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Seduta del 29/1/2003


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Audizione del dottor Antonio Argentino, consulente pro tempore di Telecom Italia.

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca, al primo punto, l'audizione del dottor Antonio Argentino, già consulente di Telecom Italia.
Dottor Argentino, lei è stato sentito da altra autorità istituzionale?

ANTONIO ARGENTINO, Consulente pro tempore di Telecom Italia. Sì, dalla procura di Torino.

PRESIDENTE. Quindi, lei è già generalizzato in atti.

ANTONIO ARGENTINO, Consulente pro tempore di Telecom Italia. Sì.

PRESIDENTE. Quale era il suo rapporto con STET e poi con Telecom?

ANTONIO ARGENTINO, Consulente pro tempore di Telecom Italia. Il mio rapporto è prima con Italcable, Consultel e poi con Telecom Italia, quindi STET. Curavo i rapporti con il Medio oriente perché avevo lavorato come Sirti in Arabia Saudita per circa tre anni, poi con un rapporto continuo negli anni ottanta.

PRESIDENTE. Lei ha avuto rapporti molto stretti, nel senso di intensa cordialità, con il dottor Pascale?

ANTONIO ARGENTINO, Consulente pro tempore di Telecom Italia. Esattamente.

PRESIDENTE. Al punto che veniva a conoscenza di iniziative anche riservate?

ANTONIO ARGENTINO, Consulente pro tempore di Telecom Italia. Ne discutevamo a pranzo, almeno una volta a settimana con il dottor Pascale e l'ingegner Malta, che era il direttore generale di Telecom e, prima ancora...


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PRESIDENTE. Le chiedo, dottor Argentino, di avvicinarsi di più al microfono, perché non si sente.

ANTONIO ARGENTINO, Consulente pro tempore di Telecom Italia. Uno dei più stretti collaboratori del dottor Pascale era l'ingegner Malta, che a suo tempo era stato presidente, amministratore delegato e direttore generale dell'Italcable.

PRESIDENTE. Lei è a conoscenza, visti questi suoi rapporti con il dottor Pascale, di eventuali richieste di esponenti istituzionali rivolte al dottor Pascale?

ANTONIO ARGENTINO, Consulente pro tempore di Telecom Italia. Non capisco la domanda.

PRESIDENTE. Il mondo delle istituzioni, il mondo della politica, il mondo diverso da Telecom aveva un rapporto con il dottor Pascale in ordine a richieste, legittime o non legittime, faccia lei?

ANTONIO ARGENTINO, Consulente pro tempore di Telecom Italia. Credo che tutti si rivolgessero al dottor Pascale, politici e non politici, poiché era il capo azienda di uno dei gruppi più importanti d'Italia, che spendeva 15 mila miliardi all'anno.

PRESIDENTE. Mi scusi, si rivolgevano al dottor Pascale per sapere l'ora esatta, per sapere della partita di calcio...? C'era qualcosa di significativo?

ANTONIO ARGENTINO, Consulente pro tempore di Telecom Italia. Tutti chiedevano qualche cosa, sicuramente: posti di lavoro, commesse, eccetera, eccetera.

PRESIDENTE. Mi ascolti, dottor Argentino.

ANTONIO ARGENTINO, Consulente pro tempore di Telecom Italia. Prego.

PRESIDENTE. Io sono deputato da trent'anni e non mi sono mai rivolto al dottor Pascale, per mia colpa s'intende...

ANTONIO ARGENTINO, Consulente pro tempore di Telecom Italia. Ha fatto male.

PRESIDENTE. Ho fatto male, lo capisco. Allora mi dica: quelli che hanno fatto bene cosa hanno chiesto?

ANTONIO ARGENTINO, Consulente pro tempore di Telecom Italia. Io le posso raccontare di un'ultima richiesta, credo nel corso del 1996, che si riferiva ad un intervento, da parte della segreteria o dello stesso D'Alema, su Dioguardi, che versava in cattive condizioni per via di alcuni appalti che aveva preso in Germania e che, quindi, stata tracollando. Dioguardi è un imprenditore di Bari, cui credo fosse stata assegnata una commessa a Torino.

PRESIDENTE. A seguito di questo intervento?

ANTONIO ARGENTINO, Consulente pro tempore di Telecom Italia. È probabile.

PRESIDENTE. Ha conosciuto e, in caso positivo, come e quando il conte Vitali?

ANTONIO ARGENTINO, Consulente pro tempore di Telecom Italia. Certamente. Alla fine del 1996 il conte Vitali mi viene presentato dall'ingegner Albano Bragagni, amministratore delegato della Tratos Cavi, uno dei più grossi cavisti d'Italia. Mi viene presentato e mi parla dell'operazione Serbia in termini, diciamo così, dubitativi nei confronti degli interlocutori che in quel momento aveva. Quindi, conoscendo il rapporto con Pascale, sapendo che io avevo favorito negli ultimi tempi un operazione in India (l'acquisizione di una partecipazione sul cellulare di Delhi) e la vincita di due licenze (una sul Madhya Pradesh, un'altra su uno Stato a nord di Delhi), mi chiedono di poter intervenire su


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Pascale e di poterlo incontrare. Essendo presentato da una amico, telefono e chiamo il dottor Pascale...

GIUSEPPE CONSOLO. Chiediamo la cortesia di alzare l'audio. Perché riusciamo a sentire chiaramente il presidente e non il dottor Argentino?

PRESIDENTE. Perché è la voce presidenziale. Da sempre è stato così!
La invito, dottor Argentino, ad alzare il tono della sua voce.

ANTONIO ARGENTINO, Consulente pro tempore di Telecom Italia. Dicevo che avevamo portato a termine un'operazione in India dietro presentazione, da parte mia, degli sponsor e di partner indiani, che riguardava il Madhya Pradesh, il cellulare di Delhi (seconda licenza) e un altro Stato a nord di Delhi di cui adesso non ricordo il nome. Quindi, tutti sapevano che avevo un buon ascendente sul dottor Pascale, per amicizia e poi per la qualità, diciamo così, della mia collaborazione.

PRESIDENTE. Nel primo incontro che lei ha avuto con Vitali...

ANTONIO ARGENTINO, Consulente pro tempore di Telecom Italia. Unico incontro.

PRESIDENTE. Unico incontro. Vitali era solo o con altri?

ANTONIO ARGENTINO, Consulente pro tempore di Telecom Italia. Con l'ingegner Albano Bragagni.

PRESIDENTE. Chi è l'ingegner Bragagni?

ANTONIO ARGENTINO, Consulente pro tempore di Telecom Italia. L'ho spiegato prima ma lo ripeto, ci mancherebbe! L'ingegner Bragagni è il titolare di Tratos Cavi, che è una delle più grosse società d'Italia nel settore dei cavi ed era anche fornitore di Telecom Italia.

PRESIDENTE. L'ingegner Bragagni e soprattutto il conte Vitali negli incontri avuti con lei hanno vantato referenze, amicizie...

ANTONIO ARGENTINO, Consulente pro tempore di Telecom Italia. Bragagni assolutamente niente. Mi ha presentato il conte Vitali, che era portatore di un'iniziativa per la Serbia. Hanno avanzato la amicizia con Milosevic a tutti i livelli, con Milosevic e con tutto il gruppo dirigenziale serbo.

PRESIDENTE. Hanno vantato anche amicizie in Italia, intendo amicizie istituzionali?

ANTONIO ARGENTINO, Consulente pro tempore di Telecom Italia. No.

PRESIDENTE. Solo con Milosevic.

ANTONIO ARGENTINO, Consulente pro tempore di Telecom Italia. Milosevic e, diciamo, le autorità serbe.

PRESIDENTE. Noi abbiamo sfiorato un cognome e siccome lei è persona molto vicina a Pascale ed a questa vicenda di Telecom, almeno per la nascita...

ANTONIO ARGENTINO, Consulente pro tempore di Telecom Italia. No, no. Mi pare che la nascita sia ancora precedente al 1996.

PRESIDENTE. Mi riferivo alla nascita dei rapporti con Vitali.

ANTONIO ARGENTINO, Consulente pro tempore di Telecom Italia. Sì, solo nel 1996.

PRESIDENTE. Sì, ci limitiamo al periodo che ha detto lei. Abbiamo sfiorato un cognome - dicevo - che è quello dell'ingegner Maurizio Tucci. A lei dice qualcosa questo cognome?

ANTONIO ARGENTINO, Consulente pro tempore di Telecom Italia. L'ingegner


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Maurizio Tucci all'epoca era direttore estero del gruppo Ericsson e, da quello che so io, è stato poi introdotto a Vitali dallo stesso Bragagni. Credo o contemporaneamente al mio incontro, o successivamente.

PRESIDENTE. E che ruolo avrebbe avuto nell'affare?

ANTONIO ARGENTINO, Consulente pro tempore di Telecom Italia. Che ruolo abbia avuto nell'affare non lo so. So che è stato presentato perché me lo ha raccontato lo stesso Bragagni.

PRESIDENTE. Lei non ha mai conosciuto direttamente Tucci?

ANTONIO ARGENTINO, Consulente pro tempore di Telecom Italia. Sono amico di Tucci.

PRESIDENTE. E Tucci non le ha mai riferito di avere qualche entratura istituzionale, qualche appoggio?

ANTONIO ARGENTINO, Consulente pro tempore di Telecom Italia. Maurizio ha molte entrature, conosce molta gente. È molto amico dell'ex presidente... di Elia Valori, del presidente Cossiga, credo... è amico...

PRESIDENTE. Non voglio che lei mi faccia l'elenco delle amicizie dell'ingegner Tucci, che certamente non appartiene all'interesse di questa Commissione. Interessa a questa Commissione se in occasione dell'operazione Telekom-Serbia l'ingegner Tucci, parlando con lei, si sia mai rapportato a qualche soggetto istituzionale, nel senso di dire «sono amico di questo o di quell'altro», «interessa questo, interessa l'altro».

ANTONIO ARGENTINO, Consulente pro tempore di Telecom Italia. No, assolutamente.

PRESIDENTE. Quella della Serbia è stata un'operazione, a suo giudizio, positiva e, se così, perché Pascale non la fece?

ANTONIO ARGENTINO, Consulente pro tempore di Telecom Italia. Guardi, l'operazione Serbia, vista in termini geografici ed economici, poteva essere una buona operazione, perché ci permetteva di entrare nel mondo tedesco... nel mondo slavo e così via di seguito. Però, in quelle condizioni, in quella situazione politica (guerre, non guerre e compagnia bella) non credo fosse un'operazione da portare avanti. Io, onestamente, per via della amicizia con Bragagni ho alzato il telefono e ho chiamato il dottor Pascale, che mi ha detto «mandali dall'ingegner Aloia: faccio avvertire e lo faccio ricevere». Ma, onestamente, come ha avuto i suoi dubbi e le sue perplessità Aloia, li ho avuti anch'io. Poi, dell'operazione non mi sono più interessato, salvo, credo, qualche giorno dopo, nell'incontrarmi con Aloia, il quale mi disse «sai, è venuto qualcuno a parlarmi di Serbia»; «te li ho mandati io, attraverso il dottor Pascale». Mi disse «non mi piace», «non piace neanche a me»: chiuso l'argomento.

PRESIDENTE. Hanno motivato perché non piaceva né all'uno né all'altro, visto che lei ha parlato sia con Pascale sia con Aloia?

ANTONIO ARGENTINO, Consulente pro tempore di Telecom Italia. No, no, con Pascale non abbiamo parlato più dell'operazione.

PRESIDENTE. E Aloia?

ANTONIO ARGENTINO, Consulente pro tempore di Telecom Italia. Con Aloia sì. Non piaceva: non piaceva né il personaggio né l'operazione, dal punto di vista politico e anche perché era fuori dal crisma ufficiale, funzionale della STET. Non si era fatta mai un'operazione all'estero parlando con dei privati, onestamente. Si è parlato sempre a livello... salvo quando si facevano delle gare, come nel caso dell'India per cui, presentato il partner, sono andati, hanno vinto...

PRESIDENTE. Mi faccia capire: cosa significa parlare con privati? C'era il governo serbo che era interessato...


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ANTONIO ARGENTINO, Consulente pro tempore di Telecom Italia. Ma c'era un conte Vitali che si presentava per fare l'operazione.

PRESIDENTE. Il conte Vitali si presentava forte di quali referenze, di quali qualità, di quali appoggi?

ANTONIO ARGENTINO, Consulente pro tempore di Telecom Italia. Di un rapporto diretto con Milosevic e compagni, con cui andava insieme a caccia e a cavallo.

PRESIDENTE. Lei sa se il conte Vitali parla il serbo, l'inglese o qualche altra lingua?

ANTONIO ARGENTINO, Consulente pro tempore di Telecom Italia. Non lo so. Io ho parlato solo in italiano e in calabrese con il conte Vitali.

PRESIDENTE. Dunque, due lingue le conosceva...!

ANTONIO ARGENTINO, Consulente pro tempore di Telecom Italia. No, io ho parlato in italiano e in calabrese. Lui può darsi che ne conosca di più. Io conosco un po' di inglese, un po' di francese e, quando ero in Arabia, un po' di arabo, però adesso l'ho dimenticato.

PRESIDENTE. Visto che ha richiamato le sue conoscenze linguistiche: lei ha curato affari all'estero per STET ed ha concluso operazioni?

ANTONIO ARGENTINO, Consulente pro tempore di Telecom Italia. Io ho dato una mano a STET per entrare nel mercato indiano.

PRESIDENTE. Di che valore?

ANTONIO ARGENTINO, Consulente pro tempore di Telecom Italia. L'investimento della STET nel mercato indiano è stato di 70 milioni di dollari. Quando è stato svenduto, è stato svenduto a 130 milioni di dollari.

PRESIDENTE. Quindi quasi il doppio.

ANTONIO ARGENTINO, Consulente pro tempore di Telecom Italia. Quasi il doppio. Però perché qualcheduno, giustamente, il signor Colaninno, ha detto che l'India e il subcontinente indiano non erano importanti e la signora... la sua assistente... la figlia di... è stato anche presidente dell'IRI... ora ricordo, la Nobile, ha svenduto la linea per 130 milioni di dollari.

PRESIDENTE. E per questa operazione così importante...

ANTONIO ARGENTINO, Consulente pro tempore di Telecom Italia. Un grazie...

PRESIDENTE. Mi faccia completare la domanda.

ANTONIO ARGENTINO, Consulente pro tempore di Telecom Italia. Io credo che lei voglia andare a parare là: grazie.

PRESIDENTE. Se si fa lei le domande e si dà anche le risposte, risolviamo il problema ed accorciamo i tempi! Io vorrei inserirmi timidamente, se me lo consente, per sapere se lei abbia percepito mediazioni.

ANTONIO ARGENTINO, Consulente pro tempore di Telecom Italia. Mai.

PRESIDENTE. Neppure una lira?

ANTONIO ARGENTINO, Consulente pro tempore di Telecom Italia. Neanche una lira.

PRESIDENTE. Lei ha detto che ad un certo punto l'operazione si arenò. Chi favorì lo sblocco della stessa?

