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PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca, nell'ambito dell'indagine conoscitiva sui risultati dell'esame dei bilanci consuntivi per il 2002 e preventivi per il 2003 degli enti gestori di forme obbligatorie di previdenza e assistenza sociale, l'audizione del presidente dell'Ente nazionale di previdenza e di assistenza per i lavoratori dello spettacolo (ENPALS), dottoressa Amalia Ghisani e del direttore generale del medesimo Ente, il dottor Massimo Antichi. Ringrazio il presidente e il direttore generale per la loro presenza.
Nel corso dell'audizione odierna è obiettivo di codesta Commissione approfondire con i nostri ospiti, le questioni fondamentali che sono emerse nel corso della discussione della relazione relativa ai bilanci consuntivi 2002 e preventivi 2003. Mi riferisco in particolare al tema della sostenibilità della gestione pensionistica, letta attraverso i dati delle singole gestioni amministrate dall'Ente, ossia la gestione lavoratori dello spettacolo e la gestione sportivi professionisti, a quello della gestione del patrimonio immobiliare residuo e dell'efficienza e livello di servizio agli utenti, nonché a quello relativo alle attività condotte dall'Ente per l'emersione del lavoro nero, che in questo settore si presume abbia una certa consistenza.
In ordine alla sostenibilità della cosiddetta gestione pensionistica, come evidenziato nella relazione al bilancio 2002, fino al 2000 l'equilibrio tra entrate contributive e spesa per prestazioni previdenziali era garantito a livello consolidato, ma solo grazie alle entrate del fondo sportivi professionisti, in quanto per la gestione lavoratori dello spettacolo si registrava una situazione di squilibrio.
Relativamente a tale tema sarebbe quindi interesse di codesta Commissione avere un maggior dettaglio informativo relativamente al rapporto tra entrate contributive che si riferiscono alle pensioni (al netto dei trasferimenti da parte dello Stato) e pensioni, alla quota dei trasferimenti attivi e al numero iscritti su pensionati.
Sarebbe utile che tali informazioni venissero illustrate sia con riferimento ai dati consolidati dell'istituto sia ai dati delle singole gestioni. In particolare sarebbe interessante conoscere l'evoluzione dei dati sopracitati negli ultimi anni nonché avere visibilità sulle proiezioni che l'istituto ha formulato per i prossimi esercizi, anche in relazione alle dinamiche del mercato del lavoro.
Per quanto attiene invece il patrimonio immobiliare, la cui consistenza alla data del 31 dicembre 2002 risulta pari a 72, 8 milioni di euro (di cui 57,2 milioni di euro rappresentati da immobili da reddito, 15,5, milioni di euro da immobili strumentali e la restante parte da terreni agricoli), è interesse di codesta Commissione conoscere le modalità di gestione dello stesso nonché avere visibilità dei relativi costi.
Un terzo aspetto che ritengo meritevole di approfondimento è quello relativo all'efficienza dell'Ente a livello di servizio reso agli utenti. I dati 2002 evidenziano l'impegno dell'ENPALS, in particolare, nel miglioramento del grado di evasione delle pratiche (nel 2002 pari a 1,1 contro una previsione iniziale pari a 0,98).
Continuano ad esservi peraltro delle giacenze di pratiche elevate (6789 pratiche giacenti a fine anno) che devono essere evase al più presto. Sarebbe quindi gradita un'illustrazione da parte dei nostri ospiti delle attività già intraprese per ridurre il numero delle pratiche dei ricorsi giacenti, nonché di quelle che si intendono porre in essere.
L'ultimo tema sul quale codesta Commissione desidererebbe avere maggiori dati è quello relativo alle attività che l'ENPALS ha adottato e adotterà in futuro per l'emersione del lavoro nero, con indicazione dei relativi risultati conseguiti o che si spera di acquisire.
Ringrazio, fin d'ora, i nostri ospiti per la loro collaborazione e do loro la parola per l'illustrazione della relazione.
