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Seduta del 29/1/2004


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Audizione del presidente del Consorzio obbligatorio per la raccolta e il riciclaggio delle batterie al piombo e dei rifiuti piombosi (Cobat), Giancarlo Morandi.

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca l'audizione del presidente del Consorzio obbligatorio per la raccolta e il riciclaggio delle batterie al piombo e dei rifiuti piombosi (Cobat) in ordine ai profili di attività del Consorzio medesimo, ai compiti ad esso attribuiti ed alle modalità operative di intervento nel settore di competenza.
La Commissione intende acquisire, con un apposito ciclo di audizioni, dati ed elementi informativi sugli aspetti connessi con la gestione ed il funzionamento dei consorzi di filiera, che rivestono senza dubbio un ruolo di primaria importanza nel complessivo sistema del ciclo dei rifiuti, soprattutto in relazione alle fasi del recupero e del riutilizzo di specifiche categorie di rifiuti.
Nel rivolgere un saluto ed un ringraziamento per la disponibilità manifestata, darei la parola al dottor Giancarlo Morandi, che è accompagnato dal direttore generale, ingegner Paolo Sormani, riservando eventuali domande dei colleghi della Commissione al termine del suo intervento.

GIANCARLO MORANDI, Presidente del Consorzio obbligatorio per la raccolta e il riciclaggio delle batterie al piombo e dei rifiuti piombosi (Cobat). Signor presidente, abbiamo prodotto una documentazione che lasceremo agli atti della Commissione.
Per tracciare brevemente il quadro del Consorzio dal punto di vista sia normativo sia dell'attività, ricordo che il Cobat è nato da una felice intuizione del Parlamento italiano nel 1988 ed è operativo dal 1992; il suo compito è la raccolta ed il riciclo delle batterie esauste al piombo, un prodotto che conosciamo tutti, in quanto sono montate sulle nostre automobili, sui motorini e sulle barche, ma sono anche presenti in ogni attività dell'economia moderna. Infatti, senza le batterie al piombo non funzionerebbero le centrali elettriche, i ripetitori, le centrali telefoniche, i trasporti effettuati con i veicoli a trazione elettrica nella maggior parte delle aziende, i carrelli trasportatori ed elevatori ed i locomotori e non si andrebbe sotto il mare a meno di avere sottomarini nucleari, che l'Italia peraltro non ha.


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Si tratta dunque di un settore estremamente vasto, che copre tutte le attività di tipo economico, sia quelle rivolte ai consumatori (come la motorizzazione), sia quelle degli investimenti statali e privati. Queste batterie in Italia rappresentano un volume importante ogni anno dal punto di vista della loro fabbricazione e da quello della loro vendita e sostituzione una volta esauste; per fornirvi qualche dato, nel nostro paese vengono vendute circa 16 milioni di batterie l'anno, per cui altrettante ne «muoiono» in servizio, 10 milioni delle quali sono legate al mondo delle autovetture, il che vuol dire circa 200 mila tonnellate l'anno di materiale.
La batteria al piombo ha la particolarità che all'interno di un involucro di plastica (in genere polipropilene) stanno dei composti di piombo, ossidi, solfati, piombo metallico ed acido solforico, tutte sostanze notevolmente velenose non solo per l'uomo ma per qualsiasi tipo di vita animale e vegetale. Non solo, ma se dalla batteria fuoriesce l'acido solforico, questo si combina con l'ambiente circostante e forma dei solfati, quindi non è più nocivo, mentre se i composti di piombo vengono introdotti nella catena alimentare o vanno ad inquinare le falde acquifere, essi non vengono assorbiti ed anzi si accumulano nel fegato, in quanto gli organismi vegetali ed animali non sono capaci di eliminarli. Pertanto, la questione ambientale riferita alla rottamazione ogni anno di questo immenso parco di batterie esauste è rilevante.
Il Cobat si preoccupa di raccogliere queste batterie su tutto il territorio nazionale e di avviarle ad aziende di riciclo. Quest'attività è sempre esistita, in quanto ha una certa valenza economica: le batterie, infatti, vengono ritrasformate in plastica, in acido solforico ed in piombo, tutte sostanze riutilizzabili. Se per esempio la quotazione del piombo a Londra (perché per quanto ci riguarda il piombo viene valutato sui prezzi del London metal exchange) è interessante, il riciclo della batteria diventa appetibile dal punto di vista economico; il guaio è che molto spesso la quotazione della materia prima non lo è: basti pensare, per darvi un'idea, che lo scorso anno la media dei prezzi del piombo è stata inferiore, in valore assoluto e non relativo, a quella del 1978; si tratta di un prezzo al chilo molto basso, per cui la lavorazione ed il trasporto dei rottami di piombo molto spesso non sono economici. Di qui l'esigenza di un'attività ambientale che si faccia carico della raccolta delle batterie esauste anche quando questa non conviene economicamente, altrimenti gli operatori raccoglierebbero solo le grandi quantità di batterie esauste, guardandosi bene dall'andare in un paese o nel centro di una città come Roma per raccogliere cinque o dieci batterie che giacciono da qualche parte, in quanto sarebbe assolutamente svantaggioso dal punto di vista economico.
Il Consorzio opera ormai da anni e, per l'intuizione di chi ne ha stilato lo statuto originario, raggruppa al proprio interno tutte le aziende, o le associazioni di aziende, che fanno parte della filiera delle batterie al piombo. Questo è importante perché tutti i soggetti privati che in qualche modo sono coinvolti nel ciclo di vita di tali batterie sono rappresentati all'interno del Cobat, con le loro esigenze ed i loro interessi, dai costruttori di batterie agli artigiani che le istallano sulle automobili o negli impianti elettrici, ai raccoglitori che vanno a prenderle e le stoccano, fino alle aziende che le riciclano dopo averle frantumate e passate nei forni. Insieme a questi soggetti privati, nel Consorzio sono rappresentati i due ministeri vigilanti, quello dell'ambiente e quello delle attività produttive, e tra i revisori dei conti vi è naturalmente un rappresentante del Ministero del tesoro, pur essendo il Consorzio un soggetto di diritto privato, così come in passato è stato giudicato proprio in risposta ad un'interpellanza presentata al Governo.
La collaborazione dinamica che è sempre esistita, non priva a volte di momenti di difficoltà, tra i vari soggetti privati e tra questi ed il Governo che ci controlla, ha nel tempo dato buoni frutti, tanto che abbiamo addirittura anticipato, a fronte delle esigenze che l'Unione europea ci


