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Seduta del 19/10/2005


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Audizione dell'assessore all'ambiente della regione Sardegna, Antonio Dessì.

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca l'audizione dell'assessore all'ambiente della regione Sardegna, Antonio Dessì.
L'odierna audizione costituisce l'occasione per acquisire elementi conoscitivi in ordine alle diverse problematiche relative alle modalità di gestione dei rifiuti trattati presso lo stabilimento industriale di Portovesme, con particolare riferimento alla


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questione dei fumi di acciaieria, lavorati nello stabilimento medesimo, ed al sistema di controlli effettuati nei confronti del predetto stabilimento industriale.
Ricordo che, su tale materia, il dottor Dessì è già stato ascoltato dalla Commissione lo scorso 18 gennaio. Nel rivolgergli un saluto ed un ringraziamento per la disponibilità manifestata, darei subito la parola al dottor Dessì, riservando eventuali domande dei colleghi della Commissione in esito al suo intervento.

ANTONIO DESSÌ, Assessore all'ambiente della regione Sardegna. Signor presidente, la ringrazio per la cortesia e per le parole che ha usato nei miei confronti. Sono, come sempre, a vostra disposizione.
Vorrei porre una questione sull'ordine dei lavori: preferite che svolga un intervento iniziale per illustrare la situazione oppure che risponda alle vostre domande?

PRESIDENTE. Se è possibile, preferirei che lei ci facesse un breve quadro riassuntivo, prima di passare alle domande.

ANTONIO DESSÌ, Assessore all'ambiente della regione Sardegna. Va bene. Nella mia precedente audizione avevo informato la Commissione di una condizione, a mio avviso, non soddisfacente del sistema complessivo istituzionale di controllo, non solo per quanto riguarda gli impianti della Portovesme Srl, a dire il vero, ma anche sui grossi poli industriali della Sardegna. In proposito, avevo assunto l'impegno di lavorare affinché questa situazione progressivamente e sensibilmente migliorasse.
Per quanto riguarda l'aspetto strettamente legato al campo di indagine all'ordine del giorno, ossia la situazione della Portovesme Srl, abbiamo colto l'occasione di una richiesta della società stessa di poter aumentare, per ragioni di economia di scala, la quantità dei fumi di acciaieria da trattare, per sottoporre tutto il processo produttivo dello stabilimento ad una puntuale e intensa valutazione di impatto ambientale. Tale valutazione si è conclusa con prescrizioni estremamente puntuali, piuttosto severe, costruite intorno ad un cronogramma recante tempi precisi da rispettare.
In sostanza, abbiamo imposto alla Portovesme Srl due interventi fondamentali di modifica del proprio assetto produttivo. In primo luogo, abbiamo chiesto che il processo produttivo fosse adeguato agli standard migliori per garantire più bassi livelli di emissione, attraverso modifiche strutturali dell'impiantistica, in particolare dei due forni waelz, e attraverso la sostituzione, come reagente per il trattamento dei fumi, del carbonato di calcio con l'ossido di calcio, in maniera da avere una reazione più certa e minori scorie; inoltre abbiamo imposto di bonificare l'intera area dello stabilimento, di realizzare il sistema interno di controllo dei camini e dei fumi e di eliminare tutte le sorgenti di polverosità diffusa. In secondo luogo, abbiamo imposto alla Portovesme Srl una clausola abbastanza precisa, ossia che l'autorizzazione all'aumento delle volumetrie trattabili fosse accompagnata da un dimezzamento del volume di residui conferiti in discarica. Ciò deve avvenire attraverso investimenti tali che consentano di migliorare la qualità della produzione; inoltre, si deve intervenire per estrarre dai fumi di acciaieria qualcosa in più del residuo del 15 per cento di zinco e di piombo, ossia materiali utili per l'estrazione delle cosiddette ghise bianche. Questi interventi si impongono per ragioni non solo ambientali, ma anche di tipo produttivo.
La Portovesme Srl conferisce in una discarica che per due terzi è satura, ed è ovvio che se dovesse continuare con i ritmi attuali rischierebbe di morire per soffocamento, dal punto di vista economico. Peraltro, noi non saremmo in grado di individuare - né intendiamo ricercarle - nuove discariche speciali, come quella già esistente.
I sistemi di controllo, dunque, sono stati previsti e prescritti. Alle prescrizioni della valutazione di impatto ambientale si è data un'ulteriore specificazione nella deliberazione con cui abbiamo approvato la conferenza - ex articolo 27 del decreto