AMALIA GHISANI, Presidente dell'Ente nazionale di previdenza ed assistenza per i lavoratori dello spettacolo (ENPALS). Ringrazio il presidente e la Commissione dell'opportunità che ci viene data di fornirvi alcuni dati di approfondimento sui nostri bilanci, correlati da qualche riflessione che l'Ente sta facendo in questo periodo sulla situazione della propria platea contributiva, che ci sembra assolutamente importante esternare.
A volte l'Ente piccolo rischia una residualità di attenzione, mentre la specificità professionale della platea dei nostri assicurati esigerebbe una attenzione che non sempre è possibile avere - penso ad esempio alla delega previdenziale e alla sorte pensionistica dei ballerini o degli sportivi, tema che è assolutamente in ombra rispetto ad altre realtà -.
Vi ringrazio quindi di questa opportunità. Come il presidente sottolineava, il nostro Ente ha raggiunto sostanzialmente un equilibrio finanziario in entrambe le gestioni. Abbiamo una platea di 238 mila contribuenti, eroghiamo 58.500 pensioni, abbiamo entrate contributive pari a 870 milioni di euro e spese complessive per 765 milioni di euro, al netto dei contributi da parte dello Stato, anche se mi permetto di sottolineare che non si può fare un conto al netto di tali contributi, perché questi riguardano le pensioni d'annata, le maggiorazioni sociali, la divisione assistenza e previdenza e non si possono quindi ipotizzare bilanci senza che lo Stato rimandi agli enti questi contributi, che sono previsti dalla legge.
In uno dei grafici contenuti nella relazione si legge che dal 1994 al 2004 l'Ente era in rosso, ma si trova oggi in una situazione di sostanziale tranquillità. Come ci avete chiesto, abbiamo disaggregato i dati relativi al fondo dei lavoratori dello spettacolo e a quello degli sportivi: potete notare che il punto di equilibrio tra le entrate è stato spostato nel 2001 rispetto al conto complessivo, ma nel 2004, anche senza trasferimenti, il fondo è in attivo.
Per i lavoratori dello sport, con una platea di 6 mila contribuenti e 1.327 pensioni, l'attivo è assolutamente consistente. Questi dati disaggregati sono a loro volta confermati, almeno in parte, dalle proiezioni che l'Ente ha fatto con un bilancio tecnico fino al 2009, fatto dal proprio servizio attuariale.
Nelle tabelle successive, dal 2004 al 2009, abbiamo 925 milioni di uscite a fronte di entrate per 850 milioni di euro. Il grafico indica che resta costante l'avanzo. Ovviamente la situazione è diversa nel fondo spettacolo rispetto al fondo per gli sportivi. Il primo resta sostanzialmente in equilibrio, senza trasferimenti da parte dello Stato, mentre per lo
sport l'attivo continua fino al 2009. Al di là di questi dati, che sono fatti a legislazione vigente, credo che convenga fare una riflessione su tre punti.
L'Ente ha risanato i propri conti a seguito dell'inasprimento dei requisiti; ciò, ad esempio, si può desumere facilmente dall'osservazione della tabella relativa al fondo dei lavoratori dello spettacolo.
Nel 2004 abbiamo erogato meno pensioni di quante ne erogavamo nel 1994 a seguito dell'inasprimento dei requisiti che, quindi, hanno consentito il risanamento del fondo, anche se i problemi restano. A posteriori posso affermare che forse per queste categorie vi è stato un eccesso di severità per quanto riguarda l'età (è il caso, ad esempio, dei tersicorei), i massimali ed il il contributo di solidarietà. Stiamo parlando, infatti, di categorie (sportivi, attori, eccetera) che pagano il 5 per cento di contributo di solidarietà.
A seguire, il direttore vi spiegherà più in dettaglio questi aspetti tecnici: in ogni caso, noi (assieme ai sindacati dello spettacolo) siamo a vostra disposizione per un'eventuale approfondimento su alcune anomalie che caratterizzano i requisiti e le condizioni pensionistiche di questa così variegata platea (composta da sportivi ed artisti) che esige un'attenzione minuta alle specificità professionali.
Il risanamento è stato effettuato poiché abbiamo inasprito i requisiti, anche se per ciò che concerne la loro equità è il legislatore che deve decidere.
