun potere per fare ciò?

MASSIMO MASINI. Avevo cercato di spiegare all'inizio del mio intervento che cosa rappresentassero esattamente SIN e STET International; se mi permette, presidente, le ruberò solo un minuto per tornare sull'argomento.
La STET International ad un certo momento della sua vita - se ricordo bene alla fine del 1993 - creò la società olandese e da quel momento tutte le partecipazioni di rete fissa vengono acquisite dalla società olandese. Perché veniva fatto un consiglio di amministrazione prima di STET International e poi di STET International Netherlands? Perché era la STET International la controllante che approvava il progetto della controllata e alla quale poi sostanzialmente affluivano i mezzi. A partire da una certa data si decise - con una politica che ho ritenuto intelligente - di non capitalizzare più a catena la STET International, la quale a sua volta aumentava il capitale della STET International Netherlands, ma di procedere ad un aumento di capitale della sola SIN, con una riduzione della partecipazione della STET International.
Succede così che nel 1996, nel momento in cui si attua l'operazione Serbia, la STET International Netherlands è una partecipazione al 58 per cento di STET International e per un 42 per cento circa di Telecom Italia. L'operazione sarebbe stata realizzata con mezzi messi a disposizione dalla Telecom Italia, perché si sarebbe operato un aumento di capitale della società olandese, la STET International avrebbe rinunciato e Telecom Italia sarebbe entrata con una maggior quota. Quindi, poiché nel consiglio di amministrazione sia della STET International che della STET International Netherlands sono presenti dirigenti di altissimo livello sia di Telecom Italia sia della STET, ritengo che in quella sede il percorso fosse quello giusto da seguire.

PRESIDENTE. A lei risulta con assoluta certezza che il contratto conclusivo per l'acquisizione del 29 per cento di Telekom-Serbia sia stato sottoscritto proprio il 9 giugno o non è certo di questa data?

MASSIMO MASINI. Lei ha parlato di urgenza: i termini ristrettissimi erano legati al fatto che bisognava provvedere ai fondi per l'operazione e che bisognava dare delle deleghe. Il mio ufficio legale e societario mi mandò una nota in cui disse: dottor Masini (ripeto che non ero l'amministratore delegato della STET International Netherlands ma uno dei consiglieri di amministrazione, perché in quel periodo non avevamo un amministratore delegato in Olanda, come è permesso dalla legislazione locale) nessun consigliere è abilitato a dare una delega e a firmare il contratto se non c'è prima un consiglio di amministrazione di SIN. Io allora lo convocai con urgenza - come è nel verbale del consiglio stesso - allo scopo di approvvigionare i fondi e di dare le deleghe, che furono attribuiti per i contratti a qualcuno e per il closing a qualcun altro.

PRESIDENTE. Come mai la delibera di STET International venne assunta addirittura lo stesso giorno del contratto? Quali erano le ragioni dell'urgenza?


Pag. 30

MASSIMO MASINI. Ormai era stata deliberata da parte di STET International Netherlands: praticamente era la ratifica di una operazione...

PRESIDENTE. L'avete ratificata lo stesso giorno del contratto: ricorda questo particolare?

MASSIMO MASINI. Lo stesso giorno del contratto... Probabilmente non c'erano altre date disponibili: bisognava riunire il consiglio di amministrazione e il 5 avevamo riunito quello della SIN. Ora non ho un calendario ma i tempi che restavano erano il 6, il 7, l'8 e il 9.

PRESIDENTE. Il consiglio della SIN si è riunito a Roma: perché non ad Amsterdam?

MASSIMO MASINI. Qualche volta facevamo delle riunioni a Roma, proprio per l'urgenza. Abbiamo fatto moltissimi consigli ad Amsterdam ma alcune riunioni le abbiamo svolte anche a Roma.

PRESIDENTE. Nella stessa riunione del 5 giugno il consiglio di amministrazione di SIN autorizzò lei ed il dottor Desario a compiere atti necessari per la stipula del contratto ed in particolare la sottoscrizione di vari atti. Perché poi, dopo appena quattro giorni, intervenne invece personalmente il dottor Tommasi di Vignano e quindi lei non utilizzò tale delega?

