Back

Seduta del 9/10/2002


Pag. 3


...
Audizione del ministro plenipotenziario Francesco Bascone, vice direttore della direzione generale per i Paesi dell'Europa del Ministero degli affari esteri, già ambasciatore d'Italia in Jugoslavia.

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca l'audizione del ministro plenipotenziario


Pag. 4

Francesco Bascone, vice direttore della direzione generale per i Paesi dell'Europa del Ministero degli affari esteri, già ambasciatore d'Italia in Jugoslavia, che ringrazio di essere presente.
Ambasciatore, prima di articolare le domande, vorremmo chiederle di quanto sia a conoscenza della vicenda Telekom-Serbia in ragione della sua attività, essendo in quell'epoca ambasciatore a Belgrado.

FRANCESCO BASCONE, Vice direttore della direzione generale per i Paesi dell'Europa del Ministero degli affari esteri, già ambasciatore d'Italia in Jugoslavia. Io venni a conoscenza di trattative che, in un primo tempo, riguardavano l'acquisizione di una seconda licenza per la telefonia mobile - infatti non si parlava ancora dell'acquisizione di Telekom-Serbia - nel gennaio 1997. I prodromi sono del novembre 1996: in occasione di vari incontri con i ministri economici si parlava di un interesse dell'Italia a lanciare una cooperazione economica in vari campi con la Serbia. Era ormai passato circa un anno dalla pace di Dayton, quindi si stavano normalizzando la posizione della Serbia, che era stata soggetta a sanzioni in relazione del ruolo svolto, almeno fino all'inizio del 1994, nel conflitto bosniaco e, prima ancora, in quello con la Croazia.
Vi è, dunque, questa normalizzazione e si ha questa iniziativa italiana per sviluppare la collaborazione economica: le telecomunicazioni vengono menzionate insieme a molte altre materie, con accenni - dicevo - all'interesse che poteva esserci a far partecipare l'Italia, probabilmente come partner al 49 per cento con Telekom-Serbia, ad una seconda rete di telefonia mobile, essendo la prima rete, allora ancora monopolistica, in mano ai famosi fratelli Karic, quindi ad un impresa privata. Verso gennaio, si diffondono voci, commenti su un interesse italiano ad acquisire il 49 per cento (che era il tetto massimo) di Telekom-Serbia, che andava quindi scorporato dalla PTT serba. A questo punto, come poi è emerso, sono iniziate critiche nei confronti dell'Italia, in quanto si vedeva in questa iniezione di denaro fresco un puntello al regime di Milosevic che stava crollando, dal momento che dal novembre 1996 era in corso un braccio di ferro con l'opposizione, la quale affermava che Milosevic aveva «scippato» le elezioni locali del 17 (se non erro) novembre 1996.
Questo lungo braccio di ferro, che si sostanziava in quotidiane manifestazioni di strada e discorsi dei leader dell'opposizione, in gennaio era ormai arrivato ad una conclusione favorevole all'opposizione, per l'intervento dell'OSCE e della comunità internazionale (Felipe Gonzales). Milosevic aveva dovuto fare marcia indietro e si preparava a vincere le elezioni politiche del settembre successivo. Quindi, in una situazione finanziaria gravissima, fallimentare, la prospettiva di poter incamerare un miliardo di dollari per la vendita del 49 per cento, denaro fresco a sua piena disposizione, veniva vista dall'opposizione come un aiuto politico nei confronti di Milosevic.
Questi sono i messaggi che tra la fine di gennaio e l'inizio di febbraio vennero portati da molti interlocutori, anche i più in vista, come Djindijc, Draskovic o Avramovic, che era il governatore della banca centrale. Nel corso del mese di febbraio io riferii alcune volte su queste vicende. La Telecom, o STET, mi informò una volta sola, intorno al 20 febbraio, quando vennero a trovarmi all'ambasciata due funzionari. Riguardando le carte, forse non complete, che mi sono rimaste, mi pare di poter dire che successivamente, da febbraio a giugno, quando fu firmato il contratto, non ho più seguito la vicenda: non venni interessato, non venni informato, non feci più domande.

PRESIDENTE. Lei ha parlato di incontri con «ministri economici»: ministri economici italiani o serbi?

FRANCESCO BASCONE, Vice direttore della direzione generale per i Paesi dell'Europa del Ministero degli affari esteri, già ambasciatore d'Italia in Jugoslavia. Serbi.


Pag. 5

PRESIDENTE. Cominciamo con il 13 febbraio 1997: si tratta di una data importante, poiché lei invia una lettera riservata, una nota verbale, sull'affare Telekom-Serbia al sottosegretario agli esteri, allora Piero Fassino, per avvertire il Governo che non vi era alcuna garanzia sulla destinazione dei soldi dell'affare. Le chiedo, dal momento che lei ha con sé la lettera, se sia corretta la mia proposizione.

FRANCESCO BASCONE, Vice direttore della direzione generale per i Paesi dell'Europa del Ministero degli affari esteri, già ambasciatore d'Italia in Jugoslavia. Ho una bozza della lettera, con delle correzioni a mano. Non ho preso nota della frase che lei ha citato, ma suppongo che sia corretta.
Dunque, dopo aver telegrafato, alla fine di gennaio (ma non ho copia) e il 7 febbraio al ministero, avendo ricevuto dalla direzione generale competente una risposta abbastanza concisa, per non dire anodina, ed avendo nel frattempo ricevuto altri messaggi da personaggi del settore democratico della Serbia, scrissi, in effetti, al sottosegretario Fassino, il quale era stato una volta, a novembre, a Belgrado, proprio per lanciare il discorso della cooperazione economica, ovviamente su incarico del ministro Dini, e poi era tornato a metà gennaio, sempre su incarico del ministro Dini, per ravvivare il dialogo con l'opposizione e, al tempo stesso, mantenere il dialogo sulla collaborazione economica.
In quella occasione, Piero Fassino mi aveva manifestato un forte disagio per questa trattativa, che, come io stesso sottolineavo e come egli percepiva, si svolgeva in modo quasi segreto, senza informare l'ambasciata ed informando il ministero solo su pressante richiesta del ministero stesso ed in modo piuttosto incompleto. Avendomi egli manifestato queste perplessità e non avendo io un rapporto diretto con il ministro, ritenni - al di là delle comunicazioni che un ambasciatore manda per telegramma a vari indirizzi, quindi a nessun indirizzo in particolare e che spesso possono non raggiungere i vertici del ministero - di attirare l'attenzione del sottosegretario Fassino, il quale era, appunto, stato mio ospite per due volte a Belgrado in tempi recenti. Non ricordo la frase che lei ha citato, comunque io prima feci presente tutta la situazione economica (non scrissi soltanto di Telecom), poi dedicai più della metà della lettera all'affare STET-PTT, evidenziando soprattutto, come ho accennato prima, le preoccupazioni ed anche le rimostranze che mi venivano manifestate da vari interlocutori serbi per una certa interferenza politica che poteva venire da questa operazione, aggiungendo, un po' in coda, mie considerazioni, forse non dovute ma che sentivo di dover fare, sui rischi politici ed economici dell'operazione.

PRESIDENTE. Lei ha detto «su pressante richiesta del ministero»: quindi, al ministero conoscevano la situazione serba!

FRANCESCO BASCONE, Vice direttore della direzione generale per i Paesi dell'Europa del Ministero degli affari esteri, già ambasciatore d'Italia in Jugoslavia. Su mia sollecitazione.

PRESIDENTE. Quando dice «ministero», a chi intende fare riferimento?

FRANCESCO BASCONE, Vice direttore della direzione generale per i Paesi dell'Europa del Ministero degli affari esteri, già ambasciatore d'Italia in Jugoslavia. Alla direzione generale affari economici.

PRESIDENTE. Nella persona di?

FRANCESCO BASCONE, Vice direttore della direzione generale per i Paesi dell'Europa del Ministero degli affari esteri, già ambasciatore d'Italia in Jugoslavia. Il direttore era Federico Di Roberto e colui che credo abbia contattato, su mia richiesta, la società era il vice direttore Giampaolo Cavarai, il quale fece un appunto (scarno, devo dire), sulle informazioni ricevute dalla Telecom, la quale, in sostanza, diceva «siamo ancora ai primi sondaggi, siamo ai prodromi, non c'è granché di


Pag. 6

concreto». La sostanza di tale appunto mi fu comunicata con un telegramma a metà febbraio.

PRESIDENTE. Dal tenore della lettera si intuisce, anzi è palpabile, la sua preoccupazione per i rischi economici e politici che l'investimento avrebbe potuto creare ed è corretto che il nostro rappresentante diplomatico questo faccia. Ha chiesto di incontrare Dini o Fassino per mettere in guardia il nostro Governo o, comunque, ha mai avuto un contatto telefonico diretto con loro per rapportarli su questa vicenda?

FRANCESCO BASCONE, Vice direttore della direzione generale per i Paesi dell'Europa del Ministero degli affari esteri, già ambasciatore d'Italia in Jugoslavia. No.

PRESIDENTE. Lei ebbe un colloquio con l'ex governatore della banca centrale Avramovic?

FRANCESCO BASCONE, Vice direttore della direzione generale per i Paesi dell'Europa del Ministero degli affari esteri, già ambasciatore d'Italia in Jugoslavia. Ho avuto in quei giorni un colloquio ed ho avuto vari colloqui nella corso di quei mesi con Avramovic.

PRESIDENTE. Costui le disse «finanzierete i traffici e la campagna elettorale di Milosevic»?

FRANCESCO BASCONE, Vice direttore della direzione generale per i Paesi dell'Europa del Ministero degli affari esteri, già ambasciatore d'Italia in Jugoslavia. Qualcosa del genere...

PRESIDENTE. Lo ricavo dalla sua lettera.

FRANCESCO BASCONE, Vice direttore della direzione generale per i Paesi dell'Europa del Ministero degli affari esteri, già ambasciatore d'Italia in Jugoslavia. Sì. Se consente, devo rifarmi anch'io al testo della lettera, perché non ricordo esattamente la frase, che dovrebbe essere: «Avramovic mi confermava ieri che questo stato d'animo è molto diffuso in tutti gli ambienti di opposizione e non può essere considerato privo di fondamento». Lo stato d'animo a cui ci si riferisce è ...

GIUSEPPE CONSOLO. Chiedo scusa, presidente, ma devo intervenire rispetto alla consultazione di appunti. Abbiamo qui un teste che deve dare delle risposte...

PRESIDENTE. È suo diritto consultare gli appunti.

GIUSEPPE CONSOLO. Allora è bene che risulti, per la verbalizzazione. Lei ha posto una domanda molto precisa e corretta...

PRESIDENTE. La consultazione è consentita a priori, quindi non vi è bisogno di interrompere la deposizione.

GUIDO CALVI. Il collega, evidentemente, si richiama a regole di ordine processuale, proprie del sistema ordinamentale del nostro processo, che nulla hanno a che fare con il nostro regolamento.

PRESIDENTE. Non spezziamo il ritmo. È autorizzato a consultare gli appunti perché sono suoi. Prego, ambasciatore.

FRANCESCO BASCONE, Vice direttore della direzione generale per i Paesi dell'Europa del Ministero degli affari esteri, già ambasciatore d'Italia in Jugoslavia. Dunque, Avramovic confermava le preoccupazioni espresse da altri, ad esempio da Labus, che è oggi candidato alla presidenza ed era allora uno degli economisti più in vista; preoccupazioni prima di tutto per il fatto che la trattativa fosse condotta in segreto, senza garanzie sulla destinazione dei proventi (cioè se destinati a scopi pubblici o, invece, a scopi privati o governativi) e senza che fosse stata emanata una legge sulla privatizzazione nei servizi pubblici; inoltre perché - come diceva lei, presidente - avrebbe aiutato il regime ad


Pag. 7

arrivare alle elezioni occultando la gravità della situazione finanziaria, cioè avrebbe messo in mano a Milosevic i mezzi per pagare gli stipendi che non venivano pagati, per dare l'impressione di un miglioramento della situazione finanziaria.

PRESIDENTE. Attesa la sua lunga esperienza, quella particolareggiata relazione che lei inoltra al Ministero degli affari esteri poteva, in astratto, non pervenire ai vertici politici del ministero stesso? E, in concreto, sa lei se pervenne alla conoscenza di qualcuno dei vertici politici del ministero?

FRANCESCO BASCONE, Vice direttore della direzione generale per i Paesi dell'Europa del Ministero degli affari esteri, già ambasciatore d'Italia in Jugoslavia. Questa è una domanda che ci poniamo sempre quando siamo all'estero. Io immagino che quella lettera sia stata portata all'attenzione del destinatario, anche se è vero che molto spesso il numero di rapporti o lettere personali inviate al ministro, al sottosegretario o al segretario generale è tale che questi potrebbe non aver avuto il tempo di leggerla per intero. Certamente l'avrà letta il capo della sua segreteria. Qualche tempo dopo io chiesi al capo della segreteria se riteneva che il sottosegretario avesse ricevuto e stesse riflettendo su quella lettera: credo di ricordare che mi disse che era stata sottoposta alle direzioni generali competenti, che suppongo fossero la direzione degli affari economici e, forse, anche quella degli affari politici.

PRESIDENTE. Lei denuncia un fatto molto importante e serio: dopo l'invio di quella lettera non fu colto dalla curiosità (dico così per minimizzare, ma dovrei dire da interesse, per essere istituzionalmente corretto) di sapere, con il suo direttore d'area o con l'incaricato per materia, se ve ne era uno, che fine avesse fatto quella sua segnalazione? Si limitò soltanto ad esternare e si fermò lì?

FRANCESCO BASCONE, Vice direttore della direzione generale per i Paesi dell'Europa del Ministero degli affari esteri, già ambasciatore d'Italia in Jugoslavia. Io cercai di sollecitare una risposta, che comunque non era dovuta - dall'estero noi scriviamo sempre, ma il ministero non è tenuto a rispondere -, per sapere se vi fosse un seguito e mi si disse che la cosa era stata portata all'attenzione di chi di dovere. Non ho modo di sapere a chi personalmente sia stata portata.
Non mi sono disinteressato della cosa, tant'è vero che vi è un mio telegramma, che fornisce indicazioni maggiori di quelle che potevano esservi nella lettera, sullo stato del negoziato a quel momento. Il telegramma è del 25 febbraio e la conversazione con due funzionari della Telecom può essere stata di uno o due giorni prima. Quindi io ho, in qualche modo, sollecitato un incontro tramite ministero e quando ho saputo che i funzionari della Telecom erano a Belgrado ho fatto sapere che avrei avuto piacere di incontrarli. Questi vennero in ambasciata e mi misero un po' al corrente di come ritenevano di volermi informare sullo stato della trattativa; approfittai dell'occasione per manifestare loro le mie considerazioni, precisando che per certi aspetti lo facevo a titolo personale, in quanto non era mia competenza occuparmi dei rischi economici dell'operazione. Di ciò ho fatto stato nel telegramma che, oltre a riferire la conversazione, voleva essere un nuovo modo per attirare l'attenzione del ministero su questi rischi: rischi politici, rischi economici ed anche rischi legislativi, intendendo con questo che in Serbia, allora, la legislazione era ancora tale da non garantire la certezza del diritto, per cui la società andava incontro a rischi anche da questo punto di vista.

