XIV LEGISLATURA
PROGETTO DI LEGGE - N. 651
Onorevoli Colleghi! - Con la presente proposta di legge
si intende contribuire alla prevenzione e alla cura delle
patologie che interessano i soggetti di sesso maschile in età
puberale, adolescenziale e nella terza età attraverso
l'istituzionalizzazione di servizi sanitari specifici. La
proposta di legge interessa in primo luogo quella fascia di
età che viene denominata dello "sviluppo puberale e
adolescenziale" che porta alla formazione biologica dell'uomo.
Tale fase è legata principalmente alla modificazione del
volume dei testicoli. Essi, crescendo e producendo più
testosterone, avvieranno e manterranno a completamento i
caratteri fenotipici secondari (crescita del pene, della massa
muscolare, dei peli e cambio della voce) tipici del maschio
adulto. Viceversa, con l'avanzare dell'età, e più
drammaticamente dopo i cinquanta anni, le alterazioni ormonali
porteranno allo sviluppo di fenomeni tipici quali la
disfunzione erettiva, l'ipertrofia o il cancro della prostata,
la riduzione della massa muscolare, con riduzione della fascia
fisica, il decadimento mentale, la demineralizzazione ossea,
eccetera.
Grazie alla più lunga aspettativa di vita, nel 2010 è
stimata in Italia la presenza di circa 12 milioni di
ultrasessantenni che obbligheranno il Servizio sanitario
nazionale a destinare risorse economiche ingenti per la cura
di patologie che sarebbe molto più semplice ed economico
prevenire. Si evidenzia che, se per le predette fasce di età
del sesso femminile e per le malattie ad esse connesse esiste
la figura dello specialista ginecologo, con le relative
strutture (consultori familiari territoriali, centri di
infertilità, servizi e reparti ospedalieri) alla cui
organizzazione per la prevenzione e la terapia, lo specialista
è, non solo favorito, ma anche obbligato dalla legge, nessuna
risorsa, struttura o figura medica sono previste dalla
legislazione italiana per la prevenzione e la cura delle
malattie nelle stesse fasce di età del maschio.
In uno studio effettuato dall'università degli studi di
Pisa presso i militari di leva (19-27 anni di età) si è
documentata la presenza di una patologia dell'apparato
genitale nel 26,7 per cento dei pazienti asintomatici
visitati. Per tali patologie, infatti, non si ricorre al
medico sia per la mancanza di una cultura della prevenzione,
sia perché nella stragrande maggioranza dei casi esse sono
asintomatiche, ed infine perché manca la struttura
specialistica di riferimento a cui il medico di medicina
generale si possa rivolgere.
Sulla carta lo specialista della materia è l'urologo, la
cui definizione è "specialista dell'apparato urinario e
genitale maschile" ma nella pratica non esistono nella sanità
pubblica italiana strutture assegnate istituzionalmente alla
prevenzione e alla cura delle patologie citate. Anzi, spesso,
nei consultori o nei centri di infertilità istituiti per la
donna, il maschio viene seguito da specialista in altra
materia che non solo non ha la cultura specifica necessaria
per la identificazione e la risoluzione di patologie diverse
da quelle in cui è specialista, ma spesso ha interesse al
prodotto finale del maschio (il seme) senza curarsi
minimamente dell'uomo. Così capita che in tutti i centri di
diagnosi e cura per l'infertilità di coppia attualmente
gestiti dal ginecologo, il maschio non viene visitato nel 90
per cento dei casi: l'alterazione seminale, che spesso
potrebbe comunemente risolversi con banali procedimenti
medico-chirurgici, resta tale e si preferisce ricorrere
spregiudicatamente a tecniche di fecondazione assistita che
sono costose (un solo centro pubblico ha un'attesa di un anno
e tutti gli altri di 2-3 anni, per cui il paziente ricorre al
privato) ma principalmente sono psicologicamente devastanti
relegando il ruolo dell'uomo a quello di semplice donatore
passivo di spermatozoi. Tutto ciò senza considerare che la
donna è costretta a cicli di stimolazione ovarica imponenti
anche essi molto costosi (un solo ciclo costa lire 2.700.000,
e spesso ne necessitano 8-10; il costo della fecondazione è di
lire 2.500.000-12.000.000, ed anche in questo caso i tentativi
possono essere superiori a 10) e potenzialmente molto
dannosi.
Nel 30 per cento di tali situazioni l'infertilità del
maschio è dovuta al varicocele che, se corretto a 18 anni di
età <costo Diagnostic Related Group (DRG) lire
2.600.000, lista d'attesa media italiana 7,4 giorni>, non
farebbe neanche esistere il problema.
Si riportano brevemente alcuni dati relativi a due
patologie molto frequenti nel maschio ultracinquantenne.
La prima è la disfunzione erettiva. Le casistiche più
aggiornate riportano nei pazienti a rischio che oltre il 50
per cento degli uomini già a 50 anni di età hanno tali
problemi. Questa situazione non solo è per l'uomo
psicologicamente devastante ma è anche la prima causa di
conflitti familiari e di separazioni fra coniugi con tutte le
conseguenze sociali che ciò comporta.
La seconda patologia è il cancro della prostata. Dopo i 50
anni di età è ormai diventata la prima causa di neoplasia nel
maschio. Anche per questa patologia non esiste nessuna
campagna di prevenzione come per il cancro della mammella o
dell'utero nella donna, sebbene essa sia poco costosa e di
facile attuazione. Il cancro della prostata diagnosticato in
fase precoce è curabile nell'85 per cento dei casi, ma quando
è in uno stadio avanzato non più operabile, costringe i
pazienti a lunghi periodi di cure e di sofferenze. A 70 anni
di età la neoplasia della prostata è 67 volte più frequente
del cancro dell'utero e della mammella messi insieme.
L'ultimo dato rende la situazione più chiara: per 156
volte che la donna va dallo specialista o dal medico di
medicina generale (visita, mammografia, ecografia ed esami per
la prevenzione, tutti completamente gratuiti), l'uomo ci va
una sola volta.
Nell'attuale fase che vede impegnato il Parlamento nel
difficile compito di regolare le tecniche di procreazione
assistita è evidente quanto sia importante battersi affinché
queste tecniche non siano necessarie. Si tratta infatti di
tecniche potenzialmente pericolose fisicamente e
psicologicamente tanto per il nascituro quanto per la coppia
sterile, la cui diffusione deriva anche dalla carenza di
interventi per la prevenzione e la cura della infertilità.
Pertanto la proposta di legge mira a garantire prima di
tutto il diritto alla salute in attuazione del principio
contenuto nella Costituzione. A tale fine si prevede
l'istituzione di una rete di centri pubblici, sul territorio,
negli ospedali e nelle università, per la prevenzione delle
malattie genito-urinarie con particolare riguardo alle fasce
di età dai 13 ai 18 anni e dopo i 45-50 anni e la
modificazione dei corsi di studi delle scuole di
specializzazione in urologia che, negli ultimi due anni,
dovrebbero introdurre l'indirizzo biennale in andrologia, al
fine della formazione dei futuri uro-andrologi.