MASSIMO MASINI. Io usai questa delega e, se ricordo bene, il dottor Tommasi firmò come delegato di STET International Netherlands il contratto di acquisizione, mentre - e questo l'ho verificato dopo - il contratto di garanzia fu firmato da Gerarduzzi; il closing, per quello che posso ricordare, dovrebbe averlo firmato il dottor Degano, che era un dirigente della finanza della STET. Degli altri due vidi i contratti e quindi anche le firme.

PRESIDENTE. Risulta che SIN fece un finanziamento a Telekom-Serbia. Ci può illustrare i particolari?

MASSIMO MASINI. L'ho accennato precedentemente. Quando ci siamo trovati nell'impossibilità di sviluppare un piano degli investimenti, di deliberare un aumento di capitale perché il socio di maggioranza non lo avrebbe sottoscritto, sia noi sia la OTE abbiamo deciso, con adeguate garanzie, di finanziare la spettabile Telekom-Serbia. Nello stesso momento in cui facevamo questa operazione (vi sono molte riunioni del consiglio di amministrazione di SIN su questa problematica ed io stesso scrissi all'azionista di maggioranza una decina di lettere a tale proposito rilevando che il problema finanziario stava diventando cronico e quindi i rischi aumentavano)...

PRESIDENTE. La interrompo perché lei ha usato un'altra motivazione. In altra sede lei ha detto che ciò si verificava a seguito dell'embargo.

MASSIMO MASINI. Si verificava nell'impossibilità dell'azienda di accedere ai mercati finanziari. C'erano due forme di finanziamento: l'aumento di capitale, che non si poteva fare perché l'azionista di maggioranza non aveva le disponibilità, oppure un finanziamento dal mercato, ma quello finanziario non si esponeva certamente nei confronti della Serbia.

PRESIDENTE. Nel bilancio di SIN relativo all'anno 1999 si registra una svalutazione della partecipazione a Telekom-Serbia per circa 350 miliardi di lire, da 900 a circa 550 miliardi, dovuta all'impossibilità di operare in Kosovo per i noti eventi bellici, ed alla svalutazione del dinaro. Viene in particolare precisato che per il Kosovo la svalutazione è stata effettuata sulla base del valore dato a quella regione all'atto dell'acquisizione (acquisition business plan). Ricorda questo particolare?

MASSIMO MASINI. Certamente; lo avevo accennato prima ma forse mi sono espresso male. Ho detto che una grossa minusvalenza è derivata dal fatto che praticamente c'è stato un esproprio di una


Pag. 31

parte del fatturato relativo al Kosovo e questo, se ricordo bene, valeva nel business plan tra il 15 ed il 18 per cento del fatturato. È come se ad una azienda improvvisamente si sottraesse questa percentuale di fatturato. Ciò avvenne malgrado i tentativi ripetuti da parte nostra di recuperare in qualche modo questo fatturato.

PRESIDENTE. Dai documenti in nostro possesso risulta che nel caso di altre acquisizioni internazionali, quelle in Sud America o in Spagna, la procedura seguita era la cosiddetta «procedura a cascata», nel senso che l'iniziativa partiva dal capogruppo STET-Telecom. La valutazione fu fatta da STET International mentre la delibera di acquisizione fu votata da SIN.
Nel caso in esame, a parte il suo richiamo a tale procedura nel verbale del consiglio di amministrazione di STET International del 9 giugno 1997, sa indicarci i documenti ufficiali dai quali emerge il rispetto della predetta procedura, non potendo certo considerarsi delibera autorizzatoria della SIN quella adottata dal consiglio di amministrazione di Telecom del 18 marzo 1996, che aveva altro oggetto?

MASSIMO MASINI. Presidente, mi scusi ma non ho capito.

PRESIDENTE. Voi avete fatto operazioni in Sud America e Spagna che hanno seguito procedure del tutto diverse da quelle seguite per Telekom-Serbia.

MASSIMO MASINI. Presidente, mi permetto di interromperla per dire che le iniziative intraprese in Sud America ed in Spagna sono seguite alla mia cessazione dalla carica di amministratore delegato della STET International.

PRESIDENTE. Quindi lei non può rispondere per questo.
In che cosa consistette l'ordine che lei diede a Mario Agliata, all'epoca direttore affari societari di STET International, di predisporre dei preverbali attinenti all'operazione Telekom-Serbia?

