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PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca l'audizione del procuratore aggiunto della Repubblica presso il tribunale di Napoli, Paolo Mancuso, e dei sostituti procuratori della Repubblica presso il medesimo tribunale, Giuseppe Noviello e Marco Del Gaudio. L'odierna audizione è stata prevista in merito agli aspetti inerenti ai profili di competenza della Commissione connessi alle attività del loro ufficio, con particolare riferimento allo stato degli atti del procedimento relativo alla vicenda del combustibile da rifiuti (CDR) prodotto nell'ambito della gestione del ciclo dei rifiuti in Campania.
Nel rivolgere un saluto ed un ringraziamento per la disponibilità manifestata, do la parola al dottor Paolo Mancuso, quindi al dottor Giuseppe Noviello e al dottor Marco Del Gaudio, ricordando che può essere avanzata richiesta di procedere in seduta segreta.
PAOLO MANCUSO, Procuratore aggiunto della Repubblica presso il tribunale di Napoli. Signor presidente, nel ringraziarvi per la convocazione porto a tutti i saluti del collega Trapuzzano che a causa di una leggera indisposizione non può prendere parte all'odierna seduta. Vorrei preliminarmente ricordare che a questi lavori non partecipa il collega Francesco Chiaromonte, che ha condotto molto intensamente una buona parte dell'indagine in quanto è stato trasferito, su sua domanda, ad un ufficio giudicante e quindi ha cambiato settore di interesse.
Credo che sia utile che i miei colleghi inizino ad esporre lo sviluppo degli accertamenti che sono seguiti alla precedente
audizione di alcuni mesi fa, riservandomi se possibile alcune osservazioni conclusive all'esito della loro esposizione.
MARCO DEL GAUDIO, Sostituto procuratore della Repubblica presso il tribunale di Napoli. Cercherò di essere particolarmente attento al profilo tecnico. Non sono stato presente alla precedente audizione, tuttavia possiamo ricostruire le cadenze partendo dal presupposto che nella precedente seduta eravamo in attesa di una consulenza tecnica che avrebbe dovuto dare una prima risposta alle domande del procedimento. Quest'ultimo pone molte domande, e quella che mi sembra attualmente di maggiore interesse è la qualità del CDR; mi permetto però di estendere la risposta rispetto alla sola qualità del CDR, perché il processo di lavorazione, legato al ciclo dei rifiuti solidi urbani, interessa certamente la qualità del CDR ma, a mio avviso, interessa anche e nella stessa misura la qualità dei sovvalli e della frazione organica, che dovrebbe essere stabilizzata e raffinata, secondo il progetto iniziale. Dico subito che così non è. Tra l'altro le qualità dei tre prodotti di lavorazione sono intimamente connesse tra di loro, e quindi parlare del CDR senza parlare dei sovvalli e della frazione organica sembrerebbe una cosa poco utile ai fini della comprensione.
In estrema sintesi, è importante a nostro giudizio l'oggetto del contratto perché oggi il nostro procedimento è iscritto e, tra l'altro, in adempimento di pubbliche forniture o frode in pubbliche forniture, per cui abbiamo di fronte a noi la traccia sia della legislazione ambientale sia degli obblighi che l'associazione temporanea di imprese concessionaria aveva nei confronti della pubblica amministrazione che ha inteso gestire questa parte del servizio pubblico attraverso un contratto, sia pure di evidenza pubblica. Quindi, per noi sono stati rilevanti i profili di un'eventuale discrasia tra le clausole contrattuali e la realtà dei fatti, giacché questo, a modo di vedere della procura, avrebbe potuto comportare inadempimento o frode.
Nella ricostruzione delle clausole contrattuali la società concessionaria si impegnava a garantire il ciclo di lavorazione dei rifiuti solidi urbani attraverso la separazione e la suddivisione - cercherò di usare un linguaggio poco tecnico, in modo che sia più chiaro per tutti - in tre sottoprodotti: CDR (combustibile da rifiuti), FOS (frazione organica stabilizzata e - dovrei aggiungere - raffinata) e sovvallo. Il solo fatto di riuscire ad ottenere tre diversi prodotti attraverso un processo di lavorazione rappresenta il risultato di un'opzione politica, perché in altre parti d'Italia e del mondo questo processo di lavorazione non viene effettuato perché viene bruciato il rifiuto solido urbano tal quale.
