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Seduta del 18/2/2003


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Audizione dell'amministratore delegato della società Polimeri Europa, Piero Raffaelli, e dell'ingegner Mario Corazza, direttore del settore salute, sicurezza ed ambiente.

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca l'audizione dell'amministratore delegato della società Polimeri Europa, Piero Raffaelli, e dell'ingegner Mario Corazza, direttore del settore salute, sicurezza ed ambiente.
Ricordo che, secondo quanto concordato in sede di programmazione dei lavori dall'ufficio di presidenza, integrato dai rappresentanti dei gruppi, l'odierna audizione verterà sui compiti e sui profili di attività della società Polimeri Europa concernenti le materie oggetto dell'inchiesta. Essa potrà in particolare costituire l'occasione per acquisire elementi informativi sulla conoscenza degli aspetti inerenti i profili ambientali connessi all'attività degli stabilimenti Polimeri Europa e, soprattutto, le modalità di gestione dello smaltimento dei rifiuti.
Nel rivolgere un saluto ed un ringraziamento per la disponibilità manifestata, do subito la parola all'ingegner Raffaelli, che è accompagnato dall'ingegner Mario Corazza, direttore del settore salute, sicurezza ed ambiente della Polimeri Europa, riservando eventuali domande dei colleghi della Commissione al termine del suo intervento.

PIERO RAFFAELLI, Amministratore delegato della società Polimeri Europa. Vorrei premettere che ho trascorso tutta la mia vita lavorativa, che ormai ha superato i 30 anni, nel settore chimico dell'ENI. Desidero anzitutto spiegare cos'è Polimeri Europa: si tratta di una società che nacque con questo nome nel 1995 come joint venture tra Enichem e la società americana Union Carbide; nell'aprile 2001 questa joint venture si ruppe a seguito del fatto che la Union Carbide era stata acquisita dalla società Dow Chemical. Per ragioni di antitrust quest'ultima aveva dovuto abbandonare la quota azionaria di Polimeri Europa; in quell'occasione Enichem e Dow Chemical negoziarono uno scambio di portafoglio tra il 50 per cento di Polimeri Europa e un business di Enichem - i poliuretani -, ceduto a Dow Chemical. Quindi, dall'aprile 2001 Polimeri Europa divenne al cento per cento una società del gruppo ENI.
Alla fine del 2001 si decise di conferire a Polimeri Europa le attività strategiche nella chimica ancora gestite da Enichem. In questo modo Polimeri Europa, che in precedenza aveva una produzione essenzialmente di polietilene, parzialmente integrata a monte nel ciclo delle olefine nello steam cracker, si vide conferire, il