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legislativo n. 22 del 1997 -, con alcune prescrizioni relative ad ulteriori controlli. Oltre al mandato conferito all'amministrazione provinciale del territorio e all'ARPAS, tramite il PMP di Portoscuso, di procedere al controllo della realizzazione dell'impianto secondo le specifiche progettuali e le prescrizioni emerse nel corso della valutazione di impatto ambientale, abbiamo dato anche mandato di attuare un programma di controlli, da effettuarsi con periodicità ravvicinata e a scansione casuale, mediante prelievi a campione sui fumi in entrata e sui residui destinati a discarica.
Aggiungo - ma credo che questo ve lo abbia già detto la mia collega Dirindin - che, successivamente, in ottemperanza ad una disposizione di queste delibere, abbiamo anche costituito, non solo per Portovesme, una commissione di specialisti di fama nazionale ed internazionale, per svolgere un monitoraggio straordinario di tutte le zone a grande rischio ambientale, a partire appunto da Portovesme.
Vengo allo stato dell'arte. Lo scadenzario definito dalla valutazione di impatto ambientale prevedeva che una serie di interventi, sui quali poi entrerò meglio nel dettaglio, fossero avviati o addirittura conclusi - la valutazione di impatto ambientale e la determinazione autorizzativa risalgono a febbraio - entro tre mesi. Prima dello scadere del trimestre, il 19 maggio 2005 ho convocato, insieme alla collega Dirindin, una conferenza interna di servizi, con la provincia di Cagliari e il comune di Portoscuso, per una verifica dello stato dei controlli ambientali nello stabilimento della Portovesme Srl. Durante quella riunione abbiamo anche concordato le procedure da seguire e le funzioni di ciascun soggetto coinvolto: regione, ossia i servizi competenti dell'assessorato all'ambiente, ARPAS, PMP e provincia. Già dalla riunione del 19 maggio 2005 abbiamo riscontrato che le prescrizioni davano segnali evidenti del fatto che l'azienda stesse adempiendovi, anche se con qualche ritardo, tutto sommato fisiologico. Abbiamo avuto, invece, una segnalazione da parte del PMP secondo la quale, durante un controllo effettuato dai Carabinieri del NOE sulla carica in entrata dei fumi di acciaieria, erano stati trovati valori di piombo superiori a quelli che la discarica in uscita avrebbe potuto accettare. Abbiamo provveduto, quindi, a diffidare la Portovesme Srl dall'immettere in discarica scarti con valori superiori a quelli per i quali la discarica è autorizzata ad operare, ed abbiamo intimato alla discarica di effettuare i controlli e di non accettare conferimenti difformi da quelli previsti dalla legge. Di tutto questo abbiamo dato notizia, come facciamo di solito, anche alla magistratura.
Il 24 maggio 2005 la direttrice dell'ARPAS ha convocato un'ulteriore riunione. Comunque, abbiamo un documento - lo lascerò agli atti - che contiene lo stato dell'arte puntuale fino al 5 agosto 2005, adempimento per adempimento, tempistica per tempistica. Continuo a rilevare che la società sta provvedendo, sempre con qualche discrasia nei tempi - talvolta si rende necessaria qualche sollecitazione da parte nostra -, a rispettare una parte consistente delle prescrizioni. Ad una importante, tuttavia, non è stato ancora dato corso, trattandosi di una prescrizione impiantistica e produttiva, riguardante la sostituzione del carbonato di calcio con l'ossido di calcio. Tale adempimento era previsto per il 1o ottobre, dunque verificheremo quanto prima la situazione. Lascerò agli atti, comunque, la cronologia di tutte le attività svolte.
È insorto un piccolo problema relativamente alle competenze; infatti, le recenti elezioni provinciali hanno condotto, in base ad una legge della regione, a duplicare le province della Sardegna, per cui siamo passati da quattro a otto province. Attualmente, dunque, il territorio della ex provincia di Cagliari è diviso tra due province: quella di Cagliari e quella del Sulcis. Personalmente mi sono attivato affinché la neonata provincia del Sulcis, che per il momento è del tutto sprovvista di strutture adeguate per gestire l'attività che prima era svolta da quella di Cagliari, continui ad essere assistita da quest'ultima nelle attività di controllo.