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stava prospettando, una legge nazionale che qualche anno fa ha tolto al Consorzio il monopolio della raccolta delle batterie, sancendo che chiunque può raccoglierle, e non solo il Cobat; l'Unione europea ci aveva già fatto presente questa discrasia all'interno della legge istitutiva e noi, autonomamente, ci eravamo già adeguati con delibere del consiglio d'amministrazione che alla fine sono state fatte proprie dal Parlamento nell'ambito della legge comunitaria 2001, che ha visto la luce nel 2002. In vista di una direttiva europea che è già stata scritta e che probabilmente sarà approvata dal Parlamento europeo solo tra un anno, la quale prevede che le responsabilità dei rifiuti e dei prodotti a fine vita, quando diventano rifiuti, siano dei produttori e quindi dei fabbricanti delle pile e degli accumulatori, noi abbiamo appena modificato il nostro statuto, proponendolo ai ministeri competenti, nel senso di aumentare la quota all'interno dell'assemblea e quindi del consiglio d'amministrazione dei produttori di batterie a scapito dei riciclatori, che detenevano il 50 per cento e la cui quota scende al 40, mentre i fabbricanti di batterie, che erano al 30, salgono al 40 per cento. Abbiamo inoltre modificato il modo di operare chiedendo all'assemblea di adottare i propri provvedimenti non a maggioranza dei presenti, come avviene in genere nelle assemblee delle società per azioni, ma con il consenso del 60 per cento dei componenti, in modo tale da garantire che le delibere e le decisioni del nostro Consorzio siano condivise da tutte le categorie.
Gli obiettivi che ci siamo posti e i risultati che abbiamo ottenuto in questo settore fanno onore all'Italia: noi italiani siamo i primi nel mondo nella raccolta e nel riciclo delle batterie esauste, come è dimostrato dai chili raccolti per abitanti; ne raccogliamo quanto la Svezia, la Norvegia e la Danimarca, paesi notoriamente all'avanguardia dal punto di vista ambientale, con la differenza che, per far quadrare i nostri conti e per rendere realizzabile la raccolta anche quando non conviene economicamente, noi chiediamo ai consumatori 83 centesimi di euro tutte le volte che comprano una batteria nuova, mentre nei paesi scandinavi viene chiesta una cifra vicina ai 5 euro, con un costo maggiore per l'utente. Abbiamo formato un'associazione che ci vede leader con le altre aziende che operano in questo settore in Europa; infatti, in Francia, Germania e Gran Bretagna non esiste nulla del genere, non si fanno statistiche, non si effettuano controlli sull'attività di raccolta e di riciclo delle batterie. La nuova direttiva europea, se sarà approvata nella bozza oggi esistente, vede l'Italia ottemperare già al cento per cento alle richieste.
Noi abbiamo una copertura su tutto il territorio nazionale: la raccolta delle batterie avviene attraverso un centinaio di aziende, a volte collegate tra di loro attraverso associazioni temporanee di impresa, che operano in ogni provincia italiana e raccolgono le batterie per nostro conto, conferendole agli impianti che poi le riciclano; tali aziende sono vincolate dai nostri contratti ad andare a raccogliere anche quando non conviene assolutamente dal punto di vista economico, come nel caso in cui le batterie da prelevare siano poche. Il quantitativo minimo che abbiamo stabilito è cento chili. Abbiamo inoltre una serie di accordi con le amministrazioni pubbliche (proprio questa mattina ne abbiamo firmata una con l'Unione delle province italiane), con la grande distribuzione per realizzare dei punti di raccolta tali che l'utente che diventa detentore di una batteria esausta sia facilitato a consegnarla, facendo in modo che entri nel ciclo virtuoso, invece di essere indotto ad abbandonarla da qualche parte. Infatti, esiste purtroppo ancora una dispersione delle batterie esauste sul territorio dovuta al cosiddetto fenomeno del fai-da-te: chi cambia da solo la batteria della propria auto si ritrova in possesso di una batteria vecchia, che spesso non sa dove mettere, ed anche se lo sa, a volte per pigrizia non la porta nel punto istituito dall'azienda della nettezza urbana del suo comune o dalla nostra organizzazione, per cui spesso la getta dove capita. Ne abbiamo trovata una addirittura in via Veneto; qualche anno fa a Siracusa i sommozzatori