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primo gennaio 2002, altri steam cracker in precedenza gestiti da Enichem, nonché il business degli stirenici (polistirolo, ABS ed altri prodotti correlati) e quello degli elastomeri.
Nella sua attuale configurazione, Polimeri Europa produce etilene ed altre olefine, polietileni, stirenici ed elastomeri. Ha una ventina di stabilimenti, di cui circa dieci ubicati in Italia e gli altri all'estero, essenzialmente in Europa, con l'unica eccezione di uno stabilimento a Houston che produce gomme sintetiche.
Per quanto riguarda le modalità con cui l'azienda gestisce le problematiche ambientali e, in particolare, quelle connesse alla gestione dello smaltimento dei rifiuti, la nostra politica ambientale trova fondamento nel codice di comportamento dell'ENI, che ormai da diversi anni si applica a tutte le società del gruppo: un capitolo specifico è dedicato alla gestione delle problematiche dell'ambiente. Coerentemente con questo sistema di fondo, ogni azienda, compresa Polimeri Europa, si è dotata di un comitato per il rispetto del codice di comportamento e di un garante - normalmente esterno all'azienda - che assicura tale rispetto.
Quanto alla gestione delle problematiche ambientali, siamo una società relativamente complessa, anche se il paragone non va effettuato con le grandi multinazionali: nel panorama italiano, siamo la società più articolata del settore. Gli stabilimenti italiani si trovano a Marghera, Ferrara, Ravenna, Mantova, Brindisi, Priolo, Gela, Ragusa, Sarroch (Cagliari), nonché un piccolo stabilimento a Settimo Milanese. Abbiamo circa 7500 dipendenti.
Tale complessità richiede un sistema articolato e formalizzato per la gestione in generale e per le problematiche ambientali in particolare. Esso si basa su una distribuzione dei poteri e delle deleghe in materia di sicurezza ed ambiente, conferiti nel febbraio 2002 - a ridosso della nascita della nuova Polimeri Europa - a tutto il sistema, dalla sede centrale ai singoli stabilimenti. È stato poi emanato nel marzo successivo un ordine di servizio che ha confermato e puntualizzato i poteri e le deleghe.
Vorrei osservare che i nostri direttori di stabilimento - selezionati mediante un sistema di valutazione che, accanto alle capacità professionali, prende in considerazione le esperienze maturate e le capacità gestionali degli stessi - hanno il potere di spendere qualsiasi cifra senza autorizzazione della sede centrale relativamente a problemi urgenti in campo ambientale e di sicurezza, sia in termini di costi di gestione (interventi specifici) che di investimenti. Ciò rappresenta un'eccezione perché di solito le proposte di investimento passano attraverso un sistema autorizzativo interno che prevede differenti vagli a seconda dell'entità della cifra da spendere, per arrivare, per gli investimenti maggiori, ad un comitato presieduto dal presidente. Per quanto riguarda invece la materia ambientale in senso lato (sicurezza, salute, eccetera), ogni direttore di stabilimento può spendere per far fronte a situazioni che giudica di particolare emergenza: ovviamente queste spese vengono giustificate a posteriori.
Questo è uno dei tanti elementi che testimoniano la volontà dell'azienda di affrontare in modo incisivo e prescindendo dai vincoli finanziari qualunque problema in materia ambientale. Concretamente, il sistema di gestione si articola nel modo seguente. Nel 2002 abbiamo formulato un primo documento, apparentemente piuttosto generico, ma che in realtà definisce in modo abbastanza puntuale le nostre politiche in materia di sicurezza, salute, ambiente ed incolumità pubblica. Un capitolo di tale documento è dedicato alla gestione dei rifiuti.
Si tratta di un documento di principio, seguito da un secondo documento concernente le linee guida in materia di sicurezza, salute ed ambiente, a carattere molto più puntuale, il quale rappresenta un po' il nostro manifesto per la gestione delle problematiche ambientali. Nell'ambito delle linee guida è previsto anche un meccanismo di controllo: in particolare, si prevede che vengano realizzate periodicamente


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delle verifiche negli stabilimenti ed in sede al fine di controllare il rispetto delle politiche, delle procedure e della correttezza dello svolgimento delle attività in campo ambientale. A titolo puramente indicativo, sottolineo che nel corso del 2002, primo anno di vita dell'azienda nella sua attuale configurazione, sono state svolte 9 audit, che hanno abbracciato quasi tutti gli stabilimenti italiani.
Un altro elemento che vorrei mettere in evidenza è che la nostra azienda ha attivato ormai da moltissimi anni un sistema di certificazione ambientale: l'ISO 14000 relativamente all'ambiente, l' OSAS 18001 relativamente alla sicurezza e alla salute, nonché certificazioni in conformità al decreto legislativo n. 334 del 1999. Nel 1996 abbiamo ottenuto l'ISO 14000 a Brindisi e nel 1997 a Priolo, oltre ad uno stabilimento in Ungheria, nel 1998 in Inghilterra ed a Mantova, nel 1999 a Ferrara, a Settimo Milanese ed in un altro stabilimento inglese, nel 2000 a Ravenna e a Sarroch e nel 2001 a Porto Marghera. Abbiamo conseguito l'EMAS nel 1999 a Mantova, nel 2000 a Brindisi e Ferrara, nel 2001 a Priolo, sempre nel 2001 il rinnovo a Mantova, mentre nel 2002 è iniziata l'attività per il rinnovo a Brindisi. Infine, per quanto riguarda l'OSAS 18001, l'abbiamo ottenuta nel 2000 a Sarroch.
Questo sistema di certificazione impone anzitutto che negli stabilimenti esista un'organizzazione ed un sistema di gestione coerenti e completi che coprano tutte le attività ambientali dello stabilimento stesso. Dal lontano 1992 - faccio un'apparente confusione ma in realtà le politiche di Enichem e di Polimeri Europa hanno sempre avuto una loro coerenza - Enichem pubblica ogni anno un rapporto ambientale (che negli ultimi anni è stato anche certificato) in cui vengono descritti, oltre che gli elementi principali della politica ambientale, gli investimenti sostenuti, le iniziative realizzate, le bonifiche effettuate, i costi gestionali sopportati, gli investimenti locali, i risultati ambientali conseguiti in termini di riduzione delle emissioni, dei carichi inquinanti nelle acque, la riduzione dei rifiuti o le modalità di smaltimento degli stessi, i consumi energetici. Tutto ciò non solo a livello globale dell'azienda, ma per ogni singolo stabilimento. Vengono anche indicati, periodicamente, gli obiettivi che l'azienda si propone di conseguire per gli anni successivi, in modo che si possano verificare gli impegni presi ed i risultati conseguiti.
A questo riguardo, mi permetto di dire con una punta di orgoglio aziendale che negli ultimi 10-12 anni la chimica dell'ENI ha speso circa 5500 miliardi di vecchie lire in materia ambientale, intendendo con ciò sia i costi di gestione che gli investimenti realizzati. Si tratta di una cifra che, rapportata alla dimensione della nostra azienda, credo abbia pochi equivalenti a livello mondiale.
Vorrei ora focalizzare l'intervento sul settore dei rifiuti. In analogia con le linee guida generali in materia di sicurezza, salute ed ambiente, esistono linee guida specifiche per la gestione dei rifiuti molto dettagliate, emesse dalla sede, che rappresentano il riferimento cui debbono adeguarsi tutti gli stabilimenti. Le stesse si traducono, a livello di singolo stabilimento, in procedure specifiche, perché ogni stabilimento ha sue peculiarità che possono differenziarlo, ancorché non sotto il profilo dei principi generali, dagli altri.
Uno degli elementi che ritengo molto qualificanti e su cui ci siamo molto battuti in questi anni riguarda il rapporto con i fornitori di servizi ambientali, in particolare con gli smaltitori di rifiuti. Abbiamo dotato l'azienda di un sistema formalizzato sulla strategia di approvvigionamento da seguire in relazione all'acquisizione di beni e servizi; in tale strategia il parametro economico - che certamente ha una sua valenza - è subordinato ad elementi di affidabilità, serietà e soprattutto alla tenuta di comportamenti inappuntabili da parte dei nostri fornitori. Abbiamo definito una procedura concernente le modalità di approvvigionamento di beni e servizi in generale e una procedura formale di qualifica dei fornitori di servizi, utilizzando appositi questionari molto complessi ed articolati; si prevedono anche una serie di visite presso questi fornitori