Nell'ambito della vasta platea dello spettacolo - formata da cantanti, musicisti, registi ed autonomi - si rischia l'evasione, un problema quasi strutturale.
Gli artisti usufruiscono di pensioni molto basse poiché lavorano solamente in alcuni periodi, quindi il rischio è che con la legge Biagi alcune categorie di lavoratori occasionali non pagheranno più contributi fino a 5 milioni di euro e, quindi, si potrebbe determinare il rischio di uscita dall'obbligo contributivo di una parte della platea degli artisti.
Credo che ciò si possa risolvere dal punto di vista amministrativo, in ogni caso non mi sembra che, in questo senso, vi sia una grande attenzione.
Per quanto riguarda la platea degli sportivi, abbiamo 6 mila contribuenti e 1.300 pensioni in base ad una legge del 1991 secondo la quale solo i professionisti sono tenuti alla contribuzione obbligatoria. I professionisti sono dichiarati tali dal CONI, il che significa che oggi vi sono solo cinque categorie (6.000 persone) che pagano i contributi.
AMALIA GHISANI, Presidente dell'Ente nazionale di previdenza ed assistenza per i lavoratori dello spettacolo (ENPALS). Vi sono i silenti, mentre altri appartenenti a questa vasta platea sono considerati dalle federazioni - e, purtroppo, anche dalla magistratura - dei COCOCO, cioè dei lavoratori occasionali. Stiamo parlando di 30-40-50 mila persone che, praticamente, sfuggono ad una contribuzione adeguata.
Un altro significativo problema - sul quale, forse, sarebbe il caso di fare una riflessione - è rappresentato dal fatto che oggi il CONI è privatizzato. Quindi, noi affidiamo ad un ente privatizzato (espressione degli sportivi medesimi) la definizione di un requisito sulla base del quale si decide se un lavoratore può o meno avere la pensione obbligatoria. Non sono in grado di stabilire se per risolvere questa anomalia potrebbe bastare un intervento del Ministero, o vi è la necessità di una apposita legge in materia.
Inoltre, vi è anche da dire che anche il concetto di professionismo è in mano al CONI.
Non abbiamo problemi dal punto di vista economico, ma se interverrà una normativa riguardante il mercato del lavoro che ci creerà dei problemi potrebbero determinarsi degli squilibri.
Approfitto di questa occasione per far presente che l'Ente è in fase di ristrutturazione, di rilancio; la pianta organica è stata sistemata con lavoratori in esubero dal CONI ed è in fase di ristrutturazione
l'intero apparato informatico ed amministrativo.
Ovviamente, abbiamo lavorato per il recupero dei debiti e dell'evasione. In particolare, vi abbiamo fornito delle tabelle da cui si evince con chiarezza l'operazione effettuata sul calcio.
Abbiamo concluso una convenzione con la FIGC secondo cui non vengono ammesse al campionato le squadre non in regola con i contributi. Inoltre, abbiamo rateizzato il debito, quindi tutte le squadre interessate hanno ammesso, attraverso una sottoscrizione, la loro situazione debitoria; ciò, non è poca cosa perché in questo modo si evitano eventuali futuri contenziosi.
Quindi, se le squadre indebitate non pagheranno le rate del debito e il contributo corrente, alla fine di aprile la Lega non le ammetterà al campionato.
Attraverso questa significativa operazione siamo riusciti a diminuire di più di un terzo un debito di 50 milioni di euro.
Per quanto riguarda le case discografiche - che non pagavano i contributi per i cantanti - abbiamo portato avanti un'operazione analoga. Attraverso la collaborazione del Ministero del lavoro abbiamo stabilito un salario convenzionale sulla base del quale far pagare i contributi.
Inoltre, per il recupero ed il controllo del lavoro nero abbiamo concluso una convenzione con la SIAE che, in qualche maniera, ci consente di tenere sotto controllo una serie di iniziative di spettacolo.
Dal punto di vista del patrimonio non abbiamo più nulla se non i beni istituzionali poiché tutto è andato a confluire nella SCIP1 e nella SCIP2. L'ultima proprietà che ci è rimasta - vincolata, tra l'altro, da un lascito - è una casa di riposo a Talenti.
