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Seduta del 7/5/2003


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Audizione del signor Igor Marini.

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca l'audizione del signor Igor Marini.


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Signor Marini, è mai stato sentito da altra autorità in ordine a questa vicenda, ossia l'inchiesta su Telekom-Serbia?

IGOR MARINI. Ascoltato con domande dirette, no; ho riferito io delle situazioni un anno fa alla procura della Repubblica di Roma.

PRESIDENTE. Lei ha riferito delle circostanze, ma per le notizie che abbiamo non sono queste le circostanze che alimentano il processo da lei intentato o subito, cioè in cui si troverebbe imputato, perché lei è imputato in qualche processo?

IGOR MARINI. Sempre collegati con la persona che ho denunciato.

PRESIDENTE. Per quanto ci ha detto la dottoressa Barborini, pare che sia materia diversa da quella trattata da noi. Stabiliremo se vi sono interferenze.

IGOR MARINI. Ho tentato di riferire alla dottoressa Barborini di questo, ma non era pertinente con l'inchiesta da lei condotta. Questo ho capito io.

PRESIDENTE. Lei ha difficoltà a rispondere in assenza di un suo legale?

IGOR MARINI. Nessuna.

PRESIDENTE. Benissimo.
Signor Marini, per le notizie in suo possesso è in condizione di riferire fatti attinenti alla nostra inchiesta su Telekom-Serbia?

IGOR MARINI. Più che altro fatti finanziari.

PRESIDENTE. È stato minacciato alla vigilia della sua partecipazione a questa seduta o comunque prima? È stato pressato o indotto al silenzio?

IGOR MARINI. Sono stato indotto a ritrattare e dichiarare che era tutto falso quello che sarei venuto a dire qui, contro una somma di denaro.

PRESIDENTE. Ad opera di chi?

IGOR MARINI. Le persone non so come si chiamino; sono persone che ho conosciuto ai tempi in cui lavoravo per l'avvocato Paoletti.

PRESIDENTE. Chi è l'avvocato Paoletti e che ci sa dire di lui?

IGOR MARINI. Ho cominciato a lavorare per l'avvocato Paoletti in maniera indiretta nel 1997, con varie comunicazioni che mi pervenivano da altri studi legali e da altri commercialisti che mi facevano vedere dei fax (di cui detengo copia) dello stesso avvocato Paoletti, che cominciava a dover tessere un organismo finanziario atto a cambiare dei depositi di valore all'estero per farne rientrare un parte in Italia, per smistarne un'altra in altri paesi (definiti paradisi fiscali) e altra per consegnarla personalmente a lui. Il tutto per un totale di 173 milioni di dollari di allora (parlo del 1997).

PRESIDENTE. A noi non interessa fare il processo all'avvocato Paoletti, ma concentrare la sua attenzione e le sue dichiarazioni su fatti pertinenti alla nostra inchiesta. Paoletti può anche essere al centro delle vicende più intrigate del mondo che, però, sono estranee alla nostra valutazione.
La prego di riferire le notizie in suo possesso attinenti ai nostri lavori.

IGOR MARINI. La pertinenza di questa sede è relativa a 55 milioni di dollari, provenienti da una banca della Serbia e trasferiti tramite titoli al portatore ad un mio conto in Svizzera. Questi titoli li ho usati per ricavare delle linee di credito in varie banche d'Europa, prelevare da queste linee e reimmettere i capitali in Italia (a volte in contanti, tanto che sono stato fermato dalla Finanza e trovato in possesso


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di un milione di dollari). Ho consegnato vari denari sia all'avvocato Paoletti, sia a suoi clienti in Italia, in Svizzera, in Belgio, a Londra ed in Germania.
I contatti con persone attinenti a Telekom-Serbia mi sono stati dati dal Paoletti nella persona di Curio Pintus; nella persona della moglie (li chiamo come venivano chiamati) del signor Ranocchia ...

PRESIDENTE. Chi sarebbe, scusi?

IGOR MARINI. Questa persona mi fu identificata esattamente dal Paoletti come l'allora ministro degli esteri.

PRESIDENTE. L'allora ministro degli esteri ...

IGOR MARINI. Italiano.

PRESIDENTE. L'allora ministro degli esteri italiano sarebbe il signor Ranocchia?

IGOR MARINI. Sì.

PRESIDENTE. La persona sarebbe la moglie...?

IGOR MARINI. Del signor Ranocchia.

PRESIDENTE. Poi?

IGOR MARINI. Il signor Pintus l'ho incontrato tramite il notaio Boscaro che è morto il 16 agosto in un incidente, e tramite il proprietario della squadra di calcio di Lugano, anch'esso deceduto in un incidente l'anno scorso.

PRESIDENTE. Questo Pintus è Curio Pintus?

IGOR MARINI. Sì; ho copia del passaporto e tutto consegnato nelle mani del notaio.
Per questo Curio Pintus ho aperto due conti in Svizzera, uno presso la Wolks banca di Francoforte; ho fatto pervenire tramite switch dalla IB banca dell'Indonesia di Giacarta, che usavamo per fare il rigiro del denaro, e di nuovo trasferito tutti questi fondi appartenenti alla Chase Manhattan Bank conto Pintus & company, che sono ritornati alla Adams Bank di Lugano ed alla BDL ex Banca di Roma di Lugano. Da qui ho prelevato diversi contanti per un ammontare di 12 milioni di dollari in franchi svizzeri - di cui c'è certificazione -, li ho portati in Italia ed ho effettuato le consegne assegnatemi, ad eccezione di quel milione che mi è stato sequestrato.

PRESIDENTE. Lei ha detto di essere stato intercettato dalla Guardia di finanza mentre trasportava un milione ...

IGOR MARINI. Non trasportavo materialmente il milione, ma il certificato del milione.

PRESIDENTE. Che cosa ha fatto la Guardia di finanza?

IGOR MARINI. Il milione era intestato ad una società a mio nome, eletta presso Tortola, British Virgin Island, ed insequestrabile. Sono indagato per aver immesso in Italia un milione, ma non me l'hanno sequestrato perché non era a mio nome.

PRESIDENTE. Sul milione c'è un'indagine aperta?

IGOR MARINI. Sì, sono indagato dalla Guardia di finanza del confine di Como.

PRESIDENTE. È chiaro che non rivelo nulla che non sia correttezza e deontologia di un presidente; quanto lei dice è di una portata devastante, però il tutto può non essere vero, possono essere dei racconti. Al fine di posizionarci sul piano dell'attendibilità, perché manovriamo tritolo e qualcuno può farsi male, le chiedo: è in condizioni di portare riscontri, prove, elementi e documenti?

IGOR MARINI. Ho chiesto più volte alla procura di Roma di accompagnarmi


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in Svizzera presso gli archivi, depositati alla Cassa dei notai, dell'avvocato Boscaro - che ahimè è deceduto in un incidente, chiamiamolo così - per poter prelevare tutti i documenti attinenti alla mia società e consegnarli alla magistratura. Finora però non ho ottenuto questo.

PRESIDENTE. Avendo noi i poteri dell'autorità giudiziaria, quello che non ha fatto la procura della Repubblica di Roma - per scelte sue, sulle quali non intendo intervenire - possiamo farlo noi. Se noi l'assistiamo con la tutela necessaria per il prelievo di questi documenti, lei è in condizioni di farlo? Lo dico perché in questo momento lei comincia a profilarsi come soggetto a rischio.

IGOR MARINI. Sì; ripeto, l'ho chiesto più volte anche in virtù dei tre attentati subiti ai quali sono scampato con varie ferite.

GIUSEPPE CONSOLO. Tre attentati?

IGOR MARINI. Sì, prima un colpo di rivoltella a Fregene, dove abitavo nella mia villa; poi mi hanno buttato fuori strada con la macchina, come è stato certificato dai carabinieri; infine una coltellata nel portone di casa che sono riuscito a fermare con la mano. Sono corso immediatamente al pronto soccorso e dai carabinieri, che hanno certificato che era la stessa persona e la stessa macchina che aveva compiuto i due attentati precedenti.

PRESIDENTE. Sono riusciti ad individuare l'autore?