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Questo accordo è stato raggiunto, su mia iniziativa, durante la riunione del comitato sul piano di disinquinamento per il risanamento del Sulcis-Iglesiente del 4 agosto scorso. Nonostante qualche difficoltà burocratica e qualche episodio di collaborazione problematica tra le due province, mi risulta che i controlli siano ancora effettuati dalla provincia di Cagliari, insieme al PMP, ed attualmente, per quanto riguarda ciò che credo vi interessi principalmente, non rilevano problemi relativi alla radioattività. Tra l'altro, l'azienda si è autonomamente dotata - comunque, glielo abbiamo confermato anche nelle prescrizioni - di un portale radioattivo.
A breve presenterò alla giunta il rapporto conclusivo sul piano di disinquinamento per il risanamento del territorio del Sulcis-Iglesiente, che riguarda non solo la Portovesme Srl, ma tutta l'area ad alto rischio di crisi ambientale.
In questi anni, nei quali si sono spese notevoli risorse per il risanamento dell'area, abbiamo registrato grandi miglioramenti rispetto al punto di partenza (gli anni '90). Si è assistito ad una caduta delle emissioni, che si è accentuata nell'ultimo periodo, in particolare per l'SO2, anche perché la Portovesme Srl ha chiuso l'Imperial Smelting, l'impianto che liberava la maggior quantità di anidride solforosa in atmosfera. Da un lato, quindi, abbiamo avuto la prova che la Portovesme srl, effettivamente, inquinava abbastanza da quel punto di vista, dall'altro il crollo di questi valori ha notevolmente migliorato la condizione in atmosfera.
L'ARPAS, che ancora funziona sulla base dell'ordinanza del presidente della regione - prima Pili, poi Soru -, in qualità di commissario per l'emergenza idrica, è stata dotata anche di un limitato budget finanziario (la misura 1.7 del POR, che riguarda il monitoraggio ambientale). Non posso negare tuttavia che si tratti di una struttura ancora molto fragile; comunque, avvalendosi, come è previsto, dei PMP e delle altre strutture, la dottoressa Testa e la sua task force, messa a disposizione dal Ministero dell'ambiente, hanno svolto un lavoro davvero imponente e significativo.
Sono ancora in attesa che il consiglio regionale vari definitivamente la legge sull'istituzione a pieno titolo dell'ARPAS, quindi sul trasferimento di personale e di risorse finanziarie. Qualche giorno fa sono stato ascoltato dalle commissioni riunite ambiente e sanità del consiglio regionale ed ho potuto constatare che il testo è a buon punto; quindi i consiglieri non dovrebbero tardare a concluderne l'esame e a inviarlo in aula. Persistono, anche su quel testo, alcune divergenze di opinione, ma riguardano non questa sede, bensì altri aspetti. La giunta e chi vi parla preferiscono mantenere l'idea di una struttura snella e operativa, piuttosto che di tipo tradizionale, come invece alcune aree politiche del consiglio vorrebbero che fosse.
Queste sono le linee generali della situazione; sono, comunque, a vostra disposizione per rispondere ad eventuali domande specifiche che vorrete rivolgermi.
Prescindiamo - concludo la mia relazione con questa considerazione - da ragionamenti di tipo economico-sociale che, tuttavia, come membro del governo regionale, sono spesso costretto ad affrontare, talvolta anche in maniera polemica nei confronti dello stesso ambiente locale, in merito al polo metallurgico primario. Limitiamoci, dunque, ai problemi centrali della sicurezza e della salute delle popolazioni.
Lo stabilimento della Portovesme Srl è uno dei più controllati della Sardegna. Il modello di controllo che stiamo applicando sta diventando un modello-test, nel senso che finiremo per estenderlo anche ad altri stabilimenti, non solo nel sud ma anche nel nord della Sardegna. Tuttavia, devo dire che sia l'indagine della magistratura, sia i controlli effettuati da noi e da Carabinieri del NOE, sia il lavoro che state svolgendo come Commissione parlamentare si stanno protraendo nel tempo. Sento il dovere di dire - non come monito, ma come appello - che se ci sono poteri, istituzioni e organi dello Stato che sono in possesso di informazioni sulla presenza di un pericolo radioattivo attuale