ANTONIO ARGENTINO, Consulente pro tempore di Telecom Italia. Nel 1996 la


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cosa si chiuse là. Giravano voci che dicevano che Pascale era contrario, ma credo che egli se ne fosse disinteressato subito dopo, una volta avuta la risposta da Aloia. Poi Pascale... si sa: il gigante è stato tagliato a pezzi e chi è venuto dopo, dato che la portava avanti da 1995, l'ha completata.

PRESIDENTE. Lei vede collegamenti tra la liquidazione di Pascale, questo gigante fatto a pezzi, questa macelleria (così sintetizzo io, per come ha detto lei), e l'operazione Telekom-Serbia?

ANTONIO ARGENTINO, Consulente pro tempore di Telecom Italia. Ma... credo che può essere una delle tante ragioni. Secondo me la ragione principale era che Ernesto avrebbe voluto una privatizzazione...

PRESIDENTE. Ernesto chi?

ANTONIO ARGENTINO, Consulente pro tempore di Telecom Italia. Pascale, mi scusi. Il dottor Pascale avrebbe voluto una privatizzazione un po' diversa: un po' più seria.

PRESIDENTE. Lei ha mai sentito parlare di conti riservati, presso cui sarebbero transitati finanziamenti da imprese e imprenditori alla politica?

ANTONIO ARGENTINO, Consulente pro tempore di Telecom Italia. No.

PRESIDENTE. Di Serbia si cominciò a parlare nel 1994 con Iritel.

ANTONIO ARGENTINO, Consulente pro tempore di Telecom Italia. Iritel, esatto.

PRESIDENTE. Chi era ai vertici delll'IRI, a quei vertici? Ovvero, le stesse persone si troveranno, anni più tardi, ad interessarsi della vicenda di Telekom-Serbia o no?

ANTONIO ARGENTINO, Consulente pro tempore di Telecom Italia. Ai vertici dell'IRI o dell'Iritel, presidente?

PRESIDENTE. Io le chiesto chi era al vertice IRI e se quei vertici, ovvero le stesse persone, si ritrovano anni più tardi ad interessarsi della vicenda Telekom-Serbia...

ANTONIO ARGENTINO, Consulente pro tempore di Telecom Italia. Credo che, all'epoca, ai vertici dell'IRI ci fosse il dottor Tedeschi, con il dottor Micheli, che era un po' il deus ex machina all'IRI.

PRESIDENTE. Da chi è stata curata, trattata, come dite voi, la vicenda Telekom-Serbia?

ANTONIO ARGENTINO, Consulente pro tempore di Telecom Italia. Da quello che ne so io è stata curata da Tommasi in prima persona, da Gerarduzzi, da Cicchetti, Revitti e qualche altro, diciamo così, dal punto di vista formale. Ma dal punto di vista sostanziale credo sia stata trattata da questi tre personaggi. Revitti è morto l'anno scorso, a fine anno, ma Tommasi, Gerarduzzi e Cicchetti erano quelli che gestivano l'operazione.

PRESIDENTE. Chi viene nominato dopo Tommasi?

ANTONIO ARGENTINO, Consulente pro tempore di Telecom Italia. Bernabé.

PRESIDENTE. Tommasi si attiva per la nomina di Bernabé o è estraneo?

ANTONIO ARGENTINO, Consulente pro tempore di Telecom Italia. Tommasi viene fatto fuori... no. Tommasi ci piange sopra, credo.

PRESIDENTE. No, la mia domanda è diversa. Siccome lei è uomo aduso a queste cose, ha capito la domanda. Voglio dire che Tommasi, alla fine, può anche essere liquidato, ma, nello stesso tempo, si


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fa il beau geste di concordare il successore: c'era questo rapporto o fu un rapporto polemico, un rapporto di contrasto?

ANTONIO ARGENTINO, Consulente pro tempore di Telecom Italia. Non credo che la personalità di Tommasi fosse tale da accettare o da favorire... Non credo.

MICHELE LAURIA. C'era lo zoccolo duro della FIAT...

ANTONIO ARGENTINO, Consulente pro tempore di Telecom Italia. Mah...

PRESIDENTE. Sta maturando in me la convinzione di audire lei. Lei è prossimo a questo tavolo!

ANTONIO ARGENTINO, Consulente pro tempore di Telecom Italia. Onorevole, lo zoccolo della FIAT l'ha dimostrato così bene che la FIAT ha avuto con lo 0,6 il comando del più grosso gruppo d'Italia e l'ha buttato al vento! Mi scusi.

MICHELE LAURIA. Questo è un altro paio di maniche.

ANTONIO ARGENTINO, Consulente pro tempore di Telecom Italia. Questa è l'insipienza della FIAT. Perché a me risulta che quando l'avvocato Agnelli...

PRESIDENTE. Scusate, non interferiamo. Farete poi le domande.
Se lei ha da fare questo chiarimento al senatore Lauria, potete scambiarvi i numeri di telefono...

ANTONIO ARGENTINO, Consulente pro tempore di Telecom Italia. No, no.

PRESIDENTE. Allora, continuiamo. L'ingegner Del Vecchio, all'epoca, è capo dell'Internazionale Telecom.

ANTONIO ARGENTINO, Consulente pro tempore di Telecom Italia. È esatto.

PRESIDENTE. E lui litiga per la questione OTE.

ANTONIO ARGENTINO, Consulente pro tempore di Telecom Italia. Sì.

PRESIDENTE. Sa perché?

ANTONIO ARGENTINO, Consulente pro tempore di Telecom Italia. Beh, no. Io vedevo spesso Del Vecchio sia per l'India sia per l'Arabia Saudita: un giorno, prendendo il caffè, mi raccontava dei pasticci che aveva in Serbia e che stava litigando con la OTE perché la OTE - ho capito da quello che mi diceva - non pagava una sua quota.

PRESIDENTE. Che significa: che aveva la OTE una quota importante e non aveva pagato?

ANTONIO ARGENTINO, Consulente pro tempore di Telecom Italia. Da quello che riuscii a capire, Telecom aveva pagato qualcosa per conto della OTE e OTE non voleva pagare qualcosa.

PRESIDENTE. Mi faccia capire: OTE entra in questa operazione e solleva...

ANTONIO ARGENTINO, Consulente pro tempore di Telecom Italia. Sì, sì...

PRESIDENTE. Mi ascolti. Lei ha questa facoltà di individuare il mio pensiero ed è una cosa bellissima: la userò come sponda della mia vita...

ANTONIO ARGENTINO, Consulente pro tempore di Telecom Italia. No, no.

PRESIDENTE. La OTE entra in questa operazione e solleva Telecom Italia dalla quota del 49 per cento in una misura del 20 per cento. Ci siamo?

ANTONIO ARGENTINO, Consulente pro tempore di Telecom Italia. Sì.

PRESIDENTE. Il 29 per cento resta in potere di Telecom Italia. Questo 20 per cento venne versato o no dall'OTE? Per quello che dice lei, pare che ci sia un tragitto diverso.


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ANTONIO ARGENTINO, Consulente pro tempore di Telecom Italia. No, no, non ho detto questo. Non ero né presente, né altro. Le sto riferendo: Archimede Del Vecchio, un giorno, casualmente, oltre a discutere di fatti che riguardavano tutti e due, ha avuto una espressione nei confronti - diciamo - delle incomprensioni con la OTE, perché la OTE non pagava qualcosa che era dovuto a Telecom Italia, probabilmente si trattava di royalty o di altra cosa, non so. Provate a chiedere...

PRESIDENTE. Dottor Argentino, mi ascolti. L'ingegner Del Vecchio si chiama Archimede, come ha detto lei, e come il suo predecessore antico aveva bisogno di una leva per sollevare il mondo, no?

ANTONIO ARGENTINO, Consulente pro tempore di Telecom Italia. Sì.

PRESIDENTE. Quale circostanza precisa adduceva Del Vecchio? Non era una lamentazione generica.

ANTONIO ARGENTINO, Consulente pro tempore di Telecom Italia. No, era una lamentazione generica, perché con Archimede c'erano dei rapporti abbastanza... Poi, Archimede è abbastanza ermetico, però si capiva che c'era qualche problema di incomprensione tra i partner.

PRESIDENTE. Lei è stato sentito in altra sede - non dica dove, perché non ci interessa saperlo, anche se lo sappiamo: lei, io e la Commissione intera - : in quella occasione lei ha parlato di una richiesta di danaro.

ANTONIO ARGENTINO, Consulente pro tempore di Telecom Italia. Esatto.

PRESIDENTE. Vuole illustrarci che cosa significa? Perché la cosa è rimasta in aria.

ANTONIO ARGENTINO, Consulente pro tempore di Telecom Italia. Dopo il primo articolo di Repubblica venne poi l'intervista ad Aloia da parte del Giornale e subito dopo uscì un'altra intervista di Guzzanti... cioè venne fuori qualcosa che riguardava la procura di Torino e quindi l'inizio dell'indagine da parte della procura. Io sono molto amico del dottor Brunelli, che era direttore generale di Sirti, del gruppo STET: ci vedevamo almeno una volta la settimana, perché assieme eravamo stati io presidente e amministratore delegato della Itel di Catania, società che avevo risanato, e poi avevamo - io per la quota del 21 per cento e la Sirti per la quota del 35 per cento - venduto ai fratelli Torrisi di Catania... Avevamo risanato una situazione abbastanza antipatica ed è rimasta una magnifica amicizia. Quando venne fuori che la procura di Torino avrebbe indagato sull'operazione Serbia... una telefonata, mi dice «è scoppiata la grana». Bene. «Io so tutto», fa lui. «No, io so tutto» dico «perché il conte Vitali è venuto da me». «E vediamoci!». Ci siamo visti...

PRESIDENTE. Ci siamo visti con chi? Lo ripeta.

ANTONIO ARGENTINO, Consulente pro tempore di Telecom Italia. Io e il dottor Brunelli, Ferdinando Brunelli, nel mio ufficio: io ho raccontato la storia del conte Vitali: visita; visita ad Aloia; risposta negativa di Aloia, trasparente nell'incontro avuto fra il conte Vitali e Aloia alla presenza della dottoressa Cico, e quindi la risposta del conte Vitali, che dice «se a voi l'operazione non interessa, non la faccio con voi; la faccio con...

PRESIDENTE. E questo è stato acquisito.

ANTONIO ARGENTINO, Consulente pro tempore di Telecom Italia. Perfetto.

GIUSEPPE CONSOLO. Con...?

ANTONIO ARGENTINO, Consulente pro tempore di Telecom Italia. «La faccio con Tommasi e Gerarduzzi». Allora il buon Ferdinando mi dice...


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PRESIDENTE. Veramente, per essere esatti, lui disse «ci pensa Gerarduzzi».

ANTONIO ARGENTINO, Consulente pro tempore di Telecom Italia. A me è stato riferito...

PRESIDENTE. Non ha importanza, non cambia niente. Lo dico per il dato storico, perché questo è quello che abbiamo appreso noi.

ANTONIO ARGENTINO, Consulente pro tempore di Telecom Italia. Fatto sta che Ferdinando Brunelli mi dice: «C'è un particolare: Gerarduzzi è venuto da noi, prima, negli anni passati». «Come è venuto da voi?». «È venuto da noi perché ha chiesto un incontro all'ingegner Montella, amministratore delegato della Sirti, il quale Montella, venendo fuori dai guai di tangentopoli - dove aveva passato qualche giorno a San Vittore, credo - ha voluto incontrare Gerarduzzi unitamente a Brunelli. Quindi l'incontro è stato a tre.

PRESIDENTE. A tre chi?

ANTONIO ARGENTINO, Consulente pro tempore di Telecom Italia. Gerarduzzi, Brunelli e Montella. E la richiesta fu di 120 miliardi cash per chiudere l'operazione Telekom-Serbia, e in cambio la Sirti avrebbe avuto l'affidamento di tutto il rifacimento della rete chiavi in mano.

PRESIDENTE. Centoventi miliardi chiesti a che titolo?

ANTONIO ARGENTINO, Consulente pro tempore di Telecom Italia. Per fare l'operazione.

PRESIDENTE. Ma per fare l'operazione è una richiesta istituzionale o obliqua?

ANTONIO ARGENTINO, Consulente pro tempore di Telecom Italia. Assolutamente. La richiesta istituzionale si faceva attraverso l'IRI o attraverso la STET.

PRESIDENTE. Quindi, come la definisce lei? Che tipo di richiesta era?

ANTONIO ARGENTINO, Consulente pro tempore di Telecom Italia. Centoventi miliardi cassa non sono una cosa normale.

PRESIDENTE. E cioè?

ANTONIO ARGENTINO, Consulente pro tempore di Telecom Italia. È una tangente. Sono tangenti.

PRESIDENTE. Il vocabolario italiano è ricco, né trovi una...

ANTONIO ARGENTINO, Consulente pro tempore di Telecom Italia. Tangente.

PRESIDENTE. Questa tangente che sarebbe stata chiesta...

ANTONIO ARGENTINO, Consulente pro tempore di Telecom Italia. Equivaleva a circa il 3 per cento degli apparati che sarebbero stati messi in opera...

PRESIDENTE. Continui, non la interrompo. E allora?

ANTONIO ARGENTINO, Consulente pro tempore di Telecom Italia. Montella credo che abbia risposto negativamente, perché a San Vittore non ci sarebbe voluto tornare.

PRESIDENTE. Mi scusi: c'è una richiesta enorme, di 120 miliardi. Asseritamente, questi 120 miliardi dovrebbero essere destinati a Gerarduzzi.

ANTONIO ARGENTINO, Consulente pro tempore di Telecom Italia. Gerarduzzi per conto di...

PRESIDENTE. Ecco: li chiede per sé, per altri, per chi?

ANTONIO ARGENTINO, Consulente pro tempore di Telecom Italia. Li chiede per fare l'operazione. Per fare l'operazione doveva ungere tante di quelle ruote...


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PRESIDENTE. Indicò qualcuna di queste ruote?

ANTONIO ARGENTINO, Consulente pro tempore di Telecom Italia. A me nessuna di queste ruote.

PRESIDENTE. Quindi, genericamente diceva che i 120 miliardi servivano come lubrificante, ma non ha detto quali organi del motore dovessero essere lubrificanti. È così? Lei non ha avuto elementi successivi per sapere qualcosa, cioè a chi sarebbero state destinate queste somme?

ANTONIO ARGENTINO, Consulente pro tempore di Telecom Italia. Avrei dovuto mettere in moto la CIA, ma non avevo questa possibilità!

PRESIDENTE. In ordine a questa circostanza, che oggettivamente - indipendentemente dall'accertamento, che sarà compito nostro - è di grande rilievo, quando ha sentito dell'operazione lei cosa ha fatto?

ANTONIO ARGENTINO, Consulente pro tempore di Telecom Italia. E cosa dovevo fare? Ormai ero persona... Stavamo parlando del 2001.

PRESIDENTE. No, non dico intervento nell'operazione: intervento nella confidenza. Lei ha registrato, ha fatto qualcosa?