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in modo da evitare casi in cui determinati soggetti, ancorché iscritti all'albo degli smaltitori, siano in realtà dei prestanome. Abbiamo effettuato visite puntuali presso tutti i principali fornitori di servizi in materia di smaltimento di rifiuti, anche presso le infrastrutture di smaltimento e le discariche, i forni di incenerimento e gli impianti di inertizzazione di cui essi dispongono.
Sulla base di tali questionari, delle visite e dell'analisi dei comportamenti pregressi, laddove vi siano, si elabora una valutazione attraverso uno scoring model che deve portare ad un punteggio minimo affinché colui che si propone entri nel nostro sistema di qualifica e diventi un fornitore qualificato. Tale valutazione viene effettuata una prima volta e vale per 36 mesi, trascorsi i quali essa viene ripetuta in casi particolari, anche perché, per chiudere il cerchio, tutte le funzioni che usufruiscono di questo servizio sparse negli stabilimenti al termine dell'esecuzione dello stesso debbono fornire una valutazione periodica dei comportamenti del fornitore di servizi anche sotto il profilo del rispetto delle norme e delle leggi ambientali nonché delle nostre procedure interne, che vincolano il fornitore stesso a certi comportamenti.
Abbiamo un elenco di fornitori qualificati di cui ci serviamo direttamente o indirettamente: come sapete il gruppo ENI ha una società che fornisce questo tipo di servizi (la Ambiente SpA) che ha infrastrutture ubicate a volte all'interno dei nostri stabilimenti e a volte all'esterno. In alcuni casi questa società si serve di altre imprese il cui subappalto è però condizionato alla nostra approvazione.
Vorrei fornire alcuni dati quantitativi, contenuti peraltro in una documentazione che posso senz'altro mettere a disposizione della Commissione. Vorrei anzitutto sottolineare l'ammontare delle spese correnti per la salute, sicurezza e ambiente di Polimeri Europa. Purtroppo ha poco significato effettuare un confronto storico perché fino al 2001 la nostra società aveva una dimensione molto inferiore a quella attuale: per darvi un'idea, negli anni che vanno dal 1995 al 2001 le spese correnti per la gestione delle problematiche ambientali e della sicurezza di Polimeri Europa oscillavano tra i 5 e i 6 milioni di euro; nel 2002, con la nuova configurazione, le spese correnti in Italia sono state pari a 56 milioni e 600 mila euro. C'è quindi un rapporto da uno a dieci proprio perché la configurazione della società è completamente cambiata. Se può interessare alla Commissione, posso fornire anche uno spaccato relativo ad ogni stabilimento.
Le spese correnti riguardano essenzialmente i costi di gestione delle nostre strutture fisse, come quella che dirige l'ingegner Corazza, nonché di quelle di stabilimento, oltre ovviamente a tutti i contratti di smaltimento di rifiuti o di trattamento delle acque e quant'altro.
Gli investimenti in materia ambientale oscillavano nella precedente configurazione della società intorno ai due-tre milioni di euro l'anno; nel 2002 sono stati pari a 70 milioni di euro e anche in questo caso c'è una ripartizione per stabilimento e basata sulla distinzione tra quanto abbiamo capitalizzato e quanto abbiamo speso per esercizio.
Un altro aspetto su cui posso fornirvi qualche dato quantitativo, con l'avvertenza che produciamo il bilancio ambientale verso giugno, mentre il MUD viene prodotto entro il 30 aprile per cui i dati sono piuttosto preliminari, è il seguente. Nel 2002 - è inutile parlare degli anni precedenti per la ricordata discontinuità degli assetti - la produzione di rifiuti di Polimeri Europa è stata di circa 75 mila tonnellate, dei quali 33 mila non pericolosi e circa 42 mila pericolosi. Di queste 75 mila tonnellate circa 15 mila sono andate a discarica, circa 19 mila al trattamento (inertizzazione o termodistruzione) e circa 40 mila a recupero, intendendo per quest'ultimo sostanzialmente le scelte inferiori di polimeri vendute sul mercato, per far fronte alla elevata richiesta.
Per quanto riguarda infine una stima dei costi di smaltimento dei rifiuti, chiedo all'ingegner Corazza di precisarne l'entità.