Una delle prospettive per cui era stato deciso di effettuare una lavorazione del rifiuto solido tal quale era quella di garantire innanzitutto una perdita ponderale, di massa, del rifiuto: attraverso il processo, fatto uguale a 100 il prodotto in entrata, sarebbe dovuta derivare una frazione minore 100 meno ics, con una perdita apprezzabile, in termini di progetto, tendenzialmente pari al 20 per cento. Peraltro la separazione del rifiuto solido urbano in tanti sottoprodotti avrebbe potuto consentire da una parte la realizzazione di CDR ricco in plastiche e dotato di un elevato potere calorico, che avrebbe dovuto essere bruciato nei termovalorizzatori che dovevano essere realizzati nella regione, e dall'altra la realizzazione di una frazione organica stabilizzata che doveva essere considerata un materiale nobile, da utilizzare addirittura per interventi di recupero ambientale, come riempimento di cave o colmatura di scarichi a fini di bonifica. Una minima parte avrebbe dovuto finire, già da progetto, in discariche di servizio; si tratta del sovvallo, che è ricavato specularmente, perché anche per questo non si sarebbe dovuto trovare plastiche, in quanto un buon processo di lavorazione avrebbe dovuto consentire innanzitutto che questi materiali non finissero in discarica, con un aggravio in termini d'impatto ambientale, ma soprattutto,
in relazione al loro elevato potere calorico, venissero opportunamente inseriti nel CDR.
Dopo questo panorama generale, l'istruttoria è stata essenzialmente tecnica ma affiancata da numerose audizioni di alcuni soggetti in veste di persone informate sui fatti e da lunghissimi interrogatori degli indagati, che su questo punto hanno confortato l'impostazione accusatoria. È una mia impressione personale - non so se il collega la confermerà - ma mi è sembrato che neanche da parte delle difese sia stata prospettata una realtà del tutto distante da quella intuita dalla procura dopo l'effettuazione delle indagini. Il nucleo centrale è dato dalla prima consulenza, che è stata effettuata da due consulenti tecnici in più riprese, i quali si sono serviti dell'ausilio della Polizia tributaria dal punto di vista operativo e che hanno effettuato la consulenza in un momento particolare, in quanto è stato emanato un decreto di ispezione di urgenza con l'invio sugli impianti di alcuni sottoconsulenti nominati dai consulenti per consentire ad almeno uno di loro, una persona qualificata, di essere presente al momento dell'ispezione per fotografare un momento di lavorazione specifica del CDR in un giorno qualunque di un mese qualunque, senza che vi fossero particolari situazioni emergenziali o che potessero alterare il normale funzionamento.
Quanto agli esiti della consulenza, mi riferisco essenzialmente alle conclusioni dei consulenti - poi potremo approfondire qualche specifico argomento di interesse - per i quali tutto il procedimento messo in piedi e che, è inutile dirlo, è particolarmente oneroso, anche dal punto di vista finanziario, non consente di ottenere i risultati sperati. Il combustibile da rifiuto ha un potere calorico notevolmente più basso di quello preferibile ed utilizzabile; la FOS è prodotta in quantità notevolmente maggiore del previsto e non ha le caratteristiche per essere definita una frazione organica stabilizzata e raffinata; nella migliore delle ipotesi si tratta della cosiddetta FORSU (frazione organica da rifiuto solido urbano) e d'altra parte uno degli indagati ha pacificamente ammesso che il processo di raffinazione e di stabilizzazione veniva saltato dalla ditta proprio perché la frazione organica non viene impiegata in funzione del recupero ambientale ma va in discarica. Anche i sovvalli - mi riferisco a quanto ho osservato poco tempo fa - per i quali tendenzialmente non dovrebbe esservi un'identificazione tipologica, in quanto è scarto, ma anche i sovvalli testimoniano in negativo una particolare caratteristica del processo di lavorazione; infatti, vi si sono trovate plastiche che, da un punto di vista logico, non avrebbero dovuto essere presenti, giacché un efficace processo di separazione avrebbe dovuto consentire che le plastiche andassero nel materiale che poi avrebbe dovuto essere bruciato.
La procura a questo punto si è trovata di fronte ad una consistente difficoltà oggettiva, che permane: con il conforto di atti e attività di indagine e non soltanto sulla scorta della consulenza - si è trattato di un'istruttoria molto impegnativa, della quale voglio dare pubblicamente merito al collega Chiaromonte, che si è impegnato a lungo in questa attività -, al di là delle parole, la procura ha proceduto agli accertamenti secondo la propria opinione e impostazione, peraltro condivisa al momento dal giudice per le indagini preliminari, gli indagati hanno rinunciato alla procedura di impugnazione cautelare, vale a dire al tribunale per il riesame, dopo averla proposta, come dicevo la procura ha ritenuto esistente il fumus del reato di inadempimento o addirittura di frode in pubbliche forniture. Infatti, l'obbligazione di risultato, vale a dire la produzione di materiali che avessero determinate caratteristiche, secondo la nostra opinione non è stata affatto adempiuta; di fronte a questo, la procura come d'altra parte gli organi di Polizia giudiziaria, ha il compito e il dovere di impedire che il reato codicisticamente venga condotto a conseguenze ulteriori, nel senso che si imponeva la necessità di interrompere un processo di lavorazione dopo l'accertamento della sua sostanziale inutilità, ma direi dannosità, dal momento che tale inutilità è onerosa.