ANTONIO ARGENTINO, Consulente pro tempore di Telecom Italia. No, mai. Chiacchierando poi con Scanni, il giornalista del Giornale, gli ha raccontato dell'incontro con Brunelli e, purtroppo, è uscito di nuovo sul giornale, credo da parte di Guzzanti. A quel punto si è scatenato un putiferio: Tucci, chiamato in causa, ha fatto fare una smentita; Montella ha minacciato richieste di danni miliardari. Si sono tutti preoccupati e Scanni è tornato da me. Io ho detto: «Guarda, caro Beppe, l'unica cosa che posso fare è invitare Ferdinando Brunelli qua da me. Se ti fa un'intervista, ti ripete quello che ha detto a me». Abbiamo stabilito più o meno il giorno, ho chiamato Bunelli, l'ho fatto venire nel mio ufficio e, in attesa - perché, poi, io sono pure prudente e avendo dato io la notizia dei 120 miliardi, i danni potevano chiederli anche a me -, mentre aspettavamo Scanni ho registrato.

PRESIDENTE. Ha registrato che cosa?

ANTONIO ARGENTINO, Consulente pro tempore di Telecom Italia. Ho registrato di nuovo tutti i fatti come erano avvenuti, quelli che mi erano già stati raccontati da Brunelli a suo tempo.

PRESIDENTE. E come fa lei, che già si trova armato della cassetta, a non averla versata...

ANTONIO ARGENTINO, Consulente pro tempore di Telecom Italia. L'ho versata. Io la cassetta l'ho messa a disposizione...

PRESIDENTE. Non soffra, per favore, di incontinenza. Non ho completato la domanda. Come fa a non averla versata a Torino?

ANTONIO ARGENTINO, Consulente pro tempore di Telecom Italia. L'ho mandata a Torino.

PRESIDENTE. E che fine ha avuto?

ANTONIO ARGENTINO, Consulente pro tempore di Telecom Italia. Le spiego. Quando sono stato chiamato a Torino, io ho raccontato tutto quello che era a mia conoscenza, e lo potete vedere dai verbali. Ho raccontato per filo e per segno tutto quello che ci eravamo detti con Brunelli. Brunelli è stato chiamato - credo la prima volta -, ha negato. Io sono stato richiamato e ho fatto un confronto all'americana con Brunelli. Gli ho detto: «Ferdinando, attenzione a non dire bugie, perché, alla fine, io ti ho registrato. Sei stato registrato». «Tira fuori la registrazione». «Benissimo». Dato che la registrazione io l'avevo data a Scanni, perché la conservassero


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onde pararsi da una eventuale richiesta di danni miliardari da parte di Montella, non avevo nessun problema a farla recapitare a Torino. Ho chiesto a Scanni: «Per favore, prendete la cassetta e mandatela a Torino. Però fatemi la cortesia di mandarla prima me, perché la voglio risentire, almeno. Ve l'ho data... non ho fatto...». Loro hanno mandato la cassetta direttamente a Torino. Sembrerebbe che questa cassetta non si potesse sentire. Ho detto: ci sarà qualcuno che ha sentito la cassetta, ha sbobinato, avrà cancellato. Dopo qualche tempo, rivedendo in mezzo a certe cose mie personali, ho ritrovato la cassetta: l'ho riascoltata e mi sembrava quella che, teoricamente, doveva andare da Milano a Torino. Ho chiamato subito la procura di Torino, il dottor Paolo Storari e ho detto: «Guardi, qua deve essere successo un qui pro quo perché, probabilmente, dato che quando ho registrato ho tirato fuori da un contenitore di cassette una delle cassette, avrò sfilato la cassetta sbagliata ed ho dato a Scanni quella sbagliata. La cassetta è qua». «Me la può portare su?». «Mi ci faccia pensare, perché io già sono venuto tre volte a Torino e non vorrei venire la quarta volta». Comunque, dopo un paio di giorni ho detto: «Dottor Paolo, la cassetta...

PRESIDENTE. Dottor?

ANTONIO ARGENTINO, Consulente pro tempore di Telecom Italia. Paolo Storari. «La cassetta è a vostra disposizione. Mandate i carabinieri. La metto in una busta sigillata e ve la mando». Nessuno mi ha più richiesto la cassetta. Eccola qua.

PRESIDENTE. Quando è stato questo colloquio?

ANTONIO ARGENTINO, Consulente pro tempore di Telecom Italia. Il 23 aprile 2001. L'ho chiusa e da allora non l'ho più toccata.

PRESIDENTE. Il 23 aprile 2001, cioè quasi due anni fa. E non ha avuto più seguito questa sua offerta? Questa è la cassetta che doveva andare a Torino?

ANTONIO ARGENTINO, Consulente pro tempore di Telecom Italia. A Torino. L'ho chiusa, l'ho sigillata e da allora...

PRESIDENTE. Noi abbiamo il potere di acquisirla e la acquisiamo.

ANTONIO ARGENTINO, Consulente pro tempore di Telecom Italia. È sua.

PRESIDENTE. La cassetta, a questo punto, viene versata agli atti e siccome noi dobbiamo dare...

ANTONIO ARGENTINO, Consulente pro tempore di Telecom Italia. Risentitela, perché può darsi che si sia scordata pure lei...

PRESIDENTE Poiché abbiamo contenuti giuridici da rispettare, a questo punto la cassetta viene sequestrata, versata agli atti ed avviata, poi, alla procedura di trascrizione, perché in via segreta i commissari possano avere contezza di quello che essa contiene.

GIUSEPPE CONSOLO. Presidente, chiedo che prima della traduzione venga fatta una copia della cassetta medesima da parte di codesto ufficio, poiché ci sono cattivi precedenti, non di qui.

PRESIDENTE. È chiaro. Con tutte le garanzie.

ANTONIO ARGENTINO, Consulente pro tempore di Telecom Italia. Scusate. Posso, presidente, riallacciarmi all'incontro fra Brunelli e il sottoscritto prima e poi Scanni? Quando Scanni venne - ho detto pure alla procura di Torino il contenuto dell'incontro tra Brunelli, il sottoscritto e Scanni - Brunelli si rifiutò di fare l'intervista con Scanni. Io dissi: «Guarda, è Scanni che ha scritto sul Giornale... Facciamoci una chiacchierata. Chiariamoci, perché Montella si lamenta... Non è corretto. Tu me l'hai detto...». Lui


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ha risposto (Scanni era presente, è testimone e può riferirlo): «Io - in parole povere - non vado contro degli amici, perché, se vogliamo cercare il pelo nell'uovo, vedete quello che sta combinando Colaninno, che sta spogliando Telecom Italia e nessuno se ne preoccupa. Per una sciocchezza del genere...

PRESIDENTE. Quindi, questa sciocchezza di 120 miliardi ha avuto mai, da parte sua, un seguito di informazione? Intendo successivamente all'evento, poiché lei prima ha detto che non ha saputo...

ANTONIO ARGENTINO, Consulente pro tempore di Telecom Italia. A me risulta che, ad un certo punto, Scanni abbia incontrato Gerarduzzi, da quello che so io, presso il circolo Aniene, vicino a piazza del Popolo. E Gerarduzzi credo che abbia messo nero su bianco a chi sono andate le prebende.

PRESIDENTE. Dottor Argentino, è un momento molto importante per noi e per il paese, che ci ha dato mandato attraverso il Parlamento. Lei ha sentito...

ANTONIO ARGENTINO, Consulente pro tempore di Telecom Italia. Da Scanni.

PRESIDENTE. Da Scanni. Le ha dato qualche notizia in più? Quello che Geraduzzi sapeva l'ha comunicato e lei, alla fine, lo ha a sua volta saputo?

ANTONIO ARGENTINO, Consulente pro tempore di Telecom Italia. No, no. Ho saputo solo che Gerarduzzi su un foglietto di carta gli aveva messo nero su bianco tutti...

PRESIDENTE. A Scanni?

ANTONIO ARGENTINO, Consulente pro tempore di Telecom Italia. A Scanni.

PRESIDENTE. Il che significa che Scanni deve saperlo.

CARLO TAORMINA. Ma Scanni è stato sentito...

PRESIDENTE. Lo so.

ANTONIO ARGENTINO, Consulente pro tempore di Telecom Italia. Sì, però io non ho mai fatto con Scanni... Con Scanni e Brunelli, mi scusi, onorevole, io non sono stato mai sentito per poter chiudere il loop. Io mi sono messo a disposizione, ho dato la cassetta, dopo di che nessuno... Ho dato la cassetta: la prima, non so se c'era o non c'era qualcosa, ma non credo, perché se la casetta è là, credo di aver commesso un errore io, in buona fede. Dopo di che, ho dato disponibile la casetta, mi sono reso disponibile, nessuno mi ha più sentito. A quel punto ho detto: va bene, non interessa più a nessuno questa operazione.

PRESIDENTE. Ora, abbia la cortesia di fare attenzione. Questa che le mostro è la cassetta che lei ci ha consegnato: noi la pinziamo...

ANTONIO ARGENTINO, Consulente pro tempore di Telecom Italia. È già pinzata da allora.

PRESIDENTE. È già pinzata da lei. Noi abbiamo le nostre garanzie. Le chiedo di sottoscrivere, con la data di oggi (Commenti).

GIUSEPPE CONSOLO. «Nel corso di udienza, nulla ostando la Commissione medesima...

PRESIDENTE. Aspettate, colleghi. Andiamo per ordine. La cassetta a questo punto diviene patrimonio probatorio della Commissione. È stata da noi pinzata, viene controfirmata dal presidente. Dottor Argentino, lei chiede che se ne faccia uso riservato o segreto?

ANTONIO ARGENTINO, Consulente pro tempore di Telecom Italia. Riservato o segreto, qual è la differenza? Fatene l'uso


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che volete. Io l'ho messa a disposizione della procura, adesso la do voi. Non ho niente da nascondere.

PRESIDENTE. Ho avanzato una richiesta. Decideremo noi.

ANTONIO ARGENTINO, Consulente pro tempore di Telecom Italia. Presidente, voglio chiarire che la cassetta io l'ho fatta a protezione di Scanni e del Giornale, perché c'era qualcuno che chiedeva danni miliardari e, a quel punto, mi sentivo responsabile moralmente.

PRESIDENTE. Chiaro. Questa cassetta è l'unica che lei ha?

ANTONIO ARGENTINO, Consulente pro tempore di Telecom Italia. Assolutamente.

PRESIDENTE. La procura di Torino non ha questa cassetta?

ANTONIO ARGENTINO, Consulente pro tempore di Telecom Italia. No.

PRESIDENTE. Quindi, noi non siamo vincolati alle procedure di Torino. Non è atto che faccia parte del patrimonio probatorio acquisito da Torino, quindi stabiliremo noi se segretarlo.
Prima di concludere e passare la parola ai colleghi...

CARLO TAORMINA. Per il momento, perché dopo la trascrizione dovremo riascoltarlo.

PRESIDENTE. Naturalmente, prima di concludere allo stato. Dunque, le chiedo: Sirti evoca qualcosa in lei? C'è stata una richiesta fatta a Sirti?

ANTONIO ARGENTINO, Consulente pro tempore di Telecom Italia. La richiesta fu fatta a Sirti. L'ingegner Montella era in qualità di amministratore delegato della Sirti.

PRESIDENTE. E Sirti che collegamento aveva con Telecom?

ANTONIO ARGENTINO, Consulente pro tempore di Telecom Italia. Sirti era un pezzo di Telecom. Era posseduta da Telecom.

PRESIDENTE. Quindi c'erano dei vasi comunicanti, possiamo definirli così?

ANTONIO ARGENTINO, Consulente pro tempore di Telecom Italia. Assolutamente. Montella non muoveva foglia se non chiedeva al dottor Pascale.

PRESIDENTE. Perfetto. Io ho concluso. Si sono iscritti per formulare domande l'onorevole Vito, il senatore Consolo, l'onorevole Kessler, il presidente Nan, il senatore Lauria e il senatore Eufemi. Lei è molto «gettonato», come vede!

ANTONIO ARGENTINO, Consulente pro tempore di Telecom Italia. Infatti, ho visto.

ALFREDO VITO. Dottore, lei ha detto di essere stato collaboratore di Pascale...

ANTONIO ARGENTINO, Consulente pro tempore di Telecom Italia. Dire collaboratore significa essere subordinati, mentre io ero consigliere.

ALFREDO VITO. D'accordo, ma il dottor Pascale le ha mai confidato i motivi in base ai quali è stato fatto fuori?

ANTONIO ARGENTINO, Consulente pro tempore di Telecom Italia. Nel gennaio 1997 il dottor Pascale ci riferì di una telefonata tra lui ed il professor Prodi, avvenuta prima di Natale, su cui il sottoscritto e l'ingegner Malta facemmo la stessa battuta, ossia «sta per farti fuori!».

PRESIDENTE. Di questa telefonata tra Prodi e Pascale, le ha riferito lo stesso Pascale: quale era il contesto?


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ANTONIO ARGENTINO, Consulente pro tempore di Telecom Italia. Eravamo a pranzo.

PRESIDENTE. Il contenuto della telefonata quale era?

ANTONIO ARGENTINO, Consulente pro tempore di Telecom Italia. Era una telefonata di auguri, per incontrarsi, su cui l'ingegner Malta ed io facemmo la stessa battuta, cioè «sta per farti fuori!».

PRESIDENTE. Mi scusi, avete dedotto ambedue che dagli auguri sarebbe derivato ...

ANTONIO ARGENTINO, Consulente pro tempore di Telecom Italia. Non c'è stato mai un grande feeling tra il dottor Pascale e .....

PRESIDENTE. Perdoni l'interruzione, ma trattandosi di una telefonata cordiale, di auguri come lei ha specificato, perché avete dedotto che era l'annuncio della decapitazione?

ANTONIO ARGENTINO, Consulente pro tempore di Telecom Italia. Nell'aria si sentono queste cose; gli addetti ai lavori capiscono che l'atmosfera sta cambiando.

PRESIDENTE. Il vostro servizio meteorologico ha intuito il vento, è così?

ANTONIO ARGENTINO, Consulente pro tempore di Telecom Italia. Esatto.

ALFREDO VITO. Gerarduzzi a chi rispondeva?

ANTONIO ARGENTINO, Consulente pro tempore di Telecom Italia. A Tommasi.

ALFREDO VITO. Tommasi - che era al vertice - aveva rapporti con uomini politici?

ANTONIO ARGENTINO, Consulente pro tempore di Telecom Italia. Quale vertice? Dopo il gigante venne il nano, naturalmente dal punto di vista professionale.

ALFREDO VITO. Quali erano i rapporti politici di Tommasi?

ANTONIO ARGENTINO, Consulente pro tempore di Telecom Italia. Per quello che ne sapevamo, Tommasi rispondeva a Prodi ed a Micheli. Successivamente pare che attraverso Cicchetti rispondesse anche a D'Alema.

ALFREDO VITO. Mi faccia capire. Pascale è stato fatto fuori da Prodi (secondo il fatto meteorologico della telefonata) e sostituito da Tommasi, uomo di Prodi e Micheli. A quel punto la vicenda di Telekom-Serbia ebbe un forte impulso?

