![]() |
PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca l'audizione dell'assessore alle politiche territoriali e all'ambiente della regione Campania, Ugo De Flaviis, e dell'assessore alla sanità, Rosalba Tufano, in ordine ai compiti ed ai profili di attività degli uffici cui sono preposti concernenti le materie oggetto dell'inchiesta.
L'odierna audizione costituisce l'occasione per acquisire dati ed elementi informativi sulle recenti e delicate problematiche inerenti la vicenda riguardante l'inquinamento da diossina in Campania. Ricordo che su tale materia la Commissione ascolterà in audizione nella prima settimana di luglio il ministro delle politiche agricole e forestali.
Nel rivolgere un saluto e un ringraziamento per la disponibilità manifestata, do la parola all'assessore alle politiche territoriali e all'ambiente della regione Campania, Ugo de Flaviis, riservando eventuali domande dei colleghi della Commissione in esito al suo intervento.
UGO DE FLAVIIS, Assessore alle politiche territoriali e all'ambiente della regione Campania. Vorrei anzitutto ringraziare la Commissione per avermi fornito questa occasione di incontro.
Sarete senz'altro a conoscenza del fatto che il tema di questa indagine è oggetto di un commissariamento nell'ambito della regione Campania che va avanti da qualche anno, in assoluta autonomia rispetto all'ordinaria amministrazione. Il progetto è volto alla definizione anche impiantistica del ciclo integrato dei rifiuti; tutto ciò però ha risvolti nell'ordinaria azione amministrativa della regione Campania sotto tre aspetti. Il primo riguarda il controllo ordinario, articolato nei nostri servizi provinciali, che comunque continuano a svolgere un'opera di rilascio di autorizzazioni e di verifica delle attività inerenti il ciclo integrato dei rifiuti. Il secondo concerne il monitoraggio svolto attraverso l'agenzia regionale per la protezione dell'ambiente in larga parte sugli impianti ma non solo. Il terzo aspetto è di ordine programmatico, prima ancora che amministrativo, e concerne i fondi europei, in modo particolare la misura 1.7. Già negli anni passati la regione ha scelto di investire in misura significativa nell'impiantistica volta ad agevolare il ciclo dei rifiuti ed in modo particolare la raccolta differenziata; recentemente, circa un mese fa, si è deciso di attivare altri circa 100 milioni di euro con riferimento alla lettera b) della misura 1.7 del POR Campania, che riguarda ancora una volta la raccolta differenziata. Si è poi delegato ad un organo congiunto in
via di definizione tra l'assessorato e il commissariato di Governo l'individuazione dei progetti, dei luoghi e delle modalità di intervento che dovrebbero consentire l'attivazione di questa misura.
A latere di tutto ciò c'è l'aspetto normativo, che è probabilmente il più rilevante: mi riferisco al recepimento in legge regionale dell'ordinanza n. 319 con la quale il commissariato disciplinò, circa due anni fa, il ciclo integrato dei rifiuti, tentando di dare vita agli EPAR su base provinciale. Nonostante gli ostacoli derivanti da una serie di vicende giudiziarie, siamo oggi giunti al recepimento in un disegno di legge da presentare al consiglio regionale nei prossimi 60 giorni dell'ordinanza del commissario, salvo alcuni approfondimenti concernenti l'organizzazione territoriale ed una scelta interlocutoria sui territori, approfondimenti che però risultano marginali rispetto al quadro complessivo del disegno di legge.
Infine, per quanto riguarda l'emergenza diossina, sono in corso una serie di accertamenti di carattere giudiziario, sanitario ed amministrativo. Alla presenza accertata di diossina in provincia di Napoli e di Caserta circa un anno fa seguì la scelta di creare un'unità di crisi, che ha impiegato alcuni mesi per riflettere su come intervenire; all'inizio del corrente anno vi è stata una svolta legata anche all'attività di accertamento della procura di Santa Maria Capua Vetere. A questa svolta ha fatto seguito la scelta di creare un nucleo operativo composto da tre alti dirigenti della regione Campania: il dottor Falessi, coordinatore del dipartimento agricoltura, il dottor Amadei, coordinatore del dipartimento sanità, e l'ingegner Calcara della protezione civile. C'è poi una presenza dell'ARPA Campania in forma di consulenza, ma comunque strutturalmente incardinata.
È stato innanzitutto effettuato un intervento di messa in sicurezza di una parte di territorio della provincia di Caserta, con sequestro preventivo di allevamenti e successivo accertamento relativo alla presenza di diossina. A ciò è seguito - comunque l'ARPAC era già attiva su questo fronte - un accertamento ambientale relativo alla provincia di Caserta e a quella di Napoli che tuttavia, dopo il verificarsi delle vicende di cui stiamo parlando, è stato esteso all'intero territorio regionale. Tale accertamento era volto a valutare l'eventuale superamento dei parametri di controllo della diossina sul territorio suddetto; l'assessorato all'ambiente e quello all'agricoltura stanno studiando un'ipotesi di monitoraggio permanente sulle più probabili cause del fenomeno.
