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Seduta del 22/9/2005


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Audizione del presidente delle Industrie Polieco-MPB Srl, Luigi Carlo Tonelli, del direttore generale, Antonello Bettinzoli e dell'amministratore delegato di Valsir Spa, Andrea Niboli.

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca l'audizione del presidente delle Industrie Polieco-MPB Srl, Luigi Carlo Tonelli, del direttore generale, Antonello Bettinzoli, e dell'amministratore delegato di Valsir Spa, Andrea Niboli, in ordine ai profili di attività delle medesime società, concernenti le materie oggetto dell'inchiesta di questa Commissione.
L'audizione potrà costituire l'occasione per acquisire elementi informativi e valutazioni in ordine alle problematiche ed ai profili di criticità inerenti alla normativa che attualmente regola il settore.
Nel rivolgere un saluto e un ringraziamento al dottor Carlo Tonelli, al dottor Antonello Bettinzoli e all'amministratore delegato Niboli per la disponibilità manifestata, riserviamo eventuali domande di questa Commissione al termine dei loro interventi.

ANTONELLO BETTINZOLI, Direttore generale delle Industrie Polieco-MPB Srl. Ringraziamo questa Commissione per averci dato la possibilità di spiegare le nostre ragioni in relazione ad un problema che da anni ci perseguita. Nel 1997, il decreto Ronchi, all'articolo 48, ha previsto l'istituzione di un consorzio, il consorzio Polieco. Devo dire che già questa circostanza non ci ha fatto piacere, in quanto noi abbiamo un'impresa che dal 1990 opera nel settore delle tubazioni. Dopo qualche anno, l'iscrizione a questo consorzio, che regolamentava il riciclaggio di beni in polietilene, è diventata obbligatoria. È stata predisposta una griglia che definiva i beni in polietilene oggetto della disposizione: in primo luogo, doveva trattarsi di beni non durevoli. A titolo esemplificativo, i beni durevoli indicati erano tre o quattro (elettrodomestici, auto, comunque, beni con una durata limitata nel tempo). Probabilmente per disattenzione,


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si dimenticò di escludere, ad esempio, tutta la categoria dei beni che oggi, insieme agli altri colleghi, produciamo: quella dei tubi in plastica, o meglio in polietilene, posto che esistono vati tipi di plastica (polietilene, polipropilene, PVC, e via dicendo). Il tubo in polietilene, in virtù di quella normativa, diveniva assoggettabile al contributo. Noi riteniamo che si tratti di un contributo improprio, in quanto recuperare un manufatto che deve avere una durata minima di cinquant'anni e che, normalmente, viene posto sottoterra, diventa impossibile.
Da quell'istante, dunque, noi abbiamo effettuato alcuni tentativi per riportare la situazione verso la normalità.
In questo periodo, all'imprenditore è richiesto di rinnovare le aziende. Ebbene, per rinnovare le nostre aziende dobbiamo avere il tempo di seguire le nostre attività, ma anche le risorse necessarie. Non possiamo, dunque, distogliere risorse economiche, e neppure di tempo, per seguire altre problematiche. Quello che voglio dire è che il contributo che ci viene richiesto è vicino al risultato economico dell'azienda, quindi per noi è insostenibile.
Perciò, la prima questione riguarda la durabilità dei beni. Il nostro è un bene che dura cinquant'anni, quindi è escluso dalla normativa per definizione. Inoltre, il più delle volte esso viene interrato o posto all'interno di muri, quindi di fatto non sarà mai recuperabile. In terzo luogo, in questo momento di difficoltà - lo ripeto - ulteriori aggravi economici per le nostre imprese potrebbero essere fatali.
Chiediamo, essenzialmente, di eliminare dal decreto Ronchi la categoria delle tubazioni. Peraltro, la circostanza che il contributo previsto in questa normativa non esista in alcuno Stato europeo, facilita l'ingresso nel nostro territorio di aziende estere con i loro prodotti.
Infine, non abbiamo mai compreso perché tubazioni in polipropilene, in PVC, o in altre materie plastiche, non siano mai state assoggettate al contributo. In realtà, si tratta di una questione secondaria - i beni durevoli dovrebbero essere tutti esclusi dalla normativa - ma comunque non comprendiamo questa discriminazione.
Non ho altro da aggiungere. Sono a disposizione per rispondere alle vostre domande.

PRESIDENTE. Invito i componenti di questa Commissione ad intervenire.

GIUSEPPE SPECCHIA. Volevo capire se, al di là della condivisione o meno della norma, abbiate aderito al consorzio Polieco, essendo un consorzio obbligatorio. A mio avviso, la norma è abbastanza chiara. Certo, si potrà anche modificare, ma fin quando questo non avviene, dura lex, sed lex.
Vorrei sapere, inoltre, se vi risulti che la maggior parte delle imprese che operano nel vostro settore aderiscano al consorzio.

ANTONELLO BETTINZOLI, Direttore generale delle Industrie Polieco-MPB Srl. Noi non abbiamo aderito e ritengo che la maggioranza delle imprese del nostro settore non lo abbia fatto. Ritengo, altresì, che quelle che, invece, hanno aderito al consorzio non stiano pagando il contributo, altrimenti sarebbero ormai ex imprese.