ANTONIO ARGENTINO, Consulente pro tempore di Telecom Italia. Partì.

ALFREDO VITO. Poiché Pascale e Chirichigno erano fortemente contrari all'operazione - secondo quanto è emerso dalle loro audizioni - da un punto di vista tecnico quale ruolo ha assunto l'ingegner Tucci? Forse di collaborazione?

ANTONIO ARGENTINO, Consulente pro tempore di Telecom Italia. Questo non lo posso dire. Se lei mi chiede se Tucci avesse dei rapporti di carattere politico, risponderei di sì.

ALFREDO VITO. Tucci con chi era collegato?

ANTONIO ARGENTINO, Consulente pro tempore di Telecom Italia. Con uno degli uomini più potenti d'Italia, il presidente delle Autostrade Elia Valori, il quale aveva buone frequentazioni con il presidente Cossiga e credo anche con il ministro Dini, perché era molto amico della moglie.

ALFREDO VITO. Che significa «era molto amico della moglie»?


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ANTONIO ARGENTINO, Consulente pro tempore di Telecom Italia. Conosceva la moglie di Dini.

ALFREDO VITO. Conosceva Dini o sua moglie?

ANTONIO ARGENTINO, Consulente pro tempore di Telecom Italia. Credo tutte e due, mi ha sempre detto di avere ottime entrature in casa Dini.

ALFREDO VITO. Se collaborò a sbloccare l'operazione, con chi lo fece?

ANTONIO ARGENTINO, Consulente pro tempore di Telecom Italia. Questo non lo penso, né lo so.

ALFREDO VITO. Oltre che nella vicenda da lei raccontata, Brunelli ebbe un ruolo anche nell'operazione Telekom-Serbia?

ANTONIO ARGENTINO, Consulente pro tempore di Telecom Italia. Assolutamente nessuno. La Sirti sarebbe venuta a valle se avesse provvisto ai 120 miliardi, perché invece di usare la normale procedura di acquisizione e di gara, ci sarebbe stata un'assegnazione unica a Sirti per il rifacimento della rete per un ammontare tra i 5 e i 7 mila miliardi di investimento. La Sirti si sarebbe abbondantemente rifatta dell'eventuale cash pagato.

ALFREDO VITO. Quindi, è lecito pensare che se ci fossero state delle dazioni per realizzare l'acquisizione del 29 per cento di Telekom-Serbia anche altre dazioni potevano essere concordate sui lavori da eseguire, di cui la beneficiaria sarebbe stata la Sirti, secondo quanto stabilito?

ANTONIO ARGENTINO, Consulente pro tempore di Telecom Italia. Non sono in grado di dirlo. La richiesta nei termini in cui fu riferita da Brunelli era la seguente: dobbiamo chiudere l'operazione Serbia, abbiamo bisogno di 120 miliardi!

CARLO TAORMINA. Che cosa significa «chiudere»? 120 miliardi a che cosa servivano?

MICHELE LAURIA. Presidente, credo si faccia confusione tra Telekom-Serbia e Sirti.

ANTONIO ARGENTINO, Consulente pro tempore di Telecom Italia. Chiarisco immediatamente.

ALFREDO VITO. Consentitemi prima di completare la domanda. Mi corregga se sbaglio: per precedenti vicende accadute nel nostro paese, a volte bisogna pagare una tangente, anche se è difficile farlo con il contratto principale, perché vi sono rapporti particolari tra Stati e tra banche. Tuttavia si stabilisce che, una volta operata un'acquisizione, bisogna effettuare dei lavori sulla rete decidendo in partenza l'impresa che li eseguirà e che il 3 per cento dei lavori corrisponderanno a 120 miliardi: è questo il senso di quello che è avvenuto?

ANTONIO ARGENTINO, Consulente pro tempore di Telecom Italia. Sì. La richiesta è di 120 miliardi a fronte della concessione - dopo l'acquisizione - della commessa «chiavi in mano» per il rifacimento della rete che vale dai 5 ai 7 mila miliardi e di cui il 3 per cento circa corrisponde a 150 miliardi. Poiché Sirti avrebbe avuto l'incarico di eseguire i lavori e di procedere all'acquisizione degli apparati, dei cavi, eccetera, aveva la possibilità di ricaricare.

ALFREDO VITO. Insomma, i 120 miliardi corrispondono al 3 per centro circa dei futuri lavori che la Sirti potrebbe eseguire sempre che si compri Telekom-Serbia. Per acquistarla, Gerarduzzi ritiene che occorrano 120 miliardi, i quali evidentemente corrispondono ad una tangente.

ANTONIO ARGENTINO, Consulente pro tempore di Telecom Italia. È naturale.


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ALFREDO VITO. Quindi, la tangente potrebbe stare in questi 120 miliardi.

PRESIDENTE. Per correttezza bisogna precisare che stiamo dando per scontata una cosa che ancora deve essere provata.

ANTONIO ARGENTINO, Consulente pro tempore di Telecom Italia. Bisognerebbe chiedere a Brunelli, a Montella ed a Gerarduzzi se vi è stato il colloquio e se si è svolto in questi termini. Io riporto quanto mi è stato riferito e che, in parte, ho registrato.

ALFREDO VITO. Brunelli e Marco Tucci si conoscevano, c'erano dei rapporti?

ANTONIO ARGENTINO, Consulente pro tempore di Telecom Italia. Nell'ambiente si conoscono tutti.

ALFREDO VITO. Brunelli è il direttore generale della Sirti e, secondo le sue dichiarazioni, Montella parlava con Pascale se doveva agire. Emerge chiaramente una dipendenza della Sirti da Telecom: in qualche maniera Brunelli poteva subire l'influenza di Marco Tucci?

ANTONIO ARGENTINO, Consulente pro tempore di Telecom Italia. No.

ALFREDO VITO. Nel 1994 in Iritel si cominciò a parlare dell'operazione Telekom-Serbia: in quel momento chi era al vertice di Iritel e di Iri?

ANTONIO ARGENTINO, Consulente pro tempore di Telecom Italia. Al vertice di Iritel c'era il dottor Tommasi e Gerarduzzi era il suo braccio destro; al controllo della situazione c'era il dottor Vincenzo Lamattina, mandato lì da Pascale perché Iritel sarebbe dovuta passare sotto il cappello della STET.
Pascale era amministratore delegato della STET, mentre Chirichigno era amministratore delegato di Telecom Italia; al vertice dell'Iri vi era Tedeschi che aveva lasciato la STET.

ALFREDO VITO. Dopo il 1994 quali collegamenti vi sono stati tra queste persone nell'ambito delle telecomunicazioni?

ANTONIO ARGENTINO, Consulente pro tempore di Telecom Italia. Ci fu il riassetto del settore, tanto che Iritel e Italcable vennero fuse in Telecom Italia e scomparvero i tre gestori. Come ricorderà la telefonia in Italia era suddivisa tra la SIP, che curava i servizi nazionali, l'Azienda di Stato, facente parte del Ministero delle poste, che si occupava dell'Europa e del bacino del Mediterraneo (ASST) e l'Italcable per il resto del mondo.

ALFREDO VITO. Ha mai sentito parlare di un aereo che trasportava denaro in Italia e che al suo rientro fece tappa in un aeroporto del nord?

ANTONIO ARGENTINO, Consulente pro tempore di Telecom Italia. A Ronchi dei Legionari?

ALFREDO VITO. Sì.

ANTONIO ARGENTINO, Consulente pro tempore di Telecom Italia. Sì, se ne è sentito parlare parecchio.

ALFREDO VITO. Che cosa è stato detto?

ANTONIO ARGENTINO, Consulente pro tempore di Telecom Italia. Che qualche sacco è uscito fuori (Commenti).

PRESIDENTE. Mi scusi, dottor Argentino, ma la dichiarazione è stata fatta con tanta nonchalance che sembra quasi che a Ronchi dei Legionari ci sia un deposito sacchi di denaro. Articoli più chiaramente la sua dichiarazione.

ANTONIO ARGENTINO, Consulente pro tempore di Telecom Italia. Non ho una conoscenza diretta.

PRESIDENTE. Da chi ha sentito le cose che ha riferito? Come le ha sentite?


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ANTONIO ARGENTINO, Consulente pro tempore di Telecom Italia. Non lo ricordo, è passato molto tempo.

ALFREDO VITO. Faccia uno sforzo di memoria, per noi è importante. Di questo ha sentito parlare nell'ambiente di lavoro o l'ha appreso dai giornali?

ANTONIO ARGENTINO, Consulente pro tempore di Telecom Italia. Soffro di diabete e la memoria ...

PRESIDENTE. Il diabete non impone di accettare che si senta parlare di un fatto eccezionale come quello di scaricare sacchi di denaro a Ronchi dei Legionari. Non le sto chiedendo di raccontare come vennero scaricati i sacchi perché lei non c'era, ma non può sostenere di aver appreso una notizia e di averne perso la traccia, perché la notizia ha un residuo nella nostra memoria per l'importanza che ha. Se avessero detto che quel giorno a Ronchi dei Legionari c'era nebbia, lei può non ricordare la circostanza, ma in questo caso è una situazione diversa.

ANTONIO ARGENTINO, Consulente pro tempore di Telecom Italia. È probabile che me lo abbia detto Scanni o qualcun altro; onestamente non lo so dire.

ALFREDO VITO. E a Scanni chi può averlo riferito?

ANTONIO ARGENTINO, Consulente pro tempore di Telecom Italia. Non ne ho idea.

ALFREDO VITO. Lo ha appreso dal giornalista, non dalla lettura del giornale.

ANTONIO ARGENTINO, Consulente pro tempore di Telecom Italia. È probabile che lo abbia appreso dal giornalista.

PRESIDENTE. Per quale giornale lavorava Scanni?

ANTONIO ARGENTINO, Consulente pro tempore di Telecom Italia. Per il Giornale.

PRESIDENTE. Attualmente lavora ancora per quella testata?

ANTONIO ARGENTINO, Consulente pro tempore di Telecom Italia. Non credo, non ho più letto suoi articoli su il Giornale.

ALFREDO VITO. Sa se a quell'epoca qualcuno dei manager interessati all'operazione Telekom-Serbia fece consistenti investimenti immobiliari?

ANTONIO ARGENTINO, Consulente pro tempore di Telecom Italia. Onestamente non so rispondere.

ALFREDO VITO. Ci pensi bene.

ANTONIO ARGENTINO, Consulente pro tempore di Telecom Italia. Posso interessarmi ai miei investimenti immobiliari, non a quelli degli altri.

PRESIDENTE. Quando si parla di manager, lei a chi si riferisce?

ANTONIO ARGENTINO, Consulente pro tempore di Telecom Italia. A quelli coinvolti nell'operazione, ossia Tommasi, Gerarduzzi e Cicchetti.

ALFREDO VITO. Le risulta che Tommasi abbia fatto investimenti immobiliari consistenti?

ANTONIO ARGENTINO, Consulente pro tempore di Telecom Italia. A quanto mi risulta, quando diventò amministratore delegato comprò una casa a Roma da Telecom Italia.

ALFREDO VITO. Tramite Telecom Italia?

ANTONIO ARGENTINO, Consulente pro tempore di Telecom Italia. Credo da Telecom Italia.


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ALFREDO VITO. Ovviamente pagandola con soldi suoi?

ANTONIO ARGENTINO, Consulente pro tempore di Telecom Italia. È naturale.

ALFREDO VITO. E Gerarduzzi?

ANTONIO ARGENTINO, Consulente pro tempore di Telecom Italia. Mi risulta che abbia una stupenda casa a Padova.

ALFREDO VITO. Quando è stata acquistata?

ANTONIO ARGENTINO, Consulente pro tempore di Telecom Italia. Non ero presente al rogito; non so se l'abbia avuta in eredità o l'abbia acquistata.

ALFREDO VITO. E Cicchetti?

ANTONIO ARGENTINO, Consulente pro tempore di Telecom Italia. Non lo so.

ALFREDO VITO. Quando in azienda arrivò Bernabè, quale fu l'accoglienza? È vero che circolavano voci secondo cui l'ENI era la cassaforte dei politici?

GIOVANNI KESSLER. Presidente, vorrei capire la rilevanza di questa domanda. O si chiede la spiegazione di fatti concreti, anche riferiti da altri, oppure ci si astiene; non si possono chiedere spiegazioni sulle voci. È inevitabile che qualsiasi risposta venga fornita in argomento coinvolga, non in modo positivo, persone o fatti che non hanno alcuna rilevanza, almeno finora.

PRESIDENTE. Onorevole Kessler, forse era distratto quando sono intervenuto per correggere la rotta di una domanda ed ho parlato di servizio meteorologico e di venti. L'ho fatto per sottolineare che non ci interessano i venti, ma i fatti concreti; l'audito deve sapere che deve rispondere non sulle voci da bar dello sport, ma sui fatti relativi alle circostanze, sempre che i fatti si riferiscano a cose concrete che possono essere accertate. Se la concretezza dei fatti appartiene alla sua conoscenza, l'audito ha il dovere di riferire.

GIOVANNI KESSLER. Sono intervenuto perché la domanda si riferiva alle voci.

PRESIDENTE. È chiaro, ma questo è già stato anticipato due volte. Il senatore Lauria ha manifestato approvazione quando ho anticipato che le garanzie presuppongono l'esistenza di regole del gioco.
Per tornare alla domanda, lei sa di fatti?

ANTONIO ARGENTINO, Consulente pro tempore di Telecom Italia. Assolutamente no.

ALFREDO VITO. Secondo lei, qual è il significato dello scoop di la Repubblica su Telekom Serbia?

ANTONIO ARGENTINO, Consulente pro tempore di Telecom Italia. Vuole un'interpretazione personale?

PRESIDENTE. Correggiamo la domanda perché si tratta di un giudizio: conosce lo scoop di la Repubblica?

ANTONIO ARGENTINO, Consulente pro tempore di Telecom Italia. Certo che lo conosco; da lì è partito tutto.

PRESIDENTE. Che rilievo dà alla vicenda?

ANTONIO ARGENTINO, Consulente pro tempore di Telecom Italia. È una guerra fra bande.

ALFREDO VITO. Quali sarebbero le bande?

ANTONIO ARGENTINO, Consulente pro tempore di Telecom Italia. Non è che uno chiama D'Alema per dire «per favore, vieni a finanziare la campagna elettorale».

PRESIDENTE. Questa è la sua interpretazione!


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ANTONIO ARGENTINO, Consulente pro tempore di Telecom Italia. Voi avete chiesto la mia interpretazione ed io sono libero di darla.

GIOVANNI KESSLER. Il problema è il quesito!

ALFREDO VITO. Perché la domanda? Tutti abbiamo letto lo scoop di la Repubblica e ognuno può dare la propria interpretazione.

ANTONIO ARGENTINO, Consulente pro tempore di Telecom Italia. Avete chiesto la mia interpretazione ed io ve l'ho data.