Un aspetto che vorrei sottolineare e che mi vede su una posizione distante dalle versioni che sono apparse sui giornali rispetto a tale vicenda è la difficoltà di individuare con certezza la causa dell'evento in questione. Vi è l'ipotesi di addebitare il fenomeno anzitutto all'emergenza rifiuti; personalmente credo che all'origine del fenomeno stesso vi sia un concorso di cause, nel quale i rifiuti e la gestione criminale degli stessi svolgono un ruolo determinato. A proposito della criminalità, essa continua ad essere largamente presente sul territorio campano, nonostante forme di controllo sempre più accentuate siano poste in essere non solo dalla regione ma anche dalle forze dell'ordine e dall'autorità giudiziaria, oltre che dagli stessi comuni. Credo però che si debbano tenere presenti anche altre cause di inquinamento ambientale che costituiscono in qualche modo l'eredità di decenni di difficile gestione del territorio
Tendo quindi ad essere molto prudente nell'attribuire solo ai rifiuti la responsabilità dell'emergenza diossina. Credo che una valutazione debba essere compiuta a valle di tutti gli accertamenti amministrativi e giudiziari in corso. Ricordo a me stesso che sono almeno tre i tipi di accertamento in atto: uno ad opera della procura della Repubblica di Santa Maria Capua Vetere, e mi risulta che anche altre procure si siano attivate negli ultimi tempi su questo fronte; un secondo da parte dell'ARPAC ed un terzo da parte della sanità, in relazione alla filiera alimentare e agli aspetti di carattere veterinario, ancora in corso di espletamento perché i
tempi di lavorazione sono molto lunghi. Mi è stato detto che l'analisi di un campione richiede circa 20 ore di lavoro manuale di laboratorio, il che significa che i risultati sono disponibili, nella migliore delle ipotesi, non prima di un mese dall'invio del campione.
L'ARPAC ha recentemente stipulato una convenzione con un istituto straniero che consentiva, a prezzi più bassi, di effettuare una quantità di analisi molto elevata in tempi più brevi. Anche a questo proposito siamo in attesa di ricevere un riscontro. Vi sono poi due laboratori interuniversitari, quello di Porto Marghera e quello di Taranto: l'ARPAC lavora con il primo, mentre la sanità e l'autorità giudiziaria collaborano con il secondo.
Credo che il quadro complessivo sia sostanzialmente analogo a quello di due mesi fa; ad esso è legata anche l'ipotesi di un intervento di bonifica, che deve necessariamente inserirsi in un contesto complessivo chiaro: non mi sento di dire che siamo attualmente in queste condizioni.
Suppongo che la Commissione sia al corrente di un'ipotesi di decreto-legge che nelle intenzioni aveva due scopi: affrontare l'emergenza anche economica derivante dalla vicenda della diossina e sostenere una attività più impegnativa di controllo e bonifica da parte della regione sui territori interessati. Si era manifestata una prima disponibilità da parte di alcuni dirigenti della regione rispetto all'ipotesi di trasformare i siti in questione in siti di interesse nazionale, ipotesi alla quale non ho aderito e non intendo aderire perché a mio avviso rischieremmo di far diventare la vicenda della diossina un ulteriore elemento di «iperattività istituzionale», rendendo più difficile dare seguito in tempi brevi ad interventi di bonifica diretti e finalizzati su alcuni aspetti. Quindi ero e resto molto contrario ad un'ipotesi di questo genere. Sarei certamente più interessato ad un concorso di interventi sui siti in questione, anche perché credo che dopo la vicenda di Seveso l'emergenza campana sia tra le più gravi sul piano nazionale negli ultimi 25 anni.
Mi riferisco ad un concorso di interventi tra il Ministero dell'ambiente, la regione e gli enti locali in alcune funzioni: penso, per esempio, che sia necessaria una maggiore consapevolezza da parte di questi ultimi se si vuole arrivare ad un qualche risultato. In questo modo si potrebbe dar vita ad un'operazione di recupero, se non totale e definitiva, tale comunque da costituire l'inizio di un percorso che tenga conto di tutte le cause del fenomeno.
DONATO PIGLIONICA. Vorrei sapere se è possibile conoscere l'ampiezza del territorio interessato dalle rilevazioni di diossina, vale a dire in quali aree della Campania si è manifestato questo fenomeno.
PRESIDENTE. Vorrei a mia volta intervenire su questo punto. Sulla base di notizie di stampa si comprende che vi sono aree ben definite e individuate attraverso provvedimenti dell'autorità giudiziaria. Due giorni fa abbiamo ascoltato esponenti della procura di Nola, la quale ha aperto un fascicolo su questa vicenda, così come la procura di Santa Maria Capua Vetere e forse anche altre. Al di là di quanto è stato individuato dall'autorità giudiziaria, c'è stata, è in corso o ci sarà un'iniziativa da parte della regione per una mappatura delle aree? Ciò rappresenterebbe un ausilio sul fronte dell'eziologia del fenomeno, per comprendere se all'origine dello stesso vi siano cause naturali oppure legate all'attività criminale, oppure ancora ai rifiuti tout court. Se non ricordo male, la stessa SOGIN ha detto che si tratta di un evento causato soprattutto dai vari incendi di rifiuti generati nella zona.
DONATO PIGLIONICA. Vorrei poi testimoniare una certa confusione che coglie chi legge la stampa. Non è possibile assistere all'alternanza di allarmi e assicurazioni che creano disorientamento nell'opinione pubblica; sembra quasi che un giorno si voglia enfatizzare l'allarme e quello successivo si vogliano tutelare i
produttori con quelle assicurazioni. Com'è possibile che nascano notizie smentite il giorno successivo?