IGOR MARINI. L'autore materiale no; il proprietario della macchina sì, perché quando chiamai dal cellulare chiesi ai carabinieri di effettuare immediatamente un riscontro sulla Mercedes che mi aveva buttato fuori strada - risultata di proprietà del Paoletti - e di certificare il suo passaggio lì, nello stesso momento in cui ero stato urtato e buttato fuori strada.

PRESIDENTE. La Mercedes era di proprietà del Paoletti, quindi?

IGOR MARINI. Sì, è risultata di proprietà del Paoletti.

PRESIDENTE. Ha mai saputo o letto di un accordo con la Compagnia di Gesù da parte del Paoletti?

IGOR MARINI. Sì.

PRESIDENTE. Qual era il contenuto dell'accordo?

IGOR MARINI. Un accordo di transazione per poter far passare dei fondi per pochi minuti e rigirarli su un conto di San Marino.

PRESIDENTE. Ricorda quale banca di San Marino si interessa a questa operazione?

IGOR MARINI. Se non ricordo male è la Cassa di risparmio di San Marino; forse c'era un'altra parola nel nome della banca, comunque è agli atti nei documenti che ho depositato.

PRESIDENTE. Conosce i conti correnti beneficiari dell'importo settimanale presso la Cassa e provenienti dalla Barclay's londinese - che noi abbiamo - sui quali l'avvocato Paoletti ha opposto sue giustificazioni?

IGOR MARINI. Li ho aperti io.

PRESIDENTE. A che cosa si riferiscono? Ci spieghi la loro dinamica.

IGOR MARINI. Tecnicamente vengono presi dei denari da me - giustificati come investimento finanziario -, trasformati in rendimento finanziario, inviati nel circuito prestabilito, da lì dirottati una parte a San Marino sul conto dove ha potere solamente l'avvocato Paoletti e sul conto aperto, tramite un notaio svizzero ed una holding off shore di un, per me, non meglio identificato principe - di cui sono stato


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portato alle soglie della casa -, per uno dei pagamenti. Se non ricordo male, sono andato insieme al Paoletti percorrendo una strada che porta ai Castelli.

PRESIDENTE. Questa casa è una villa con recinzione?

IGOR MARINI. Secondo me, è veramente una reggia!

PRESIDENTE. Dire Castelli significa riferirsi ad una geografia ampia.

IGOR MARINI. Per quello che ricordo, dato che l'episodio risale al 2001, dall'Aventino, dove c'è lo studio dell'avvocato, andammo direttamente sull'Appia Pignatelli passando prima da un personaggio chiamato il generale, che era il direttore tecnico, per poi proseguire su questa strada dove ho letto l'indicazione per Marino.

PRESIDENTE. Le ha mai parlato del conte Vitali?

IGOR MARINI. Il cognome non lo conoscevo; sapevo che questa era un'autorità nobiliare del Sole d'oriente.

PRESIDENTE. Cos'è il Sole d'oriente?

IGOR MARINI. È un'associazione di cui fanno parte l'avvocato Paoletti e tutti i personaggi che io ho conosciuto.

PRESIDENTE. I conti correnti beneficiari degli importi settimanali presso la Cassa di San Marino e provenienti dalla Barclay's londinese...

IGOR MARINI. C'è un errore, è la Cassa di risparmio di San Marino che deve pagare la Barclay's, il giro è inverso.

PRESIDENTE. E i beneficiari chi sono?

IGOR MARINI. Ripeto, una holding presso la Barclay's, protetta da un notaio di Lugano, a cui sarebbe risalito questo ed altri funzionari nobiliari (così erano definiti); invece il conto di San Marino era quello dal quale io avrei attinto per pagare personalmente gli anticipi alle persone di cui ho detto prima.

PRESIDENTE. L'avvocato Paoletti è mai stato in Serbia? In caso affermativo, si è interessato all'operazione con soggetti serbi?

IGOR MARINI. Che sia stato in Serbia non ne ho assolutamente notizia; di personaggi serbi sì, perché mi ha presentato i due addetti che avrebbero trasferito per la prima volta i conti da Belgrado al conto che io avevo aperto alla Paribas di Monaco, tramite la mia società, per 100 milioni di euro.

PRESIDENTE. Sa se l'avvocato Paoletti, in ragione della sua frequentazione, conoscesse i diplomatici serbi accreditati presso il Vaticano, i quali avrebbero iniziato la vicenda Telekom-Serbia?

IGOR MARINI. Sì, tramite l'ambasciata norvegese. Lui non aveva contatti diretti, parlava sempre con il signor Erik Vatten; un'altra persona dell'ambasciata norvegese che a sua volta parlava con il referente dell'ambasciata serba dentro il Vaticano.

PRESIDENTE. L'avvocato Paoletti le ha mai parlato dell'operazione finanziaria connessa alla vendita di Telekom-Serbia?

IGOR MARINI. Sì, in occasione dell'apertura del conto di San Marino.

PRESIDENTE. In quali termini?

IGOR MARINI. Nei termini che dovevo curare io la consegna finale e curare io il ripulimento della provenienza, cosa che ho fatto ed è provata.

PRESIDENTE. Provata che cosa vuol dire?

IGOR MARINI. Tutti i documenti bancari, da dove mi sono arrivati i soldi, la


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transazione commerciale fittizia che ho allestito per le banche e le linee di credito aperte da cui ho attinto e rinviato il denaro bancariamente.

PRESIDENTE. Sa se vi erano politici sanmarinesi che fungevano da filtro con conti segreti nell'operazione Gatti-Galassi (estromessi per questo motivo) quando in Vaticano sono partite le bordate della cosiddetta lobby spagnola?

IGOR MARINI. Politici non lo so, lei però ha citato dei nomi: Gatti non lo so, Galassi è una persona che mi è stata presentata come dottor Galassi nello studio dell'Aventino dell'avvocato Paoletti.

PRESIDENTE. Paoletti ha tenuto rapporti con lo IOR?

IGOR MARINI. A quanto vedevo io, sì.

PRESIDENTE. Conosce la società macedone Mak Enviroment?

IGOR MARINI. Sì, ha un contratto con la mia società di Tortola depositato presso lo studio del notaio Boscaro.

PRESIDENTE. Ha mai conosciuto tale Severini, che in Svizzera sarebbe a capo di una società fiduciaria?

IGOR MARINI. Notaio Severini?

PRESIDENTE. Sì.

IGOR MARINI. È il notaio del conto di Londra.

GIOVANNI KESSLER. È il secondo di Lugano: non sono morti tutti?

IGOR MARINI. Sono morti i miei!

PRESIDENTE. Le chiedo: c'è una banca chiamata Lanok limited?

IGOR MARINI. No, non è una banca: è una fiduciaria; è diverso.

PRESIDENTE. Lei è a conoscenza se il defunto notaio Severini avesse avuto rapporti con l'avvocato Fabrizio Paoletti?

IGOR MARINI. Mi perdoni, ma io so della morte dell'avvocato Boscaro, non della morte dell'avvocato Severini.

PRESIDENTE. Allora le chiedo scusa io perché avevo capito male.

GIOVANNI KESSLER. Severini è vivo, presidente!

PRESIDENTE. Le do una notizia importante: questa Commissione, che sta riuscendo a fare cose serie, riesce anche a far resuscitare le persone! Come vede, abbiamo grandi poteri! Diamo notizia, gaudio magno, che Severini è vivo.
E allora, il Severini vivo ha mai avuto contatti con l'avvocato Fabrizio Paoletti?

IGOR MARINI. Certo, ogni sabato, finita la settimana di lavoro - perché sono stato due anni e mezzo a Lugano - la mattina alle dieci ci si incontrava nello studio di Severini, che è proprio al lago, alla piscina degli impianti sportivi. Tutti i sabati alle dieci ci si vedeva e si faceva il punto della situazione, di quello che a me occorreva per proseguire e che doveva fornire lui all'avvocato Paoletti ed ai suoi clienti.

PRESIDENTE. Una specie di briefing operativo, praticamente.

IGOR MARINI. Sì.

PRESIDENTE. Lei ha mai gestito fondi riferibili alla Mak Environment, e, se sì, tramite quali istituti di credito, in quale tempo e con quali soggetti?