PRESIDENTE. Scusate, colleghi, lo scoop è un fatto oggettivo; che da questo discenda la valutazione dell'audito è altra cosa, ma non possiamo impedire di parlare.

GIOVANNI KESSLER. Presidente, è vero che lo scoop è un fatto oggettivo ...

PRESIDENTE. Infatti, ho ripreso la domanda e l'ho riformulata.

GIOVANNI KESSLER. Preciso la mia posizione: le chiedo, signor presidente, di non ammettere domande che presuppongano interpretazioni personali degli auditi - perché ognuno è capace di dare interpretazioni ed ha il dovere di trarle - e soprattutto di impedire domande che chiedano esplicitamente di riferire voci.

PRESIDENTE. Affinché resti agli atti, ripeto che ho ripreso la domanda e l'ho riformulata chiedendo al dottor Argentino se conosceva la vicenda di Repubblica e lui ha inserito una valutazione personale, che ha un suo spazio. Non possiamo prevenire la risposta, però nel momento in cui viene registrata come valutazione, sfuma l'oggettività.

GIOVANNI KESSLER. Non parlo della valutazione bensì della domanda.

PRESIDENTE. Le nostre sono libere audizioni.

ALFREDO VITO. Ho un'ultima domanda da porre.

PRESIDENTE. Per cortesia, che la domanda non richiami voci, venti o valutazioni.

ALFREDO VITO. Certo. Ha mai sentito parlare del cosiddetto conto quercia?

ANTONIO ARGENTINO, Consulente pro tempore di Telecom Italia. Mi sembra di aver letto qualcosa su Panorama.

PRESIDENTE. Non ne ha notizia diretta?

ANTONIO ARGENTINO, Consulente pro tempore di Telecom Italia. Mi sembra di aver letto del conto quercia su Panorama qualche anno addietro.

PRESIDENTE. La parola al senatore Consolo.

GIUSEPPE CONSOLO. Dottor Argentino, quando sono iniziati i contatti con Albano Bragagni?

ANTONIO ARGENTINO, Consulente pro tempore di Telecom Italia. Siamo amici da molti anni.

GIUSEPPE CONSOLO. Lo ha conosciuto in epoca precedente alla vicenda Telekom-Serbia?

ANTONIO ARGENTINO, Consulente pro tempore di Telecom Italia. Molto tempo prima, almeno dieci anni fa. Sono presidente di un consorzio che si chiama Consorzio Telecom al cui interno ci sono Bragagni, la 3M Italia, la Ericsson e l'Alcatel.

GIUSEPPE CONSOLO. Quindi, possiamo dire che lei è intraneo al mondo delle comunicazioni. Aveva avuto contatti d'affari precedenti con STET o Telecom?


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ANTONIO ARGENTINO, Consulente pro tempore di Telecom Italia. Da anni. Sono stato dirigente di Sirti per circa cinque anni.

GIUSEPPE CONSOLO. Conosce la dottoressa Carla Cico?

ANTONIO ARGENTINO, Consulente pro tempore di Telecom Italia. Sì.

GIUSEPPE CONSOLO. Da quanto tempo?

ANTONIO ARGENTINO, Consulente pro tempore di Telecom Italia. Da cinque o sei anni.

GIUSEPPE CONSOLO. Quale nesso - di cui abbia una conoscenza diretta - aveva la dottoressa Cico con l'operazione Telekom-Serbia?

ANTONIO ARGENTINO, Consulente pro tempore di Telecom Italia. Nessuno. So che l'ingegner Aloia ricevette il conte Vitali, in via Bellini in STET International, insieme alla dottoressa Cico, che non si è mai interessata di Telekom-Serbia.
Ripeto, la dottoressa Cico ha ricevuto insieme all'ingegner Aloia il conte Vitali, dopo la telefonata del dottor Pascale.

GIUSEPPE CONSOLO. Se la dottoressa Cico non aveva alcun rapporto con Telekom-Serbia, come mai era presente?

ANTONIO ARGENTINO, Consulente pro tempore di Telecom Italia. Era una stretta collaboratrice dell'ingegner Aloia.

GIUSEPPE CONSOLO. Quali sono i suoi rapporti con Luigi Montella?

ANTONIO ARGENTINO, Consulente pro tempore di Telecom Italia. Ci conosciamo.

GIUSEPPE CONSOLO. Ha mai avuto rapporti di affari con lui?

ANTONIO ARGENTINO, Consulente pro tempore di Telecom Italia. No. Con la Sirti sì, perché sono stato dirigente della Sirti e poi copartner della Sirti nel salvataggio della Itel.

GIUSEPPE CONSOLO. Come spiega il giudizio di Montella secondo cui lei, dottor Argentino, era «professionalmente discutibile»? L'ha saputo?

ANTONIO ARGENTINO, Consulente pro tempore di Telecom Italia. Non l'ho saputo, né mi interessa. Se ero professionalmente discutibile, perché Montella mi ha affidato il 35 per cento della Sirti in Itel per salvarla, nominandomi presidente e amministratore delegato della Itel?

GIUSEPPE CONSOLO. Il Montella, di fronte ad altre persone che il presidente ci vieta correttamente di menzionare, avrebbe detto che lei, dottor Argentino, avrebbe fatto delle richieste, tramite dei politici, per essere ricevuto dallo stesso Montella. Richieste che furono rifiutate: le risulta?

ANTONIO ARGENTINO, Consulente pro tempore di Telecom Italia. È Montella che poteva chiedere di essere ricevuto da me. Stiamo scherzando?

GIUSEPPE CONSOLO. Ci furono dei politici che, in qualche modo, mediavano le posizioni tra lei e Montella?

ANTONIO ARGENTINO, Consulente pro tempore di Telecom Italia. Mai. È fuori dal mondo!

GIUSEPPE CONSOLO. Che rapporti aveva con Gerarduzzi?

ANTONIO ARGENTINO, Consulente pro tempore di Telecom Italia. Nessuno.

GIUSEPPE CONSOLO. Come è dimostrato dal suo curriculum e dalla sua esperienza, lei è intraneo nel mondo delle telecomunicazioni, per cui le chiedo: la valutazione del 49 per cento di Telekom-Serbia,


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pari a 1.500 miliardi, era congrua, poco congrua o fuori dal mondo? Come la giudica?

ANTONIO ARGENTINO, Consulente pro tempore di Telecom Italia. Dal punto di vista geografico ed economico poteva essere congrua; sotto il profilo politico no, perché il giudizio dell'imprenditore è stato negativo.

GIUSEPPE CONSOLO. Sa qualcosa del cosiddetto patto di spartizione di alcune tangenti o commissioni sui 1.500 miliardi?

ANTONIO ARGENTINO, Consulente pro tempore di Telecom Italia. No.

GIUSEPPE CONSOLO. Mi riferisco all'8 per cento di 1.500 miliardi: non sa assolutamente niente?

ANTONIO ARGENTINO, Consulente pro tempore di Telecom Italia. Ho già detto di aver saputo da Brunelli della richiesta di Gerarduzzi a Montella di 120 miliardi per portare a termine l'operazione negli anni dell'Iritel.

GIUSEPPE CONSOLO. Per evitare fraintendimenti: il nastro - del quale peraltro ho chiesto di effettuare copia, su cui lavorare, custodendo in cassaforte l'originale - può spiegare che cosa è? È la registrazione delle voci di chi?

ANTONIO ARGENTINO, Consulente pro tempore di Telecom Italia. Di Brunelli e del sottoscritto.

GIUSEPPE CONSOLO. Si può dire che è una conversazione tra Brunelli e Argentino?

ANTONIO ARGENTINO, Consulente pro tempore di Telecom Italia. Esatto. In attesa che arrivasse il dottor Scanni.

GIUSEPPE CONSOLO. Con che tipo di registratore è stata effettuata?

ANTONIO ARGENTINO, Consulente pro tempore di Telecom Italia. Un Sony.

GIUSEPPE CONSOLO. Ho finito.

PRESIDENTE. La parola all'onorevole Kessler.

GIOVANNI KESSLER. Rimaniamo in tema di registratori: che cassette ha utilizzato, normali o mignon?

ANTONIO ARGENTINO, Consulente pro tempore di Telecom Italia. Quelle piccole.

PRESIDENTE. Si capisce dalle dimensioni della audiocassetta consegnata.

GIOVANNI KESSLER. Della registrazione effettuata il 23 aprile 2001 ne parlò con il dottor Scanni, giornalista de il Giornale?

ANTONIO ARGENTINO, Consulente pro tempore di Telecom Italia. Sì. L'ho data a lui.

GIOVANNI KESSLER. Quale cassetta diede a Scanni?

ANTONIO ARGENTINO, Consulente pro tempore di Telecom Italia. Ho già spiegato: quando ho svuotato il registratore non avevo solo una cassetta, c'era il contenitore delle cassette ed è probabile che abbia consegnato a Scanni il nastro sbagliato, tanto che l'ho pregato - e per conto suo, l'ho chiesto a il Giornale - di inviarlo da Milano a Torino a riprova del confronto all'americana tra me ed il dottor Brunelli, perché io dicevo una cosa e Brunelli un'altra. Quando ho chiesto al dottor Storari se avesse ricevuto la cassetta, mi ha risposto affermativamente aggiungendo però che non si capiva niente. Qualche tempo dopo, mettendo a posto, ho trovato una cassetta, l'ho risentita e ho telefonato al dottor Storari dicendo che vi era stato un qui pro quo. Mi è stato chiesto se potevo andare a Torino a portare la cassetta, ma siccome si trattava di


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recarsi lì per la terza volta, di spendere un milione e di perdere una giornata, ho risposto di no. Ho aggiunto di mandare i carabinieri a prendere la cassetta, ma nessuno si è visto. Evidentemente non interessava più a nessuno, per cui l'ho presa così come era e l'ho messa via. Oggi l'ho portata qui.

GIOVANNI KESSLER. Dunque, lei non ha consegnato alcuna cassetta alla procura di Torino?

ANTONIO ARGENTINO, Consulente pro tempore di Telecom Italia. L'ho messa a disposizione della procura di Torino.

PRESIDENTE. Ha già risposto su questo.

GIOVANNI KESSLER. Aveva registrato altri colloqui?

ANTONIO ARGENTINO, Consulente pro tempore di Telecom Italia. No. In questo caso mi serviva perché vi era una richiesta di danni miliardari avanzata da Montella a il Giornale, in particolare a Guzzanti e Scanni; il giornale mi ha chiesto di proteggerli ed io ho risposto che avrei cercato di fare una intervista diretta, nell'attesa ho pensato di proteggere anche il sottoscritto, che poteva essere chiamato in causa, ed ho registrato.

GIOVANNI KESSLER. Il motivo di questa registrazione è chiaro, ma io le avevo chiesto se avesse registrato altri colloqui.

ANTONIO ARGENTINO, Consulente pro tempore di Telecom Italia. No.

GIOVANNI KESSLER. Fece una copia di quella cassetta?

ANTONIO ARGENTINO, Consulente pro tempore di Telecom Italia. Assolutamente no.

GIOVANNI KESSLER. E quella che ha avuto Scanni ...?

ANTONIO ARGENTINO, Consulente pro tempore di Telecom Italia. Non ho idea. Ho chiesto a Scanni di mandarmi la cassetta per ascoltarla; posso aver registrato cose mie personali o aver dettato qualcosa che non ricordo.

GIOVANNI KESSLER. Noi abbiamo la trascrizione della cassetta da lei consegnata a Scanni - il quale dovrebbe averla consegnata alla procura - in cui vi è una registrazione di colloqui tra lei ed altre persone. Naturalmente, chi ha parlato non si è qualificato ...

ANTONIO ARGENTINO, Consulente pro tempore di Telecom Italia. Fatemela sentire e vi dirò chi è.

GIOVANNI KESSLER. Sinceramente mi è difficile capire la differenza tra quella cassetta e questa. Se lei mi conferma che è l'unica del colloquio con Brunelli, allora si tratta di questa; un attimo fa, però, lei ha dichiarato di non aver effettuato registrazioni di altri colloqui...

ANTONIO ARGENTINO, Consulente pro tempore di Telecom Italia. Può darsi che in quel periodo ci sia, ma non credo.

GIOVANNI KESSLER. Sto cercando di capire al fine di attribuire rilevanza ad un documento sonoro che ci viene consegnato.

ANTONIO ARGENTINO, Consulente pro tempore di Telecom Italia. Sarei contento di ascoltarla per poter spiegare di che cosa si tratta.

GIOVANNI KESSLER. Prima ancora di formulare le domande, dalle sue dichiarazioni ho capito che probabilmente, per errore, fornì al giornalista una cassetta vuota.

PRESIDENTE. Non ha detto «una cassetta vuota», ha parlato di una cassetta diversa da quella che doveva mandare.


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ANTONIO ARGENTINO, Consulente pro tempore di Telecom Italia. Mi dicono che non si capiva nulla, per cui li ho invitati a farmela ascoltare. Anzi, prima ho chiesto di averla, dopo mi hanno detto che non c'era nulla.

GIOVANNI KESSLER. Come possiamo essere certi che l'audiocassetta consegnata oggi sia quella giusta?

ANTONIO ARGENTINO, Consulente pro tempore di Telecom Italia. Ascoltatela.

GIOVANNI KESSLER. È lei che deve dirlo!

ANTONIO ARGENTINO, Consulente pro tempore di Telecom Italia. Dal 2001 non l'ho più sentita, l'ho lasciata là.

GIOVANNI KESSLER. Non è che si è sbagliato questa volta e non l'altra? O magari si è sbagliato tutte e due le volte? Ci dia un elemento per poter giudicare.

ANTONIO ARGENTINO, Consulente pro tempore di Telecom Italia. Dopo averla messa a disposizione della procura di Torino e dopo aver capito che non vi era alcun interesse, me ne sono dimenticato; l'ho ripresa adesso che mi avete convocato. Se la procura di Torino non è interessata alla cassetta, me ne devo interessare io?

GIOVANNI KESSLER. Forse la procura di Torino ha ritenuto che quella fosse la cassetta.

ANTONIO ARGENTINO, Consulente pro tempore di Telecom Italia. No, ho chiamato la procura e ci sono le registrazioni, perché credo che la procura abbia registrato le mie telefonate. Non chiamo la procura per sapere come stanno, la chiamo perché ho da dire qualcosa: ho messo a disposizione del dottor Paolo Storari la cassetta che avevo ritrovato.

GIOVANNI KESSLER. Ha telefonato al dottor Storari dicendo di avere la cassetta giusta dopo essere stato messo sull'avviso da Scanni? Lo chiedo perché ad un certo punto venne a sapere da Scanni, o dalla procura - non so -, che la cassetta consegnata allo stesso Scanni non si sentiva? Dopo questa informazione, lei ha controllato e si accorge di avere la cassetta giusta, o l'aveva capito prima?

ANTONIO ARGENTINO, Consulente pro tempore di Telecom Italia. Onorevole, io parlo male al microfono, ma lei non ascolta.

PRESIDENTE. Non faccia apprezzamenti sui commissari: lei ha il dovere di ripetere, se ciò è utile.