Rivolgendomi soprattutto al presidente della Commissione, vorrei sottolineare l'opportunità di conoscere bene la composizione societaria della SOGIN e di individuare chi all'interno della società svolga funzioni dirigenziali. Non so se sia vera la notizia per cui il capo di gabinetto del Ministero dell'ambiente sia il vicepresidente della SOGIN, ma credo che occorrerebbe verificarla per comprendere in che modo possano intersecarsi funzioni pubbliche con funzioni private di soggetti che spesso interloquiscono tra di loro. La SOGIN ottiene consulenze da altre pubbliche istituzioni: vorrei quindi sapere se corrisponda alla verità la composizione del management e l'individuazione del soggetto amministratore di questa società che ho letto sulla stampa; si tratterebbe di una figura che vedo comparire in molti campi con una certa frequenza. So che l'espressione «conflitto di interessi» comincia ad avere scarsa cittadinanza in Italia, perché è sempre più difficile addirittura solo parlarne; mi pare tuttavia che saremmo di fronte ad un altro caso singolare: vogliamo definirlo «bizzarro»?
PRESIDENTE. Ricordo che martedì ascolteremo la SOGIN in ordine al deposito unico.
DONATO PIGLIONICA. Ho appena scritto al presidente della Commissione ambiente per chiedere l'audizione della SOGIN.
PRESIDENTE. Come il collega Piglionica sa, avverto le sollecitazioni prima ancora che mi giungano, perché conosco la sensibilità dei colleghi. L'onorevole Piglionica sa che le nostre prerogative sono ovviamente diverse da quelle della Commissione permanente, per cui ho volutamente convocato la SOGIN.
Questa mattina si è verificato il sequestro di 3.230 caprini, se ricordo esattamente il numero: se si sequestra vuol dire che c'è allarme, non va sottaciuto però che noi cerchiamo di tranquillizzare. In questo senso saremmo lieti di conoscere le azioni poste in essere dalla regione Campania.
UGO DE FLAVIIS, Assessore alle politiche territoriali e all'ambiente della regione Campania. Il mondo scientifico ha accertato che i vari tipi di diossina, in larghissima misura, sono il prodotto della combustione di varia natura, tra cui anche di quello dei rifiuti. In questi tre mesi ho dovuto apprendere molto, tra cui anche che un treno di pneumatici di auto produce più diossina di diverse tonnellate di rifiuti bruciate in un termovalorizzatore. È vero che l'Unione europea, con una direttiva risalente al luglio 2002, ha stabilito un parametro pari a tre picogrammi, è altrettanto vero però che se paragonassimo questo livello a quello più elevato previsto per il salmone danese, probabilmente constateremmo che le misure di controllo sono abbastanza elastiche nel tempo, nel senso che seguono le vicende politiche che prescindono dalla nostra volontà.
Il territorio interessato è definito in una serie di documenti che consegneremo alla presidenza, fermo restando che la dottoressa Imperatrice, direttore tecnico dell'ARPA della Campania - che mi accompagna - potrà intervenire per fornire ulteriori dettagli tecnici.
PRESIDENTE. Sarà assolutamente necessario.
UGO DE FLAVIIS, Assessore alle politiche territoriali all'ambiente della regione Campania. Sono anch'io convinto che siamo in presenza di una schizofrenia mediatica, considerati gli allarmi e le rassicurazioni a cui assistiamo; sono eccessivi gli allarmi ed altrettanto lo sono le rassicurazioni, le quali peraltro sono fondate su un'attività di monitoraggio sempre più forte, presente e coordinata oltre che su un intervento di recupero, a sua volta basato su azioni di livello nazionale su siti di interesse nazionale e su misure regionali.
Consentitemi un peccato di orgoglio: la Campania è la regione italiana che vanta
la più ampia estensione di territorio vincolato, con aree protette e con parchi regionali e nazionali, pari a circa il 60 per cento della realtà regionale. Rispetto all'emergenza rifiuti e al fenomeno della diossina abbiamo una notevole estensione di territorio pregiato che difendiamo.
In conclusione, permettetemi una battuta sulla SOGIN che è concorrente delle Agenzie di protezione dell'ambiente su tutto il territorio nazionale. È un consulente ricercato e voluto - probabilmente a ragione - dai commissariati, ma concorrente rispetto agli organi istituzionali, ossia le ARPA che a questo sono preposte. La SOGIN è l'interlocutore dei commissariati e svolge una parte del monitoraggio probabilmente per accelerare i tempi o perché si vuole un interlocutore di ordine nazionale non più autorevole, ma sicuramente più forte delle ARPA. Un percorso questo che non ho inteso seguire da quando ho assunto l'onore e l'onere dell'assessorato alle politiche territoriali e all'ambiente; io, infatti, continuo ad utilizzare l'Agenzia per la protezione e l'ambiente che è l'ente strumentale a ciò preposto, al quale noi contribuenti ed amministratori paghiamo ampi contributi. Vi ringrazio.
MARIA LUISA IMPERATRICE, Direttore tecnico dell'ARPA Campania. Il piano generale per le diossine, approvato dalla Giunta regionale, prevedeva l'individuazione di una serie di aree a rischio. A tale identificazione si è giunti facendo centro su un allevamento in cui è stata riscontrata la presenza di diossina nel latte e tracciando un cerchio di un chilometro di raggio. In queste aree è stata compiuta anche un'operazione preventiva, nel senso che sono stati sequestrati gli allevamenti sui quali non erano stati seguiti accertamenti analitici, salvo che l'allevatore non dimostrasse che la concentrazione di diossina nel proprio latte era al di sotto dei limiti previsti dalla direttiva europea, attraverso una certificazione attestante l'esecuzione di un campionamento ufficiale da parte di un ufficiale sanitario e di analisi presso un laboratorio accreditato.