GIUSEPPE SPECCHIA. A me risultano dati diversi.

ANTONELLO BETTINZOLI, Direttore generale delle Industrie Polieco-MPB Srl. Non conosco i dati di cui dispone, ma è certo che noi rappresentiamo la maggioranza del mercato italiano.

LUIGI CARLO TONELLI, Presidente delle Industrie Polieco-MPB Srl. Permettetemi di aggiungere qualcosa a questo proposito. Alcune imprese sono state invogliate ad iscriversi al consorzio Polieco, permettendo loro di partecipare a gare di imprese pubbliche italiane; la stessa possibilità è stata negata, invece, a quelle non iscritte al consorzio. Questo significa che un'impresa poteva anche vincere la gara,


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ma, se non era iscritta al consorzio Polieco, era eliminata immediatamente e la gara veniva aggiudicata all'impresa che, pur avendo indicato un prezzo maggiore, era invece iscritta al consorzio. Una circostanza davvero incredibile!
Ora, mi preme chiarire, in primo luogo, che tra le società iscritte al consorzio ve ne sono alcune che si sono iscritte fin dall'inizio, senza nemmeno sapere di che cosa si trattasse; altre, che si sono iscritte successivamente, lo hanno fatto esclusivamente per il motivo che ho detto. Vi è una commistione tra il consorzio Polieco e alcune aziende che producono tubi.

PRESIDENTE. Noi vi abbiamo auditi, su vostra richiesta, per approfondire un tema di carattere generale, che abbiamo già affrontato altre volte e che è all'attenzione di questa Commissione e, probabilmente, anche del ministero.
Intendo dire che è indubitabile che la norma vi obblighi ad aderire al consorzio, ma mi sembra di capire che il tema che oggi ponete è diverso e di duplice natura. In primo luogo, si tratta di un problema di natura brutalmente ma necessariamente finanziaria, nel senso che voi affermate che le imprese che accettano di pagare il contributo sarebbero fuori mercato. In secondo luogo, il tema è anche di natura più squisitamente tecnica e attiene alla definizione di beni durevoli, nel senso che secondo voi sono tali quei beni che, come i vostri tubi, devono durare oltre cinquant'anni.

ANTONELLO BETTINZOLI, Direttore generale delle Industrie Polieco-MPB Srl. Credo che tutto debba essere ricondotto alla ragionevolezza. Pensate ad una condotta per il gas che deve durare almeno cinquant'anni e viene interrata: se non è un bene durevole questo, non so cos'altro potrebbe essere. Chiedo solo di riflettere su questo.

PRESIDENTE. Perché il bene durevole è esentato dal contributo.

ANTONELLO BETTINZOLI, Direttore generale delle Industrie Polieco-MPB Srl. Non è riciclabile.

PRESIDENTE. Le pongo una domanda. Lei afferma che recuperare un manufatto che si trova sotto terra, dopo cinquant'anni, non è possibile. Come fa, allora, il consorzio Polieco a raccogliere ed avviare al riciclo oltre 50 mila tonnellate annue?

LUIGI CARLO TONELLI, Presidente delle Industrie Polieco-MPB Srl. Oltre 50 mila tonnellate di tubi in polietilene? È il consorzio che deve spiegarci come fa a recuperarle. Peraltro, signori, 50 mila tonnellate di tubi in polietilene significano milioni di chilometri!

ANTONELLO BETTINZOLI, Direttore generale delle Industrie Polieco-MPB Srl. Probabilmente, quando il consorzio Polieco parla di un recupero di 50 mila tonnellate, si riferisce a materiale di altra provenienza (foglia agricola, cassonetti, o altro).

LUIGI CARLO TONELLI, Presidente delle Industrie Polieco-MPB Srl. Si riferisce ad altri prodotti, altri manufatti, ma non a tubi.

PRESIDENTE. Il dottor Busà afferma che si tratta di tubi e raccordi.

GIUSEPPE SPECCHIA. Secondo voi, invece - fermo restando che i dati sono verificabili, dunque affermare panzane comporta quantomeno una brutta figura -, il consorzio Polieco non riciclerebbe né tubazioni, né raccordi?

LUIGI CARLO TONELLI, Presidente delle Industrie Polieco-MPB Srl. Assolutamente no.

ANTONELLO BETTINZOLI, Direttore generale delle Industrie Polieco-MPB Srl. Non sappiamo se qualcuno porti al consorzio dei tubi. Tuttavia, se facciamo riferimento alla ragionevolezza, noi siamo automaticamente esclusi dalla normativa. Pensate solo al costo dello scavo.


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LUIGI CARLO TONELLI, Presidente delle Industrie Polieco-MPB Srl. Forse una centesima parte dei tubi utilizzati viene posta fuori terra, per l'irrigazione goccia a goccia. In totale, in Italia, ci saranno 500 tonnellate di questi tubi. Faccio notare che un tubo del genere pesa pochi grammi al metro.