ANTONIO ARGENTINO, Consulente pro tempore di Telecom Italia. Ho detto che quando ho fatto il confronto all'americana con il dottor Brunelli, lui asseriva una cosa, io un'altra. Alla fine ho detto: «Ferdinando, attenzione, per cautela il nostro colloquio è stato registrato» e Brunelli ha ribattuto «Se c'è la registrazione confermerà».
Avendo dato la cassetta al dottor Scanni, come ho già spiegato in precedenza, ho chiesto a il Giornale, a mezzo di Scanni, di poter mandare la cassetta da Milano, dove era custodita, a Torino; dopo qualche tempo ho chiamato la procura per sapere se l'avevano ricevuta; mi è stato risposto «Mi dispiace, non riusciamo a capire».
Dopo il mese di agosto, girando le mie cose, ho trovato una cassetta e l'ho ascoltata; stranamente mi sembrava quella che avevo dato a Scanni. Ho chiamato subito la procura di Torino ed al dottor Paolo Storari ho detto che forse qualcosa non aveva funzionato, che c'era stato un qui pro quo. Mi è stato chiesto di ritornare a Torino ...

GIOVANNI KESSLER. Va bene, adesso è tutto chiaro, lei ha capito dopo aver saputo da Torino che la cassetta consegnata a Scanni non funzionava.

ANTONIO ARGENTINO, Consulente pro tempore di Telecom Italia. No. Sono io


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ad aver chiesto a Torino se avevano registrato. Qualche tempo dopo ho detto di aver ritrovato ... ed ho richiamato subito...

GIOVANNI KESSLER. È quello che ho detto io. Per me va bene così, è sufficiente e chiaro.
Lei ha detto di aver conosciuto Vitali, che le fu presentato da Bragagni: prima non lo aveva mai visto, né sentito nominare?

ANTONIO ARGENTINO, Consulente pro tempore di Telecom Italia. Mai visto in vita mia.

GIOVANNI KESSLER. Come glielo presentò Bragagni? Cosa disse di Vitali?

ANTONIO ARGENTINO, Consulente pro tempore di Telecom Italia. Era un amico; Bragagni aveva interesse a rilevare una società in Serbia. Alla richiesta di un amico, non ho fatto altro che alzare il telefono ...

GIOVANNI KESSLER. La richiesta era di fare qualcosa?

ANTONIO ARGENTINO, Consulente pro tempore di Telecom Italia. Il conte Vitali mi ha parlato dell'operazione Serbia e mi ha detto che i suoi interlocutori non riuscivano a schiodare l'operazione; mi ha chiesto se potevo intervenire presso il grande capo, cioè il dottor Pascale; ho alzato il telefono ed ho chiamato il dottor Pascale, il quale ha detto «Falli andare in STET International» - che era la banca d'affari del gruppo - «che saranno ricevuti dall'ingegner Aloia».

GIOVANNI KESSLER. Questo è il suo ruolo, certo. In questa circostanza lei spiegò, magari in modo succinto, a Pascale, nel fare questa sua richiesta...

ANTONIO ARGENTINO, Consulente pro tempore di Telecom Italia. «C'è qualcuno che vuole parlare di Serbia...

GIOVANNI KESSLER. Lei spiegò, più o meno, di chi si trattava?

ANTONIO ARGENTINO, Consulente pro tempore di Telecom Italia. No, non sapevo nemmeno chi fosse. Mi è stato presentato.

GIOVANNI KESSLER. Avrà detto «un certo signor Vitali», probabilmente. Glielo domando.

ANTONIO ARGENTINO, Consulente pro tempore di Telecom Italia. Sì, signor Vitali.

GIOVANNI KESSLER. Comunque, lei mi sta dicendo che non diede a Pascale grandi spiegazioni perché questi, se capisco bene, quasi subito, quando capì vagamente di cosa si trattasse, disse: mandali a STET International.

ANTONIO ARGENTINO, Consulente pro tempore di Telecom Italia. Mandali agli addetti ai lavori, alla società STET International, che era la banca d'affari del gruppo.

GIOVANNI KESSLER. Lei percepì in questa occasione, o in altre successive, che la risposta che Pascale le diede fosse determinata da un sospetto ...

ANTONIO ARGENTINO, Consulente pro tempore di Telecom Italia. Quale risposta?

GIOVANNI KESSLER. La risposta che Pascale le diede, cioè «mandali a STET International, falli parlare con Aloia...

ANTONIO ARGENTINO, Consulente pro tempore di Telecom Italia. È la procedura normale.

GIOVANNI KESSLER. Non ho dubbi che sia la procedura normale. La mia domanda è solo questa...


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ANTONIO ARGENTINO, Consulente pro tempore di Telecom Italia. Se mi fa la domanda...

GIOVANNI KESSLER. Percepì lei in quella occasione, o da colloqui successivi che può eventualmente aver avuto con Pascale su questo argomento, che quella indicazione di mandare quelle persone alla STET Internatinal, e dunque di non occuparsene personalmente, nascesse da un sospetto, o peggio, di Pascale che queste persone (Vitali in particolare) fossero non affidabili o peggio? Ha capito la domanda?

ANTONIO ARGENTINO, Consulente pro tempore di Telecom Italia. Le persone sono due. Uno è l'ingegner Bragagni, che è persona affidabilissima.

GIOVANNI KESSLER. Certo. Ben conosciuta, diciamo.

ANTONIO ARGENTINO, Consulente pro tempore di Telecom Italia. Ben conosciuta dal sottoscritto, tant'è che sta nel consiglio d'amministrazione del consorzio; quindi non ci piove. L'altro era la prima volta che lo vedevo e che lo sentivo.

GIOVANNI KESSLER. Non le sto chiedendo una sua valutazione di Vitali.

ANTONIO ARGENTINO, Consulente pro tempore di Telecom Italia. Se il dottor Pascale avesse delle riserve mentali in proposito, in quel momento non traspariva: primo. Successivamente, dato che l'argomento non mi interessava... Tranne la conversazione con Aloia, in cui mi ha parlato della Serbia ed io gli ho detto «Sì, guarda che te li ho mandati io», chiuso.

GIOVANNI KESSLER. Non ne parlaste più. Con lei non si espresse né in quella occasione né successivamente in questi termini. Ho finito.

PRESIDENTE. Onorevole Kessler, poiché ha finito, osservo che durante l'ultima domanda lei ha usato l'espressione «percepì lei».

GIOVANNI KESSLER. Sì.

PRESIDENTE. Io la considero corretta, come era corretto nella precedente domanda chiedere «che valutazione diede?». Infatti, essendo il libero audito nelle condizioni di aver registrato un fatto, può rappresentare la cognizione di quel fatto secondo una sua ottica ed una sua valutazione. Non è lui che farà la storia dei fatti: saremmo noi. Con questo voglio dire che quando noi - purché non incida nella sfera di qualcuno che siamo in condizioni di preventivare (mentre nella domanda riguardante Repubblica nessuno era in condizione di preventivare nomi che poi sono stati fatti e sui quali non intendiamo accendere riflettori) - siamo davanti a liberi auditi, è chiaro che essere responsabili significa molto, ma è altresì chiaro che può, nel corso della risposta, essere introdotto un elemento che avremmo preferito che fosse più costumato, nel senso di più regolato. L'ho voluto precisare per intenderci tra noi, nella deontologia della domanda e risposta.

GIOVANNI KESSLER. La ringrazio, presidente. Io non mi sono mai lamentato delle risposte del dottor Argentino, né potrei farlo; ma di qualche domanda che mirava direttamente ad avere delle sensazioni o, addirittura delle voci, sì. Il mio «percepì» si riferiva ad un episodio storico molto preciso: una telefonata, una sola, della quale egli ci aveva riferito. Volevo sapere se nella risposta ci fossero state delle espressioni...

PRESIDENTE. Se avessi ritenuto la domanda non corretta, avrei fatto obiezione. Ci siamo intesi.

GIOVANNI KESSLER. Tutto qua.

PRESIDENTE. La parola al presidente Nan.

ENRICO NAN. Tenendo in considerazione le domande che già le sono state rivolte, le chiedo, dottor Argentino, dove si


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svolse l'incontro che lei ebbe in occasione della domanda della tangente. Intendo l'incontro di riferimento...

ANTONIO ARGENTINO, Consulente pro tempore di Telecom Italia. Sta parlando di Brunelli?

ENRICO NAN. Esattamente. Dove si svolse?

ANTONIO ARGENTINO, Consulente pro tempore di Telecom Italia. Nel mio ufficio.

ENRICO NAN. Mi riferisco anche all'incontro durante il quale viene chiesta la tangente del 3 per cento.

ANTONIO ARGENTINO, Consulente pro tempore di Telecom Italia. Credo a Roma.

ENRICO NAN. Non lo sa esattamente?

ANTONIO ARGENTINO, Consulente pro tempore di Telecom Italia. Credo negli uffici della Sirti.

ENRICO NAN. Lei ha parlato di un foglietto che Gerarduzzi avrebbe consegnato...

ANTONIO ARGENTINO, Consulente pro tempore di Telecom Italia. Così mi disse Scanni.

ENRICO NAN. Ecco, glielo riferì Scanni. E le disse se questo foglietto c'è ancora?

ANTONIO ARGENTINO, Consulente pro tempore di Telecom Italia. Me lo disse dopo avere incontrato Gerarduzzi, come ho già detto, nel circolo Aniene al lungotevere.

ENRICO NAN. Il confronto che ci fu tra lei ed il dottor Brunelli a Torino come si concluse dopo che lei disse di avere in mano una cassetta registrata? Brunelli ammise...

ANTONIO ARGENTINO, Consulente pro tempore di Telecom Italia. No, disse: «voglio sentire la cassetta».

ENRICO NAN. Disse che voleva sentire la cassetta. Passo all'ultima domanda.

ANTONIO ARGENTINO, Consulente pro tempore di Telecom Italia. Vorrei chiarire che io ho anche chiesto alla procura di poter fare un confronto a tre (il sottoscritto, Scanni e Brunelli) che avrebbe confermato... Anche se Scanni, essendo un giornalista...

ENRICO NAN. E questo non avvenne mai. Lei chiese esplicitamente...

ANTONIO ARGENTINO, Consulente pro tempore di Telecom Italia. Chiesi esplicitamente. Chiesi: per favore, Scanni era presente quando il dottor Brunelli ha detto: «Io di questa cosa... gli amici non li metto nei pasticci, perché sono ben poca roba rispetto a quello che sta succedendo in questo momento».

ENRICO NAN. Quali magistrati erano presenti al confronto?

ANTONIO ARGENTINO, Consulente pro tempore di Telecom Italia. Storari e Furlan.

ENRICO NAN. Quindi lei lo chiese a tutti e due.

PRESIDENTE. L'ha chiesto all'ufficio, praticamente.

ENRICO NAN. Ultima domanda. Nell'attività che lei svolse negli anni...

ANTONIO ARGENTINO, Consulente pro tempore di Telecom Italia. Adesso sono pensionato, grazie a Dio.

ENRICO NAN. ...le risulta che siano stati utilizzati conti stranieri, conti offshore per passaggi di denaro? Per i versamenti da parte della Telecom, da parte delle società con le quali lei ha collaborato,


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collegate a questa attività, le risulta che venissero utilizzati conti correnti stranieri?

ANTONIO ARGENTINO, Consulente pro tempore di Telecom Italia. A me?

ENRICO NAN. Se ne ha conoscenza diretta.

ANTONIO ARGENTINO, Consulente pro tempore di Telecom Italia. A me non risulta assolutamente. Che devo dire...

PRESIDENTE. Scusate. Siccome potrebbe in questo incorrere in una ammissione di responsabilità penali altrui, poniamo la domanda sotto altro aspetto: quali sistemi di accreditamento c'erano da parte della sua società o delle società che lei conosceva e praticava?

ANTONIO ARGENTINO, Consulente pro tempore di Telecom Italia. I normali canali bancari.

PRESIDENTE. Normali canali bancari: questa è la risposta.
La parola al senatore Eufemi.

MAURIZIO EUFEMI. Perché alla sua domanda su chi fosse il Presidente del Consiglio dell'epoca il giornalista Scanni le risponde «Prodi» e lei dice «ah, capisco!»

PRESIDENTE. Cosa intende dire?

MAURIZIO EUFEMI. Quando si fece riferimento al Presidente del Consiglio dell'epoca, il giornalista Scanni le risponde «Prodi» e lei replica «ah, capisco!» (Commenti).

PRESIDENTE. Tranne che non si sia verificato in altro ambiente, non mi risulta che si sia verificato questo tipo di colloquio; quindi, articoli diversamente la domanda. Chieda se mai vi sia stato questo colloquio; poi, il resto lo sentiremo dall'audito.

MAURIZIO EUFEMI. Quindi, lei non ha mai parlato con Scanni del Presidente del Consiglio del tempo?

ANTONIO ARGENTINO, Consulente pro tempore di Telecom Italia. Assolutamente no.

MAURIZIO EUFEMI. Mai. Gerarduzzi propose alla Sirti quel patto di cui abbiamo sentito, cioè che dovessero essere pagati a soggetti di cui non si fecero i nomi importi pari all'8 per cento sui lavori da eseguirsi. Chi erano, secondo lei, questi soggetti? Erano soggetti politici, soggetti istituzionali oppure soggetti privati, che facevano affari?

ANTONIO ARGENTINO, Consulente pro tempore di Telecom Italia. Tutti i soggetti sono buoni a raccogliere danaro.

PRESIDENTE. Quando si raccoglie denaro illecito, i soggetti non sono più buoni. Ci vuole dire, se lei lo sa?

ANTONIO ARGENTINO, Consulente pro tempore di Telecom Italia. No, no.

GIOVANNI KESSLER. Soprattutto non tutti.

PRESIDENTE. Appunto.

ANTONIO ARGENTINO, Consulente pro tempore di Telecom Italia. Il senatore Eufemi ha parlato di soggetti politici, di soggetti economici: tutti sono buoni. Non ho detto che tutti...

MAURIZIO EUFEMI. Non è la stessa cosa. La domanda era precisa.

ANTONIO ARGENTINO, Consulente pro tempore di Telecom Italia. Sa, io, purtroppo, le posso dare la mia esperienza in Arabia Saudita.

MAURIZIO EUFEMI. Quale era la sua esperienza?


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ANTONIO ARGENTINO, Consulente pro tempore di Telecom Italia. In Arabia Saudita c'era tutto un mondo... dovevano campare tutti. Ma evitiamo di dover chiamare in causa... altrimenti avremo un incidente diplomatico.

PRESIDENTE. Se lei ci riferisse il nome di qualche sceicco, potrebbe forse essere utile per una rogatoria distensiva andare in Arabia Saudita...

ANTONIO ARGENTINO, Consulente pro tempore di Telecom Italia. No, non le conviene in questo momento, presidente!

PRESIDENTE. In questo momento certamente no! Comunque, la domanda era diversa. Non ci interessano i soggetti estranei: ci interessano i soggetti nostrani, se ve ne sono.