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nell'area di Portovesme, credo che questi abbiano il dovere politico, morale e giuridico di informare l'autorità regionale, fatti salvi naturalmente gli obblighi che derivano dal segreto istruttorio, dalla persecuzione dei reati per via giudiziaria e penale, dalla ricerca di possibili comportamenti omissivi, per colpa grave o lieve dell'amministrazione, e via dicendo. Può anche darsi che i nostri mezzi di indagine negli anni scorsi fossero del tutto inadeguati, ed è probabile che lo siano tuttora, anche se stiamo cercando di migliorarli a tappe forzate. Ribadisco, però, che il punto fondamentale è quello di arrivare ad una conclusione. Ho visto che avete segretato una parte degli atti - è giusto, soprattutto per quelli della magistratura e dei suoi consulenti -, ma attualmente ci sono elementi certi circa l'esistenza o meno di un problema di questo genere, l'autorità regionale chiede di esserne informata. Dopo di ciò potremo passare all'ordine del giorno, che riguarda il destino di un polo metallurgico primario, ovviamente vecchio, al quale bisogna dare un cammino diverso da quello di forte impatto ambientale che finora abbiamo conosciuto.

PRESIDENTE. Uno dei temi che lei ha centrato, che rappresenta uno dei crucci di questa Commissione, ovviamente non solo per la Sardegna, è l'inadeguatezza delle strutture tecniche delle ARPA. Ora, al di là dell'auspicata approvazione della nuova legge regionale per l'istituzione dell'ARPAS - ci è stata promessa da anni e da più amministrazioni, di colore politico diverso -, lei ritiene che possano essere utilizzati gli strumenti previsti anche dalle ordinanze che hanno istituito l'ARPA, al fine di evitare di generare uno degli elementi di maggiore preoccupazione di questa Commissione, ossia la confusione di ruoli e competenze? In questa confusione si creano dei veri e propri buchi di responsabilità, che il più delle volte - si tratta ovviamente di una valutazione personale - destano maggiore preoccupazione di quanto non faccia l'assenza del controllo.
Lei ritiene che, al di là della norma che, prima o poi, arriverà, la regione possa attivare qualche strumento di sollecitazione nei confronti del management dell'ARPA, per avviare tutte le procedure di trasferimento di personale ed avere, quindi, anche un ordinato sistema di comando e di gestione dei controlli sul territorio?
Do la parola ai colleghi che intendono porre quesiti o formulare osservazioni.

MARIA GABRIELLA PINTO. È in arrivo un dossier, di cui faremo omaggio all'assessore, insieme alla cartella che aveva richiesto da tempo...

PRESIDENTE. Quale cartella?

MARIA GABRIELLA PINTO. Una copia del dossier che è in nostro possesso. Nella scorsa audizione, l'assessore Dessì ne aveva richiesto una copia, insieme all'assessore alla sanità.

PRESIDENTE. Non comprendevo il termine «cartella».

MARIA GABRIELLA PINTO. Ho detto «cartella» anziché dossier.

PRESIDENTE. Pensavo che si trattasse di qualcosa che non conoscevo.

MARIA GABRIELLA PINTO. No, si tratta di un dossier che non abbiamo ancora consegnato.

PRESIDENTE. Sono documenti utili.

MARIA GABRIELLA PINTO. Assessore Dessì, in un convegno che si è svolto nel febbraio di quest'anno, il Nucleo operativo dei Carabinieri di Vicenza parla dell'inquinamento delle acciaierie Beltrame di Vicenza e della presenza, nei fumi di acciaieria che venivano trasferiti in Sardegna, di «fonti radioattive orfane». Si spiega, inoltre, come tali fonti radioattive orfane, che rappresentano un problema per tutte le acciaierie, possano passare anche attraverso i portali. Si evidenzia,


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altresì, in che modo si metta in sicurezza la zona in cui viene trovata la sorgente orfana e i fumi di acciaieria derivanti dalla fusione di questi acciai, e si indica esclusivamente la Sardegna come sito nel quale vengono trattati tali fumi. In effetti, credo che in Italia solo la Portovesme Srl tratti i fumi di acciaieria. Mi chiedo, allora, se l'ARPA abbia verificato - non so se lo abbia fatto, comunque questo non è emerso dalle risposte del suo direttore generale - in che modo il portale debba essere tarato o quali precauzioni o iniziative debbano essere intraprese per evitare che, al di là di una volontà deliberata di non rilevare la radioattività, questi fumi arrivino in Sardegna e vengano trattati dalla Portovesme.
Chiedo, pertanto, se l'assessorato, l'ARPA, o entrambi, siano a conoscenza di un'azione di questo tipo intrapresa nei confronti della Portovesme Srl.