Le aree in oggetto vanno dall'alto napoletano - quindi, i comuni di Marigliano, San Paolo Belsito, Cercola - a tutta la zona del basso casertano. Credo che lo spiegherà anche l'assessore alla sanità, tuttavia anticipo che dal punto di vista sanitario è stato controllato il latte nelle provincie dei Salerno, Avellino e Benevento senza riscontrare positività.
Nel luglio 2002 abbiamo avviato una campagna dato che la prima indagine sanitaria sul latte era riferita a campioni di latte prelevati da allevamenti di ovi-caprini, cioè animali che traggono la propria alimentazione dal pascolo. Premetto di essere un chimico e di occuparmi della questione ambientale, per cui della situazione sanitaria riferirà opportunamente l'assessore competente. Ad ogni modo abbiamo svolto un campionamento dei pascoli dove secondo gli allevatori e i veterinari pascolavano queste pecore. Considerate che l'erba è un elemento difficile da valutare, perché cresce e viene tagliata e, quindi, non ha un riscontro nel tempo, nel senso che a seguito di un fenomeno acuto, com'è un incendio, può risultare contaminata solo per un certo periodo. Il suolo invece è la memoria storica degli avvenimenti succedutesi sul territorio e non a caso è disciplinato a livello nazionale. Dunque abbiamo svolto dei campionamenti conoscitivi delle matrici ambientali per capire quale fosse il livello di contaminazione del suolo e dell'erba, anche se per quest'ultima non è previsto alcun limite di legge (il che complica la valutazione in termini alimentari ed ambientali).
Per quanto riguarda il suolo, a parte alcuni casi che stiamo approfondendo, non abbiamo riscontrato concentrazioni particolarmente elevate di diossina (tenete conto che abbiamo campionato suoli agricoli ed aree di pascolo).
Stiamo ancora elaborando i dati, di cui moltissimi sono congeneri ed il loro valore è di indice, nel senso che è relativo ad una serie di analisi compiute per singoli congeneri (indice di tossicità ambientale ed uno dato dalla Organizzazione mondiale della sanità); siamo in presenza di diossina per le aree sottoposte a campione che
corrispondono ai valori delle aree fortemente antropizzate, in cui convivono zone industriali e zone ad alta densità di popolazione. A parte alcuni punti che stiamo approfondendo, la concentrazione nei suoli risulta al di sotto dei limiti imposti dal decreto ministeriale n. 471. Sottolineo che la campagna da noi avviata non ha eguali nel passato, perché ha riguardato 157 campioni di terreno e circa 60 di erba ed è stata concordata con l'Istituto superiore di sanità quanto alle modalità di campionamento ed alla tipologia dei laboratori per l'effettuazione delle analisi.
Vorremmo esaminare anche le acque del canale dei Regi Lagni perché in queste zone è più facile collocare gli allevamenti data la presenza di acqua. Poiché i Regi Lagni accuseranno certamente problemi di inquinamento delle acque, vogliamo verificare i sedimenti, cioè la parte che si deposita sul fondo, perché in essi si concentrano i microinquinanti organici tra cui le diossine. Tra l'altro, faremo anche una verifica della deposizione poiché una delle ipotesi è che la diossina, provocata da fenomeni di combustione di vario genere, possa depositarsi sulle matrici alimentari. Un altro fatto accertato in letteratura è che, quale che sia la causa e la provenienza della diossina nel territorio, passa nell'animale e nella catena alimentare attraverso l'alimentazione. Si tratta di capire dunque qual è l'alimentazione e quale relazione esiste tra questo fenomeno, presente da un punto di vista ambientale, e le conseguenze su un allevamento. Siamo in una fase di studio e di collaborazione con le autorità sanitarie, e spero anche con il dottor Conso, per la risoluzione di una questione ambientale che investe anche la tutela della salute della popolazione.
I primi risultati sono emersi dal Piano nazionale dei residui elaborato dal Ministero della salute e condotto da tutte le regioni d'Italia; in Campania sono stati eseguiti una seri di prelievi per la valutazione della concentrazione di micro inquinanti nelle matrici alimentari; in particolare, sono stati prelevati due campioni di latte ovi-caprino, dai quali è emersa la concentrazione di diossina.
Una volta scoperto il fenomeno, l'Assessorato regionale alla sanità ha continuato nel campionamento analizzando il latte proveniente da altri allevamenti di ovi-caprini e, quasi in parallelo con l'indagine della procura della Repubblica, anche il latte vaccino e di bufala. La situazione è a macchia di leopardo, nel senso che non tutti gli allevamenti di una certa area sono risultati contaminati; non è una contaminazione totale perché alcuni allevamenti sono stati sequestrati, mentre altri no.
Sotto il profilo ambientale, c'è una presenza diffusa sul territorio non giustificata da una sola fonte di inquinamento.
DONATO PIGLIONICA. Sono state previste forme di sostegno per queste imprese?
PRESIDENTE. A proposito del dato economico, l'assessore ha riferito vari percorsi, da quello regionale al decreto che, credo, sia stato concordato tra la regione Campania (e le sue articolazioni) ed i dicasteri della sanità, dell'ambiente e delle risorse agricole e forestali. Credo che il vero nodo della questione siano proprio le risorse, come e dove trovarle, sulle quali il ministro dell'agricoltura potrà dare utili informazioni nel corso dell'audizione prevista per la prossima settimana.