IGOR MARINI. Sulla provenienza diretta come Mak Environment non posso dire di sì, perché non lo posso dimostrare. Posso dire che la Mak Environment ha assegnato dei fondi ad un prestanome del signor Paoletti presso la Banca del Sempione a Lugano; da questo conto sono stati


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trasferiti fondi al Credito Svizzero presso il conto terzi del notaio Boscaro e poi trasferiti nella stessa giornata al mio conto presso la Adamas Bank.

PRESIDENTE. Lei sa se ci siano mai stati rapporti tra l'avvocato Fabrizio Paoletti ed il conte Gianfrancesco Vitali?

IGOR MARINI. Se il conte Vitali è la stessa persona che ho incontrato ai Castelli, era la persona che aspettava i dieci milioni da me (di dollari, ovviamente, non di lire).

PRESIDENTE. Ci parli un po' del signor Curio Pintus: ci faccia un «ritrattino».

IGOR MARINI. Un ritrattino un po' misterioso, perché questo signore ha cercato in tutti i modi di evitarmi di persona. Sono riuscito a farlo entrare nello studio del notaio Boscaro e fargli depositare copia del passaporto in originale (altrimenti non avrei aperto i conti suddetti); dopo di che il signor Curio Pintus ed io abbiamo sempre stabilito le nostre cose per telefono (numeri di telefono e schede che ho consegnato alla procura per accertare le provenienze delle telefonate e tutto) e tramite due suoi inviati di estrema fiducia, dall'aspetto poco rassicurante - tali Gianni Romanazzi ed Aldo Ciappa - che mi hanno seguito per esattamente sei mesi dappertutto, in Svizzera, a Roma, a Milano, mentre io trasferivo i fondi al signor Curio Pintus e facevo le consegne da lui lasciatemi per ordine, ordini che sono sempre depositati nell'archivio, firmati da Curio Pintus.

PRESIDENTE. Che cosa c'entra Curio Pintus con Telekom-Serbia?

IGOR MARINI. Curio Pintus è garante, uomo di fiducia del signor Ranocchio, ed è colui che ha messo i conti a disposizione per poter rigirare queste cifre e creare anche lui diverse linee di credito grazie ai titoli che io gli inviavo. È la persona di fiducia dell'altra parte.

PRESIDENTE. Lei conosce Stefano Formica ed Enzo Auteri?

IGOR MARINI. Sì.

PRESIDENTE. Chi sono?

IGOR MARINI. Stefano Formica mi è stato presentato dall'avvocato Paoletti come suo uomo di fiducia inviato dal signor Thomas Mares, persona alla quale avrebbe provveduto ad aprire la linea di credito di 100 milioni di dollari presso la Paribas di Monaco. Enzo Auteri lo conosco dalla fine del 1997-inizio del 1998; ho collaborato con lui per grossi prestiti per industriali in Lombardia. Ci incontravamo sempre al ristorante «Il principe» a Nizza (era la nostra base), ed era il commercialista che forniva tutta la materia bancaria e la «ripulitura» dei denari che poi sarebbero arrivati in Italia.

PRESIDENTE. Che lei sappia, c'è anche un ristorante «Il principe» a Bologna?

IGOR MARINI. Io sono stato nel ristorante «Il principe» a Nizza, per l'esattezza.

PRESIDENTE. Chi è Chionetti? Lo conosce?

IGOR MARINI. Carlo Chionetti Smitherser, l'uomo dai tre passaporti, lo chiamo io. È l'uomo che, quando mancavano fondi, immediatamente, dall'UBS, faceva pervenire denaro contante, bonifici, tutto quello che serviva per supportare l'operazione spese e tutto il resto. Ho una lettera, una impegnativa firmata presso un notaio di Lugano, dove mi impegno a restituire 2 milioni e 200 mila dollari al signor Chionetti.

PRESIDENTE. E questa lettera è sempre nella cassaforte di cui parla lei?

IGOR MARINI. No, una copia è anche alla procura.


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PRESIDENTE. Che lei sappia, Chionetti ha mai avuto rapporti con il conte Vitali?

IGOR MARINI. Direttamente non ho mai assistito ma le riunioni, prima di darmi gli ordini su quello che dovevo fare, venivano sempre dal Paoletti dopo che aveva parlato col Chionetti e con questo altro ufficiale, nobiliare, o come lo chiamava lui: il «grande nobile» ...

PRESIDENTE. Cioè il principe, lei ha detto.

IGOR MARINI. Il principe, sì, però per lui era l'ufficiale nobiliare, la grande persona dalla quale stare molto attenti.

PRESIDENTE. Conosce tali Perzen e Tomic?

IGOR MARINI. Sì che li conosco: Zoran Perzen e, per essere esatti, io lo chiamavo Tom Tomic, perché si faceva chiamare così, ma lui sul passaporto aveva scritto Zabredel, Zaredel, una cosa del genere, che era diversa dal nome «Tom».

PRESIDENTE. È a conoscenza di una riserva di fondi ammontante a varie centinaia di milioni di dollari depositati presso una banca estera e riferibili al pagamento effettuato dalla STET per l'acquisto di una quota azionaria di Telekom-Serbia e, se sì, potrebbe riferirci nel dettaglio ciò di cui lei è al corrente?

IGOR MARINI. Sì. Fui invitato, proprio perché c'era una banca compiacente che poteva aprirmi una linea di credito in due ore, a recarmi a Manchester presso la HSBC Bank per depositare un titolo della IBN Giakarta da 50 milioni di dollari perché i fondi sarebbero arrivati da Hong Kong, che poteva coprire fino a 300 milioni di dollari.

PRESIDENTE. Lei è mai entrato in rapporto con qualche appartenente ai sevizi segreti tedeschi e, se sì, potrebbe riferirci con chi e per quali ragioni?

IGOR MARINI. No, a meno che abbia incontrato delle persone senza sapere che fossero questa cosa.

PRESIDENTE. Ha mai conosciuto una cittadina serba a nome Borka Vucic, ex presidente della Beogradska Banka di Belgrado?

IGOR MARINI. Sì, tramite Zoran Perzen.

PRESIDENTE. Potrebbe riferirci in quale occasione e per quale genere di rapporti?

IGOR MARINI. Per il trasferimento dei fondi dai conti del Zoran Perzen al conto comune che avevamo presso l'UBS a Zurigo, esattamente - purtroppo - il 17 settembre 2001, in quel giorno triste.

PRESIDENTE. Lei ha evocato per due volte l'UBS. Qual è il ruolo di interferenza con i fatti al nostro esame o comunque con l'attività dell'avvocato Paoletti?

IGOR MARINI. Tutte le banche in cui mi hanno fatto aprire i conti in Svizzera erano controllate dall'UBS e tutti gli swift, i rigiri per la Svizzera sarebbero stati monitorati dall'UBS, che poteva controllare l'arrivo e la partenza esatta di qualsiasi movimento io avessi fatto sul conto.

PRESIDENTE. Lei ha sentito parlare di un certo Masi?

IGOR MARINI. Sì, ho una lettera di debito con lui a nome dell'avvocato Paoletti per 5 milioni di dollari: Colombo Masi.

PRESIDENTE. Questo Masi che rapporti ha con Paoletti? È un imprenditore?

IGOR MARINI. Non l'ho mai incontrato. So che è il pignoratore di tutti i beni di Paoletti. Paoletti nel 2000 mi fece contrarre a suo nome, depositando la stessa cifra in un mio conto, dicendo al


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Masi di aspettare il tempo che io investissi questi soldi e poi l'avrei pagato al posto del Paoletti.

PRESIDENTE. In occasione di questa frequentazione molto intensa con Paoletti, e visto che quest'ultimo si apriva con lei e quindi c'era un rapporto che è limitativo definire confidenziale ...

IGOR MARINI. Mi diceva che ero il suo figlio putativo.

PRESIDENTE. Ecco, suo padre putativo le ha mai riferito di Telekom-Serbia?

IGOR MARINI. Per un'occasione. Mi fece firmare un accordo, tramite una società gestita dal Gianandrea Francesco e fatturai per l'esattezza 300 milioni di lire, ricollegandomi ad uno studio che doveva fare la società Oselda (che poi era all'oscuro di questo per quanto ne sono venuto a sapere io) per impiantare la nuova rete telefonica dei cellulari da mettere in Serbia. In tutto questo mi ha detto di stare tranquillo perché i fondi c'erano ed erano garantiti dalla Telecom.