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MARIO CORAZZA, Direttore del settore salute, sicurezza ed ambiente di Polimeri Europa. Nel 2000 abbiamo speso circa 10 milioni e 500 mila euro: ovviamente i valori degli anni precedenti sono molto diversi, per le ragioni specificate.

PRESIDENTE. Do ora la parola ai colleghi che intendano porre domande o formulare richieste di chiarimento.

MICHELE VIANELLO. Dalla sua esposizione, ingegner Raffaelli, apprendiamo che esiste un codice di comportamento interno all'azienda, al quale naturalmente dovrebbero adeguarsi i direttori dei vari stabilimenti ed al quale probabilmente dovrebbero attenersi nell'attivare le politiche di gestione degli impianti sia per la manutenzione sia per lo smaltimento. Mi può spiegare che cos'è successo a Priolo? Se esiste un codice di comportamento, vorrei capire se le scelte strutturali effettuate a Priolo - ma anche quelle precedenti a Gela - siano il frutto di qualche decisione individuale dei direttori degli stabilimenti oppure no.
Personalmente credo poco ai codici di comportamento aziendale; in realtà si tratta di politiche industriali e di costi. Non si capirebbero altrimenti fughe o incidenti abbastanza pericolosi che avvengono spesso anche per assenza di manutenzione. Si tratta insomma di una politica un po' più complicata di quella che ci viene disegnata. Poiché sappiamo che Polimeri Europa è in vendita, vorrei capire se questo insieme di politiche sia legato a scelte industriali. Francamente il quadro che lei ci ha tratteggiato finora è insufficiente da questo punto di vista: vorrei comprendere quali scelte concrete si compiano in ogni singolo stabilimento a seconda dell'età degli impianti, della convenienza o meno ad effettuare la manutenzione o a smaltire in modo corretto.
In mancanza di ciò, non si riesce a comprendere i motivi dei risultati difformi registrati - lo dicono i fatti - nei diversi stabilimenti esistenti in Italia.

RENZO MICHELINI. Ascoltando la sua relazione, ingegnere, ho colto la particolare attenzione che Polimeri Europa riserva al problema degli scarichi inquinanti che derivano dalle attività produttive. Vorrei chiederle quali sistemi escludano la possibilità di scarichi abusivi, quali siano i metodi di controllo che permettono di verificare le eventuali trasgressioni e comunque di comprendere le dinamiche che possono causare un incidente o conseguenze negative in seguito a determinati comportamenti, peraltro consentiti.