Abbiamo proceduto con un atto che metteremo a disposizione della Commissione, in quanto è stato comunicato agli imputati e quindi è un atto pubblico, ad una richiesta di sequestro preventivo, poi convalidato dal giudice per le indagini preliminari, di tutti i sette impianti; il problema era di dare l'indicazione della necessità di interrompere il ciclo di lavorazione per evitare che il reato fosse condotto a conseguenze ulteriori ma di non paralizzare la raccolta dei rifiuti solidi urbani nella nostra città, per ragioni di competenza territoriale, dal momento che il commissario di Governo è insediato a Napoli, su tutta la regione. Per questo motivo è stato adottato il sistema previsto dal codice della restituzione della cosa sequestrata (articolo 84 delle disposizioni di attuazione del codice di procedura penale) con l'imposizione di una serie di prescrizioni (voglio che sia chiaro che la procura non ha mai inteso né intende fare mai alcun passo nel senso di arrogarsi compiti di amministrazione attiva), lasciando totalmente liberi i soggetti destinatari del provvedimento in relazione al modo con cui ottenere il risultato al quale si erano obbligati, cioè non indicando alla concessionaria le modalità con cui ottenere un risultato, ammesso che la procura lo avesse saputo. È stato detto al concessionario di avviare un ciclo virtuoso per effettuare il ciclo di lavorazione secondo le cadenze che avrebbero potuto condurre alla realizzazione di prodotti conformi alle prescrizioni contrattuali e secondo noi ancor di più a quelle legislative.
Gli ultimi sviluppi, sui quali più specificamente vi intratterrà il collega Noviello, ci hanno impegnato a fondo, perché il problema cautelare ha avuto la precedenza nella trattazione del provvedimento. Successivamente al sequestro abbiamo ovviamente iniziato a controllare l'adempimento delle prescrizioni da parte del soggetto obbligato, con l'unico possibile «rimedio» di risequestrare. Nel mese di agosto, se non erro il 18, il collega Noviello, dopo avermi consultato (io ero in congedo), ha avuto modo di verificare che molte delle prescrizioni che avevamo indicato nel provvedimento non erano state adempiute, soprattutto quelle per il cui adempimento sarebbe stato necessario muoversi per tempo; pertanto la valutazione al 18 agosto in realtà interveniva specialmente in relazione ad aspetti delle prescrizioni per i quali il termine poteva dirsi sostanzialmente già scaduto.
A seguito del sequestro - anche se in realtà un vero e proprio dissequestro non era mai intervenuto; il meccanismo del sequestro con prescrizioni conduce a ritenere che il sequestro rimanga come vincolo reale ma il soggetto ha una facoltà di uso allo scopo di rendere la cosa non più pericolosa nel senso indicato dalla norma - vi è stata dunque una restituzione, vale a dire una nuova sottrazione da parte della procura del bene, cioè dei sette impianti di produzione del CDR alla concessionaria, dando però un termine per la presentazione da parte della concessionaria di un progetto più approfondito e più analitico perché si riprendesse un ciclo virtuoso nella produzione degli esiti della lavorazione. Questa attività è in corso, anche se contestualmente il commissario di Governo, al quale è stata notificata, come interessato, una copia del provvedimento di sequestro, ha avviato una propria procedura di verifica sul rispetto del contratto da parte del proprio contraente. La procura a questo punto ha cercato di utilizzare questo ulteriore strumento per avere un aggiornamento della situazione in progress realizzando una nuova consulenza ed effettuando un'altra ispezione sugli impianti in contemporanea con gli accertamenti delegati dal commissario del Governo all'ACEA, cercando di essere presente in qualche modo anche a questa nuova rilevazione; abbiamo degli esiti parziali sui quali se volete vi intratterrà il mio collega.
Altri profili di interesse riguardano vicende più propriamente di gestione amministrativa e altri invece concernono possibili connessioni con la criminalità camorristica della gestione di alcuni momenti di questa complessa vicenda, ma questo non è al momento oggetto della nostra audizione. Vorrei soltanto sottolineare
il problema concreto cui accennavo prima di fronte al quale la procura si è trovata ma che è stato soltanto rimandato successivamente al sequestro di agosto: la procura ha cercato di comprendere in tutte le forme istituzionali che ha, derivanti dall'essere un organo di giustizia e non di interlocuzione con l'amministrazione pubblica, quale potesse essere lo scenario - infatti una procura avvertita deve porsi il problema delle conseguenze sociali del proprio operato - nel giorno successivo ad un eventuale fermo degli impianti, problema tuttora presente, in quanto non abbiamo avuto alcuna possibile contezza di un eventuale progetto da parte dell'amministrazione pubblica e in particolare la difficoltà della procura è che dopo questo termine consentito alla società per verificare se il ciclo di produzione dei rifiuti sia tornato ad essere normale almeno nei termini contrattuali, e dopo il controllo dovrà effettuare una scelta, che in parte è necessitata. Infatti potrebbe essere necessario - ma al momento è difficile dirlo - attivare un provvedimento di dissequestro; si tratta di un problema serio, perché reclama un intervento che non può essere certamente della procura.