RENZO MICHELINI. Non si ha ancora cognizione esatta delle possibili cause dell'inquinamento da diossina; vorrei poi informazioni sull'ammontare delle concentrazioni riscontrate, almeno nel latte.
UGO DE FLAVIIS, Assessore alle politiche territoriali e all'ambiente della regione Campania. Per quanto riguarda i rimborsi, la regione ha già attivato alcune iniziative, anche perché il piano diossina è stato trasmesso all'Unione europea per evitare eventuali procedure di accertamento e perché i contributi agli allevatori dovevano in ogni caso essere sufficientemente motivati. Pertanto la regione, insieme con il Governo, ha trasmesso all'Unione europea il piano, che credo sia stato recepito.
Stiamo attivando in campo regionale le prime forme di sostegno, per la verità molto limitate; siamo in attesa che venga approvato un decreto-legge che dovrebbe consentirci di fare di più.
A proposito del decreto-legge, uscendo fuori tema e abusando della vostra cortesia, ricordo il problema dei siti di interesse nazionale: mi rivolgo in particolare al presidente, che è deputato campano. C'è infatti la possibilità di effettuare un recupero sul piano del controllo e della gestione delle bonifiche.
PRESIDENTE. Assessore, non ho capito il riferimento ai siti di interesse nazionale.
UGO DE FLAVIIS, Assessore alle politiche territoriali e all'ambiente della regione Campania. Immaginiamo di trovare, sul lungomare di Napoli, 3 picogrammi di diossina: rischiamo di far diventare via Caracciolo un sito di interesse nazionale, il che probabilmente apparirebbe eccessivo rispetto alla necessità di un recupero e di un intervento di bonifica approfondito ed utile.
Comunque, al di là di questa divagazione, per quanto riguarda le cause del fenomeno, ribadisco la necessità di verificare a valle i risultati di tutte le analisi; successivamente occorrerà procedere sul piano scientifico ad un accertamento credibile delle cause. La mia opinione personale, non fondata su dati scientifici ma su qualche mese di lavoro approfondito sull'argomento, è che vi sia un concorso di ragioni molto vasto. Probabilmente, quando si deciderà su quali aree, con quali mezzi e su quali cause intervenire per la bonifica, occorrerà tener presente che siamo di fronte sicuramente ad un concorso di ragioni, non solo di ordine tecnico e ambientale ma anche sociale e di altra natura, su cui occorre intervenire, evitando azioni che abbiano solo un riflesso mediatico ma scarsa utilità.
PRESIDENTE. Ringrazio per la sua presenza l'assessore alla sanità della regione Campania, Rosalba Tufano, che nel frattempo ci ha raggiunto. Faccio presente anche a lei che l'odierna audizione costituisce l'occasione per acquisire dati ed elementi informativi sulle recenti delicate problematiche inerenti la vicenda riguardante l'inquinamento da diossina in Campania. Ricordo che su tale materia la Commissione ha già ascoltato la SOGIN, mentre la prossima settimana ascolterà il ministro delle politiche agricole e forestali.
Saremo ben lieti di ascoltarla su questo punto, riservando eventuali domande dei colleghi della Commissione in esito al suo intervento.
ROSALBA TUFANO, Assessore alla sanità della regione Campania. Vorrei anzitutto chiedere scusa per il ritardo, che tuttavia non è dovuto alla mia volontà: non è assolutamente mio costume fare attendere quando c'è un orario prefissato per un incontro.
La vicenda della diossina nasce, per quanto mi riguarda, nell'aprile 2002, allorquando - in virtù di un piano nazionale residui dell'anno 2001 in base al quale venivano poste in essere una serie di attività di verifica sul latte animale e sui mangimi - emersero due positività in due territori, la zona Caserta 2 e la zona Napoli 4. In virtù di tale positività, abbiamo esteso i prelievi, dapprima in forma random, su quel territorio e nel resto dell'area campana; ci siamo recati contemporaneamente al ministero per discutere questa problematica e ottenere suggerimenti. Proprio nella zona di Napoli 4 e di Caserta 2, in seguito a tali controlli, emersero ulteriori positività. Dopo altri incontri svolti presso il Ministero della salute abbiamo costituito un'unità di crisi allo scopo di allargare le indagini e verificare la possibilità di agire sulle cause. Tutto questo naturalmente è avvenuto di concerto con l'assessorato all'ambiente, il Ministero della salute e - avendo saputo che anche la magistratura interveniva su questa problematica - mi sono personalmente recata dal procuratore capo, per poter agire di concerto con questa autorità.
La magistratura utilizzava i veterinari, i quali avevano istruzione di non intervenire
nelle stesse zone dove operava la stessa magistratura, per evitare doppioni nei prelievi che, oltre ad essere inutili, avrebbero reso più difficile seguire l'evoluzione del processo. Avevamo l'obbligo di far riferimento all'istituto zooprofilattico di Teramo, dove anche la magistratura inviava i prelievi. Quindi, anche se non è stato mai detto espressamente, è stata scelta la filosofia di non intervenire due volte nella stessa zona. Ovviamente, tutte le volte in cui si riscontrava una positività, si interveniva immediatamente bloccando la transumanza delle greggi, l'immissione in commercio del latte e bloccando i vari prodotti derivati che erano già arrivati in commercio.