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che avevamo assunto per raccogliere le batterie nel fondale del porto, in due ore ne hanno raccolte due tonnellate, gettate nel mare da soggetti che avevano cambiato la batteria alla propria barca, con dimostrazione di poco amore per la natura.
Si tratta di un problema ancora da risolvere, che è in parte di natura normativa: non si possono avere stoccaggi di batterie non controllati, che non vengano da chi ne era detentore, e pertanto abbiamo proposto, qualche mese fa, insieme al Consorzio degli oli usati, una normativa che, se non erro, è stata già approvata dalla competente Commissione della Camera, per permettere a coloro che acquistano una batteria nuova nei supermercati di conferire quella vecchia, cosa che oggi non si può fare perché occorrerebbe un libro di carico e scarico ed oltretutto perché la batteria non è un rifiuto di proprietà del supermercato. Nella legge si richiede una delegificazione ma anche un obbligo per i supermercati, per la grande distribuzione in genere, di avere un punto di raccolta delle batterie esauste.
Il Consorzio, a mio parere, sta dando soddisfazione al legislatore, al Governo ed anche ai consumatori, dato il basso costo che comporta. Il Cobat sta facendo il proprio dovere in Italia e nel mondo: nella copertina del rapporto ambientale, che fa parte della documentazione che abbiamo prodotto alla Commissione, vi è una piramide di vetro ed acciaio, che raffigura il laboratorio che Ardito Desio ha installato a 5.000 metri di quota vicino al campo base dell'Everest in Himalaya, e noi siamo stati lì due anni fa a raccogliere tre tonnellate di batterie italiane diventate esauste, che minacciavano di contaminare questi territori particolarmente delicati. Questo è avvenuto in occasione dell'anno internazionale della montagna, in collaborazione con il Ministero degli affari esteri. Il Cobat si muove a tutto campo e recentemente, con il cambiamento di statuto votato all'unanimità dall'assemblea, ha dimostrato, nonostante interessi a volte contrapposti e la dinamicità dei dibattiti, una rilevante convergenza nella gestione, che speriamo possa dare in futuro le soddisfazioni che sta dando oggi. Comunque, già oggi è richiesta da varie parti del mondo la nostra consulenza - non siamo un organismo economico, non possiamo guadagnare - organizzativa e gestionale, definiamola così, per risolvere i problemi della gestione di questi rifiuti pericolosi.

PRESIDENTE. Per meglio comprendere i positivi risultati raggiunti finora, vorrei chiederle qualche chiarimento.
Sul piano europeo, soprattutto per quanto attiene alle condizioni monopolistiche, sono intervenute delle iniziative? Il Governo si è attivato nel recente passato?

GIANCARLO MORANDI, Presidente del Consorzio obbligatorio per la raccolta e il riciclaggio delle batterie al piombo e dei rifiuti piombosi (Cobat). La domanda - non poteva essere diversamente - è veramente centrata. Il Cobat è nato come Consorzio obbligatorio in due sensi, sia perché obbliga tutti coloro che sono interessati al ciclo di vita delle batterie di farne parte, sia perché la legge istitutiva comportava l'obbligo, per tutti coloro che detenevano le batterie esauste, di conferirle al Consorzio gratuitamente. Rispetto a questa seconda parte, non immediatamente ma dopo qualche anno, una serie di operatori hanno presentato ricorso all'Unione europea come posizione dominante.

PRESIDENTE. Hanno presentato ricorso perché si ritenevano danneggiati dal Consorzio, in quanto unico soggetto...

GIANCARLO MORANDI, Presidente del Consorzio obbligatorio per la raccolta e il riciclaggio delle batterie al piombo e dei rifiuti piombosi (Cobat). Le spiego: noi individuiamo i nostri raccoglitori, come lo statuto ci prescrive, tramite delle gare, per cui appena nato il Consorzio è stata bandita una gara, divisa in lotti geografici, cercando il prezzo più basso per questo servizio.

PRESIDENTE. Quanti lotti? Uno per regione?


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GIANCARLO MORANDI, Presidente del Consorzio obbligatorio per la raccolta e il riciclaggio delle batterie al piombo e dei rifiuti piombosi (Cobat). No, uno per provincia, accorpandone logicamente qualcuna. Pertanto, le aziende concorrevano offrendo un prezzo al ribasso per la raccolta, garantendo un certo tipo di servizio e di strutture ed impegnandosi inoltre ad una raccolta minima, vale a dire ad offrire il servizio a chiunque lo richiedesse nel giro di pochi giorni.