Tra l'altro, è in convenzione con il comune di Roma e non abbiamo elementi di gestione. Dal punto di vista del patrimonio abbiamo solo dei residui che si stanno vendendo (abbiamo evidenziato tutti i soldi che prevediamo di riscuotere sulla base delle unità che sono entrate nella SCIP1 e nella SCIP2). Abbiamo anche allegato una tabella relativa alle spese per il personale da cui si evince che, dal 2002 al 2004, ci stiamo tenendo su un aumento del 2-3 per cento rispetto alla spesa corrente. Tuttavia, bisogna considerare che il nostro personale non aveva un contratto da anni, per cui non stiamo arrivando agli stipendi dell'INPS e dell'INPDAP ma stiamo cercando di attestarci su un livello adeguato al comparto.
PRESIDENTE. Do ora la parola ai colleghi che intendano porre domande o formulare richieste di chiarimento.
ANTONIO PIZZINATO. Desidero innanzitutto ringraziare la presidente Ghisani per i dati forniti, per le proposte e per le ipotesi avanzate. Vorrei soffermarmi sull'aspetto riguardante gli sportivi. Mi riferisco fondamentalmente ai dati contenuti in una pubblicazione del Ministero dei beni culturali relativa al mondo dello sport in collegamento con il riconoscimento delle società sportive dilettantistiche.
In quel volume - che, tra l'altro, contiene considerazioni del ministro Urbani e del sottosegretario Pescante - il Ministero fornisce due dati: gli sportivi che esercitano l'attività sono 6 milioni mentre i lavoratori addetti agli impianti sportivi, all'amministrazione delle società e alla manutenzione, sono 600 mila. Dalle mie informazioni, e secondo le organizzazioni sindacali maggiormente rappresentative, i lavoratori addetti allo sport sono oltre un milione. La presidente Ghisani diceva che coloro che versano i contributi sono 6.100 e i silenti 21 mila (6 mila non sono neanche tutti quelli della serie A, B e C delle squadre di calcio). Secondo le organizzazioni sindacali, gli addetti agli impianti sportivi sono meno di 50 mila. È evidente che sussiste un problema, tanto più nel momento in cui le norme introdotte nelle leggi ad hoc ed all'interno della legge finanziaria 2002, riconoscono l'organizzazione complessiva del mondo dello sport, sia delle 43 federazioni affiliate al CONI sia degli enti di promozione sportiva. Il problema è come estendere le norme che non possono più essere affidate al CONI, essendo stato privatizzato.
Mi rendo conto che tutto ciò è di nostra competenza, ma chiedo un contributo su come ridefinire normative che consentano a coloro che non hanno altra attività dello sport di essere coperti dal punto di vista previdenziale, anche se per un numero limitato di anni. Sussiste l'obbligatorietà per quanto riguarda l'assicurazione antinfortunistica e volevo un suggerimento su come estendere tutto ciò. Infatti, nel momento in cui firmano un contratto che prevede 3-4-5 mila euro al mese, anche se per un anno, questi lavoratori a termine vanno, comunque, tutelati.
A tutto ciò è collegato un secondo aspetto che riguarda gli allenatori. Conosco alcuni allenatori di campioni del mondo per i quali non si può parlare nemmeno di compenso o di rimborso spese, per cui sussiste il problema di come tutelare tali figure. Inoltre, se nel nostro paese l'attività sportiva ha una dimensione come quella del commercio, cioè il 3 per cento del PIL, sussiste il problema di come regolarizzare tale posizione. Il CONI non è più pubblico, il rapporto di lavoro con l'insieme dei dipendenti cambia ma vi è il problema più complessivo da risolvere.
