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PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca l'audizione di Giuseppe Centore, giornalista del quotidiano La Nuova Sardegna, che consentirà alla Commissione di acquisire ulteriori elementi conoscitivi in ordine alle diverse problematiche relative alla gestione dei rifiuti trattati presso lo stabilimento industriale Porto Vesme spa, con particolare riferimento alla questione dello smaltimento dei fumi di acciaieria. Il dottor Centore ha, infatti, firmato diversi articoli di stampa sui recenti sviluppi di tale vicenda.
Ricordo che la Commissione ha ascoltato anche il dottor Massimo Lolliri, amministratore delegato della Porto Vesme Spa, nel marzo scorso, in occasione della missione effettuata in Sardegna da una delegazione della Commissione medesima, nonché nella seduta dello scorso 6 ottobre.
Nel rivolgere un saluto ed un ringraziamento per la disponibilità manifestata, do la parola al dottor Centore, riservando eventuali domande dei colleghi della Commissione al termine del suo intervento.
GIUSEPPE CENTORE, Giornalista del quotidiano La Nuova Sardegna. Grazie, presidente. Io non ho fatto altro che riportare in una serie di articoli alcune notizie di cui sono venuto a conoscenza, riguardanti i sistemi di trattamento e di lavorazione in una delle fabbriche del territorio, che voi conoscete avendola visitata recentemente. Tutto è nato più o meno quest'estate, verso agosto, quando la provincia, competente in materia, ha notato che dai registri di carico e scarico dei fumi di acciaieria risultava che si arrivava ad un totale complessivo annuo che sarebbe stato, nel giro di pochi giorni, superiore alla quota massima consentita. Da lì, è nata una serie di richieste di documentazione da parte dell'amministrazione provinciale all'azienda e successivamente vi è stato lo stop imposto dalla provincia (da fine luglio, lo stop è arrivato il 4 o 5 agosto), perché da calcoli empirici si evinceva che entro i primi giorni di agosto si sarebbe toccato il tetto massimo annuale consentito di 120 mila tonnellate di trattamento fumi.
Io mi sono interessato alle procedure, ai mercati, all'attività della Porto Vesme Srl e ho notato una carenza di controlli che si è incrociata con alcuni episodi di cronaca avvenuti nei primi mesi dell'anno nel nord Italia e che hanno riguardato alcune realtà industriali, come la Nuova Esa o la Acciaierie Beltrame, che sono state oggetto di vostra attenta analisi. Sono venuto a scoprire che la Porto Vesme - del resto non poteva essere altrimenti -, fino a luglio, aveva ricevuto da queste realtà quantitativi definiti in maniera abbastanza precisa sui quali però non poteva disporre di alcun controllo radiometrico. Ciò mi ha sorpreso, vista l'importanza della questione e l'assenza di controlli. Ho chiesto spiegazioni in merito e mi è stato detto che il portale radiometrico c'era (chiaramente si trattava di comunicazioni verbali) per cui era tutto in regola.
Successivamente ho scoperto che il portale radiometrico non c'era e che era stato acquistato ma non installato né tanto meno tarato a fine luglio, per cui con un ragionamento logico banalissimo, non sicuramente
da complottista, ho fatto il calcolo che da gennaio a marzo, per quanto riguarda la Nuova Esa, e da gennaio a un giorno X in cui si sono interrotti i trattamenti dei fumi, Porto Vesme Srl non era nelle condizioni di sapere - per quale motivo non sta a me definirlo - che cosa riceveva, cioè se quello che riceveva, al di là di controlli spot assolutamente occasionali...
PRESIDENTE. Mi è chiara la precarietà dell'entrata, ma lei ha verificato nelle sue inchieste il modo in cui viene monitorata l'uscita?
GIUSEPPE CENTORE, Giornalista del quotidiano La Nuova Sardegna. Non viene monitorata. Intende l'uscita dalla Porto Vesme?
PRESIDENTE. Certo, comprese le emissioni nell'atmosfera.
GIUSEPPE CENTORE, Giornalista del quotidiano La Nuova Sardegna. I controlli, di carattere principalmente amministrativo, sono fatti raramente e male.
PRESIDENTE. Quindi, non c'è nessun controllo sulle emissioni in atmosfera.
GIUSEPPE CENTORE, Giornalista del quotidiano La Nuova Sardegna. Non c'è nessun controllo che consenta di rilevare in maniera organica e scientifica tutto ciò che viene emesso. Ci sono le centraline ma non sono collegate al PMP, per cui i loro dati nascono e muoiono lì e non c'è un monitoraggio.
DONATO PIGLIONICA. Quindi le centraline non sono del PMP, sono private.
GIUSEPPE CENTORE, Giornalista del quotidiano La Nuova Sardegna. Sono dell'azienda.
DONATO PIGLIONICA. I dati vengono trasmessi periodicamente al PMP e/o alla provincia, oppure rimangono a disposizione dell'azienda?
GIUSEPPE CENTORE, Giornalista del quotidiano La Nuova Sardegna. A me risulta che i dati vengano trasmessi con regolarità e vadano alla provincia e al PMP, ma sono dati dell'azienda, acquisiti attraverso i suoi sistemi, che sono sicuramente validi e correttissimi, però non sono dati prodotti da sistemi pubblici.
DONATO PIGLIONICA. Non vengono effettuate - ma questo dovremmo chiederlo al PMP e alla provincia - delle visite periodiche per valutare l'efficienza delle centraline e soprattutto non sono mai state fatte delle rilevazioni alternative per verificare se le centraline o i dati trasmessi siano attendibili?