PRESIDENTE. Cosa intende con il termine «chiunque»?

GIANCARLO MORANDI, Presidente del Consorzio obbligatorio per la raccolta e il riciclaggio delle batterie al piombo e dei rifiuti piombosi (Cobat). Chiunque sia detentore del rifiuto pericoloso, naturalmente a termini di legge.

PRESIDENTE. Anche il cittadino?

GIANCARLO MORANDI, Presidente del Consorzio obbligatorio per la raccolta e il riciclaggio delle batterie al piombo e dei rifiuti piombosi (Cobat). No, il cittadino non può detenere rifiuti pericolosi.

PRESIDENTE. E se effettua un autosmaltimento?

GIANCARLO MORANDI, Presidente del Consorzio obbligatorio per la raccolta e il riciclaggio delle batterie al piombo e dei rifiuti piombosi (Cobat). Deve consegnare il rifiuto da solo all'AMA o comunque ad un punto di raccolta.

PRESIDENTE. Quindi, a sua volta è l'Azienda che chiama voi?

GIANCARLO MORANDI, Presidente del Consorzio obbligatorio per la raccolta e il riciclaggio delle batterie al piombo e dei rifiuti piombosi (Cobat). Con l'AMA, per esempio, abbiamo un accordo in virtù del quale andiamo direttamente, senza bisogno di essere chiamati.

PRESIDENTE. A noi interessa capire il flusso.

GIANCARLO MORANDI, Presidente del Consorzio obbligatorio per la raccolta e il riciclaggio delle batterie al piombo e dei rifiuti piombosi (Cobat). In genere il cittadino non detiene il rifiuto pericoloso; questo non è contemplato dalle leggi vigenti; egli può semplicemente conferirlo alle aziende di nettezza urbana, in quanto non vi è nessun altro che possa accettare di avere rifiuti pericolosi che non genera da solo, perché chiunque lo fa deve provvedere all'adempimento del carico e scarico di questi rifiuti, indicandone la provenienza.

PRESIDENTE. Quindi l'autosmaltimento è l'eccezione.

GIANCARLO MORANDI, Presidente del Consorzio obbligatorio per la raccolta e il riciclaggio delle batterie al piombo e dei rifiuti piombosi (Cobat). Esatto. Il problema della pericolosità della dispersione nell'ambiente è causato dal fai-da-te, dall'autosmaltimento quando non avviene, quando invece di conferire la batteria nei punti di raccolta la gettano via. Questo fenomeno rappresenta però meno dell'1 per cento del totale.

PRESIDENTE. Se comprendo bene, coinvolge non tanto il Cobat quanto più direttamente l'azienda municipalizzata.

GIANCARLO MORANDI, Presidente del Consorzio obbligatorio per la raccolta e il riciclaggio delle batterie al piombo e dei rifiuti piombosi (Cobat). Ci coinvolge come responsabilità totale, in quanto dobbiamo raccogliere tutte le batterie; però a norma di legge i nostri raccoglitori non possono andare a prendere la batteria dal signor Rossi che chiama dicendo di averne una in garage, anche se volessero. Infatti, non potrebbero poi procedere al carico, perché il signor Rossi non è autorizzato ad avere dei rifiuti pericolosi; in caso contrario, non ci sarebbe più il controllo della filiera dei rifiuti pericolosi. Attualmente il signor


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Rossi è autorizzato solo a portare le batterie nei centri di raccolta presenti nei comuni; in quelli piccoli ce n'è uno solo, mentre a Roma l'AMA ne ha istituiti diversi, in vari punti, d'accordo con noi (siamo noi infatti a pagare il cassonetto). Abbiamo una convenzione con la Federambiente e con molte aziende comunali proprio per una collaborazione sia in ordine all'informazione ai consumatori sia per la messa in opera dei cassonetti; questi ultimi devono essere gestiti dall'azienda che si occupa dei rifiuti urbani, dopo di che il Cobat va a raccogliere il materiale.

PRESIDENTE. Le censure europee derivavano da soggetti che non erano disposti a rivolgersi a voi ma che avevano interesse economico ad operare in proprio?