Infine, diventa fondamentale la terza questione, che era spiegabile quando il sistema di calcolo del valore della pensione era retributivo; lo dico perché nel momento in cui si va, seppur gradualmente, al sistema contributivo, vi è il problema della totalizzazione. Infatti, nello sport solo gli allenatori svolgono quella professione per l'intera vita, mentre non è così per gli sportivi. Quindi, come affrontiamo il problema della totalizzazione? In altre parole, lo sport, sia amatoriale sia agonistico, è fondamentale al fine della tutela della salute - tanto più quando si ha una lunga attesa di vita -, si esercita come unica attività per un breve periodo, ma quel periodo deve essere coperto contributivamente e in relazione ai mutamenti di professione. Quindi, chiedo tre suggerimenti che sarebbero molto utili ma, avendo posto la fiducia, non riusciremo ad inserirli nella legge delega.
Credo che se abbiamo impiegato quindici anni per il riconoscimento delle società sportive dilettantistiche e degli enti di promozione sportiva, grazie anche ai suggerimenti e all'opera compiuta in questi anni dall'Enpals, dovremmo compiere questo ulteriore passo in avanti.
EMERENZIO BARBIERI. Grazie presidente. Anch'io ringrazio la presidentessa Ghisani per i dati forniti, che sono ampi. Il mio intervento si soffermerà su alcune questioni ed alcune considerazioni. Sapete che alla Commissione Cultura della Camera dei Deputati è in corso un'indagine conoscitiva sul mondo del calcio. Martedì scorso sono stati auditi i presidenti e gli amministratori delegati di tre società diverse, Giraudo per la Juventus, Campedelli per il Chievo Verona e Fenucci per il Lecce.
In Italia esistono 146 società di calcio professionistico, a fronte delle 96 in Inghilterra e delle 96 in Spagna. Devo dire che Giraudo, Campedelli e Fenucci ipotizzano che, in un lasso di tempo molto breve, la situazione sarà drasticamente ridotta. Vorrei quindi sapere quale tipo di ripercussioni potrà avere una riduzione del calcio professionistico nelle prospettive di lungo periodo dell'Ente, almeno fino al 2030.
Passo alla seconda considerazione; la legge Bacchelli viene spesso invocata per gli sportivi o gli artisti in grave disagio economico: l'ENPALS prevede una pensione minima da erogare agli artisti o agli sportivi che in passato non hanno potuto versare alcun contributo?
Inoltre vorrei avere qualche dettaglio sulla situazione previdenziale e assocurativa degli sportivi di altre discipline molto popolari, come il basket e il ciclismo.
Per quel che riguarda il personale dell'Ente, la dottoressa Ghisani ci ha esposto i propri dati sulla pianta organica, ma devo registrare un aumento dei vostri dipendenti negli ultimi due anni di 134 unità, da 296 a 430 unità.
AMALIA GHISANI, Presidente dell'Ente nazionale di previdenza ed assistenza per i lavoratori dello spettacolo (ENPALS). Il dato dei 230 dipendenti riguarda la pianta
organica, mentre i dipendenti effettivamente in servizio sono 313. Forse c'è stato un equivoco.
EMERENZIO BARBIERI. Mi scusi dottoressa, più che di un piccolo equivoco si tratta di un errore, perché nella tabella da voi consegnata quel dato riguarda il personale in servizio.
La presidentessa ha fatto un cenno alla questione relativa ai dipendenti RAI e Mediaset. Mi interessa sapere se tutti, o una parte di questi dipendenti, paghino i contributi al vostro Ente e se la contribuzione avviene in termini percentuali. Per fare un esempio molto concreto, vorrei sapere se Paolo Bonolis, che ha un contratto di 5 miliardi l'anno, versa un contributo fisso o in termini percentuali.
VALTER ZANETTA. Vi ringrazio anch'io per la vostra relazione. È stato fatto un cenno alle modalità di controllo attraverso la SIAE e devo dire che al riguardo in qualche caso si registrano delle esasperazioni. Nel corso nelle sagre di paese, dove l'orchestrina dilettantistica si esibisce, l'arrivo della SIAE spesso risulta sgradevole e disincentivante, per cui spesso si preferisce non tenere più lo spettacolo piuttosto che versare i relativi contributi alla Siae, anche perché si tratta di contributi che non hanno un fine previdenziale. Non so cosa si possa fare in questi casi ma occorrerebbe un diverso atteggiamento.