GIUSEPPE NOVIELLO, Sostituto procuratore della Repubblica presso il tribunale di Napoli. Mi riallaccio all'ultima parte di quanto detto dal collega sugli ultimi mesi che hanno condotto la procura a cercare di ricostruire i dati finali di questa operazione. Il collega vi ha parlato di prescrizioni, che contenevano l'invito a mettere a regime, secondo contratto, gli impianti; in sostanza si invitava a rispettare il contratto, perché sarà poi FIBE-FISIA a decidere come ritiene di poterlo rispettare adeguando gli impianti. Ci sono state prescrizioni volte anche al rispetto di un altro profilo del contratto, a nostro avviso molto importante, ossia quello dei trasporti del prodotto finale alle discariche di servizio; il contratto prevedeva che, una volta prodotto FOS e in particolare sovvallo, ciò che andava alle discariche di servizio doveva essere trasportato sempre da parte del concessionario, e ciò per una ratio secondo noi evidente: poiché il sistema instaurato con questo appalto è quello di creare un ciclo ininterrotto di rifiuto e dato che l'appalto è stato vinto a seguito di una gara pubblica attraverso l'individuazione di un soggetto che aveva determinate qualità anche sotto il profilo delle garanzie soggettive dello stesso, è chiaro che affidare il trasporto di questi scarti dall'impianto alle discariche di servizio al soggetto che deve gestire gli impianti era una forma di garanzia, diversa dall'affidare il trasporto a ditte esterne che innanzitutto non avevano partecipato all'appalto e che, non essendo state controllate sotto il profilo delle garanzie soggettive, avrebbero potuto portare in questo tratto che va dagli impianti alle discariche ad interventi illeciti.
È facile immaginare quali potevano essere le eventuali soluzioni illecite dall'impianto di CDR alla discarica di servizio; opportunamente il contratto prevedeva che il trasporto venisse curato dalla stessa ATI (associazione temporanea di imprese) che aveva vinto l'appalto anche in virtù di garanzie soggettive. Quindi abbiamo prescritto di adempiere a questo contratto anche per la parte che impone un trasporto in proprio diretto sotto controllo da parte della società FIBE.
Altra prescrizione che la procura ha ritenuto importante è stata quella rivolta al commissariato affinché si effettuasse il controllo sull'adempimento del contratto; infatti il commissariato ad un certo punto si è affidato (il fatto è diventato operativo verso la fine di luglio) all'ACEA di Roma, società che ha avuto il compito di effettuare una campionatura del RSU in ingresso, così come dei prodotti finali dell'impianto di CDR, e quindi un'analisi della stessa. Nel frattempo abbiamo anche prescritto, a norma di legge, il versamento di una cauzione a garanzia del rispetto delle prescrizioni, garanzia individuata nell'ammontare di 50 miliardi delle vecchie lire dalla procura in ragione del fatto che il contratto stipulato tra l'ATI e la controparte pubblica prevedeva, a garanzia dell'adempimento del contratto, una
fideiussione di 50 miliardi; è stato questo un parametro per noi oggettivo per individuare il valore dell'attività e per fissare una cauzione.
Quanto all'ecotassa, durante le indagini abbiamo scoperto che il gestore, in riferimento all'attività di gestione della discarica, non procedeva al pagamento dell'ecotassa, della somma da versare in ragione di questa stessa attività. In proposito vi rimando alla lettura della richiesta di misura cautelare. Questo è stato oggetto di particolare attenzione da parte nostra; abbiamo anche verificato se in sede regionale si avesse conoscenza di questo fenomeno e di questo mancato adempimento e purtroppo, con nostro sommo stupore - vi sono dei passaggi eloquenti all'interno della nostra richiesta di misura cautelare - abbiamo riscontrato che gli organi deputati non avevano assolutamente conoscenza né dell'inadempimento né, incredibilmente, dell'esistenza della previsione normativa.
A fronte di queste prescrizioni ad un certo momento si è posto il problema di verificarne il rispetto. Il collega ha accennato al fatto che quest'estate, secondo un'impostazione che noi abbiamo creduto di seguire sempre, vale a dire quella di garantire la presenza della procura costantemente, giorno per giorno, perché abbiamo verificato che il problema è di enorme gravità, avendo anche una serie di risvolti ulteriori che vanno al di là della semplice gestione dell'impianto di CDR, in quanto va considerato che il ciclo dei rifiuti investe discariche, investe la presenza di siti cosiddetti - sottolineo il termine «cosiddetti» - di stoccaggio provvisorio, per cui tutto quanto trasforma la regione Campania, anche alla luce delle problematiche ulteriori anche passate che interessano la regione stessa, in un territorio di straordinario rischio ecologico. Allora abbiamo garantito la presenza costante anche nel periodo estivo, durante il quale abbiamo riscontrato purtroppo che le prescrizioni imposte alle società FIBE-FISIA non erano assolutamente rispettate: non era versata la cauzione, non venivano rispettati i programmi che avevano presentato per mettere a regime, a scadenze progressive, i singoli impianti.