È poi emersa l'esigenza di elaborare un piano che intervenisse sul versante sanitario ma anche su quello ambientale per agire rapidamente. Tale piano è stato elaborato con l'avallo di un comitato tecnico-scientifico cui ha partecipato l'Istituto superiore di sanità, oltre che alcuni rappresentanti dell'università; è stato già valutato a livello ministeriale nel corso di alcuni incontri con i ministri Sirchia ed Alemanno, mentre non ricordo se fosse presente anche il ministro dell'ambiente. Comunque il piano è ora all'esame di Bruxelles.
La filosofia che ispira il piano, dal punto di vista della sanità, è la seguente. Nel momento in cui si è riscontrata la positività in una certa zona si è proceduto immediatamente al blocco dell'immissione in commercio del latte e della movimentazione degli animali per tutti gli allevamenti che si trovavano entro il diametro di un chilometro. Man mano che i dati positivi ci pervenivano da Teramo sono stati bloccati altri allevamenti. C'è stato poi un lungo carteggio tra l'assessorato e il Ministero della salute per tentare di utilizzare come dati ufficiali, e quindi utili per chiudere definitivamente questi allevamenti, anche quelli provenienti da altri laboratori. Abbiamo avuto la possibilità di fare ricorso ad un laboratorio in Toscana; dopo ulteriori incontri con il ministro Sirchia è emersa la possibilità di rivolgerci all'istituto Mario Negri. È recentissimo il fax del ministro che mi autorizza ad utilizzare come campione ufficiale anche quello proveniente da tale istituto in considerazione del ruolo svolto dallo stesso nella vicenda di Seveso. Per quanto riguarda altri laboratori cosiddetti «privati», anche se accreditati, era necessario l'avallo da parte dell'istituto di Teramo. Tutto ciò probabilmente ha creato difficoltà; utilizzando un solo laboratorio, si è verificata una certa lentezza nella ricezione dei risultati..
Gli esami riguardano fondamentalmente il latte, ovino, bovino e bufalino, ed i foraggi. Quando è stato istituito il comitato tecnico-scientifico abbiamo elaborato delle linee guida da inviare agli allevatori, che indicavano anzitutto come comportarsi in modo da evitare incrementi di diossina; in secondo luogo, si invitavano gli allevatori a cambiare il tipo di alimentazione degli animali, anche se per la verità non siamo ancora in possesso di dati certi nel senso della positività sui mangimi. Tuttavia, a scopo cautelare, abbiamo consigliato agli allevatori di cambiare mangime.
In conclusione, si è riscontrata la positività in una serie di allevamenti. Attualmente sono sotto sequestro a Napoli otto allevamenti e 46 a Caserta; sono stati successivamente dissequestrati 37 allevamenti a Caserta e cinque a Napoli. Il dissequestro dipende dal fatto che una parte di allevamenti bloccati in via di profilassi hanno poi dato risultati non positivi; inoltre i controlli successivi, anche sullo stesso allevamento, hanno dato un risultato che ha consentito di procedere al dissequestro. Stiamo quindi cercando di intervenire sia in via di profilassi, sia invitando gli allevatori ad un comportamento di un certo tipo, che preveda anche il cambiamento dei mangimi (anche se, ripeto, fino ad ora i risultati che ci sono pervenuti non fanno emergere positività alla diossina), sia cercando di bloccare gli allevamenti nell'arco di un chilometro, ancora prima della raccolta dei risultati.
Abbiamo infine chiesto l'intervento del Governo non solo nella gestione del fenomeno ma anche sotto il profilo dell'indennizzo
economico, perché la distruzione del latte che ogni giorno viene raccolto incide fortemente sui costi sanitari, senza contare il problema degli eventuali indennizzi che si porrà in futuro.
GENNARO CORONELLA. Vorrei anzitutto scusarmi per l'assenza dalla prima parte della seduta. Mi rivolgo all'assessore De Flaviis: ho letto la relazione del professor Mario Fanelli dell'istituto Mario Negri che, su incarico della procura di Santa Maria Capua Vetere, ha eseguito uno studio sui fenomeni di contaminazione che si sono verificati nella regione Campania. Il professor Fanelli afferma che due sono stati i focolai di contaminazione, uno nella zona di Marigliano, dovuto ad emissioni industriali, ed un altro a Villa Literno in seguito all'incendio di un grosso deposito abusivo di pneumatici.
La questione fu segnalata dall'assessorato alla sanità della regione Campania al Ministero della salute nel novembre 2001, mentre la contaminazione - ed i relativi sequestri, prelievi e controanalisi - si è verificata agli inizi del 2003. Ritengo che la diossina non esista nella regione Campania: secondo me è un problema di bonifica, perché quando scoppiano focolai di contaminazione e non si interviene è chiaro che il problema si diffonde e diventa difficile estirparlo. Per quale motivo l'assessorato all'ambiente oppure il commissario straordinario non hanno disposto le bonifiche necessarie nell'immediatezza della scoperta?
UGO DE FLAVIIS, Assessore alle politiche territoriali e all'ambiente della regione Campania. Lo stesso onorevole Coronella ha citato la relazione di uno studioso, che condivido, che conforta la mia personale sensazione: ripeto che c'è un concorso di cause nella vicenda della diossina, che vanno considerate con molta attenzione per evitare di realizzare interventi di bonifica di carattere «mediatico», per soddisfare l'opinione pubblica, ma privi di grande utilità. Esiste un piano-stralcio di bonifica proposto dal commissario di Governo e che la regione ha recepito all'attenzione della giunta regionale: potrebbe essere approvato anche domani, o al massimo il prossimo venerdì. Tale piano consentirà di attuare una serie di interventi iniziali; tuttavia ribadisco che secondo me è necessario disporre di un quadro certo dell'evento perché altrimenti si rischia di intervenire inutilmente, oltre che in modo inadeguato.