PRESIDENTE. Ha con sé copia di quest'ultimo telegramma?

FRANCESCO BASCONE, Vice direttore della direzione generale per i Paesi dell'Europa del Ministero degli affari esteri, già ambasciatore d'Italia in Jugoslavia. Ho con me una bozza con qualche correzione, ma sostanzialmente corrispondente al telegramma che arrivò a Roma.


Pag. 8

PRESIDENTE. Può lasciarci questa bozza?

FRANCESCO BASCONE, Vice direttore della direzione generale per i Paesi dell'Europa del Ministero degli affari esteri, già ambasciatore d'Italia in Jugoslavia. Certamente, ma vi chiedo di farmene una fotocopia.
I telegrammi sono sempre indirizzati al ministero, però l'ambasciata ha facoltà di indicare l'assegnazione ad una o altra direzione generale, che poi la segreteria generale può modificare o integrare.

PRESIDENTE. A pagina 8 di quest'ultimo telegramma, che sto rapidamente leggendo, si dice: «ho infine attirato l'attenzione interlocutoria sul rischio legislativo...». Come attira questa attenzione ed a chi si rivolge?

FRANCESCO BASCONE, Vice direttore della direzione generale per i Paesi dell'Europa del Ministero degli affari esteri, già ambasciatore d'Italia in Jugoslavia. Nel telegramma io dico di aver attirato l'attenzione dei miei interlocutori, cioè dei due funzionari della Telecom. Però, ovviamente, andando a Roma il telegramma indirettamente attira l'attenzione del ministero.

PRESIDENTE. Neppure questo telegramma ebbe risposta o seguito?

FRANCESCO BASCONE, Vice direttore della direzione generale per i Paesi dell'Europa del Ministero degli affari esteri, già ambasciatore d'Italia in Jugoslavia. I telegrammi non hanno quasi mai risposta.

PRESIDENTE. Questo lo so, ma il seguito invece è d'obbligo. Non mi venga a dire che dopo che è stata segnalata da parte sua una cosa di tanta importanza si rimane nel silenzio ed è normale che ciò avvenga. È chiaro che una sollecitazione deve pur esserci stata. Vale a dire, visto che non vi era risposta alcuna, lei nella sua responsabilità, non avendo segnalato notizie meteorologiche, è chiaro che si aspettava indicazioni, direttive.

FRANCESCO BASCONE, Vice direttore della direzione generale per i Paesi dell'Europa del Ministero degli affari esteri, già ambasciatore d'Italia in Jugoslavia. Purtroppo non ricordo esattamente cosa mi fu detto a voce, né con chi ne ho parlato. So che ai miei sondaggi, fatti a voce, per telefono fu risposto più o meno «non ti preoccupare, la cosa è all'attenzione del primo piano» o qualcosa del genere.

PRESIDENTE. Chi l'ha detto?

FRANCESCO BASCONE, Vice direttore della direzione generale per i Paesi dell'Europa del Ministero degli affari esteri, già ambasciatore d'Italia in Jugoslavia. Non è che non voglia ricordare, ma proprio non ricordo con chi ne ho parlato. Comunque, certamente ne ho parlato con l'allora capo segreteria del sottosegretario.

PRESIDENTE. Non dia per scontato che noi conosciamo chi fosse il capo segreteria. Abbiamo bisogno di sapere il nome, perché può essere interesse della Commissione ascoltarlo.

FRANCESCO BASCONE, Vice direttore della direzione generale per i Paesi dell'Europa del Ministero degli affari esteri, già ambasciatore d'Italia in Jugoslavia. Probabilmente ne ho parlato con il dottor Sannino, adesso non so. Può non sembrare naturale ai deputati, ma lei che ha esperienza al Ministero degli esteri sa che gli ambasciatori o, in genere, i diplomatici non chiedono ragione al ministro o ai direttori generali del seguito dato o non dato ai loro telegrammi. Credo che con queste mie comunicazioni in quell'occasione io sia andato un po' al di là di quello che normalmente un diplomatico fa; in genere ci si chiede di riferire, di eseguire istruzioni e non di sollecitare il ministero o di attirare l'attenzione su cose che il ministero si suppone che sappia.


Pag. 9

PRESIDENTE. Dopo febbraio, ambasciatore, lei rientrò in Italia ed ebbe modo di andare al ministero. In quella occasione intraprese colloquio con qualche soggetto istituzionale per riferire a voce su questa vicenda, per saperne di più o per dire qualcosa che aveva appreso successivamente? Diede, praticamente, un seguito alla sua iniziativa?

FRANCESCO BASCONE, Vice direttore della direzione generale per i Paesi dell'Europa del Ministero degli affari esteri, già ambasciatore d'Italia in Jugoslavia. No. Più che di iniziativa si trattava di doverosa comunicazione, ma - ripeto - non credo sia usuale da parte dei diplomatici chiedere conto alla loro amministrazione di cosa abbia fatto.

PRESIDENTE. Non chiedere conto: informarli con maggiore dettaglio. Una cosa è informare a voce, altra tramite telegramma.

FRANCESCO BASCONE, Vice direttore della direzione generale per i Paesi dell'Europa del Ministero degli affari esteri, già ambasciatore d'Italia in Jugoslavia. Io non ho più avuto altre informazioni. Dopo febbraio la Telecom si è chiusa in un totale silenzio. La direzione generale degli affari economici non ha dato l'impressione di volerne sapere di più. Come tutti ormai avranno compreso, vi è stata una volontà politica di non interferire in quello che veniva considerato un negoziato aziendale, anche se Telecom a quel tempo era ancora una società non privatizzata.

PRESIDENTE. Per quale motivo lei è stato trasferito a Cipro? Fu avvicendamento fisiologico da Belgrado a Cipro oppure ci fu un intervento, diciamo, anzi tempo?

FRANCESCO BASCONE, Vice direttore della direzione generale per i Paesi dell'Europa del Ministero degli affari esteri, già ambasciatore d'Italia in Jugoslavia. Questo io non lo posso giudicare. Il tempo che noi rimaniamo in una sede è massimo di quattro anni, minimo di due: io sono rimasto a Belgrado due anni e mezzo, quindi siamo nella norma. Non ho alcuna notizia, ma per non apparire reticente posso aggiungere (è una supposizione) che fosse arrivato a Roma un certo disappunto delle autorità di Belgrado, non so se di Milosevic, ma certamente di Milutinovic, che era il ministro degli esteri. Quest'ultimo aveva la dote di una grande franchezza e diceva chiaramente a me e ai miei colleghi cosa pensasse della nostra eccessiva tendenza ad essere critici verso quel regime; me lo diceva in faccia e mi accennò anche al fatto che se le cose non fossero cambiate, lo avrebbe fatto sapere a Roma.

PRESIDENTE. Le rimproverò di essere eccessivamente critico verso il regime. La linea del nostro Governo - non è un apprezzamento politico ma una constatazione - per strategie sue proprie non era proprio anti serba, quindi come si conciliava questa situazione?

FRANCESCO BASCONE, Vice direttore della direzione generale per i Paesi dell'Europa del Ministero degli affari esteri, già ambasciatore d'Italia in Jugoslavia. La linea dell'Italia verso la Jugoslavia dopo la collaborazione prestata da Milosevic al negoziato di Dayton era una linea di apertura e di sostegno al rientro della Jugoslavia nelle istituzioni internazionali e all'abolizione delle sanzioni; linea che io ho interpretato non a malincuore, ma con piena convinzione. Altra cosa sono, invece, lo svilupparsi di un movimento organizzato di opposizione, le manifestazioni, i contatti che io tenevo con i rappresentanti dell'opposizione. Ma la linea del Governo di aiutare il paese a rientrare nella famiglia delle nazioni non era in contrasto con una politica di sostegno ai diritti umani, ai diritti civili, alla democrazia.
C'era, da parte mia come da parte degli altri rappresentanti occidentali arrivati in quell'epoca a Belgrado, una certa freddezza verso il signor Milosevic e verso il gruppo affaristico camuffato da partito che si chiamava JUL, capeggiato dalla


Pag. 10

signora Markovic, moglie di Milosevic. Questa freddezza era forse sentita ed era considerata doverosa da parte nostra proprio perché consapevoli di certe caratteristiche di quel regime. È chiaro che poi, dopo la mia partenza, è stata inaugurata una linea di maggiore cordialità verso queste persone.

PRESIDENTE. Chi la seguì nella sede?

FRANCESCO BASCONE, Vice direttore della direzione generale per i Paesi dell'Europa del Ministero degli affari esteri, già ambasciatore d'Italia in Jugoslavia. L'ambasciatore Sessa.

PRESIDENTE. E l'ambasciatore Sessa instaurò questo regime di maggiore cordialità?

FRANCESCO BASCONE, Vice direttore della direzione generale per i Paesi dell'Europa del Ministero degli affari esteri, già ambasciatore d'Italia in Jugoslavia. Sì.

PRESIDENTE. Fu l'ambasciatore Sessa colui il quale, praticamente, presiedette alla stipula della convenzione, nel senso che era al tempo in sede?

FRANCESCO BASCONE, Vice direttore della direzione generale per i Paesi dell'Europa del Ministero degli affari esteri, già ambasciatore d'Italia in Jugoslavia. Non è esatto. È apparsa sulla stampa tante volte la tesi che Sessa si sia espresso sui negoziati e via dicendo; in realtà, la stipula fu fatta il 10 giugno 1997 ed io partii da Belgrado il 4 luglio 1997, subito rimpiazzato dall'ambasciatore Sessa. Quindi, a quanto mi risulta, questi arrivò a Belgrado ad accordo già stipulato.

PRESIDENTE. Quindi, visto che l'accordo è di giugno e lei parte a luglio, naturalmente c'era.

FRANCESCO BASCONE, Vice direttore della direzione generale per i Paesi dell'Europa del Ministero degli affari esteri, già ambasciatore d'Italia in Jugoslavia. No.

PRESIDENTE. Come non c'era! C'era ma non ha saputo?

FRANCESCO BASCONE, Vice direttore della direzione generale per i Paesi dell'Europa del Ministero degli affari esteri, già ambasciatore d'Italia in Jugoslavia. Non ho partecipato alla cerimonia.
Io stavo facendo le valigie; comunque, fui avvertito del fatto che vi sarebbe stata questa stipula un giorno e mezzo o due prima, mentre ero fuori Belgrado. Il mio vice mi avvertì e mi chiese se intendessi partecipare, se bisognasse chiedere a Roma l'autorizzazione a partecipare, eccetera. Gli risposi: «dì che io sono fuori Belgrado». In realtà, rientrai la domenica sera (la telefonata era di sabato) e la stipula era fissata per lunedì mattina, ma non essendo stato invitato per lettera e non avendo alcun obbligo di intervenire, ritenni che sarebbe stato un segnale sbagliato affrettarmi a partecipare. Quindi, pro forma, fu data l'impressione che io fossi ancora fuori Belgrado, anche se ero rientrato.

PRESIDENTE. Le faccio un'ultima domanda, per quanto mi riguarda. Atteso che c'è questa vacatio nel suo intervento tra la fine di febbraio e il 10 di giugno - quando lei si trova in sede, intento a fare le valigie e non intendeva più occuparsi di questa vicenda - non pensava fosse opportuno segnalare al Governo, vista la inutilità delle segnalazioni precedenti, che si era alla vigilia di completare un affare che certamente avrebbe aumentato i rischi, per le notizie che sopravvenivano e che erano in suo possesso?

FRANCESCO BASCONE, Vice direttore della direzione generale per i Paesi dell'Europa del Ministero degli affari esteri, già ambasciatore d'Italia in Jugoslavia. Quando ho parlato di fare le valigie, non intendevo certo dire, presidente, che non avevo tempo di occuparmi delle cose del mio ufficio. Io ricevetti la telefonata il sabato mattina o, forse, addirittura la domenica mattina, mentre ero ospite di un mio collega in una località vicina, e dissi al mio


Pag. 11

vice che anche se avessimo voluto chiedere indicazioni a Roma non avremmo avuto in tempo la risposta. Comunque, essendo stato messo in disparte - senza mio dispiacere - da questa vicenda, non vedo perché avrei dovuto essere presente alla firma. Non credo che vi fosse il tempo per fermare un treno che stava entrando in stazione. Certamente da questa telefonata ricevuta nel week-end fui preso alla sprovvista, perché quel telegramma di cui lei adesso ha copia, presidente, riporta l'informazione, datami dal dottor Miranda e dall'atro funzionario, secondo cui i negoziati erano in alto mare e, probabilmente, non si sarebbero conclusi prima della fine dell'anno. Quindi, quando all'inizio di giungo arrivò la notizia che si stavano concludendo, fui preso alla sprovvista. L'unica cosa che feci fu mandare (non so se vi siano delle carte che adesso non ricordo) degli articoli di stampa in cui si criticava ancora una volta il ruolo dell'Italia: parlo di articoli dell'11 giugno, cioè all'indomani della firma, e poi ancora del 13 giugno. Si criticava l'Italia, per i motivi detti prima, e si menzionava il fatto che il ministro Dini aveva avuto intenzione di partecipare alla firma, ma all'ultimo momento non era venuto.

PRESIDENTE. Sta citando un articolo di giornale?

FRANCESCO BASCONE, Vice direttore della direzione generale per i Paesi dell'Europa del Ministero degli affari esteri, già ambasciatore d'Italia in Jugoslavia. Sì. Io ebbi l'impressione che Roma fosse stata informata mentre io non lo ero. Comunque, non credo si possano trarre informazioni attendibili da articoli di stampa, quindi, forse, è meglio lasciar stare questo aspetto.
Mi limiterei a dire che ci furono commenti sulla stampa, dopo mesi in cui non si era parlato di questa vicenda, e che si trattava di commenti abbastanza negativi nei confronti dell'Italia, almeno per quanto riguarda i giornali democratici o di opposizione, che dir si voglia. Questi articoli furono da me trasmessi in traduzione italiana al ministero in data 20 giugno.

PRESIDENTE. Da quanto lei ha detto nasce una domanda: nei primi sei mesi del 1997 il ministro Dini si è mai recato a Belgrado?

FRANCESCO BASCONE, Vice direttore della direzione generale per i Paesi dell'Europa del Ministero degli affari esteri, già ambasciatore d'Italia in Jugoslavia. No. Dini si recò a Belgrado soltanto nel dicembre 1996.

PRESIDENTE. E il sottosegretario Fassino, invece?

FRANCESCO BASCONE, Vice direttore della direzione generale per i Paesi dell'Europa del Ministero degli affari esteri, già ambasciatore d'Italia in Jugoslavia. Nel novembre 1996 e nel gennaio 1997.

PRESIDENTE. Grazie. La parola al senatore Calvi.

GUIDO CALVI. Lei ha iniziato la sua relazione partendo, più o meno, dal gennaio 1997. La mia prima domanda è questa: all'epoca, le sanzioni che erano state irrogate nei confronti della Serbia erano ancora vigenti o erano già cadute?

FRANCESCO BASCONE, Vice direttore della direzione generale per i Paesi dell'Europa del Ministero degli affari esteri, già ambasciatore d'Italia in Jugoslavia. Gli accordi di Dayton sono della fine del 1995; non ricordo la data, ma poco tempo dopo furono abolite le sanzioni commerciali.