PRESIDENTE. Telecom è un fatto. Telekom-Serbia, come sa, è un'operazione a sé stante. Di Telekom-Serbia le ha mai parlato?

IGOR MARINI. Sì, nell'occasione, ripeto, in cui mi ha fatto dare gli ordini tramite computer, ovviamente, di aprire i conti a San Marino, naturalmente dove diceva lui; i soldi che arrivavano lì dovevano arrivare «puliti» dall'operazione Telekom-Serbia, come da accordi che avevo fatto con Zoran Perzen, Tom Tomic e Curio Pintus. Da quei soldi dovevo prendere gli anticipi e andarli a consegnare di persona a via Appia, a Bologna, a questo personaggio, Ranocchia, e al Cicogna: così erano chiamati.

PRESIDENTE. Lei per la prima volta sta parlando di destinatari di una parte di queste somme di Telekom-Serbia. Lei sta evocando nomi che si riferiscono a politici, a imprenditori o ad altro?

IGOR MARINI. Politici.

PRESIDENTE. Lei ha detto a chi si riferisce il soprannome «Ranocchia». «Cicogna» chi è?

IGOR MARINI. «Cicogna» non è mai stato esplicitamente detto: mi è stato indicato in una trasmissione televisiva, dicendomi: «vedi, c'è il Cicogna».

PRESIDENTE. E chi era?

IGOR MARINI. In quel momento - queste sono le parole del Paoletti perché non ho poi avuto modo di effettuare quel pagamento, mentre gli altri sì - esattamente era l'attuale segretario dei DS.

PRESIDENTE. E cioè?

IGOR MARINI. Fassino.

PRESIDENTE. Perché mai si è recato a Bologna?

IGOR MARINI. Dovevo andare da un tale Margotti e consegnare i 5 milioni; vi farò ridere ma questi erano i nomi che venivano usati: Margotti avrebbe pensato a consegnarli a «Mortadella».

PRESIDENTE. Margotti chi è?

IGOR MARINI. Un commercialista. Non dovevo andare da Auteri, perché Auteri mi aveva dirottato su Margotti.

PRESIDENTE. Che lei sappia, questa linea porta a qualche politico, a qualche imprenditore, a qualche soggetto istituzionale di qualunque genere e rango?

IGOR MARINI. Dallo scontro avuto tra me ed il Paoletti è stato chiaro.


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PRESIDENTE. E cioè?

IGOR MARINI. Io stavo lavorando per una linea politica che aveva fatto l'affare dei telefoni in Serbia. Così mi è stato detto: lei giustamente la chiama Telekom-Serbia. Queste sono le parole riferite e anche le funzioni, esattamente gli esteri, hanno chiuso in un cassetto una relazione di negatività sui valori di acquisto e Cicogna non ha segnalato questa mancanza. Queste sono state le motivazioni per cui dovevo andare personalmente a fare le consegne.

PRESIDENTE. Lei però non ha risposto alla mia domanda: è prodigo di particolari. Questo Margotti porta ad un canale politico, imprenditoriale?

IGOR MARINI. Sì, il canale è politico per tutta l'Emilia-Romagna.

PRESIDENTE. E cioè?

IGOR MARINI. «Mortadella»: di più ... C'è un documento anch'esso depositato nell'archivio del notaio.

PRESIDENTE. Senta, siccome non posso fare deduzioni ...

IGOR MARINI. Io neanche.

PRESIDENTE. Le dico questo: «Mortadella» evocava qualcuno?

IGOR MARINI. Evocava una persona cui piaceva tanto andare in bici: un politico cui piaceva andare in bici. Queste erano le parole che mi venivano dette su questo «Mortadella»: non mi veniva detto nome e cognome.

PRESIDENTE. Vuole uscire di metafora o vuole fermarsi alla mortadella ed alla bici?

IGOR MARINI. Come ho chiesto, c'è una copia di un documento che riporta il nome di «Mortadella» in quegli archivi.

PRESIDENTE. Quali archivi?

IGOR MARINI. Gli archivi depositati presso la Cassa dei notai di Lugano, perché essendo morto il notaio Boscaro è tutto depositato lì. Gli archivi sono miei, però non ci vado a prenderli così, scusate!

PRESIDENTE. In via di ipotesi, disponendo noi - sarà questa la proposta del presidente alla Commissione - l'acquisizione di questi documenti, in essi si troverebbe la traduzione di «Mortadella» o chi per lui ...

IGOR MARINI. Ed anche le fotocopie dei passaporti di quasi tutti, compreso Curio Pintus, varie signore, eccetera.

PRESIDENTE. Le faccio le ultime due domande. Lei ha notizia di un versamento di 512 mila dollari ripetuto per 36 settimane?

IGOR MARINI. Sì, è quello che facevo io spacciandolo per proventi di un investimento finanziario fatto tramite la Fed; in realtà già avevo i soldi pronti, ho fatto in automatico le spedizioni e le ho affidate all'Adamas Bank di Lugano.

PRESIDENTE. Si è mai recato a Belgrado?

IGOR MARINI. Solo due volte.

PRESIDENTE. Per quale ragione?

IGOR MARINI. Per incontrarmi la prima volta con il signor Zoran Perzen e stabilire esattamente la modalità di trasferimento dei fondi da lì alla Svizzera.

PRESIDENTE. In queste occasioni si parlò di Telekom-Serbia?

IGOR MARINI. Sì, chiaramente.

PRESIDENTE. Lei conosce De Simone?

IGOR MARINI. No.

PRESIDENTE. Conosce Ciappa?


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IGOR MARINI. Sì.

PRESIDENTE. Chi è?

IGOR MARINI. Facciamo le cose per bene. Mi è stato presentato come il nipote di un grande diplomatico italiano a Londra. In realtà è una persona indecifrabile.

PRESIDENTE. Le hanno detto chi fosse lo zio?

IGOR MARINI. Lo sto dicendo.

PRESIDENTE. Un grande diplomatico ...

IGOR MARINI. Un grande diplomatico a Londra: non di più.

PRESIDENTE. Le hanno solo detto questo?

IGOR MARINI. Sì.

PRESIDENTE. Antonio Volpe?

IGOR MARINI. Io conosco un tale «Fox».

PRESIDENTE. Ma Antonio Volpe cosa c'entra con «Fox»?

IGOR MARINI. Non lo so: bisognerebbe che ci guardassimo negli occhi.

PRESIDENTE. Con chi?

IGOR MARINI. Con questo «Fox», se è Antonio Volpe.

PRESIDENTE. Ho capito: lei non sa se «Fox» alias possa essere Antonio Volpe.

GIUSEPPE CONSOLO. «Fox» vuole dire «volpe» in inglese, quindi è molto probabile ...

IGOR MARINI. Sì, purtroppo lo conosco come «Fox» e basta.

PRESIDENTE. Noi sappiamo delle sue alte conoscenze, senatore Consolo, ma per gli atti non bastano se non ce lo dice lui! Volevo chiederle, conclusivamente: quando lei si è recato a Belgrado in queste due occasioni in quali termini si parlava dell'operazione Telekom-Serbia?

IGOR MARINI. Ripulire e trasferire. Erano due le operazioni: una è attinente a voi, l'altra no ed è inutile che ve ne parli. Esattamente si trattava di ripulire dei fondi, trasportarli all'estero, assicurare la consegna a delle persone della Serbia fuori della Serbia e assicurare la consegna ed i depositi a delle persone in Italia, di cui ho riferito prima.

PRESIDENTE. Le persone di cui ha riferito prima sono quelli che lei ha indicato per soprannomi?

IGOR MARINI. Sì, più l'avvocato Paoletti, più il signor Smithersel, più Oi Broden, più Tomas Mares, più il signor Formica, più il signor Gianandrea, più l'acquisto che dovevo fare per trasformare una perdita in un guadagno di una società appartenente a dei professori dell'Ateneo scientifico Colle Oppio, di cui c'è tutta la trattativa depositata per 30 milioni di euro che poi io avrei rivenduto alle stesse società che ho creato per questi signori per 170 milioni.

PRESIDENTE. Per definire ogni possibile ambiguità nella trascrizione, noi abbiamo sentito i «più» riferiti ad una serie di cognomi ed io le ho chiesto se si riferiscono anche questi cognomi ad accordi, a collegamenti, a qualunque rapporto (non ci interessa la qualità del rapporto in questo momento) con i cosiddetti politici che lei ha indicato per soprannome ...