FRANCESCO CARBONI. Prendo atto con soddisfazione che finalmente la regione Sardegna muove alcuni passi che, dal punto di vista istituzionale, avrebbe dovuto muovere già da tempo, in relazione all'organizzazione di controlli e, soprattutto, di un monitoraggio che, partendo da Portovesme, dovrà estendersi a tutti i punti di criticità presenti nell'isola.
Mi permetto di sollevare la necessità, tanto più che la legislatura si avvia ormai alla conclusione, che si riesca a fare una sintesi sia del nostro lavoro sia delle azioni messe in atto dagli assessorati all'ambiente e alla sanità della regione Sardegna. È importante che qualora siano disponibili dati utili al nostro lavoro ci siano consegnati, in modo da sintetizzare tutte le attività svolte. Raccolgo la preoccupazione riferita dall'assessore circa l'esigenza - che io condivido - di un'informazione puntuale sulle attività che altre autorità hanno svolto o stanno svolgendo su questi temi. Chiedo, in definitiva, che i dati relativi alle indagini avviate dall'assessorato siano messi a nostra disposizione, affinché diventino un punto di riferimento per il nostro lavoro in Sardegna.

PRESIDENTE. Do la parola all'assessore Dessì per le risposte.

ANTONIO DESSÌ, Assessore all'ambiente della regione Sardegna. Ricordo che l'ARPAS - rispondo alla domanda del presidente, che in un certo modo comprende tutte le altre -, essendo stata istituita con uno strumento particolare, ossia un'ordinanza del commissario per l'emergenza idrica, sulla base della previsione di una precedente delibera del Consiglio dei ministri e di un'ordinanza del Presidente del Consiglio dei ministri, funziona sulla base di uno strumento derogatorio. Tuttavia, la capacità derogatoria di questo strumento non si spinge oltre una certa misura. Intendo dire che non spetta all'ARPAS dotarsi di personale, ma spetta alla regione dotare l'ARPAS di personale e di risorse, nelle more del trasferimento all'Agenzia innanzitutto dei PMP e, in secondo luogo, di altri contingenti di amministrazioni pubbliche o di società a partecipazione interamente pubblica.
Tra i lavori che il direttore dell'ARPAS sta svolgendo c'è quello di operare una ricognizione di tutto ciò che deve essere trasferito all'Agenzia. Ciònondimeno, la nomina del direttore generale, a disposizione del quale abbiamo messo una ridotta, ma comunque molto qualificata, task force - essa ci deriva dal PON ATAS, uno dei programmi nazionali di assistenza tecnica per i fondi comunitari, dedicato espressamente ad assistere la regione nella costituzione dell'ARPAS -, ha segnato indubbiamente un cambio di marcia. La dottoressa Testa, infatti, agisce e fa agire l'ARPAS, mentre i precedenti commissari non lo facevano (magari non sono stati nelle condizioni di farlo, non voglio dire che sia dipeso da cattiva volontà). La dottoressa Testa, dunque, sta svolgendo un'attività di ricognizione e di coordinamento dell'attività dei PMP, dei quali è autorizzata ad avvalersi. Non è un caso, direi, che il PMP di Portoscuso stia operando con una maggiore intensità rispetto a quanto non abbia fatto in passato. La dottoressa Testa si sta occupando anche della Maddalena e di Porto Torres. Certo,