PRESIDENTE. Vorrei a mia volta formulare qualche quesito. Sia la disciplina comunitaria in materia ambientale sia il decreto legislativo n. 22 del 1997 si fondano sul principio della responsabilità condivisa per la quale chi inquina paga: come mai finora non avete inteso aderire al consorzio obbligatorio previsto dall'articolo 48 del decreto Ronchi ed anzi avete attivato ogni iniziativa per sottrarre il polietilene - il vostro prodotto principale - a tale sistema di raccolta e di riciclaggio?
In secondo luogo, siete già in possesso della certificazione SA 800 che attiene alla responsabilità sociale dell'azienda nei confronti delle popolazioni che insistono sull'area produttiva?
Infine, per spiegare il senso della nostra iniziativa ed evitare incomprensioni su questo fronte, vorrei sottolineare che la nostra non vuole essere un'attività di indagine in senso inquisitorio; la nostra volontà è di comprendere, partendo da Priolo, se quella vicenda o altre simili rappresentino una peculiarità, un'eccezione rispetto ad un sistema industriale che invece si comporta correttamente o se viceversa sia l'espressione di una condizione generale dettata dalla necessità di abbattere i costi e migliorare la performance dei profitti, che troppe volte incide sui sistemi di difesa ambientale. La nostra iniziativa intende operare una disamina utile per migliorare le norme, se necessario, e le politiche da adottare, per individuare percorsi condivisi capaci di produrre risultati positivi ed evitare i disastri cui abbiamo assistito.
Le do la parola per la replica.


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PIERO RAFFAELLI, Amministratore delegato della società Polimeri Europa. Vorrei dire anzitutto che non sapevo che fossimo in vendita ...

MICHELE VIANELLO. Sono notizie di stampa.

PIERO RAFFAELLI, Amministratore delegato della società Polimeri Europa. Come sa, a volte si leggono anche notizie buffe. Comunque, a me risulta che sia in vendita un business, quello degli elastomeri, ufficialmente posto in vendita con avviso pubblico il 30 ottobre; non mi risulta che vi siano altre operazioni all'orizzonte: può darsi però che non me lo abbiano detto...

MICHELE VIANELLO. Lei sa che Sabic vuole comprare...

PIERO RAFFAELLI, Amministratore delegato della società Polimeri Europa. Era una joint venture... Non so: forse Sabic ha scelto qualcun altro.
Comunque, su Priolo posso dirle (non dispongo di elementi quantitativi, per cui le informazioni che le darò potranno lasciare il tempo che trovano) che neanche per la manutenzione abbiamo mai lesinato, oltreché per gli investimenti. I costi per la manutenzione, se non vado errato, sono dell'ordine di 170 milioni di euro l'anno, pari all'incirca a 350 miliardi di vecchie lire, una somma che per un sistema come il nostro - se la si rapporta al capitale investito - non è trascurabile, anche perché a tali costi di manutenzione vanno sommati 150 milioni di euro circa che spendiamo ogni anno in investimenti. Come lei sa, non abbiamo realizzato molti impianti nuovi negli ultimi anni e quindi tutti questi costi riguardano sostanzialmente working budget, migliorie, modifiche che in una certa misura si sommano alle spese per la manutenzione di cui ho parlato in precedenza. Quindi, non credo si possa dire che stiamo abbandonando gli impianti, anche perché rappresentano un patrimonio per l'azienda.
Sul caso di Priolo sono in difficoltà a rispondere: posso parlare di Polimeri Europa ma non posso parlare di altre aziende. A quanto ci risulta i fatti si riferiscono a situazioni che non riguardano Polimeri Europa, almeno al momento, ma riguardano altre aziende presenti a Priolo e impianti che non sono stati conferiti a Polimeri Europa. Infatti, come ho detto prima, il 1o gennaio 2002 è stata conferita da Enichem a Polimeri Europa una serie di impianti, ma nel caso specifico di Priolo gli impianti non sono stati conferiti. Non so dirle, quindi, se si tratti di comportamenti di singoli e cosa ci sia dietro a quello che si è letto sui giornali. È chiaro che ciò ha ingenerato in noi una profonda preoccupazione, perché pensavamo che il sistema che vi ho descritto prima avesse una serie di controlli e audit specifiche a livello di sede centrale e di ENI che ci permettevano di avere ragionevoli certezze che il sistema ambientale fosse correttamente gestito. Non solo, ma noi in assoluta buona fede, in tutti questi anni, abbiamo fatto una sorta di lavaggio del cervello a tutti i dipendenti, abbiamo fatto decine se non centinaia di migliaia di ore di formazione per fare in modo che nei comportamenti dell'azienda il valore ambientale e della sicurezza fosse al primo posto. Si può pensare ciò che si vuole, ma questa è la precondizione perché un'azienda nel 2000 possa sopravvivere nel lungo periodo. Quindi, la mia convinzione, anzi la nostra convinzione a livello aziendale è che certi valori siano entrati nel DNA delle persone che gestiscono gli stabilimenti dell'azienda. L'ingegner Corazza è stato direttore di diversi stabilimenti e si è sentito fare innumerevoli discorsi sulla gestione delle problematiche ambientali, sulla sicurezza, sul rispetto delle leggi e sul fatto che se c'è qualcosa che non va occorre spendere subito senza alcuna autorizzazione.
Quando ho letto sui giornali circa la vicenda di Priolo, la prima sensazione è stata di profondo sconcerto, però purtroppo non sono in grado di entrare nel merito perché la Polimeri Europa, al momento, non è stata coinvolta - se non


