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CAMERA DEI DEPUTATI
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N. 5182 |
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La privacy resta un argomento delicatissimo e trattato con estremo rigore dalle nostre istituzioni, ma cambia l'approccio, diventando più europeo, meglio modulato, basato meno sul formalismo e più sulla sostanza.
La legge n. 675 del 1996 aveva inserito nel contesto normativo il diritto alla riservatezza del dato personale, come un insieme di regole d'uso delle informazioni tendenti ad evitare che un loro uso scorretto potesse danneggiare o ledere i diritti, le libertà fondamentali e la dignità delle persone interessate.
Negli anni trascorsi dal momento in cui è entrata in vigore la suddetta legge, sono stati emanati svariati decreti legislativi, integrativi e correttivi della legislazione di base, tre codici deontologici ed una serie di autorizzazioni generali.
Da ultimo, il codice in materia di protezione dei dati personali, di cui al decreto legislativo 30 giugno 2003, n. 196, ha riunito molte delle norme vigenti in materia, contribuendo finalmente ad un utile accorpamento delle varie disposizioni.
Come tutti ben sanno la parte prima della Costituzione tratta i diritti e i doveri dei cittadini ed è per questo che con la presente proposta di legge costituzionale si propone una revisione della citata parte prima per inserire la «tutela del diritto alla riservatezza» al fine di un suo riconoscimento a livello costituzionale. Sia la Carta dei diritti fondamentali dell'Unione europea, sia l'articolo 50 della parte I del progetto del Trattato costituzionale dell'Unione europea parlano appunto del diritto alla protezione dei dati personali come di un diritto fondamentale della persona.
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1. Al primo comma dell'articolo 13 della Costituzione le parole: «è inviolabile» sono sostituite dalle seguenti: «e il diritto alla riservatezza di ogni individuo sono inviolabili».
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