GUIDO CALVI. Successivamente alla pace di Dayton.

FRANCESCO BASCONE, Vice direttore della direzione generale per i Paesi dell'Europa del Ministero degli affari esteri, già ambasciatore d'Italia in Jugoslavia. Se non alla fine del 1995, all'inizio del 1996 furono abolite le sanzioni commerciali. Vi erano, naturalmente, anche sanzioni politiche


Pag. 12

e sanzioni finanziarie. Mi sfugge la data in cui furono abolite le sanzioni finanziarie; quelle politiche non credo furono abolite con un atto singolo ma, ad esempio, chi di noi era lì con il grado giusto e «l'etichetta» di incaricato di affari fu accreditato come ambasciatore. Nel mio caso la decisione fu del 2 maggio; quindi, vi è un décalage di alcuni mesi rispetto a Dayton per la piena normalizzazione dei rapporti politici. Ma quando nel novembre-dicembre 1996 o all'inizio del 1997 si fanno questi discorsi, ormai la normalizzazione è avanzata.

GUIDO CALVI. Devo presumere che non ci fosse soltanto una frequentazione italiana. Immagino che anche altri paesi, in particolare Francia, Germania o Stati Uniti, attraverso i loro uomini politici e, ovviamente, anche esponenti del mondo dell'industria, fossero presenti in questo periodo che va dall'ottobre 1996 al gennaio-febbraio 1997. Ricorda qualcosa?

FRANCESCO BASCONE, Vice direttore della direzione generale per i Paesi dell'Europa del Ministero degli affari esteri, già ambasciatore d'Italia in Jugoslavia. Mi pare che visite a livello politico non ce ne siano state molte e non ne ricordo nessuna. Certamente ve ne furono a livello di alti funzionari, americani, francesi e non so di quale altro paese. Quindi, mentre nell'elevazione dei rapporti diplomatici noi eravamo più o meno nella norma, i francesi ci precedettero, i tedeschi si comportarono più o meno come noi, mentre gli americani hanno fatto eccezione e sono stati più cauti, per quanto riguarda i rapporti economici credo che le aziende di Francia e Germania (Siemens, Alcatel, eccetera) si siano mosse con maggiore rapidità. I serbi ci chiedevano sempre per quali motivi l'Italia si muovesse con lentezza.
A livello politico abbiamo avuto tre visite e direi che la visita di Dini si spiega in buona parte con il fatto che egli ritenesse di poter svolgere un ruolo. L'Italia aveva senz'altro una posizione di sostegno alle aspirazioni serbe a normalizzare la proprio posizione; quindi Dini aveva credibilità presso i serbi e nel mese di dicembre venne a fare una specie di mediazione tra l'opposizione e Milosevic. Siccome questa mediazione fu criticata dall'opposizione, che avrebbe voluto, invece, un sostegno pieno alle sue ragioni, Dini incaricò Fassino di svolgere un'ulteriore missione, in cui raccogliere, in qualche modo, i frutti della missione Dini, che aveva aperto la strada a quella mediazione o missione dell'OSCE per verificare i fatti, che fu un modo elegante per far tornare Milosevic su i suoi passi: avendo annullato un responso elettorale, non poteva rimangiarsi questa misura se non in base al pronunciamento di un'alta autorità, che fu appunto Felipe Gonzales, venuto come rappresentante dell'OSCE. Conclusa questa vicenda in modo soddisfacente per l'opposizione, la visita di Fassino, in sostanza, serviva a far riflettere sul ruolo positivo che aveva avuto la visita di Dini, tanto criticata.

PRESIDENTE. Chiedo scusa, ma vorrei proporre ai colleghi un calendario dei lavori che nasce dall'emergenza. Sono ancora iscritti, per porre domande all'ambasciatore Bascone, otto commissari, quindi non sarà possibile concludere questa audizione in tempi brevi. D'altra parte, l'ordine del giorno della nostra seduta prevede, al termine dell'audizione del ministro plenipotenziario Francesco Bascone, l'audizione del dottor Carlo Baldizzone, responsabile International Planning and control di Telecom Italia, e a seguire, l'audizione del professor Lucio Izzo, già membro del consiglio di amministrazione di Telecom Italia.
Essendo l'ambasciatore un soggetto istituzionale, nel senso che svolge la sua funzione presso il Ministero degli affari esteri, mentre gli altri due sono due «laici», se la Commissione è d'accordo si potrebbe interrompere l'audizione dell'ambasciatore Bascone, naturalmente dopo che il senatore Calvi abbia completato le sue domande, ed iscriverne il seguito all'ordine del giorno della seduta di mercoledì 16 ottobre, qualora l'ambasciatore sia disponibile, ed incardinare,


Pag. 13

invece, le audizioni degli altri due convocati. L'ambasciatore sarebbe disponibile a tornare mercoledì prossimo?

FRANCESCO BASCONE, Vice direttore della direzione generale per i Paesi dell'Europa del Ministero degli affari esteri, già ambasciatore d'Italia in Jugoslavia. Certamente, presidente.

PRESIDENTE. La ringrazio. I colleghi sono d'accordo?

GIUSEPPE CONSOLO. No, signor presidente. Personalmente non sono d'accordo, poiché ritengo che le domande vadano poste nell'immediatezza dell'interrogatorio, perché è ora che hanno un senso. Io, ad esempio, vorrei rivolgere all'ambasciatore domande relative ad affermazioni che egli ha appena fatto e che tra una settimana non potrebbe certo ricordare.

PRESIDENTE. A questo fine vi è il resoconto stenografico. Comunque, anche per una questione di garbo istituzionale, sospendo brevemente la seduta, al fine di parlare con il dottor Baldizzone ed il professor Izzo e chiedere loro se siano disponibili a rinviare alla prossima settimana la loro audizione. Come voi, io sono qui, ma non possiamo abusare del tempo e della disponibilità altrui.

La seduta, sospesa alle 15.05, è ripresa alle 15.10.

PRESIDENTE. Ho parlato con il dottor Carlo Baldizzone ed il professor Lucio Izzo, i quali hanno dichiarato grande disponibilità e rispetto per la Commissione, cosa che va a nostro onore, nel senso che siamo riusciti a lanciare un messaggio tale (non attraverso le interviste alla stampa, bensì attraverso il lavoro serio che stiamo svolgendo) per cui due professionisti importanti pospongono i loro impegni per tornare di fronte alla Commissione il prossimo mercoledì, alle 14. Stando così le cose, l'ufficio di presidenza, integrato dai rappresentanti dei gruppi, dovrà rimodulare il programma delle audizioni. Se non vi sono obiezioni rimane così stabilito.
(Così rimane stabilito).

Do nuovamente la parola al senatore Calvi, affinché prosegua nelle sue domande.

GUIDO CALVI. Ambasciatore Bascone, lei ha già detto che vi era anche la presenza di funzionari e uomini politici francesi, tedeschi e statunitensi. Vi era, però, anche la presenza di aziende e lei ha fatto riferimento all'Alcatel e all'Ericsson: devo presumere che fossero concorrenti, sul piano della telefonia, con l'Italia?

FRANCESCO BASCONE, Vice direttore della direzione generale per i Paesi dell'Europa del Ministero degli affari esteri, già ambasciatore d'Italia in Jugoslavia. L'informazione su questo punto me l'ha data lo stesso dottor Miranda della Telecom, dicendomi che l'Alcatel e la Siemens (non l'Ericsson) sono concorrenti nel senso di proporre forniture di attrezzature, non per l'acquisizione. Ed è più o meno l'ottica in cui ci ponevamo ancora a novembre, quando si parlava genericamente di promuovere gli scambi e la collaborazione in vari campi, ivi comprese le telecomunicazioni. Si pensava soprattutto a questo aspetto. L'acquisizione, invece, è per me un fatto nuovo, che risale circa all'inizio di gennaio.

GUIDO CALVI. Lei ha detto una cosa che mi ha colpito molto, cioè che vi era la volontà politica di non interferire nella trattativa, trattandosi di un'attività tra società private.

FRANCESCO BASCONE, Vice direttore della direzione generale per i Paesi dell'Europa del Ministero degli affari esteri, già ambasciatore d'Italia in Jugoslavia. Era solo una mia percezione.

GUIDO CALVI. A questo punto, mi sembra di cogliere che ci sia una distinzione molto netta nelle informazioni che


Pag. 14

lei doverosamente raccoglie ed invia, il che rientra in un'attività istituzionale: vi è una distinzione (almeno così mi sembra di capire) tra attività commerciale, riguardante società private, ed attività istituzionale e politica da parte della Farnesina e, quindi, del Governo. Cioè, i rapporti istituzionali con la Serbia ed il suo governo seguivano questi due binari, che procedevano in modo autonomo.

FRANCESCO BASCONE, Vice direttore della direzione generale per i Paesi dell'Europa del Ministero degli affari esteri, già ambasciatore d'Italia in Jugoslavia. Realisticamente è difficile fare questa distinzione nel nostro mestiere. Volevo dire una cosa leggermente diversa. Le mie comunicazioni, che attiravano l'attenzione sul carattere un po' speciale di questa operazione ed anche su certi rischi, erano state molteplici, ma c'è sempre un limite oltre il quale un funzionario non va, se ha l'impressione che i suoi superiori siano al corrente e non intendano dare certi seguiti o, se li danno, non intendono informarne l'ambasciata. Purtroppo, molto spesso le ambasciate sono fonte di comunicazione ma non si deve immaginare che ricevano sempre il feed-back, come si dice in inglese. Si rassegnano a cercare il feed-back, se lo trovano, sui mezzi di stampa e qualche volta rimangono a domandarsi che seguito abbia avuto una cosa, che non necessariamente è rimasta senza seguito; a volte si preferisce mantenere un certo riserbo su quello che, ad alto livello, si fa a Roma.

GUIDO CALVI. I funzionari dell'azienda Telecom che vennero in Serbia a trattare ebbero poi occasione di riferire a lei in particolare su quello che accadeva oppure no?

FRANCESCO BASCONE, Vice direttore della direzione generale per i Paesi dell'Europa del Ministero degli affari esteri, già ambasciatore d'Italia in Jugoslavia. No, quello che dissi prima è esauriente. Né prima del 20-22 febbraio né dopo alcun funzionario Telecom, e tantomeno il signor Tommaso Tomasi di Vignano, si è fatto vivo con me, né al telefono né di persona. Vorrei aggiungere che il 15 gennaio Tomasi di Vignano fu a Belgrado, senza mettersi in contatto con noi, vide Milosevic, che era presidente della Serbia, Milutinovic che era ministro degli esteri della Federazione, e Marianovic, che era primo ministro. Stranamente questa visita coincise con la seconda visita del sottosegretario Fassino, il quale non fu in alcun modo coinvolto, venne tenuto all'oscuro della cosa e ne fu informato con aria canzonatoria da Milutinovic, come a dire «le questioni importanti le stiamo trattando con il signor Tomasi, che abbiamo visto separatamente». Dunque, la data è quella del 15 gennaio, ma né in quella occasione né in altre Tomasi si fece vivo con l'ambasciata.

PRESIDENTE. Perché resti a verbale: Alcatel e Siemens sono fornitori, non concorrenti di Telecom Italia; infatti, vendono a quest'ultima le centrali.

GUIDO CALVI. Il problema è che erano presenti in Serbia quindi potevano essere...

PRESIDENTE. La mia precisazione non è in contrasto con la sua domanda, ma tende soltanto a completare il quadro delle conoscenze relative a queste due società.

FRANCESCO BASCONE, Vice direttore della direzione generale per i Paesi dell'Europa del Ministero degli affari esteri, già ambasciatore d'Italia in Jugoslavia. Io so soltanto che intendevano proporre vendite ai serbi: se proponessero vendite anche alla Telecom, questo non posso saperlo.

GUIDO CALVI. La ringrazio.

GIUSEPPE CONSOLO. Ministro Bascone, proprio in qualità di ambasciatore italiano a Belgrado lei assisteva, all'inizio, ad una operazione che veniva posta in essere in pendenza di embargo, come abbiamo visto, il che creava all'operazione medesima un problema di illegalità: parlò


Pag. 15

lei con qualcuno di questa problematica, prima che si arrivasse all'abolizione dell'embargo?

FRANCESCO BASCONE, Vice direttore della direzione generale per i Paesi dell'Europa del Ministero degli affari esteri, già ambasciatore d'Italia in Jugoslavia. Credo che si debba verificare questa premessa: io non sono certo che fosse in vigore l'embargo. Certamente non era in vigore l'embargo commerciale e non so quali aspetti dell'operazione potessero essere ancora sotto embargo. Andrebbe verificato dagli storici.

GIUSEPPE CONSOLO. Lei ha parlato di difficoltà dal punto di vista dell'ancora mancata privatizzazione della società serba e di altri problemi di natura finanziaria; ma (lo chiedo nuovamente) sul problema dell'embargo vi fu una meditazione oppure no da parte dell'ambasciata che lei all'epoca dirigeva?

FRANCESCO BASCONE, Vice direttore della direzione generale per i Paesi dell'Europa del Ministero degli affari esteri, già ambasciatore d'Italia in Jugoslavia. Devo dare la stessa risposta che ho appena dato.

GIUSEPPE CONSOLO. Lei disse (ho cercato lo stenografico, che può essere più completo della mia memoria): scrissi e il segretario del ministro mi riferì che la lettera era stata sottoposta alle direzioni generali competenti. Sottoposta da chi?

FRANCESCO BASCONE, Vice direttore della direzione generale per i Paesi dell'Europa del Ministero degli affari esteri, già ambasciatore d'Italia in Jugoslavia. Suppongo dalla segreteria alla quale mi rivolgevo. Ma non sempre ci esprimiamo con tale precisione né forse, ricorderei con esattezza.

GIUSEPPE CONSOLO. Lei, ambasciatore, parla sempre indicando delle cariche ma non dei nomi. Dunque, quando dice che riferì al segretario del ministro, il quale poi riferì a sua volta che la lettera era stata sottoposta alle direzioni generali competenti, qual è il tramite? Noi siamo parlamentari e, tranne l'onorevole Ranieri e il presidente Trantino, che hanno svolto funzioni di sottosegretario per gli affari esteri, non sappiamo quale sia in questi casi la procedura. Un ambasciatore, nella fattispecie lei, scrive e il segretario del ministro la informa che la lettera era andata alle direzioni competenti: ma chi ce la manda? Ha questo potere il segretario del ministro?

FRANCESCO BASCONE, Vice direttore della direzione generale per i Paesi dell'Europa del Ministero degli affari esteri, già ambasciatore d'Italia in Jugoslavia. Parliamo del sottosegretario Fassino come destinatario della lettera.

GIUSEPPE CONSOLO. Una volta (si può vedere il resoconto stenografico) ha parlato della segreteria del ministro, un'altra volta del sottosegretario, ma con riferimento alla lettera specifica. È un altro punto della mia domanda.

FRANCESCO BASCONE, Vice direttore della direzione generale per i Paesi dell'Europa del Ministero degli affari esteri, già ambasciatore d'Italia in Jugoslavia. Non so se ho detto «segreteria del ministro», ma intendevo dire «segreteria del sottosegretario». Credo di aver detto «del destinatario della lettera», ma non ricordo.

GIUSEPPE CONSOLO. Diretta a chi?