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è un compito inane, dal momento che la struttura è ancora quella che abbiamo detto. Ed è proprio al fine di agevolare la struttura che io stesso, su sollecitazione della dottoressa Testa, ho chiesto al presidente della regione e all'assessore al personale e agli affari generali di metterci a disposizione altro personale.
Abbiamo anche rilevato che dalle risorse destinate all'emergenza idrica sono residuati dei fondi che possiamo destinare ad un'Agenzia che, per il momento, è quasi senza portafoglio. Riteniamo che, nelle more dell'approvazione della legge, questa struttura - per quanto ancora operante come coordinatrice di altre strutture e non, invece, dotata di propri autonomi metodi di indagine - possa comunque svolgere un ruolo importante, e lo sta svolgendo.
Peraltro, sono stato io a proporre la candidatura della dottoressa Testa, che era la mia direttrice del servizio sviluppo sostenibile dell'assessorato; dunque, ho scelto non una persona qualsiasi, ma un dirigente di grande volontà. La mia opinione personale è che l'ARPAS stia facendo bene quello che può fare nelle condizioni attuali. È la regione, lo ripeto, che deve aiutare l'ARPAS, ed io sto facendo di tutto perché questo avvenga. Il resto spetta alla legge. È noto che i tempi delle assemblee non sono governati dagli esecutivi, ma ho scongiurato - davvero, questo è il termine esatto - le commissioni ambiente e sanità del consiglio regionale di consentire alla regione di portare a casa il risultato in tempi utili, possibilmente entro l'anno.
Quanto alla documentazione, sono in grado di fornire già oggi il cronogramma e i risultati di tutte le analisi svolte, di tutti i lavori compiuti e di tutte le rilevazioni, nonché i dati relativi ai ritardi. Posso darvi, inoltre, in anteprima l'intero bilancio - una parte di questo non è stato neppure consegnato al presidente della regione - del piano di disinquinamento del Sulcis e i relativi risultati.
Per quanto riguarda il portale, esso è certificato e testato; funziona, fornisce dati che vengono autocertificati dai tecnici della Portovesme Srl, sotto la propria responsabilità, e trasmessi al PMP. Fino a qualche tempo fa, il PMP non sarebbe stato in grado di fare alcunché, non avendo il personale né le strumentazioni adatte a svolgere queste verifiche.
Nel rapporto che vi consegno, che risale a settembre, è riportato che il materiale laboratoristico è in corso di acquisto e che il personale è in corso di addestramento. A penna, invece, troverete scritto - mi rendo conto che è un modo informale di mettervi a conoscenza di alcuni dati - che il materiale ormai è stato acquistato e che il personale è avviato alla formazione. Anche da questo punto di vista, come vedete, stiamo procedendo.
A questo punto, bisogna dire che c'è un problema di carattere legislativo. Onorevole Pinto, sono in possesso del documento relativo al seminario internazionale organizzato a Vicenza. Vorrei ricordare che la previsione legislativa vigente circa l'ingresso dei materiali ferrosi è piuttosto particolare; infatti, questi materiali devono essere verificati all'entrata, quando arrivano alla frontiera, sulla base di controlli fisici e di tipo cartaceo. La legislazione, in realtà, prevede che i materiali ferrosi vengano controllati in entrata dalle fonderie. Teoricamente, quando questi arrivano allo smaltitore non dovrebbe esserci, dal punto di vista legislativo, il bisogno di controllarli nuovamente. Diciamo piuttosto che, volente o nolente, di buon grado o di cattivo grado, la Portovesme Srl ha previsto un ulteriore portale; quindi il transito, dal punto di vista normativo, è assolutamente controllato, verificato e ulteriormente verificabile.
Questo è ciò che stiamo facendo ed è ciò che è possibile fare. Per questa ragione, ribadisco l'esigenza che ho richiamato prima. È evidente che se c'è stato un episodio pregresso, trattandosi di materiale radioattivo, questo avrà delle conseguenze permanenti. In qualità di assessore all'ambiente e come membro di una giunta che ha il compito di proteggere la salute dei cittadini, devo sapere se è in atto un pericolo; infatti, non voglio dover rispondere, in futuro, del fatto che non ho


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adottato provvedimenti. Ecco perché sollecito tutti gli organi dello Stato e le autorità competenti, anche ove stessero perseguendo omissioni mie personali o di miei predecessori, di seguire il percorso penale e giudiziario ma, nel frattempo, di informarmi, come rappresentante di un'istituzione, per mettermi nelle condizioni di decidere se assumere provvedimenti per tutelare la popolazione. Se, invece, il pericolo non esiste o non abbiamo prove che ci sia, dobbiamo chiudere la partita, perché di problemi da risolvere, in quella zona, ce ne sono davvero molti, ai quali destinare risorse, impegno, inventiva e studio.
Per quanto riguarda la documentazione da fornirvi, vi consegno subito quella che ho con me. Facciamo uno scambio.

PRESIDENTE. Sì, uno scambio alla pari. Assessore Dessì, scusandomi per il ritardo, dovuto al protrarsi dei lavori della Commissione, la ringrazio non solo per la squisita cortesia di essere stato qui, ma anche per la sua disponibilità, che consideriamo un elemento utile per affrontare queste vicende complesse. A noi non interessa trovare il responsabile delle vicende, ma vogliamo contribuire, per quanto è nelle nostre possibilità, ad individuare criticità e, insieme alle istituzioni locali e alle strutture competenti, cercare di offrire soluzioni che migliorino la performance della tutela ambientale. In questo senso credo di cogliere la sua disponibilità. Da parte nostra, siamo pronti a produrre tutti gli atti che possano essere utili al suo lavoro e acquisiamo con piacere quelli che riterrà di consegnarci per agevolare il lavoro che stiamo svolgendo.
Dichiaro conclusa l'audizione.

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