L'altra questione è la posizione relativa ai pittori intesi come artisti. Mi è stata evidenziata una grande situazione di precarietà di questi soggetti che, che se rientrassero nella categoria degli artisti, potrebbero essere maggiormente tutelati e mi chiedo se sia possibile immaginare una maggiore tutela per questa categoria soprattutto sotto il profilo previdenziale. È immaginabile tentare di dare copertura a questi soggetti che, a fronte della situazione rappresentatami, rappresentano una platea abbastanza numerosa?
PRESIDENTE. Do ora la parola per la replica al direttore generale dell'ENPALS, dottor Massimo Antichi.
MASSIMO ANTICHI, Direttore generale dell'Ente nazionale di previdenza ed assistenza per i lavoratori dello spettacolo (ENPALS). Riguardo al problema relativo agli addetti nel settore dello sport, i numeri non sono proprio quelli rappresentati dal senatore Pizzinato. Infatti, il totale degli assicurati INPS - sostanzialmente coincidente con la popolazione attiva - ammonta a circa 20 milioni, quindi gli addetti allo sport non possono sicuramente essere 6 milioni; in ogni caso, non vi è dubbio che il problema esiste.
La discrasia tra i nostri assicurati e il totale degli addetti al settore trae origine da due previsioni normative.
La legge n. 88 del 1989 riconosce all'INPS la possibilità di stabilire il settore di appartenenza delle imprese. Inoltre - come ricordato anche dal presidente -, l'articolo 3 della legge n. 91 del 1981 estende agli sportivi professionisti la tutela assicurativa.
Non tutte le attività imprenditoriali che afferiscono alle attività sportive sono assicurate da noi; infatti, la legge parla di assicurare la tutela previdenziale ai lavoratori addetti agli impianti sportivi. L'INPS, che ne ha la potestà - riconosciuta dalla legge -, ha creato una ripartizione secondo cui non tutti gli impianti sportivi vengono assicurati da noi. I soli impianti sportivi assicurati da noi sono gli stadi, ma non, ad esempio, le palestre; per cui gli addetti che si occupano di portare avanti attività sportive da esercitarsi nel tempo libero non vengono assicurati da noi.
Questa ripartizione è stata effettuata perché - come voi sapete - l'INPS stabilisce le categorie di appartenenza delle imprese. Noi apparteniamo al settore industria-spettacolo, pertanto tutti gli addetti alle palestre, ad esempio, vanno a confluire nel terziario.
Anche nell'ambito delle attività sportive che afferiscono a noi esiste il problema creato dall'articolo 3 della legge n. 91 del 1981. Secondo tale articolo la tutela assicurativa è estesa a tutti gli sportivi professionisti che esercitano la loro attività a titolo prevalente e remunerato.
I dipendenti remunerati delle federazioni che contemplano attività sportive professionistiche - pensiamo, ad esempio, all'atletica leggera - non sono assicurati da noi perché il CONI e le federazioni non riconoscono lo status di atleta professionista. La normativa, infatti, prevede che deve essere il CONI a stabilire cosa debba essere inteso per attività sportiva professionistica.
Inoltre, le società di calcio - attività sportiva considerata professionistica - partecipanti ai campionati di serie A, B, C1 e C2 molto spesso eludono la contribuzione stipulando dei contratti di collaborazione coordinata e continuativa con gli allenatori o con i preparatori atletici.
In sede giudiziaria abbiamo contestato la simulazione di un rapporto diverso da quello effettivo, anche se i giudici, per il momento, ci stanno dando sistematicamente torto sostenendo che non è in loro potere impedire ad un'impresa di attuare una forma contrattuale prevista dalla legge. Tale interpretazione giurisprudenziale penso possa essere rimossa solamente attraverso un intervento legislativo.
Il problema della totalizzazione è stato posto perché coloro che non raggiungono il minimo contributivo richiesto per i singoli regimi debbono ricongiungere gli spezzoni a titolo oneroso.
Questo problema è stato superato per tutti coloro che beneficiano delle regole di calcolo contributivo, ma non per quelli che permangono nel sistema retributivo. La ragione non è di merito, ma ha a che vedere con i costi finanziari che all'epoca vennero ritenuti intollerabili dalla Ragioneria generale dello Stato.