La combustione di pneumatici è sicuramente un motivo rilevante, così come lo sono le immissioni in atmosfera e la gestione criminale di un pezzo del ciclo integrato dei rifiuti; a valle di tutto questo, occorre tener conto - per quello che ho imparato in tre mesi spesi a cercare di capire qualcosa dell'argomento - che la diossina è un elemento estremamente leggero, per cui anche l'ipotesi di bonifica deve prendere in considerazione un territorio assai più ampio di quello sul quale si interviene con le analisi e si riscontra il superamento dei livelli consentiti dall'Unione europea.
Ricordavo prima che tutto si basa sul recepimento in Italia, avvenuto un anno fa, di una direttiva di alcuni anni fa dell'Unione europea che abbassava in modo considerevole i parametri consentiti, ma non per tutte le filiere. Facevo l'esempio del salmone danese, che ha un parametro leggermente più elevato di quello relativo al nostro latte o ad altri prodotti nostrani.
PRESIDENTE. Questo significa che è tollerata più diossina?
UGO DE FLAVIIS, Assessore alle politiche territoriali e all'ambiente della regione Campania. È esatto.
Se vogliamo intervenire adeguatamente su questo fenomeno vasto e complesso - tra l'altro siamo in attesa del decreto-legge cui facevo prima riferimento che dovrebbe fornirci, oltre al sostegno finanziario, anche alcune linee di indirizzo - occorre avere il quadro chiaro delle analisi, del monitoraggio, del piano di bonifica e di altri elementi che ci mancano, non ultimi anche i risultati delle inchieste dell'autorità giudiziaria. Viceversa, ripeto, rischieremmo
di compiere una semplice attività di promozione della giunta regionale sui territori interessati, che però risulterebbe poco utile per la soluzione strutturale del problema.
GENNARO CORONELLA. Capisco l'imbarazzo dell'assessore che ha assunto l'incarico da pochi mesi, ma non mi ritengo soddisfatto della risposta. Lei ha parlato di sequestri e di dissequestri: a me risulta che il campione prelevato è stato analizzato dall'Istituto zooprofilattico di Teramo, in base alle cui risultanze sono stati disposti i sequestri, e da altri laboratori accreditati dalla regione Campania, che hanno riscontrato un livello diverso. Come mai? Ho già detto che, secondo me, la diossina in Campania non c'è e mi assumo la responsabilità di questa dichiarazione, ma il risultato di queste analisi ha contribuito a creare confusione e tensione.
RENZO MICHELINI. Tralascio di riproporre la prima domanda che intendevo porre, perché coincide perfettamente con quella testé formulata dal collega Coronella e passo ai quesiti successivi. Esistono dati epidemiologici sull'acuirsi di patologie in dipendenza della diossina? Esistono differenze nel livello delle concentrazioni riscontrate dall'Istituto Mario Negri e da quello zooprofilattico di Teramo e, in caso affermativo, qual è la relativa entità?
Da ultimo vorrei sapere quali procedure ha adottato la regione Campania circa le modalità (ovviamene sotto il profilo tecnico e giuridico) di eliminazione del latte contaminato.
DONATO PIGLIONICA. Esistono dati sui contenuti di diossina riscontrati nei mesi precedenti? Lo chiedo per comprendere se la rilevazione evidenzia solo un fenomeno acuto oppure se il livello di diossina era già elevato in epoche precedenti. Se questa è la prima rilevazione, la precedente, normale, a quando risale?
PRESIDENTE. Nelle indagini è stato coinvolto il sistema universitario napoletano? Ancora: lei ha parlato del sequestro di greggi che è avvenuto, immagino, sulla base di un provvedimento dell'azienda sanitaria locale competente: a questo ha fatto sempre seguito un provvedimento analogo e conseguente del sindaco?
ROSALBA TUFANO, Assessore alla sanità della regione Campania. Forse non mi sono espressa bene sul coinvolgimento dell'Istituto Mario Negri. Attraverso un fax il ministro mi ha dato la possibilità di contattare questo Istituto, ma materialmente la trasmissione dei campioni prelevati non è ancora avvenuta e, di conseguenza, non è possibile verificare l'esistenza di eventuali difformità nei risultati. C'è invece difformità di risultati tra le analisi effettuate a Teramo e quelle fatte presso alcune strutture accreditate, alle quali gli allevatori si sono rivolti. Ovviamente, quando abbiamo constatato una difformità, ci siamo riferiti esclusivamente ai dati trasmessi da Teramo ed abbiamo agito secondo le indicazioni che ci sono state date.
Per quanto riguarda l'università, la facoltà di veterinaria dell'Università Federico II di Napoli è stata coinvolta sia nel CTS, sia nell'unità di crisi.
I dati in mio possesso risalgono all'aprile 2002 e sono il risultato delle analisi sui campioni prelevati a novembre 2001; una volta riscontrata la positività nell'aprile 2002, mi sono mossa nel modo che vi ho detto, prima random, poi a raggiera e successivamente a distanza di un chilometro.
DONATO PIGLIONICA. Del passato non ci sono dati?