MAURIZIO EUFEMI. Per l'Arabia Saudita, presidente, abbiamo già avuto l'esperienza di Petromin, quindi non è il caso di tornarci sopra.

ANTONIO ARGENTINO, Consulente pro tempore di Telecom Italia. Purtroppo sì, e in quel periodo ero in Arabia Saudita.

MAURIZIO EUFEMI. Perché Montella, che era amministratore delegato della Sirti, il 5 giugno 2001, in base alle carte che abbiamo letto, alla procura di Torino dice che lei era noto come persona professionalmente discutibile, tanto che ha sempre rifiutato di riceverla?

ANTONIO ARGENTINO, Consulente pro tempore di Telecom Italia. Lui a me? E quando mai io ho chiesto un incontro a lui?

MAURIZIO EUFEMI. Però c'è questa affermazione agli atti.

ANTONIO ARGENTINO, Consulente pro tempore di Telecom Italia. Dovrebbe dimostrarlo. Anzi, se me li date lo denuncio.

MAURIZIO EUFEMI. Un'altra domanda, dottor Argentino. Perché Bragagni chiede un suo intervento, quando la Sirti, di cui egli era titolare, era una partecipata della Telecom, se non sbaglio? Non poteva andare direttamente...

ANTONIO ARGENTINO, Consulente pro tempore di Telecom Italia. Non capisco la domanda, me la formuli meglio, per favore.

MAURIZIO EUFEMI. Lei ha avuto un incontro con Bragagni, giusto?

ANTONIO ARGENTINO, Consulente pro tempore di Telecom Italia. Bragagni è un imprenditore. Ne ho avuti più di uno di incontri con lui. Almeno una volta a settimana mi veniva a trovare.

MAURIZIO EUFEMI. Ho capito. Però perché Bragagni chiede un incontro a lei - abbiamo ascoltato questo poc'anzi - per intervenire su Pascale, quando credo potesse andare direttamente dal capo azienda, essendo titolare di un'azienda?

MICHELE LAURIA. Non era titolare di un'azienda...

PRESIDENTE. Scusate, colleghi: le circostanze da chiarire sono due. La prima è che dobbiamo dare contezza se fosse titolare e non abbiamo elementi per dirlo. La seconda è che una tale domanda andrebbe rivolta a Bragagni. Noi possiamo chiedere soltanto perché Bragagni si rivolge a lei.

MAURIZIO EUFEMI. Lei aveva entrature forti, evidentemente.

ANTONIO ARGENTINO, Consulente pro tempore di Telecom Italia. Ho spiegato prima che Bragagni accompagna Vitali, che ha difficoltà a mandare avanti l'operazione. Io avevo già mandato avanti, per conto del dottor Pascale, l'operazione in India, per cui tutti sapevano che avevo un grosso ascendente per operazioni di un certo tipo.


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MAURIZIO EUFEMI. È questo.

ANTONIO ARGENTINO, Consulente pro tempore di Telecom Italia. L'ho già detto prima.

MAURIZIO EUFEMI. Abbiamo voluto risentirlo.

ANTONIO ARGENTINO, Consulente pro tempore di Telecom Italia. Ma Bragagni è un imprenditore indipendente, lavora per i fatti suoi. Il giorno in cui si fosse fatta un'operazione in Serbia, Bragagni aveva tutto l'interesse... Stava cercando di comprare una fabbrica in Serbia...

PRESIDENTE. Lasciamo state. È logico: un imprenditore privato può avere le sue dinamiche, la sua visione delle cose.

ANTONIO ARGENTINO, Consulente pro tempore di Telecom Italia. All'altro amico avrà detto «probabilmente attraverso il dottor Argentino riusciamo a schiodare il business». Al dottor Argentino non interessava, al dottor Pascale ancora meno, quindi...

MAURIZIO EUFEMI. Benissimo. Lei era al corrente, viste tutte le entrature che aveva, che sulla piazza romana c'era stato un affare relativo alla Serbia, per un'autostrada, che aveva fatto molto rumore, come pure un affare in Macedonia?

ANTONIO ARGENTINO, Consulente pro tempore di Telecom Italia. Non mi interesso di autostrade.

MAURIZIO EUFEMI. L'ha riferito il conte Vitali che c'era stato un affare che aveva fatto molto rumore sulla piazza di Roma.

ANTONIO ARGENTINO, Consulente pro tempore di Telecom Italia. Il conte Vitali ha detto che in Serbia lui poteva fare tutto, era una specie di padreterno.

PRESIDENTE. Considerato che il dottor Argentino ha già detto che non conosceva il conte Vitali, le attività private di quest'ultimo non potevano essergli note. È tautologico, direi.

MAURIZIO EUFEMI. Lei ha partecipato a missioni all'estero della Telecom?

ANTONIO ARGENTINO, Consulente pro tempore di Telecom Italia. Sì. Con Pascale e l'ingegner Malta abbiamo visitato Arabia Saudita, Oman...

PRESIDENTE. Lasci stare gli altri paesi.

MAURIZIO EUFEMI. Da dove partivate per queste missioni?

ANTONIO ARGENTINO, Consulente pro tempore di Telecom Italia. Da Roma, sempre da Roma.

MAURIZIO EUFEMI. Da dove?

ANTONIO ARGENTINO, Consulente pro tempore di Telecom Italia. Da Roma, da Fiumicino.

MAURIZIO EUFEMI. Da Fiumicino.

ANTONIO ARGENTINO, Consulente pro tempore di Telecom Italia. Da Fiumicino. Regolarmente, in prima classe.

PRESIDENTE. Da Ciampino mai?

ANTONIO ARGENTINO, Consulente pro tempore di Telecom Italia. Mai. Noi prendevamo gli aerei normali, non prendevamo gli aerei privati. Prendevamo aerei di linea: Alitalia, possibilmente.

MAURIZIO EUFEMI. Lei era in contatto con l'ufficio legale di Telecom?

ANTONIO ARGENTINO, Consulente pro tempore di Telecom Italia. No.

MAURIZIO EUFEMI. Non ha mai avuto contatti?


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ANTONIO ARGENTINO, Consulente pro tempore di Telecom Italia. No.

MAURIZIO EUFEMI. Mai nessun contatto.

ANTONIO ARGENTINO, Consulente pro tempore di Telecom Italia. No, non avevo da litigare.

MAURIZIO EUFEMI. Grazie.

MICHELE LAURIA. Mi fa piacere che un iniziale polverone si stia diradando, anche con il contributo del dottor Argentino.
Se ho capito bene - poiché è una domanda ricorrente - mi pare che lei, per quanto riguarda le dimissioni, l'allontanamento (tra virgolette), di Pascale e Agnes dalla STET...

PRESIDENTE. E Chirichigno.

MICHELE LAURIA. E Chirichigno. ...l'attribuisca, come gli stessi interessati, che io stimo (Pascale ed Agnes), più ad una concezione diversa rispetto al modello di privatizzazione, che era urgente, a parte altre considerazioni...

ANTONIO ARGENTINO, Consulente pro tempore di Telecom Italia. Mi scusi. Mi spiega perché era urgente? Lei dice che era urgente...

PRESIDENTE. Stiamo invertendo l'ordine. Lei nella risposta può dire che non la considerava urgente, ma non è il senatore Lauria che deve spiegare perché la privatizzazione fosse urgente.

ANTONIO ARGENTINO, Consulente pro tempore di Telecom Italia. Dato che mi sta dicendo che era urgente...

PRESIDENTE. Posso dire di aver trovato il mio successore!

MICHELE LAURIA. A volte mi è accaduto di formulare domande e di autorispondermi, ma non invado con dietrologie la sfera di altri, e di questo il presidente mi deve dare atto.

PRESIDENTE. Gliene do atto. Continui la domanda.

MICHELE LAURIA. Io non faccio allusioni. Dunque: c'era l'Europa che pressava e poi, al di là...

ANTONIO ARGENTINO, Consulente pro tempore di Telecom Italia. Mi scusi: perciò France Telecom e Deutsche Telekom stanno ancora in mano allo Stato?

MICHELE LAURIA. Io le dico che quello era il clima. Per creare concorrenza, quello era il modello che era stato sposato anche in seguito alle direttive comunitarie, ma non entriamo nel merito. Era urgente la privatizzazione e c'erano due diversi modelli: una privatizzazione più graduale, secondo il modello ipotizzato da Pascale e Agnes, ed una, invece, meno graduale, preferita dal Governo dell'epoca.

ANTONIO ARGENTINO, Consulente pro tempore di Telecom Italia. Il nocciolino molle.

MICHELE LAURIA. Lei ritiene che ci fosse questa concezione diversa sulla privatizzazione?

ANTONIO ARGENTINO, Consulente pro tempore di Telecom Italia. No. Il dottor Pascale, da quello che io conosco di lui, è una persona estremamente flessibile; quindi, ad un tavolo di discussione egli non avrebbe mai imposto la sua determinazione. Avrebbe, però, salvaguardato gli interessi del gruppo. Sicuramente. Cosa che non è sicuramente stata fatta...

MICHELE LAURIA. Non è questa la sede per fare simili valutazioni.

ANTONIO ARGENTINO, Consulente pro tempore di Telecom Italia. Voi state parlando di tagli di teste, io vi sto rispondendo.


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MICHELE LAURIA. Comunque, lei attribuisce non alla vicenda Telekom-Serbia ma ad altre vicende l'allontanamento di Pascale e di Agnes.

ANTONIO ARGENTINO, Consulente pro tempore di Telecom Italia. Onorevole, se lei vuole...

MICHELE LAURIA. Io voglio una sua risposta, sulla base di quello che pensa lei.

ANTONIO ARGENTINO, Consulente pro tempore di Telecom Italia. La mia era una partita molto più grossa che non Telekom-Serbia.

PRESIDENTE. Siccome noi siamo molto più modesti di lei e ci interessiamo a Telekom-Serbia, ci vuole parlare di Telekom-Serbia? La risposta precisa che lei deve dare attiene ad una domanda precisa e la domanda precisa é: c'è correlazione tra la liquidazione di Pascale e l'operazione Telekom-Serbia?

MICHELE LAURIA. A suo avviso.

PRESIDENTE. È chiaro. È lui che risponde e non può essere ad avviso della storia.

ANTONIO ARGENTINO, Consulente pro tempore di Telecom Italia. Può anche essere un pezzo del tutto.

MICHELE LAURIA. Un pezzo del tutto.
La famosa, ipotetica, tangente di 120 miliardi...

ANTONIO ARGENTINO, Consulente pro tempore di Telecom Italia. Richiesta.

MICHELE LAURIA. Richiesta, ipotetica. Io ripeto la domanda e lei può anche ripetermi la stessa risposta: si parlò di destinazioni a livelli istituzionali esteri o ad altri livelli? Si entrò oppure no nel merito?

ANTONIO ARGENTINO, Consulente pro tempore di Telecom Italia. Assolutamente no.

MICHELE LAURIA. Quindi non si capiva chi fossero i destinatari. Non le risulta niente.

ANTONIO ARGENTINO, Consulente pro tempore di Telecom Italia. Non mi risulta, né mi è stato riferito.

MICHELE LAURIA. Per quello che era il clima, di cui si diceva, delle voci aziendali o per i suoi colloqui, data l'intimità professionale, di comuni esperienze, con Pascale, le risulta che livelli politici italiani abbiano sollecitato il negoziato Telekom-Serbia e, se sì, chi?

ANTONIO ARGENTINO, Consulente pro tempore di Telecom Italia. No, io non so...

MICHELE LAURIA. Non le risulta che ci sia stata nessuna sollecitazione...

ANTONIO ARGENTINO, Consulente pro tempore di Telecom Italia. Ho detto che io sono stato coinvolto nella visita di Vitali...

MICHELE LAURIA. Abbiamo capito, quello è un fatto abbastanza chiaro. Non risultano sollecitazioni di politici.
Con riferimento alla registrazione che lei oggi consegna e della quale conosce, grosso modo, il contenuto, le chiedo se in essa si faccia il nome di qualche politico.

ANTONIO ARGENTINO, Consulente pro tempore di Telecom Italia. Assolutamente no.

MICHELE LAURIA. Ho voluto che lo dicesse per evitare che domani spunti sui giornali «Nomi di politici. Coinvolgimenti». Non ci sono nomi di politici...

PRESIDENTE. Sarebbe enorme...


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MICHELE LAURIA. Lo so, presidente, che è una sorpresa in meno, ma era meglio sgomberare il campo...

PRESIDENTE. Sarebbe enorme che spuntasse. Se c'è il timore che spunti è proprio a seguito di questa sua domanda. Lei ha eccitato interessi che forse erano sopiti.
Noi non conosciamo il contenuto del nastro. Io era tentato di chiederlo - non per rubarle la domanda - ma per correttezza non l'ho fatto, perché una eventuale risposta positiva avrebbe ovviamente scatenato un mare di polemiche.

MICHELE LAURIA. Poiché si tratta di un nastro del quale era già a conoscenza un giornalista de Il Giornale, pensavo che grandi sorprese non potessero esservene e, comunque, volevo subito sgombrare il campo dal dubbio che contenesse nomi di politici. D'altra parte, lei me lo consentirà, dal momento che è da apprezzare per le domande circostanziate che rivolge ai testi.

PRESIDENTE. La ringrazio.

MICHELE LAURIA. Metodo, peraltro, che raggiunge la verità, ma che non pone mai distinguo.

PRESIDENTE. Sono per il metodo maieutico.

MICHELE LAURIA. Il metodo socratico è un buon metodo e le auguro sorte diversa da quella di Socrate, presidente.

PRESIDENTE. Dipende da me. Socrate la ebbe perché la volle. Io non prenderò la cicuta, questo glielo garantisco.

MICHELE LAURIA. Dunque, la vicenda Telekom-Serbia - per sentito dire o per conoscenza diretta - in quali anni nasce?

ANTONIO ARGENTINO, Consulente pro tempore di Telecom Italia. All'epoca della gestione Iritel da parte di Tommasi e Gerarduzzi.

MICHELE LAURIA. Nel 1994?

ANTONIO ARGENTINO, Consulente pro tempore di Telecom Italia. Nel 1994-95.

MICHELE LAURIA. Inizia nel 1994 e finisce nel 1997, periodo durante il quale si succedono diverse maggioranze politiche e vari governi.
Poiché quello che volevo si chiarisse - che non devono esserci attese messianche nei confronti di questo nastro e che non ci sono state pressioni di carattere politico, a parte il famoso foglietto di Gerarduzzi al giornalista - è stato chiarito, sono soddisfatto e non ho motivo di fare altre domande.

PRESIDENTE. Grazie.
Il senatore Chirilli è l'ultimo collega che ha chiesto di intervenire. Se può contenere i tempi, la Commissione gliene sarà grata.

FRANCESCO CHIRILLI. Lei, dottor Argentino, nel febbraio 1997 era accanto all'ingegner Pascale quando questi lascia l'incarico.

ANTONIO ARGENTINO, Consulente pro tempore di Telecom Italia. Sì.

FRANCESCO CHIRILLI. Cosa continua a fare lei dopo quella data in Telecom?