Voi sapete che il problema è stato parzialmente risolto nel caso in cui il soggetto assicurato non riesca a raggiungere il minimo in nessuno dei regimi ai quali ha contribuito; in quel caso, ai fini del raggiungimento del minimo, è possibile totalizzare. Negli altri casi, se si consegue una pensione autonoma presso uno degli altri regimi, si può beneficiare dell'istituto della pensione supplementare, oppure per veder riconoscere tutta la contribuzione in un ente, bisogna trasferirla a titolo oneroso, e ciò vale anche per gli sportivi.
Se vi fosse un intervento legislativo volto a riportare a coerenza quella che era l'intenzione del legislatore - tutelare tutti coloro che esercitano l'attività sportiva professionistica remunerata come attività prevalente -, non vi sarebbe un impatto su di noi.
In questo momento, invece, un atleta di una serie inferiore - al quale, tra l'altro, la legislazione consente forme di remunerazione riconosciute solo a titolo di rimborso spese - non è soggetto a contribuzione. Altrimenti, l'impatto sarebbe rilevante, considerato che le entrate delle società sportive professionistiche che esercitano attività calcistica rappresentano il 90 per cento delle entrate relative al fondo di gestione degli sportivi. Per cui, riducendo la platea delle società sottoposte al vincolo di dover stipulare dei contratti di lavoro subordinato o, comunque, tenute alla nostra contribuzione, avremmo sicuramente dei danni rilevanti. Credo che l'unica strada potrebbe essere quella di togliere il potere di veto da parte del CONI. È quanto mai singolare che una tutela previdenziale che dovrebbe essere riconosciuta ad un soggetto dal punto vista costituzionale sia sottoposta al veto del CONI, che, tra l'altro, ormai è anche un ente privatizzato.
L'onorevole Barbieri ha chiesto precisazioni sulla legge Bacchelli. Non c'è un fondo con il quale si possa integrare il reddito di artisti che nella loro vita abbiano dato un contributo culturale rilevante. Se avessero contribuito in qualche modo al nostro Ente, potrebbero beneficiare, come del resto tutti gli assicurati, solo dell'integrazione al minimo. Comunque, abbiamo una certa sollecitazione da parte di alcuni soggetti e per noi è spiacevole che, in alcuni casi, non si possa concedere delle sovvenzioni a soggetti che hanno contribuito alla crescita culturale del paese e che per disavventure personali si trovano in condizioni disagiate. Al momento ciò non è possibile, mentre in passato sono stati concessi dei benefici con degli interventi normativi. L'Ente non è in
condizioni di riconoscere alcunché a questo titolo e, quindi, credo che l'unico strumento sia quello della legge Bacchelli.
Sulle spese del personale non c'è un errore. Al 2003 e al 2004 c'è un asterisco: siccome è un bilancio di previsione, è stato fatto sulla base di quei numeri, anche perché la spesa per il 2004 ancora non è stata erogata: quindi, si tratta di una previsione di spesa sulla base di quelle cifre. Al momento la pianta organica non è ancora completa ma si realizzerà con la mobilità: quindi, avrà un impatto sui conti dell'Ente ma non su quelli della pubblica amministrazione.
Le federazioni professionistiche riconosciute dal CONI sono quelle del golf, del motociclismo, del ciclismo, del calcio e del basket. Le uniche due federazioni che contribuiscono al nostro Ente in maniera regolare e consistente sono quelle del calcio (per circa il 90 per cento) e del basket. Le società che operano in questo settore risiedono legalmente in altri paesi. Per esempio, nel motociclismo è d'uso risiedere a Londra e i contratti vengono stipulati in quel paese; per cui, non troverà alcun motociclista professionista assicurato all'Ente. La normativa prevede che un soggetto residente all'estero, che abbia stipulato un contratto con la propria società a Londra, debba effettuare il versamento a noi nel caso in cui non sia tutelato dal punto vista previdenziale nel paese di residenza. Di conseguenza, essendo residente in Gran Bretagna, immagino che verserà in quel paese ma non a noi: per cui, in questi casi non troverà alcun assicurato. Questa è una prassi nel golf, nel ciclismo - con uno strumento simile anche se utilizzato in maniera diversa - e nel motociclismo. In molti casi è complicato intervenire su una società e su un lavoratore che risiedono legalmente all'estero: dovremmo studiare un differente intervento legislativo.