GIANCARLO MORANDI, Presidente del Consorzio obbligatorio per la raccolta e il riciclaggio delle batterie al piombo e dei rifiuti piombosi (Cobat). È diverso: parliamo di imprese che hanno l'autorizzazione per la raccolta da parte della regione e che, nella seconda tornata delle gare, non hanno vinto l'appalto. Tutti comprendiamo che le aziende che improvvisamente perdono una gara ed un lavoro, anche se non operavano solo con noi, si trovano ad affrontare un problema; queste aziende hanno raccolto ancora le batterie esauste, che a norma di legge vanno conferite a noi a titolo gratuito. Pertanto hanno ricorso contro questa disposizione presso l'Unione europea; si tratta di raccoglitori autorizzati dalla regione (nella fattispecie, dal Piemonte) che, non avendo vinto la gara bandita da noi, hanno presentato ricorso. L'Unione europea ci ha chiamati e ci ha fatto presente la questione; devo dire che nel frattempo, nell'ambito del Consorzio, è intervenuto un cambio di presidenza; sono stato nominato io, che provengo dal mondo della produzione di batterie e che sono sempre stato contrario ad un monopolio all'interno del Cobat. Non ho potuto che condividere, e far condividere al consiglio d'amministrazione, l'opinione dell'Unione europea, ed autonomamente il consiglio ha deciso che chiunque possa raccogliere le batterie e farne quel che vuole; con un po' di ritardo anche lo Stato italiano, con la legge comunitaria, ha recepito questo principio, sancendo che chiunque può raccogliere le batterie senza essere obbligato a conferirle al Cobat, ovviamente se provvisto di regolari autorizzazioni regionali; le può vendere a noi ma anche all'estero. Questa è la situazione attuale; infatti noi non raccogliamo il cento per cento in quanto questa legge, tra l'altro, ha stabilito che a noi spetta il monitoraggio, per cui ci vengono comunicati i cosiddetti MUD a fine anno e nel 2002 sono state raccolte circa 8.000 tonnellate di materiale da soggetti privati che poi le hanno vendute per conto loro.

PRESIDENTE. Quanto incide quest'attività?

GIANCARLO MORANDI, Presidente del Consorzio obbligatorio per la raccolta e il riciclaggio delle batterie al piombo e dei rifiuti piombosi (Cobat). Si è trattato di 8.000 tonnellate rispetto alle 181.000 che abbiamo raccolto.

PRESIDENTE. Questo significa che teoricamente è possibile sostenere il mercato senza avere un contributo?

GIANCARLO MORANDI, Presidente del Consorzio obbligatorio per la raccolta e il riciclaggio delle batterie al piombo e dei rifiuti piombosi (Cobat). Se con un camion grande si vanno a raccogliere tante batterie, si guadagna, ma se bisogna andare a prendere un quintale di batterie nel centro di Roma, si perde. La raccolta residuale è possibile solo con il contributo, mentre il 60-70 per cento della raccolta può avvenire tranquillamente con i dispositivi del mercato, tenendo però presente che dipende sempre dalla quotazione del piombo. Le nazioni che hanno voluto raccogliere si sono date un'organizzazione come la nostra; in Francia, dove non esiste questo sistema di raccolta, le aziende che riciclano le batterie sono fallite, in quanto lo scorso anno il costo della raccolta era


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maggiore di quanto poi si ricavava con la lavorazione e con l'ottenimento di piombo nuovo.
Il problema ambientale non è direttamente risolvibile con il meccanismo economico, tanto che anche il Cobat è sorto proprio perché alla fine degli anni ottanta le batterie disperse nell'ambiente cominciavano ad essere veramente tante; infatti, dal 1982 la legge stabiliva l'obbligo di considerare queste batterie come rifiuti pericolosi, per cui man mano gli organi di controllo imponevano ai vari soggetti di ottemperare alla legge, e poiché questo costava, in quanto per il trasporto delle batterie occorrono camion particolari, assicurazioni varie e via dicendo, queste batterie venivano abbandonate, non essendoci convenienza economica a raccoglierle. Di qui è nata l'idea del Consorzio.

PRESIDENTE. In questo senso, lei sfonda una porta aperta: questa Commissione ha ritenuto più volte che il meccanismo del recupero può funzionare se non è solo un'iniziativa di carattere sociale e di pura tutela ambientale, ma se il meccanismo riesce a mantenersi nel mercato, o dal basso o attraverso idonee iniziative.
Un'altra domanda: voi ritirate anche le batterie delle centrali telefoniche?

GIANCARLO MORANDI, Presidente del Consorzio obbligatorio per la raccolta e il riciclaggio delle batterie al piombo e dei rifiuti piombosi (Cobat). Noi ritiriamo le batterie dai grandi utenti...

PRESIDENTE. C'è stato qualche rifiuto, in questo senso, o mi sbaglio?

GIANCARLO MORANDI, Presidente del Consorzio obbligatorio per la raccolta e il riciclaggio delle batterie al piombo e dei rifiuti piombosi (Cobat). Si tratta di un problema diverso: noi ritiriamo le batterie dai grandi utenti, su richiesta degli stessi o stipulando degli accordi (mi riferisco all'ENEL, alle Ferrovie, alle grandi aziende telefoniche); questi pagano un prezzo per il ritiro, perché purtroppo queste batterie non si trovano imballate sui pallet per la strada, ma a volte occorre andare in scantinati infiniti, scollegarle, portarle via. Dopo la privatizzazione, la Telecom ha chiesto ad un'altra azienda privata, probabilmente vicina anche da un punto di vista azionario, di prestarle questo servizio; l'azienda ha visto quel che facevamo noi ed ha offerto il servizio ad un costo inferiore del 6 per cento, ma non aveva il necessario know-how, la tecnologia e gli addetti, e pertanto ha chiesto l'aiuto dei nostri raccoglitori, offrendo loro una cifra diversa. In sostanza, utilizzava la nostra rete in parallelo. Attualmente con la Telecom non abbiamo un contratto.