IGOR MARINI. Certo.

PRESIDENTE. E allora, per evitare che ci siano equivoci, abbiamo saputo il nome dei «più»; il nome dello zoccolo principale, vale a dire dei politici, ce lo vuole


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conclusivamente definire, così come lo hanno detto a lei, senza arrivare ai cognomi?

IGOR MARINI. Vorrei preannunciare una cosa. Nel momento in cui feci i nomi e chiesi di dare le prove - lo dico perché posso dare i nomi, i documenti e le fotocopie dei passaporti di questi signori, che sono depositati insieme ai documenti dei conti bancari - domandai anche di essere assistito, cosa che non mi è stata data.
Per me e per tutti, finché non potrò dimostrarlo fatti alla mano, dico che questi signori sono funzionari di un ex Governo. Uno agisce tramite il signor Pintus e questa signora molto superba e falsamente chic; l'altro agisce tramite un portaborse di Roma; l'altro, di Bologna, agisce tramite due commercialisti di Bologna di cui ho fatto i nomi; i soprannomi sono Mortadella, Cicogna e Ranocchio.

PRESIDENTE. Dato il tono ad alta tensione - ferma restando la qualità che va controllata -, se la Commissione decidesse il prelievo di questi documenti, lei sarebbe nelle condizioni di farlo, tutelato dalla presenza di elementi della nostra intelligence?

IGOR MARINI. Certo; quando la procura mi chiese di consegnare un titolo al portatore di 50 milioni di dollari, mezz'ora dopo gliel'ho consegnato.

PRESIDENTE. Benissimo (Commenti).

GIUSEPPE CONSOLO. Chiedo una sospensione della seduta.

IGOR MARINI. Fino a un mese e mezzo fa sono stato picchiato!

CARLO TAORMINA. Lei dice che fino a un mese fa è stato vittima di aggressioni?

IGOR MARINI. Sì, sono venuti i carabinieri di corsa e mi hanno trovato a casa sanguinante.

CARLO TAORMINA. In relazione a cosa?

IGOR MARINI. Per ritrattare ed andare a prendere un milione e cento presso la Banca del Sempione. Venire qua o andare in procura e dire «Signori, sono pazzo, ricoveratemi in manicomio». Dopo tre o cinque anni ero a posto!

CARLO TAORMINA. Con riferimento alle dichiarazioni che lei stava facendo?

IGOR MARINI. Sia a queste, sia a quelle che sono già in procura. Per quelle in procura più certe cose che ho detto qui ero seguito ed ascoltato dai carabinieri di Roma.

PRESIDENTE. Signor Marini, si fermi qui.
Sulla richiesta di sospensione, vorrei innanzitutto sentire il proponente, il senatore Consolo.

GIUSEPPE CONSOLO. Ritengo che le dichiarazioni fatte dal signor Marini, nel merito delle quali non entro per il momento, necessitino di un approfondimento immediato da svolgere con i colleghi della Commissione a porte chiuse, disattivando l'impianto a circuito chiuso.
Il signor Marini, che dovrebbe essere accompagnato e scortato per la sua sicurezza, dovrebbe uscire dall'aula per consentire lo svolgimento di una breve discussione. Solo in quella sede potrò dire certe cose che in questo momento, stante la pubblicità dei lavori, non intendo dichiarare. Di qui la mia richiesta di una breve sospensione della seduta.

PRESIDENTE. Per capire, lei chiede una sospensione ed il passaggio in seduta segreta?

GIUSEPPE CONSOLO. No, chiedo la sospensione per una riunione plenaria della Commissione a porte chiuse, attesa la gravità della situazione.


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PRESIDENTE. Su questo, parlerà un oratore contro ed uno a favore.

GIOVANNI KESSLER. Mi dichiaro contrario alla proposta del senatore Consolo. Innanzitutto, la sospensione potrà svolgersi dopo che tutti i colleghi - non solo il presidente - avranno posto domande al signor Marini. Lo dico perché tutti abbiamo diritto di porre domande nell'immediatezza delle dichiarazioni del signor Marini; è probabile, se non ovvio, che a seguito di queste dichiarazioni si dovranno svolgere accertamenti e riflessioni di natura tecnica e politica e forse anche risentire più volte il signor Marini.
Ripeto, è importante che a tutti, tra cui io, sia data la possibilità di porre domande al signor Marini. Non vi è alcun motivo per cui l'esame non possa continuare con quesiti ulteriori rispetto a quelli posti dal presidente.

PRESIDENTE. Il senatore Cantoni interviene a favore?

GIAMPIERO CANTONI. A nome del gruppo di Forza Italia condivido la proposta di sospensione presentata dal senatore Consolo.

PRESIDENTE. A questo punto, passiamo ai voti.

UMBERTO RANIERI. Riterrei opportuno non procedere ad una votazione ed invito il presidente a valutare la situazione.

PRESIDENTE. Con il buon senso dico che pochi minuti di sospensione non cambieranno certamente i destini del mondo.

GIOVANNI KESSLER. I cinque minuti sì, ma la seduta segreta dopo no?

PRESIDENTE. La segretazione riguarderebbe i cinque minuti, dopo riprenderebbe la seduta pubblica. Ci mancherebbe!

GIUSEPPE CONSOLO. Non ho chiesto di segretare la seduta, ma solo di sospendere per pochi minuti.

PRESIDENTE. Scusate, la seduta viene sospesa per cinque minuti; ci possono essere ragioni di opportunità nei confronti di tutti perché possa segretarsi. Non si segreta nulla, è una riunione informale nostra. Dopo di che riprenderà la seduta con la pubblicità che deve avere.

GIOVANNI KESSLER. Se il senatore Consolo e la sua parte politica hanno bisogno di cinque minuti di sospensione, va bene...

GIUSEPPE CONSOLO. Non è un fatto di Alleanza nazionale, ho bisogno di parlare con tutti i colleghi della Commissione! (Commenti dell'onorevole Kessler).

PRESIDENTE. Questa è una sua scelta, onorevole Kessler.
Scusate, è stata avanzata la richiesta di sospendere l'audizione del signor Igor Marini perché devono essere rappresentate situazioni che non conosciamo, la cui rilevanza apprenderemo tra poco. È una sospensione di natura formale; dopo di che, a distanza di cinque minuti, si riprenderà la seduta con l'attivazione del circuito chiuso, così come è stato finora, per lo svolgimento degli interventi dei colleghi iscritti.

UMBERTO RANIERI. Presidente, i cinque minuti di sospensione sono segretati?

PRESIDENTE. No, la seduta continua formalmente, ma viene interrotto il circuito chiuso. Se non fosse così, non vi sarebbe bisogno di chiedere l'interruzione. L'unica variante è la disattivazione dell'impianto audiovisivo. Nei cinque minuti apprenderemo gli argomenti rilevanti che dovrebbero sostenere la segretazione.

UMBERTO RANIERI. Perché disattivare il circuito?


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PRESIDENTE. Perché, come sapete, per disattivare l'impianto audiovisivo è sufficiente una sola obiezione, non è un atto di imperio del presidente.
Se l'obiezione è stata sollevata e contenuta nella richiesta, non capisco perché ci si debba avvitare su una questione inesistente. Dispongo, pertanto, la disattivazione dell'impianto audio televisivo a circuito chiuso.
Prego i signori di sovrintendere alla tutela del signor Marini (Il signor Marini viene accompagnato fuori dall'aula).
Prego, senatore Consolo.

GIUSEPPE CONSOLO. A me dispiace che il collega Kessler se la sia presa, ma la mia richiesta discende dalla valutazione della circostanza.
Sono portato a non credere ai colpi di teatro, ma la delicatezza delle dichiarazioni del signor Marini è estrema. Questo signore - che potrebbe essere attendibile o no, non lo so, non è mio compito saperlo, ma è mio compito accertarlo - è stato oggetto di tre attentati all'integrità fisica, per cui le chiedo: la nostra Commissione ha i poteri per garantirgli una protezione fisica? Per essere chiaro una scorta?

PRESIDENTE. Sì.