Per quanto riguarda il problema di Bonolis, per rispondere devo spiegare la regola di contribuzione sui redditi dei lavoratori dello spettacolo. Il lavoratore dello spettacolo paga rispetto alla retribuzione giornaliera che riceve; pertanto, se l'artista riceve una retribuzione, questa deve essere correlata ad un numero di giornate. Quindi, dato un importo contrattuale, la riduzione giornaliera si ricava rispetto al numero di giornate che vengono denunciate. Dopodiché, sarà opera degli ispettori verificare che sono quelle in cui effettivamente hanno esercitato la loro attività. Ottenuta la retribuzione giornaliera, versano fino ad un importo di massimale pari ad un milione giornaliero ed oltre pagano un contributo di solidarietà pari al 5 per cento. Anche in questo caso molti di questi artisti trovano un marchingegno, per cui la società committente paga un'altra società che risiede, ad esempio, in Lussemburgo e la società di tale paese poi remunererà il soggetto. Anche in questo caso si tratta di soggetti ad alto reddito che, quindi, escogitano soluzioni complicate su cui è difficile intervenire.
Comunque, se il soggetto si dovesse comportare in maniera regolare, pagherebbe rispetto ad una retribuzione giornaliera il contributo fino ad un massimale di un milione al giorno ed oltre il contributo di solidarietà. Dal punto di vista pensionistico gli verrà riconosciuta una retribuzione pensionabile, anch'essa sottoposta ad un tetto di circa 180 euro giornalieri; quindi, la differenza tra i 180 euro e i 500 euro circa non gli verrà riconosciuta dal punto vista pensionistico.
Tale normativa è un incentivo all'elusione perché, se non c'è una corrispondenza tra quanto si paga e ciò che si è riconosciuto, i soggetti tentano di evitare il contributo di solidarietà e di dover pagare i contributi su un importo che, poi, non ha un riconoscimento sulla prestazione.
Il problema relativo alla SIAE si è realmente verificato. Con la circolare n. 21 del 2003 abbiamo specificato che quando gli enti locali organizzano degli spettacoli non occorre chiedere le autorizzazioni, e tali soggetti, ove non siano retribuiti, non sono tenuti ad alcun obbligo di comunicazione né ad alcun obbligo di contribuzione. Per cui, se la SIAE interviene, in questi casi segnaliamo alla direzione generale della SIAE stessa la cattiva applicazione della normativa. Risulta
anche a me che in alcuni casi sia successo, soprattutto in alcune zone del nord est d'Italia. Siamo intervenuti e spero che ciò non accada più. Stiamo vigilando e interveniamo là dove ci giungono notizie in tal senso, anche se è difficile evitare in assoluto queste situazioni.
I pittori non sono assicurati con il nostro Ente. La legge n. 289 del 2002 aveva riconosciuto all'Ente la possibilità di segnalare al Ministero le categorie da aggiornare ai fini della tutela previdenziale, ma si tratta di un mero aggiornamento tecnico delle categorie già previste. La legge non prevede copertura previdenziale né per gli artisti né per gli scultori, ma solo per i musicisti.
Forse in questo caso occorrerebbe una modifica legislativa che estenda a questi soggetti le tutele già esistenti per gli altri artisti, anche perché questi professionisti non possono essere tutelati nemmeno attraverso il fondo commercianti dell'INPS. Sono molti i casi di artisti famosi che in vecchiaia si sono trovati in difficoltà economica, per cui sarebbe giusto colmare questa lacuna normativa.
PRESIDENTE. Ringraziamo i nostri ospiti per la loro esauriente relazione. Dispongo che la documentazione da loro presentata venga allegata in calce al resoconto stenografico della seduta odierna (vedi allegato).
Dichiaro chiusa l'audizione.
La seduta termina alle 9,40.
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