FRANCESCO BASCONE, Vice direttore della direzione generale per i Paesi dell'Europa del Ministero degli affari esteri, già ambasciatore d'Italia in Jugoslavia. Al sottosegretario Fassino.

GIUSEPPE CONSOLO. Ha anche detto che riferì più volte su queste vicende: a chi riferiva? Poi ha aggiunto che non avendo feed-back ha capito e si è fermato. Ma a chi riferiva?

FRANCESCO BASCONE, Vice direttore della direzione generale per i Paesi dell'Europa


Pag. 16

del Ministero degli affari esteri, già ambasciatore d'Italia in Jugoslavia. Le comunicazione che normalmente manda un'ambasciata sono dirette al Ministero degli esteri. Come ho avuto modo di accennare, è facoltà di chi scrive aggiungere «assegnazione: economici» o «assegnazione: politici» (oggi la struttura del ministero è un po' cambiata, allora si faceva così). Ad esempio il telegramma del 25, che ho citato e che è stato qui fotocopiato, era «assegnazione: economici», così pure un altro del 7 febbraio, in cui aprivo il discorso. Poi sono andati in visione anche ai politici e al sottosegretario competente.
Quindi, nella pila di telegrammi che arrivano agli uffici che ho adesso indicato vi erano anche quei telegrammi che non sono indirizzati ad una persona ma al ministero e, nel senso che ho detto adesso, a singole direzioni o, in questo caso, segreteria di sottosegretari.
Come dicevo, normalmente noi non chiediamo quale seguito sia stato dato ma aspettiamo istruzioni. È anche considerato un po' impertinente chiedere quale seguito sia stato dato e certamente lo è chiederlo per la seconda o terza volta. Quindi nessun mio collega si meraviglierebbe del fatto che essendomi stato detto «non ti preoccupare, la cosa è stata sottoposta a chi di dovere» oppure «stai tranquillo, la cosa è all'esame del primo piano» (dove stanno il ministro, il gabinetto, la segreteria generale ed altri uffici, anche se non quello di Fassino), io non abbia insistito. Molti allora si meravigliarono che io abbia con tanta franchezza messo in dubbio la solidità di un operazione a carattere finanziario, andando un po' al di là delle mie competenze.

PRESIDENTE. Ambasciatore, non voglio intervenire sulle sue regole espressive, ma per il seguito delle risposte la invito alla migliore concisione possibile, poiché le Commissioni potrebbero essere sconvocate intorno alle 16.

FRANCESCO BASCONE, Vice direttore della direzione generale per i Paesi dell'Europa del Ministero degli affari esteri, già ambasciatore d'Italia in Jugoslavia. Sarò più conciso.

GIUSEPPE CONSOLO. Lei ha detto, ambasciatore, che Dini venne a Belgrado in dicembre e poi venne l'onorevole Fassino: dicembre di quale anno?

FRANCESCO BASCONE, Vice direttore della direzione generale per i Paesi dell'Europa del Ministero degli affari esteri, già ambasciatore d'Italia in Jugoslavia. Nel dicembre 1996 venne il ministro Dini e nel gennaio 1997 venne il sottosegretario Fassino.

GIUSEPPE CONSOLO. Benissimo. In quelle due occasione lei non parlò con alcuno dei due dell'operazione Telekom-Serbia?

FRANCESCO BASCONE, Vice direttore della direzione generale per i Paesi dell'Europa del Ministero degli affari esteri, già ambasciatore d'Italia in Jugoslavia. Quando venne il ministro Dini io non sapevo nulla dell'operazione Telekom-Serba, come credo risulti dalla mia comunicazione precedente, perché se ne cominciò a parlare negli ambienti belgradesi nel corso di gennaio. Quando, invece, venne il sottosegretario Fassino, che, come ebbi a ricordare, manifestò una certa perplessità su questa operazione e sul fatto che venisse condotta con tale segretezza - successivamente venimmo a sapere che in quello stesso giorno era a Belgrado Tomasi di Vignano e c'era, quindi, un salto di qualità nel negoziato - ovviamente ne ero al corrente e ne parlai con lui.

GIUSEPPE CONSOLO. Quindi, ne parlò direttamente con il sottosegretario Fassino, prima di scrivere al medesimo la lettera, nel gennaio 1997.

FRANCESCO BASCONE, Vice direttore della direzione generale per i Paesi dell'Europa del Ministero degli affari esteri, già ambasciatore d'Italia in Jugoslavia. Sì, la lettera è di un mese dopo questo incontro.


Pag. 17

GIUSEPPE CONSOLO. È agli atti. Parlò di questa operazione con qualche altro responsabile di ministero italiano?

FRANCESCO BASCONE, Vice direttore della direzione generale per i Paesi dell'Europa del Ministero degli affari esteri, già ambasciatore d'Italia in Jugoslavia. No.

GIUSEPPE CONSOLO. Parlò, anche informalmente, con altri ambasciatori che svolgevano a Belgrado funzioni analoghe alla sua?

FRANCESCO BASCONE, Vice direttore della direzione generale per i Paesi dell'Europa del Ministero degli affari esteri, già ambasciatore d'Italia in Jugoslavia. Non certo per denunciare una cosa italiana; ma a chi mi chiese commenti su quanto dicevano la stampa e gli interlocutori serbi, certamente avrò risposto dicendo di sapere molto poco dei negoziati, per non dire di non saperne nulla.

GIUSEPPE CONSOLO. Può indicare i nomi dei due funzionari Telecom che incontrò a Belgrado ed il nome del suo vice, sempre a Belgrado.

FRANCESCO BASCONE, Vice direttore della direzione generale per i Paesi dell'Europa del Ministero degli affari esteri, già ambasciatore d'Italia in Jugoslavia. Sì, i funzionari Telecom sono il dottor Miranda (non conosco il nome di battesimo) ed il dottor Rosati, il mio vice a Belgrado era Bernardino Mancini, attualmente a Trieste presso il segretariato dell'INCE.

GIUSEPPE CONSOLO. Ultima domanda. Ad un certo punto lei disse: «io venni messo in disparte nell'affare Telekom-Serbia»; poi si evince (questa è una considerazione) la reazione che ebbe per il fatto di non essere stato invitato nelle forme proprie, per cui disertò la cerimonia della firma. Chi, concretamente, nel meccanismo degli Affari esteri la mise in disparte?

FRANCESCO BASCONE, Vice direttore della direzione generale per i Paesi dell'Europa del Ministero degli affari esteri, già ambasciatore d'Italia in Jugoslavia. Forse l'espressione non era perfetta: non ero mai stato coinvolto nell'affare Telekom-Serbia, quindi non vi era bisogno di mettermi in disparte. Io fui tenuto del tutto al di fuori di questa faccenda; non credo qualcuno nel nostro ministero, ma certamente i serbi, che erano interessati a mantenere riservata la trattativa, incaricarono di gestire i contatti a Roma, come è ormai noto dalla stampa, il signor Dojcilo Maslovaric, che era a quel tempo, ambasciatore della Federazione jugoslava presso la Santa Sede e precedentemente era stato ministro degli esteri della Repubblica di Serbia, che non è una carica importante. Maslovaric venne con questo finto incarico di rappresentante presso la Santa Sede, ma, in realtà, per seguire certi affari riservati che stavano a cuore a Milosevic ed alla signora Marcovic, di cui egli era un confidente, al di fuori dei canali diplomatici, sia dall'ambasciata da me diretta, sia da quella jugoslava a Roma.

GIUSEPPE CONSOLO. Ambasciatore, non credo si possa dire - e con questo ho veramente concluso - come lei ha detto ora «io non sono mai stato coinvolto nell'affare», perché lei ha scritto una lettera, ha inviato un telegramma, ha riferito al sottosegretario...

PRESIDENTE. Questi sono apprezzamenti, senatore.

GIUSEPPE CONSOLO. Lo sottolineo perché rimanga a verbale.

PRESIDENTE. È materia di discussione, diremmo noi.

FRANCESCO BASCONE, Vice direttore della direzione generale per i Paesi dell'Europa del Ministero degli affari esteri, già ambasciatore d'Italia in Jugoslavia. Non sono stato coinvolto nelle trattative. Sono stato informato una volta sola da funzionari della Telecom.


Pag. 18

GIUSEPPE CONSOLO. Ho concluso.

MICHELE LAURIA. Sarò breve nelle mie domande, poiché abbiamo agli atti la deposizione resa a Torino da parte dell'ambasciatore...

PRESIDENTE. Non è agli atti alcuna deposizione resa a Torino!

MICHELE LAURIA. Volevo parlare della lettera riservata mandata al ministero, che egli ha ampiamente citato.
Ambasciatore, lei ritiene - personalmente penso debba essere così - che nella linea strategica del Governo all'epoca in cui lei era ambasciatore a Belgrado vi fosse un particolare orientamento, data la vicinanza della regione jugoslava e in considerazione della delicatezza della situazione, a riprendere rapporti normalizzati, soprattutto dopo gli accordi di Dayton?

FRANCESCO BASCONE, Vice direttore della direzione generale per i Paesi dell'Europa del Ministero degli affari esteri, già ambasciatore d'Italia in Jugoslavia. Certamente.

MICHELE LAURIA. Quindi, sembra normale che l'Italia, rispetto a Francia e Germania, che già erano presenti, operasse in quel territorio con la dovuta attenzione. Le risulta che nel periodo in cui lei è stato ambasciatore vi siano stati altri negoziati, portati o meno a termine, da parte sia di aziende italiane, sia europee?

FRANCESCO BASCONE, Vice direttore della direzione generale per i Paesi dell'Europa del Ministero degli affari esteri, già ambasciatore d'Italia in Jugoslavia. Parla di negoziati di acquisizioni di grosse società?

MICHELE LAURIA. Di negoziati commerciali, essendo venuto meno l'embargo, che è un altro feticcio che aleggiava intorno a questo caso, mentre embargo non ve ne era.

FRANCESCO BASCONE, Vice direttore della direzione generale per i Paesi dell'Europa del Ministero degli affari esteri, già ambasciatore d'Italia in Jugoslavia. No. Anche perché la legge sulle privatizzazioni, come ho detto, non era ancora stata fatta.

MICHELE LAURIA. Le risultano negoziati commerciali di altri stati?

FRANCESCO BASCONE, Vice direttore della direzione generale per i Paesi dell'Europa del Ministero degli affari esteri, già ambasciatore d'Italia in Jugoslavia. Commerciali certamente; ma per acquisizioni di grosse società no.

MICHELE LAURIA. Ma le risulta che i negoziati commerciali fossero ormai ripresi?

FRANCESCO BASCONE, Vice direttore della direzione generale per i Paesi dell'Europa del Ministero degli affari esteri, già ambasciatore d'Italia in Jugoslavia. Come ho detto, l'embargo sul commercio era stato abolito un anno prima.

MICHELE LAURIA. Riferendo al ministero, nelle poche occasioni in cui lo ha potuto fare verbalmente o tramite quella nota, sostanzialmente lei ha proceduto (mi corregga se sbaglio) a quelle note informative che ogni sede diplomatica è tenuta a fornire per aspetti salienti al proprio ministero; si tratta soprattutto di valutazioni di carattere politico e di opportunità attorno ad alcune vicende. Sbaglio nel dire che è questa la ratio?

FRANCESCO BASCONE, Vice direttore della direzione generale per i Paesi dell'Europa del Ministero degli affari esteri, già ambasciatore d'Italia in Jugoslavia. I telegrammi in genere informano; qualche volta contengono anche valutazioni. Io ho cercato di mettere l'accento sulle informazioni, riferendo preoccupazioni espressemi.

MICHELE LAURIA. Quindi, sostanzialmente lei esternava (cosa che ho evinto


Pag. 19

dalla sua nota al ministero) le preoccupazioni dell'opposizione al regime serbo, che forse sostanzialmente condivideva, ed i rischi di carattere finanziario. Si tratta, quindi, di valutazioni di opportunità, svincolare dalle linee strategiche di carattere nazionale e che non entravano nel merito di un'operazione rispetto alla quale, sino a prova contraria, non si possono usare nella Commissione termini quali «coinvolgimento» o «chiamate di responsabilità», come se all'epoca già fosse accaduto un crimine o fosse in itinere la notitia criminis (bisognerà poi vedere se a questo riguardo vi sia stata una montatura successiva o si tratti realmente di quanto avvenuto).
Per quanto riguarda i suoi colloqui con Dini, si è mai occupato dell'affare Telekom-Serbia?

FRANCESCO BASCONE, Vice direttore della direzione generale per i Paesi dell'Europa del Ministero degli affari esteri, già ambasciatore d'Italia in Jugoslavia. Non ho avuto lunghi colloqui con il ministro Dini. Quando egli venne a Belgrado si occupò, per quanto io ne sappia, soprattutto della questione interna politica. Io parlai con lui per pochi minuti, tra l'incontro che egli ebbe a quattr'occhi con Milosevic, e l'arrivo in residenza, dove doveva svolgersi una conferenza stampa, per ascoltare quanto mi diceva rispetto alla contesa tra Milosevic e l'opposizione. Nell'occasione gli detti qualche suggerimento sul come esprimersi. Non ci fu il tempo di parlare di altre cose.

MICHELE LAURIA. Passo all'ultima domanda. Mi pare di aver sentito (se sbaglio mi corregga) che lei ha avuto con il sottosegretario Fassino uno scambio di opinioni sulla vicenda Telekom-Serbia e mi pare di ricordare che lei abbia anche raccolto, per questioni di opportunità, delle perplessità da parte del sottosegretario. È esatto che lei abbia detto questo?

FRANCESCO BASCONE, Vice direttore della direzione generale per i Paesi dell'Europa del Ministero degli affari esteri, già ambasciatore d'Italia in Jugoslavia. Sì, in termini ancora molto generali, perché le notizie che ho riferito sono tutte successive all'incontro del 15 gennaio. C'era nell'aria qualcosa di molto vago su un interessamento di Telekom-Serbia ed una sensazione di segretezza che lo stesso sottosegretario trovava imbarazzante.

MICHELE LAURIA. La ringrazio, signor ambasciatore.

GUSTAVO SELVA. Rilevo una contraddizione tra il punto di vista che lei ha qui espresso, ambasciatore Bascone, di essere stato vagamente informato, di aver avuto dei colloqui quasi en passant, e la preoccupazione, invece, di inviare nientemeno che una lettera riservata-personale al sottosegretario Fassino. Inoltre: è consueto o è abbastanza eccezionale che un ambasciatore invii una riservata-personale al ministro o al sottosegretario?
Questo mi sembra faccia il paio con le preoccupazioni che, come parlamentare, io ho provato durante il dibattito che ha portato alla costituzione di questa Commissione d'inchiesta, tant'è vero che siamo stati rimproverati, in quanto maggioranza, di chiedere l'avvio di una inchiesta, materia che normalmente viene trattata dall'opposizione. È proprio in quanto opposizione che noi intuimmo fin d'allora che c'era qualche cosa da nascondere; perché l'unica cosa che nel merito il sottosegretario Fassino, venendo a rispondere alle nostre interrogazioni e interpellanze disse, è che il Ministero degli esteri fu essenzialmente informato dai giornali, in particolare dal Nasa Borba. Lei non trova che questo è un atteggiamento assolutamente inconsueto, avendo il sottosegretario ed il ministro più volte sottolineato la delicatezza dell'operazione?