È importante in proposito sottolineare che nel nostro tentativo di dare assoluta serietà alla richiesta di messa a regime dell'impianto noi abbiamo stabilito, su indicazione della stessa società, delle date precise, alla scadenza delle quali ogni impianto doveva entrare a regime e doveva essere presentata una relazione tecnica. L'ultimo impianto che si sarebbe dovuto portare a regime, se non erro, avrebbe dovuto avere come scadenza finale i primi giorni di settembre. Quindi da luglio a settembre progressivamente un impianto per volta avrebbe dovuto entrare, secondo la proposta di programma della società FIBE-FISIA, a regime; di conseguenza, l'ultima data non riguardava tutti gli impianti ma era valida solo per l'ultimo impianto. Orbene, purtroppo in quel periodo abbiamo riscontrato che i primi due impianti che dovevano andare a regime non erano assolutamente a regime, ed abbiamo verificato il mancato versamento della cauzione, mentre intanto entravano in gioco altre vicende: un procedimento civile con riferimento alla discarica di Settecainati, nel frattempo utilizzata come discarica di servizio, che portava alla luce una non completa realizzazione della discarica e quindi l'impossibilità di utilizzarla contemporaneamente con una perizia eseguita dal consulente del giudice civile dove, tra l'altro, dalle foto stesse e dalle osservazioni dei periti si osservava che in quella discarica vi era materiale che in realtà non doveva esserci, il famoso materiale di cui ha parlato prima il collega Del Gaudio, sottolineando come certa parte del RSU in ingresso non dovrebbe mai entrare nella FOS e nel sovvallo, e nel frattempo arrivavano anche le prime analisi dell'ACEA, che hanno portato addirittura ad individuare la presenza di arsenico in campioni prelevati presso questi impianti. Questo ha giustificato, dopo un consulto con i curatori aggiunti e con gli altri colleghi, la necessità di ricorre ad un nuovo sequestro.
A quel punto si è verificato l'ulteriore dato storico: il commissariato, nella persona del dottor Catenacci, ha chiesto di essere sentito, chiedendo del tempo per poter organizzare un'iniziativa a fronte del sequestro degli impianti e dunque del blocco dell'attività cosiddetta - e sottolineo nuovamente il termine «cosiddetta» - di trasformazione del RSU. Da parte sua la FIBE ha avanzato una nuova proposta con la quale, riconoscendo i propri inadempimenti, si impegnava a rispettare le prescrizioni con un nuovo programma. La procura ha concesso questo tempo ad entrambi i soggetti e ha risentito il dottor Catenacci, a distanza di circa dieci giorni, in seguito a delle riunioni che lo stesso ha tenuto con FIBE-FISIA nonché - da quanto ci ha detto - a Roma presso la protezione civile e in quella sede purtroppo il dottor Catenacci ci ha riferito che, laddove la procura avesse confermato il sequestro, non vi sarebbe stata alcuna soluzione per poter fronteggiare l'arresto della fase di lavorazione.
Faccio presente che la scelta della procura fatta quest'estate di chiudere gli impianti è stata presa con un provvedimento nel quale i pubblici ministeri hanno evidenziato - perché era noto a tutti che il sequestro era per così dire condizionato e che quindi da un momento all'altro, se quelle condizioni non avessero avuto un buon esito, si sarebbe dovuto bloccare effettivamente l'impianto - l'esistenza di verbali dai quali emergevano le dichiarazioni del commissariato che ci aveva assicurato che queste soluzioni erano state valutate. In particolare vi era un verbale del dottor Turiello, il braccio tecnico della struttura commissariale. Tuttavia, nel momento in cui è intervenuto il sequestro, abbiamo avuto una sorpresa perché il commissario Catenacci, quando è giunto da noi, ha escluso che il commissariato avesse predisposto una soluzione nel caso di chiusura effettiva degli impianti e comunque oggi ci risulta, da questo verbale di dichiarazione, che laddove si chiudessero gli impianti di CDR non ci sarebbe da parte del commissariato una soluzione pronta per garantire una gestione dei rifiuti che tenga conto del sequestro.
Di fronte alla proposta della FIBE-FISIA di rientrare nei termini, la procura ha ritenuto di fissare dei nuovi termini (26 settembre e metà novembre) per mettere a regime gli impianti. Nel frattempo risulta versata una cauzione ammontante a circa 13 milioni di euro, per cui dovrebbe essere versata la restante parte. In adempimento delle prescrizioni imposte dalla procura, il commissariato, tramite ACEA, ha avviato un'attività di controllo del funzionamento degli impianti - come accennava il collega Del Gaudio - e i nostri tecnici hanno affiancato tecnici dell'ACEA per verificare, attraverso analisi merceologiche e chimiche, se non si riesca mai a garantire il rispetto del contratto.
Per la parte che sto per affrontare, chiedo di segretare la seduta.
PRESIDENTE. Sta bene. Non essendovi obiezioni, dispongo la disattivazione del circuito audiovisivo interno.
(La Commissione procede in seduta segreta).
PRESIDENTE. Riprendiamo i nostri lavori in seduta pubblica. Dispongo la riattivazione del circuito audiovisivo interno.