MASSIMO MASINI. Presidente, ho letto qualche imprecisione sulla stampa. Il dottor Mario Agliata era il responsabile degli affari societari. Tra le varie incombenze del post closing c'era anche quella di preparare un'assemblea di Telekom-Serbia per la nomina di un consiglio di amministrazione e di un comitato esecutivo, nonché per la definizione dei key manager che sarebbero andati ad occupare posizioni chiave nell'azienda serba.
Il dottor Agliata andò a Belgrado, a quanto ricordo, per preparare questa assemblea e definirne i contenuti.

PRESIDENTE. Lei sa dire chi prese i contatti con la società di consulenza UBS ed in particolare con tali Costanzo e Lardera?

MASSIMO MASINI. Questo non glielo so dire; posso dirle che in tutte le iniziative svolte da STET International i contatti con le banche d'affari venivano presi dalla direzione finanza della STET, sempre alla presenza di STET International; al 90 per cento c'era la mia presenza. Facevamo un incontro con quattro o cinque banche d'affari, verificavamo che tipo di valore aggiunto ci potevano portare nella transazione, che genere di presenza avevano nel paese, quale conoscenza avevano delle telecomunicazioni: in sostanza, quanto potevano portare di valore aggiunto e, se mi permette, anche quanto costavano. Poi, d'accordo con la STET, sceglievamo la banca d'affari e devo dire che non c'è mai stato motivo di contrasto sulla definizione della banca d'affari tra la STET International, e me in particolare, e la direzione finanza della STET, che è stata sempre diretta, se non ricordo male, dal dottor Battiato.

PRESIDENTE. Le risulta che alla fine del 1997 fu chiesto a STET International di pagare 42 miliardi di lire in riferimento al contratto di acquisto delle azioni di Telekom-Serbia?

MASSIMO MASINI. No, furono chiesti altri 42 milioni - la somma che ho riferito


Pag. 32

in precedenza - che facevano arrivare l'importo a 22 miliardi e 268 milioni; erano 42 milioni relativi ad una fattura integrativa di alcuni legali, in particolare di Kourentis.

PRESIDENTE. Insomma, lei corregge i miei 42 miliardi con 22 miliardi e rotti.

MASSIMO MASINI. Sì, c'è anche una lettera a tale proposito.

PRESIDENTE. Ma il tema non è questo. In particolare, lei ricorda se le giunse una telefonata nel corso della quale le veniva chiesto di autorizzare il pagamento della fattura dell'importo sopra indicato, di 22 miliardi come abbiamo appreso?

MASSIMO MASINI. Non lo ricordo.

PRESIDENTE. Se le ricordo chi sarebbe stato l'autore della telefonata, posso agevolare la sua memoria? Riccardo Varetto.

MASSIMO MASINI. Con Riccardo Varetto, che ho sempre stimato come ottimo professionista nell'ambito dell'amministrazione di Telecom Italia, ho avuto qualche discussione ma sempre sulle modalità di pagamento, certamente non in quella sede e senza alcun astio; anzi, egli ha capito perfettamente la mia posizione e mi ha fornito tutte le indicazioni che avevo richiesto, sia in termini di fatture che di contratti. Si è anche adoperato per fare avere, da parte di tutti coloro che avevano firmato i contratti, l'attestazione che la prestazione era stata effettuata.

PRESIDENTE. Può essere allora che questa telefonata l'abbia fatta lui?

MASSIMO MASINI. Può essere: con Varetto ci sentivamo sempre, dal momento che la SIN era un po' la cassa in termini di dividendi, di management fee, di nuovi investimenti o di aumenti di capitale. Ma la richiesta di Varetto la ricordo perfettamente perché ho una lettera del 15 dicembre 1997, un giorno prima del consiglio di amministrazione della SIN, che riguardava una integrazione di 42 milioni di lire. Ad abundantiam mi fu richiesta a gennaio un'ulteriore integrazione, ma dissi di no perché a quel punto i conti erano stati chiusi, la delibera era per quell'importo e conseguentemente non potevo riconoscere null'altro.

PRESIDENTE. Dottor Masini, a questo punto dobbiamo concludere i lavori della giornata odierna. Lei è disponibile a continuare l'audizione mercoledì prossimo, 2 luglio, alle 14?

MASSIMO MASINI. Senz'altro, presidente.

PRESIDENTE. Sta bene.
Il seguito dell'audizione del dottor Masini è pertanto rinviato alla seduta di mercoledì 2 luglio 2003. Dichiaro conclusa la seduta.

La seduta termina alle 16.

Back