GIUSEPPE CENTORE, Giornalista del quotidiano La Nuova Sardegna. Soprattutto dall'enorme documentazione cartacea che su questo argomento le diverse istituzioni (regione, provincia, PMP, ASL) si scambiano (una documentazione quotidiana), ho notato che se girassero i dati come girano le lettere - scusate l'espressione banale - probabilmente ne sapremmo di più. Si scrivono molto, ma l'interscambio di quello che succede e soprattutto gli atti conseguenti a ciò che si verifica dal punto di vista delle emissioni lasciano a desiderare. Cito un esempio: venerdì notte dalle 4 alle 10 c'è stata un'emissione di acido solforico per poco meno di sei ore, riscontrata perché è caduta pioggia acida. L'azienda ha ammesso di avere avuto un problema che stava cercando di risolvere, però atti concreti conseguenti a questo tipo di incidenti non si riscontrano. Il momento della sanzione si ferma al riscontro dell'anomalia. Tutto quello che succede dopo non lo so.
DONATO PIGLIONICA. Ciò vuol dire che una volta rilevato il fenomeno, non esiste denuncia all'autorità giudiziaria per l'eventuale violazione di legge?
GIUSEPPE CENTORE, Giornalista del quotidiano La Nuova Sardegna. Non credo che non esista; sicuramente esisterà, ma il problema è che oltre alla denuncia, sul campo non si vede altro, per cui denuncio oggi, denuncio domani, denuncio dopodomani: il fenomeno si presenta con una continuità allarmante per settimane, mesi, anni.
GABRIELLA PINTO. Abbiamo letto alcuni articoli de La Nuova Sardegna molto interessanti perché contengono una ricostruzione del viaggio di questi fumi di acciaieria: la storia inizia il 13 gennaio di quest'anno a Vicenza. I dati riportati provengono da verbali e documentazione che lei ha trovato?
GIUSEPPE CENTORE, Giornalista del quotidiano La Nuova Sardegna. Documentazione, articoli del Giornale di Vicenza, interrogazioni parlamentari. La ricostruzione cerca di far capire al lettore non esperto che cosa può capitare in casi simili, quindi c'è un punto del racconto leggermente deficitario sul versante dell'esattezza, ma che è necessario per far capire a chi non sa neanche cosa sia un fumo di acciaieria di che cosa stiamo parlando. Comunque, le fonti sono quelle che ho detto: giornali, documento del Parlamento e la ricostruzione di quello che avviene normalmente in questi casi, con la differenza rispetto ad altre realtà, come può essere, per esempio, il sistema di Ponte Nossa che presenta un portale radiometrico che ha fermato un camion non in regola.
GABRIELLA PINTO. C'era stata una segnalazione da parte della Beltrame?
GIUSEPPE CENTORE, Giornalista del quotidiano La Nuova Sardegna. Sì.
GABRIELLA PINTO. Veniva registrata la presenza di cesio 137 in un camion in entrata: giusto?
GIUSEPPE CENTORE, Giornalista del quotidiano La Nuova Sardegna. Loro entrata!
GABRIELLA PINTO. Quindi, loro non hanno smaltito questo materiale tossico che poi è arrivato in Sardegna.
GIUSEPPE CENTORE, Giornalista del quotidiano La Nuova Sardegna. Non ricordo esattamente cosa ho scritto e non ho portato con me gli articoli. Comunque, possiamo sapere se è arrivato o non è arrivato.
DONATO PIGLIONICA. I materiali ferrosi, se sono stati bloccati in ingresso, non sono stati lavorati ed è evidente che non potevano prodursi fumi contenenti materiale radioattivo che poi sarebbe andato in Sardegna. Il problema è se altre volte i portali della Beltrame non abbiano rilevato l'anomalia, o se in altre acciaierie prive di portali in ingresso siano entrati materiali radioattivi. Quel cesio 137 bloccato a Vicenza, che ha comportato la chiusura dell'impresa con evidenti disagi occupazionali, è stato bloccato: lì il sistema ha funzionato.
GIUSEPPE CENTORE, Giornalista del quotidiano La Nuova Sardegna. Io l'ho citato per descriverne l'efficienza, per sottolineare la differenza tra un sistema di controlli articolato che mette in moto diversi apparati della pubblica amministrazione e un sistema come il nostro, un po' da rivedere. Il problema è sapere di non sapere.
PRESIDENTE. Le risulta che la procura di Cagliari abbia avviato un'indagine? In caso affermativo, conosce il nome del pubblico ministero che se ne sta occupando?
GIUSEPPE CENTORE, Giornalista del quotidiano La Nuova Sardegna. Non mi risulta, perché non ne ho conoscenza
diretta e quindi non conosco neppure il nome del pubblico ministero che sta seguendo l'inchiesta. Però so che nel caso della Nuova Esa, che ha avuto qualche problemino, il nucleo regionale di polizia tributaria del Veneto ha comunicato agli organismi preposti - anche in Sardegna - che materiale della Nuova Esa di Marcon è arrivato in Sardegna e che quindi bisognava fare ulteriori accertamenti. Sicuramente l'autorità giudiziaria cagliaritana avrà provveduto a fare i suoi accertamenti, di cui non sono a conoscenza.
PRESIDENTE. Ringrazio il dottor Centore per la sua presenza e per il contributo che ha fornito alla Commissione. Dichiaro conclusa l'audizione.
La seduta termina alle 15,05.
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