TOMMASO SODANO. In sostanza, voi chiedete una differenziazione tra i tubi destinati ad essere interrati e gli altri tubi in polietilene.

LUIGI CARLO TONELLI, Presidente delle Industrie Polieco-MPB Srl. Le applicazioni di questi tubi sono essenzialmente tre: per l'acqua potabile a pressione e le condutture di acquedotto, per le acque di fognature e scarichi fognari (questi possono essere anche in polipropilene, PVC o altro) e per le condutture del gas. Questi tubi partono normalmente da 20 millimetri ed arrivano fino a 1.000 millimetri. Il tubo di irrigazione goccia a goccia è un tubo sottilissimo, che dura appena uno o due anni. Se poi sia raccolto, francamente, non lo so.

TOMMASO SODANO. Mi permetta di esprimere qualche dubbio sulla quantità. Ritengo che tra le manichette per l'irrigazione, i tubi per l'irrigazione goccia a goccia e la pacciamatura...

LUIGI CARLO TONELLI, Presidente delle Industrie Polieco-MPB Srl. Quello della pacciamatura è un altro discorso.

TOMMASO SODANO. È sempre polietilene, però.

LUIGI CARLO TONELLI, Presidente delle Industrie Polieco-MPB Srl. La pacciamatura è realizzata con teloni.

TOMMASO SODANO. Credo, comunque, che il consorzio Polieco ritiri tutto il polietilene, non solo i tubi.

LUIGI CARLO TONELLI, Presidente delle Industrie Polieco-MPB Srl. Noi produciamo tubi.

TOMMASO SODANO. Rispetto alle quantità, che prima si mettevano in dubbio, è evidente che se aggiungiamo anche la pacciamatura il discorso cambia.

LUIGI CARLO TONELLI, Presidente delle Industrie Polieco-MPB Srl. Se si considera anche la pacciamatura, si tratta di migliaia e migliaia di tonnellate. Ribadisco, però, che i tubi per l'irrigazione costituiscono una piccolissima parte delle 50 mila tonnellate che sono state richiamate.

DONATO PIGLIONICA. Mi sembra che ci sia una sede propria, nella quale questo problema può essere affrontato: quella della delega.

PRESIDENTE. Mi ha fatto piacere approfondire la questione, anche perché abbiamo una vicenda Polieco in corso, con altri soggetti. Il tema è esattamente questo: un fatto è l'adesione obbligatoria al consorzio Polieco, altro fatto è che ci sono alcune ragionevoli condizioni, a patto che siano verificate, che obiettivamente sembrano essere emerse per caso.
Se intervenissimo, su questi aspetti, con una nota di approfondimento, potremmo offrire maggiori dettagli alle Commissioni parlamentari. Possiamo anche delegare il senatore Specchia.

GIUSEPPE SPECCHIA. La questione, se mi consente, deve essere ulteriormente approfondita, anche prevedendo altre audizioni. Quella che stiamo ascoltando è, ovviamente, una versione di parte, quella di un soggetto che, non aderendo al consorzio, come invece dovrebbe fare, viola la legge.

LUIGI CARLO TONELLI, Presidente delle Industrie Polieco-MPB Srl. Lei lo conosce lo statuto del consorzio Polieco?

PRESIDENTE. Mi perdoni, senatore Specchia, questi soggetti sono qui per


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essere auditi non in quanto violano una norma, ma in quanto imprenditori, che devono essere aiutati nel loro percorso. Le norme, il più delle volte, devono essere adeguate alle attività che vengono svolte, soprattutto quando non si tratta di attività criminali. In questa direzione si svolge il lavoro di questa Commissione, nel tentare di mettere insieme percorsi il più possibile adeguati. È ovvio che a questa seguiranno altre audizioni, ma è altrettanto ovvio che si terrà conto del lavoro odierno.
Effettuata questa precisazione, ben vengano ulteriori sollecitazioni e domande nei confronti dei rappresentanti dell'impresa Polieco (peraltro, è stato scippato loro anche il nome, ma non mi pare questo il problema più grave).

ANDREA NIBOLI, Amministratore delegato della Valsir Spa. I nostri prodotti vengono certificati da enti nazionali ed esteri. Questi enti, prima di rilasciarci la certificazione, ci obbligano ad effettuare test di invecchiamento, per poter garantire che il tubo abbia una durata dai 30 ai 50 anni.
Aggiungo che il decreto Ronchi deriva da una normativa europea ma in nessun paese europeo tale normativa è mai stata applicata per i tubi. Posso garantirlo, in quanto abbiamo alcune aziende all'estero (in Portogallo, in Francia e in Olanda).

PRESIDENTE. Se non vi sono altre richieste di intervento, permettetemi di ringraziarvi. Ritengo che dovremmo dedicare un ulteriore incontro a questa materia, magari concludendo il giro con gli amici del consorzio Polieco e con altri soggetti che avevano fatto richiesta di essere ascoltati.
Potremmo anche presentare un documento o, comunque, avviare un'iniziativa, sulla quale mi pare che stia già lavorando il dottor Scacco.
Grazie a tutti e buon lavoro.
Dichiaro conclusa l'audizione.

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