GIUSEPPE CONSOLO. Questa era la domanda che volevo porre non di fronte ai giornalisti, per non drammatizzare: di qui la mia richiesta di disattivare l'impianto audiovisivo a circuito chiuso e ringrazio il presidente della sua benevolenza.
Se le dichiarazioni di questo signore non sono vere, risponderà per calunnia davanti all'autorità giudiziaria competente; se invece le dichiarazioni sono vere, anche solo in parte, abbiamo l'obbligo di accertarlo in tempi brevissimi. Forse il presidente lo avrà capito, ma a me risulta difficile comprendere se una parte dei documenti è qui mentre un'altra è in cassaforte, perché non sfuggirà alla sensibilità di alcuno la circostanza che, esistendo una documentazione di supporto, le cose possono apparire più verosimili o inverosimili o meno verosimili.
Proporrei quindi di proseguire in seduta pubblica - quindi il contrario di quanto aveva capito l'onorevole Kessler -; di garantire da ora, non da domani, la scorta o la protezione fisica del signor Marini e dare la priorità assoluta a queste indagini, modificando il calendario dei lavori della Commissione per concentrarlo su questo. Mi auguro che non siano vere, ma se le dichiarazioni del signor Marini rispondessero a verità, una parte del nostro lavoro prenderebbe una piega diversa. La sua prudenza, presidente, è stata premiata allorché non ha compiuto determinati passi prima di aver ascoltato il signor Marini. A lei ed ai colleghi la decisione. Grazie, presidente.

PRESIDENTE. Vi manifesto il mio divisamento. Non posso essere coinvolto dalle cose che il signor Marini ha detto, però rischierei di snaturarmi se non dicessi che, dal punto di vista degli eventuali sviluppi, questa è la seduta più importante di quelle svolte finora. Infatti, possiamo accertare che nella cassaforte di Lugano vi è solo carta straccia, ed allora il signor Marini si espone in prima persona per le dichiarazioni rese davanti ad una autorità che ha l'obbligo di riferire e, quindi, potrebbe rispondere di calunnie, se calunnie fossero. Altro è se il signor Marini ha riferito cose importanti, suffragate dai documenti che ammette di avere in cassaforte.
Avendo svolto l'audizione col circuito chiuso attivato, da questo momento il signor Marini è esposto; in quanto tale, non possiamo dargli una scorta qui, ma abbiamo il potere dell'accompagnamento fino a Lugano dove preleverà dalla cassaforte i documenti che asserisce di avere. Per questo, dobbiamo immediatamente contattare la dottoressa Barborini affinché, come procura della Repubblica di Roma, altrettanto immediatamente disponga una scorta permanente al signor Marini per i rischi che può correre. Senatore Consolo, possiamo assicurare l'accompagnamento protetto a Lugano attivandoci contemporaneamente per l'attribuzione di una scorta.


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A seguito di questo, ovviamente il calendario dei nostri lavori viene incenerito, perché l'urgenza impone che il signor Marini ritorni la prossima settimana e supporti quello che oggi ha detto con i documenti. Dopo di che, assumeremo le decisioni che potranno essere significative, importanti o meno importanti a seconda della soluzione.

GIOVANNI KESSLER. Ritengo che questa interessantissima discussione debba avvenire al termine dell'audizione del signor Marini.

PRESIDENTE. È chiaro.

GIOVANNI KESSLER. Allora, cordialmente, pregherei di sospendere questa discussione da svolgersi, a ragion veduta, al termine dell'audizione del signor Marini.

GIUSEPPE CONSOLO. Se il presidente decide di dare la scorta adesso, non possiamo licenziare Marini.

PRESIDENTE. Marini non sarà licenziato; una volta esauriti gli interventi, contatteremo la procura della Repubblica di Roma per rappresentare la situazione (Commenti dell'onorevole Kessler). Non ho adottato alcuna decisione, sto estrinsecando le mie intenzioni; in questo sono un presidente atipico! A noi interessa il confronto; se modificherete il mio punto di vista in maniera più operativa, sarò ben lieto di accogliere le correzioni.

GIOVANNI KESSLER. Mi consenta di sottolineare, signor presidente, che non è mai accaduto nella storia giudiziaria che dopo solo tre risposte si disponga un servizio di protezione per un testimone; per questo dico che bisogna terminare l'audizione prima di decidere, fermo restando che nessuno nega la potenziale rilevanza delle dichiarazioni rese.
Per quanto riguarda la scorta o la tutela, il presidente ha preannunciato di voler contattare la dottoressa Barborini perché disponga la misura: è una procedura improponibile perché la Commissione ha gli stessi poteri della procura, siamo equiparati all'autorità giudiziaria, e se ciò è possibile alla procura, anche la Commissione può richiedere un servizio di protezione, così come, se non può la procura, non può neanche la Commissione. Personalmente sostengo che la procura non possa fare nulla: magari un PM potesse disporre della polizia, non di quella giudiziaria, semplicemente telefonando! Come sa meglio di me il presidente, la strada maestra passa attraverso il Servizio centrale di protezione del Ministero dell'interno, che vale per i testimoni e per gli imputati (e, del resto, il signor Marini non è un testimone, ma un dichiarante). Dunque, dal punto di vista tecnico, è al Servizio centrale di protezione che ci dobbiamo rivolgere sia la dottoressa Barborini, sia noi; nel merito, solo noi possiamo chiedere la tutela, considerati gli argomenti in discussione. D'altra parte, non ha bisogno della tutela in questo momento, cioè alle 14.55; certo, hanno provato ad ammazzarlo un po' di volte e la cosa... (Commenti) Scusate, ho detto che non ne ha bisogno alle 14.55 anche perché finché si trova in un palazzo del Parlamento è al sicuro.

CARLO TAORMINA. Noi non abbiamo certo interesse ad eliminarlo!

GIOVANNI KESSLER. Comunque, signor presidente, la strada da seguire è diversa.

PRESIDENTE. L'assistenza che è stata data al signor Marini non attiene al fatto che possa temere qualcosa all'interno del palazzo, ma è prevista perché egli in questo momento non deve essere avvicinato da nessuno; c'è quindi bisogno che la nostra intelligence lo metta al riparo da ogni contatto.

GIOVANNI KESSLER. Chiarezza per chiarezza, signor presidente, ecco perché sarebbe stato meglio sentirlo senza interruzioni: non si interrompe l'esame di un testimone dopo una domanda.


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Ad ogni modo, ecco il terzo argomento di merito del senatore Consolo: mandiamolo in Svizzera e tutti questi temi si potranno trattare dopo, con più chiarezza. Magari con qualche domandina in più il merito di questa discussione avrebbe potuto essere più approfondito, ma tant'è.

PRESIDENTE. Visto che lei prevede che le mie domande siano state incomplete, ci siete voi per completarle.

GIOVANNI KESSLER. Ma io l'ho anche chiesto: sono stato interrotto perché è stata domandata la sospensione.

PRESIDENTE. Tra qualche minuto potrà continuare.

GIOVANNI KESSLER. Ma questa discussione si poteva svolgere meglio in seguito. Ad ogni modo, non credo sia una passeggiata andare in Svizzera per ritirare i documenti asseritamente suoi: infatti anche a questo proposito esistono problemi (li prospetto e bisognerà fare domande nel merito) di rapporti con l'autorità giudiziaria svizzera. Se vado in un albergo svizzero dove ho lasciato al portiere, previa mancia, una scatola in deposito, me la riprendo; se questa scatola non è più in un albergo svizzero ma presso un ufficio pubblico (almeno a quanto ho capito: gli si potrà fare qualche domanda su questo punto), la Cassa dei notai, cioè l'organismo - devo supporre pubblico - presso il quale vengono concentrati gli archivi dei notai (la Svizzera ha un ordinamento diverso dal nostro, per cui si parla di notai-avvocati), non credo che, se Marini si presenta sic et simpliciter presso questo ente possa prelevare dei documenti, che non so se siano suoi ...

PRESIDENTE. Ha detto così.