FRANCESCO BASCONE, Vice direttore della direzione generale per i Paesi dell'Europa del Ministero degli affari esteri, già ambasciatore d'Italia in Jugoslavia. Una delle sue domande, presidente, è se sia eccezionale o usuale la forma di comunicazione rappresentata dalla lettera personale al sottosegretario o al ministro. La


Pag. 20

risposta è che, sì, tale forma è prevista, ma non costituisce un modo usuale di comunicazione: se ne faranno due o tre l'anno in una sede media, di più in una sede grande. Quindi non è una cosa eccezionale ma neanche ordinaria; giustificata, ovviamente, dalle preoccupazioni o dall'entità dell'operazione di cui parliamo.
Le perplessità - anche per rispondere ancora ad una considerazione del senatore Lauria -, le preoccupazioni di cui mi facevo interprete e che lasciavo intendere di condividere erano unicamente sull'operazione Telecom, non assolutamente sulla politica di collaborazione economica e di normalizzazione della posizione della Serbia, che era la quintessenza delle istruzioni che io dovevo eseguire e delle quali ero perfettamente convinto.
Chiedendo scusa per questa parentesi, le chiedo di ripetermi, per cortesia, la sua domanda.

GUSTAVO SELVA. La domanda è se lei abbia avuto l'impressione che tutto dovesse essere mantenuto entro un quadro da cui lei stesso veniva escluso.

FRANCESCO BASCONE, Vice direttore della direzione generale per i Paesi dell'Europa del Ministero degli affari esteri, già ambasciatore d'Italia in Jugoslavia. Sì, questa segretezza delle trattative non appariva del tutto normale. Noi siamo abituati al fatto che le società si muovano per loro conto ma poi, ad un certo punto, informino l'ambasciata e spesso chiedano anche una mano. In questo caso non è assolutamente successo.
Questa segretezza - dicevo - era stata notata anche dall'onorevole Fassino e giudicata inopportuna.

GUSTAVO SELVA. Dunque, le sembrò che l'onorevole Fassino avesse le sue stesse preoccupazioni, vale a dire di un'operazione che si svolgesse secondo canoni non corretti, quasi in contrapposizione al ministro Dini, che invece favoriva questa operazione? (Commenti)

MICHELE LAURIA. Da cosa risulti questo non lo so!

GUSTAVO SELVA. Ho posto una domanda.

PRESIDENTE. La domanda non è proponibile, perché la legge istitutiva esclude il sindacato sulle scelte di politica estera. Quindi, andiamo alle circostanze specifiche.

FRANCESCO BASCONE, Vice direttore della direzione generale per i Paesi dell'Europa del Ministero degli affari esteri, già ambasciatore d'Italia in Jugoslavia. Non avrei saputo rispondere, perché non avevo notizie.

GUSTAVO SELVA. Circostanze specifiche. Le risulta che la firma fu rinviata di otto giorni per non farla coincidere con la presenza a Belgrado del segretario di stato americano Albright?

FRANCESCO BASCONE, Vice direttore della direzione generale per i Paesi dell'Europa del Ministero degli affari esteri, già ambasciatore d'Italia in Jugoslavia. No, l'ho appreso, credo, dalla stampa o lo apprendo da lei. Quando, verso l'8 giugno, fui informato che la firma era imminente, la notizia mi colse del tutto impreparato, quindi neanche sapevo di una diversa data fissata in precedenza.

GUSTAVO SELVA. La ringrazio.

MAURIZIO EUFEMI. Ambasciatore, è stato ascoltato dai magistrati della procura della repubblica di Torino?

PRESIDENTE. No. L'abbiamo già detto.

MAURIZIO EUFEMI. Chiedo scusa. Aveva altri canali di comunicazione con il gabinetto del ministro Dini, essendo normalmente un diplomatico il responsabile di quella funzione?

FRANCESCO BASCONE, Vice direttore della direzione generale per i Paesi dell'Europa del Ministero degli affari esteri, già


Pag. 21

ambasciatore d'Italia in Jugoslavia. Non ho avuto occasione di parlarne con il gabinetto del ministro.

MAURIZIO EUFEMI. Ha conosciuto o sapeva dell'esistenza dell'attività del conte Vitali nella Federazione jugoslava?

FRANCESCO BASCONE, Vice direttore della direzione generale per i Paesi dell'Europa del Ministero degli affari esteri, già ambasciatore d'Italia in Jugoslavia. No, mi è stato detto, credo, proprio dal dottor Miranda in quell'unico incontro che avemmo in ambasciata.

MAURIZIO EUFEMI. Eppure, dalla lettura dei documenti che noi abbiamo fatto è emerso che il conte Vitali era interessato anche a tranche di autostrade. Sfuggivano all'attenzione dell'ambasciata queste attività, che pure erano di notevole interesse?

FRANCESCO BASCONE, Vice direttore della direzione generale per i Paesi dell'Europa del Ministero degli affari esteri, già ambasciatore d'Italia in Jugoslavia. Non si è mai fatto vivo in ambasciata e non mi ha mai scritto.

MAURIZIO EUFEMI. Le delegazioni della Telecom chiedevano supporto tecnico all'ambasciata o viaggiavano autonomamente?

FRANCESCO BASCONE, Vice direttore della direzione generale per i Paesi dell'Europa del Ministero degli affari esteri, già ambasciatore d'Italia in Jugoslavia. Autonomamente.

MAURIZIO EUFEMI. Prima di rivolgere la domanda successiva, presidente, chiederei di acquisire la corrispondenza integrale dall'archivio del Ministero degli affari esteri, cioè i fonogrammi, i telegrammi e anche la lettera originale dell'ambasciatore, visto che noi l'abbiamo avuta da altra fonte.
Tornando alle domande, lei, ambasciatore, ha riferito quella frase secondo la quale, in presenza di Fassino, si diceva che gli affari importanti venivano decisi direttamente con Telecom.

FRANCESCO BASCONE, Vice direttore della direzione generale per i Paesi dell'Europa del Ministero degli affari esteri, già ambasciatore d'Italia in Jugoslavia. Non ricordo il contesto, per cui mi è difficile rispondere.

MAURIZIO EUFEMI. Lei ha riferito poc'anzi che vi era stato un incontro con Milutinovic alla presenza di Fassino, nel quale fu detto «gli affari importanti li decidiamo con Telecom».

FRANCESCO BASCONE, Vice direttore della direzione generale per i Paesi dell'Europa del Ministero degli affari esteri, già ambasciatore d'Italia in Jugoslavia. Non era una citazione testuale.

PRESIDENTE. Poniamo diversamente la domanda: cosa ha detto, ambasciatore?

FRANCESCO BASCONE, Vice direttore della direzione generale per i Paesi dell'Europa del Ministero degli affari esteri, già ambasciatore d'Italia in Jugoslavia. Non so chi dei miei colleghi sia capace di ricordare esattamente parole dette cinque anni fa.

MAURIZIO EUFEMI. Le chiediamo la sostanza di quelle parole.

FRANCESCO BASCONE, Vice direttore della direzione generale per i Paesi dell'Europa del Ministero degli affari esteri, già ambasciatore d'Italia in Jugoslavia. Ricordo che Milutinovic ci informò del fatto che i negoziati sulla Telekom si stavano svolgendo in altra sede, contemporaneamente. Era stato molto difficile far avere al sottosegretario Fassino un incontro con lo stesso Milutinovic e quanto finalmente riuscimmo a vederlo questi, con aria un po' sarcastica, disse che era occupato a parlare di cose importanti con altri interlocutori italiani e fece un accenno chiaro alla Telecom, se poi disse Telecom o non


Pag. 22

lo disse, se disse Tomasi o non lo disse non ricordo, ma non credo che fece il nome di Tomasi.

MAURIZIO EUFEMI. Per quanto riguarda la famosa visita a Belgrado rispetto alla quale lei fa riferimento sia a Fassino sia a Tomasi, di solito si attiva un certo cerimoniale: lei ha notizia se viaggiarono sullo stesso aereo oppure se vi fu una procedura di accompagnamento?

FRANCESCO BASCONE, Vice direttore della direzione generale per i Paesi dell'Europa del Ministero degli affari esteri, già ambasciatore d'Italia in Jugoslavia. Certamente non viaggiavano sullo stesso aereo. Dicevo prima che della presenza di Tomasi quel giorno io seppi più tardi. Da Milutinovic quel giorno seppi che stava parlando con altri interlocutori della questione Telecom. Sicuramente non viaggiarono insieme e sicuramente la delegazione Tomasi non si rivolse all'ambasciata e non ebbe alcun tipo di assistenza.

MAURIZIO EUFEMI. Non ho altre domande.

ALFREDO VITO. Ambasciatore, in sostanza lei ha detto di aver fatto tre comunicazioni scritte (una lettera e due telegrammi) al Ministero degli esteri. Ha mai ricevuto una risposta scritta?

FRANCESCO BASCONE, Vice direttore della direzione generale per i Paesi dell'Europa del Ministero degli affari esteri, già ambasciatore d'Italia in Jugoslavia. Una risposta credo di averla brevissimamente già menzionata. Quando ho segnalato le polemiche di stampa sulle trattative Telecom, che venivano messe in relazione con la precedente visita di Dini, per cui si imputava al ministro Dini un certo proprio interesse ad approfondire i rapporti, mi sentii in dovere prima di tutto di smentire il collegamento fatto (feci anche correggere alcune illazioni sulla stampa) e poi di informare il ministero. Chiesi in quell'occasione di essere informato, in modo da non trovarmi in situazioni imbarazzanti con i miei interlocutori belgradesi e fu in base a tale richiesta che la direzione generale degli affari economici si rivolse a Telecom, ottenendo alcuni elementi scarni ed elusivi, che mi furono comunicati per iscritto. Quindi, una comunicazione scritta mi fu inviata; essendo questa non del tutto esauriente, io scrissi al sottosegretario.

ALFREDO VITO. Vorrei ricostruire piano piano. Lei dice, nelle sue dichiarazioni: «la Telecom ci informò il 20 febbraio 1997 delle trattative in corso». Si riferisce a questo?

FRANCESCO BASCONE, Vice direttore della direzione generale per i Paesi dell'Europa del Ministero degli affari esteri, già ambasciatore d'Italia in Jugoslavia. No. L'incontro con il dottor Miranda e con l'altro personaggio citato prima è del 20 febbraio ed è un colloquio orale. L'informazione da me ricevuta per iscritto da parte del Ministero degli affari esteri era basata su una informazione orale, una risposta telefonica data al ministro Cavarai.

ALFREDO VITO. Quindi, in sostanza per quanti tentativi avesse condotto lei non era mai riuscito ad avere informazioni più precise dalla Telecom. Però il 13 febbraio 1997 scrive al sottosegretario Fassino, con il quale aveva già parlato di questa vicenda nel precedente mese di gennaio, una lettera - e se scrive una lettera ritiene di dare ulteriore impulso alla sua iniziativa - in cui dice che non vi era certezza sulla somma introitata da parte del governo jugoslavo e aggiunge preoccupazioni di ordine politico e giuridico. Sette giorni dopo, precisamente in data 20 febbraio, la Telecom, che non le aveva mai fatto sapere niente, ritiene invece di doverla informare. Lei scrive a Caio e risponde Sempronio: come mai?

FRANCESCO BASCONE, Vice direttore della direzione generale per i Paesi dell'Europa del Ministero degli affari esteri, già ambasciatore d'Italia in Jugoslavia. Non ne ho la certezza, ma può darsi che il sottosegretario


Pag. 23

o la sua segreteria, avendo appena ricevuto la lettera (che viaggiava per corriere, quindi non può essere arrivata molto prima del 20) abbiano sollecitato la Telecom a venirmi a trovare. Può anche darsi che rispetto alla mia precedente richiesta, quella del 7 febbraio, che ho citato poco fa, alla prima occasione la Telecom, facendo una missione a Belgrado, abbia ritenuto di venirmi ad informare.

ALFREDO VITO. Nel caso in cui la Telecom si sia mossa come lei prevede, a seguito della sua lettera al sottosegretario, quindi per impulsi che le sono venuti dal ministero, è chiaro che quest'ultimo era perfettamente al corrente dell'iniziativa.

PRESIDENTE. Questa è una deduzione.

ALFREDO VITO. Riformulo la domanda. Le risulta che, in data 20 febbraio, il ministero fosse al corrente dello stato della trattativa?

FRANCESCO BASCONE, Vice direttore della direzione generale per i Paesi dell'Europa del Ministero degli affari esteri, già ambasciatore d'Italia in Jugoslavia. A seguito del mio telegramma del 25 febbraio, che evidentemente è stato scritto un paio di giorni dopo (ci sarà stato un week-end), chi ha letto tale telegramma era informato dello stato della trattativa, nei termini in cui mi sono stati riferiti, non so quanto esaurientemente, dal dottor Miranda.

ALFREDO VITO. I due funzionari Miranda e Rosati che compaiono spesso nelle nostre vicende.
Lei ha ritenuto il suo trasferimento da Belgrado a Cipro una promozione?

FRANCESCO BASCONE, Vice direttore della direzione generale per i Paesi dell'Europa del Ministero degli affari esteri, già ambasciatore d'Italia in Jugoslavia. Non esattamente.

ALFREDO VITO. Se ne è data una motivazione?

FRANCESCO BASCONE, Vice direttore della direzione generale per i Paesi dell'Europa del Ministero degli affari esteri, già ambasciatore d'Italia in Jugoslavia. Sono gli alti e bassi della carriera.

ALFREDO VITO. Un «basso» dovuto a cosa? Poiché ritengo che lei, da buon padre di famiglia e da uomo rispettoso della propria persona, abbia fatto richiesta agli uffici dei motivi, cosa le è stato detto?

FRANCESCO BASCONE, Vice direttore della direzione generale per i Paesi dell'Europa del Ministero degli affari esteri, già ambasciatore d'Italia in Jugoslavia. Io non ho chiesto di lasciare Belgrado, ma quando mi è stato significato che ci sarebbe stato un avvicendamento ho chiesto cosa si pensasse di propormi. Mi è stata proposta Manila; per ragioni di famiglia ho detto che avevo interesse a rimanere nell'area europea ed allora mi fu proposto Cipro. Non c'era molta altra scelta. Ed io ho accettato Cipro.

PRESIDENTE. Se lo aspettava questo trasferimento?

FRANCESCO BASCONE, Vice direttore della direzione generale per i Paesi dell'Europa del Ministero degli affari esteri, già ambasciatore d'Italia in Jugoslavia. No, non me lo aspettavo.

ALFREDO VITO. In quale data le è stata fatta comunicazione del trasferimento? Lei ha detto che il subentro è avvenuto il 4 luglio, ma quando ne ha avuto notizia?

FRANCESCO BASCONE, Vice direttore della direzione generale per i Paesi dell'Europa del Ministero degli affari esteri, già ambasciatore d'Italia in Jugoslavia. L'ho saputo già alla fine del 1996. Credo a dicembre.

ALFREDO VITO. Dopo la venuta del ministro Dini a Belgrado o prima?


Pag. 24

FRANCESCO BASCONE, Vice direttore della direzione generale per i Paesi dell'Europa del Ministero degli affari esteri, già ambasciatore d'Italia in Jugoslavia. Non sono in grado di ricordare. Può anche essere stato prima della visita del ministro.