PRESIDENTE. Credo che questo rientri nel panorama più ampio del quale abbiamo ragionato un attimo fa; mi riferisco alla vicenda che non è del C0obat ma che è di tutti i consorzi, vale a dire la questione monopolistica, in quanto da una parte si è monopolio funzionale ad una performance di alto risultato, com'è quello che ottenete, mentre dall'altra questa condizione monopolistica solleva perplessità sul piano della libera concorrenza europea e genera queste situazioni.

GIANCARLO MORANDI, Presidente del Consorzio obbligatorio per la raccolta e il riciclaggio delle batterie al piombo e dei rifiuti piombosi (Cobat). Rispetto alla situazione attuale noi abbiamo avuto ulteriori denunce all'Unione europea sul fatto che il Cobat ancora oggi sia in una situazione monopolistica; l'Unione europea le ha però archiviate.

PRESIDENTE. La domanda singolare che pongo non riguarda il Cobat: la nostra è una Commissione d'inchiesta che vuole contribuire a migliorare i risultati. Raramente andiamo alla ricerca di un colpevole; noi vogliamo capire i fenomeni per cercare di trovare insieme soluzioni che migliorino il risultato sul fronte ambientale, dando atto e merito a quanti operano in questo senso da anni con professionalità. La questione su cui vorrei una vostra opinione è la seguente: il Cobat è un Consorzio obbligatorio, e pertanto io sarei tenuto a conferire a voi le batterie.


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GIANCARLO MORANDI, Presidente del Consorzio obbligatorio per la raccolta e il riciclaggio delle batterie al piombo e dei rifiuti piombosi (Cobat). No.

PRESIDENTE. Allora siete tenuti a riceverle.

GIANCARLO MORANDI, Presidente del Consorzio obbligatorio per la raccolta e il riciclaggio delle batterie al piombo e dei rifiuti piombosi (Cobat). Siamo tenuti a riceverle, ma lei non è tenuto a portarcele.

PRESIDENTE. Ad un certo prezzo.

GIANCARLO MORANDI, Presidente del Consorzio obbligatorio per la raccolta e il riciclaggio delle batterie al piombo e dei rifiuti piombosi (Cobat). Sì.

PRESIDENTE. È ovvio pertanto che, in funzione di questa condizione di mercato, che è offerta da voi e non da altri, si determina...

GIANCARLO MORANDI, Presidente del Consorzio obbligatorio per la raccolta e il riciclaggio delle batterie al piombo e dei rifiuti piombosi (Cobat). Però il nostro trattamento è uguale per tutti, per cui non si determina niente.

PRESIDENTE. Si determina una condizione per la quale io ho o meno un'opzione.

GIANCARLO MORANDI, Presidente del Consorzio obbligatorio per la raccolta e il riciclaggio delle batterie al piombo e dei rifiuti piombosi (Cobat). Noi pratichiamo lo stesso prezzo a tutti i raccoglitori.

PRESIDENTE. Voi praticate lo stesso prezzo a tutti i raccoglitori vostri monopolisti.

GIANCARLO MORANDI, Presidente del Consorzio obbligatorio per la raccolta e il riciclaggio delle batterie al piombo e dei rifiuti piombosi (Cobat). Noi facciamo lo stesso prezzo a tutti. Paghiamo chi ci offre un certo servizio, ma il prezzo è uguale per tutti; in più vi è un prezzo per il trasporto, che è differente in funzione della distanza dal luogo di conferimento, oltre ad un costo del servizio.

PRESIDENTE. Si possono ipotizzare soluzioni premiali in base alle quali chi più vi porta più prende?

GIANCARLO MORANDI, Presidente del Consorzio obbligatorio per la raccolta e il riciclaggio delle batterie al piombo e dei rifiuti piombosi (Cobat). Assolutamente no, anzi abbiamo inserito delle clausole che vanno esattamente nel senso opposto: se qualcuno ci porta di più dell'anno precedente oltre una certa percentuale, noi paghiamo di meno, affinché non si verifichino contrasti tra i raccoglitori perché qualcuno, su basi esclusivamente commerciali e non di servizio, potrebbe sottrarre il mercato ad altri; se infatti noi pagassimo di più chi ci porta di più, ci sarebbe la convenienza ad andare in giro a comprarle, mentre in questo modo tale convenienza non c'è. Noi paghiamo solo quelli che ci prestano il servizio, vale a dire la raccolta, tanto più che attraverso un sistema che si chiama decobat monitoriamo tutti gli acquisti delle batterie, perché i raccoglitori, per ogni giorno di attività, ci comunicano le batterie che prendono in carico, l'azienda da cui l'hanno prese e tutti i necessari documenti.

PRESIDENTE. Vi è una parte della batteria non recuperabile. Che fine fa?