GIOVANNI KESSLER. Questi documenti sono stati trovati nell'archivio di un notaio svizzero che è deceduto; per regolamenti e leggi svizzere questo archivio, composto da molte carte, suppongo, e non solo da quelle del signor Marini, passa alla cassa svizzera. È difficile che da un punto di vista civilistico uno possa andare lì e dire di volersi servire di quello che preferisce: prevedo che ci sarà qualche problema.
Quindi non sarà una passeggiata. È un profilo da sviluppare bene; se le carte sono quelle che dice sono molto importanti e non credo sarà facile - anzi, secondo me non sarà possibile - per un privato cittadino, sia pure accompagnato da noi a scopi di protezione, ritirarle. Credo che sarà necessario l'assenso di un'autorità svizzera che dia facoltà a questo ente o addirittura a questa istituzione pubblica elvetica - la Cassa per i notai - di cedere una parte dell'archivio del defunto notaio Boscaro.

PRESIDENTE. Onorevole Kessler, lo scontro di cultura tra me e lei sul piano dell'interpretazione operativa è il seguente: lei prevede una serie di difficoltà tutte rispettabili; la mia deformazione professionale mi porta a dire: intanto partiamo e tentiamo. Dopo di che, se ci diranno che non si può fare, esperiremo tutti i passaggi possibili; se io - intendendo con ciò la Commissione, e scusate se a volte personalizzo, ma amo troppo la Commissione stessa - mi incarto e comincio a chiedere timbri, bolli, eccetera, tra un anno ci troveremo qui per dirci che la Svizzera non ha concesso l'autorizzazione. Invece io parto e vado; se mi si dirà che non posso ritirare i documenti, seguirò il percorso che loro determineranno per trovare la strada giusta.

GIAMPIERO CANTONI. Se ho capito bene, l'audito ha detto che i documenti si trovano presso la Cassa dei notai perché il notaio è defunto, ma i documenti sono di sua proprietà; pertanto, ha il diritto di prelevare tali documenti, ancorché depositati perché il notaio è defunto. Non vedo difficoltà.

PRESIDENTE. Secondo la nostra legge è così.


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MAURIZIO EUFEMI. Presidente, condivido le preoccupazioni ed anche il percorso di tutela della persona delineati dal senatore Consolo. Vorrei aggiungere una proposta: per dare credibilità all'audizione sarebbe opportuno, prima, tentare di acquisire i documenti e, poi, procedere alla fase ulteriore dell'audizione stessa.

CARLO TAORMINA. Mi riferisco anzitutto alle osservazioni di carattere formale sollevate dal collega Kessler. Le esigenze di protezione mi pare discendano non tanto dalle dichiarazioni fatte poc'anzi dal Marini quanto dagli antefatti che, secondo quanto affermato, risultano consacrati in documenti relativi ad interventi di organi pubblici; si è fatto riferimento a tre attentati, uno dei quali si sarebbe svolto dieci giorni prima di questa audizione, cosa che per la verità non era un mistero, per cui qualche collegamento deve essere fatto. Dico questo anche perché non sappiamo quali saranno gli sbocchi giudiziari della nostra attività, ma sapere fin d'ora che queste dichiarazioni potevano essere pregiudicate da attività di intimidazione come quelle che ci sono state narrate credo abbia una rilevanza notevole sul piano delle regole probatorie da applicare. Tutti sappiamo infatti che dichiarazioni di questo genere vengono in qualche modo «cristallizzate» per effetto delle attività di intimidazione da cui il dichiarante dovesse o dovesse essere stato attinto.
Ciò detto, per quel pizzico di competenza che possiamo mettere in campo, la protezione deve essere comunque deliberata dal comitato provinciale per l'ordine e la sicurezza pubblica; però, fino a quando essa non è deliberata, gli organi di polizia, a cominciare dal prefetto ma anche su segnalazione del questore, possono assegnare la tutela o comunque le misure di protezione ritenute più adeguate. Questo è il percorso che, se parte dalla presidenza della Commissione - sempre che ci sia l'accordo di tutti o comunque della maggioranza - è da seguire, in modo tale che, prima di uscire da qui, il signor Marini - al di là della veridicità o meno delle sue dichiarazioni - sia attinto da tutela.
Per quanto riguarda il rapporto con la Svizzera, oltre al fatto assorbente derivante dalle dichiarazioni del signor Marini, secondo il quale si tratta di documenti nella sua diretta disponibilità, addirittura di sua pertinenza, occorre considerare che le complicazioni messe in pista dal collega Kessler (mi rendo conto che ci si attacca a tutto, ma insomma ...) non possono riguardare queste attività, le quali, implicando la posizione di uguaglianza di questa Commissione rispetto all'autorità giudiziaria, sono sicuramente assimilabili alle indagini preliminari. Magistrati come Kessler sanno bene che si possono benissimo intrattenere rapporti di polizia tra il nostro paese e la Svizzera, che pure è particolarmente renitente; di essi si può fare tranquillamente uso, mentre il problema della valutazione e della rilevanza probatoria è diverso.
Vorrei segnalare un altro piccolo particolare. Credo che occorra intervenire quanto prima per prendere in consegna questi documenti perché non ci sono solo le azioni di intimidazione, di falsificazione, di depistaggio, di occultamento o di dispersione che si possono verificare in Italia; per effetto della pubblicità della seduta, le segnalazioni di Marini - vere o false che siano - sono tali da determinare tutti gli accorgimenti possibili per chi si può ritenere attinto, giustamente o meno, dalle dichiarazioni medesime e tutto può accadere, specialmente in Svizzera. Abbiamo consapevolezza di tante cose che tutti abbiamo visto transitare per le vicende giudiziarie che abbiamo vissuto. È quindi importante agire immediatamente.
Non so se i poteri del presidente siano assorbenti rispetto alla valutazione della Commissione...

PRESIDENTE. No, voglio essere confortato dalla Commissione.

CARLO TAORMINA. Per quanto mi riguarda faccio la proposta - che se il presidente riterrà potrà mettere in votazione -


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di partire immediatamente, perché anche qualche ora può essere pregiudizievole rispetto al fatto che in Svizzera i documenti possano partire.
In terzo luogo, il collega Eufemi ha perfettamente ragione. Le dichiarazioni del signor Marini sono attinte dalla possibilità di essere vere o false. Sciogliere il dilemma - a meno che non si debba poi discutere della falsità o meno dei documenti rinvenuti in Svizzera - spetterà proprio e soltanto a questi documenti: si è addirittura parlato dei passaporti delle persone nominate, con tanto di fotografia, di nome e cognome (a meno che non si siano camuffati anche nei documenti). Quindi, invece di andare avanti nell'interrogatorio di un personaggio rispetto al quale tutti possiamo nutrire il dubbio che ci abbia preso in giro o invece abbia detto cose importantissime (tra l'altro, se stesse calunniando avremmo anche il dovere di interrompere la consumazione ulteriore di reati) propongo, associandomi al collega Eufemi, che, allo scopo di poter discutere e fare domande ad una persona la cui credibilità la Commissione ha potuto interlocutoriamente accertare, questa audizione sia sospesa.
Dico ciò anche per un'altra ragione. Come è stato giustamente detto, quello di oggi è il passaggio più importante vissuto finora in Commissione. Vista l'importanza delle cose che sono state dette, i pericoli di dispersione o il rischio che per effetto di intimidazioni il signor Marini possa essere indotto a ritrattazioni successive, ritengo opportuno sospendere l'audizione per capire con chi si ha a che fare.
Credo sia importante cambiare il regime dell'audizione; le dichiarazioni che abbiamo ascoltato sono talmente rilevanti che affidarle ai sottili distinguo rispetto allo strumento dell'audizione di cui abbiamo fatto uso fino a questo momento piuttosto che all'esame testimoniale mi pare poco prudente. A questo punto, voglio che il signor Marini si assuma la responsabilità di fare il testimone a tutti gli effetti.

PRESIDENTE. È indagato, non può. Lei non c'era ancora quando glielo abbiamo chiesto.

CARLO TAORMINA. D'accordo, ritiro quest'ultima parte. Ma allora non potrebbe calunniare?

GIOVANNI KESSLER. La calunnia può esserci!

CARLO TAORMINA. È un po' difficile. Comunque, il senso della mia proposta è questo.