ALFREDO VITO. Lei ha detto che non vi è stata un'attività a livello politico da parte di molti paesi europei, così come vi è stata da parte dell'Italia: a novembre viene Fassino, a dicembre Dini, a gennaio ritorna Fassino. Per la sua esperienza di ambasciatore (non le chiedo una valutazione) non le sembra una frenetica attività politica?

FRANCESCO BASCONE, Vice direttore della direzione generale per i Paesi dell'Europa del Ministero degli affari esteri, già ambasciatore d'Italia in Jugoslavia. Non direi «frenetica». L'Italia si è posta in questo modo all'avanguardia. Direi che la visita fatta dal sottosegretario Fassino a novembre ha aperto la strada ed è stata significativa. La frequenza di queste visite è stata un fatto contingente: proprio per questo interessamento dell'Italia a togliere dall'isolamento la Serbia o la Jugoslavia, come si doveva dire allora, il ministro Dini ritenne di venire in quel momento a sciogliere l'impasse in cui si trovava sul piano interno Milosevic. Ulteriore seguito di questa visita può essere considerata quella del sottosegretario Fassino, il quale, su incarico del ministro Dini, viene a riprendere il discorso dopo che si è sciolto quel nodo interno e che i risultati positivi, come dicevo prima, della visita di Dini erano venuti alla superficie riequilibrando l'impressione negativa che era stata provocata da alcune frasi pronunciate dal ministro durante la conferenza stampa, quando aveva assunto una posizione equidistante tra Milosevic e l'opposizione indisponendo in tal modo quest'ultima. Vi è, dunque, tra queste visite un rapporto che ne spiega la rapida successione.

ALFREDO VITO. Il Governo italiano voleva riaprire con il Governo serbo un discorso che era stato interrotto, ed a questo scopo viene una prima volta Fassino, poi viene Dini, il quale, però, fa un discorso che indispettisce l'opposizione. Perché successivamente torna Fassino? Se è per tranquillizzare l'opposizione vuol dire che non si prosegue più nella originaria linea di rapporti con Milosevic. Se, invece, è per tranquillizzare Milosevic, si indispettisce ulteriormente l'opposizione.

FRANCESCO BASCONE, Vice direttore della direzione generale per i Paesi dell'Europa del Ministero degli affari esteri, già ambasciatore d'Italia in Jugoslavia. La visita dell'onorevole Fassino certamente mirava a manifestare sostegno al movimento democratico, dal momento che il sottosegretario era considerato persona molto aperta alle istanze dei partiti democratici. Nel contempo, egli continuava il discorso sulla cooperazione economica iniziato a novembre, ritenendo che i due aspetti non si escludessero a vicenda.

ALFREDO VITO. Ma la frase di Milutinovic detta in presenza di Fassino: «le cose importanti le stiamo trattando (io segno le cose con molta attenzione e, del resto, dovrebbe risultare agli atti) con Tommaso Tomasi ...

FRANCESCO BASCONE, Vice direttore della direzione generale per i Paesi dell'Europa del Ministero degli affari esteri, già ambasciatore d'Italia in Jugoslavia. No, mi sono corretto, come può capitare quando si cerca di ricostruire i propri ricordi a distanza di cinque anni. Forse ho cercato di ricostruire, ma sarebbe meglio che mi attenessi a quanto ricordo e prego i commissari, che forse hanno una memoria migliore della mia, di non considerarmi reticente per il fatto di non ricordare le singole parole che ho detto. È umano, alla mia età (ho sessant'anni) può capitare. Comunque, io non dissi che nell'altra stanza c'era Tomasi, perché l'ho appreso più tardi; ho detto che una frase un po' ironica ci fu rivolta da Milutinovic per dirci che vi erano trattative su un tema molto importante, quello delle telecomunicazioni, che si stavano svolgendo contemporaneamente in altra sede.


Pag. 25

ALFREDO VITO. A valle della vostra riunione, vi è stato, che lei sappia, un incontro tra Fassino e Tommaso Tomasi?

FRANCESCO BASCONE, Vice direttore della direzione generale per i Paesi dell'Europa del Ministero degli affari esteri, già ambasciatore d'Italia in Jugoslavia. Sicuramente no, perché mentre se un ministro visitava Belgrado era usuale che si vedesse a quattr'occhi con Milosevic, mentre non era usuale che si muovesse per conto suo, senza che l'ambasciatore sapesse dove fosse, nel caso di un sottosegretario non succedeva né che andasse da solo ad incontrare altre persone, né che parlasse a quattr'occhi con Milosevic. Quindi, posso essere interrogato su tutte le cose che furono dette al sottosegretario Fassino e sui colloqui che ebbe, perché siamo sempre stati insieme.

ALFREDO VITO. Grazie.

UMBERTO RANIERI. A suo parere, ambasciatore, è giusto sostenere che le operazioni di Telekom-Serbia si avviano quando la situazione nei Balcani, dopo gli accordi di Dayton, sembra mutare, cioè quando vi è un interesse da parte delle imprese italiane, ma anche di altri paesi, a ritornare in un mercato che, dopo le sanzioni, poteva consentire l'avvio di operazioni utili? Dayton è del 21 novembre 1995; sempre nel novembre del 1995 il Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite elimina le sanzioni; alcuni mesi dopo il Consiglio affari generali dell'Unione Europea ripristina le preferenze commerciali verso la Repubblica Jugoslava: quindi, si crea un quadro entro il quale vi è l'iniziativa di un complesso di imprese. È possibile affermare questo?

FRANCESCO BASCONE, Vice direttore della direzione generale per i Paesi dell'Europa del Ministero degli affari esteri, già ambasciatore d'Italia in Jugoslavia. Ringrazio l'onorevole Ranieri perché, come si vede, i sottosegretari fanno i compiti meglio dei diplomatici ed egli ricorda le date che a me mancavano. Io ricordavo in modo meno preciso, ma è così: quando cominciano le trattative Telecom o, comunque, si percepisce la loro esistenza siamo ormai in epoca post-sanzioni. È vero che gli stessi funzionari della Telecom avevano ammesso, quando ci vedemmo nel febbraio 1997, che alcuni sondaggi erano in corso da circa un anno, ma anche questa data, tutto sommato, è compatibile con quanto si era detto prima sulla fine delle sanzioni e, comunque, quelli di un anno prima, erano, probabilmente, sondaggi preliminari.

UMBERTO RANIERI. Il sottosegretario Fassino si adopera, nelle settimane successive alla sua visita a Belgrado, a che le forze dell'opposizione democratica serba vengano in Italia, cioè lavora perché l'Italia produca uno sforzo politico significativo e sicuramente non visto con occhi favorevoli dalle autorità di Belgrado (Commenti). È una domanda!

PRESIDENTE. Permettete che a stabilire se sia o non sia pertinente oltre al vostro autorevole giudizio vi sia anche il mio? La domanda è posta. Sono le cosiddette domande suggestive.

CARLO TAORMINA. È una domanda con la risposta incorporata.

UMBERTO RANIERI. Se l'ambasciatore ritiene che le cose non stiano così, dirà che è un errore.

PRESIDENTE. Poiché il tempo ancora a disposizione della Commissione è assai poco, invito i colleghi a rinviare ad altra sede i loro dialoghi.

UMBERTO RANIERI. Poteva mai Milosevic essere favorevole a che l'opposizione democratica venisse in Italia?

CARLO TAORMINA. Lo sai tu!

FRANCESCO BASCONE, Vice direttore della direzione generale per i Paesi dell'Europa del Ministero degli affari esteri, già ambasciatore d'Italia in Jugoslavia. È


Pag. 26

esatto che il ministro Dini, accusato un po' ingiustamente di essere freddo verso l'opposizione, chiese a me ed anche a Fassino di organizzare una visita a Roma dei tre leader dell'opposizione; cosa che non era ancora avvenuta e che, imitando l'Italia, fecero poi altri paesi. Quindi, pochissimi giorni dopo la seconda venuta del sottosegretario Fassino a Belgrado vi fu la rapidissima visita a Roma dei tre esponenti dell'opposizione.

UMBERTO RANIERI. La ringrazio.

CARLO TAORMINA. Vorrei anzitutto sapere quando l'ambasciatore abbia sentito parlare per la prima volta della trattativa Telekom-Serbia. Precedentemente, infatti, ha parlato del gennaio 1997.

FRANCESCO BASCONE, Vice direttore della direzione generale per i Paesi dell'Europa del Ministero degli affari esteri, già ambasciatore d'Italia in Jugoslavia. Forse sono stato un po' confuso. Quando verso la metà di novembre (intorno al 17-18) 1996 venne il sottosegretario Fassino, si parlò genericamente di collaborazione in molti campi. Da parte serba si disse che interessava loro anche una collaborazione nel campo delle telecomunicazioni (non si disse «Telecom Italia», si disse «telecomunicazioni») e si fece un accenno alla telefonia mobile, che è una parte piuttosto piccola di Telecom, ad una seconda licenza. Invece, la questione relativa all'acquisizione del 49 per cento (dico 49 perché il 29 per cento venne fuori dopo, in quanto della Grecia non si parlava ancora in questi mesi) comincia a venir fuori in una data imprecisata di gennaio, direi nella seconda metà di gennaio. Quindi, quando venne Fassino, il 15, era una cosa di cui si aveva ancora una percezione molto vaga.

CARLO TAORMINA. Prima di questo periodo - all'epoca, lei era ambasciatore a Belgrado da circa due anni - non aveva assolutamente mai sentito parlare di questa o di altre situazioni similari?

FRANCESCO BASCONE, Vice direttore della direzione generale per i Paesi dell'Europa del Ministero degli affari esteri, già ambasciatore d'Italia in Jugoslavia. Mai sentito parlare.

CARLO TAORMINA. Invece, quando ha sentito parlare della Grecia?

FRANCESCO BASCONE, Vice direttore della direzione generale per i Paesi dell'Europa del Ministero degli affari esteri, già ambasciatore d'Italia in Jugoslavia. Non lo so. Ma quello che è significativo è che, sia nelle mie comunicazioni che nel mio ricordo, fino alla fine di febbraio si parla sempre del 49 per cento; solo in un momento successivo la Grecia chiese o l'Italia offrì alla Grecia di dividere il rischio.

CARLO TAORMINA. Questo passaggio la interessò in qualche modo, come conoscenze indotte da altri, oppure da lei percepite direttamente?

FRANCESCO BASCONE, Vice direttore della direzione generale per i Paesi dell'Europa del Ministero degli affari esteri, già ambasciatore d'Italia in Jugoslavia. No. Credo di averlo appreso dai giornali.

CARLO TAORMINA. Io vorrei capire alcune cose. Nelle risposte che ha dato al nostro presidente e riferendosi alla lettera alla quale più volte si è fatto richiamo, lei ha parlato, ambasciatore, di interferenze politiche nell'operazione. Mi sa dire, per quelle che sono state le sue consapevolezze, in cosa siano consistite queste interferenze politiche? (Commenti - Una voce: «Non lo ha mai detto»).
Chiedo se vi siano state e, eventualmente, in cosa siano consistite queste interferenze politiche.

GUIDO CALVI. Si dà per ammesso che abbia detto cose che non ha detto.

CARLO TAORMINA. Dall'esame dello stenografico risulterà che ha parlato di interferenze politiche.


Pag. 27

PRESIDENTE. Per risolvere la questione, non credo cambi nulla se si chiede all'ambasciatore se gli risulti che vi siano state interferenze politiche.

CARLO TAORMINA. E, in caso di risposta affermativa, quali conosce.

FRANCESCO BASCONE, Vice direttore della direzione generale per i Paesi dell'Europa del Ministero degli affari esteri, già ambasciatore d'Italia in Jugoslavia. Non credo che lei si riferisse all'ingerenza politica che l'opposizione imputava all'Italia di commettere nel portare soldi freschi a Milosevic. La parola «interferenza» è stata usata in quella occasione, ma non credo che lei si riferisse a questo.

CARLO TAORMINA. Mi riferivo anche a questo, ma più in particolare...

FRANCESCO BASCONE, Vice direttore della direzione generale per i Paesi dell'Europa del Ministero degli affari esteri, già ambasciatore d'Italia in Jugoslavia. Questa è una percezione dell'opposizione.

CARLO TAORMINA. ...per quello che è a sua conoscenza, ora che abbiamo capito convenzionalmente a cosa ci riferiamo, di interferenze politiche lei ne ha conosciute e, se sì, quali sono state e da parte di chi?

FRANCESCO BASCONE, Vice direttore della direzione generale per i Paesi dell'Europa del Ministero degli affari esteri, già ambasciatore d'Italia in Jugoslavia. Non sono al corrente di interferenze politiche. Lei si riferisce alla trattativa Telecom?

CARLO TAORMINA. Certo.

FRANCESCO BASCONE, Vice direttore della direzione generale per i Paesi dell'Europa del Ministero degli affari esteri, già ambasciatore d'Italia in Jugoslavia. Credo di avere più o meno illustrato il modo molto lacunoso in cui sono stato informato delle trattative Telecom a livello aziendale; a maggior ragione non posso essere al corrente di eventuali interventi politici.

CARLO TAORMINA. Però lei nella lettera, o spiegandola (non conosco bene il testo), ha parlato di rischi politici dell'operazione.

FRANCESCO BASCONE, Vice direttore della direzione generale per i Paesi dell'Europa del Ministero degli affari esteri, già ambasciatore d'Italia in Jugoslavia. Certamente, ho parlato di rischi politici e credo di avere spiegato anche in che senso. Dicevo, ad esempio, che Djindijc, oggi presidente del consiglio di Serbia e allora presidente del partito democratico, uno dei principali leader dell'opposizione, aveva avvertito, riscuotendo forti applausi, poiché lo aveva fatto in un discorso pubblico, che se loro fossero andati al potere quel contratto, ancora in gestazione, non sarebbe stato onorato qualora fossero emerse delle improprietà, delle scorrettezze, ad esempio nella utilizzazione degli introiti governativi derivanti dall'acquisizione.

CARLO TAORMINA. Lei ha parlato di rischi politici e di rischi economici. Ha parlato addirittura di una scarsa garanzia economica dal punto di vista dello svolgimento dell'operazione.

FRANCESCO BASCONE, Vice direttore della direzione generale per i Paesi dell'Europa del Ministero degli affari esteri, già ambasciatore d'Italia in Jugoslavia. La scarsa garanzia economica si riferiva al fatto...

CARLO TAORMINA. Mi scusi, ambasciatore. Questo aspetto relativo al pericolo che correva l'operazione dal punto di vista dei pagamenti vorrei trattarlo successivamente. Intanto, vorrei capire quali siano i rischi politici in senso stretto, a livello nazionale ed internazionale.

FRANCESCO BASCONE, Vice direttore della direzione generale per i Paesi dell'Europa del Ministero degli affari esteri, già ambasciatore d'Italia in Jugoslavia. Conseguenza politica che mi veniva segnalata era che l'opposizione avrebbe visto in


Pag. 28

questo intervento finanziario dell'Italia a favore di Milosevic una interferenza nel processo interno, cioè un aiuto pre-elettorale a Milosevic.

CARLO TAORMINA. Quello che prima lei ha qualificato un modo per coprire le difficoltà economiche del momento.