GIANCARLO MORANDI, Presidente del Consorzio obbligatorio per la raccolta e il riciclaggio delle batterie al piombo e dei rifiuti piombosi (Cobat). La batteria è composta da plastiche, acido solforico e piombo. I composti di piombo vengono recuperati, tenendo presente però che ci sono solfati ed ossidi; il procedimento per ridurre i solfati e gli ossidi e per separare il piombo necessita di additivi e quindi quando dal processo di lavorazione esce il piombo escono anche dei fanghi, che contengono il 3 per cento di piombo non più


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ricavabile, e che devono essere messi a discarica; sono tanti, in proporzione al peso totale, equivalendo a circa il 30 per cento del prodotto. Le plastiche sono quasi tutti recuperabili, eccetto quelle all'interno per separare gli elettrodi in polivilcloruro, che non è recuperabile e che deve essere messo in discarica. Quanto all'acido solforico, le aziende hanno imparato ormai a recuperarlo, altrimenti viene trasformato in gesso e messo in discarica.

PRESIDENTE. Ci potrebbe fornire, quando sarà possibile, un elenco di tutte le discariche e i sovvalli?

GIANCARLO MORANDI, Presidente del Consorzio obbligatorio per la raccolta e il riciclaggio delle batterie al piombo e dei rifiuti piombosi (Cobat). Si tratta di una responsabilità non nostra ma delle aziende che riciclano.

PRESIDENTE. Effettuate una verifica sulle aziende che riciclano, non solo dal punto di vista burocratico e cartaceo? È una vicenda che parte non dal Cobat ma da altri consorzi: abbiamo constatato l'esistenza di una verifica meramente formale; si potrebbe ipotizzare una squadra che si rechi materialmente a verificare quanto accade in un certo impianto ed in un certo momento? Ciò anche perché è in gioco il nome del Cobat.

GIANCARLO MORANDI, Presidente del Consorzio obbligatorio per la raccolta e il riciclaggio delle batterie al piombo e dei rifiuti piombosi (Cobat). No, perché noi vendiamo a questi, per cui non è in gioco il nome del Consorzio. Le aziende di riciclo acquistano il prodotto da noi e a quel punto, se i loro documenti sono in regola, il Cobat è in regola; però, poiché la sua preoccupazione è anche la nostra, nel corso della stipula degli ultimi contratti abbiamo chiesto la possibilità di effettuare queste verifiche, ma non ne abbiamo diritto. Ci piacerebbe che voi ce lo attribuiste. È un problema vostro, di voi legislatori.

PRESIDENTE. Che vuol dire, non ne avete diritto?

GIANCARLO MORANDI, Presidente del Consorzio obbligatorio per la raccolta e il riciclaggio delle batterie al piombo e dei rifiuti piombosi (Cobat). Se vogliono, possono dirci che noi non siamo l'ASL, non siamo i Vigili del fuoco e nemmeno i Vigili urbani, ma siamo solo dei fornitori di prodotto.

PRESIDENTE. È chiaro che non ne avete formalmente diritto, ma, se chiesto, può essere uno dei parametri contrattuali.

GIANCARLO MORANDI, Presidente del Consorzio obbligatorio per la raccolta e il riciclaggio delle batterie al piombo e dei rifiuti piombosi (Cobat). L'abbiamo chiesto, l'abbiamo fatto inserire nel contratto e stiamo cercando di effettuarlo; ci piacerebbe però averne il diritto, perché se un'azienda ci dovesse impedire di entrare si aprirebbe un contenzioso abbastanza lungo e pesante, proprio per quella situazione di monopolio, tra virgolette, che abbiamo e proprio perché siamo un Consorzio obbligatorio; di conseguenza, dato che loro hanno le carte in regola, noi non possiamo imporci, a meno che qualcuno ci dica che abbiamo il diritto di verificare le loro carte, ma finora questo diritto non ci è stato attribuito.
Occorre stare attenti; poiché sono stato anch'io un legislatore e so come sono complicate queste vicende. A noi piacerebbe che il Parlamento attribuisse ai consorzi che hanno compiti in materia ambientale di verificare sul campo, al di là degli accordi biunivoci, la rispondenza alle autorizzazioni locali.

PRESIDENTE. Potreste effettuare qualche verifica con la vostra rete di raccoglitori?

GIANCARLO MORANDI, Presidente del Consorzio obbligatorio per la raccolta e il riciclaggio delle batterie al piombo e dei rifiuti piombosi (Cobat). Non possiamo utilizzare la nostra rete per fare una verifica;


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noi verifichiamo che loro siano in regola con le autorizzazioni e con le richieste che inseriamo nel bando di gara. Per esempio, richiediamo il possesso di un impianto, che deve essere fatto in un certo modo e così via, e su questo abbiamo il diritto di effettuare una verifica.

PRESIDENTE. Potremmo organizzare anche qualche sopralluogo, per capire la situazione.

GIANCARLO MORANDI, Presidente del Consorzio obbligatorio per la raccolta e il riciclaggio delle batterie al piombo e dei rifiuti piombosi (Cobat). Farebbe piacere più a noi che a voi.