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indirettamente perché alcuni dipendenti sono stati sottoposti a misure restrittive ancorché per fatti risalenti alla loro attività precedente - ed anche perché sul merito del procedimento non so nulla.
Ho cominciato ad occuparmi di Polieco un mese fa; prima non sapevo neanche cosa fosse. Ho trovato una situazione in cui vi era una diatriba su ciò che si intende per beni in polietilene, se la materia prima vergine o il prodotto trasformato, diatriba che aveva una serie di altri addentellati: obbligatorietà del consorzio, problemi di corretta competizione tra polimeri alternativi (un tubo per l'acqua in una casa può essere fatto in polietilene o in PVC).
Io, non come amministratore delegato di Polimeri Europa ma come presidente di Assoplast federchimica, carica che ho assunto a novembre scorso, ho affrontato il problema di Polieco e ho dato la disponibilità dell'azienda ad aderire; posso dire che siamo molto vicini a definire le modalità di adesione, almeno in questa fase transitoria, che può portare ad una revisione del discorso della raccolta e del riciclo delle materie plastiche. Quindi, spero che il problema sia risolto entro breve tempo.
Mi è stato chiesto se Priolo sia un'eccezione o una generalità, fermo restando che dovrei ripetere quanto ho detto sulle mie conoscenze della vicenda, posso dire che se anche ci fossero stati comportamenti non corretti - non posso escluderlo - da parte di alcuni o di uno, si tratterebbe sicuramente di un'eccezione: questo ci fa ritenere la generalità dei comportamenti delle persone che conosco personalmente (ho lavorato qui trent'anni).

MICHELE VIANELLO. Mi scuso, ma ormai lo spezzettamento di proprietà nei vostri petrolchimici è tale che non si capisce più bene a chi appartengano i singoli pezzi. È vero però che questi impianti, al di là delle proprietà, sono molto spesso integrati, per cui è difficile dire «la responsabilità è mia fino ad una certa data, poi è di un altro». In questo senso la fase che attraversate è molto delicata e difficile, ma ciò mi lascia ancor più preoccupato. Infatti all'interno dei petrolchimici la scelta degli smaltimenti e delle manutenzioni non è più della singola proprietà, perché, come è noto, le manutenzioni spesso vengono fatte all'interno di certe aree indipendentemente dalla proprietà dei singoli impianti. Anche alla luce della vicenda di Priolo, la cosa mi crea preoccupazione perché spesso gli smaltimenti vengono fatti in impianti consortili. Dow Chemical, ad esempio, non ha il suo impianto di smaltimento nel petrolchimico di Marghera, ma segue e usa i vostri servizi.
Questo non dipende certamente da lei, ma la fase di spezzettamento proprietario dall'incerto futuro preoccupa ancora di più sullo stato di molti stabilimenti, soprattutto quelli che hanno impianti datati (come lei ha confermato, non si fanno più impianti nuovi), con i quali si va avanti finché si può, poi si liquidano alcune produzioni che probabilmente è più conveniente spostare in altri paesi, come ha spiegato recentemente il presidente dell'ENI alle Commissioni parlamentari che si occupano di queste tematiche.

PRESIDENTE. Riprendo la vicenda della certificazione attinente alla responsabilità sociale nell'azienda.
In data 13 novembre 2000 è stato approvato il piano di caratterizzazione dell'area di Gela. Cosa si è fatto da allora? Vi chiedo di fornirci, anche non subito, dati in merito alle quantità e alle tipologie di rifiuti che vengono trattati all'interno dei vostri impianti, alle operazioni e alle modalità di recupero o di smaltimento.

MARIO CORAZZA, Direttore del settore salute, sicurezza e ambiente. Per quanto riguarda la certificazione sociale stiamo agendo nell'ambito ENI, dove è in corso un dibattito, anche perché essa su alcune compagnie è raramente applicata. In particolare nel campo della Polimeri Europa la responsabilità sociale, specialmente per quanto riguarda i paragrafi che concernono l'utilizzo delle forze minorili e la giusta paga, essendo i nostri stabilimenti quasi tutti in occidente, non desta particolari


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preoccupazioni. Ciononostante noi seguiremo i principi che sta emanando e che emanerà l'ENI su questo tema.
Per quanto concerne il piano di caratterizzazione di Gela, posso dire che è stato già fatto. Il Ministero dell'ambiente ha chiesto un'integrazione che è in via di completamento. Subito dopo inizieranno gli adempimenti che dovremo fare in base alla legge n. 471, con i progetti preliminari, eccetera.
Nel frattempo, nel caso di necessità di messa in sicurezza derivante dalle analisi di queste caratterizzazioni, nello stabilimento di Gela faremo quelle ritenute necessarie che abbiamo già in altri stabilimenti.