Do la parola ai colleghi che desiderano intervenire.
TOMMASO SODANO. Ogni volta che ci capita di parlare della Campania e di ascoltare i diversi soggetti che gentilmente vengono qui a rappresentare uno spaccato della situazione, si ha la sensazione di trovarsi di fronte ad una sorta di follia collettiva, della quale non riusciamo a liberarci.
PRESIDENTE. Troveremo luoghi e forme per poter meglio formulare i commenti.
TOMMASO SODANO. Passo rapidamente alle domande.
Il dottor Del Gaudio parlava di gravi inadempienze, frodi in pubblico appalto rispetto alla gestione di questi anni e della necessità di intervenire per evitare che si possano arrecare ulteriori danni che vanno fino al disastro ambientale. Comprendo i rinvii del sequestro, però nel frattempo il piano va avanti e sono in corso le costruzioni dei termovalorizzatori. Vorrei capire perché non si intervenga anche sul sequestro dei cantieri in considerazione del fatto che, da contratto, essi dovrebbero bruciare un CDR che, come ci rappresentate, non è tale, ma, nella migliore delle ipotesi, siamo davanti a tre frazioni indifferenziate di rifiuti, per cui siamo già avvisati del fatto che andiamo verso la chiusura del ciclo con gravissime anomalie.
Non mi è chiaro il rapporto tra il commissariato e la FIBE rispetto all'interlocuzione che avete avuto in questi mesi. Vorrei capire bene il ruolo del commissario in quest'ultima fase: a che titolo interviene? Quali sono gli eventuali costi aggiuntivi e a carico di chi?
Il dottor Noviello ha fatto riferimento ad un pezzo del ciclo, i trasporti, e all'individuazione delle aree per lo stoccaggio (in realtà si tratta di tre tipi di discariche con tre nomi diversi). Vorrei capire se tale individuazione sia stata fatta a carico della FIBE o del commissariato, in considerazione del fatto che nel contratto, proprio per l'esclusiva che ha nella gestione dei rifiuti in Campania, la FIBE avrebbe dovuto provvedere in proprio.
È stata posta in essere una verifica rispetto al fatto che non ci dovrebbero essere stoccaggi di ecoballe in Campania, perché, in base al contratto, la FIBE avrebbe dovuto smaltirle fuori regione o fuori Italia, fino a quando fossero entrati in funzione gli inceneritori?
È a conoscenza della procura che l'ACEA ha stretti contatti e interessi con il gruppo Impregilo, il capofila della FIBE che, oltre ad avere diversi affari in comune in Italia e all'estero, ha anche una quota all'interno dell'ACEA? Perché si sceglie ACEA che non mi sembra sia un soggetto terzo in grado di dare quelle garanzie che tutti abbiamo a cuore?
Circa le ecotasse, chi avrebbe dovuto esigere il versamento della quota?
GENNARO CORONELLA. Ciò che ha riferito il procuratore Del Gaudio è chiaro: quello che lei ha accertato io l'ho scritto un anno fa in un atto di sindacato ispettivo.
GENNARO CORONELLA. No. Solo la procura non lo sapeva ed ora lo sa.
Il consigliere Del Gaudio ha riferito che, in alcuni momenti del servizio, vi sono aspetti riconducibili a connessioni con la criminalità organizzata: quali sono questi momenti e questi aspetti?
VINCENZO DE LUCA. Voglio esprimere il mio apprezzamento per l'iniziativa della magistratura di Napoli e il mio pieno sostegno, che mi auguro sia valutato in maniera particolare essendo io uno dei condannati dell'emergenza rifiuti per reato ambientale: nel dicembre 2000 le discariche sono state chiuse dalla sera alla mattina e, in qualità di sindaco della città di Salerno, avendo chiesto al commissariato dove saremmo dovuti andare il giorno dopo - non tre anni dopo! - mi sono trovato, insieme con centinaia di sindaci, nell'impossibilità di fare l'ordine di servizio ai trasportatori per andare in discarica. Così abbiamo accumulato i rifiuti dove era possibile, sulla base di un impegno formale assunto dal subcommissario Facchi - che avrete conosciuto e apprezzato per la sua straordinaria eleganza - che ci garantiva che il sito di trasferenza sarebbe stato liberato dopo dieci giorni: siamo invece arrivati a sei mesi, finché si è verificato l'incendio di una montagna di rifiuti a ridosso dell'autostrada. Apprezzerete quindi, da condannato in primo grado per reato ambientale, il sostegno pieno e convinto all'iniziativa della magistratura e l'invito a procedere con l'equilibrio di cui avete dato prova, ma anche senza guardare in faccia nessuno.
Do anche atto del modo particolarmente attento con cui è stata fatta l'operazione di sequestro degli impianti di CDR. Mi pare una testimonianza di equilibrio e di grande intelligenza che porta ad un punto delicato che voi avete enunciato.