ANTONIO ARGENTINO, Consulente pro tempore di Telecom Italia. Io continuo a fare il mio mestiere regolarmente. Poi dopo vado in pensione.

FRANCESCO CHIRILLI. Sino a quando è rimasto in Telecom?

ANTONIO ARGENTINO, Consulente pro tempore di Telecom Italia. Io non sono stato mai in Telecom. Ero consulente.

FRANCESCO CHIRILLI. Era consulente esterno.


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ANTONIO ARGENTINO, Consulente pro tempore di Telecom Italia. Sì.

FRANCESCO CHIRILLI. Nel marzo 1996, nel consiglio d'amministrazione si propose il progetto di costituire in Serbia un polo di telecomunicazioni, partecipato al 49 per cento da Telecom. A quella data lei era sempre consulente.

ANTONIO ARGENTINO, Consulente pro tempore di Telecom Italia. Sì, ma non credo che ci sia niente di rilevante in questo. Non credo. Perché non credo che Pascale abbia mai...

PRESIDENTE. Lei deve rispondere se sa o no. La rilevanza la accerteremo noi.

FRANCESCO CHIRILLI. La domanda è questa: quando nel marzo 1996 Pascale, nel consiglio d'amministrazione, avviò il progetto delle telecomunicazioni in Serbia, partecipato al 49 per cento da Telecom, come consulente lei quale impressione ebbe?

ANTONIO ARGENTINO, Consulente pro tempore di Telecom Italia. Non ne ho avuto sentore.

FRANCESCO CHIRILLI. Lei non ha saputo mai...

ANTONIO ARGENTINO, Consulente pro tempore di Telecom Italia. No. Perché, come ha detto già, io mi interessavo...

FRANCESCO CHIRILLI. Pascale non le disse...

ANTONIO ARGENTINO, Consulente pro tempore di Telecom Italia. No.

FRANCESCO CHIRILLI. Successivamente...

ANTONIO ARGENTINO, Consulente pro tempore di Telecom Italia. Lei è sicuro che si trattasse di STET o era Telecom Italia?

FRANCESCO CHIRILLI. Telecom.

ANTONIO ARGENTINO, Consulente pro tempore di Telecom Italia. Pascale era sempre nei consigli d'amministrazione di tutte le società, ci mancherebbe.

FRANCESCO CHIRILLI. Le do la data esatta.

ANTONIO ARGENTINO, Consulente pro tempore di Telecom Italia. Ma non è che la data mi dica granché.

FRANCESCO CHIRILLI. Il 18 marzo 1996 l'amministrazione della Telecom decise di creare questo polo energetico e lei era accanto a Pascale in quel momento.

ANTONIO ARGENTINO, Consulente pro tempore di Telecom Italia. Sì, ma, onestamente, non ne sono a conoscenza.

FRANCESCO CHIRILLI. Quando viene a conoscenza del progetto Telekom-Serbia?

ANTONIO ARGENTINO, Consulente pro tempore di Telecom Italia. L'ho detto, al fine 1996, quando si presenta Vitali accompagnato dal buon Bragagni.

FRANCESCO CHIRILLI. Pascale non le dice, in quella occasione, che era già conoscenza di questo progetto?

ANTONIO ARGENTINO, Consulente pro tempore di Telecom Italia. Mi dice: «va bene, mandali...

FRANCESCO CHIRILLI. Cosa significa «va bene», cosa intendeva dire Pascale?

ANTONIO ARGENTINO, Consulente pro tempore di Telecom Italia. Io gli ho chiesto se poteva ricevere o fare ricevere il conte Vitali unitamente a Bragagni...

FRANCESCO CHIRILLI. In ordine al problema Telekom-Serbia.


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ANTONIO ARGENTINO, Consulente pro tempore di Telecom Italia. Esatto. E lui mi disse di fare andare Vitali e Bragagni da Aloia, il quale, come direttore generale di STET International, era naturalmente delegato ad esaminare le problematiche di acquisizione o dismissione all'estero.

FRANCESCO CHIRILLI. Successivamente, poi, Pascale le disse che la faccenda non interessava.

ANTONIO ARGENTINO, Consulente pro tempore di Telecom Italia. No, no. Con Pascale non ne ho più parlato, perché non avevo interesse a parlarne.

FRANCESCO CHIRILLI. Non aveva interesse a parlare dell'argomento.

ANTONIO ARGENTINO, Consulente pro tempore di Telecom Italia. Assolutamente. Ho parlato successivamente con Aloia il quale...

FRANCESCO CHIRILLI. Successivamente ha parlato di Telekom-Serbia.

ANTONIO ARGENTINO, Consulente pro tempore di Telecom Italia. Con Aloia, il quale mi disse «non mi piace l'operazione né personaggio».

FRANCESCO CHIRILLI. Chi disse questo?

ANTONIO ARGENTINO, Consulente pro tempore di Telecom Italia. Aloia.

FRANCESCO CHIRILLI. E con Pascale?

ANTONIO ARGENTINO, Consulente pro tempore di Telecom Italia. Era ininfluente parlarne sapendo che era... Io l'ho fatto per cortesia...

FRANCESCO CHIRILLI. Poc'anzi, nel corso di questa audizione, lei ha detto che trattandosi di una faccenda che riguardava una commessa di lavori e non, in buona sostanza, una tangente sul' acquisto... È vero? Lei ha detto poc'anzi che quei 120 miliardi di cui si trattò...

PRESIDENTE. Non cominciamo a confondere le cose. Non ha detto questo; anzi, ha usato per tre volte il termine «tangenti». Ad una domanda esplicita del senatore Lauria se la tangente fosse destinata a questo o quell'altro politico ha risposto che non si fecero nomi. Questo per ribadire la verità delle cose.

FRANCESCO CHIRILLI. Io, presidente, non sto facendo cenno a persone...

PRESIDENTE. Ma si parlò di tangenti, non di quello che dice lei. Questo voglio dire. Lei ha dato una motivazione che non è quella del dottor Argentino: i 120 miliardi servivano come provvista per tangenti per fare l'operazione.

FRANCESCO CHIRILLI. Perché dovevano scaturire dei lavori...

MICHELE LAURIA. Per avere assicurati dei lavori... (Commenti).

ANTONIO ARGENTINO, Consulente pro tempore di Telecom Italia. I lavori sarebbero venuti dopo.

FRANCESCO CHIRILLI. Sarebbero venuti dopo e con quei denari si sarebbe provveduto a pagare la tangente (Commenti).

PRESIDENTE. Lo schema è questo - mi corregga laddove la mia rappresentazione non è corretta -: si devono svolgere questi lavori; se i lavori andranno a buon fine ci sono 120 miliardi sul tavolo...

FRANCESCO CHIRILLI. No, non è così.

PRESIDENTE. Questa è la domanda che ha fato ed io devo far rispondere l'audito.


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ANTONIO ARGENTINO, Consulente pro tempore di Telecom Italia. L'affare si fa se si pagano 120 miliardi. Chi tira fuori 120 miliardi? Bene, l'unica società in grado di avere, in Italia e all'estero, 120 miliardi è la Sirti... (Commenti).
Chi l'ha detto? Questo lo dice lei. Come li troveranno è un altro paio di maniche. All'estero possono essere pure in nero.

PRESIDENTE. Senatore Chirilli, ha completato?

FRANCESCO CHIRILLI. Io avrei soltanto voluto capire in che misura l'ingegner Pascale e l'audito hanno concordato sull'utilità dell'operazione Telekom-Serbia.

PRESIDENTE. Questo non l'ha detto mai. Pascale quando sente di questa operazione lo smista ad Aloia - sto interpretando autenticamente quello che ha detto l'audito -; dopo di che Aloia tratta e dice «non mi piace questa operazione»: Pascale si disinteressa della cosa. L'audito si disinteressa della cosa. È così o non è così?

FRANCESCO CHIRILLI. L'audito ha detto poc'anzi che Pascale disse che la cosa non era interessante. L'abbiamo sentito poc'anzi.

PRESIDENTE. Non si interessava.

ANTONIO ARGENTINO, Consulente pro tempore di Telecom Italia. Volete che spieghi di nuovo?

PRESIDENTE. Ha detto questo.

FRANCESCO CHIRILLI. Leggeremo i verbali, presidente.

PRESIDENTE. Avendo il collega concluso, devo rivolgerle ancora qualche domanda, dottor Argentino. Mi ascolti. Lei deve parlare con me. Parlerà con i commissari quando le porranno le domande.
Il conte Vitali si è rivolto a lei rappresentando che c'erano delle incomprensioni. Ce lo ha detto lui.

ANTONIO ARGENTINO, Consulente pro tempore di Telecom Italia. Che i suoi interlocutori non riuscivano a portare avanti l'operazione.

PRESIDENTE. Le ha precisato quali tipi di incomprensioni e chi fossero questi suoi interlocutori?

ANTONIO ARGENTINO, Consulente pro tempore di Telecom Italia. No.

PRESIDENTE. Ha parlato genericamente.

ANTONIO ARGENTINO, Consulente pro tempore di Telecom Italia. I suoi interlocutori in Telecom non erano in grado di portare avanti l'operazione.

PRESIDENTE. Con riferimento - per entrare ed uscire da questo argomento - ai 120 miliardi: come sarebbero state create le relative provviste?

ANTONIO ARGENTINO, Consulente pro tempore di Telecom Italia. Stavo spiegando prima che la Sirti, avendo disponibilità all'estero, li poteva procurare all'estero, come Sirti International, perché io stesso ai tempi dell'Arabia Saudita avevo costituito una bella provvista di cash. Preciso: rimesse regolari dall'Arabia Saudita per royalty e compagnia bella (Commenti).
Assolutamente. Quali tangenti!

GIUSEPPE CONSOLO. Il bashish!

ANTONIO ARGENTINO, Consulente pro tempore di Telecom Italia. No. Il bashish è un'altra cosa, onorevole. Il bashish lo pagavamo là.

PRESIDENTE. Quindi?

ANTONIO ARGENTINO, Consulente pro tempore di Telecom Italia. Quindi, il problema - da quello che mi riferisce Brunelli - è la richiesta di avere la provvista in termini di cassa per poter far fare l'affare. L'affare in tanto si fa in


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quanto si pagano 120 miliardi. Come poi Sirti rientrerà di questi 120 miliardi....

PRESIDENTE. La domanda non è come rientrerà, ma come sarebbero state create le provviste. Lei non lo sa.

ANTONIO ARGENTINO, Consulente pro tempore di Telecom Italia. Non lo so.

PRESIDENTE. Lei ha parlato di un foglietto di carta in cui vengono annotati dei nomi...

ANTONIO ARGENTINO, Consulente pro tempore di Telecom Italia. No, no, no.

PRESIDENTE. Non ho detto nomi di chi: dei nomi, generici.

ANTONIO ARGENTINO, Consulente pro tempore di Telecom Italia. Gerarduzzi incontra Scanni...

PRESIDENTE. Lo so. Lo ha già detto.

ANTONIO ARGENTINO, Consulente pro tempore di Telecom Italia. Me lo dice Scanni.

PRESIDENTE. Lei ha letto questo pezzetto di carta?

ANTONIO ARGENTINO, Consulente pro tempore di Telecom Italia. No.

PRESIDENTE. Ultima domanda. Dopo l'acquisizione di Telekom-Serbia - siamo al 9 giugno 1997 - qualche società del gruppo STET-Telecom Italia o altri ha mai realizzato i lavori infrastrutturali in Serbia che a suo tempo erano stati proposti alla Sirti?

ANTONIO ARGENTINO, Consulente pro tempore di Telecom Italia. Si fecero pochissimi lavori infrastrutturali. Pochissimi.

PRESIDENTE. Chi li fece?

ANTONIO ARGENTINO, Consulente pro tempore di Telecom Italia. Mah... normalmente, quelli che li fanno sul mercato. Ma l'operazione da cinquemila-settemila miliardi non si fece mai.

PRESIDENTE. Perfetto.
Per concludere, do lettura di un documento che la invito a firmare: «Roma, 29 gennaio 2003. Il sottoscritto Antonio Argentino ha consegnato nel corso della sua audizione, svoltasi in data odierna, al presidente della Commissione parlamentare d'inchiesta sull'affare Telekom-Serbia un'audiocassetta formato micro, contenente la registrazione di un colloquio svoltosi in data ... (lo scriverà lei) tra... (lo scriverà lei). Dichiara che tale audiocassetta è stata consegnata in busta sigillata e sottoscritta».

ANTONIO ARGENTINO, Consulente pro tempore di Telecom Italia. Se non sbaglio, si tratta del 23 aprile 2001: c'è scritto sulla cassetta.

PRESIDENTE, È così. Deve, poi, indicare i soggetti.

ANTONIO ARGENTINO, Consulente pro tempore di Telecom Italia. Devo dire che era Brunelli?

PRESIDENTE. Questo lo sa lei. Spieghi chi sono i soggetti la cui voce è stata registrata.
Quindi, il documento è così integrato per le parti mancanti: «un colloquio svoltosi in data 23 aprile 2001 tra il dottor Ferdinando Brunelli e Antonio Argentino».

GIOVANNI KESSLER. In?

ANTONIO ARGENTINO, Consulente pro tempore di Telecom Italia. In Roma.

PRESIDENTE. Lo aggiunga.

GIOVANNI KESSLER. Magari anche «nel mio studio».


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PRESIDENTE. Lo ha già detto l'interessato, quindi dicendo «nel mio studio in Roma» non stiamo suggerendo niente che non sia la traduzione di quanto egli ha esposto.

ANTONIO ARGENTINO, Consulente pro tempore di Telecom Italia. Devo aggiungere qualche riferimento alla procura?

PRESIDENTE. Non è necessario.
Dichiaro conclusa l'audizione del dottor Argentino.
Possiamo procedere alla seconda audizione all'ordine del giorno.

GIUSEPPE CONSOLO. Presidente, essendo ormai iniziata la seduta presso l'Assemblea del Senato, chiedo la sospensione dei lavori della Commissione. Lei, poi, deciderà come ritiene opportuno.
Noi abbiamo un dovere verso l'Aula, presidente.

PRESIDENTE. Nessuno contesta questo suo dovere-diritto, però le chiedo di considerare anche che, ove la Commissione non venga sconvocata, non siamo nelle condizioni di sospendere la seduta.
Naturalmente, quella di lasciare la Commissione per l'Aula è una vostra libera scelta, che nessuno può censurare.

GIUSEPPE CONSOLO. L'Assemblea, lei mi insegna, viene prima della Commissione.

FRANCESCO CHIRILLI. In altre circostanze la seduta è stata sospesa.

PRESIDENTE. Non cominciamo a dire cose non vere. I precedenti...

FRANCESCO CHIRILLI. Interviene il ministro Frattini sulla guerra...

PRESIDENTE. Chiunque intervenga, non si sospende la seduta della Commissione se non sono previste votazioni. Questo è il regime. Poi, l'apprezzamento delle priorità è dato alla libera valutazione vostra. Comunque, fino a quando non arriva una sconvocazione, la Commissione deve continuare nei suoi lavori.

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