MICHELE VIANELLO. Vorrei un chiarimento sul termine «messa in sicurezza».

MARIO CORAZZA, Direttore del settore salute, sicurezza e ambiente. Messa in sicurezza di emergenza. Nel momento in cui abbiamo evidenza di un fatto che può portare all'esterno dello stabilimento eventuale inquinamento, siamo obbligati a mettere in sicurezza di emergenza.

MICHELE VIANELLO. Ho chiesto un chiarimento perché quei termini ogni volta hanno significati diversi.

PIERO RAFFAELLI, Amministratore delegato della società Polimeri Europa. Vi farò avere quanto prima il bilancio dei rifiuti.
Vorrei tornare allo spezzettamento di cui ha parlato l'onorevole Vianello. È chiaro che nei nostri stabilimenti, almeno in alcuni, ci sono degli impianti di trattamento consortili: a Marghera c'è un impianto non consortile ma che serve tutti gli insediati; a Ravenna c'è un impianto di proprietà della società Ambiente che serve tutte le 14 o 15 società giuridiche presenti nella città; lo stesso può dirsi per Ferrara, mentre Mantova è un caso diverso perché lo stabilimento è unitario e l'impianto di trattamento biologico delle acque e l'inceneritore sono gestiti direttamente da Polimeri Europa; a Brindisi c'è un impianto di trattamento gestito da Polimeri Europa che serve anche Basello; a Priolo c'è un impianto consortile, che si chiama IAS, in cui confluiscono tutte le acque delle società e delle raffinerie presenti nell'area, nonché le acque civili della città di Siracusa e dei comuni vicini.
Nel caso degli impianti che all'interno degli stabilimenti forniscono un servizio a tutti gli insediati, c'è un regolamento consortile. In primo luogo a valle ci sono dei limiti di accettazione imposti dalla legge e poi ogni insediato ha un regolamento di fognatura per cui deve fornire il suo refluo all'impianto biologico finale, avendo a riferimento certi limiti di accettabilità dello stesso.
Circa la mancanza di investimenti, a Priolo la Polimeri Europa ha il cracker più grosso del nostro sistema, un cracker da 750 mila tonnellate annue, l'unico word scale, o quasi (senza considerare quelli dell'Arabia Saudita da 2 milioni di tonnellate l'anno), essendo allineato ai maggiori a livello europeo, un cracker per noi assolutamente strategico.
Per darle un'idea, nel prossimo autunno avverrà la grande fermata quinquennale (perché ogni cinque anni l'impianto si ferma), e noi realizzeremo su quell'impianto investimenti per circa 80 milioni di euro per il miglioramento energetico e per la sostituzione dei compressori con macchine più aggiornate, perché ovviamente la tecnologia evolve e dunque i rendimenti delle nuove attrezzature permetteranno risparmi energetici; inoltre cambieremo la geometria di alcuni forni, perché anche in questo settore avviene un'evoluzione tecnologica. Si tratterà di un primo stadio di un programma di cambiamenti a step che abbraccerà, nell'arco di qualche anno, tutti i forni. Saranno volti taluni interventi per la sicurezza, l'affidabilità e l'ambiente su cui non vorrei dilungarmi, perché dovrei entrare in particolari tecnici. Sarà realizzata una nuova grande torcia a terra, in modo da minimizzare o azzerare il problema delle famose torciate, quando l'impianto va in emergenza, con rumore ed illuminazione per la torcia. A questi 80 milioni di euro


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che stiamo investendo nello specifico in questa fermata se ne andranno a sommare circa altri 20 milioni per la manutenzione programmata nell'ambito di quella quinquennale. Ciò significa che nel solo steam cracker di Priolo quest'anno investiremo 100 milioni di euro per il miglioramento dell'efficienza, dell'affidabilità e della sicurezza, nonché per l'ecologia, perché una nuova torcia di quelle dimensioni ha un notevole impatto.