Per quello che mi riguarda, vi è anche il sostegno alla magistratura perché sia libera dal peso dei ricatti delle emergenze, che, data la sensibilità e la misura con cui ha operato la magistratura di Napoli, non può condizionare in eterno la valutazione dei fatti. Anche perché se ci sono problemi per l'eventuale chiusura degli impianti di CDR, essi vanno affrontati in sede di protezione civile.
Venendo al merito delle questioni, desidero innanzitutto un chiarimento. Mi sembra che voi abbiate individuato un ventaglio di responsabilità. Anche questo mi convince, perché credo che nell'indagine dobbiamo evitare il rischio della strategia nella confusione (camorra, poteri criminali). Sì, c'è la camorra e mi pare che voi abbiate detto che c'è uno spezzone del sistema, i trasporti, che può avere connessioni con la camorra. Per quella che è la mia esperienza, ritengo che questo sia un punto sensibile da indagare. Però vi sono anche altre responsabilità, come mi pare emerga dalla vostra relazione, relative al costo di conferimento alle discariche: anche qui la vostra valutazione coincide con la nostra esperienza pratica. Ci dicono i gestori dell'impianto di termovalorizzazione di Brescia che la Campania è stata per loro una miniera d'oro, perché noi paghiamo il conferimento in discarica quasi il doppio di quanto viene pagato in Lombardia.
Altro problema e ambito di responsabilità riguarda la differenziazione del rifiuto. Dalle mie parti è senso comune il fatto che quello che si differenzia a Baronissi viene ricomposto a Pomigliano o da qualche altra parte: anche qui vi è un processo «creativo». Mi pare di avere colto questo terzo punto su cui voi lavorate per individuare le responsabilità. Ovviamente, aspetteremo con grande interesse che ci sia una conclusione.
Rispetto a questa prima valutazione che voi fate, mi permetterei di raccomandarvi una grande attenzione nell'individuazione della catena delle responsabilità. Noi abbiamo l'anello finale della catena, quello degli amministratori locali, che sono letteralmente in croce. Non lo dico per interesse privato, ma ci sono decine di «poveri Cristi» di amministratori che, alla fine, dovranno scegliere se avere i rifiuti davanti alle scuole e agli ospedali o correre il rischio di incorrere in qualche reato ambientale.
Poiché la vicenda è andata come sappiamo e siccome quando è stata fatta la gara d'appalto vinta da FISIA-Impregilo sono stati fissati nell'ambito del capitolato d'appalto dei punteggi, mi pare di ricordare che per quanto riguarda la qualità tecnica degli impianti, il punteggio più basso fosse proprio del raggruppamento FISIA-Impregilo. La vostra ricerca è arrivata ad individuare anche possibili problemi nell'ambito della gara iniziale che ha attribuito la privativa a FISIA? La sensazione malevola che può venire a qualcuno è che, trattandosi di un affare di 5 mila miliardi in dieci anni, è probabile che la cosa sia stata gestita in maniera «creativa». C'è una parte della vostra indagine rivolta alla gara e al modo in cui sono stati appaltati gli impianti?
Dall'indagine fin qui svolta, a vostro parere, sul piano esclusivamente tecnico-giuridico, vi sarebbero ragioni per procedere ad una rescissione contrattuale (che io ritengo essenziale) con FIBE? Il problema vero è questo: finché dovremo trascinarci il peso di una situazione già determinata e già faticosissima da gestire, probabilmente non ne verremo a capo.
Si individuano profili di responsabilità rispetto ad un altro punto: oggi, da quello che dicono tecnici di comuni delle mie parti, avremmo bisogno di 12 anni per smaltire la quantità di rifiuti accumulati nei vari territori della regione. Anche gli impianti di CDR, ad un certo punto, sono stati puramente e semplicemente delle discariche, dove si accumulavano rifiuti.
Da questo punto di vista, si configurano responsabilità? Come si pensa di uscire da questo autentico disastro?
Vi sarei grato se ci aiutaste ad individuare qualche possibile soluzione tecnico-giuridica in relazione al contratto di privativa che ha oggi FIBE.
DONATO PIGLIONICA. Il collega De Luca ha sottolineato diverse questioni importanti, come quella dei due milioni di ecoballe accumulate, che hanno smesso di essere in siti di stoccaggio e sono in vere e proprie discariche. D'ora in avanti, per il reperimento e la predisposizione delle aree di stoccaggio si seguono ancora i criteri di chi sta stoccando delle balle di CDR, o diventa invece la ricerca di una vera e propria discarica che segue, quindi, altri criteri di individuazione e di tutela, nel momento in cui si avvia la realizzazione di qualcosa che non è più lo stoccaggio di ecoballe? Credo che i criteri di approccio, di individuazione e di realizzazione siano diversi. A questo proposito, è confermato ciò che sentiamo dire e cioè l'influenza della criminalità organizzata anche sull'individuazione delle aree che devono essere adibite allo stoccaggio?
L'inadempienza che, a quanto dite voi, appare abbastanza al di là di ogni ragionevole dubbio, può essere elemento di rescissione automatica e obbligata del contratto e non più un fatto opzionale? Siamo nell'ambito della pubblica amministrazione e di fronte all'inadempienza di un obbligo contrattuale chi non rescinde assume una grossa responsabilità.