FRANCESCO BASCONE, Vice direttore della direzione generale per i Paesi dell'Europa del Ministero degli affari esteri, già ambasciatore d'Italia in Jugoslavia. Esattamente. Quindi, nel caso di una vittoria elettorale dell'opposizione, che non appariva, peraltro, allora molto probabile, ma poteva essere comunque ipotizzata, questo avrebbe posto l'Italia in una posizione svantaggiata nei confronti della nuova dirigenza democratica. Questo è un rischio politico.

CARLO TAORMINA. Quindi non si tratta di rischi politici ma di un solo rischio politico.

FRANCESCO BASCONE, Vice direttore della direzione generale per i Paesi dell'Europa del Ministero degli affari esteri, già ambasciatore d'Italia in Jugoslavia. Con i funzionari di Telecom io parlavo di rischio politico nel senso che se fosse cambiato il governo il contratto Telecom avrebbe rischiato di essere considerato ...

CARLO TAORMINA. Ma questo non è un rischio politico: è un rischio commerciale, economico.

FRANCESCO BASCONE, Vice direttore della direzione generale per i Paesi dell'Europa del Ministero degli affari esteri, già ambasciatore d'Italia in Jugoslavia. Io chiamavo economico, invece, un altro rischio: poiché loro mi parlavano dell'intenzione di investire, anche 10 mila miliardi (la somma mi sembra un po' esagerata, comunque questo dicevano), per modernizzare le strutture della Telekom serba, con l'indebitamento in cui si trovava lo Stato serbo questi soldi rischiavano di non vederli più; tanto è vero che oggi dei tre grandi contenziosi con la Serbia uno è della FIAT, l'altro nel siderurgico, il terzo è proprio della Telecom, cioè il partner italiano Telecom deve avere alcune centinaia di miliardi dal suo partner serbo e non riesce ad averli. Questo era, un po' in nuce, il rischio economico che avevo prefigurato.

CARLO TAORMINA. Quindi, il rischio politico è quello al quale ha fatto riferimento ed era uno solo: il rischio che in quel modo si creasse una situazione, riguardo al sostegno politico, tale da consentire che Milosevic comparisse più forte di quello che era dal punto di vista della struttura economica. È corretta questa traduzione?

FRANCESCO BASCONE, Vice direttore della direzione generale per i Paesi dell'Europa del Ministero degli affari esteri, già ambasciatore d'Italia in Jugoslavia. Sì. Io mi sono permesso di chiamare politico anche quell'altro rischio....

CARLO TAORMINA. Che invece è economico.

FRANCESCO BASCONE, Vice direttore della direzione generale per i Paesi dell'Europa del Ministero degli affari esteri, già ambasciatore d'Italia in Jugoslavia. Che invece è economico.

CARLO TAORMINA. Altra domanda. Lei ha parlato di perplessità che non soltanto aveva lei personalmente, ma che, per quel che mi è parso di capire, furono oggetto anche del colloquio che lei ebbe con l'allora sottosegretario Fassino nel mese di gennaio (non a novembre). Mi può dire in che senso e quali fossero le ragioni per le quali si nutriva perplessità per la segretezza? Per i passaggi tecnici che si sarebbero dovuti utilizzare o per altra ragione?
Completo la mia domanda: se si fosse dovuta svolgere una trattativa normale su questo affare, per quelle che sono le sue consapevolezze istituzionali come sarebbe


Pag. 29

andata una trattativa che non avesse avuto quella segretezza che ha suscitato le vostre perplessità?

FRANCESCO BASCONE, Vice direttore della direzione generale per i Paesi dell'Europa del Ministero degli affari esteri, già ambasciatore d'Italia in Jugoslavia. Non ho grandissima esperienza in materia, ma posso immaginare che i rappresentanti della società si sarebbero affacciati all'ambasciata, se non la prima, almeno la seconda o la terza volta che venivano a Belgrado; sarebbero stati invitati a colazione dal sottoscritto; avrebbero raccontato un po' come andavano le cose; avrebbero chiesto cosa pensavamo dei diversi interlocutori e quali consigli potevamo dare. Non avremmo assolutamente dovuto partecipare alle trattative, né vi era un obbligo di informazione esauriente; ma normalmente, per la familiarità che esiste fra società e ambasciata, si hanno questi incontri.

CARLO TAORMINA. Ho capito. Vi sono state segretezze di troppo anche sul versante ministeriale, cioè nei passaggi all'interno del Ministero degli affari esteri, nella conduzione di questa trattativa, nel senso di passaggi non effettuati o, comunque, non conosciuti?

FRANCESCO BASCONE, Vice direttore della direzione generale per i Paesi dell'Europa del Ministero degli affari esteri, già ambasciatore d'Italia in Jugoslavia. Non mi risultava che il Ministero degli esteri partecipasse alla trattativa, quindi non credo che si possa dire che non mi abbia informato. Mentre è evidente che la società, venendo a Belgrado, si teneva abbastanza lontano dall'ambasciata e questo è stato colto anche dal sottosegretario Fassino. Quando, poi, il ministro degli esteri Milutinovic ci ha detto «di queste cose stiamo già parlando in altra sede», era ovvio per il sottosegretario, anche per la contemporaneità, piuttosto inelegante, dei due incontri, che vi era da parte serba un atteggiamento quasi insolente di conduzione della trattativa con la società, tenendo all'oscuro la parte governativa.

CARLO TAORMINA. Cosa le ha detto il sottosegretario Fassino riguardo a questa segretezza di troppo: ha lamentato qualcosa in particolare o fu soltanto una generica affermazione?

FRANCESCO BASCONE, Vice direttore della direzione generale per i Paesi dell'Europa del Ministero degli affari esteri, già ambasciatore d'Italia in Jugoslavia. Ha manifestato lo stesso disagio che manifestavo io, sentendosi dire che contemporaneamente alla sua visita era in corso un incontro parallelo al quale i serbi davano maggiore importanza. Dicevo prima che l'altro personaggio è stato ricevuto a tutti i livelli, mentre il sottosegretario Fassino è stato ricevuto a gran fatica a livello di ministro degli esteri.

CARLO TAORMINA. Di questo affare successivamente al gennaio 1997 ha più parlato con nessuno del Ministero degli affari esteri, né con Fassino né con Dini?

FRANCESCO BASCONE, Vice direttore della direzione generale per i Paesi dell'Europa del Ministero degli affari esteri, già ambasciatore d'Italia in Jugoslavia. Nel mese di febbraio vi sono tutte le mie comunicazioni. Successivamente a febbraio no.

CARLO TAORMINA. Non più. Nemmeno quando lei è tornato a Roma?

PRESIDENTE. Ha già risposto, onorevole Taormina.

CARLO TAORMINA. Ha già risposto.

FRANCESCO BASCONE, Vice direttore della direzione generale per i Paesi dell'Europa del Ministero degli affari esteri, già ambasciatore d'Italia in Jugoslavia. Da Belgrado io sono andato a Cipro, non sono tornato a Roma.


Pag. 30

CARLO TAORMINA. Mi pareva avesse detto di essere passato per il ministero per rappresentare le sue richieste rispetto alla sede in cui si sarebbe dovuto recare.

FRANCESCO BASCONE, Vice direttore della direzione generale per i Paesi dell'Europa del Ministero degli affari esteri, già ambasciatore d'Italia in Jugoslavia. No, questo avvenne per telefono e molto tempo prima del trasferimento effettivo.

CARLO TAORMINA. Nel periodo che intercorre da quando lei per la prima volta viene a sapere dalla trattativa (con maggiore precisione in gennaio, ma in novembre per quello che ha ricordato prima) fino al momento in cui è stato stipulato l'accordo nel giugno 1997, non è mai venuto o non ha mai avuto alcun contatto qua a Roma?

FRANCESCO BASCONE, Vice direttore della direzione generale per i Paesi dell'Europa del Ministero degli affari esteri, già ambasciatore d'Italia in Jugoslavia. Non ne sono certo. Può darsi che sia venuto prima del trasferimento. Spesso capita...

PRESIDENTE. Ambasciatore, l'importante è non se sia venuto ma se abbia avuto contatti.

CARLO TAORMINA. Se ha avuto contatti e se è venuto. Naturalmente, quelli che a noi interessano sono i contatti che riguardano la questione che stiamo trattando.

FRANCESCO BASCONE, Vice direttore della direzione generale per i Paesi dell'Europa del Ministero degli affari esteri, già ambasciatore d'Italia in Jugoslavia. Sotto questo aspetto posso rispondere che non ci sono stati contatti.

CARLO TAORMINA. Altri tipi di contatti per ragioni istituzionali ne ha avuti?

FRANCESCO BASCONE, Vice direttore della direzione generale per i Paesi dell'Europa del Ministero degli affari esteri, già ambasciatore d'Italia in Jugoslavia. Non ci sono state visite per scopi ufficiali, sono venuto per ragioni private e non ho avuto contatti con uffici che potessero avere qualcosa da dire sull'argomento.

CARLO TAORMINA. Quindi non ha avuto contatti con nessuno del Ministero degli esteri sotto questo profilo?

FRANCESCO BASCONE, Vice direttore della direzione generale per i Paesi dell'Europa del Ministero degli affari esteri, già ambasciatore d'Italia in Jugoslavia. Può darsi che sia stato alla direzione del personale per questioni private, ma non ho avuto contatti su questioni politiche o su questo tema in particolare.

CARLO TAORMINA. Forse avrà già risposto, ma desidero una puntualizzazione: nelle tre visite, del novembre 1996 di Fassino, del dicembre 1996 di Dini e del gennaio 1997 di Fassino, lei ha detto di aver accompagnato entrambi gli uomini di Governo. Sbaglio?

FRANCESCO BASCONE, Vice direttore della direzione generale per i Paesi dell'Europa del Ministero degli affari esteri, già ambasciatore d'Italia in Jugoslavia. Sì, soprattutto negli incontri con i ministri economici. Soltanto con Milosevic era prassi che il ministro si incontrasse da solo. Non era obbligatorio, ma era successo più di una volta ed è successo anche in questo caso, tant'è che mi sono fatto raccontare in macchina dal ministro Dini le cose che si erano detti a proposito delle elezioni «rubate».

CARLO TAORMINA. Mentre non avete parlato di Telekom-Serbia.

FRANCESCO BASCONE, Vice direttore della direzione generale per i Paesi dell'Europa del Ministero degli affari esteri, già ambasciatore d'Italia in Jugoslavia. No, non ne abbiamo parlato.

CARLO TAORMINA. Vi sono state occasioni nelle quali lei è stato escluso dagli incontri in maniera per così dire eccentrica rispetto alla normalità?


Pag. 31

FRANCESCO BASCONE, Vice direttore della direzione generale per i Paesi dell'Europa del Ministero degli affari esteri, già ambasciatore d'Italia in Jugoslavia. Queste visite sono molto brevi. In quel caso ci fu una colazione, alla quale fui presente, e ci fu un incontoo a quattr'occhi Milosevic-Dini.

CARLO TAORMINA. E con Fassino?

FRANCESCO BASCONE, Vice direttore della direzione generale per i Paesi dell'Europa del Ministero degli affari esteri, già ambasciatore d'Italia in Jugoslavia. Con Fassino ero sempre presente.

CARLO TAORMINA. È stato sempre presente a tutti gli incontri?

FRANCESCO BASCONE, Vice direttore della direzione generale per i Paesi dell'Europa del Ministero degli affari esteri, già ambasciatore d'Italia in Jugoslavia. Sì.

CARLO TAORMINA. Dove si sono svolti, in ambasciata o anche fuori?

FRANCESCO BASCONE, Vice direttore della direzione generale per i Paesi dell'Europa del Ministero degli affari esteri, già ambasciatore d'Italia in Jugoslavia. Nelle sedi dei vari ministri, del governo federale, del parlamento serbo.

CARLO TAORMINA. Ricorda incontri che, ragionando con il senno di poi, si potessero riferire alla questione Telekom-Serbia?

FRANCESCO BASCONE, Vice direttore della direzione generale per i Paesi dell'Europa del Ministero degli affari esteri, già ambasciatore d'Italia in Jugoslavia. No, posso confermare quello che ho detto prima, cioè che quando si è parlato di una serie di campi di collaborazione economica, dalle autostrade ai treni veloci, si è parlato anche di telecomunicazioni...

CARLO TAORMINA. Non c'era Fassino?

FRANCESCO BASCONE, Vice direttore della direzione generale per i Paesi dell'Europa del Ministero degli affari esteri, già ambasciatore d'Italia in Jugoslavia. C'era Fassino. Dicevo: anche di telecomunicazioni con tra parentesi (l'ho messo nel telegramma) un accenno alla telefonia mobile, cioè alla seconda licenza.

CARLO TAORMINA. Chi era presente a questo incontro?

FRANCESCO BASCONE, Vice direttore della direzione generale per i Paesi dell'Europa del Ministero degli affari esteri, già ambasciatore d'Italia in Jugoslavia. Oltre a me e Fassino, i vari collaboratori del ministro o del presidente di assemblea interlocutore.

CARLO TAORMINA. Da parte italiana soltanto Fassino e lei?

FRANCESCO BASCONE, Vice direttore della direzione generale per i Paesi dell'Europa del Ministero degli affari esteri, già ambasciatore d'Italia in Jugoslavia. Sì.

CARLO TAORMINA. Un'ultima domanda.

FRANCESCO BASCONE, Vice direttore della direzione generale per i Paesi dell'Europa del Ministero degli affari esteri, già ambasciatore d'Italia in Jugoslavia. Mi scusi: per essere sicurissimi, non posso escludere che vi fosse anche un capo segreteria o un altro accompagnatore del sottosegretario. Semplicemente non lo ricordo.

CARLO TAORMINA. Sono particolari irrilevanti.
L'ultima domanda è questa: quando, nel gennaio 1997, avete parlato più francamente delle perplessità sulla segretezza, il sottosegretario Fassino ha fatto riferimento alla intervenuta comunicazione di queste sue perplessità al ministro Dini o alla volontà di ragguagliare il ministro su questo punto?


Pag. 32

FRANCESCO BASCONE, Vice direttore della direzione generale per i Paesi dell'Europa del Ministero degli affari esteri, già ambasciatore d'Italia in Jugoslavia. L'argomento emergeva in quel momento, quindi credo di poter escludere che mi abbia detto di averne già parlato con qualcuno. Era, appunto, un fatto nuovo che lo colpiva e mi colpiva.

CARLO TAORMINA. Lo colpiva per quello che era accaduto quel giorno. Per il fatto che ...

FRANCESCO BASCONE, Vice direttore della direzione generale per i Paesi dell'Europa del Ministero degli affari esteri, già ambasciatore d'Italia in Jugoslavia. Sì, per il fatto che contemporaneamente alla sua visita se ne svolgeva un'altra più importante della sua.

CARLO TAORMINA. Le fece presente se fosse sua intenzione avvertire il ministro Dini di questa sua perplessità?

FRANCESCO BASCONE, Vice direttore della direzione generale per i Paesi dell'Europa del Ministero degli affari esteri, già ambasciatore d'Italia in Jugoslavia. Non credo, perché risultava che della cosa era informato il capo del gabinetto del ministro.

CARLO TAORMINA. Chi era all'epoca il capo di gabinetto del ministro Dini?