PRESIDENTE. In ordine alle batterie dei telefonini, che cosa potete dirci?

GIANCARLO MORANDI, Presidente del Consorzio obbligatorio per la raccolta e il riciclaggio delle batterie al piombo e dei rifiuti piombosi (Cobat). Per le batterie che non contengono piombo non abbiamo una missione specifica, però anni fa spesso ci sono state date, insieme a quelle al piombo, le batterie al nickel cadmio, che sono velenosissime. Abbiamo quindi deciso di cominciare a raccoglierle, facendo pagare questo servizio, e di deviarle al riciclo fuori d'Italia, perché nel nostro paese non vi è alcuna azienda autorizzata a riciclarle.

PRESIDENTE. Come effettuate questa raccolta?

GIANCARLO MORANDI, Presidente del Consorzio obbligatorio per la raccolta e il riciclaggio delle batterie al piombo e dei rifiuti piombosi (Cobat). Tramite i nostri raccoglitori, che però le separano; questa raccolta viene pagata dall'utente che ci ha conferito per sbaglio o meno queste batterie. Non si tratta di una raccolta totale e non è finalizzata.

PRESIDENTE. Lei sa che esiste una direttiva europea sull'hitech, che deve essere ancora recepita dal nostro paese (immagino e spero che questo avvenga presto), concernente tutti gli impianti a media ed altra tecnologia, come telefonini, computer, elettrodomestici bianchi, grigi e neri. Siete interessati a partecipare a questo percorso, che è simile a quello della rottamazione delle auto?

GIANCARLO MORANDI, Presidente del Consorzio obbligatorio per la raccolta e il riciclaggio delle batterie al piombo e dei rifiuti piombosi (Cobat). Per quanto riguarda i telefonini, siamo stati richiesti dall'Omnitel di prestare un servizio insieme a loro che fosse rivolto non solo ai loro clienti ma all'universo della clientela; l'azienda ha individuato 750 punti di raccolta sul territorio, dove noi ci siamo impegnati ad andare e a raccogliere sia le pile sia i telefonini per avviarli alle aziende che li riciclano o li smaltiscono.

PRESIDENTE. Questo ha un costo?

GIANCARLO MORANDI, Presidente del Consorzio obbligatorio per la raccolta e il riciclaggio delle batterie al piombo e dei rifiuti piombosi (Cobat). Si tratta di un costo pagato dall'Omnitel, perché non possiamo caricarlo sul Cobat. Devo dire che per ora non sta dando grandi risultati.

PRESIDENTE. Quanto ai numeri o alle potenzialità di recupero della materia?

GIANCARLO MORANDI, Presidente del Consorzio obbligatorio per la raccolta e il riciclaggio delle batterie al piombo e dei rifiuti piombosi (Cobat). I numeri sembrano essere grandi, ma le quantità sono molto piccole, trattandosi di pochi grammi di materiale. Quello che è stato raccolto finora è molto poco, in termini percentuali, rispetto al totale. Inoltre, è facile per un utente tenere la batteria vecchia in un cassetto, perché non dà alcun fastidio, o gettarla da qualche parte, trattandosi di oggetti di pochi centimetri. In quel caso occorrerebbe svolgere una campagna di sensibilizzazione molto consistente. Va detto che la direttiva europea sulle pile e gli accumulatori comprende anche queste,


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su cui oggi noi non abbiamo giurisdizione, ma siamo pronti a fare quel che ci viene chiesto al riguardo.

PRESIDENTE. Ringrazio il presidente ed il direttore generale del Cobat per aver partecipato all'odierna audizione, tanto più perché so che oggi siete stati impegnati in un'importante iniziativa che ha coinvolto l'UPI, e per gli spunti straordinariamente importanti che ci ha fornito per approfondire questa materia, continuando a ragionare su come utilizzare le esperienze più positive per migliorarle ulteriormente e per emendare le norme, ove necessario.
Mi permetto fin d'ora di richiedervi ulteriore assistenza in prossime occasioni, magari anche con sopralluoghi per verificare cosa accade nella filiera, assistiti dal vostro Consorzio e ben disposti a valutare poi tutte le necessità che anche le direttive di cui abbiamo parlato potrebbero far emergere.

GIANCARLO MORANDI, Presidente del Consorzio obbligatorio per la raccolta e il riciclaggio delle batterie al piombo e dei rifiuti piombosi (Cobat). Vi ringraziamo anche noi. Il Cobat è nato all'interno del Parlamento italiano e sappiamo che il nostro Consorzio può avere efficacia in quanto e se continuamente in accordo con le leggi e con lo spirito delle normative approvate da voi. Pertanto, per noi è importantissima questa collaborazione e vi ringraziamo per questo impegno che avete preso con noi, perché è fondamentale per il Consorzio farsi conoscere e riflettere insieme a voi che, avendo un orizzonte assai più ampio del nostro sulle questioni che ci riguardano, potete aiutarci molto.

PRESIDENTE. Vi ringrazio nuovamente e vi auguro buon lavoro.
Dichiaro conclusa l'audizione.

La seduta termina alle 15,30.

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