PRESIDENTE. Quali sono le strutture esterne nell'area siracusana cui fate riferimento per i trattamenti e per gli smaltimenti? Avete controllato nel recente passato, per esempio tramite audit, l'efficacia di tali trattamenti? Avete verificato la congruità tra il costo effettivo di trattamento e smaltimento e quello reale? Nel procedere a tale verifica vi siete mai accorti che i costi sono poco realistici e praticati in un mercato che talvolta è monopolistico? Avete mai assistito alla verifica del trattamento dei vostri rifiuti?
Quanto ai fanghi del depuratore IAS di Priolo, sui quali è in corso un'inchiesta da parte della magistratura di Catania, eravate a conoscenza degli smaltimenti a Misterbianco con finti ricicli?

PIERO RAFFAELLI, Amministratore delegato della società Polimeri Europa. Relativamente allo smaltimento dei rifiuti di Priolo, noi avevamo - poi spiegherò perché uso il passato - un contratto con un'associazione temporanea d'impresa Ambiente-Smari, che sotto il coordinamento della società Ambiente prevedeva lo smaltimento dei rifiuti pericolosi attraverso le strutture di Ambiente e dei rifiuti inerti da costruzione attraverso le strutture di Smari; quest'ultima, come ho scoperto in questi giorni in cui mi sono documentato al riguardo, ha una discarica di tipo 2A nell'area di Melilli. Questi erano gli smaltitori di cui fino a qualche giorno fa Polimeri Europa si avvaleva. Tralascio il discorso degli oli usati e dei compressori (che confluiscono al consorzio degli oli usati), nonché dei sottoprodotti e delle scelte inferiori del polietilene, perché vengono venduti regolarmente sul mercato.
Abbiamo proceduto ad una verifica, ad un'auditing interna su questi smaltimenti - in particolare su quelli di rifiuti inerti che venivano smaltiti da Smari nella sua discarica - dalla quale è emerso quanto segue. Trattandosi di rifiuti di natura molto diversa, che vanno da terreni derivanti da scavi a demolizioni di infrastrutture dismesse fino a legno, palette, teloni in plastica e via dicendo, il nostro revisore ci ha suggerito una migliore segregazione di questi rifiuti, che potevano essere smaltiti non a volume, come purtroppo in questi casi è prassi normale, bensì a peso (a volume si riempie il camion, ma può esservi meno materiale che smaltendo a peso). Visto quanto sta accadendo a Priolo, abbiamo ritenuto opportuno interrompere immediatamente il contratto con l'associazione d'impresa Ambiente-Smari e stiamo formulando un nuovo contratto con Ambiente per la gestione integrata sia dei rifiuti pericolosi sia di quelli inerti. I rapporti con Smari quindi sono stati recentemente interrotti.
Sui fanghi, IAS, finti ricicli, confesso la mia ignoranza; non ho neanche letto i giornali in questi giorni. Non ne so niente.

PRESIDENTE. Per quanto riguarda Gela, la Commissione d'inchiesta della precedente legislatura aveva appurato che i rifiuti contenenti mercurio venivano sotterrati vicino al mare con cemento. Ci si è posti il problema di cosa accadrà nel tempo una volta depositati i blocchi cementizi in una discarica costruita ad hoc se con le piogge acide si verificheranno fenomeni di ulteriore rilascio del mercurio?

MARIO CORAZZA, Direttore del settore salute, sicurezza ed ambiente della società Polimeri Europa. Premetto che non conosco il fatto, ma vorrei spiegare come fanno questi materiali ad andare in discarica. Essi sono considerati rifiuti, vengono caratterizzati, viene effettuata un'analisi della percentuale di concentrazione del mercurio ed un'analisi sull'eluato; quest'ultima è quella che garantisce la destinazione finale. Se sono stati caratterizzati,


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sia le percentuali della concentrazione di mercurio in assoluto nel residuo di calcestruzzi, sia l'eluato evidentemente presentavano condizioni tali da consentire il trasporto in discarica e quindi da garantire la mancata eluizione successiva. Questo ovviamente in linea generale, ma il fatto specifico non lo conosco e quindi non posso fornire una risposta.

PRESIDENTE. Ringrazio l'ingegner Raffaelli e l'ingegner Corazza che ci hanno illustrato uno spaccato importante e per noi straordinariamente utile al fine dell'iniziativa che abbiamo posto in campo e per meglio comprendere come, in questo delicato settore industriale, si articoli il ciclo dei rifiuti. Ci permetteremo, se necessario, di audirli ulteriormente, e nel frattempo sarà cosa gradita se ci faranno pervenire tutti i dati che potranno fornirci in ordine a quanto è emerso dalle domande poste nella seduta odierna. Grazie e buon lavoro.
Dichiaro conclusa l'audizione.

La seduta termina alle 14,45.

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