FRANCESCO BASCONE, Vice direttore della direzione generale per i Paesi dell'Europa del Ministero degli affari esteri, già ambasciatore d'Italia in Jugoslavia. Era l'ambasciatore Umberto Vattani.

CARLO TAORMINA. Che fosse informato il capo di gabinetto glielo disse Fassino o lei lo sapeva per altra via?

FRANCESCO BASCONE, Vice direttore della direzione generale per i Paesi dell'Europa del Ministero degli affari esteri, già ambasciatore d'Italia in Jugoslavia. Perché anche l'ambasciatore Vattani fece una rapida visita a Belgrado in quei giorni.

CARLO TAORMINA. Proprio questo volevo sapere: quando è venuto Vattani a Belgrado?

FRANCESCO BASCONE, Vice direttore della direzione generale per i Paesi dell'Europa del Ministero degli affari esteri, già ambasciatore d'Italia in Jugoslavia. Nello stesso giorno.

CARLO TAORMINA. Lo stesso giorno in cui venne Fassino?

FRANCESCO BASCONE, Vice direttore della direzione generale per i Paesi dell'Europa del Ministero degli affari esteri, già ambasciatore d'Italia in Jugoslavia. Sì.

CARLO TAORMINA. Quindi, in quella circostanza lei ha avuto occasione di raccogliere le perplessità di Fassino. Le domando: ha raccolto anche le perplessità di Vattani?

FRANCESCO BASCONE, Vice direttore della direzione generale per i Paesi dell'Europa del Ministero degli affari esteri, già ambasciatore d'Italia in Jugoslavia. No, perché seguendo il sottosegretario Fassino non potevo essere contemporaneamente ai colloqui di Vattani.

CARLO TAORMINA. Allora perché la sua affermazione di prima, a proposito della consapevolezza di Vattani delle perplessità del sottosegretario?

FRANCESCO BASCONE, Vice direttore della direzione generale per i Paesi dell'Europa del Ministero degli affari esteri, già ambasciatore d'Italia in Jugoslavia. No, no...

CARLO TAORMINA. È una sua deduzione?

FRANCESCO BASCONE, Vice direttore della direzione generale per i Paesi dell'Europa del Ministero degli affari esteri, già


Pag. 33

ambasciatore d'Italia in Jugoslavia. Io dicevo che il capo di gabinetto era informato dell'esistenza della trattativa Telecom, quindi certamente l'onorevole Fassino non riteneva di dover informare il ministro di una cosa che il suo capo di gabinetto gli avrebbe comunicato l'indomani, se non l'aveva fatto prima.

CARLO TAORMINA. E Vattani è stato presente a tutte le riunioni che sono state fatte quel giorno, oppure anche lui ha dovuto restare dietro la porta qualche volta?

FRANCESCO BASCONE, Vice direttore della direzione generale per i Paesi dell'Europa del Ministero degli affari esteri, già ambasciatore d'Italia in Jugoslavia. Credo che egli avesse altri incontri separati, non so se più con il governo o più con l'opposizione. Ero così concentrato sui colloqui dell'onorevole Fassino che non ho seguito Vattani. Non so se l'abbia fatto il mio collaboratore diretto.

CARLO TAORMINA. Chi era il suo collaboratore diretto?

FRANCESCO BASCONE, Vice direttore della direzione generale per i Paesi dell'Europa del Ministero degli affari esteri, già ambasciatore d'Italia in Jugoslavia. A quel tempo, in gennaio, Bernardino Mancini era ufficialmente il numero due; per certe cose politiche mi appoggiavo molto su Rossella Franchini. Ma può darsi che nessuno dei due fosse coinvolto nei colloqui di Vattani.

CARLO TAORMINA. Che lei ricordi, Vattani era presente all'incontro in cui si parlò delle vari questioni, tra le quali anche Telecom?

FRANCESCO BASCONE, Vice direttore della direzione generale per i Paesi dell'Europa del Ministero degli affari esteri, già ambasciatore d'Italia in Jugoslavia. Penso di no. Credo che la visita di Vattani sia stata molto breve; forse era di passaggio andando da qualche altra parte (non riesco più a ricostruire), perché non era prevista nel programma della visita di Fassino. Fu una cosa imprevista, che mi colse di sorpresa - io ero molto preso dalla visita di Fassino - e credo che sia durata pochissime ore.

PRESIDENTE. Onorevole Taormina disponiamo ancora di pochissimi minuti e dovremmo dare possibilità di intervenire agli altri colleghi. Lei ha avuto tutto il tempo possibile, per cui ora la invito ad essere coinciso al massimo.

CARLO TAORMINA. L'ambasciatore Bascone può anche tornare.

PRESIDENTE. Certamente, ma visto che siamo alla conclusione...

CARLO TAORMINA. La mia domanda è una sola: Vattani partecipò ad altri incontri, che lei sappia, ad esempio quello tra Milutinovic e Tomasi?

FRANCESCO BASCONE, Vice direttore della direzione generale per i Paesi dell'Europa del Ministero degli affari esteri, già ambasciatore d'Italia in Jugoslavia. Non credo ma non lo so, perché dell'incontro con Tomasi ho saputo da Milutinovic alla fine, senza sapere il nome.

CARLO TAORMINA. E non le disse se era presente anche Vattani?

FRANCESCO BASCONE, Vice direttore della direzione generale per i Paesi dell'Europa del Ministero degli affari esteri, già ambasciatore d'Italia in Jugoslavia. No. Mi disse stiamo parlando con Telecom.

CARLO TAORMINA. Lei Tomasi quella sera non lo vide?

FRANCESCO BASCONE, Vice direttore della direzione generale per i Paesi dell'Europa del Ministero degli affari esteri, già ambasciatore d'Italia in Jugoslavia. No. Io non ho mai incontrato Tomasi.

CARLO TAORMINA. La ringrazio.


Pag. 34

PRESIDENTE. Una domanda a completamento, ambasciatore: è mai venuto a conoscenza dell'istituzione del Fondo di sviluppo della Serbia, in cui dovevano confluire le entrate della privatizzazione degli enti statali serbi?

FRANCESCO BASCONE, Vice direttore della direzione generale per i Paesi dell'Europa del Ministero degli affari esteri, già ambasciatore d'Italia in Jugoslavia. Non riesco a ricostruire bene, ma immagino che questo sia stato fatto in un'epoca successiva, perché la legge sulla privatizzazione è successiva a questi fatti.

PRESIDENTE. Successiva alla sua presenza a Belgrado?

FRANCESCO BASCONE, Vice direttore della direzione generale per i Paesi dell'Europa del Ministero degli affari esteri, già ambasciatore d'Italia in Jugoslavia. Si fece una prima legge - pessima - negli ultimissimi mesi della mia presenza a Belgrado, ma comunque dopo i fatti di cui abbiamo parlato oggi. Non so se la mia risposta è completa, ma non ricordo altro.

PRESIDENTE. Quindi non ebbe modo di informare il ministero proprio perché non vi erano interferenze in concreto. È così?

FRANCESCO BASCONE, Vice direttore della direzione generale per i Paesi dell'Europa del Ministero degli affari esteri, già ambasciatore d'Italia in Jugoslavia. Quello che io sottolineai, a torto o a ragione, era che una delle perplessità principali dell'opposizione, e che io ritenevo fondata, era che gli stessi funzionari della Telecom dicevano candidamente che la somma che sarebbe stata pagata, cioè quel miliardo o poco meno di dollari, per l'acquisizione del 49 per cento sarebbe stata nella libera disponibilità di Milosevic; mentre io ingenuamente pensavo che sarebbe stato più normale e corretto se si fosse previsto che andasse in un fondo come quello da lei menzionato, o, comunque, nelle casse della PTT-Serbia, che avrebbe utilizzato questi fondi per modernizzare le strutture.

PRESIDENTE. La parola ora all'onorevole Nan, al quale devo raccomandare di essere telegrafico, poiché disponiamo solo di cinque minuti.

ENRICO NAN. Nella lettera lei scrive esplicitamente di maligne insinuazioni nei confronti del ministro Dini. Ci vuole spiegare in cosa consistessero tali maligne insinuazioni?

FRANCESCO BASCONE, Vice direttore della direzione generale per i Paesi dell'Europa del Ministero degli affari esteri, già ambasciatore d'Italia in Jugoslavia. L'insinuazione era che l'aver il ministro Dini assunto una posizione di equidistanza tra Milosevic e l'opposizione, anziché di sostegno pieno all'opposizione, potesse giustificarsi come tentativo di ingraziarsi Milosevic ai fini della trattativa Telecom, come se egli avesse interesse in questa trattativa. Io feci il possibile per convincere Nasa Borba ed altri mezzi di informazione che questa era una illazione.

ENRICO NAN. Come se avesse interesse chi? Il ministro Dini?

FRANCESCO BASCONE, Vice direttore della direzione generale per i Paesi dell'Europa del Ministero degli affari esteri, già ambasciatore d'Italia in Jugoslavia. Il ministro Dini.

ENRICO NAN. Sempre nella stessa lettera, lei riferisce che Vesna Pesic, esponente dell'opposizione, avrebbe detto in piazza queste cose.

FRANCESCO BASCONE, Vice direttore della direzione generale per i Paesi dell'Europa del Ministero degli affari esteri, già ambasciatore d'Italia in Jugoslavia. Sì.

ENRICO NAN. Mi pare che abbia detto che, poi, queste cose furono riportate sugli organi di stampa.


Pag. 35

FRANCESCO BASCONE, Vice direttore della direzione generale per i Paesi dell'Europa del Ministero degli affari esteri, già ambasciatore d'Italia in Jugoslavia. Sì.

ENRICO NAN. Vorrei formalmente chiedere al presidente che vengano acquisiti agli atti della Commissione gli articoli di stampa serbi di quel periodo, così come sono stati acquisiti gli articoli nostri interni.

PRESIDENTE. Per l'acquisizione da lei richiesta e per le altre acquisizioni si pronuncerà l'ufficio di presidenza.

ENRICO NAN. Certo. Ho concluso.

PRESIDENTE. Avverto che la bozza di telegramma che ci è stata consegnata dall'ambasciatore oggi è da considerare atto riservato, del quale i componenti della Commissione potranno ottenere copia previa la presentazione di richiesta agli uffici della Commissione stessa.
Se non vi sono obiezioni, rimane così stabilito.
(Così rimane stabilito).

Passiamo, dunque, alle ultime domande.

ITALO TANONI. Ambasciatore, il suo trasferimento è stato deciso a dicembre del 1996?

FRANCESCO BASCONE, Vice direttore della direzione generale per i Paesi dell'Europa del Ministero degli affari esteri, già ambasciatore d'Italia in Jugoslavia. Sì, più o meno.

ITALO TANONI. Cioè prima dell'affare Telecom.

FRANCESCO BASCONE, Vice direttore della direzione generale per i Paesi dell'Europa del Ministero degli affari esteri, già ambasciatore d'Italia in Jugoslavia. Sì.

ITALO TANONI. Seconda domanda: lei ha mai parlato, direttamente o indirettamente, con il ministro Dini dell'affare Telecom?

FRANCESCO BASCONE, Vice direttore della direzione generale per i Paesi dell'Europa del Ministero degli affari esteri, già ambasciatore d'Italia in Jugoslavia. No.

PRESIDENTE. Ha già risposto su questo.

ITALO TANONI. Volevo soltanto una conferma, per gli atti.
Terza domanda: le aziende possono o devono informare l'ambasciata in caso di trattative in corso?

FRANCESCO BASCONE, Vice direttore della direzione generale per i Paesi dell'Europa del Ministero degli affari esteri, già ambasciatore d'Italia in Jugoslavia. Possono.

ITALO TANONI. Grazie.

UMBERTO RANIERI. Lei, ambasciatore, non era stato informato del passaggio del capo di gabinetto di Dini a Belgrado?

FRANCESCO BASCONE, Vice direttore della direzione generale per i Paesi dell'Europa del Ministero degli affari esteri, già ambasciatore d'Italia in Jugoslavia. No. Non ricordo bene, ma suppongo che sia stata una cosa decisa lì per lì. Forse era di passaggio nell'ambito di un altro viaggio.

UMBERTO RANIERI. Quindi neanche il sottosegretario Fassino sapeva della presenza a Belgrado del sottosegretario Vattani.

FRANCESCO BASCONE, Vice direttore della direzione generale per i Paesi dell'Europa del Ministero degli affari esteri, già ambasciatore d'Italia in Jugoslavia. Certamente non lo sapeva con anticipo.

PRESIDENTE. Non era segretario generale, all'epoca?


Pag. 36

UMBERTO RANIERI. No. Era capo di gabinetto, poi divenne segretario generale.

ALFREDO VITO. Domanda unica. Il 15 gennaio 1997 lei si incontra con Fassino a Belgrado: dice di aver affrontato la questione Telekom-Serbia e di aver esposto il tutto al sottosegretario Fassino.

FRANCESCO BASCONE, Vice direttore della direzione generale per i Paesi dell'Europa del Ministero degli affari esteri, già ambasciatore d'Italia in Jugoslavia. No, mi dispiace. Non ho sollevato... perché la cosa era nuova.

PRESIDENTE. Non è così.

GUIDO CALVI. Non può affermare che ha detto questo.

PRESIDENTE. Colleghi, ci sono io per garantire...

GUIDO CALVI. Ma rimane a verbale.

PRESIDENTE. No, a verbale rimane che non è stata posta la domanda, perché non è così.

ALFREDO VITO. Il 15 gennaio 1997 lei si è incontrato a Belgrado con il sottosegretario Fassino: in quella circostanza avete trattato la questione Telekom-Serbia?

FRANCESCO BASCONE, Vice direttore della direzione generale per i Paesi dell'Europa del Ministero degli affari esteri, già ambasciatore d'Italia in Jugoslavia. Siamo stati informati dal ministro degli esteri Milutinovic che la cosa veniva trattata in altra sede quel giorno stesso ad alto livello e che era molto importante per la parte serba, più importante (fece capire) della visita di Fassino, tanto è vero che gli interlocutori serbi erano più altolocati. Questo fu accolto da me e dal sottosegretario Fassino con visibile disagio, ci siamo scambiati occhiate e considerazioni ovvie e non vi è stato bisogno di lunghi discorsi. Ma non ho sollevato io una cosa che per me era nuova quel giorno.

ALFREDO VITO. Quindi, la lettera che lei ha inviato il 20 febbraio 1997 al sottosegretario Fassino era a seguito del discorso che avevate fatto il 15 gennaio, in quanto lei aveva compreso che c'era un interessamento positivo per quello che voleva fare?

FRANCESCO BASCONE, Vice direttore della direzione generale per i Paesi dell'Europa del Ministero degli affari esteri, già ambasciatore d'Italia in Jugoslavia. Esattamente.

PRESIDENTE. La ringrazio, ambasciatore Bascone. Abbiamo così concluso l'audizione.
Mi rivolgo in particolare ai due vice presidenti, i quali in qualche occasione potrebbero trovarsi a dover presiedere, per osservare che dalla prossima seduta in poi ci avvarremo dei poteri consentiti dal buon andamento della logica e del regolamento. Cioè, la reiterazione di domande non sarà consentita. Nessuno lo prenda come uno sgarbo.
Dichiaro conclusa la seduta.

La seduta termina alle 16.30.

Back