ROSALBA TUFANO, Assessore alla sanità della regione Campania. Non mi risulta.
DONATO PIGLIONICA. È allarmante: può darsi che la diossina vi sia da vent'anni!
ROSALBA TUFANO, Assessore alla sanità della regione Campania. Non so dire con esattezza quando è stato avviato il
Piano nazionale dei residui. Avendo assunto questo incarico nel febbraio 2002, ho ricevuto i primi dati allarmanti nell'aprile 2002 ed ho chiesto agli uffici se i dati precedenti potessero creare allarme, ricevendo una risposta negativa.
Per quanto riguarda l'eventuale provvedimento del sindaco, a me risulta di sì, perché per bloccare ci deve essere il concerto con il sindaco.
Quanto alle modalità di distruzione del latte, questo viene versato in appositi contenitori alla presenza di un veterinario e consegnato alle ditte per la loro termodistruzione (le quali, durante l'emergenza, sono state identificate con l'aiuto della prefettura). Contemporaneamente è stata indetta la gara per l'affidamento definitivo della raccolta e della distruzione, che si concluderà in questi giorni.
PRESIDENTE. A quale impianto è stato consegnato il latte?
PAOLO SARNELLI, Dirigente dell'assessorato alla sanità della regione Campania. Alla Ecodeco; a proposito, pochi minuti fa ho ricevuto una telefonata che mi informava del sequestro effettuato dal NAS nei confronti di questa ditta a causa della mancanza dei verbali di consegna delle cisterne.
RENZO MICHELINI. Assiste qualche persona alla termodistruzione? Quale autorità vi ha autorizzato a procedere alla termodistruzione? È garantito che questa operazione inibisce la pericolosità della diossina, che probabilmente non si elimina con la termodistruzione?
MARIA LUISA IMPERATRICE, Direttore tecnico dell'ARPA Campania. Il latte sequestrato viene denaturalizzato sia all'atto del sequestro dei veterinari, sia dalla ditta che esegue lo stoccaggio e poi immesso nel termodistruttore che lo porta a temperature superiori ai mille gradi.
Quando arriva al termodistruttore il latte contaminato è considerato un rifiuto speciale non pericoloso; del resto, le concentrazioni di diossina nel latte sono pericolose per il consumo alimentare umano. Nel momento in cui porto a termodistruzione il latte contaminato, questo diventa un rifiuto speciale non pericoloso perché la soglia è più elevata: stiamo parlando di picogrammi per grammo di grasso di latte, come limite per l'alimentazione umana, e c'è una notevole differenza tra rifiuto ed alimentazione umana.
RENZO MICHELINI. Se la diossina supera la soglia consentita, è una sostanza pericolosa e nociva.
MARIA LUISA IMPERATRICE, Direttore tecnico dell'ARPA Campania. La diossina supera la soglia consentita come alimento, se ingerita. Dal punto di vista della concentrazione nei rifiuti, quella della diossina nel latte come rifiuto è bassissima.
RENZO MICHELINI. Concentrare molto latte contaminato in un termodistruttore senza alcun controllo dell'abbattimento delle diossine significa, credo, produrre un forte inquinamento di diossina intorno al termodistruttore!
MARIA LUISA IMPERATRICE, Direttore tecnico dell'ARPA Campania. Il termodistruttore è autorizzato a distruggere questo tipo di rifiuto.
RENZO MICHELINI. Non voglio fare polemiche, ma l'assessore alla sanità giustamente ha evidenziato che il ministro Sirchia ha autorizzato le analisi presso l'Istituto Mario Negri, mentre avrebbero potuto essere svolte dall'Istituto superiore di sanità. Sapete bene che il livello di concentrazione della diossina, rilevato con una determinata strumentazione, ha un indice di pericolosità basso, difficile da individuare e qui entra in gioco l'omogeneità della metodologia, la capacità e la professionalità nell'individuazione. Se non si presta un'attenzione particolare, si rischia di eliminare la diossina dal latte, ma di disperderla nell'ambiente!
PRESIDENTE. È una sollecitazione utile che invita la Commissione a riflettere. È chiaro che la concentrazione di notevoli quantità di diossina da distruggere in un medesimo impianto rischia di innescare una altrettanto notevole dispersione. È un tema da considerare sotto il profilo tecnico, scientifico e normativo.
Un'ultima domanda: ci sono studi epidemiologici sull'uomo a valle di queste condizioni di inquinamento?
ROSALBA TUFANO, Assessore alla sanità della regione Campania. Abbiamo tentato di coinvolgere l'Istituto superiore di sanità ma abbiamo incontrato delle difficoltà; comunque l'Istituto ci ha aiutati nella predisposizione del piano, delle linee guida e via dicendo. Anche per quanto riguarda i laboratori privati accreditati è stato difficile avere l'OK.
Come ho già anticipato, qualche giorno fa sono stata autorizzata ad avvalermi dell'Istituto Mario Negri; contemporaneamente ho affidato all'Osservatorio epidemiologico presso l'assessorato alla sanità il compito di valutare l'andamento delle patologie legate alla diossina per capire se vi fossero danni o ripercussioni sull'uomo, perché è uno degli obiettivi prioritari.
PRESIDENTE. Ringrazio gli ospiti per gli approfonditi elementi forniti che ci saranno utili per le nostre valutazioni sul piano tecnico-scientifico e su quello normativo, i colleghi intervenuti e dichiaro conclusa l'audizione.
La seduta termina alle 15,05.
![]() |