PRESIDENTE. Avete registrato differenze tra i sette impianti di CDR? C'è una condizione tecnica o tecnologica diversa tra i vari impianti e quindi c'è un prodotto diverso? Sarebbe possibile far acquisire alla Commissione le perizie di cui avete beneficiato e magari anche l'elenco delle prescrizioni, lo stato dell'arte, la tempistica che si era ipotizzata e soprattutto quella che ora dovrebbe essere in corso?
Mi aggancio a quanto diceva il collega Sodano: leggiamo da sollecitazioni anche di atti ispettivi parlamentari a proposito di ACEA, Impregilo, cointeressenze, compartecipazioni. A loro risulta questa condizione e quindi l'anomalia consistente nell'eccessiva vicinanza tra controllore e controllato?
Consentiteci di utilizzarvi anche come consulenti sul tema della rimodulazione del rapporto contrattuale commissariato-FIBE, un tema centrale anche di carattere politico istituzionale. Il lavoro sin qui svolto da voi offre e si offre per qualche aspetto a consentire un più agevole percorso per chi volesse intraprendere questa strada?
Voi avete un filone di indagine che riguarda gli stoccaggi di CDR? Aggiungo a quanto diceva il collega Piglionica che ancora circolano, in provincia di Napoli, soggetti alla ricerca di aree per fare impianti di stoccaggio di questi presunti CDR. Qualcuno ha detto al commissariato o alla FIBE che occorre realizzare una vera e propria attività di discarica?
Circa il rapporto con la criminalità organizzata, ci interessa capire cosa sia accaduto nel settore «grigio» dei trasporti, non per individuare il colpevole (cosa che compete a voi e che fate tanto bene), ma per evitare che i modelli che portano questi disagi e disastri si replichino altrove. Ci interessa quindi capire cosa sia accaduto in quell'area grigia, con chi sia accaduto, chi dovesse controllare e non lo ha fatto, chi abbia fatto finta di dimenticarsi di quell'area.
Nella vostra garbatissima relazione che io apprezzo integralmente, avete posto un problema nodale: l'esercizio della vostra attività giurisdizionale. In poche parole, ci avete detto che probabilmente se la situazione non fosse stata così disastrosa, se il commissariato vi avesse garantito l'esistenza di un piano d'emergenza e se non fosse accaduto ciò che si è verificato, voi avreste stabilmente sequestrato gli impianti. Il comportamento del commissariato che non propone soluzioni alternative deriva, a vostro avviso, da una valutazione dello stato di fatto che non consente soluzioni alternative, o può indurre qualche malevolo a pensare che ciò consente
di proseguire sine die su questa strada che, peraltro, è ricca di accidenti ma anche di reati?
TOMMASO SODANO. Vorrei sapere se risulti alla procura di Napoli che prima che il commissario affidasse all'ACEA le analisi, esse erano fatte dall'ARPAC, organo deputato a ciò in Campania, ma che purtroppo, pur avendo un bel buco di alcuni milioni di euro non ha i laboratori, per cui si rivolgeva alla FIBE di Genova, dove tecnici dell'ARPAC andavano per controllare che le analisi venissero fatte congruamente dalla FIBE e quindi dal soggetto che produceva le ecoballe.
VINCENZO DE LUCA. Nel corso dei colloqui con i vostri interlocutori, avete domandato sulla base di quali criteri si scelgono i siti sia di termovalorizzazione sia di eventuali discariche, essendo ragionevole per qualunque persona di buon senso pensare ad una commissione tecnico-scientifica che individui dieci siti, sulla base di criteri oggettivi (distanza dalle popolazioni residenti, tranquillità idrogeologica, facilità di comunicazioni)? È stato seguito questo metodo o quale altro per individuare tutti i siti, evitando le reazioni delle popolazioni residenti?
PAOLO MANCUSO, Procuratore aggiunto della Repubblica presso il tribunale di Napoli. Gran parte delle risposte riguardano il merito delle indagini più delicate in corso. Per cui, se possibile, chiedo di segretare anche questa parte di seduta.
PRESIDENTE. Sta bene. Non essendovi obiezioni, dispongo la disattivazione del circuito audiovisivo interno.
(La Commissione procede in seduta segreta).
PRESIDENTE. Riprendiamo i nostri lavori in seduta pubblica. Dispongo la riattivazione del circuito audiovisivo interno.
Ringrazio il procuratore della Repubblica presso il tribunale di Napoli, Paolo Mancuso, e i sostituti Giuseppe Noviello e Marco Del Gaudio non solo per la cortesia nell'essere stati qui ma anche per l'ampiezza della relazione e per la profondità delle sollecitazioni che sono state offerte alla valutazione di questa Commissione. Abbiamo acquisito una serie di atti e ci riserviamo di acquisire quant'altro riterrete utile per la nostra valutazione. Grazie e buon lavoro. Dichiaro conclusa l'audizione.
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