ENRICO NAN. I contenuti del mio intervento sono stati in gran parte anticipati dall'onorevole Taormina. Desidero associarmi alla sua richiesta di sospensione e credo che essa vada posta in votazione. Faccio anche presente, in relazione al regime della pubblicità dei lavori da adottare per il seguito dell'audizione, che abbiamo adottato un provvedimento nel quale si diceva che nel momento in cui fossero state coinvolte alte cariche dello Stato si sarebbe sospeso il regime ordinario di pubblicità dei lavori. Penso che, essendo questo un momento delicato ed importante, anche per approfondire meglio il tenore delle domande, sia opportuno interrompere la seduta ed acquisire al più presto la documentazione citata.

ITALO BOCCHINO. Credo sia opportuno procedere ad una deliberazione in merito alla sospensione dell'audizione. Non credo abbia molto senso procedere al seguito di quest'ultima; sono emersi elementi inquietanti al di là dei soggetti coinvolti. Dato che la persona che ha affermato queste cose ha detto di avere formalmente in suo possesso la documentazione - andremo a verificarne la sostanza - credo che la Commissione debba anzitutto deliberare il rinvio del seguito dell'audizione alla prossima settimana: cosa altro dobbiamo verificare con le nostre domande in questo momento? La cosa più importante è l'acquisizione dei documenti; c'è quindi bisogno che un voto


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della Commissione dia al presidente un mandato ancora più forte di quello che ha e si acquisiscano immediatamente i documenti a Lugano, contattando anche la nostra rappresentanza diplomatica, per capire come si possa garantire al signor Marini di recuperare i documenti stessi.
Per quanto riguarda la protezione, lo prevede la normativa vigente: il presidente, anche grazie ad un nostro voto - che ci deve essere perché dobbiamo tutti assumerci questa responsabilità e spero che nessuno voglia opporsi all'ipotesi di protezione del signor Marini: in caso contrario ciò rappresenterebbe un secondo motivo di inquietudine per me quest'oggi - può attivare la commissione competente presso il Ministero dell'interno, presieduta da un sottosegretario ed in cui siede anche un prefetto. Diamo mandato al presidente di sentire tutti per le vie brevi immediatamente, in modo che il prefetto possa adottare una decisione ancor prima della prossima riunione del comitato per l'ordine e la sicurezza pubblica ed il Servizio centrale di protezione possa intervenire ai sensi di legge. Noi però dobbiamo assumerci la responsabilità di dar mandato, senza scendere nello scontro politico di cui rispetto a questi eventi non c'è bisogno, al presidente di intervenire subito per acquisire quanto prima i documenti di Lugano e per la protezione del signor Marini.
Mi auguro che nessuno voglia opporsi a queste ipotesi; altrimenti sarebbe davvero inquietante - dopo quanto ci ha raccontato e le aggressioni che già ha subito - volergli negare la protezione o voler negare la tempestività nell'acquisizione dei documenti.

GIOVANNI KESSLER. Abbiamo già parlato di questo e mi pare che siamo d'accordo!

ITALO BOCCHINO. Lei ha dei dubbi che io non ho sull'acquisizione dei documenti: votiamo allora il mandato al presidente. Sospendiamo l'esame anche per velocizzare.

GIOVANNI KESSLER. No.

ITALO BOCCHINO. Diamo la possibilità al presidente di chiudersi in ufficio e nella prossima mezz'ora di garantire l'intervento delle autorità competenti per la protezione.

UMBERTO RANIERI. Accrescerò l'inquietudine dell'onorevole Bocchino perché non sono d'accordo con la sua proposta.
Per quanto riguarda il problema della protezione del signor Marini, mi sembra francamente incredibile che non si sia già provveduto, considerati i tre attentati che ha subito. Essendo sottoposto ad indagine per altri motivi, non comprendo perché non si sia provveduto: a meno che non sia considerato un mitomane. Bisognerebbe quindi anche appurare come sia possibile che per una persona a quanto pare così esposta non si sia adottata una misura adeguata. Quindi, si attribuisca la protezione necessaria e comunque si forniscano le informazioni sul motivo per cui essa non è stata ancora decisa.
In secondo luogo, occorre naturalmente esperire tutte le vie ragionevoli e previste per recuperare il più rapidamente possibile i documenti di cui si è parlato; non so esattamente quali possano essere i percorsi da seguire per ottenere questo scopo. L'onorevole Kessler ha indicato una strada: la si valuti.
Per quanto riguarda la nostra discussione, credo sia assurdo dibattere questi temi senza aver concluso l'audizione del signor Marini. Non penso in alcun modo che possa essere considerata l'idea di sospendere l'audizione stessa; anzi, noi dobbiamo ascoltarlo, rivolgergli domande e capire meglio come stanno le cose approfondendo quello che è già emerso. È quindi necessario che l'audizione prosegua subito e non capisco come si possa pensare di non continuare nell'ascolto di un soggetto che ha già fatto riferimento a questioni particolarmente delicate.
Non parliamo poi di «incenerire» il nostro calendario; valuteremo sulla base dei risultati dell'audizione i tempi del


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nostro lavoro, sapendo che in materia di protezione dell'audito e di recupero delle carte occorre attivarsi subito.

GIUSEPPE CONSOLO. Sono d'accordo con le considerazioni dei colleghi Bocchino e Taormina che, da me interpellato, mi ha confermato che ad horas è possibile ottenere la scorta ventiquattr'ore su ventiquattro.
Concordo altresì sulla sospensione dell'audizione, anche a tutela dei soggetti chiamati in causa, che hanno ricoperto o ricoprono cariche istituzionali.

PRESIDENTE. La mia responsabilità è in questo momento esasperata dalla gravità delle affermazioni rese e dalla sovraesposizione del soggetto ad eventuali e possibili rischi. Dal punto di vista della protezione, non mi sento di sottoporre a nessuna votazione questo punto; non riposerei per tutta la vita se sapessi che questo signore può essere sfiorato anche solo da un filo di vento. Dal regolamento mi deriva il potere di assumere le opportune iniziative al riguardo, quindi attiverò immediatamente il servizio di protezione affinché il signor Marini sia assistito in territorio ed altrettanto immediatamente sia disposto l'invio di due nostre unità della polizia giudiziaria per compiere l'operazione citata. Per quest'ultima, non vedo alcuna complicazione perché si tratta di un cittadino privato che richiede documenti propri... (Commenti dell'onorevole Kessler). Colleghi, non facciamo l'Accademia della crusca! Sul punto, dispongo in questa direzione: sarò un presidente autoritario, mi castigherete, ma vado avanti, perché la mia responsabilità non è affidata al voto di alcuno.
Quanto alla prosecuzione dei lavori - la cui conduzione, ordine e progressione è affidata al presidente -, considerate le garanzie acquisite sin dal primo giorno di insediamento della Commissione ed il numero dei colleghi iscritti a parlare, reputo di non poter espropriare nessuno del diritto di parola, tranne che non vi siano richieste di revoca dell'iscrizione a parlare o di mantenimento della stessa. Tuttavia, occorre sdrammatizzare evitando contrapposizioni, per cui convoco immediatamente l'ufficio di presidenza, integrato dai rappresentanti dei gruppi, allo scopo di definire il prosieguo dei lavori.
L'argomento che mi colpisce di più è l'esposizione dei soggetti: ricordo che in sede di programmazione dell'audizione del presidente Cossiga si disse che era necessario un «ombrello protettivo»; poiché in questa sede sono stati citati soggetti ai quali tutti dobbiamo rispetto istituzionale, sarà l'ufficio di presidenza - lo ribadisco - a stabilire l'eventuale prosieguo dei lavori, il calendario e quant'altro occorra.

UMBERTO RANIERI. Presidente, non comprendo: lei stesso ha detto che ci sono degli iscritti a parlare: allora si proceda!

PRESIDENTE. Onorevole Ranieri, lei è uomo esperto. Se mi volessi cautelare, sottoporrei a votazione la richiesta di sospensione, ma non l'ho voluto fare, anzi ho proposto di parlarne in ufficio di presidenza per trovare un punto di incontro.

GIAMPIERO CANTONI. A nome del gruppo di Forza Italia chiedo di mettere ai voti la sospensione dell'audizione.

PRESIDENTE. Senatore Cantoni, la prego di riformulare questa richiesta al termine della riunione dell'ufficio di presidenza.
Sospendo brevemente la seduta e convoco l'ufficio di presidenza, integrato dai rappresentanti dei gruppi.

La seduta, sospesa alle 15.20, è ripresa alle 15.50.

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